Nove mesi. Alessandra Neri. Il Maestrale. Editing Pier Francesco Fadda. Grafica Nino Mele Imago multimedia. 2007, Edizioni Il Maestrale

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Nove mesi. Alessandra Neri. Il Maestrale. Editing Pier Francesco Fadda. Grafica Nino Mele Imago multimedia. 2007, Edizioni Il Maestrale"

Transcript

1

2 NARRATIVA

3 Alessandra Neri Nove mesi Editing Pier Francesco Fadda Grafica Nino Mele Imago multimedia 2007, Edizioni Il Maestrale Redazione: via Monsignor Melas Nuoro Telefono e Fax redazione@edizionimaestrale.com Internet: ISBN Il Maestrale

4 a Barbara

5 PRIMA PARTE

6 La luce abbacinante proveniente dalle due enormi finestre sulla destra mi ferisce gli occhi. Si vedono i colli, lontani, e una rete metallica ci divide dal resto del mondo, un dissuasore di suicidio o la parete divisoria di un moderno campo di concentramento. Chi sono queste donne vicino a me, anche a loro è stata inflitta la rasatura, la svestizione e le docce comuni? Ci iniettano il cyclon-b nelle vene, barcolliamo, perdiamo a poco a poco le sembianze, vaghiamo come ombre giallastre e terree, senza più contorni definiti né lineamenti. Come bambole di legno a cui non sia stato disegnato il viso, coperte di bianchi stracci cadenti, appese all asta del nostro abbeveratoio. Non ho più le mestruazioni, dicono che mi torneranno. Cosa mangia la signorina questa sera? mi urla una voce gracchiante. Voglio divorare tutto quello che mi portano tutto voglio mandare giù anche questo rospo in gola anche quello voglio mangiare. Espellerlo via da me. 11

7 C è il purè con la bistecca. Lei, signora, mangia da sola o viene qualcuno ad aiutarla? Signora, mi sente? Viene qualcuno o fa da sola? No, non parlano con me, ma perché urlano sempre? Che cazzo hanno da esser contente e da urlare? Ci guardiamo sospettose, ognuna scruta nell altra per scoprire la presenza di un segno, un marchio di condanna o di salvezza; la verranno a liberare, la porteranno via o marcirà qui come tutte le altre, quelle di cui si perde memoria, che non si nominano più, che non sono mai esistite. Ah, sei tornato a trovarmi? Grazie. Come va? Di nuovo si siede ai bordi del letto e sorride. È il suo tacito invito a parlare, a raccontare. Lo so, fanno tutti così, ti guardano e non battono ciglio, vogliono vedere fino a che punto resisti, quanto sostieni il silenzio. Io non riesco a reggerlo, quand ero piccola mia madre, dopo una sgridata o una mia parola sbagliata - com era difficile azzeccare la risposta giusta - mi teneva il muso anche per dei giorni, finché io non le chiedevo scusa, pentita, giurando di non comportarmi mai più in quel modo. Allora, e solo allora tornava a guardarmi e a rivolgermi la parola. Ecco perché non riesco a sopportarlo il silenzio in presenza di un altra persona. Gli racconterò la prima cosa che mi viene in mente e attaccato a quella, come una catena, verrà tutto il resto. Ho riflettuto molto negli ultimi tempi, gli dico. Ah davvero? incalza lui. Sì, ho pensato che è ora che mi occupi un po di me stessa e smetta di accollarmi i problemi di tutti. Ho bisogno di capire cosa voglio, perché non l ho mai saputo. Mi sono sempre plasmata sui desideri e le aspettative degli altri, senza ascoltare la mia voce. Sono diventata afona. Mi sembra un ottimo proposito, replica la Sfinge, svelando l enigma. Ho la tentazione di screditarmi ai suoi occhi, di svelarmi in tutta la mia crudele perfidia così da farlo fuggire, anche lui, come gli altri. Perché io so come far male, l ho imparato presto, so come scorticare le ferite altrui, come far sanguinare di nuovo. Sono così abile nel vedere, assaltare le difese e abbatterle, in un assedio senza conquiste, ma non permetto agli altri di oltrepassare l iconostasi in legno intagliato ricoperto di icone che sbarra la strada ai catecumeni. A nessuno è consentito l ingresso al cospetto dell altare, sono io l unico officiante. Ho chiesto un permesso per uscire nel pomeriggio. Spesso lo faccio. E loro me lo accordano, stranamente. Dicono che non c è motivo di tenermi segregata, che tanto non è che abbiano bisogno di me. Hanno già fatto analisi e prelievi. E poi tanto sanno che, dopo qualche oretta, torno sempre. Mi preparo con cura. Le vicine mi salutano con 12 13

8 un po d invidia e ripeto loro con ostentato orgoglio che di me non hanno bisogno e che ci vediamo al ritorno. Io esco e loro rimangono dentro. Perché loro sono malate, io no, io faccio solo degli accertamenti, scrupolosi accertamenti. Tanto si sa che oggi i medici, qualsiasi stronzata gli riferisci, ti prescrivono emocromi, radiografie, gastroscopie, ecografie e TAC. Non come una volta, quando il vecchio medico di famiglia bastava ti guardasse in faccia per capire cosa avevi, come uno sciamano. Mi sistemo la parrucca e mi trucco con scrupolosa attenzione. Quando sono là fuori voglio che non mi riconoscano subito, voglio confondermi fra la folla, dimenticarmi di me. Vado più lenta a camminare e chissà se si vede che non sono veri i miei capelli. A volte sento che qualcuno attarda lo sguardo su di me più del normale, ma io proseguo a testa bassa. Ci metto quasi mezz ora ad arrivare in centro, sotto il sole. Sono sudata e non riesco a tenere aperti gli occhi per la luce. Mi concentro sulle vetrine, enumero gli oggetti esposti, li passo in rassegna uno a uno, fisso i passanti, immagino le loro vite, sbircio all interno delle case. Immagino che qualcun altro si porti a passeggio un segreto come il mio e che tutta la città sia piena di persone con una tragedia personale. Questo mi aiuta a star meglio. Entro in un negozio, mi provo dei vestiti, li compro. Sembro una tossica in astinenza, ho bisogno di tutto quello che mi compare davanti agli occhi, quelle scarpe da ginnastica, quelle magliette, il completo blu, una cipria e una crema agli acidi fruttati. Nell ultimo negozio, una libreria dove ho acquistato sette o otto libri, la commessa, imbarazzata, mi comunica che il bancomat non funziona per credito insufficiente. Arrossisco, farfuglio qualcosa e tiro fuori un altra carta di credito. Io quei libri li devo avere, a tutti i costi. Questa sera li darò a mia madre, che li porti a casa. Tanto qui non leggo. Il ritorno è una fatica. Ho caldo, le gambe non rispondono ai miei comandi, pesano come sacchi di farina. Lente e prevedibili, passo dopo passo, non portano da nessuna parte. Quando arrivo sono sudata, fa quasi buio, i medici e le infermiere staccano il turno, il bar e l edicola sono chiusi, c è un aria di fine, le luci non illuminano e il silenzio è pesante. È più della sensazione ben nota della domenica sera, quando ti sembra che qualcosa di orribile stia per accadere e fiuti l aria come fanno gli animali prima di un temporale estivo. Del resto, cosa dovrei temere io, qualcosa di orribile è già accaduto. Per quanto tempo ancora mi stupirò e dirò, sconcertata: Mi sembra impossibile che sia potuto succedere a me. Salgo in ascensore, sono da sola. Le porte si aprono sul solito corridoio, pieno di gente che fu

9 ma. Arrivo in camera che la cena è già stata distribuita. Mi hanno lasciato un vassoio con dello stracchino, dei grissini e del brodo ormai freddo. Con lenta ostinazione mi sistemo sul tavolo, vicino alla porta del bagno, e mangio. C è anche un budino alla vaniglia. Più tardi vomito tutto. Mi sono dimenticata di chiedere all infermiera la puntura dell antiemetico che mi fa mangiare. Ho dovuto lasciare la scuola quando, durante il rastrellamento, sono venuti a prendermi. Chissà se mai ci tornerò. Non devo lasciarmi andare come fanno le mie compagne. Devo resistere e mantenere intatta la soglia della mia rispettabilità, della mia dignità. Lavarmi, anche se faccio fatica e mi costa uno sforzo immane, truccare questa maschera giallastra, disegnandole contorni e colori che ha perso, vestirmi con cura, profumarmi. Ogni odore è una pugnalata, mi procura un senso di nausea fortissimo. Qui dentro si respira un puzzo dolciastro, stagnante, cui non puoi sfuggire, che ti si attacca addosso, si insinua su per le narici e ti penetra. Qui dentro niente è normale, tutto assume un ottica distorta, non c è luogo per accogliere una sensazione pulita, depurata, come accadeva prima. Eppure devo continuare a inseguire una parvenza di normalità, noi marionette mosse da un burattinaio crudele che si diverte a farci recitare come suo intrattenimento, lasciando d un tratto i fili quando il gioco lo stanca, niente a che fare con l attenzione e il rispetto di Atropo, che almeno tagliava il filo, ma con una certa grazia, con carità, noi marionette dobbiamo combattere come pupi siciliani contro il saraceno, perché non ci colonizzi e non ci annienti coi suoi colpi. Lavarsi, tutti i giorni, rimanere attaccati alle proprie abitudini, mantenere un aspetto decente, onorare l unico dogma davvero degno, l essere ancora un uomo, nonostante tutto attorno concorra a un tuo svilimento, alla perdita del tuo senso di umanità. Questa mattina scendere dal letto è una richiesta immensa per me. Tra poco ci sarà l ispezione e non voglio che mi trovino addormentata, devo svegliarmi e rispondere alle loro rituali domande. I loro sorrisi da korai doriche mi spezzano, i loro incoraggiamenti da addestramento dei corsi di gestione risorse umane mi danno il voltastomaco, voi intanto siete là, oltre la sbarra del letto, perché non facciamo cambio? Perché non vi inchinate umili di fronte al mio dolore? Perché non lo rispettate senza la presunzione di sollevarlo e nasconderlo? È dura ammettere e sostenere la tragedia di fronte ai nostri occhi, vero? Avere il coraggio di guardarla in faccia e ammettere che sì, un uomo sta morendo di fronte a te e tu non puoi far niente! Chissà se passerò la visita, o piuttosto mi dile

