CONTRIBUTI DEL GEOGRAPHICAL OFFENDER PROFILING ALL INVESTIGAZIONE DELL OMICIDIO

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1 CONTRIBUTI DEL GEOGRAPHICAL OFFENDER PROFILING ALL INVESTIGAZIONE DELL OMICIDIO Mario Meloni Psicologo Forense e Criminologo, Servizio di Psichiatria Forense- DSM ASL 8 Cagliari, Giudice Onorario presso Corte d Appello di Cagliari Via Cilea 32 Quartu Sant Elena, (CA), sealmario@tiscali.it ABSTRACT Il presente lavoro si focalizza sulle applicazioni del profilo geografico dell aggressore autore di omicidio. Il profilo geografico dell autore di reato, chiamato Geographical offender profiling (GOP) o Geographic profiling nei paesi anglossassoni dove è nato, è uno degli ultimi approcci di quella controversa e dibattuta applicazione di conoscenze nota di volta in volta come Criminal profiling, Offender profiling, Psychological profiling, Sociopsychological profiling, Criminal psychological profiling etc. Considerata da certi come un arte e da altri come una scienza, il profiling è uno strumento tra i tanti che può aiutare le investigazioni di polizia. In Italia il profilo geografico, oltre che essere scarsamente impiegato in ambito investigativo, è quasi totalmente ignorato dalle pubblicazioni scientifiche. Per quanto riguarda questo lavoro, verrà realizzata unicamente una disamina e una lettura del GOP in chiave scientifica, come proposto dai recenti lavori di David Canter, sottolineandone i limiti e i pregi, analizzando quello che è un interessante impiego di diverse discipline quali la psicologia, la criminologia ambientale, le scienze forensi, la geografia alla conoscenza del reato, del reo e della probabile area contenente l abitazione di quest ultimo. Tale impiego, relativamente attuale, non presenta ancora robustezza ermeneutica tale da poter essere considerata sempre come la risposta a quei casi dove appare incomprensibile la motivazione di un atto criminale, dove la soluzione del caso sembra non giungere mai, dove le investigazioni permangono sospese su un punto morto. Il GOP non deve sostituirsi alle tradizionali tecniche investigative, ma in taluni casi integrarsi. 1

2 Ma l aspetto che l autore ritiene più utile e interessante, oltre la potenzialità investigativa del GOP, è quello di approfondire la comprensione del comportamento criminale nel suo complesso. In quest ottica si pone questo lavoro, che esporrà i risultati dei maggiori contributi realizzati in questo campo. Parole chiave: geographical offender profiling; omicidio; profiling; psicologia investigativa; sistemi di supporto decisionale. INTRODUZIONE Generalmente i lavori scientifici inerenti l omicidio e il crimine violento ne affrontano gli aspetti psichiatrici e psicodinamici (Malmquist, 1996) 1, psicopatologici 2 o i legami con le condizioni economiche 3, politiche 4 e sociali 5. Altri esaminano l omicidio nel suo aspetto seriale, attraverso le diverse tipologie 6. Altri ancora enfatizzano finalità investigative 7, combinando elementi clinici e statistici, introducendo il tema dell omicidio e del profiling all interno del più ampio spettro riguardante l investigazione criminale 8 ; anche in Italia sono presenti contributi in tal senso (Gulotta, Merzagora Betsos e coll., 2005) 9. In questa sede si illustreranno i principi del geographical offender profiling, ovvero le risultanze dei principali studi sul comportamento spaziale dell offender, le sue applicazioni e il suo possibile impiego alla fattispecie dell omicidio. Questo lavoro, esaminando la letteratura scientifica, esporrà nel secondo, terzo e quarto capitolo principalmente i risultati e la sistematizzazione dei recenti contributi di Canter e Youngs sull argomento (Canter e Youngs, 2008). Per prima cosa si affronterà l omicidio e il profiling, ovvero gli studi e l utilizzo del profilo ai casi di omicidio, quasi sempre seriali. 1 Malmquist C. P., Omicidio. Una prospettiva psichiatrica, dinamica e relazionale, Centro Scientifico Editore, Torino, Skodol A. E. (a cura di), Psicopatologia e crimini violenti, Centro Scientifico Editore, Torino, Vedasi Matthews R. A. e coll. (2001) e Kubrin C. F. (2003). 4 Per esempio Chamlin M. B. e coll. (2006). 5 Broidy L. M. e coll. (2006) e Fox J. A. e coll. (2003). 6 Tra gli altri Schlesinger L. B. sull omicidio catatimico e compulsivo (2004), l ampliamento della definizione di omicidio seriale di Dietz M. L. (1996) e, in Italia, il modello S.I.R. di De Luca R. (2001). 7 Geberth V. J., Sex-related homicide and death investigation, CRC Press, Boca Raton, In tal senso Gardner R. M. e Bevel T. (2009) e Tong S. e coll. (2009). 9 Gulotta G., Merzagora Betsos I. e coll., L'omicidio e la sua investigazione, Giuffrè, Milano,

3 Nella seconda parte si tratterà delle origini e degli assunti del Profilo Geografico, afferenti agli studi di Criminologia Ambientale dei Brantingham per esempio, alla Psicologia Ambientale, alle teorie criminologiche quali la Routine Activity Theory e la Rational Choice, fino alla più recente Psicologia Investigativa. Gli assunti derivanti riguardano concetti quali la localizzazione, la scelta sistematica del luogo del crimine, la centralità (Marauders e Commuters), l analisi comparativa dei casi (Case Linkage) etc. Nella terza parte ci si concentrerà sulle applicazioni del GOP, nello specifico all omicidio, dove si evidenzieranno quei fattori costanti che rappresentano la struttura portante del GOP, quali la distanza dell abitazione dal luogo del crimine, le variazioni per tipologia di aggressione, la funzione di decadimento, la Buffer Zone (ovvero zona cuscinetto), l area criminale, le variazioni per tipologia di luoghi, la successione temporale. Nella quarta parte troverà spazio una sintetica descrizione dei Sistemi di Supporto Decisionale, riprodotti da softwares che, incorporando le basi empiriche emerse dai vari studi, agevolano le investigazioni sul dove cercare o sul come procedere. Per ultime verranno esposte le conclusioni di questa essenziale trattazione. 1. OMICIDIO E PROFILING Il primo esempio di profiling (in questo caso psicologico) risale alla seconda guerra mondiale, quando negli Stati Uniti il capo dell OSS (Office for Strategic Service), William J. Donovan, commissiona allo psichiatra William Langer la realizzazione di un profilo psicologico di Adolf Hitler. Il profilo, che nel 1943 pervenne fino al presidente Roosvelt, venne realizzato in collaborazione con altri scienziati, risulta di taglio psicanalitico, ed è composto di vari capitoli, tra i quali il maggiormente noto e interessante è quello relativo alle possibili soluzioni finali che Hitler avrebbe potuto mettere in atto nei propri confronti, tra le quali spicca alla numero 8 il commettere suicidio. L altra storica applicazione di un profilo, nel particolare all ambito criminale, è quello prodotto dallo psichiatra James Brussel, per conto dell ispettore Howard Finney. L oggetto del profiling era un individuo che, nella New York del 40, depositava ordigni esplosivi alternandoli a rivendicazioni tramite messaggi composti da lettere ritagliate ed inviate a quotidiani. 3

