Mariagiulia Filoso 2N

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1 Addio Maiella mia, montagna innevata e accogliente, nota a chi è cresciuto sulle tue pendici e agli stranieri che ogni anno accogli e benedici; foglie rosse e gialle d autunno che colorano il tuo manto di colori vivaci; fiocchi di neve leggeri e bianchi che scendono dal cielo come mille coriandoli; vento fresco di primavera che porta il profumo dei fiori del bosco; scroscio incessante del fiume Foro che accompagna le nostre giornate e che ci porta i ricordi dei tempi passati...addio! Dimmi, Maiella mia, come posso allontanarmi da tutto questo...come? E qui la mia vita e non posso immaginare d andar via! Eppure siamo costrette a separarci, non potrò più vivere nel mio adorato paese, Pretoro, arroccato sulla Maiella, che d inverno sembra un presepe innevato e che nasconde tanta storia, tanta felicità, tanta amicizia e tanti segreti. Non vedrò più il castello bianco in mezzo al verde degli alberi; non potrò più correre su per le infinite strade e le mille scale, non mi perderò più tra le tante viuzze strette e intricate Tutto questo rimarrà nel mio cuore e verrà tramandato alle generazioni future che, a loro volta, godranno di tutto ciò, con lo stesso entusiasmo e amore di chi vi ha vissuto precedentemente! Mariagiulia Filoso 2N Addio, monti sorgenti dall acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l aspetto de suoi più familiari; torrenti, de quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! ( ). A.Manzoni Disegno di Michela Cavalli 2N Sono pronta. I miei bagagli sono nell atrio. È giunta l ora. Ma il mio cuore non è pronto a dire addio! Addio! Una parola già triste di per sé. Il mio cuore è in pena; batte come forse non ha fatto mai. Che cosa mi aspetta? Cosa troverò? Chi mi aspetterà? Qui ho ancora tutto: la mia casa, la mia scuola, i miei compagni, la mia città la mia vita! Potrò continuare a chiamare tutto una nuova casa, una nuova scuola, nuovi amici, una nuova vita? Ho paura. Sono angosciata. I piedi devono andare avanti, anche se per inerzia. Una parte di me è ancora nella mia casa,nella mia camera lilla. Mi sento male; è come avere il cuore in gola. Sto per lasciare tutto; sto per dire addio al mio piccolo mondo magico. Addio. Che possa soggiornarvi qualcuno che ti ami come ti ho amato io e possa, da lassù qualcuno, vegliare su tutta questa sofferenza e su questo giorno infelice. Che Dio mi aiuti oggi più di ieri a dire...addio! Alessandra Perrino 2 N

2 L a v oce del Gonza g a E lunedì 11 febbraio 2013,ore 11,45. Durante il Concistoro che deve decretare la causa di beatificazione dei martiri di Otranto il Papa, in lingua latina, annuncia di lasciare il Ministero petrino. In pochi minuti la notizia fa il giro del mondo; il Papa si è dimesso! Ora Gianmarco Medoro racconta la sua esperienza: Mi è arrivato un SMS; aprendolo ho letto la notizia, non volevo crederci, pensavo a Carnevale ogni scherzo vale. Poi sentendo altre voci mi son convinto che la notizia era vera. Le gambe tremavano e le guance iniziavano a bagnarsi di lacrime. Il 19 aprile 2005, all elezione di Papa Benedetto XVI, stavo preparandomi alla prima comunione! Ciò evidenzia quanto il Papa abbia formato il mio cammino di fede e il mio discernimento vocazionale e abbia arricchito la mia vita spirituale attraverso la sua parola, il suo sorriso, il suo Dottrinale Magistero! Viene a mancare al Mondo un grande Papa che nel suo Ministero ha risolto il caso di pedofilia nella Chiesa, che si è trovato colpito alle spalle dai suoi stretti collaboratori, che ha sofferto per il caso Lefebvre, che ha lottato per difendere i che ha lottato per difendere i diritti umani, che ha annunciato attraverso la sua Teologia il Vangelo. E con grande sofferenza nell anima che prego per il Santo Padre, per il mio Papa, anzi per il mio PapA.. Ora preghiamo per il Conclave,perché i cardinali scelgano un Papa secondo il cuore di Dio! A noi non il giudizio ma la preghiera e la silenziosa riflessione. Adesso racconta la sua esperienza Fabiana Commito : La notizia appresa dalla rinuncia del Pontificato ha suscitato una grande emozione nel sapere che questo evento rappresenta un fatto storico che io in prima persona sto vivendo. piace pensare che i miei figli lo studieranno sui libri di scuola. Non so se il Papa abbiamo lasciato il Pontificato per cause fisiche o politiche e vorrei tanto credere che fosse per cause di salute. La prima sensazione è stata di abbandono in un momento così difficile per il nostro Stato ma poi ho capito che il suo è stato un gesto di umiltà e di non attaccamento alla poltrona. Vorrei che i politici seguissero il suo esempio!. Benedetto XVI ha donato non solo alla Chiesa ma al mondo intero un grande esempio di servizio, di umiltà, di amore a Cristo e alla Chiesa, è stata una trasparente prova d amore. Non serve fare inutili paragoni con il predecessore Giovanni Paolo II! Se lui ha abbracciato la Croce nella sofferenza, nel dolore, nella malattia, Benedetto XVI ha abbracciato la croce chiedendo perdono per i suoi difetti, riconoscendosi debole e fragile, dando una forte importanza alla coscienza personale esaminata davanti a Dio. L eredità che ci lascia il Papa è anzitutto la professione della Verità, il coraggio di denunciare la sporcizia all interno della Santa Chiesa stessa, la forza di difendere secondo il Vangelo i diritti dell uomo,il suo grande amore alla Chiesa, la sua razionalità nelle scelte di Fede senza mai perdere la riflessione teologica e filosofica. Nel suo discorso conclude : Continuerò a servire Dio e la Chiesa nella preghiera e nella riflessione. Negli ultimi anni della sua Vita lui offrirà la sua preghiera in nostro favore. Un grande ministero nella solitudine, in Dio, dono per gli altri VI- VA IL PAPA, Colui che per amore ha fatto il gran rifiuto. Gianmarco Medoro e Fabiana Commito 4C Pagina 2