10 guerò come tutti gli altri. Nessuno ti muore davanti, lo fanno sparire, non si parla di lui, chi sa che fine ha fatto preferisce tacere, glissare sull argomento. Nei registri, nelle documentazioni non rimane traccia dei morti, perché lederebbe l immagine pubblica dell istituto. In questo luogo non si muore, il lavoro rende liberi. Come si sente, oggi? mi domanda una SS in divisa. Non c è male, grazie, un po stanca. Se ti dico così, forse riesco a stornare il tuo sguardo. È passata, ora ruggisce contro la mia vicina, urlandole che deve reagire, che non ha nulla - chenon-ha-nul-la! - e che si riprenderà presto. Cosa ti costa in fondo dire così, quando ti attendono a casa la mogliettina e i bambini festanti e la permanenza in quest inferno è transitoria? Ti hanno insegnato a prender distanza da noi, a non lasciarti coinvolgere, a non identificarti, a non pensarci uomini, ma cavie per il tuo laboratorio, accozzaglie di organi e muscoli e vene. Riuscirai a creare quei famosi gemelli biondi con gli occhi azzurri e presentarli, di fronte al consesso vociante dell intellighenzia del prossimo congresso di medicina, con tanto di numeri, statistiche, dati inconfutabili, e lucidi, e foto! Quando sono entrata, me l hai fatta la foto al mio seno, il monstrum, il fenomeno da esibire, con quella luce negli occhi che già illuminava la strada per il tuo prossimo articolo, un validissimo contributo del già noto dottor Mengele. Che importa se, chiusa la camicetta, sono io a portarmelo sempre vicino al cuore e a dover convivere con questa deformità, ad accettarne la metamorfosi in qualcosa di maleodorante, che suscita solo raccapriccio e muove a pietà, al pudore di volgere lo sguardo per non ferire, per non avere la tentazione di strapparlo via, quell oggetto alieno. Eppure no, non voglio essere operata, lasciatemelo, voglio morirci con lui. Voglio far parte del suo serraglio di freaks, voglio essere schedata, fotografata, catalogata e vivisezionata come un brandello di carne dal macellaio, ma non sarò operata, questo è ormai certo. Oggi è entrata una nuova vittima, chissà dove l hanno catturata, se si è dibattuta, perché voleva fuggire o si è fatta convincere facilmente, se si è divincolata, se è stata minacciata come han fatto con me: L alternativa è morire con atroci dolori. Ma se morirò comunque con atroci dolori! Solamente più tardi e senza capelli, né sembianze umane e con un carico di sofferenza sulle spalle perché mi avete convinto a combattere e a perdere. Non morirò con la lancia piantata sulla schiena, è vero, accoglierò la fine a testa alta come Cyrano, ma a che prezzo! Sento che quella nuova, in realtà, è tornata, non 18 19

11 è la prima volta come me - e l ultima -, c era già stata in questo campo, ha provato a fuggire, ma lo sanno tutti che poi ti prendono. Scappi, scappi, e poi, magari a distanza di anni, ti ritrovano una, due, tre volte, e allora di nuovo quella ritualità, taglio di capelli, amenorrea, e quel veleno nelle vene che brucia dentro e in gola e ti sciupa il sapore di tutto quello che mangi. Lo coprono, il veleno, perché non si veda, ma sulla bottiglia, lo sappiamo bene, c è scritto che cos è e cosa ci fa diventare. Ma facciamo finta di niente, qui dentro è proibito piangere o alludere alla meta del cammino, meglio ostentare un tragico ottimismo e mostrarsi solidali, collaborare, perché si sa, se collabori puoi guarire, andartene da qui. Come se fosse colpa mia se non riesco a scavalcare questo filo spinato e se nella cesura sono finita nella lista fatale. Mi tiene compagnia e mi distrae l illusione, coccolata, di aver potuto far qualcosa per evitarlo, perché non sia la cieca Tyke a scegliere e decidere per me, per noi. L errore. Il sentimento che accomuna tutti, quando si entra qui dentro, è di esserci capitati per errore. Che contrasta sfacciatamente col fatto reale e incontrovertibile (o tangibile: uno dei due) di essere qui, in questo reparto a subire certi trattamenti che non lasciano speranza al dubbio. Chi per un motivo e chi per l altro, nessuno ha una ragione per trovarsi qui, nessuno appartiene a questo luogo, nessuno ci sta realmente. Piuttosto ci si sente di passaggio, in transito, provvisorie, in attesa di altri smistamenti, di altre destinazioni, di chiarificanti rettifiche, di miracolosi esiti di esami. Lo spieghi alla tua vicina di letto, a chi ti fa domande, quando entri, alle veterane del posto. E loro ti ascoltano, annuiscono, accettano la versione che tu dai del tuo ricovero, ti credono, o fingono di crederti. A volte qualcuno, una paziente, un infermiera, un medico nuovo ti discredita davanti a tutti, dicendo un po di più o un po diverso rispetto al copione recitato per convincerti a entrare dentro. E allora capisci. Che ti hanno ingannato, ti hanno circuito, e che qualcosa hai, magari anche grave. Con il tempo non sei tu ad abituarti al luogo, alle divise, alle spartane scomodità, agli odori delle varie esalazioni umane di sottofondo; è il luogo che ti ammorba, che ti avvolge, che ti invischia come una trappola e, quando passano i giorni e tu sei sempre qui dentro, e cominci a sentirti diverso dagli altri, quelli normali, quelli sani, là fuori, allora capisci, sai, che l errore è in te, non nei documenti che ti hanno fatto internare. Ho delle visite. Un ondata del mondo reale, quello che tutti gli altri continuano a vivere, svegliandosi tutte le mattine, andando al lavoro, giunge violenta nella ca

12 merata: profumo d autunno, bei vestiti, facce allegre. Parlate, parlate pure, basta che vi divoriate il tempo, senza che me ne accorga, sì che arrivi inaspettata la sera e dorma, dorma molto, dimentichi di esistere e di trovarmi qui, avvolta, presa nella rete, prigioniera di un corpo nemico che si ostina a marcire, quando io mi sento giovane e viva. L addestramento. So che ci siete passati tutti, voi del personale, dal gradino più basso al più alto, dalle cariche più prestigiose alle più umili. Vi insegnano la professionalità, il distacco, la presa di distanza. Perché se vi affezionate a noi, se vi portate a casa il nostro dolore, è finita. È per questo che, quando entrate nella camerata con quello strascico, il vostro seguito, non ci guardate negli occhi, ma, per prime, consultate le cartelle cliniche, come se noi, la nostra storia, fosse scritta lì dentro, e non ci fosse altro. Avete quel tono di voce alto, imperioso, da comando. E soprattutto, per voi, noi siamo tutti uguali, non si fanno sconti, discriminazioni, nessuna eccezione al trattamento. Siamo numeri, quelli tatuati sull avambraccio, siamo letti, siamo casi. Non affezionarsi al paziente, altrimenti non si riuscirebbe più a punirlo quando non si comporta come si deve, a sgridarlo, a umiliarlo, a rigirarlo come una bambola di pezza, a esaminarlo come fosse un assemblaggio di organi, vene, muscoli, ossa. La scuola delle reclute la conosco bene. Mi pare manchi o sia ridotto a niente il corso di psicologia del malato. Ognuno improvvisa, secondo la propria sensibilità, ma a chi non è capitato che il più esperto del reparto consigliasse di non farsi coinvolgere, che in fondo tra un bravo tecnico e una persona dall atteggiamento umano, chiunque preferirebbe essere in mani sicure anche se brusche, ruvide. Come se i due aspetti fossero incompatibili. Quando vi addestravano, nella sala di anatomia patologica, la radio accesa e quell odore che stendeva, il gerarca - si diceva bevesse - vi insegnava l oltraggio e vilipendio di cadavere, deridendo e facendo dell ironia sul corpo mutilato a disposizione steso nel tavolo di marmo. Non importa se è un reato offendere la salma, se fuori di lì ci sono parenti che piangono, che hanno un rispetto sacrale dei resti, che hanno allestito una cerimonia funebre. Cosa vi diceva il sadico pazzo? Che non si sarebbe visto nulla, che avrebbe ficcato sotto la pelle tutti gli organi e avrebbe riempito tutti i buchi e gli avvallamenti con paglia e segatura? Che l autopsia si fa così: ridicole e offensive illazioni sulla vita passata del morto, sulle sue abitudini alimentari e sessuali? Per alleggerire la tensione, per sdrammatizzare, perché se no le ragazze svengono? Quanti ne sono usciti da questa scuola che ti educa a non vedere un uomo dentro il letto, se 22 23

13 vuoi fare questo lavoro, quanti hanno posti di responsabilità, quanti credono che dentro la sala operatoria, quando la vittima è sedata, si possa far entrare tutta la volgarità, la derisione sprezzante e la disumanità di cui si è capaci? Te ne stai in piedi davanti a me, nella tua presunzione di uomo affermato, e vuoi farmi credere che stai solo facendo il tuo mestiere, a cui non è richiesto altro, che se nel mondo del lavoro entrano i sentimenti, le emozioni, la vita privata, non se ne viene più fuori, che è meglio un ambiente asettico. Tutte le mattine il personale che fa le pulizie spazza e disinfetta le camerate. Forse, allo stesso modo, si uccidono i germi della paura, del dolore, dell empatia, del coraggio, le crude emozioni. Con tutti quei morti, quegli errori nascosti alle spalle, quella pila di cause in tribunale, hai il terrore, se fissi la tua vittima, di capire che gli anni di studio, di ferrea volontà, di cieca determinazione, ti hanno ridotto a un essere meschino, arido, vuoto, che non riuscirebbe ad ascoltare un suo paziente neppure dieci minuti. Ma il malato questo lo sa. Al mattino, il risveglio è sempre un abbandono dell umida e avvolgente placenta, del piacevole abbraccio materno, per il traumatico affacciarsi al giorno, alla tagliente consapevolezza del mio stato. Spesso il sonno è incubo e quando mi sveglio, dopo un fugace sollievo, si abbatte la mannaia della mia lucida mente che mi annuncia, squillante e rapida come una rasoiata, che è vero, che sono proprio io a star per morire, che è successo a me e non ad altri e che devo affrontare un interminabile giorno. Mi tieni la mano, leggo nei tuoi occhi l impotente voglia di cancellare le tracce del mio dolore, della mia condanna. La recita è iniziata alla sentenza di morte e si porterà a termine, costi quel che costi. So che verrai a trovarmi tutti i giorni, che valicherai i miei confini per entrarmi nella pelle ed essere fustigato insieme a me. Ti rendi conto che nessuno può addossarsi come un pesante fardello la sorte altrui, lo sai vero che questa unione simbolica a cui abbiamo creduto e che ci ha illuso un giorno si spezzerà, si frantumerà lasciandoti dimezzato, come quegli esseri puniti dagli dei per la loro tracotanza descritti da Platone. Cosa ho osato io per meritare il colpo di spada che ci fenderà? Quali colonne d Ercole ho varcato? Mi offende il tuo sguardo pieno di pietà, il tuo essere così accondiscendente, il tuo cedere tutti i baluardi prima inespugnabili, la tua resa incondizionata di fronte al preludio della mia salma. Vorrei che te ne andassi, o che mi trattassi come facevi prima. Quando le mie parole, i miei gesti, le mie lacrime non potevano scalfirti, non potevano macchiare il tuo elegantissimo abito di taglio inglese. O avevano la forza di sciogliere il tuo frigido contegno come il calore dell ultimo cerino che la piccola fiammiferaia accende, per scaldarsi. Sono si