4 Per più di quindici anni, quello che venne definito Mad Bomber, fece ritrovare oltre una trentina di ordigni. Il 20 gennaio 1957 venne arrestato George Metesky, anche per merito del profilo stilato dal dottor Brussel. Tale profilo, molto dettagliato, integrava aspetti psicopatologici, psicanalitici e derivanti dalla grafoanalisi. Eclatante resta la profetica descrizione dell abbigliamento del criminale, riguardo al doppio petto scuro, accuratamente abbottonato, che effettivamente Gorge Metesky indossava al momento dell arresto. Negli anni successivi James Brussel proseguì il suo lavoro come profiler, occupandosi di diversi casi noti alla cronaca. In seguito, negli anni settanta, altri psicologi e psichiatri si cimentarono col profiling. Per esempio il professor Murray Myron sul caso del serial killer David Berkovitz, noto come il figlio di Sam. In Inghilterra, nel 1974, il dottor Patrick Tooley esegue un identikit sull omicida di Susan Stevenson, Peter Stout, poi arrestato. Il modello motivazionale dell FBI Tuttavia tra i primi contributi sulla classificazione dell omicidio, e sullo sviluppo del profiling come metodologia investigativa sistematica, troviamo quelli dell FBI Academy s Behavioral Science Unit di Quantico (B.S.U.), con la pubblicazione nel 1980 sulle tipologie di omicidi per libidine a cura di Hazelwood e Douglas. Nel 1986 Douglas e colleghi pubblicavano la classificazione degli omicidi in base alla vittima, al tipo e allo stile 10. Viene definito singolo omicidio quello in cui abbiamo una vittima uccisa e un unico evento. Un duplice omicidio quando ci sono due vittime uccise in un breve lasso temporale nello stesso luogo. Per triplice omicidio si intendono tre vittime uccise nello stesso tempo e nello stesso luogo. Mentre quattro o più vittime soppresse in un unico evento in un'unica località è classificato come omicidio di massa o mass murder. L omicidio di massa può essere inoltre di due tipi: omicidio di massa classico e omicidio di massa famigliare; il primo consiste in un individuo che agisce anche contro sconosciuti in uno stesso periodo di tempo che può essere di minuti, ore o anche giorni, e in uno stesso luogo; il secondo tipo avviene in famiglia, le vittime sono famigliari 10 Douglas J. E., Burgess A. W., Burgess A. G., Ressler R. K., Crime Classification Manual, Jossey Bass, San Francisco,

5 dell omicida che in certi casi dopo aver compiuto la strage può suicidarsi mutando l azione in quella che viene definita dagli autori mass murder/suicide. Un altra tipologia è quella dello spree murder risultante in uno stesso evento con più omicidi compiuti in luoghi diversi; una delle caratteristiche determinanti di questo tipo di azione, che lo differenzia dagli omicidi seriali, è che tra un uccisione e l altra non intercorre nessun periodo di raffreddamento emozionale (emotional cooling-off). Infine abbiamo la tipologia più nota e morbosamente attraente per l opinione pubblica e i media, l omicidio seriale (serial murder), ossia tre o più eventi separati in rispettive tre o più località differenti con un certo periodo di raffreddamento emozionale tra gli omicidi, periodo che può essere anche di anni. La più importante definizione di omicidio, utile a scopo di profiling, che la B.S.U. dell FBI comunque abbia creato è quella che ne considera il livello di organizzazione, utilizzando la dicotomia organizzato/disorganizzato con sottese caratteristiche del reo a fini investigativi e di profiling 11. Nell omicidio organizzato da parte dell aggressore si ritrova un approccio metodico e pianificato in ogni fase dell atto, questo si riflette in un individuo caratterizzato da intelligenza, competenza sociale, sessualmente adeguato e con controllo emotivo durante il compimento del crimine. L omicidio disorganizzato, per contro, si presenta come un atto non pianificato, impulsivo, caotico, che dagli autori dell FBI viene connesso ad individui poco intelligenti, non adeguati socialmente e sessualmente, eventualmente con psicopatologie e/o abuso di sostanze, mancanza di controllo durante l azione. Come affermato dagli stessi autori e osservato da diversi studiosi (Canter, Turvey, etc.) è raro nella realtà trovare omicidi o completamente organizzati o completamente disorganizzati, è più probabile piuttosto che li si trovi situati in un continuum tra i due estremi. Nel 1992 Douglas e colleghi scrivono l ormai storico Crime Classification Manual (Douglas, Burgess, Burgess, Ressler, 1992), che rappresenta un sistema standard per investigare e classificare i tre principali crimini violenti (omicidio, stupro, incendio doloso). La classificazione si basa sulla motivazione dell offender, sul movente che spinge l offender a compiere l azione, che come si può facilmente immaginare può essere variabile. 11 Ibidem. 5