3 L a voce del Gonza g a Dal Celestino di Dante al Celestino di Silone... fino a Benedetto XVI. Ben consapevole della gravità di questo atto,con piena libertà,dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma. 1 Sono queste le parole che,dall'11 febbraio,stanno girando in Italia e nel mondo,lasciando un vuoto e una grande perplessità nell'animo dei fedeli. Benedetto XVI,dopo otto anni di pontificato,decide di dimettersi dalla sua importante carica,che verrà definitivamente abbandonata il 28 di questo mese. La storia sembra ripetersi: nel 1294 Celestino V, amareggiato dalla corruzione che da tempo infangava l'autorità della Chiesa,è stato il primo Papa a dimettersi. Tutti conosciamo questo personaggio grazie a Dante,che lo definì colui che fece per viltade il gran rifiuto mettendolo nel III canto dell'inferno tra quei peccatori chiamati ignavi e accusandolo di viltà. Egli, infatti, rinunciò ad un compito molto importante che gli era stato affidato proprio per cambiare la situazione della Chiesa e della Cristianità. A parlare di Celestino V è stato anche lo scrittore Ignazio Silone il quale, nel suo libro L'avventura di un povero cristiano parla di questo personaggio con un tono più comprensivo e pacato, lodando il suo gesto e appoggiandolo nella sua decisione. Ma oggi, dopo circa ottocento anni,cosa penserebbero Dante e Silone di quanto è accaduto a Benedetto? Il Papa afferma di non poter continuare a svolgere il suo compito a causa dei suoi problemi di salute. Di fronte a ciò,non possiamo certo accusarlo e condannarlo bensì comprenderlo, proprio come fece Silone con Celestino V. Ma se, nell'ambiguità di questa storia, ci fosse dell'altro? A molti verrebbe in mente che,proprio come accadde ottocento anni fa,ci sia di mezzo la corruzione che ormai in Italia e nel mondo ha preso il sopravvento in ogni questione, politica e non. Altri ancora potrebbero credere che la causa sia la presenza di alcune questione irrisolte dal precedente Papa Giovanni Paolo II. In questo caso verrebbe da dire che forse Dante aveva ragione. Ciò che potrebbe chiarire a tutti le idee è la conoscenza della verità. Ma qual è questa grande verità? Probabilmente non verrà mai a galla. Intanto, nell'attesa dell'arrivo del nuovo Papa,ricordiamo Benedetto XVI e tutto ciò che di positivo ha fatto per il mondo, ringraziandolo di averci accompagnato durante questi anni. Benedetta Trivelli 3M 1 Benedetto XVI, Annuncio delle dimissioni, Roma,11 febbraio 2013 Pagina 3

4 L a v oce del Gonza g a mo incontro con la Dott.ssa Pandolfi abbiamo trattato l'argomento delle cellule staminali nella sua specificità scientifica. Nel secondo incontro con l'attore D. Galasso ci siamo concentrati sull'aspetto artistico di questa attività, riflettendo su quale fosse la forma d'arte più adatta per il nostro lavoro. Dopo una lunga riflessione abbiamo concordato di svolgere una rappresentazione teatrale che comprendesse i diversi linguaggi artistico-teatrali: mimicogestuale, coreografico, musicale. Una volta terminati i preparativi e le prove, il 5 Dicembre 2012 abbiamo presentato il nostro prodotto davanti alla commissione giudicatrice presso il CeSI. Il momento più bello ed emozionante per noi ragazzi, però, è arrivato il 15 Dicembre, quando presso il Teatro Auditorium Supercinema abbiamo drammatizzato il nostro lavoro. A turno ci siamo esibiti davanti a una numerosa platea con le altre scuole secondarie di secondo grado della nostra città. Questo è stato un momento altamente emozionante perchè la giuria era presente e c'era il confronto diretto con le rappresentazioni di altri istituti. Per noi, e credo anche per gli altri, è stato un lavoro molto impegnativo. Lo scopo dell'iniziativa, infatti, era proprio quello di stimolare i ragazzi e renderli sensibili nei confronti di una tematica attuale e dibattuta. Per tutti noi partecipanti, è stata un'occasione di arricchimento sia culturale che emotivo dal momento che come gruppo di lavoro ci siamo affiatati e trovati bene fin dai primi momenti. Ragazzi partecipanti: Classe 3C: Francesca Biasone, Guido Cucchia, Alessia Danese, Vanessa Sammartino, Margherita Visco. Classe 3D: Chiara D'Angelo, Noemi Davide. Classe 3A: Floriana Di Pietrantonio, Benedetta Parlante. Classe 3L: Matteo Di Paolo, Sasha Marinelli. Lo scorso 16 gennaio le Scuderie del Quirinale hanno ospitato un affascinante mostra d arte. Alcune classi quarte dell Istituto Gonzaga non si sono lasciate scappare quest iniziativa proposta dal preside. L ospite d onore è stato Jan Vermeer, affiancato dai numerosi dipinti dei suoi contemporanei olandesi. Al pittore fiammingo del XVII secolo, l età dell oro olandese, vengono attribuite una trentina di opere, soprattutto ritratti, tra i quali ha riscontrato maggior successo una sua originale creazione, La ragazza con l orecchino di perla anche detta La ragazza col turbante. Questo dipinto ha ispirato la fantasia di letterati e registi; Tracy Chevalier nel 2000 pubblica il romanzo dallo stesso titolo dell opera pittorica, a cui seguirà un film. Dunque l innocente fanciulla del dipinto prende vita e diviene un vero e proprio letterario e cinematografico. La giovane Griet entra a servizio presso Durante il primo periodo dell'anno scolastico 2012/2013 sono venuti presso il nostro istituto un docente del CeSI dell'università Gabriele D'Annunzio, professoressa Assunta Pandolfi e il professore Domenico Galasso del Piccolo Teatro Orazio Costa di Lanciano, per illustrarci il progetto PRIMA DI ESSERCI. Questi ci hanno spiegato le finalità e i dettagli dell'iniziativa, nel corso di un incontro rivolto a tutte le classi terze. Il progetto, alla sua prima edizione, ci proponeva di coniugare scienza e arte in riferimento a una tematica molto delicata: le cellule staminali. Il prodotto finale del lavoro sarebbe dovuto essere una scenetta, una poesia, una canzone o qualsiasi altra forma artistico-comunicativa che trattasse dell'argomento in questione. I ragazzi che hanno deciso di aderire all'iniziativa hanno partecipato inizialmente a due incontri informativi che esaminavano tutto quello che c'era da sapere su arte e scienze. Durante il priuna famiglia benestante, come serva, ma pian piano il suo ruolo muta e diviene una sorta di assistente del padrone di casa, l affascinante pittore Vermeer. Quest ultimo, in segreto, le insegnerà a produrre i colori permettendole di rimanere nel suo segretissimo atelier. Tra i due si instaura un legame segreto e rispettoso, fatto di sguardi, ma ben presto la giovane posa e diviene musa del suo maestro-padrone: ciò farà andare su tutte le furie la moglie gelosa. Griet si ritrova coinvolta in una situazione complicata che la sua persona non può a lungo sopportare, fino al punto in cui abbandonerà la casa e ritornerà alla sua vita precedente. Il romanzo descrive con minuzia nei dettagli e realisticamente Delft, città olandese dove si svolge l intera vicenda. Questa descrizione è resa ancora più esplicita nelle scene del film, che rievocano la città com era nel XVII secolo: le viuzze, il mercato delle carni, del pesce, le case e così via. Come non accostarsi alla lettura di questo famoso bestseller? Soprattutto dopo aver incrociato lo sguardo di Griet, che invita l osservatore ad avventurarsi nella sua fantastica storia. Giulia Puce IV D Pagina 4