14 cura che ora, invece, saresti capace di chiedermi di sposarti, perché vuoi farmi partire con la coscienza lavata. Sì, mi piacciono i tuoi fiori, peccato che il loro profumo mi sia ripugnante come tutto quello che sa di vita. Mi hai portato un libro, non sai che mi si confonde la vista, la mamma dice che i miei messaggi sul cellulare sono diventati incomprensibili, che non li capisce. Non riesco neppure più a leggere, non me ne importa niente. La biblioteca che ho accumulato nel tempo, con ingordigia e sete di possesso che certificasse la mia pseudocultura, vorrei bruciarla. Sì, ciao, ci vediamo domani, finalmente posso sprofondare nel sonno, senza essere richiamata brutalmente. Lasciatemi dormire, tutte le volte che mi evocate, mi strappate un lembo di felicità, di oblio. Vado nel corridoio e trascino con me l asta con la flebo. Trascino anche me. Davanti alla mia camera c è una porta a vetri che dà su un terrazzino dal quale, penso, ciascuno di noi ha pensato almeno una volta che sarebbe bello buttarsi giù. Mi siedo vicino ai telefoni arancioni. A volte, la sera, non puoi fare a meno di ascoltare le conversazioni dei malati con i famigliari: mariti, mogli, fidanzati. Tutte uguali, sto abbastanza bene, mi fanno la cura, hanno detto che la sopporto, quando vieni, ho voglia di vederti, passami la bambina, salutami tutti. Qualcuno piange, non visto. Dice che vuole tornare a casa, che lo vengano a prendere. Una volta ho sentito un ragazzo giovane, dalla voce energica, che dava ordini a qualcuno, forse una segretaria, disdiceva appuntamenti. Non riusciva a mettere a tacere la sua ansia di efficienza e di ostentata professionalità. Troppa energia. E il tono della voce troppo alto. Ti devi ancora abituare, sfogati pure, ho pensato io. Stai sparando le ultime cartucce, fallo finché ne hai la forza, perché qua dentro, che tu lo voglia o no, sarai ben presto fiaccato e non alzerai più la testa. Cercano tutti di resistere, di non acclimatarsi, di non mischiarsi a noi, deboli fantocci di gommapiuma, ma poi tutti cadono, si amalgamano a quella melma di inerzia e ottundimento cui ti riduce la cura. Non dibatterti, sei già nella rete. Nella rete c è anche un signore anziano con cui faccio quattro chiacchiere quando passeggio per il corridoio. Quando ci si conosce, non importa più il nome o la propria vita, fuori. Ci si presenta raccontandosi e ascoltando con viva attenzione un brano di agiografia, la triste storia del martire che ha subito operazioni, cure, maltrattamenti, umiliazioni, la seconda vita che inizia quando scopri la malattia, la mia, la sua, quella dell altro. La malattia, quando l hai scoperta, dove ce l hai, cosa ti hanno detto i medici, la prescrizione, la permanenza in ospedale, l intervento

15 Lui si vergogna davanti a me. Lo so. Perché io sono una ragazza, sono giovane, mentre lui è vecchio. Non può lamentarsi di fronte a me senza provare un senso di colpa, per essere arrivato a quell età senza vedere che di sfuggita l ospedale, senza sapere cosa significa essere ammalati, ammalati veramente, senza temere di morire. Chissà se ci arriverò mai alla sua età. Quando, in un impulso di ottimismo, ho chiesto al dottore cosa ne sarebbe stato di me, se avessi reagito bene a tutte le cure e tutto fosse andato nel verso giusto, mi ha risposto, con voce strozzata, dovrà rassegnarsi a vivere una vita fuori e dentro gli ospedali, in attesa di nuove scoperte. A braccetto con la malattia. In attesa. Fare diventare il cancro una malattia cronica, come l AIDS e la sclerosi multipla. Un sogno, un traguardo, per gli oncologi. Un giorno ci si ammalerà di cancro per sempre. L ho passata la fase della ricerca su internet delle nuove scoperte, le nuove cure, gli approcci alternativi, le cliniche dove si sperimentano metodi diversi. La lettura e la raccolta di articoli di quotidiani e riviste, la ricerca di medici e centri specializzati, l ascolto disorientato e ondivago dei pareri di amici e conoscenti che te la danno loro la soluzione giusta. Poi ho smesso. Se smetto di mangiare forse non vomiterò più ogni pasto. Mi lasciano delle traverse pulite, ne sporco tre o quattro al giorno, sempre che non me la faccia addosso, e allora aumentano. È brutto vomitare, mi fa male la gola, tanto è irritata per lo sforzo, mi brucia e perdo anche la voce. Divento tutta rossa e mi vengono i crampi allo stomaco. La nausea, quella, non mi abbandona mai. Eppure non riesco a smettere di mangiare, di divorare tutto quello che mi danno. Quando alle vicine ne rimane, lo danno a me. Mia madre mi porta a volte la crema fatta da lei, che è così buona, e io me la trangugio con voracità. Quando si avvicina il momento della cena e sentiamo il carrello nel corridoio, io sono felice. Aspetto tutto il giorno quei momenti importanti. Mi fa bene la cura. Sono ingrassata. Mio padre mi prende in giro, dice che ho il triplomento e che ormai non si vedono neanche più gli occhi, tanto sono sommersi dalle mie guance. È il cortisone che ci fa gonfiare come palloni, la pelle tesa come su un tamburo, il corpo enorme come nei quadri di Botero. Ho perso la mia fisionomia, ma non tossisco più e questo è un gran bel segno. Quand ero a casa svegliavo tutti con la mia tosse insistente e atona, quasi l abbaiare lontano di un cane, lamentoso, vecchio. La dottoressa mora che mi ha visitato mi ha fatto capire che i litri di sciroppo dolciastro che ho mandato giù in tutti questi mesi non sono serviti a nulla, perché non era tosse legata a un influenza o a una raffreddatura, come io pensavo, ma al fatto che c era qualcosina anche 28 29

16 nei polmoni. Ho un tumore ai polmoni? le ho chiesto, no, la sede primaria è nel seno. Adesso con la chemio dovrebbe andare via tutto. Già il fatto che non tossisca più mi sembra un miracolo, ero dilaniata da quello sforzo continuo, che cercavo di soffocare nel cuscino, ma inutilmente. Mi sembra tanto tempo fa. Eppure non è molto che ho iniziato la cura, ho fatto solo un paio di cicli, e ne hanno previsti almeno sei. Da quando mi hanno annunciato il male, per me si è arrestato il tempo. Sono ferma là, a quel venerdì pomeriggio, in quello studio così buio e stretto. A quando il chirurgo mi ha ordinato il ricovero dal lunedì successivo, dopo tre giorni, senza pensarci un attimo, che l avrebbe trovato lui un posto al reparto di oncologia. Solo per degli esami più approfonditi, per fugare ogni sospetto. Sì: esami, accertamenti, ma oncologia, quello è il reparto in cui vado. Io lo so cosa vuol dire. Da allora non so più che giorno è, non voglio saperlo. Non deve passare il tempo. Se potessi, lo fermerei. Tutto il mio da fare, la mia agendina fitta di appuntamenti, le corse in macchina e, tutto d un tratto, una battuta d arresto e il tempo si è dilatato, si è espanso, ha smesso di scorrere. Queste lunghe, lunghissime giornate, iniziate troppo presto e troppo rumorosamente e che non finiscono mai in un sonno ristoratore, ma in brevi perdite di coscienza, stillate come da un rubinetto che goccia, a far star male come una raffinata e crudele tortura. Giornate con il solo impegno di controllare quando una flebo è finita e chiamare indaffarate e svogliate infermiere, perché me la sostituiscano. Sono diventata gelosa delle mie ore, dei minuti che vivo. È il mio tempo. Voglio impegnarmi a non passarlo. Mi bruciano le vene delle mani, sono gonfie, sembra che stiano per scoppiare. Mi è sempre piaciuto guardare le vene delle mie braccia, così fragili e determinate, la prova del pulsare dell esistenza sotto il candore di un corpo di gesso. Quand ero piccola seguivo con le dita il disegno dei rigagnoli blu sulle mani di mio padre, mi affascinavano, in rilievo, mentre le mie erano quasi impercettibili e discontinue. Ho dei lividi giallognoli, verdastri e violacei nell incavo del braccio, come i tossicodipendenti; mi fanno dei fori sulle caviglie, dicono che ho le vene chiuse. Non hanno visto che vicino all inguine ne ho una grande, azzurra, capace di allagare tutte le lenzuola, se recisa. Come vorrei, con un colpo secco, liberare il suo flusso e il mio. Oggi ho dato il contenuto della mia gamella alla vicina che ha mangiato tutto, soddisfatta e con sguardo vorace. Persino quel budino di cioccolato, il cui odore nauseabondo ha riempito la camera quando lei ha cominciato a vomitare sul letto

17 Era come se la sua bocca fosse diventata una cavità inerme di un vulcano da cui usciva ininterrotta una lava scura, marrone. Le infermiere sono venute tardi e per qualche minuto è rimasta sfinita sul cuscino, a occhi chiusi, ricoperta di vomito. Piangeva, non so se per lo sforzo o perché si stava vergognando di essere ormai un corpo indomito, disobbediente e schifoso. Le altre la guardavano con quell espressione tra lo schifato e l inorridito, chi poteva alzarsi è uscita dalla camera, io sono rimasta davanti allo specchio, perché non avevo la forza di fare niente. Episodi come questo ne accadono tutti i giorni. Ci si abitua a convivere con tutti gli odori e gli umori corporei. Gli estranei che entrano fanno sempre una piccola frenata sulla soglia, schiaffeggiati dalle zaffate di puzzo, ma noi siamo abituati. Siamo gelosi dei segreti condivisi dalla nostra comunità, finiamo per essere più affezionati tra noi che ai nostri parenti. Loro non possono capire, essere da questa parte, anche con tutta l immaginazione. Niente ci interessa più, né la situazione a casa, se scoppierà una guerra o no, se ci sarà una crisi economica o se al governo andrà un altro buffone; noi parliamo solo di quello che succede all interno del mondo concentrazionario, di noi, della nostra malattia, delle nostre vite, delle cure, delle operazioni subite. Nel pomeriggio si dorme o si finge di dormire per potersi chiudere nella propria solitudine e nel proprio silenzio. Le tapparelle abbassate, il volume della televisione al minimo, guardano le soapopera, i medici sono in pausa pranzo. Questa mattina hanno chiuso accuratamente le porte, ma io ho visto uno stuolo di persone vocianti e piangenti; la bara color argento è passata indifferente come fosse una corsa naturale e quotidiana e ha raccolto il passeggero nella barca di Caronte. Nessun commento, nessuna conclusione cui giungere, nessun confronto con noi: stessa sintomatologia, stessa casistica, ma diversa sorte, diverso esito, d obbligo, da non mettere in dubbio. Si solleva un consesso di giudici che accusa il defunto di essersi meritato la Punizione, per un ritardo di diagnosi, per trascuratezza, per un difetto congenito, di razza, gli ebrei sono esseri inferiori, ripugnanti, repellenti bastardi. Noi no, non siamo come lui, noi saremo salvati, passeremo le selezioni. È faticoso questo ritmo sempre uguale. Gli orari sono rigidi. Si mangia prestissimo, molto prima rispetto a com ero abituata a casa. Di notte non si dorme. C è chi russa, chi si lamenta, chi si alza cento volte per andare in bagno, chi è insonne. Le visite mi irritano. Mi disturba non avere un momento di solitudine e di invisibilità. Sono sempre sottoposta allo sguardo di tutti, pazienti, infermieri, medici, parenti dei pazienti. I bambini ti guardano, si fermano a fissarti ai piedi del letto, 32 33