6 Infatti per l omicidio consta di 4 categorie principali, 23 sottocategorie e ulteriori 15 subcategorie numerate. Gli autori, inoltre, per ogni tipologia presentano un caso reale ed esaminano delle caratteristiche quali vittimologia, tipici indicatori della scena del crimine, eventuale staging (ovvero alterazione volontaria della scena del reato), elementi e tracce di interesse forense, considerazioni investigative e suggerimenti per le ricerche durante le perquisizioni 12. La psicologia investigativa di Canter Parallelamente al lavoro dell FBI, dall altra parte dell oceano, in Inghilterra, lo psicologo ambientale e docente universitario David Canter iniziava, nel 1985, a collaborare con la polizia. Nello specifico fu invitato a Scotland Yard dalla Metropolitan Police per valutare la possibilità di investigare casi complessi con l ausilio delle scienze comportamentali e psicologiche 13. Da allora Canter collaborò a diversi casi di rilevanza nazionale, portando la disciplina psicologica a utile strumento investigativo, e dando origine alla Investigative Psychology, che oltre ad occuparsi dell offender profiling e del geographical offender profiling (dei quali rappresenta l approccio maggiormente scientifico), affronta l intero spettro dei crimini e delle investigazioni criminali, dalla valutazione della scena del crimine all intervista con vittime e testimoni, alla presentazione del caso alla corte 14. In relazione al profilo dell autore del reato, la Psicologia Investigativa di Canter si fonda su cinque assunti principali: coerenza interpersonale dell offender, significatività del tempo e del luogo del delitto, caratteristiche dell autore di reato, carriera criminale, forensic awareness (consapevolezza forense). Inoltre per analizzare i vari crimini, tra i quali gli omicidi seriali, Canter utilizza il concetto di inner narratives, ovvero delle storie, dei racconti personali rivelatori, che ogni individuo produce e utilizza per incorporarci una visione di sé, per dar senso all esperienza; tali racconti si creano e modificano in relazione con gli altri e con l ambiente. 12 Ibidem. 13 Canter D., Criminal shadows, Authorlink Press, Irving, Canter D., Alison L. (a cura di), Profiling in policy and practice, Ashgate, Aldershot,

7 Queste narratives, nel caso dei criminali, sarebbero molto limitate e deformate dalle loro caratteristiche di personalità, e spesso rilevabili nella scena del crimine e nell azione delittuosa. A tal proposito, partendo dalle considerazioni di Fesbach (1964) sui tipi di violenza utilizzata per compiere dei crimini, strumentale ed espressiva, Canter ha applicato tali tipologie a reati tra i quali l incendio doloso, l aggressione sessuale e l omicidio. In uno studio del 1999, Canter e Salfati 15 hanno sottoposto 30 scene del crimine e 82 casi alla SSA (Smallest Space Analysis), una particolare metodologia di scaling multidimensionale non metrica, ottenendo tre modalità di omicidio con relative caratteristiche: -espressiva o affettiva: consiste in un attacco violento e impulsivo, espressione di motivazioni e disagi interni all offender e che nutre o proietta nei confronti della vittima; -strumentale opportunistica: in questa modalità la vittima è utilizzata come strumento per ottenere uno scopo che può essere sia materiale come del denaro, che di soddisfacimento sessuale; -strumentale cognitiva: quando la vittima viene sempre utilizzata come mezzo per arrivare ad uno scopo preciso, ma l azione, diversamente da quello opportunistico, viene pianificata ed eseguita con consapevolezza anche forense, come cercare di eliminare o non lasciare tracce, far sparire l arma, spostare il corpo. Ulteriori approcci al profiling Altri studi che si sono focalizzati sul profilo criminale e sull omicidio sono quelli di Ronald M. Holmes e Stephen T. Holmes. Le assunzioni che stanno alla base del loro processo di profiling sono le seguenti: la scena del crimine riflette la personalità dell autore di reato, il modus operandi rimane similare, la signature (firma) sarà la stessa, la personalità dell offender sarà stabile 16. Analizzando l omicidio seriale, gli autori classificano gli aggressori in quattro categorie principali: il serial killer visionario, il missionario, l edonista e il serial killer orientato al controllo e al dominio della vittima. Ma la prima distinzione che operano Holmes e Holmes sugli omicidi seriali è inerente alla loro mobilità spaziale. 15 Canter D., Salfati G., Differentiating stranger murders: profiling offender characteristics from behavioral styles, in Behavioral Science and Law, John Wiley & Sons, 1999, 17, pp Holmes R. M., Holmes S. T., Profiling violent crimes 3 ed., Ashgate, Thousand Oaks,

8 Ne risultano due tipologie: i killers geograficamente stabili (geographically stable killers) e quelli transitori (geographically transient killers). I primi vivono nella stessa area per qualche tempo, uccidono all interno di questa area o in aree limitrofe, e vi depongono i corpi delle vittime. Mentre i secondi viaggiano continuamente, soprattutto per confondere le forze di polizia e per evitare la cattura e depongono i cadaveri delle vittime in località molto distanti l una dall altra 17. Altra metodologia è la Behavioral Evidence Analysis (BEA) dello scienziato forense statunitense Brent Turvey, la quale, tramite un processo di ragionamento deduttivo, parte dall analisi dei vari elementi del crimine per arrivare alle caratteristiche del reo. Tali elementi vagliati sono rappresentati dalle seguenti fasi: equivocal forensic analysis (analisi forense delle prove), victimology (analisi vittimologica), Crime scene characteristics (esame delle caratteristiche della scena del crimine), offender characteristics (caratteristiche dell aggressore). Tra gli altri autori che hanno studiato e si occupano di profiling e omicidio possiamo citare Robert D. Keppel, con i suoi studi sulla revisione del modello di classificazione degli omicidi a sfondo sessuale di Hazelwood e Burgess (Hazelwood e Burgess, 1986) 18, e sull analisi del modus operandi e della signature 19. Richard N. Kocsis e il modello CAP (Crime Action Profiling), caratterizzato da un insieme di procedure metodologiche distinte utilizzate per sviluppare modelli di comportamento criminale e caratteristiche dell offender associate 20. Un approccio multidisciplinare che implichi la collaborazione tra il profiling e le altre discipline forensi è quello di Grover Maurice Godwin, il quale affianca e integra al classico processo di profiling discipline forensi tra le quali l archeologia forense, l entomologia forense e il recente studio dei pollini per fini forensi (forensic palynology) ORIGINI E ASSUNTI DEL GEOGRAPHICAL OFFENDER PROFILING Come punto di partenza convenzionale degli studi che hanno analizzato il rapporto tra criminalità e ambiente, possiamo considerare il lavoro del gruppo 17 Ibidem. 18 Keppel R. D., Walter R., Profiling killers: a revised classification model for understanding sexual murder, International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology, Sage, 1999, vol. 43, No. 4, pp Keppel R. D., Birnes W. J., Serial violence, analysis of modus operandi and signature characteristics of killers, CRC Press, Boca Raton, Kocsis R. N., Criminal profiling, principles and practice, Humana Press, Totowa, Godwin G. M., Criminal psychology and forensic technology, CRC Press, Boca Raton,

