TRENTINO. copia omaggio. e DINTorni IN QUESTO NUMERO TREKKING A DUE VELOCITÀ POCHI METRI SOTTO AL CIELO

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1 TRENTINO e DINTorni IN QUESTO NUMERO TREKKING A DUE VELOCITÀ POCHI METRI SOTTO AL CIELO QUEL PRESIDIO AD ALTA QUOTA DOVE SI CURANO LE AQUILE DALLO STELVIO ALLA MARMOLADA SULLE TRACCE DELLA GRANDE GUERRA SETTEMBRE Anno 1 - N. 01/14 copia omaggio

2 office global solutions l arte di arredare il tuo ambiente di lavoro via G.B. Trener, 10/B - Trento - T via Dallafior, 30 - Cles (TN) - T info@villottionline.it

3 ANNO I NUMERO 01/14 del 16/09/2014 SEDE EFFECI EDITORI S.A.S. di Marco Federici Via M. Fanti, 10 Paderno Dugnano (MI) effeci.editori@trentinoedintorni.it DIRETTORE RESPONSABILE Emilia Bitossi REGISTRAZIONE TRIBUNALE In attesa di registrazione del tribunale. Identificativo pratica: REDAZIONE grafica.ted@trentinoedintorni.it Collaboratori: Roberto Carcano Chiara Panzuti AREA COMMERCIALE Luca Semeraro Gianni Demattè STAMPA Reggiani S.p.A. Brezzo di Bedero (VA) Tel La direzione di Trentino e Dintorni si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L editore e la concessionaria di pubblicità non rispondono di eventuali errori di stampa, ritardi o danni causati dalla non pubblicazione di inserzioni per qualsiasi motivo. Gli inserzionisti dovranno rifondere all Editore ogni spesa da esso eventualmente sostenuta a causa di dichiarazioni, violazione di diritti o altri elementi contenuti negli annunci. Trentino e Dintorni offre solo un servizio, non riceve percentuali o compensi sulle compravendite in oggetto, non è perciò responsabile della qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. È vietata ogni riproduzione, anche parziale, di questa copia di giornale. Se vuoi fare pubblicità su questo mensille chiama: Luca S Gianni D

4 SOMMARIO 06 > Dolomiti TREKKING A DUE VELOCITÀ POCHI METRI SOTTO AL CIELO 11 > Via Claudia Augusta DAI MONTI AL MARE, PEDALANDO ATTRAVERSO LA STORIA 14 > Castel Tirolo QUEL PRESIDIO AD ALTA QUOTA DOVE SI CURANO LE AQUILE 19 > Primiero BOTÌRO DI MALGA, LA QUALITÀ DELLA TRADIZIONE 22 > Il sentiero della pace DALLO STELVIO ALLA MARMOLADA SULLE TRACCE DELLA GRANDE GUERRA 28 > Arte e cultura CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO, VIAGGIO NELLA STORIA DEL TRENTINO 32 > Intervista FRANCESCA MELANDRI: UNA ROMANA CHE AMA LE DOLOMITI 34 > Trento RELIGIONE, SOCIETÀ, CAMBIAMENTO, QUANDO IL CINEMA FA RIFLETTERE

5 RUBRICHE 36 > Una cucina tra due culture TRIS DI CANEDERLI 39 > Sotto i riflettori GUSTAV THÖNI, LO SCIATORE CHE GUIDAVA LA VALANGA 40 > L amico del Cuore IL CANE NON È MAI SECONDO 41 > Bed and Breakfast DOSS TRENTO, LÀ DOVE TI OSPITA IL CUORE 42 > Agenda EVENTI, MANIFESTAZIONI, MOSTRE, CONVEGNI, NOTIZIE 47 > Salute & Benessere LA MAGIA DELLE TERME DOLOMIA

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8 PAg. 6 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI DANIELE LIRA

9 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI THOMAS GRÜNER FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI THOMAS GRÜNER PAG. 7 TREKKING A DUE VELOCITÀ POCHI METRI SOTTO AL CIELO ALLA SCOPERTA DEL TRENTINO, PERCORRENDO SENTIERI E FERRATE. SONO INNUMEREVOLI LE OPPORTUNITÀ OFFERTE SIA AI CAMMINATORI PIÙ ESPERTI SIA A CHI VUOLE GUSTARSI UNA RILASSANTE PASSEGGIATA A CONTATTO CON LA NATURA, TRA MONTAGNE MAESTOSE E SUGGESTIVE VALLATE Centoquarantacinque rifugi trentini per un totale di posti letto. Volete staccare la spina per un po di tempo e mettere una consistente dose di spazio, fisico e psicologico, tra voi e la frenesia della vita urbana? Bene, il Trentino è il posto giusto, perché una delle soluzioni migliori per qualsiasi problema è concedersi una passeggiata in montagna, ideale per rigenerare il corpo e la mente. Non sono importanti il grado di difficoltà, la velocità di marcia o i chilometri percorsi, quello che conta è il rapporto che si stabilisce con gli elementi che ci circondano e questa È un anello suddiviso in 17 tappe, che si sviluppa attorno all omonimo massiccio dolomitico. Il percorso Country parte da Madonna di Campiglio e prosegue sull antica Via di San Vili in Val Rendena, che ricalca il sentiero battuto da San Vigilio nel 400 d.c. nel suo viaggio di evangelizzazione. Da lì continua lungo la cosiddetta Traccia romana nella Valle dello Sporeggio, per entrare nell oasi naturale della Val di Tovel tramite un passaggio in galleria, sfruttando per oltre due chilometri il canale irriguo che conduce le acque regione, grazie alla sua particolare morfologia, alle sue valli selvagge e alle imponenti montagne, alla sua natura incontaminata è uno dei luoghi più apprezzati per camminare. Gli oltre cinquemila chilometri di sentieri, sempre curati e segnalati, permettono di esplorare tutto il territorio. Tra i tantissimi percorsi disponibili, segnaliamo alcuni circuiti a tappe, studiati apposta per consentire di esplorare zone di grande valore ambientale. Sia per i trekker più spregiudicati sia per coloro che hanno ritmi più tranquilli ed esigenze meno avventurose. Dolomiti di Brenta trek dall incantato lago di Tovel fino a valle. Ai trekker più allenati e navigati è invece riservato il Tour Expert: 11 tappe tra sentieri e ferrate per un dislivello totale di metri e 96 chilometri di camminata. Il percorso si può raggiungere attraverso più punti delle sei vallate interessate, ovvero Val di Non, Val di Sole, Val Rendena e Campiglio, Valli Giudicarie, Comano e Altopiano della Paganella. Entrambi i tour esplorano il Parco Naturale dell Adamello Brenta, dove si possono ammirare le omonime Dolomiti, patrimonio Unesco.