18 come fossi un animale dello zoo, finché la madre non se ne accorge e li tira via, con uno strattone. Questo grande occhio puntato su di me, questo riflettore sempre acceso mi stanca. Ero abituata a passare tanto tempo da sola e ora sono costretta a far conversazione anche quando non ne ho voglia, ad ascoltare rosari di lamentazioni. Sei in vetrina. Hai un pubblico. Ti vedono appena sveglia al mattino, quando mangi, quando ti sporchi, quando ti puliscono, ti lavano, ti spogliano, quando piangi o quando scambi qualche discreto gesto di disperato affetto. Mi vergogno di mostrarmi in situazioni umilianti. Mi dà fastidio che tutti sentano ogni parola che dico o mi viene detta, con un ascolto curioso tra il morboso e l annoiato. Il pudore. È un valore che dimentichi presto e questo ti dà un senso di perdita della tua dignità, di te stesso. Mi chiamano per cognome, come a scuola. E lo urlano questo cognome, quando distribuiscono il rancio. Urlano quando parlano con te, e parlano con un tono di voce normale quando sono tra loro, alludendo, come se tu non fossi presente o avessi un grave deficit mentale. Ti senti debole, colpevole, inferiore di fronte alle infermiere e ai medici e scatta un sentimento di paura e rispetto nei loro confronti, perché tu hai bisogno e loro hanno il potere di rendere la tua permanenza più o meno pesante. Li tratti con eccessi- va deferenza, con gentilezza, con un numero sproporzionato di grazie e per favore. Gli mostri gratitudine anche quando le hai chiamate dieci volte e non sono ancora venute, hai chiesto a tre persone diverse che ti portassero un altro vassoio, perché il tuo è rotto, o un calmante perché non ce la fai più, e nessuno ti degna di uno sguardo. Pensano che tu sia troppo esigente o troppo lamentoso, o tu abbia delle pretese; la tua richiesta non è mai legittima. Come la vecchina laggiù. Se non la smette di ringraziare piagnucolando quella stronza che la tratta come un cane moribondo e ormai inutile, facendo battute volgari, giuro che vado là e le spacco la testa. È buio. Non si fa in tempo a svegliarsi dal sonnellino pomeridiano, che il sole, già tiepido, è tramontato. Si avvicina il Natale. Anche qui dentro. In un angolo del corridoio è stato allestito un presepe e un albero con le lucine. E attorno una marea di ceste con panettoni, torroni, frutta secca, spumanti, fiori freschi, piante, pacchi regalo, e tutti i doni più ricchi al personale del reparto, per ingraziarcelo, per sottolineare la nostra devozione e sottomissione, il nostro consapevole timore di essere nelle loro mani. Un ecatombe. Capri sanguinanti sacrificati, offerte votive, sacrifici, per ottenere le indulgenze, la salvezza

19 Il letto vicino. Quella parente ha un aria stanca, rassegnata. È la terza volta che la sorella entra qui. L ultima volta l hanno costretta a indossare un busto che le costringe la schiena, impedendole la torsione del collo e della testa. È un monito. Guarda dritto di fronte a te, sembra vogliano obbligarla a una visione distorta, laterale è sempre fuorviante, questo è il cammino da compiere, piano piano, assaporando goccia dopo goccia il veleno che ti instilliamo. Le mucose del tuo corpo si abradono, la tua pelle si trasforma, perde quella patina di vita che amavi tanto, le vene da dentro si corrodono. Se abbiamo fortuna la tua condanna non avrà il tempo del tuo soggiorno in questa stazione, ma ti inseguirà ovunque sei, a distanza di anni e chilometri e ti colpirà, puntuale e definitiva, con un biglietto di rientro o adagiandoti su un trono di coperte e materassi antidecubito, da cui guarderai, con la testa storta e la parola storta il nostro mondo, ancora dall altra parte della rete e rimpiangerai di aver voluto sfuggire al tuo destino. La signora parla con un lessico preciso, con una strana competenza; scopro che lavora nel vicino reparto di ematologia, spinta da una vocazione che ha chiamato entrambe le sorelle a occuparsi o farsi occupare dallo stesso invasore. Odio quello sguardo che sa e non nasconde di sapere. Mi allontano, vado a prendere un caffè alle macchinette, anche se non potrei. Ma oggi mi sen- to meglio, quando uscirò di qui voglio comprarmi un vestito come quella ragazza, a pois rossi. Devo correggere i compiti, devo leggere per mantenermi informata, provo a dare uno sguardo al giornale. I ragazzi mi hanno mandato un cartellone con le loro firme e le dediche. Chissà se li rivedrò più, chissà se mi prenderanno in giro per la parrucca. Dicono che sembrano capelli veri, mi dà fastidio, mi fa prurito - ecco perché le streghe passano il tempo a grattarsi - a lungo andare preferisco stare senza niente, neppure una bandana, un foulard o una berretta. Chi mi vede capirà e reciterà il requiem per me. Scendo al pianoterra: tutto diventa difficile e lento, camminare, prendere l ascensore. Incontro giovani dottoresse profumate e imbellettate, con scollature vertiginose. È bello essere sani, eh? Io non sono più una donna. Dice che mi sbaglio coi soldi, gli lascio il portafoglio pieno e mi porto via il giornale, corro di sopra. Mi sembra di correre. Ansimando, entro nella camera: c è mia madre che piange, perché non mi ha trovata. Dice che mi vede meglio e comincia a farmi quella serie di domande come dovesse compilare la mia cartella clinica, come se io fossi solo un corpo. Non mi chiede mai se sono giù di morale, il più delle volte consolo io lei. Preferirei non venisse. Peggiora la mia percezione della malattia

20 Non è vero che da quando ci siamo lasciati sono infelice, che è scesa una cappa grigia sulla mia testa impedendomi di gustare tutto quello che di bello c è davanti ai miei occhi, ero infelice anche prima. Solo adesso ho una valida ragione per esserlo e, quando lo racconto, raccolgo la comprensione di tutti. C erano delle mattine in cui, dopo essermi svegliata, ancora confusa, a occhi chiusi sentivo un ondata di tristezza travolgermi e mi domandavo: Ma cosa è successo? Perché mi sento così sola? A volte lavoravo di fantasia, immaginavo scoppiasse una guerra o si abbattesse un cataclisma naturale. Per una volta, avrei condiviso con gli altri la mia inguaribile angoscia. Finalmente non mi sarei più sentita così diversa, triste. La guerra sarebbe stata solo la grande metafora dell infelicità dell uomo, che purtroppo ci portiamo dentro, come una lima sorda. Ci capita di illuderci di essere stati felici dopo una disgrazia, dopo una malattia, dopo una perdita, ma, se fossimo onesti con noi stessi, dovremmo ammettere che abbiamo solo trovato un luogo adatto, un motivo reale, esterno, oggettivo con cui confondere la nostra inquietudine. Neppure la sua presenza, il suo affetto, il suo tempestivo colmare tutti i miei vuoti riuscivano a sollevarmi dallo stato di afflizione sotterraneo in cui vivevo e galleggiavo, ignara. Per un anno non sono andata a vedere una mostra, nonostante il mio interesse. Non volevo rita- gliarmi questo piacere solitario, né condividerlo con qualcuno. Per molto tempo ho confuso il mio io col suo e ho creduto di non vivere se non avevo il suo sguardo addosso o che tutto quello che facevo non esistesse perché non potevo raccontarglielo. Tutto quello che non è nella sua mente non esiste, una sorta di distorsione del concetto schopenhaueriano di rappresentazione. Eppure ho dovuto continuare a vivere, come lontano dal polmone d acciaio. Sì è vero non preparo più quei dolci magnifici, né organizzo rassegne sui film di Bergman, diciamo che la tensione al miglioramento di se stessi è un po venuta meno, ma respiro ancora e quello è già un miracolo. Mia nonna crede nei miracoli, in padre pio e nelle apparizioni della madonna. Quand ero piccola mi facevano vedere tutti quei film in cui un bambino è scelto per la sua purezza e innocenza come testimone del verbo divino, attraverso la visita di un angelo o della vergine. Io ero cattiva, me l hanno sempre detto, ma ero pur sempre una bambina e quando andavo a letto la sera, ero terrorizzata all idea di un incontro col sovrannaturale. Pregavo la madonna di non apparirmi. Era l epoca in cui uscivano quei film sui poltergeist e a casa mia circolavano libri su fenomeni paranormali, dalla discesa degli ufo alla telecinesi. Io sognavo di piegare cucchiaini, dicevano che i bambini possiedono strane energie, che percepi

21 scono la presenza di altre dimensioni, che vedono il varco per il passaggio verso l Altro. Io di sovrannaturale sapevo solo che i miei genitori, non si sa quando, sarebbero morti e questo mi appariva davvero sovrannaturale nel senso che andava sopra la mia capacità di sopportarlo o anche solo di pensarlo. Una volta mia mamma mi ha fatto una sorta di test, una specie di prova generale per vedere se potevo reggere l emozione. Avrò avuto quattro anni, la cercavo per le stanze immense, finché la trovo stesa sul suo letto, immobile e silenziosa. Mi metto a urlare e a scuoterla, ma non reagisce. Dovevo capire da allora che quello era il suo modo di divertirsi insieme a me. Hai fatto bene a venirmi a trovare, sto meglio. Ma non è ancora il momento che tu vada a comprare il vestito nuovo e ti vada a pettinare dal parrucchiere. So quanto tieni a presenziare ai funerali, ma allontana quella faccia da indossare solo a certi appuntamenti e lascia pure nel cassetto la tua gigantesca croce di legno e quel ridicolo anellino per sgranare piccoli ipocriti rosari. Non è scattata l ora in cui i tuoi grandi occhi asciutti si spalancano sui dolori altrui col gusto macabro dell anatomo-patologo. Porta il tuo profumo ripugnante e la tua tavolozza colorata fuori da qui. L unica clausola del mio testamento dedicata a te ti ruba l attimo che vorresti passassimo insieme, noi, le amiche. Mamma, non mi fanno piacere le visite. Di a tutti che ci vediamo quando sto meglio. Faccio fatica a recitare di continuo e poi per cosa? Perché qualcuno si guadagni il paradiso o per completare il dossier-documentario personale da sfoggiare alla prossima cena? Tra i cd masterizzati e le enciclopediche biblioteche di libri tutti uguali comprati in edicola, quelli che ti danno col quotidiano e che cerchi spasmodicamente di completare, perché ti sei accorto che non hai Il tamburo di latta (di chi è già, di Kafka?). E in ogni casa arredata Ikea ci vuole qualcuno che parli del suo amico morto di cancro, come di uno che dica che Il flauto magico è un opera massonica. Kafka si raccomandava che non comparisse l insetto nella copertina de La metamorfosi, chissà se l hanno rispettato. Sono certa che tante edizioni hanno fatto dello scarafaggio il baluardo della loro stupida intellettualità. Voglio stare da sola, crogiolarmi nei miei malesseri, non mi va di parlare con nessuno. Da quanto non sorrido? Non ho neppure più la forza di sollevare i muscoli facciali. Lo so è sbagliato, dovrei distrarmi, ma non posso, neppure per un istante, perdermi quello che sento, la mia sofferenza, anche se accade come per il viso della persona amata, che vorresti tanto ricreare nel buio della tua mente, ma non ci riesci. Ma appena smetti, eccolo comparire, ma solo per un attimo e inafferrabile. Il tempo non lo puoi percepire nel suo scorrere, è ve