9 denominato scuola di Chicago, che ha avuto come punto di riferimento Robert Park e come più significativi allievi e rappresentanti Clifford Shaw e Henry McKay. Gli studi di questo gruppo hanno esaminato il crimine nel contesto urbano di città americane quali Chicago, Filadelfia, Richmond, Cleveland, Birmingham, Denver e Seattle. Le ricerche di Shaw (Shaw e coll., 1929) analizzavano la correlazione tra la frequenza della criminalità e determinate aree, evidenziando le distanze dal centro città, le tipologie di quartieri, la residenza degli autori di reato; il tutto illustrato da delle mappe. Si evidenziarono delle relazioni tra caratteristiche fisiche dell ambiente, tipo di quartiere e residenza dei criminali, ovvero ambiente urbano deteriorato, presenza di appartamenti e stanze date in affitto a individui che vivevano in condizioni precarie. Mentre emerse che i tassi di delinquenza calavano con l allontanarsi dal centro cittadino 22. Gli ulteriori lavori di Shaw con il suo collaboratore McKay (Shaw e McKay, 1931; 1942) confermarono e ampliarono le risultanze delle prime ricerche, utilizzando anche degli indici di disorganizzazione sociale. In ottica maggiormente ecologica si situano i lavori di Brantingham e Brantingham (1981), che descrivono la criminologia ambientale come quel campo che indaga il crimine considerandolo un oggetto a quattro dimensioni: quella del diritto, quella del criminale, quella della vittima e quella dello spazio. Ed è proprio su quest ultima dimensione che si focalizzano le ricerche, in particolare sul luogo in cui vengono compiuti i crimini. Brantingham e Brantingham definiscono quella che chiamano geometria del crimine', ossia i diversi aspetti spaziali dei movimenti del criminale in relazione alla propria abitazione, al luogo di lavoro, alle aree di shopping e intrattenimento e ai potenziali obbiettivi. Significativamente connessa è la routine activity approach di Cohen e Felson (1969). Tale teoria postula che le attività di routine delle persone hanno un influenza sul compimento del crimine; e affinché questo si realizzi devono verificarsi nel tempo e nello spazio i seguenti fattori: a) uno o più autori determinati e motivati a delinquere; b) uno o più obbiettivi rappresentati da persone, oggetti o servizi verso i quali può essere compiuto il delitto; c) assenza di persone o elementi che possano impedire il compimento del reato. 22 Bandini T., Gatti U., Gualco B., Malfatti D., Marugo M. I., Verde A., Criminologia, Giuffrè, Milano,

10 Mentre lo psicologo ambientale inglese David Canter amplia l interpretazione dell utilizzo dell ambiente da parte delle persone, dedicando maggior enfasi ai processi psicologici di rappresentazione cognitiva. Oltre alla routine activity theory di Cohen e Felson, e al significato di mappe mentali del criminale di Lynch (1957) e riprese dai Brantingham, Canter propone due processi psicologici alla base del modellamento interno del proprio ambiente (Canter, 1977). Il primo riguarda la codifica delle informazioni, che porta ad una qualche forma di distorsione dell immagine mentale. Il secondo di come le persone fanno uso del proprio ambiente 23. L immagine mentale (o mappa) è un prodotto diretto di questi due processi, derivata dall archiviazione attiva delle informazioni e dalla disponibilità passiva degli stimoli ambientali. Questa mappa influisce sul cosa un soggetto pensa sia possibile fare e dove; è una procedura che si evolve di continuo, in relazione all interazione con i luoghi, che genera le concettualizzazioni dell individuo sull ambiente circostante. Dove una persona svolge le sue attività è in parte il prodotto di queste concettualizzazioni, in relazione a quello che si sa del dove sia possibile fare certe cose. Questo è un processo ciclico che si modifica con l esperienza, e che più si conosce, più può aiutare a comprendere e a modellare il comportamento spaziale criminale. Tali proposizioni furono applicate da Canter la prima volta nel 1986 al caso di uno stupratore seriale, John Duffy, noto come the Railway Rapist, sulla richiesta di collaborazione della Metropolitan Police 24, e successivamente ad altri casi, impiegando e raffinando quello che poi definì geographical offender profiling. Fondamentale scopo del profilo geografico è la localizzazione di un area con un alta probabilità di contenere al suo interno l abitazione del reo, o della sua base. Poco tempo dopo il contributo di Canter alla cattura di Duffy, in Canada Kim Rossmo (ufficiale di polizia e criminologo) iniziava ad adoperare l analisi geografica per localizzare serial killers, applicandole il termine geographic profiling 25. Il metodo di Rossmo analizza e investiga anche altri tipi di crimini quali lo stupro, la rapina, l incendio e gli attentati esplosivi. 23 Canter D., Youngs D. (a cura di), Principles of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot, Canter D., Criminal shadows, Authorlink Press, Irving, Canter D., Mapping murder, Virgin Books, London,