5 L a voce del Gonza g a Martedì dodici febbraio quarantacinque alunni dell'istituto Isabella Gonzaga hanno avuto il piacere di visitare in un giorno, la bellezza di Roma e di tutte le sue particolarità. Accompagnati dalle professoresse Massi, G. Tacconelli e Morelli, abbiamo cominciato il nostro breve viaggio d'istruzione alle Le professoresse fungendo da guide non hanno avuto problemi a spiegarci la storia e le funzioni dei più importanti monumenti che interessano Roma. Come prima tappa di un lungo percorso, abbiamo visitato il Colosseo e l'arco di Costantino. Il Colosseo. In grado di contenere fino a spettatori, è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi. Arco di Costantino. Questo arco trionfale fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria di Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio. Pagina 5

6 L a v oce del Gonza g a L'Altare della Patria o "Il Vittoriano" è un monumento costruito in onore di Vittorio Emanuele, il primo re di una Italia unita, con sede a Roma. Il Campidoglio, detto anche Monte Capitolino è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma. La fontana di Trevi. La fontana di Trevi è considerata la fontana più celebre del mondo ed è una tra le più grandi e note di Roma. Verso le 13 abbiamo deciso di consumare il nostro pranzo al sacco a Piazza di Spagna. Pagina 6

7 L a voce del Gonza g a Piazza di Spagna. Con la scalinata di Trinità dei Monti è la piazza più importante di Roma. Al centro della piazza vi è la famosa fontana della Barcaccia, che risale al primo periodo barocco, scolpita da Pietro Bernini e da suo figlio, il più celebre Gian Lorenzo Bernini. Nel pomeriggio,verso le ci siamo avviati per andare a Palazzo Montecitorio: la sede della Camera dei deputati, una delle principali sedi della democrazia italiana. E proprio qui, a Palazzo Montecitorio che si producono le leggi che regolano la vita della nostra società. Ogni legge nasce dal confronto tra le opinioni espresse dalle donne e dagli uomini che ogni cinque anni vengono scelti dal popolo come suoi rappresentanti al Parlamento. Questo Palazzo fu commissionato al Bernini nel 1653 e più volte rimaneggiato nel tempo da Carlo Fontana e dall architetto Ernesto Basile. Una volta entrati una guida esperta, ci ha fatto visitare un lungo itinerario che tocca i luoghi più noti e suggestivi della vita parlamentare: l Aula dove si riuniscono in seduta plenaria i 630 deputati, il grande corridoio prospiciente l Aula denominato Transatlantico o Corridoio dei passi perduti e le maestose scalinate berniniane che conducono ai piani superiori, le grandi sale di rappresentanza del secondo piano come la Sala della Lupa, Sala Aldo Moro e Sala della Regina. Pagina 7

8 L a v oce del Gonza g a Una volta usciti, come ultima tappa del nostro percorso abbiamo visitato il Pantheon. Il Pantheon. Il Pantheon è un Tempio romano dedicato a tutte le divinità (in greco pántheion significa 'di tutti gli dei'). Fatto costruire da Marco Vipsanio Agrippa nel 27 a.c. presso le sue terme nel Campo Marzio a Roma, venne completamente rifatto dall'imperatore Adriano nel II secolo d.c. Nel VII secolo fu trasformato in chiesa, dedicata a Maria e ai martiri, cosa che garantì la sua conservazione, anche se nei secoli venne spogliato dei decori bronzei e marmorei. A Palazzo Montecitorio si trovano più di mille dipinti e sculture datati tra il XVI e XX secolo, alcune migliaia di incisioni e stampe di varie epoche, un nucleo consistente di reperti archeologici e una discreta quantità di beni artistici, quali orologi, mobili d'epoca, arazzi e busti. Alle abbiamo terminato la nostra gita e abbiamo ripreso l'autobus per tornare a casa. E' stata proprio una bella esperienza, mi è capitato spesso di passare per Roma, ma non mi ero mai soffermata ad osservarla nella sua bellezza ed eleganza. Alessandra Grimaldi 2D Pagina 8

9 L a voce del Gonza g a I NOSTRI ALUNNI DIVENTANO SCRITTORI Elaborati presentati al Concorso Letterario per Anime rock Immagina che non ci sia il Paradiso. Prova,è facile. Nessun inferno sotto ai piedi,sopra di noi solo il cielo. Immagina che la gente viva al presente novembre In una fredda e piovosa giornata di novembre, me ne stavo seduta sul divano di camera mia,accanto alla finestra. Ero sola, rimasta ad osservare uno scenario maledettamente triste. Pioggia incessante, che invece di lavar via le memorie impresse nel marciapiede del mio cuore, non faceva altro che batterci sopra, come per amplificare ogni mio dolore. Rimasi per parecchio tempo con uno sguardo assente a fissare il vuoto. Distante sia dalla realtà,che dalla fantasia e con un nodo alla gola che non mi permetteva di respirare,mi sentivo come imprigionata in un mondo senza luce, sola e abbandonata. La mia vita era triste e monotona,aveva bisogno di un senso, che non riuscivo a trovare. Armata di cuffie auricolari e un infinita playlist di canzoni dei Beatles, riuscii a calmarmi, uscii e dopo aver camminato per qualche minuto, mi sedetti su una panchina gelida. La loro musica era la mia unica ancora di salvezza. Ogni volta che li ascoltavo mi sentivo libera da ogni pensiero, preoccupazione, rimorso. Mi sentivo bene. Le loro parole e la loro musica entravano a far parte di me e non potevo far a meno di sorridere e sentirmi viva. E me ne stavo seduta lì ad ascoltarli sul mio mp3, mentre la pioggia iniziava a farsi sempre più fitta e il cielo a ricoprirsi di un manto scuro e tenebroso. Mi incamminai per tornare a casa, quando improvvisamente incrociai lo sguardo di un ragazzo. I suoi