22 ro, ma a volte mi è capitato di capire che quello che stavo vivendo me lo sarei ricordato per tutta la vita perché ero riuscita a fermare le ore e lo sapevo. Qui, invece, il tempo è in esilio dal normale scorrere della vita. È lungo, è dilatato, ma è come tempo morto, inutile, da dimenticare, da mettere tra due lineette, come un inciso, per passare oltre. Sapere di avere un valido motivo per andare dalla ginecologa e ostinarsi ossessivamente a scacciare il pensiero. Sentirsi qualcosa di strano sotto l ascella e sperare che passi. Non accennare a nessuno che già ho capito che cos è e cosa mi aspetterà. Ma se io faccio finta di niente e i giorni passano, forse un giorno mi sveglierò e scoprirò che mi sono immaginata tutto, che era un sogno, un sogno orrendo. Non si sente poi molto e quante volte ho temuto che succedesse il peggio e non è successo Sono riuscita a nascondere la mia paura per mesi. Accusavo un dolore intenso, lacerante, delle fitte taglienti che mi trapassavano il costato. Imbottita di aulin, passavo le mie domeniche a letto a piangere, spaventata e sola, in attesa che qualcuno venisse a salvarmi. Dopo Natale, l inverno è passato, è scoppiata la primavera coi suoi colori e io mi ero abituata al mio cocktail di calmanti che mi consentiva di andare avanti e vivere una vita come gli altri. Lo so che se ve lo avessi detto subito, nel ghetto, avreste bussato con violenza alla mia porta per prima. E invece no, avete dovuto raccogliere altra gente e io sono stata un altro po fuori a godermi la libertà, la libertà di vivere anche meno, ma come pare a me, non come credono che ci accontentiamo di stare loro, quelli col camice bianco. Una donna cammina con un busto alla schiena e al collo che la costringe ad avere una visuale frontale e a non compiere nessun movimento. Quante protesi arriverete a mettermi, quante pezze, prima di dichiararvi vinti? Perché la cura è un obbligo, ma dove si ferma la tracotanza dell uomo, dove smette di sfidare la Tyke e si arrende alla Necessità? Se gli dei hanno posto un limite, l uomo ha già varcato le colonne d Ercole da un pezzo. Quando non ho potuto più nascondere la tumescenza che si nutriva aggrappata a un lato del mio corpo, solo allora, ci sono andata dalla ginecologa: ho chiesto a quella donna incinta che cos era e lei, inorridita, tremando, incredula, mi ha risposto mastite carcinomatosa, che, in fondo, suona meglio di cancro, è un espressione più circonvoluta, un simpatico novenario, quasi musicale. Non credo abbia potuto evitare di pensare che eravamo due donne, più o meno della stessa età, allo specchio, io portavo la morte addosso, lei la vita. E lei annunciava a me una notizia che mi confessava non aveva, per fortuna, mai dovuto dare. Di sicuro avrà tremato al pensiero che, neppure con tutto l amore possibile, avrebbe potuto pre

23 servare la sua bambina dal dolore, dalla vita e i suoi sporchi accidenti. Anche mia madre prova una rabbia cieca di fronte a un invisibile nemico che mi sta portando via, senza chiedere il permesso, senza bussare, ma piano piano, sadicamente, perché ne gustiamo fino in fondo il sapore. La colpa. Tutta la mia vita è stata una colpa. Quella di essere nata, di aver studiato alle spalle dei miei, di essere cresciuta come una pianta parassita, di non essere riuscita a tenermi o, dovrei dire, meritarmi qualcuno che mi amasse e mi stesse vicino, quella di aver fatto sempre temere per la mia salute mentale e fisica, e ora quella di morire. La colpa per essermi trascurata, per non essere ricorsa a una cura con diagnosi precoce. È questo che leggo negli occhi di tutti, conoscenti e amici: Te la sei cercata, potevi evitarlo. E se invece di ascoltare quelle cazzate che dicono alla televisione o pubblicano sui giornali, che le percentuali di morti sono diminuite, che la soglia di sopravvivenza si è elevata, e che con stringenti controlli il cancro si può curare, se vi rendeste conto invece che la maggior parte della gente, quella che non vedete, vive qua dentro, fuori dal vostro sguardo? Quando vi passano i convogli vicino casa, i carri-bestiame, fingete di non sapere che sono pieni di vite umane, e che la destinazione è salire per il camino. E che io non ho colpa, non me lo sono meritato, non l avrei potuto evitare, perché io non fumavo, non bevevo, mangiavo regolare, vivevo in campagna ed ero giovane, sana, avevo bei capelli lucidi, unghie forti, la pelle liscia e candida, e ora non ho più i capelli, le unghie si spezzano, la pelle è gialla e ho delle occhiaie profondissime. Mi trascino sulle gambe, mi sento stanca, non riesco a concentrarmi e seguo imperterrita solo quel ronzio cerebrale, ossessivo, labirintico che mi frantuma il cervello. Se potessi almeno sospendere il pensiero, come fanno i santoni indiani, aspetterei paziente e inerme il mio turno, senza scalpitare. Invece no, la colpa mi condanna qui. Sono certa che se Dante avesse fatto un salto qui dentro ne avrebbe fatto un girone dell Inferno, senza aggiungere nulla d inventato. Non il nero, non il ribollire della pece e la pioggia di fuoco, ma il gelido bianco, il silenzio, rotto solo da qualche passo trascinato, e gli orologi fermi, senza lancette, che segnano un tempo che non ha più ore, che vive un infinito attimo di preludio all eterno. Cosa sto scontando? Perché ci illudiamo che le sofferenze, le delusioni, le perdite siano solo di contorno, siano il prezzo da pagare per una grande ricompensa di gioie e felicità che mai arriva e che aspettiamo ogni giorno? Perché nessuno, al primo pianto, magari quando i genitori ci lasciavano dai nonni per andare a ballare o piangevamo disperati, a terra, coi ginocchi sanguinanti e sporchi, perché nessuno ci ha detto: È tutta qua la vita e non sarà altro che lacri

24 me, per qualcuno che ti abbandona o per una ferita sanguinante. E a dirla tutta, quando la mia ginecologa mi ha confessato, tremante, che non aveva mai visto nulla di simile, che dovevo rivolgermi a un medico specializzato, in un grosso ospedale, per farmi operare, che non c era tempo da perdere, io mica le ho creduto, a quella puttana. Ho pensato che era un isterica senza esperienza, che aveva montato tutto perché non riconosceva quello che aveva davanti, non sapeva leggere neanche il responso di un ecografia. Me ne sono tornata a casa, incazzata nera. Ma alla notte, non ho dormito. E neppure le successive. E se avesse ragione? E se davvero avessi qualcosa di grave? Mio padre è venuto a trovarmi. È domenica, è vero, me l ero scordato. Nascondo rapidamente le lacrime. Gli sorrido. Con lui non piango mai e quando mi scappa mi vergogno molto, perché mi sento debole, mi sembra di tradirlo, di mollare in questa guerra che combattiamo insieme. Quanto coraggio mi hai sempre trasmesso, quando ho imparato ad andare in bici, - ti ricordi quella volta che ho fatto tutta la discesa sul ciglio del fosso, traballante e terrorizzata? -, quando guidavo la macchina e mi si spegneva il motore a ogni frenata, prima delle interrogazioni, degli esami, della discussione di laurea, e ora. Mi incitavi a cre- dere in me stessa, ad aver fiducia nelle mie capacità, a combattere, a puntare degli obiettivi e lottare per raggiungerli. Te lo voglio dire. Finalmente trovo il momento. Io non sono forte come te. Ti ho ingannato. Deluso. Lo so che volevi una figlia che si facesse posto in questa vita di squali, che seguisse le tue orme, brillante e realizzata, con un lavoro prestigioso. Ma io non sono così. Forse hai cominciato a capirlo quando non mi sono iscritta a giurisprudenza, come volevi tu. Io faccio l insegnante, un lavoro malpagato, senza soddisfazioni, grigio, disprezzato da tutti, considerato inutile dalla società, uno di quei lavori per cui, oltre all accidente di esser donna, non ti ammetterebbero in un club privato, a meno che non rimedi con un matrimonio d interesse. E soprattutto io, a differenza di te, che trovi ogni giorno la forza per alzarti dal letto, io sono debole. Non ho più voglia di combattere contro nemici invisibili che spuntano dietro ogni angolo. Questa vita è troppo faticosa per me, dal mattino quando ti svegli fino alla sera, perfino dentro al letto: troppi problemi, incomprensioni, lacerazioni. Io sono in un letto, mi vedi? Sono malata, sono imperfetta, non sono come vorresti tu. Eppure, non me lo dirai mai, mi hai deluso, ma continuerai a fingere di non vederla questa testa pelata e i lividi che ho nel braccio. Parli, parli, cosa mi stai raccontando? Quanti 46 47

Amore in Paradiso. Capitolo I

Amore in Paradiso. Capitolo I 4 Amore in Paradiso Capitolo I Paradiso. Ufficio dei desideri. Tanti angeli vanno e vengono nella stanza. Arriva un fax. Lo ha mandato qualcuno dalla Terra, un uomo. Quando gli uomini vogliono qualcosa,

Dettagli

Claudio Bencivenga IL PINGUINO

Claudio Bencivenga IL PINGUINO Claudio Bencivenga IL PINGUINO 1 by Claudio Bencivenga tutti i diritti riservati 2 a mia Madre che mi raccontò la storia del pignuino Nino a Barbara che mi aiuta sempre in tutto 3 4 1. IL PINGUINO C era

Dettagli

domenica 24 febbraio 13 Farra, 24 febbraio 2013

domenica 24 febbraio 13 Farra, 24 febbraio 2013 Farra, 24 febbraio 2013 informare su quelle che sono le reazioni più tipiche dei bambini alla morte di una persona cara dare alcune indicazioni pratiche suggerire alcuni percorsi Quali sono le reazioni

Dettagli

Maschere a Venezia VERO O FALSO

Maschere a Venezia VERO O FALSO 45 VERO O FALSO CAP I 1) Altiero Ranelli è il direttore de Il Gazzettino di Venezia 2) Altiero Ranelli ha trovato delle lettere su MONDO-NET 3) Colombina è la sorella di Pantalone 4) La sera di carnevale,

Dettagli

VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI. Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata

VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI. Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata VENGO ANCH IO CONDIVIDERE LA MALATTIA E LE CURE CON I FIGLI I BENEFICI DELLA COMUNICAZIONE IN FAMIGLIA Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta U.O. Oncologia Area Vasta 3, Macerata FORMATO FAMIGLIA

Dettagli

Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore

Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore Traccia: Obbiettivo dell incontro: accompagnare i bambini verso la comprensione che per credere in Gesù dobbiamo amarlo e non dubitare mai del suo Amore Per la preghiera: vedi in allegato. Sviluppo dell

Dettagli

DOLCI RICORDI - Adattamento e riduzione -

DOLCI RICORDI - Adattamento e riduzione - PROVA DI ITALIANO DOLCI RICORDI - Adattamento e riduzione - Molti anni fa vivevo con la mia famiglia in un paese di montagna. Mio padre faceva il medico, ma guadagnava poco perché i suoi malati erano poveri

Dettagli

Wretched - Libero Di Vevere, Libero Di Morire. Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 03:35

Wretched - Libero Di Vevere, Libero Di Morire. Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 03:35 01 - Come Un Cappio Un cappio alla mia gola le loro restrizioni un cappio alla mia gola le croci e le divise un cappio che si stringe, un cappio che mi uccide un cappio che io devo distruggere e spezzare

Dettagli

Scopri il piano di Dio: Pace e vita

Scopri il piano di Dio: Pace e vita Scopri il piano di : Pace e vita E intenzione di avere per noi una vita felice qui e adesso. Perché la maggior parte delle persone non conosce questa vita vera? ama la gente e ama te! Vuole che tu sperimenti

Dettagli

TELEFONO AZZURRO. dedicato ai bambini COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO?

TELEFONO AZZURRO. dedicato ai bambini COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO? COS E IL BULLISMO? IL BULLISMO? 1 Ehi, ti e mai capitato di assistere o essere coinvolto in situazioni di prepotenza?... lo sai cos e il bullismo? Prova a leggere queste pagine. Ti potranno essere utili.