11 I principali fattori criminali ed elementi ambientali considerati sono: i luoghi del crimine, la tipologia di aggressore, lo stile di caccia, la viabilità, le tipologie di zone urbane e l utilizzo del territorio etc. 26 Il modello impiegato da Rossmo, anche come base per il suo sistema informatico per il profilo geografico, è noto come CGT (Criminal Geographic Targeting). Lo sviluppo dello studio sugli aspetti spaziali e geografici del crimine è stato favorito dalla nascita dei softwares di mappatura computerizzata, noti come GIS (Geographic Information System) 27. Questi sistemi permettono l archiviazione, l analisi e la presentazione di dati geografici, in questo caso in riferimento a reati; ciò che si definisce Crime Mapping, ovvero mappatura del crimine, e che serve per mostrare dove avvengono determinati delitti, i punti di maggiore intensità (Hot Spots) 28, i tassi di delinquenza in relazione a determinate aree etc. Per poter costruire il comportamento spaziale del criminale, ed utilizzarlo nel processo di geographical profiling, è necessario operare degli assunti fondamentali; assunti che sottostanno al tentativo di creare inferenze sulla località di residenza dell autore dalle caratteristiche del luogo dove il crimine è stato compiuto. Naturalmente se queste asserzioni non saranno valide, le inferenze derivate saranno inattendibili (Canter e Youngs, 2008). Di seguito si illustrano i principali assunti così come riepilogati da Canter e Youngs. Localizzazione L assunto fondamentale è che un crimine possiede una distinta localizzazione nello spazio. Se questo è ovvio per determinati reati quali il furto o la rapina, lo è meno per esempio per un caso di omicidio. Qui infatti possiamo trovarci di fronte ad una situazione criminosa più complessa, dove i luoghi di interesse investigativo sono diversi: dove c è stato il primo contatto, dove la vittima è stata catturata, dove è stata assaltata e uccisa, dove è stato depositato il corpo. 26 Rossmo D. K., Geographic Profiling, CRC Press, Boca Raton, Chainey S., Ratcliffe J., GIS and crime mapping, John Wiley & Sons, Chichester, Barbagli M., Gatti U., Prevenire la criminalità, Il Mulino, Bologna,

12 Ognuno di questi punti è di enorme importanza in attinenza alla residenza dell autore, e sono in relazione tra loro. Un altro problema è rappresentato dal fatto che generalmente il processo di geographical profiling debba indicare dove l autore di reato vive, o comunque dorme la notte. Vengono utilizzati allora i termini di base o di anchor point (punti di ancoraggio), in quanto il punto focale dal quale sono commessi i crimini può non essere rappresentato da una residenza. Il soggetto potrebbe essere un senza-tetto che vaga per diverse località, una persona che magari si sposta per lavoro con un proprio mezzo che può fungere da base; o ancora muoversi dalla casa di una fidanzata o di un amico. Diversi criminali utilizzano bar, pub o locali notturni come basi; oppure altri soggetti potrebbero compiere dei reati in relazione ai vari posti dove si riforniscono di sostanze stupefacenti. Di queste possibilità e di altre deve tenerne conto chi lavora su un profilo geografico. Scelta sistematica del luogo del crimine Il concetto sottostante questo assunto fondamentale è che i luoghi dove vengono commessi i crimini non sono scelti casualmente, ma vi sono degli schemi comportamentali più o meno ricorrenti. La psicologia e la criminologia si sono occupate da tempo di questo, ma è solo di recente che si è affrontato il comportamento umano in relazione agli aspetti geografici e ambientali. Partendo dagli studi delle rappresentazioni mentali della popolazione non criminale (Canter, 1977; Downs e Stea, 1977) si è arrivati a quelli sulle strategie messe in atto dagli autori di reato sulla scelta dei luoghi di commissione dei crimini. Tali ricerche sono state effettuate facendo disegnare ai criminali delle mappe mentali sulle aree dei crimini (Canter e Shalev, 2000; Canter e Hodge, 2000). Ne è emerso che i processi di decisione sulla scelta della località variano da agiti impulsivi a strategie opportunistiche, a quelle attentamente pianificate. Come gia citato da Brantingham e Brantingham (1981), da Cohen e Felson (1993) e riportato di recente da degli studi sul furto di automobili di Wiles e Costello (2000), diversi delitti hanno caratteristiche di tipo opportunistico, essendo connesse alle attività 12

13 di routine legali, ed essendo quindi influenzate dai luoghi con i quali i soggetti vengono in contatto quotidianamente e dalle conseguenti opportunità. Questo non spiega la totalità dei crimini. Altre scelte sul dove compiere un determinato reato trovano esplicazione nel concetto di internalizzazione di Canter precedentemente descritto. Altri sono maggiormente inquadrabili in un ottica di scelta razionale (Clark R. V. e Cornish D. B., 1985, 1986), dove il crimine compiuto dalla persona è frutto di una razionale scelta consapevole e di un calcolo fra costi e benefici. Mentre la teoria delle attività di routine pongono l aggressore in un ruolo piuttosto passivo in relazione alla scelta del luogo di commissione del crimine, altre, come la teoria della scelta razionale e delle rappresentazioni interne di Canter, lo situano in una posizione maggiormente attiva in relazione all ambiente. Centralità È stato già menzionato come Brantingham e Brantingham ritengano significative le attività quotidiane e i punti chiave come abitazione, lavoro, luoghi ricreativi e le vie di comunicazione tra essi, nella scelta dei luoghi dove compiere i reati. Anche Rhodes e Conly (1981) hanno rilevato un parallelismo tra gli spostamenti che le persone compiono durante lo svolgimento di attività quotidiane lecite, come i pendolari (commuters) che si spostano per raggiungere il luogo di lavoro, e quelli messi in atto per il compimento dei reati, mostrando che talvolta entrambi i casi possono essere spiegati da uno stesso modello matematico. Il modello di Canter (1977) delle rappresentazioni interne che le persone si creano riguardo al proprio ambiente, enfatizza il luogo dove queste vivono, e che di conseguenza ha maggior peso nella rappresentazione cognitiva dei luoghi con cui queste sono più familiari. Questo concetto viene definito domocentricità (domocentricity), e per esso viene inteso che il domicilio funge da centro gravitazionale per le azioni criminali che vengono svolte all interno dell area geografica di detto domicilio. Canter e Gregory (1994) hanno ipotizzato che la modalità più semplice per localizzare la residenza di un reo consiste nel definire primariamente i due luoghi del crimine maggiormente distanti tra loro, e utilizzare la linea che li congiunge come il diametro di un circolo. 13