occhi erano marroni, i suoi capelli credo che fossero color castano chiaro. Non so il perché, ma il suo sguardo aveva attirato la mia attenzione. I suoi occhi sembravano infinitamente profondi, era come se mi ci stessi perdendo dentro. Tutto questo accadde però in un solo attimo e fu tutto così fugace e inaspettato che non riuscì neanche a capire chi fosse. Tornai a casa e chiamai il mio gruppo per provare. Ci chiamavamo i Reckless, ovvero gli spericolati. La nostra band si era formata da un anno. Eravamo in quattro. Ricky suonava la batteria, Alessandra la chitarra,noemi al basso ed io ero la voce. Andavamo forte, ma fino ad allora non avevamo mai suonato davanti a molta gente, non eravamo mai riusciti ad esprimere noi stessi davanti a delle persone. Ogni tanto componevamo canzoni di genere rock, ma solitamente facevamo cover. I nostri grandi ispiratori erano i Beatles, i maestri del rock, i nostri idoli. Era la passione per questo gruppo che ci aveva congiunti. Quando suonavamo,per ognuno di noi era come esprimere i propri sentimenti, gridare emozioni, gridare noi stessi gennaio Era il gran giorno. Il giorno in cui finalmente avrei cantato con il mio gruppo davanti ad un vero pubblico. Il giorno in cui insieme avremmo affrontato tutte le nostre paure, le nostre incertezze, cercando di esprimerci e di emozionare chi ci avrebbe ascoltato. Lo zio di Alessandra aveva appena aperto il suo locale, e ci aveva chiesto di fare un piccolo spettacolo per la sua inaugurazione. Eravamo eccitatissimi. Quando Matteo, il proprietario, ci presentò alla gente, ero in ansia. Ma salii sul palco, chiusi gli occhi e incominciai a cantare, e d un tratto tutto passò. Lasciai uscire dalla mia anima ogni sentimento, emozione. Mi divertii come non mai. Era come se dentro ognuno di noi ci fosse un drago da liberare. Quella sera aprimmo i cancelli del nostro cuore e ci lasciammo andare. Arrivati a metà del nostro repertorio, facemmo una pausa. Prima di riprendere però mi accorsi di uno sguardo familiare, tra la folla. Lo riconobbi solo quando, mentre stavamo suonando love me do, canzone dei nostri idoli rock, ritrovai quegli occhi marroni. Era lui, il ragazzo che avevo incontrato in quella giornata maledettamente triste. Quel ragazzo che col suo sguardo m aveva fatto riflettere. Lo guardai bene e mi accorsi che era dotato di una bellezza incredibile. Distratta da cotanta meraviglia, non mi accorsi che anche lui mi stava guardando, e quando lo feci mi sentii talmente in imbarazzo. Abbassai rapida lo sguardo, poi mi misi a pensare e mi accorsi di un leggero fastidio al petto e di un tremolio alle gambe che non avevo mai avuto prima d allora. Mi chiedevo come fosse possibile che io provassi ciò per una persona che neanche conoscevo. Alla fine dello spettacolo andai a cambiarmi e, una volta uscita dal camerino, mi fiondai sul bancone del bar per bere qualcosa. Quando chiesi al barista il conto però, mi disse che qualcuno lo aveva già pagato. Mi chiesi chi potesse essere stato, poi mi voltai e vidi quel ragazzo sorridermi. Bizzarro il modo in cui accese in me una forte sensazione di felicità. Si avvicinò e incominciammo a parlare. Ci guardammo negli occhi e solo allora conoscemmo bene i nostri volti ma non serviva, perché noi già ci amavamo. Probabilmente passarono due ore prima che mi riaccompagnasse a casa. Il suo nome era Marco. Aveva 19 anni e si era da poco trasferito dalla Spagna. Parlammo in breve delle nostre vite, ci raccontammo l essenziale. Entrambi amavamo la musica rock. Fu questo ad accomunarci maggiormente. Col tempo scoprii che era una persona sensibile, romantica, dolce, ma col suo lato.. rock. Sapeva capirmi e starmi vicino. Sapeva farmi felice. Fummo ottimi amici, per un po di tempo, anche se sapevamo di appartenerci, sapevamo di provare l un per l altro sentimenti ben più profondi. Non pensavo di poter mai provare certi sentimenti per qualcuno, soprattutto durante quel periodo buio della mia vita. Provammo, a distanza di un anno e più, a scrivere una nostra storia d amore nel destino. Eravamo felici, e lo siamo tutt ora, a distanza di tanti anni, rimembrando come una grande passione ci avesse uniti, facendoci scoprire nuovi orizzonti e nuove speranze. Oggi, insieme, senza più timore di vivere, godendoci il presente, canticchiando: Love, love me do..- MARTINA DE CRECCHIO 2 D Pagina 9

10 L a v oce del Gonza g a La realtà è soggettiva 50 Anni. In 50 anni cosa può accadere? Bella domanda, non è vero? Ogni cosa è mutata. E il nostro protagonista si sente solo, tanto solo. È rimasto con la mente agli anni sessanta, anni nei quali ha conosciuto la sua Rosa. Lei, la donna della sua vita, la donna per la quale ha tanto aspettato, la donna che ama. La loro vita insieme è stata travagliata, piena di sofferenza, ma altrettanto piena d'amore, di vita. Hanno tanto desiderato avere figli. Per un lungo periodo è stata la loro sola fissazione. Ma adesso, adesso non importa più. Lei è morta, dicono. Lei, come tutti i loro sogni assieme. Lui non ci crede però; sa in cuor suo che tutto questo è uno scherzo, che tutto quello che continuano a ripetergli da giorni è puramente inventato. Non riconosce l'ambiente. Non riconosce nulla. Perché non riesce ad alzarsi? Perché Rosa non è con lui? Chi è quella gente che entra e esce dalla stanza? E suo padre? Era andato a Venezia per lavoro, ma dovrebbe già essere tornato da parecchio. Non comprende. Chiude gli occhi per cercare serenità e subito gli riaffiora nella mente la dolce figura della moglie. Quegli occhi nocciola, grandi ed espressivi, fantastici; quei capelli color notte che era solita mettere dietro l'orecchio destro; le mani fragili, calde e profumate. Tutto in lei è perfetto. Non si rassegna alla tragica storia che gli hanno raccontato. No. Non è possibile. per caso: ecco una donna che bussa alla sua porta per restituire una lettera arrivatale per sbaglio. Continua a ricordare: vede sua madre passeggiare per la strada di paese, appena fuori il loro piccolo bar a conduzione famigliare. È radiosa e felice perché ha appena comprato un nuovo cappello, uguale a quello della moglie del fioraio che aveva visto una settimana prima a messa. L' immagine diventa sfocata, ma ne arriva subito un'altra, più dolorosa. È