Dettagli

1. Ascolta la canzone e metti in ordine le immagini:

1. Ascolta la canzone e metti in ordine le immagini: Pag. 1 1. Ascolta la canzone e metti in ordine le immagini: Pag. 2 Adesso guarda il video della canzone e verifica le tue risposte. 2. Prova a rispondere alle domande adesso: Dove si sono incontrati? Perché

Dettagli

Scuola media di Giornico. tra stimoli artistici e nozioni scentifiche. Il fotolinguaggio. Progetto sostenuto dal GLES 2

Scuola media di Giornico. tra stimoli artistici e nozioni scentifiche. Il fotolinguaggio. Progetto sostenuto dal GLES 2 Scuola media di Giornico L affettività e la sessualità, tra stimoli artistici e nozioni scentifiche. Il fotolinguaggio Progetto sostenuto dal GLES 2 Dai sensi all azione Sensi Sensazioni Emozioni Sentimenti

Dettagli

PRONOMI DIRETTI (oggetto)

PRONOMI DIRETTI (oggetto) PRONOMI DIRETTI (oggetto) - mi - ti - lo - la - La - ci - vi - li - le La è la forma di cortesia. Io li incontro spesso. (gli amici). Non ti sopporta più. (te) Lo legge tutti i giorni. (il giornale). La

Dettagli

Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania

Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania Donacibo 2015 Liceo classico statale Nicola Spedalieri di Catania Sono Graziella, insegno al liceo classico e anche quest anno non ho voluto far cadere l occasione del Donacibo come momento educativo per

Dettagli

pag. 1 Quand'ero piccolo mi ammalai: mi sentivo sempre stanco, volevo sempre bere e fare pipì

pag. 1 Quand'ero piccolo mi ammalai: mi sentivo sempre stanco, volevo sempre bere e fare pipì pag. 1 Quand'ero piccolo mi ammalai: mi sentivo sempre stanco, volevo sempre bere e fare pipì pag. 2 La mamma diceva che ero dimagrito e così mi portò dal medico. Il dottore guardò le urine, trovò dello

Dettagli

4. Conoscere il proprio corpo

4. Conoscere il proprio corpo 4. Conoscere il proprio corpo Gli esseri viventi sono fatti di parti che funzionano assieme in modo diverso. Hanno parti diverse che fanno cose diverse. Il tuo corpo è fatto di molte parti diverse. Alcune

Dettagli

TANDEM Köln www.tandem-koeln.de info@tandem-koeln.de

TANDEM Köln www.tandem-koeln.de info@tandem-koeln.de Nome: Telefono: Data: Kurs- und Zeitwunsch: 1. Ugo è a. italiano b. da Italia c. di Italia d. della Italia 3. Finiamo esercizio. a. il b. lo c. gli d. l 5. Ugo e Pia molto. a. non parlano b. non parlare

Dettagli

Incredibile Romantica. Dimentichiamoci Questa Città

Incredibile Romantica. Dimentichiamoci Questa Città Siamo Solo Noi Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa che non abbiamo vita regolare che non ci sappiamo limitare che non abbiamo più rispetto per niente

Dettagli

NONA LEZIONE L AUTOSTOP

NONA LEZIONE L AUTOSTOP NONA LEZIONE L AUTOSTOP NONA LEZIONE 96 L autostop Scendi pure tu dalla macchina? Devo spingere anch io? Sì, se vuoi. Ma scusa, quanto è distante il distributore di benzina? Non lo so qualche chilometro.

Dettagli

Un pensiero per la nostra Maestra Grazie Maestra Carla!

Un pensiero per la nostra Maestra Grazie Maestra Carla! Un pensiero per la nostra Maestra Grazie Maestra Carla! Quarta Primaria - Istituto Santa Teresa di Gesù - Roma a.s. 2010/2011 Con tanto affetto... un grande grazie anche da me! :-) Serena Grazie Maestra

Dettagli

Mario Basile. I Veri valori della vita

Mario Basile. I Veri valori della vita I Veri valori della vita Caro lettore, l intento di questo breve articolo non è quello di portare un insegnamento, ma semplicemente di far riflettere su qualcosa che noi tutti ben sappiamo ma che spesso

Dettagli

La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo.

La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo. Riflessioni sulla felicità.. Non so se sto raggiungendo la felicità, di certo stanno accadendo cose che mi rendono molto più felice degli anni passati. Per me la felicità consiste nel stare bene con se

Dettagli

Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna...

Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna... Se fossi donna molto probabilmente avrei un comportamento diverso. Il mio andamento scolastico non è dei migliori forse a causa dei miei interessi (calcio,videogiochi, wrestling ) e forse mi applicherei

Dettagli

La cenerentola di casa

La cenerentola di casa La cenerentola di casa Audrina Assamoi LA CENERENTOLA DI CASA CABLAN romanzo www.booksprintedizioni.it Copyright 2012 Audrina Assamoi Tutti i diritti riservati Questa storia è dedicata a tutti quelli che

Dettagli

CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati).

CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati). CONSIGLI PER GIOVANI NAVIGANTI (anche già navigati). HEY! SONO QUI! (Ovvero come cerco l attenzione). Farsi notare su internet può essere il tuo modo di esprimerti. Essere apprezzati dagli altri è così

Dettagli

Mafia, amore & polizia

Mafia, amore & polizia 20 Mafia, amore & polizia -Ah sì, ora ricordo... Lei è la signorina... -Francesca Affatato. -Sì... Sì... Francesca Affatato... Certo... Mi ricordo... Lei è italiana, non è vero? -No, mio padre è italiano.

Dettagli

E Penelope si arrabbiò

E Penelope si arrabbiò Carla Signoris E Penelope si arrabbiò Rizzoli Proprietà letteraria riservata 2014 RCS Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-17-07262-5 Prima edizione: maggio 2014 Seconda edizione: maggio 2014 E Penelope si

Dettagli

Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi

Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi Gruppo di Foggia Clinica, Formazione, Cultura psicoanalitica Seminario della psicoterapeuta Gloria Rossi Ascoltarsi è un arte dimenticata, che tutti siamo in grado di ricordare. Il corpo ci parla attraverso

Dettagli

LOCUZIONI AL MONDO. Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World

LOCUZIONI AL MONDO. Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World LOCUZIONI AL MONDO Il mistero di ogni persona (22/4/2013 24/4/2013) Testi tradotti dai messaggi originali pubblicati sul sito Locutions to the World 2 Sommario 1. La decisione della SS. Trinità al tuo

Dettagli

PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana

PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri Certificazione di competenza in lingua italiana giugno 2011 PARLARE Livello MATERIALE PER L INTERVISTATORE 2 PLIDA Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri

Dettagli

EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014

EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014 questionario di gradimento PROGETTO ESSERE&BENESSERE: EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ a.s. 2013/2014 classi prime e seconde - Scuola Secondaria di I grado di Lavagno CLASSI PRIME Mi sono piaciute perché erano

Dettagli

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA

EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA EDUCARE ALLA SESSUALITA E ALL AFFETTIVITA Accompagnare i nostri figli nel cammino dell amore di Rosangela Carù QUALE EDUCAZIONE IN FAMIGLIA? Adolescenti Genitori- Educatori Educazione 1. CHI E L ADOLESCENTE?

Dettagli

Roberta Santi AZ200. poesie

Roberta Santi AZ200. poesie AZ200 Roberta Santi AZ200 poesie www.booksprintedizioni.it Copyright 2012 Roberta Santi Tutti i diritti riservati T amo senza sapere come, né quando né da dove, t amo direttamente, senza problemi né orgoglio:

Dettagli

A.1 Leggere i testi da 1 a 5. Indicare nel Foglio delle Risposte, vicino al numero del testo, la

A.1 Leggere i testi da 1 a 5. Indicare nel Foglio delle Risposte, vicino al numero del testo, la PARTE A PROVA DI COMPRENSIONE DELLA LETTURA A.1 Leggere i testi da 1 a 5. Indicare nel Foglio delle Risposte, vicino al numero del testo, la lettera A, B o C corrispondente alla risposta scelta. Esempio

Dettagli

Cari bambini, Mi chiamo x02 e arrivo da Ecopolis, un pianeta lontano anni luce. A causa di un guasto alla mia astronave sono atterrato sulla terra.

Cari bambini, Mi chiamo x02 e arrivo da Ecopolis, un pianeta lontano anni luce. A causa di un guasto alla mia astronave sono atterrato sulla terra. Cari bambini, Mi chiamo x02 e arrivo da Ecopolis, un pianeta lontano anni luce. A causa di un guasto alla mia astronave sono atterrato sulla terra. Che puzza extragalattica c è qui!. Il mio mondo è bello,

Dettagli

FAVOLA LA STORIA DI ERRORE

FAVOLA LA STORIA DI ERRORE FAVOLA LA STORIA DI ERRORE C era una volta una bella famiglia che abitava in una bella città e viveva in una bella casa. Avevano tre figli, tutti belli, avevano belle auto e un bel giardino, ben curato,

Dettagli

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe GIANLUIGI BALLARANI I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe Individuarli e correggerli 1 di 6 Autore di Esami No Problem 1 Titolo I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli

Dettagli

Introduzione L insegnante: Oggi impareremo a conoscere le nostre capacità e quelle degli altri. Impareremo anche come complementarsi a vicenda.

Introduzione L insegnante: Oggi impareremo a conoscere le nostre capacità e quelle degli altri. Impareremo anche come complementarsi a vicenda. www.gentletude.com Impara la Gentilezza 5 FARE COMPLIMENTI AGLI ALTRI Guida Rapida Obiettivi: i bambini saranno in grado di: di identificare i talenti e i punti di forza propri e degli altri, e scoprire

Dettagli

AUTOREGOLAZIONE PER IL COMPITO

AUTOREGOLAZIONE PER IL COMPITO B5 queste schede ti aiuteranno a scoprire quanto sia utile autointerrogarsi e autovalutarsi potrai renderti conto di quanto sia utile porsi domande per verificare la propria preparazione se ti eserciterai

Dettagli

Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS)

Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS) Casa di cura e di riposo per anziani di Gundeldingen, Basilea (BS) Werner Wassermann, datore di lavoro La signora L. lavora da noi da tanto tempo. È stata capo reparto e noi, ma anche gli altri collaboratori

Dettagli

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO ESERCIZI PUNTATA N. 3 LA SCUOLA CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI A cura di Marta Alaimo Voli Società Cooperativa - 2011 DIALOGO PRINCIPALE A- Buongiorno. B- Buongiorno, sono

Dettagli

Pasta per due. Capitolo 1. Una mattina, Libero si sveglia e accende il computer C È POSTA PER TE! e trova un nuovo messaggio della sua amica:

Pasta per due. Capitolo 1. Una mattina, Libero si sveglia e accende il computer C È POSTA PER TE! e trova un nuovo messaggio della sua amica: Pasta per due 5 Capitolo 1 Libero Belmondo è un uomo di 35 anni. Vive a Roma. Da qualche mese Libero accende il computer tutti i giorni e controlla le e-mail. Minni è una ragazza di 28 anni. Vive a Bangkok.

Dettagli

«Mamma, dopo che il dottore ti ha detto

«Mamma, dopo che il dottore ti ha detto Indice Cominciamo 7 La curiosità di Alice 9 Un po di imbarazzo 25 Innamorarsi 43 Fare l amore 55 Concepimento 71 Gravidanza 83 La nascita 95 Il nostro corpo: le donne 111 Il nostro corpo: gli uomini 127

Dettagli

La dura realtà del guadagno online.