14 La seconda ipotesi è che l abitazione dell autore di reato possa essere all interno del circolo così definito. Questa, che viene chiamata circle hypotesis (ipotesi del cerchio), è una semplificazione che non vuole esprimere una precisione geometrica, ma indicare l area dove vengono commessi i crimini, generalmente rappresentata dalle mappe mentali dell offender. Questo tipo di autori vengono definiti marauders, ovvero residenti. Diversi studi hanno cercato di vagliare la proporzione di offender residenti, ma non sono emersi dati omogenei. Si va dal 35% di un campione di ladri, al 93% di aggressori sessuali di un area dell Australia (Meaney, 2004) 29. Nonostante ciò, i casi nei quali la residenza dell autore si trova all interno di un area definita dai crimini sono abbastanza per ottenere una base sistematica di ricerca del reo e della sua abitazione. Questo rappresenta il nocciolo del geographical profiling. Il concetto di domocentricità, dove appunto la casa del criminale si trova all interno dell area definita dai suoi crimini, è alla base anche dei sistemi di supporto decisionale informatizzati. Altri schemi comportamentali criminali non sono in relazione con il concetto di domocentricità, e attualmente sono i meno studiati e non ancora utilizzati in nessuna investigazione. Lasciano supporre che delitti compiuti a grandi distanze, lungo vie di trasporto, possano essere compiute da chi per lavoro debba percorrere queste strade, come corrieri e autisti di camion 30. Un ulteriore obbiettivo che si sta ponendo la ricerca è quello di determinare quando un offender è marauder o commuter, in base alle caratteristiche dell attività criminale. Per esempio, in uno studio di Warren et al. (1998) gli stupratori seriali che erano commuters, cioè pendolari, viaggiavano più lontano da casa (in media 4.03 miglia) rispetto ai marauders (in media 2.36 miglia). Lundrigan e Canter (2001) invece hanno trovato che i serial killers che si spostavano per lunghe distanze tendevano a mettere in atto crimini consecutivi più vicini tra loro rispetto a quelli alternati. Mentre per quelli che viaggiavano su distanze più brevi erano i crimini alternati ad essere più vicini. 29 Canter D., Youngs D. (a cura di), Principles of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot, Ibidem. 14

15 Da ciò ne deriva che chi viaggia su lunghe distanze si focalizza su una determinata area, come fanno i commuters, mentre la tendenza a disseminare i crimini su un area più vasta è tipico dei marauders. Analisi comparativa dei casi Certi principi del geographical profiling possono essere applicati in taluni casi a un singolo crimine, anche se maggiori crimini connessi ad un singolo individuo rappresentano una base di lavoro per strutturare un profilo geografico più attendibile e fruttuoso. Il linking crimes, la connessione dei crimini, non sempre è possibile o semplice, soprattutto in assenza di prove certe, generalmente di tipo scientifico-forense. Un grande contributo certamente è dato dall analisi dei vari fattori del crimine: dalla scena del delitto, alla vittima, al modus operandi, fino alla firma, la cosiddetta signature 31, che non sempre è riscontrabile. Resta fondamentale quindi il contributo delle scienze forensi che possiedono un evidenza scientifica e un potere probatorio maggiori, quali la chimica, la biologia e la genetica forense, per citare le principali. Non è necessario avere tutte le informazioni relative a ogni reato compiuto dal medesimo autore per poterne analizzare la geografia. Ma bisogna tenere in conto che l assenza di determinati elementi può distorcere o inficiare lo sviluppo di un profilo geografico. Per esempio, possedere informazioni provenienti dalla polizia di una sola giurisdizione, quando l autore può aver compiuto altre azioni in un altra, magari in una regione contigua, probabilmente sarà fuorviante e distorcerà quella che sarà la conseguente interpretazione spaziale. Come pure considerare crimini attribuiti erroneamente alla stessa persona 32. Una possibilità di connettere delle azioni delittuose tra loro è quella di partire dal presupposto che molti delitti vengono compiuti non lontano dall abitazione del reo. Ne consegue che questi crimini risultino vicini tra di loro, e che quindi crimini prossimi tra loro possono essere attribuiti allo stesso soggetto. L impiego di questa modalità di interpretazione spaziale è supportata da uno studio di Grubin et al. (2001) su un campione di stupratori seriali di estranei. 31 Douglas J. E., Burgess A. W., Burgess A. G., Ressler R. K., Crime Classification Manual, Jossey Bass, San Francisco, Canter D., Youngs D. (a cura di), Principles of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot,

16 Anche Bennell e Canter (2002) hanno mostrato che furti nei centri commerciali possono essere connessi dalla distanza tra i furti stessi. Altri studi che sono giunti agli stessi risultati con il reato di furto sono quelli realizzati da Bennell e Jones (2005) e da Ewart et al. (2005). Esistono evidenze crescenti che stia diventando utile, prima di collegare i casi tra loro per effettuare un seguente profilo geografico, utilizzare proprio l interpretazione geografica con lo scopo di connettere tra loro i crimini. Verifica delle fonti dei dati Fondamentali presupposti per ogni lavoro investigativo o di ricerca sono l attendibilità, l accuratezza e la possibile completezza dei dati dai quali poi verranno tratte le successive conclusioni. Se questi tre elementi presentano delle false informazioni, degli errori o un certo grado di incompletezza, possono distorcere il lavoro di analisi in maniera tale da ottenere dei risultati fuorvianti. Bisogna infatti considerare che il geographical profiling è basato su principi testati empiricamente 33. Tali principi derivano da studi sul crimine e sui criminali; il problema dipende dal fatto che generalmente le attività illegali non sono agevolmente accessibili, ma vengono studiate principalmente attraverso due modalità. La prima è rappresentata dalle banche dati ufficiali di diversi enti, comunemente gli organi di polizia. La seconda modalità consiste in interviste, memorie o questionari self-report dei criminali stessi 34. Le problematiche inerenti gli archivi di polizia e degli altri enti legali o governativi, sono il numero oscuro di certi reati, il fatto che si conoscano solo i crimini compiuti da autori conosciuti; ne deriva che queste fonti sono relativamente incomplete. Inoltre, nonostante siano di grande utilità per la ricerca, i registri ufficiali non sono compilati per tale scopo, quindi raramente contengono informazioni dettagliate. Per quanto concerne la seconda modalità, cioè i self-report, bisogna evidenziare che il soggetto potrebbe fornire notizie distorte da processi di giustificazione, attenzione o ipervalutazione delle proprie azioni. 33 Canter D., Youngs D. (a cura di), Principles of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot, Bandini T., Gatti U., Gualco B., Malfatti D., Marugo M. I., Verde A., Criminologia, Giuffrè, Milano,