una notte calma e scura, il telefono suona e lui risponde; è una voce sconosciuta che gli comunica che c'è stato un incidente, nel quale Salvatore, suo fratello, ha perso la vita. Era poco più che un bimbo, aveva 11 anni, ma il destino aveva voluto così. Salvatore amava avventurarsi in sentieri pericolosi, soprattutto nella notte. Amava il brivido della velocità, ma amava ancor di più le facce sbalordite dei suoi amici quando ascoltavano gli incredibili resoconti dei suoi viaggi notturni. Nessuno poteva placarlo, non i suoi genitori, non suo fratello, non sua sorella. Nessuno. Si sentiva invincibile. Ma purtroppo qualcosa era riuscito a fermarlo, e per sempre. Il giorno del suo funerale, 25 Settembre 1961, era presente tutto il paese; persino la ragazzina di città per cui aveva una cotta. Salvatore sarebbe senza dubbio rimasto sorpreso nel trovarla lì, ma ancor di più vedendo la lacrimuccia sul suo viso. E anche sul volto del nostro protagonista compare una lacrima e con lei una calda sensazione, bellissima e malinconica allo stesso tempo. D' un tratto sente la guancia di nuovo asciutta, quasi per miracolo. E via un altro ricordo. Ambiente familiare, casa sua. È con suo padre. I due parlano seduti in soggiorno, sono tranquilli. Discutono riguardo una cosa molto importante: il matrimonio con Rosa è prossimo, quindi stanno facendo uno di quei discorsetti che si affrontano in queste occasioni. Le parole sono solo in sottofondo, però, perché in realtà lui è concentrato su altro: Rosa è di là che cucina cantando. La sua voce. La sua meravigliosa voce. Come gli manca. Da qualche mese è uscita una canzone, una canzone inglese. Il nome del gruppo è impronunciabile per lei, però riesce a cantare qualche verso e mentre lo fa sembra davvero felice : Lov, lov mi du. Iu no ai lov iu.... Lui sa ancora quelle parole, solo quelle, ma gli bastano, gli sono sufficienti per poter rivivere quei momenti. Ricorda persino il ritmo; forse perché Rosa non faceva altro che cantarla. Gli sembra la canzone più bella del mondo, oltre a essere l'unica che rammenta, naturalmente. Apre gli occhi. Ancora non sa dov'è. Viene colpito da una figura nell'angolo. È una giovane donna. Questa lo guarda affettuosamente tenendolo per mano. Gli parla : Com'è crudele con te la vita, papà. Mi dispiace molto. Non puoi alzarti dal letto, non puoi camminare, figuriamoci se puoi goderti i tuoi nipoti. Sono così arrabbiata. Non te lo meriti, questo. Hai condotto una vita di sacrifici, di duro lavoro e non puoi vivere serenamente i tuoi ultimi anni. Non so nemmeno se comprendi ciò che dico. Non so nemmeno se mi riconosci! Lui non sa che fare. Non sa che dire. Non sa che pensare. È sua figlia? Ma, come? Lui e Rosa non erano riusciti ad averne. Non capisce. Tenta di parlare, ma è come dice quella donna: non può, non ce la fa. Fissa la persona seduta alla sua destra con insistenza, ma non percepisce niente, non sente istinto paterno; non prova assolutamente nulla. Cerca di considerare per un secondo l'ipotesi che la storia che gli hanno ripetuto molte volte sia vera. Si vede anziano, cosa che è convinto di non essere, insieme a Rosa e a tanti nipoti. Sì, senza alcun dubbio sarebbe stato bello avere una famiglia numerosa, proprio come l'aveva sempre sognata. Torna al presente, si sente morire: e se fosse vero? Se realmente avesse 82 anni? Si sente stanco e appesantito, ma non vuole credere che sia dovuto all'età. Ma se ipoteticamente fosse la verità, come mai non ricorda la vita, la sua vita? Com'è possibile? A quest'ora dovrebbe essere pieno di ricordi, più numerosi e variegati degli effettivi; ma non ne ha. Perché rammenta fino al 1968? Perché crede di vivere nel 1968? L' ultima immagine nella sua testa è legata a quella melodia, a Rosa che la intona. All' improvviso inizia a piangere lacrime amare di consapevolezza. Ora sa. Sa che per stare bene l'unica cosa da fare è cantare; ma non riesce e questo lo distrugge. Sente la donna asciugargli le gote e, dolcemente, avverte dentro di sé il ritmo. Coinvolgente, pieno di vita; il ritmo magico, il ritmo che ora per lui è tutto VIRGINIA D ALESSANDRO 2 L...E ANCORA... I ricordi rimangono impressi per sempre Son passati già 10 anni dalla morte di mia madre. Ricordo ancora quando mi raccontava le sue belle storie per farmi addormentare, il suo tenero abbraccio e le sue dolci parole. Dopo la sua scomparsa rimasi sola con mio padre. Egli è molto importante per me, perché ha saputo farmi anche da madre, non mi ha mai abbandonata. Io lavoravo in un piccolo ristorante gestito da lui e siccome non potevo andare a scuola, frequentavo i corsi serali. La mia vita è sempre stata monotona, fin quando un giorno, mentre facevo delle compere per il locale, incontrai un bambino che si era perso. Era tutto impaurito e non sapeva dove andare. Allora con calma mi feci spiegare dove abitava e per puro caso viveva in una palazzina vicino al mio ristorante. Durante il ritorno a casa, questo bambino di nome Giulio mi raccontò la sua storia. I suoi genitori erano morti in un incidente stradale e lui era rimasto solo con suo fratello maggiore. Io mi rivedevo in lui, sapevo come si sentiva; in un attimo ti senti tutto il mondo crollare addosso. Suo fratello si chiama Matteo, egli per guadagnarsi da vivere suonava in una band rock e studiava in una università. Era sempre impegnato a fare le prove per i concerti e la maggior parte delle volte era costretto a lasciare il fratellino solo in casa. Gli raccomandava sempre di non andare in giro da solo ma lui faceva sempre il contrario. Il tempo passò così in fretta che arrivammo subito a casa. Giulio era felice del nostro incontro e lo ero anch io; ero contenta di aver potuto ascoltare la sua storia ed ero curiosa di vedere com era suo fratello. Mentre mi dirigevo verso il locale, come al mio solito, camminavo con la testa fra le nuvole, e mi scontrai con un ragazzo. Per un attimo rimasi a guardarlo, era alto e magro, aveva due occhi lucenti di colore verde smeraldo e i capelli scuri, con un ciuffo ribelle che gli scendeva sulla fronte. Anche lui mi fissava in un modo strano, come se volesse dirmi qualcosa ma non ne aveva il coraggio. Allora mi scusai per lo scontro, raccolsi in fretta le cose che mi erano cadute e scappai via. Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio, continuavo a pensare a lui. Il giorno dopo non riuscivo a trovare la foto con mia madre e pensai di averla persa durante lo scontro che avevo avuto con quel ragazzo. Per me quella foto significava molto, quindi volevo a tutti costi ritrovarla. Girovagai per giorni per tutte le strade del quartiere ma della foto non c era la ben che minima traccia. Potevo chiedere a quel ragazzo misterioso, ma non sapevo neanche il suo nome. Giulio a cui mi ero affezionata tanto, spesso veniva a mangiare nel mio ristorante. Un giorno mi chiese se potevo andare a riprenderlo a scuola e mio padre mi diede subito il consenso, perché ormai per lui e anche per me, Giulio era uno di famiglia. Mentre andavo, vidi uscire dalla stessa palazzina di Giulio quel ragazzo con cui mi ero scontrata e senza farmi vedere lo inseguii. Stava andando proprio verso la scuola di Giulio, allora presi una scorciatoia in modo da arrivare prima di lui ed andò proprio così. Lo aspettai e appena mi vide mi riconobbe subito. Molto educatamente mi salutò e si presentò; si chiamava Matteo, come il fratello di Giulio. Tra me pensavo ma non sarà per caso lui? e la risposta alla mia domanda arrivò immediatamente. Infatti Giulio appena uscì da scuola abbracciò molto forte Matteo e mi disse che era suo fratello. Matteo rimase molto sorpreso e mi chiese se ero quella Chiara che Giulio nominava sempre e io gli risposi di sì. Mi sorrise e vidi nei suoi occhi che era felice e devo ammettere che lo ero anch io. Volevo saperne di più di lui e conoscere la sua band, perché Giulio me ne parlava davvero tanto. Matteo mi ringraziò per tutte le cose che facevo per suo fratello e si scusò del disturbo che mi stava causando, ma purtroppo non poteva portare con sé Giulio all università e a fare le prove; risposi che per me era un immenso piacere, perché ormai lo trattavo come un fratello. Arrivati a casa, Matteo mi salutò e mi chiese se quella sera volevo andare al suo concerto in città. Io non riuscivo a credere alle sue parole, quel giorno erano successe troppe cose. Volevo andare a tutti i costi al concerto di Matteo e per convincere mio padre gli dissi che con me portavo anche Giulio, ma non era vero. Non sapevo cosa mettermi per andare al concerto, alla fine mi vestii in modo semplice. Indossavo dei pantaloni stretti ed una camicetta a fiori, per quell occasione mi truccai e misi un rossetto rosso. In me sentivo qualcosa di diverso, come se la mia vita stesse cambiando. Durante il concerto Matteo cantò tutto il suo repertorio, e fra tutta quella folla, con quei suoi occhi che brillavano fra tutte le luci del palco, cercava me. Io sentivo solamente quella sua voce melodiosa e mi sembrava di stare in un bellissimo sogno che rappresentava la realtà. Quando il concerto finì, lo aspettai seduta su una panchina. Ad un certo punto sentii una persona avvicinarsi e come mi girai, vidi che era proprio lui. Tra le sue mani teneva la foto che avevo perso e me la restituì dicendomi che mi era caduta il giorno in cui ci eravamo scontrati. Lo ringraziai e mi congratulai con lui per la sua bellissima voce e per la sua meravigliosa band. Mi rispose che era stato solo merito della mia presenza se era riuscito a cantare così bene. Proprio in quel momento, mentre i nostri sguardi si incontrarono, da una radio rimasta accesa, si sentiva la canzone dai Beatles Love me do. Mi fece provare forti emozioni e mi commossi talmente tanto che dai miei occhi scesero delle lacrime. Matteo con la mano me le asciugò e mi strinse forte fra le sue braccia; e quell atmosfera così romantica ci trasportò in un tenero bacio. Insieme tornammo a casa ed entrambi non riuscivamo a credere a quello che era successo. Per la prima volta andai a dormire con il sorriso stampato sulle labbra e nella mente riascoltavo quella bellissima canzone. Non riuscivo a togliermi dalla testa quel ritmo così incalzante e coinvolgente. Da quella sera iniziammo a frequentarci come una vera coppia innamorata ed anche Giulio era felicissimo; lui aveva desiderato ardentemente questo momento, perché in me vedeva una figura materna, che ad entrambi mancava molto. Ci incontravamo spesso di nascosto da mio padre; perché lui è una persona molto complicata, era difficile parlargli di questo argomento, e lo era soprattutto per me. Ma un giorno riuscimmo a parlargli della nostra relazione e lo convincemmo, dicendogli che non riuscivamo a stare separati, perché era troppo sofferente sopportare la lontananza. Alla fine ci comprese e accettò addirittura l idea del nostro matrimonio. Io sapevo che alla fine ci avrebbe capito, perché anche lui per mia madre provava le stesse emozioni che mi legano a Matteo. Purtroppo la vita non è tutta rosa e fiori, anche io e Matteo abbiamo le nostre debolezze. Lui è sempre circondato dalle sue ammiratrici, perché con i suoi concerti è diventato molto famoso, ed io a volte mi arrabbio e mi ingelosisco per niente. Per calmarmi, mi canta la nostra canzone. Cantandomela mi fa capire che il suo amore è sincero, che nella sua vita ha trovato una persona fantastica da amare e che nel suo cuore c è posto solo per me. ELODIA SABLONE 2L Pagina 10

11 L a voce del Gonza g a La nebbia era fitta, la strada deserta, buia, illuminata solo da quel corpo celeste che a volte c è e a volte no. Eppure Marta Campobasso la percorreva in auto ogni notte per tornare a casa dopo il turno di lavoro alla radio. Ma quella fu una notte diversa, una notte che avrebbe segnato la sua vita. Ignara di ciò che l attendeva proseguiva il suo ritorno a casa tranquilla e soddisfatta mentre ascoltava alla radio il suo brano preferito Love me do.ad un tratto dietro tutta quella foschia intravide una luce, così si avvicinò. Era un altra auto, che era uscita fuori strada. Avvicinandosi vide all interno un giovane che con gli occhi semi aperti le lanciò uno sguardo. Aveva i capelli castano chiari e gli occhi color oceano, non sembrava italiano.marta non si fece prendere dal panico scese, e con fatica riuscì a trascinare il giovane nella sua auto, correndo all ospedale più vicino. La ragazza, dopo essersi assicurata che i medici si fossero presi cura del giovane, andò via dimenticando l accaduto e