La dura realtà del guadagno online. La dura realtà del guadagno online. www.come-fare-soldi-online.info guadagnare con Internet Introduzione base sul guadagno Online 1 Distribuito da: da: Alessandro Cuoghi come-fare-soldi-online.info.info

Dettagli

Internet i vostri figli vi spiano! La PAROLA-CHIAVE: cacao Stralci di laboratorio multimediale

Internet i vostri figli vi spiano! La PAROLA-CHIAVE: cacao Stralci di laboratorio multimediale Internet i vostri figli vi spiano! La PAROLA-CHIAVE: cacao Stralci di laboratorio multimediale Ins: nel laboratorio del Libro avevamo detto che qui, nel laboratorio multimediale, avremmo cercato qualcosa

Dettagli

CONOSCERE IL PROPRIO CORPO

CONOSCERE IL PROPRIO CORPO CONOSCERE IL PROPRIO CORPO Gli esseri viventi sono fatti di parti che funzionano assieme in modo diverso. Hanno parti diverse che fanno cose diverse. Il tuo corpo è fatto di molte parti diverse. Alcune

Dettagli

UN VIAGGIO TRA LA SCOPERTA DEL PROPRIO CORPO E LA RICERCA DELLA BELLEZZA: IL LABORATORIO "MA COME TI TRUCCHI?!" PER PERSONE CON DISABILITÀ.

UN VIAGGIO TRA LA SCOPERTA DEL PROPRIO CORPO E LA RICERCA DELLA BELLEZZA: IL LABORATORIO MA COME TI TRUCCHI?! PER PERSONE CON DISABILITÀ. UN VIAGGIO TRA LA SCOPERTA DEL PROPRIO CORPO E LA RICERCA DELLA BELLEZZA: IL LABORATORIO "MA COME TI TRUCCHI?!" PER PERSONE CON DISABILITÀ. Relatore: Martina Tarlazzi Make your smile up LA NASCITA DEL

Dettagli

COME PARLARE DI DISLESSIA IN CLASSE.

COME PARLARE DI DISLESSIA IN CLASSE. COME PARLARE DI DISLESSIA IN CLASSE. UNA METAFORA PER SPIEGARE I DSA La psicologa americana ANIA SIWEK ha sviluppato in anni di pratica professionale un modo semplice ed efficace di spiegare i DSA ai bambini,

Dettagli

TEST DI LESSICO EMOTIVO (TLE)

TEST DI LESSICO EMOTIVO (TLE) TEST DI LESSICO EMOTIVO (TLE) di Ilaria Grazzani, Veronica Ornaghi, Francesca Piralli 2009 Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione R. Massa, Università degli Studi di Milano Bicocca Adesso ti

Dettagli

Q-RAS Questionario di Rilevazione delle Abilità Sociali

Q-RAS Questionario di Rilevazione delle Abilità Sociali Q-RAS Questionario di Rilevazione delle Abilità Sociali Autore: Fabio Bocci Insegnamento di Pedagogia Speciale, Università degli Studi Roma Tre 1. Quando l insegnante parla alla classe, di solito io :

Dettagli

Esercizi pronomi diretti

Esercizi pronomi diretti 1. Completate con i pronomi diretti: Esercizi pronomi diretti 1. Marina ha la tosse, dobbiamo portar dal dottore. 2. Signorina, prego di salutare i Suoi genitori quando vedrà. 3. Caro, sei libero stasera?

Dettagli

Sean e le na Storia per la Buona Notte Scarpe Luccicose

Sean e le na Storia per la Buona Notte Scarpe Luccicose Sean e le Una Storia per la Buona Notte Scarpe Luccicose da Drynites Sean e le Scarpe Luccicose Sean era così timido che quando arrivava il postino a consegnargli una lettera, era troppo timido per salutare.

Dettagli

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI

CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI CORSO VENDITE LIVELLO BASE ESERCIZIO PER L ACQUISIZIONE DEI DATI 1. Vai a visitare un cliente ma non lo chiudi nonostante tu gli abbia fatto una buona offerta. Che cosa fai? Ti consideri causa e guardi

Dettagli

Nonni si diventa. Il racconto di tutto quello che non sapete

Nonni si diventa. Il racconto di tutto quello che non sapete Nonni si diventa Il racconto di tutto quello che non sapete Introduzione Cari nipoti miei, quando tra qualche anno potrete leggere e comprendere fino in fondo queste pagine, forse vi chiederete perché

Dettagli

Pompei, area archeologica.

Pompei, area archeologica. Pompei, area archeologica. Quello che impressione è l atteggiamento di queste persone nell ultimo momento di vita. Cercano di coprirsi da qualcosa. Si intuisce che il motivo principale della causa è il

Dettagli

RICOMINCIARE UNA NUOVA VITA IN AUSTRALIA? - UN SIMPATICO TEST -

RICOMINCIARE UNA NUOVA VITA IN AUSTRALIA? - UN SIMPATICO TEST - RICOMINCIARE UNA NUOVA VITA IN AUSTRALIA? - UN SIMPATICO TEST - INIZIO Ricominciare una nuova vita da zero mi spaventa peró so che tante persone ce la fanno, posso farcela anch io! preferirei continuare

Dettagli

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE Emanuele Lajolo di Cossano COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO DI SELEZIONE Università degli Studi - Torino, 19 aprile 2010 La prima cosa da fare PERCHE SONO QUI? QUAL E IL MIO OBIETTIVO? CHE COSA VOGLIO ASSOLUTAMENTE

Dettagli

Angeli - Voglio Di Piu' Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 01:19

Angeli - Voglio Di Piu' Scritto da Joel Lunedì 11 Agosto 2008 01:19 01 - Voglio Di Piu' Era li', era li', era li' e piangeva ma che cazzo hai non c'e' piu',non c'e' piu',non c'e' piu' e' andato se ne e' andato via da qui Non c'e' niente che io possa fare puoi pensarmi,

Dettagli

frutto della collaborazione fra Volontari della Caritas Parrocchiale, Alunni e Alunne, Insegnanti e Comitato dei Genitori

frutto della collaborazione fra Volontari della Caritas Parrocchiale, Alunni e Alunne, Insegnanti e Comitato dei Genitori La Scuola Primaria PAOLO NEGLIA di Vanzago, nell ambito delle manifestazioni organizzate per la Festa di fine anno scolastico, ha promosso la seguente iniziativa frutto della collaborazione fra Volontari

Dettagli

HOLTER MONITOR. Illustrazione di Matteo Pericoli 2002

HOLTER MONITOR. Illustrazione di Matteo Pericoli 2002 HOLTER MONITOR Illustrazione di Matteo Pericoli 2002 Lui. Che strano apparecchio, mi sembrava un lettore di cd, ma vedo che ha dei fili che finiscono sotto la tua maglietta... A che cosa servono? Lei.

Dettagli

COME AIUTARE I NOSTRI FIGLI A CRESCERE BENE?

COME AIUTARE I NOSTRI FIGLI A CRESCERE BENE? COME AIUTARE I NOSTRI FIGLI A CRESCERE BENE? Ogni genitore desidera essere un buon educatore dei propri figli, realizzare il loro bene, ma non è sempre in armonia con le dinamiche affettive, i bisogni,

Dettagli

Sono stato crocifisso!

Sono stato crocifisso! 12 febbraio 2012 penultima dopo l epifania ore 11.30 con i fidanzati Sono stato crocifisso! Sia lodato Gesù Cristo! Paolo, Paolo apostolo nelle sue lettere racconta la sua storia, la storia delle sue comunità

Dettagli

La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen

La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen La Posta svizzera SecurePost SA, Oensingen Il datore di lavoro Richard Mann Circa un anno e mezzo fa, nell ambito del progetto Integrazione di persone disabili presso la Posta, abbiamo assunto una nuova

Dettagli

6. La Terra. Sì, la terra è la tua casa. Ma che cos è la terra? Vediamo di scoprire qualcosa sul posto dove vivi.

6. La Terra. Sì, la terra è la tua casa. Ma che cos è la terra? Vediamo di scoprire qualcosa sul posto dove vivi. 6. La Terra Dove vivi? Dirai che questa è una domanda facile. Vivo in una casa, in una certa via, di una certa città. O forse dirai: La mia casa è in campagna. Ma dove vivi? Dove sono la tua casa, la tua

Dettagli

Università per Stranieri di Siena Livello 1

Università per Stranieri di Siena Livello 1 Unità 4 In farmacia In questa unità imparerai: a comprendere testi che danno informazioni su dove comprare i medicinali parole relative alla farmacia e all uso corretto dei farmaci l uso dei verbi servili

Dettagli

Riflessioni della classe IV^A dopo l'incontro con Padre Fabrizio

Riflessioni della classe IV^A dopo l'incontro con Padre Fabrizio Riflessioni della classe IV^A dopo l'incontro con Padre Fabrizio L incontro con padre Fabrizio è stato molto importante per capire che noi siamo fortunatissimi rispetto a tante altre persone e l anno prossimo

Dettagli

Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1)

Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1) Abbi il piacere di leggere fino alla fine...(poi pensa... E scegli l opzione numero 1) Cos è il virtu@le? Un giorno entrai di fretta e molto affamato in un ristorante. Scelsi un tavolo lontano da tutti,

Dettagli

All. 1 UDL Il viaggio - Elaborati alunnni Francesca Pulvirenti 1

All. 1 UDL Il viaggio - Elaborati alunnni Francesca Pulvirenti 1 All. 1 1 All. 2 2 All. 3 Visione I sequenza: La partenza I. Chi sono queste persone? Che cosa fanno? Come sono? E. sono i parenti e gli amici. X. Sono contenti perché sperano che trovano lavoro. E. stanno

Dettagli

Proposta di intervento rieducativo con donne operate al seno attraverso il sistema BIODANZA

Proposta di intervento rieducativo con donne operate al seno attraverso il sistema BIODANZA Proposta di intervento rieducativo con donne operate al seno attraverso il sistema BIODANZA Tornare a «danzare la vita» dopo un intervento al seno Micaela Bianco I passaggi Coinvolgimento medici e fisioterapiste

Dettagli

NELLA FORMA ATTIVA IL SOGGETTO COMPIE L AZIONE ESPRESSA DAL VERBO. Angela intervista Laura

NELLA FORMA ATTIVA IL SOGGETTO COMPIE L AZIONE ESPRESSA DAL VERBO. Angela intervista Laura NELLA FORMA ATTIVA IL SOGGETTO COMPIE L AZIONE ESPRESSA DAL VERBO Angela intervista Laura chi compie l azione azione compiuta oggetto su cui passa l azione NELLA FORMA PASSIVA, INVECE, IL SOGGETTO SUBISCE

Dettagli

Titivillus presenta. la nuova collana I Diavoletti curata da Anna Dimaggio per piccini e grandi bambini. Buon viaggio, si parte!