17 Criticità nelle metodologie di studio È ovvio come tutti gli studi presentino dei punti di forza e di debolezza. Un esempio delle carenze di certe ricerche è l informazione che noi sappiamo essere di grande importanza che non viene riportata. Spesso lavori che producono inferenze molto interessanti e di grande utilità, non riportano l esatta natura del crimine o le distanze medie percorse, che nell analisi del comportamento spaziale sono fondamentali. Altri consistono in complesse elaborazioni statistiche che tendono a celare risultati più rudimentali ma di considerabile rilevanza teoretica 35. Una ragione per la quale molti studi nel campo del comportamento spaziale criminale e del geographical profiling sono deboli dipende dal fatto che vengono realizzati per motivi di utilizzo pratico diretto. Diventa quindi arduo bilanciare le esigenze di esplorazione di determinati fenomeni con quelle di chiarificazione degli stessi. Oltretutto, come altri tipi di ricerca sociale, queste non sono condotte nelle condizioni asettiche e controllate della ricerca di laboratorio. Per esempio, molte banche dati della polizia forniscono l età degli autori di reato solo per classi, cosa che non permette al ricercatore di far emergere eventuali differenze comportamentali. Alla stessa maniera spesso mancano di precisione sull indirizzo di residenza del reo, e considerano in maniera alquanto generica un area. È da sottolineare che sta aumentando la consapevolezza da parte delle forze di polizia dell importanza degli studi di geografia criminale; consapevolezza che sta sviluppando una maggiore collaborazione tra queste e i ricercatori, così da migliorare i contributi che questi possono fornire sulla spiegazione del comportamento criminale. Di conseguenza si potranno vagliare informazioni più precise e attendibili, dalle quali potranno scaturire studi di sempre maggior qualità. 3. APPLICAZIONI DEL GEOGRAGHICAL OFFENDER PROFILING Di seguito vengono presentati dei risultati di ricerca costanti che possono avere diretta applicazione nel processo di offender profiling su casi di omicidio, così come riassunti da Canter e Youngs (2008). 35 Canter D., Youngs D. (a cura di), Principles of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot,

18 Distanza abitazione-luogo del crimine Generalmente negli studi che si sono occupati di analizzare la distanza tra l abitazione del reo e il luogo in cui commette il delitto, questa viene calcolata attraverso il tragitto più diretto, ovvero in linea d aria. Perché, come sottolinea Phillips (1980), l impiego di misure effettuate sulle vie di comunicazione non riflette realmente le strade percorse dal soggetto, e comunque le misurazioni effettuate in linea d aria non si discostano tanto da quelle fatte tramite la rete stradale o altri metodi quali il reticolo delle coordinate geografiche (notional grid). Già Rhodes e Conly (1981), con misurazioni in linea d aria, riportarono nelle loro ricerche sul furto con scasso, che la distanza media percorsa per commettere il crimine era meno di tre miglia. Risultati simili sono quelli di Costello e Wiles (2002), e risultati costanti si osservano pure in diversi altri studi relativi al furto con scasso in diverse aree geografiche e in diversi tempi, con distanze che vanno dai 0.89 ai 3.87 chilometri. Per altri tipi di reati possono aversi diverse distanze, ma tutto sommato anche in reati alquanto differenti quali violenza sessuale, rapina e furto d auto, si rientra nel range complessivo emerso per il furto con scasso (Gabor e Gottheil, 1984). Gli unici crimini che appaiono compiuti a distanze maggiori sono lo stupro di estranei e l omicidio seriale. Infatti Canter e altri (2000) su uno studio di serial killers statunitensi riportano una distanza media di 46 chilometri. Non esistono al momento studi definitivi sui processi che portano un individuo a compiere più di due chilometri per mettere in atto i propri crimini. Probabilmente i fattori coinvolti sono diversi: il processo di scelta del bersaglio (targeting), la densità di opportunità criminali e di controllo, il grado di pianificazione, la disponibilità di mezzi di trasporto. Quest ultimo, per esempio, è concatenato alle minori distanze percorse da autori di reato più giovani, insieme alla possibilità di spendere minor tempo fuori casa senza attirare l attenzione o creare allarme (Canter e Gregory, 1994). Variazioni per tipologia di aggressione Come precedentemente affermato, i fattori che influenzano le distanze percorse sono diversi, e sinteticamente possono essere concernenti la persona, cioè sotto il suo controllo, e fattori al di fuori del diretto controllo del soggetto. 18

19 Elementi del primo tipo sono impulsività, pianificazione, disponibilità economica, modalità di movimento etc. Mentre per fattori esterni si considerano generalmente le opportunità criminali e il tipo di utilizzo del territorio. Entrambi questi aspetti definiscono la natura del crimine 36. Di fatto reati differenti necessiteranno di mezzi differenti, diverso livello di pianificazione, dipenderanno da bersagli distinti e loro disponibilità etc. Rhodes e Conly (1981) hanno rilevato che i reati contro la proprietà vengono commessi a distanze maggiori di quelli contro la persona, perché normalmente sono i più pianificati. Distanze maggiori sono associate ad azioni che necessitano maggior impegno e organizzazione, in base al tipo di obbiettivo; come emerso dagli studi di Capone e Nichols (1975) e Van Koppen e Jansen (1998), dove la distanza percorsa è direttamente proporzionale al valore del bene-bersaglio. Sempre Capone e Nichols hanno rilevato che rapinatori armati viaggiavano più lontano rispetto a quelli non armati. Altre considerazioni riguardano il significato psicologico dell azione. Per esempio reati espressivi, a forte carica emozionale, quali certe tipologie di incendio doloso, vengono compiuti a distanze minori rispetto a reati di tipo strumentale (Fritzon, 2001). Questo concorda con l evidenza che una gran parte degli omicidi sono emozionali, commessi d impulso, e riguardano di fatto vittime e ambienti prossimi all aggressore. Eccezioni si ritrovano negli omicidi seriali (Canter et al., 2000) e in quelli commessi da chi viaggia spesso, dove, nonostante l azione possa considerarsi espressiva, entrano in gioco fattori quali pianificazione, tattiche per evitare l individuazione e la cattura, ricerca della vittima idonea, mobilità dell offender. Funzione di decadimento Oltre alla nozione di distanza media, troviamo lo studio delle distribuzioni di frequenza delle differenti distanze. Questa distribuzione generalmente non è costante e, ponendo in relazione i crimini con la distanza dall abitazione del criminale (Turner, 1969), porta ad una proporzione che 36 Canter D., Youngs D. (a cura di), Applications of geographical offender profiling, Ashgate, Aldershot,