pronta a ritornare alla vita di tutti i giorni: il lavoro alla radio e la sua amata nonna,maria, che l aveva cresciuta con tanti sacrifici dopo la morte dei suoi genitori all età di cinque anni. In ospedale la ripresa del giovane fu più lunga del previsto, rimase stordito dai farmaci tre giorni per poi risvegliarsi in un totale vuoto di memoria, l unica cosa nella sua menta era l immagine di un viso angelico, un viso di una giovane mora coni i capelli lunghi e mossi e gli occhi color mandorla, a cui facevano da sottofondo le parole di una canzone melodiosa Love me do. Dopo circa una settimana riacquistò la memoria, riconobbe tutti i parenti che erano andati a trovarlo in ospedale, si ricordò di chiamarsi William Trade di essere il figlio di un ricco imprenditore americano e che era venuto in Italia per approfondire i suoi studi universitari. L immagine di quella giovane lo perseguitava così si rifiutò di ritornare in America con i genitori, perché voleva ultimare gli studi, ma in realtà il suo unico obiettivo era quello di ritrovare la ragazza a cui doveva la vita. Così lo stesso giorno di uscita dall ospedale chiese ai medici informazioni su di lei; questi furono molto dettagliati nel poiché spesso Marta svolgeva volontariato nel pronto soccorso che si trovava al piano inferiore. William iniziò subito le ricerche presso la stazione radio che i medici e gli infermieri gli avevano indicato, come luogo dove Marta lavorava da diversi anni. Purtroppo l esito non fu quello sperato perché quando chiese notizie su di lei allo sportello informazioni gli dissero che da qualche giorno la ragazza non lavorava più lì e che per problemi familiari aveva perfino dovuto cambiare residenza. William non si arrese e con i soldi destinati agli studi ingaggiò un investigatore privato.nel frattempo un suo domestico aveva tenuto informati i genitori, raccontando loro che il figlio che stava spendendo tutto il denaro per via di una ragazza.i signori Tander assolutamente contrariati per l accaduto non intesero più finanziare il soggiorno di William. Si prese del tempo per riflettere. Intanto l investigatore privato aveva scoperto che la giovane si era trasferita a Roma per portare la nonna in un ospedale specializzato, visto che era molto malata e aveva bisogno di cure.william restava dell intenzione di conquistare quella giovane che aveva toccato il suo cuore solo con uno sguardo; sentiva che quella poteva essere la donna con cui avrebbe voluto passare la sua vita: era diversa da tutte le ragazze che lo circondavano nella villa in cui viveva in America, e del tipo che i suoi genitori volevano per lui. Quegli occhi parlavano di una ragazza che aveva affrontato i dolori e le gioie della vita e che tutto ciò che era lo era sicuramente non perché dietro di lei ci fossero genitori facoltosi che l avevano fatta diventare qualcuno, ma perché con la sua semplicità, la sua genuinità riusciva a conquistare il cuore di tutti. Questi pensieri invasero la mente di William per tutto il viaggio verso Roma in auto stop. Una volta arrivato a destinazione egli cominciò a salire le scale dell ospedale con il cuore in gola, consapevole del fatto che era l ultima opportunità di poter conquistare quella che voleva come compagna per la vita. Arrivato in reparto chiese di una certa Maria accompagnata da una giovane di nome Marta. I medici gli indicarono la stanza ma gli dissero che le condizioni della di vita della signora ormai non lasciavano più sperare se non nel caso in cui si fossero adottate cure mediche molto costose. Perplesso, amareggiato e preoccupato avanzò verso la stanza: vide Marta in lacrime e la nonna sedata e in un lento spegnimento come un focolare senza legna. William non ebbe neppure il coraggio di avvicinarsi a Marta,ora il suo unico pensiero era come far salvare Maria, perché vedeva il dolore della donna che era diventata il centro della sua vita. Ormai non aveva più nulla, né denaro, né casa, né beni, né appoggio dei genitori. Decise così di rivolgersi agli usurai che gli dettero la quantità di denaro necessaria. Consapevole di non poter estinguere il debito, prese comunque il denaro, lo mise in una busta con un biglietto su cui aveva scritto Love me do e lo inserì nella cassetta postale della casa in cui Marta stava temporaneamente alloggiando a Roma. Quei soldi fecero uscire la nonna di Marta dall ospedale e ridettero il sorriso a quella giovane che nella vita aveva già tanto sofferto. Marta non venne mai a conoscenza dell identità dell autore del gesto. William distanza di mesi non potè pagare l enorme debito così fu disposto a morire, sì a dare la sua vita per amore. NAOMI TORTORA 2L Pagina 11

12 L a v oce del Gonza g a Kate, 15 anni, un passato alle spalle diverso da quello della maggior parte delle sue coetanee. Un passato DIVERSO. Dopo aver finito di studiare per il giorno seguente, Kate mette le cuffie nelle orecchie, accende il suo I-pod e si sintonizza con la radio. In quell istante sente ben scandita nella sua mente la voce di Michael Jackson che canta queste parole: Send them your heart So they ll know that someone cares And their lives will be stronger and free Manda loro il tuo cuore così sapranno che a qualcuno interessa qualcosa di loro e le loro vite saranno più forti e libere Qualcosa in Kate non va. Si sente persa, si sente piena e allo stesso tempo vuota di emozioni. Nella sua mente scorrono le pagine della sua vita, l infanzia che non ha avuto, i lividi, i pugni, le ferite sul corpo e nel cuore, l impossibilità di aver avuto una vita normale, un infanzia priva di sorrisi, gioia, divertimento e serenità. Un mondo pieno di diritti dai quali fuggire. Qual è stata la condanna più grande della sua vita? Essere nata donna in una realtà sbagliata, una realtà che discrimina e umilia le donne. Kate era una delle ennesime bambine invisibili del territorio delle Ande, senza identità, senza istruzione, che già all età di tre anni era costretta a lavare enormi quantità di biancheria nell acqua bollente con le sue manine piccole e delicate. Kate non conosceva il significato della parola Amore, era piena di sogni e di ambizioni, soprattutto sperava di svegliarsi da quel brutto sogno che era il suo mondo, la sua vita. Gianni e Maria, una coppia appena sposata, si recano in quel territorio per una missione umanitaria ed un giorno si innamorano a prima vista di Kate. La piccola prova un sentimento che mai aveva sentito in vita sua. Ama e si sente amata. Dopo aver aiutato il suo villaggio, Maria e Gianni riescono a portarla in Italia. Kate è come se nascesse per la seconda volta, le viene attribuita un identità e inizia a frequentare la scuola, ha dei genitori che la amano e che la accettano per com è. La sua vita diventa libera, lei stessa ora è una donna forte e libera grazie a due persone fantastiche che ora chiama mamma e papà. Valeria Buccione 2N GLI ALTRI ELABORATI CHE HANNO PARTECIPATO AL CONCORSO, VERRANNO PUBBLICATI NELLE PROSSIME EDIZIONI. Otto domande al professore più discusso dell'anno! 1- Come si trova in questa scuola? E' soddisfatto? Certo! Mi trovo benissimo,davvero. 