Titivillus presenta. la nuova collana I Diavoletti curata da Anna Dimaggio per piccini e grandi bambini. Buon viaggio, si parte! Titivillus presenta la nuova collana I Diavoletti curata da Anna Dimaggio per piccini e grandi bambini. I Diavoletti per tutti i bambini che amano errare e sognare con le storie. Questi racconti arrivano

Dettagli

Attimi d amore. Scende come la pioggia un petalo di rose e quando ti vedo perdo la testa per te mia cara ragazza

Attimi d amore. Scende come la pioggia un petalo di rose e quando ti vedo perdo la testa per te mia cara ragazza Attimi d amore Scende come la pioggia un petalo di rose e quando ti vedo perdo la testa per te mia cara ragazza Distesa davanti alla collina Occhi verdi come il prato distesa e non pensi a nulla. Ricordo

Dettagli

Giovanni Lombisani. Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica EFFICIENZA FISICA E SCOLIOSI - IL CASO DI ROBERTO. I.D.

Giovanni Lombisani. Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica EFFICIENZA FISICA E SCOLIOSI - IL CASO DI ROBERTO. I.D. Giovanni Lombisani Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica EFFICIENZA FISICA E SCOLIOSI - IL CASO DI ROBERTO Questa relazione, come quelle dei miei colleghi che seguiranno in riferimento

Dettagli

COME NON PERDERE TEMPO NEL NETWORK MARKETING!

COME NON PERDERE TEMPO NEL NETWORK MARKETING! COME NON PERDERE TEMPO NEL NETWORK MARKETING Grazie per aver scaricato questo EBOOK Mi chiamo Fabio Marchione e faccio network marketing dal 2012, sono innamorato e affascinato da questo sistema di business

Dettagli

Indice. Pasta per due... pag. 5. Scheda culturale - Le carte... pag. 42. Esercizi... pag. 45. Soluzioni degli esercizi... pag. 63

Indice. Pasta per due... pag. 5. Scheda culturale - Le carte... pag. 42. Esercizi... pag. 45. Soluzioni degli esercizi... pag. 63 Indice Pasta per due... pag. 5 Scheda culturale - Le carte... pag. 42 Esercizi... pag. 45 Soluzioni degli esercizi... pag. 63 Pasta per due 5 Capitolo 1 Libero Belmondo è un uomo di 35 anni. Vive a Roma.

Dettagli

L albero di cachi padre e figli

L albero di cachi padre e figli L albero di cachi padre e figli 1 Da qualche parte a Nagasaki vi era un bell albero di cachi che faceva frutti buonissimi. Per quest albero il maggior piacere era vedere i bambini felici. Era il 9 agosto

Dettagli

Per quelle che stanno per ore con i loro bambini che piangono in braccio cercando di dare loro conforto.

Per quelle che stanno per ore con i loro bambini che piangono in braccio cercando di dare loro conforto. Poesia per le mamme Questo è per le madri che stanno alzate tutta la notte tenendo in braccio i loro bambini ammalati dicendo "è tutto a posto tesoro, la mamma è qui con te". Per quelle che stanno per

Dettagli

Io e gli altri: il mondo a tre anni Come nascono i bambini Dalla percezione della pancia e del busto

Io e gli altri: il mondo a tre anni Come nascono i bambini Dalla percezione della pancia e del busto Servizio 2-6 anni Turri Sezione rossa a. s. 2009-2010 dal progetto didattico annuale Io e gli altri: il mondo a tre anni raccontiamo Come nascono i bambini Il nostro viaggio è cominciato con l intento

Dettagli

L'indifferenza. Mi manca il coraggio di guardarti negli occhi. Nel piazzale davanti alla scuola, nei suoi corridoi affollati,

L'indifferenza. Mi manca il coraggio di guardarti negli occhi. Nel piazzale davanti alla scuola, nei suoi corridoi affollati, L'indifferenza Mi manca il coraggio di guardarti negli occhi. Nel piazzale davanti alla scuola, nei suoi corridoi affollati, nei suoi bagni che odorano di fumo di sigarette aspirate avidamente hai subito

Dettagli

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario

Mentore. Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Mentore Rende ordinario quello che per gli altri è straordinario Vision Creare un futuro migliore per le Nuove Generazioni Come? Mission Rendere quante più persone possibili Libere Finanziariamente Con

Dettagli

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO

LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO LIBO' L'ITALIANO ALLA RADIO ESERCIZI PUNTATA N 14 Incontrare degli amici A cura di Marta Alaimo Voli Società Cooperativa 2011 1 Incontrare degli amici DIALOGO PRINCIPALE B- Ciao. A- Ehi, ciao, è tanto

Dettagli

4 - Se (lui prendere) questa decisione, in futuro ne (pagare) le. 5 - Se (voi) non (avere) niente in contrario, (noi partire) subito.

4 - Se (lui prendere) questa decisione, in futuro ne (pagare) le. 5 - Se (voi) non (avere) niente in contrario, (noi partire) subito. PERIODO IPOTETICO ESERCIZI Completare le seguenti frasi nel periodo ipotetico della realtà. 1 - (io divertirsi) di più se (essere) in compagnia. 2 - Se (tu agire) in questo modo, (sbagliare). 3 - Il grano,

Dettagli

UN REGALO INASPETTATO

UN REGALO INASPETTATO PIANO DI LETTURA dai 5 anni UN REGALO INASPETTATO FERDINANDO ALBERTAZZI Illustrazioni di Barbara Bongini Serie Bianca n 64 Pagine: 48 Codice: 566-0469-6 Anno di pubblicazione: 2012 L AUTORE Scrittore e

Dettagli

Il coraggio di cambiare ciò che non era

Il coraggio di cambiare ciò che non era Il coraggio di cambiare ciò che non era Riccobono Stefania IL CORAGGIO DI CAMBIARE CIÒ CHE NON ERA racconto Alle persone che amo... con immenso amore. Prologo arrivo a New York, Luglio Una calda mattina

Dettagli

CIAO, SONO LA BEFANA. TI VOGLIO RACCONTARE UNA DELLE TANTE STORIE CHE RACCONTANO SU DI ME. E COME TUTTE LE STORIE LA MIA COMINCIA CON

CIAO, SONO LA BEFANA. TI VOGLIO RACCONTARE UNA DELLE TANTE STORIE CHE RACCONTANO SU DI ME. E COME TUTTE LE STORIE LA MIA COMINCIA CON NON SONO TANTO BELLA. HO UN NASO LUNGO E BITORZOLUTO, MA SONO TANTO, TANTO BUONA. CIAO, SONO LA BEFANA. TI VOGLIO RACCONTARE UNA DELLE TANTE STORIE CHE RACCONTANO SU DI ME. E COME TUTTE LE STORIE LA MIA

Dettagli

Un imprenditore capisce il marketing? (un problema nascosto) di Marco De Veglia

Un imprenditore capisce il marketing? (un problema nascosto) di Marco De Veglia Un imprenditore capisce il marketing? (un problema nascosto) di Marco De Veglia Un imprenditore capisce il marketing? Pensare che un imprenditore non capisca il marketing e' come pensare che una madre

Dettagli

!"#$%&%'()*#$"*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente

!#$%&%'()*#$*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente !"#$%&%'()*#$"*'' I 3 Pilastri del Biker Vincente Il Terzo Pilastro del Biker Vincente La Mountain Bike e la Vita Ciao e ben ritrovato! Abbiamo visto nelle ultime due lezioni, come i dettagli siano fondamentali

Dettagli

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe

GIANLUIGI BALLARANI. I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe GIANLUIGI BALLARANI I 10 Errori di Chi Non Riesce a Rendere Negli Esami Come Vorrebbe Individuarli e correggerli VOLUME 3 1 GIANLUIGI BALLARANI Autore di Esami No Problem Esami No Problem Tecniche per

Dettagli

LISTA DIALOGHI. Non ti aspettavo. di barbara rossi prudente

LISTA DIALOGHI. Non ti aspettavo. di barbara rossi prudente LISTA DIALOGHI Non ti aspettavo di barbara rossi prudente - EST. GIORNO Oggi è 28 maggio? 28 maggio? Sì, forse sì PAOLO: 29 al massimo Come 29? No, 30 PAOLO: Secondo me è 29. Comunque, quanti giorni fa

Dettagli

La depressione maggiore è un disturbo mentale che si manifesta con: uno stato d animo di profondo dolore o tristezza

La depressione maggiore è un disturbo mentale che si manifesta con: uno stato d animo di profondo dolore o tristezza La depressione maggiore è un disturbo mentale che si manifesta con: uno stato d animo di profondo dolore o tristezza mancanza di energia e di voglia di fare le cose Materiale a cura di: L. Magliano, A.

Dettagli

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA Tutti gli anni, affrontando l argomento della divisibilità, trovavo utile far lavorare gli alunni sul Crivello di Eratostene. Presentavo ai ragazzi una

Dettagli

VIAGGIO ALLA SCOPERTA. della Malattia di Crohn e della Colite Ulcerosa. Leggi le avventure di Ricky e Susy. Scopri come affrontarle e dominarle!

VIAGGIO ALLA SCOPERTA. della Malattia di Crohn e della Colite Ulcerosa. Leggi le avventure di Ricky e Susy. Scopri come affrontarle e dominarle! VIAGGIO ALLA SCOPERTA della Malattia di Crohn e della Colite Ulcerosa. Scopri come affrontarle e dominarle! Impara cose importanti. Trova gli alleati per il tuo viaggio! Scopri le armi in tuo possesso.

Dettagli

NATALINA INSERRA FABIO, UNA VITA SPEZZATA quando l errore medico cambia l esistenza Bonfirraro Editore 3

NATALINA INSERRA FABIO, UNA VITA SPEZZATA quando l errore medico cambia l esistenza Bonfirraro Editore 3 Zeta 1 1 2 NATALINA INSERRA FABIO, UNA VITA SPEZZATA quando l errore medico cambia l esistenza Bonfirraro Editore 3 2010 by Bonfirraro Editore Viale Ritrovato, 5-94012 Barrafranca - Enna Tel. 0934.464646-0934.519716

Dettagli

(Ricostruita con l uso delle fonti) Classe 2^B

(Ricostruita con l uso delle fonti) Classe 2^B (Ricostruita con l uso delle fonti) Classe 2^B A.s. 2010/2011 1 Con un genitore o di un adulto che ti conosce bene, rivivi il momento bellissimo della tua nascita e poi, con il suo aiuto, raccogli foto,

Dettagli

Università per Stranieri di Siena Livello A1

Università per Stranieri di Siena Livello A1 Unità 6 Al Pronto Soccorso CHIAVI In questa unità imparerai: a comprendere testi che danno informazioni su come funziona il Pronto Soccorso parole relative all accesso e al ricovero al Pronto Soccorso

Dettagli

Una risposta ad una domanda difficile

Una risposta ad una domanda difficile An Answer to a Tough Question Una risposta ad una domanda difficile By Serge Kahili King Traduzione a cura di Josaya http://www.josaya.com/ Un certo numero di persone nel corso degli anni mi hanno chiesto

Dettagli

Esercizi pronomi indiretti

Esercizi pronomi indiretti Esercizi pronomi indiretti 1. Completate il dialogo con i pronomi dati: Bella la parita ieri, eh? Ma quale partita! Ho litigato con mia moglie e... alla fine non l ho vista! Ma che cosa ha fatto? Niente...

Dettagli

e quando tutta la tomba era ormai coperta di fiori siamo tornati a casa anche noi orfani di una vita esemplare.

e quando tutta la tomba era ormai coperta di fiori siamo tornati a casa anche noi orfani di una vita esemplare. il tamtam triste di questa sera a raccontare di un orfano dell'adozione a Distanza che non è riuscito a superare un'ultima prova che lo aveva portato al grande ospedale di Lilongwe il Kamuzu Central Hospital,

Dettagli