20 diminuisce con la distanza, ovvero con l aumentare della distanza dalla abitazione diminuisce la frequenza dei crimini. Questa riduzione delle attività delittuose è nota come decadimento, graficamente rappresentata da una curva, e la formula matematica che descrive questa curva come funzione di decadimento (decay function). Questa forma di distribuzione delle distanze effettuate per commettere reati è stata riscontrata in diverse ricerche (Rhodes e Conly, 1981; Van Koppen e Jansen 1988; Canter et al., 2000). Relativamente all omicidio, in uno studio di Canter e Hammond (2005) è stata analizzata la funzione di decadimento su un campione di 96 serie di omicidi effettuati da altrettanti serial killers statunitensi dal Come scene del crimine sono stati considerati i luoghi di deposizione del cadavere. I risultati di tale ricerca tendono a far pensare che, oltre i processi cognitivi di rappresentazione della distanza, entrino in funzione altri processi di valutazione che aumentano l attrito della distanza quali i costi in denaro, fatica, familiarità con un area, l influenza dell abitazione e il rischio di scoperta associato all area di residenza. La funzione logaritmica che spiega questo studio sull omicidio seriale è la stessa che spiega altre attività umane legali quali lo shopping e il movimento dei pendolari. Tale parallelismo tra il comportamento bizzarro dei serial killers e quello quotidiano di altri comportamenti umani, ha portato Canter e Lundrigan (2001) ad affermare che nonostante le azioni degli assassini seriali siano difficili da spiegare, la scelta del luogo di deposizione del corpo può avere motivazioni più dirette e legate a considerazioni quotidiane 37. Buffer zone o area cuscinetto Osservando la curva della funzione di decadimento si noterà che essa non è decrescente in maniera uniforme, ma presenta un picco di frequenza che, nel caso di diverse ricerche sul crimine (il più noto Rossmo, 1995), mostra un valore positivo massimo intorno al chilometro dalla casa del criminale. Tra il picco massimo e la casa del soggetto le frequenze dei crimini ridiscendono. Questa osservazione ha portato diversi studiosi a ipotizzare l esistenza di una zona cuscinetto (buffer zone) intorno all abitazione del criminale, dove questo non compie azioni delittuose o comunque sono meno frequenti. 37 Ibidem. 20

21 La prima base teoretica di questa regione cuscinetto appartiene a Brantingham e Brantingham (1981) che, nominandola buffer zone, la definiscono come quell area attorno alla base dell offender, dove questo non commette crimini per paura di essere riconosciuto o catturato vicino alla scena del crimine. La prova dell esistenza della zona cuscinetto è tuttavia controversa. Mentre certi studiosi ne hanno riscontrato l evidenza, altri ancora, tra i quali Canter e Lundrigan (2001) e Rengert e altri (1999), non sono giunti alle stesse conclusioni. È probabile che l esistenza di un area intorno alla residenza del reo dove i reati sono meno frequenti o non vengano messi in atto, dipenda da diversi fattori, primi tra tutti la natura del crimine. Il tipo di bersaglio interessato e il timore di essere riconosciuti e individuati, farà in modo che certi soggetti non compiano crimini mentre altri si. Un altra importante considerazione riguarda quei crimini che interessano una vasta area geografica. In queste circostanze l area cuscinetto sarebbe troppo piccola da rilevare, in quanto troppo grandi le distanze percorse per effettuare le azioni criminose. Area criminale Dalle precedenti assunzioni di decadimento e area cuscinetto, si suppone esista una distanza massima ed una minima percorsa. Queste distanze caratterizzerebbero quella che viene definita area criminale (criminal range), un area nella quale l offender svolge la sua attività criminale. Come affermano Canter e Youngs (2007), il concetto di area criminale contiene differenti complessità che non sono state pienamente specificate. Per Van Koppen e De Keijser (1997), tenuto conto che ogni criminale possiede un area che si dispiega attorno ad una distanza ottimale percorsa, la risultante curva di distribuzione delle frequenze assumerà l aspetto di una campana. Canter e Lundrigan (2001) in uno studio su serial killers statunitensi, hanno evidenziato due sottogruppi distinti in base alle distanze percorse, con quasi nessuna sovrapposizione tra essi. È emerso che gli aggressori che percorrevano brevi distanze dalla propria base, tendevano a percorrere relativamente brevi distanze per commettere il crimine più 21

22 lontano, cioè una correlazione tra lunghezza della distanza maggiore e lunghezza della distanza minore 38. Ogni gruppo di aggressori quindi opera in un determinato areale che può avere dimensioni diverse in base alle distanze di percorrenza, ed è probabile che quest area criminale dipenda dalla disponibilità di tempo, denaro e dalla tipologia del crimine. Variazioni per tipologia di luoghi Manifeste differenze esistono in relazione alle tipologie di luoghi dove i crimini vengono commessi. In generale sono state riscontrate distanze maggiori percorse dai criminali in aree rurali rispetto a quelle urbane. In uno studio di Warren e altri (1998) sugli stupratori seriali, la distanza media percorsa da questi in ambienti rurali era di 3.3 miglia, mentre in ambiente urbano calava a 1.5 miglia. Varie spiegazioni possono sussistere per questo fenomeno. La prima è rappresentata dalle maggiori opportunità criminali presenti in un area densamente abitata come quella di una città; è probabile che per trovare le stesse opportunità in zone rurali l offender debba spostarsi di più. Un altra causa può essere la facilità con la quale si distingue un individuo locale da uno non locale, che comporta elevati rischi di essere riconosciuti e scoperti. Altri fattori socio-demografici è probabile entrino in gioco, quali le modalità di utilizzo del territorio e la rete viaria. L utilizzo giornaliero, settimanale e stagionale di un area è significativo, quanto le diverse prassi di circolazione stradale esistenti nei diversi quartieri di una città. Tutti questi elementi, spaziali e temporali, influenzano il comportamento criminale determinandone in parte l anatomia. Ricerche sull omicidio seriale (Lundrigan e Canter, 2001) supportano l ipotesi dell importanza per l individuo del significato che questi attribuisce ai luoghi, il valore della familiarità con essi, le mappe mentali. Comunque ulteriori studi sono necessari per precisare l influenza di questi elementi sull attività criminale e apportare conoscenze utili per il processo di geographical profiling. 38 Ibidem. 22

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