2- Quali sono state le sue prime impressioni? Ho pensato da subito che questa sia una scuola che funzioni. Gli alunni sono motivati e i colleghi sono molto bravi. 3- Secondo lei,quali sono gli aspetti positivi e negativi? Di aspetti negativi non ne ho trovati. Tra quelli positivi c'è sicuramente il lavorare insieme ai ragazzi. Cerco sempre di comprendere i loro problemi,e questo mi fa sentire anche più giovane! 4- Com'è il suo rapporto con gli altri docenti? Molto buono,ho davvero degli ottimi colleghi. Ovviamente ci sono quelli con cui,tra una battutina e l'altra,vado più d'accordo. Ma devo dire che sono tutti molto bravi. 5- Da quanti anni fa questo lavoro? Posso dire di fare l'insegnante da una vita. Per l'esattezza dal 1985, perciò da circa 27 anni. 6- Avrà notato che la scuola è frequentata maggiormente da una componente femminile. Come si sente al riguardo? E' imbarazzato? Assolutamente no. Devo dire che non mi è mai capitata una situazione del genere, avendo insegnato in scuole quasi del tutto maschili. Ma penso che le ragazze siano molto più studiose e disciplinate, perciò nessun imbarazzo! 7- Se avesse la possibilità,tornerebbe ad insegnare in questa scuola? La possibilità c'è,in quanto sono titolare qui. In realtà,vorrei tanto poter tornare a lavorare a Lanciano; ma,nonostante ciò,sono molto contento di rimanere. 8- Bene. Ora,se non le dispiace, vorremmo chiederle qualcosa di più personale. E' sposato? Sì,certo. Sono sposato ed ho anche un figlio di 22 anni,matteo. Trivelli, Belluco, La Cioppa, Di Berardino, 3M Soddisfatte pienamente, ce ne torniamo nella nostra classe e aspettiamo con ansia...l ora di scienze! Pagina 12

13 L a voce del Gonza g a 27 Gennaio 2013 GIORNO DELLA MEMORIA Gli studenti del Gonzaga, riuniti in Assemblea,...RICORDANO...E IMMAGINANO... L ULTIMA STELLA di Giorgia Cellini 2N Vorrei raccontarti una storia parla di me e di te, dei giorni difficili trascorsi a pensare quando finirà tutto questo, quanto dobbiamo soffrire ancora, quanto dobbiamo ancora sopportare per avere la libertà. La libertà mi manca; mi manca la brezza dell aria sulla pelle, la corsa in un campo assolato, la vista di un tramonto insieme...mi mancano quei giorni di vita che ora passano velocemente davanti ai nostri occhi Mi manca guardare il cielo, con le sue stelle che illuminano il buio e fanno felice la notte. Amico mio sono così difficili le ore e i minuti che passano. Piango all idea di una vita che avremmo potuto avere. Spero di svegliarmi e di capire che la vera realtà mi sta aspettando lì fuori Lì dove c è quella stella, l ultima stella che si spegnerà e sarò io, per te, quella stella. IMMAGINA di Francesco Di Giorgio 1L Immagina un bambino troppo spaventato per poter urlare Immagina una donna troppo triste per poter abbracciare Immagina un uomo troppo magro per poter mangiare. Immagina un luogo da cui solo fumo uscirà Immagina un luogo del quale non si saprà, immagina le righe sbiadite dal sudore immagina dei numeri troppo lunghi da poter ricordare. Immagina un uomo troppo freddo per poter perdonare Immagina le macerie di una città di cui mai più si ricorderà. Tutto questo è un incubo, tutto questo è successo e per questo, per non dimenticare, vi chiedo di immaginare e di perdonare l uomo che senza pensare alzò il fucile e di ricordare l uomo che sentì il tuono quel tuono che, senza pietà, gli tolse tutto. AL BUIO di Andrea Capo 1L IL VIAGGIO A AUSCHWITZ di Damiano Di Renzo 1L CARO DIARIO,OGGI E UN GIORNO TRISTE PER ME, SONO VENUTI I SOLDATI TEDESCHI A PRENDERMI, SONO ENTRATI IN CASA BUTTANDO GIU LA PORTA E CI HANNO TRASCINATI TUTTI SUL CAMION SCOPERTO, TRA LE GRIDA DI MIA MADRE E MIA SORELLA. LEI PIANGEVA DISPERATAMENTE E PAPA SUPPLICAVA DI NON FARCI DEL MALE. SUL QUEL CAMION ERAVAMO IN TANTI, TUTTI AMMASSSATI GLI UNI AGLI ALTRI. CI HANNO PORTATO AD UNA STAZIONE DOVE CI ATTEN- DEVA UN LUNGO E AFFOL-LATISSIMO TRENO; ERA PIENO DI EBREI. SIAMO TUTTI SALITI MA ERA UNO STRANO TRENO, SENZA POSTI A SEDERE, DOVEVAMO PER FORZA STARE IN PIEDI STRETTI TRA DI NOI. MIA MADRE CONTINUAVA A PREGARE CON UN ROSARIO STRETTO TRA LE MANI, PAPA TENEVA IN BRACCIO MIA SORELLA ED IO CONTINUAVO A CHIEDERMI COSA SA- REBBE STATO DI NOI. E POI QUEL CANCELLO E TANTE, TANTE PERSONE CON LA STESSA ESPRESSIONE SUL VOLTO. IN QUEL MOMENTO, HO CAPITO CHE CHI EN- TRA DA QUEL CANCELLO, HA POCHE SPERANZA DI USCIRNE... IO CE L HO FATTA Al freddo, al buio. PAURA. Questa è la mia vita nel più grande inferno artificiale presente su questo pianeta. Si chiama Auschwitz, un campo di concentramento nazista, dove ogni giorno muoiono centinaia di persone e dove, i soldati nazisti, non hanno pietà per nessuno. Sono vivo per miracolo; i miei fratelli hanno dato la loro vita per salvarmi, sacrificandosi al rastrellamento. Eh già la vita. La vita qui è estremamente dura: bisogna correre tutto il mattino e chi si ferma, anche solo per una decina di secondi, è morto. Ci sono tantissime camere a gas ed io ho assistito alla morte di molte persone innocenti. Molto spesso qualche soldato uccide un prigioniero senza motivo, addirittura per puro divertimento. Forse all inferno si starebbe meglio, e non so come né quando toccherà a me la stessa sorte di tantissimi altri miei compatrioti Ebrei. Non so quanto tempo ancora starò in questa assurda dimora. Spero di uscirne vivo. Pagina 13

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