10 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI DANIELE LIRA Trekking delle leggende PAg. 8 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI DANIELE LIRA Un altro itinerario che attraversa montagne fra le più conosciute al mondo. Duecento km divisi per tappe, che si snodano lungo le valli di Fassa e Fiemme e la zona di San Martino di Castrozza. Chi vuole percorrere una parte del tragitto accompagnato da una guida alpina può scegliere gli appositi «itinerari garantiti», con difficoltà blu, rossa o nera per ogni tipo di abilità. Inoltre, la card PanoramaPass consente di usufruire degli impianti di risalita aperti nella stagione estiva e viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici di linea. Pala ronda trek Una delle proposte più spettacolari in questa zona del Trentino è l anello che permette di girare attorno alle Pale di San Martino. Due le escursioni proposte: la versione più dura, che attraversa queste montagne da nord a sud, è rivolta agli amanti delle ferrate e dei sentieri attrezzati, che possono così vivere un esperienza totalizzante della durata di cinque giorni; quella più soft è invece completabile in quattro giorni di cammino, ed è pensata per chi vuole approcciarsi alla montagna con tranquillità, senza per questo perdersi le meraviglie naturali della zona.

11 PAG. 9 Misure di sicurezza e punti d appoggio Le guide Gli angeli custodi per chi vuole affrontare la montagna in tutta sicurezza sono le guide alpine. Presenti in ogni valle del territorio con un ufficio aperto al pubblico, sono organizzati in cinque Scuole di alpinismo e scialpinismo e in otto Gruppi Guide. Insieme a loro è possibile organizzare escursioni che durano uno o più giorni oppure partecipare ai corsi che insegnano a scoprire l affascinante mondo della montagna. I rifugi Sono da sempre i punti d appoggio degli escursionisti, che qui possono concedersi un breve ristoro o il pernottamento notturno, nel caso in cui si affrontino itinerari da completare in più giorni. Vi si ritrova sempre quella condivisione genuina della vita di montagna che ne rappresenta il vero valore aggiunto. Si mangia al tavolo con altri ospiti, si dorme in stanza con altri trekker, ci si confronta sui percorsi e sull attrezzatura più indicata da utilizzare il giorno dopo. Sono gestiti prevalentemente da famiglie che conoscono a menadito le zone circostanti e, molto spesso, gli amanti della montagna trovano nei titolari dei veri e propri punti di riferimento per pianificare le escursioni o le scalate. In questi ambienti è anche possibile assaporare le specialità della cucina trentina in un atmosfera autentica, che spesso si combina con tecnologie all avanguardia per la produzione pulita dell energia elettrica e termica, lo smaltimento dei rifiuti o per la navigazione su Internet. FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI THOMAS GRÜNER FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI THOMAS GRÜNER

12 A volte le parole non bastano. È allora che servono le emozioni. Freeski I Sail I Ice Climbing I Eliski I Travel I Dive I Walk I And More 4FreeWorld nasce per trasferire anni di esperienza nel mondo delle Attività Sportive Outdoor a tutte le persone che vogliono vivere le stesse emozioni di un campione. Organizziamo meeting sportivi, weekend, viaggi e giornate ricreative in qualsiasi ambiente e situazione: in Aria, in Acqua, su Terra, nel Fuoco.

13 PAG. 11 DAI MONTI AL MARE, PEDALANDO ATTRAVERSO LA STORIA MOLTO PIÙ CHE UNA PISTA CICLABILE. CINQUECENTO CHILOMETRI DA PERCORRERE IN BICICLETTA TRA SPLENDIDI SCENARI NATURALI E RARE VESTIGIA DALL INCALCOLABILE VALORE STORICO E CULTURALE. UN VIAGGIO UNICO PER CICLOAMATORI DALLE GAMBE RESISTENTI E LA MENTE BEN APERTA Lunga oltre 500 km, la Via Claudia Augusta è la seconda pista ciclabile più frequentata d Europa, dopo la Passau- Vienna. Parte da Donauwörth in Germania, passa per Augsburg (l antica Augusta Vindelicum), continuando poi per Schongau e Füssen. In questo tratto è segnalata in pratica dappertutto ed è quasi impossibile perdersi. In Austria prosegue per Reuthe in Tirolo, da dove sale verso il Fernpass. In questo tratto, piuttosto impegnativo, è in funzione un servizio shuttle per il trasporto dei ciclisti e delle loro biciclette. Lo stesso servizio è disponibile anche al Passo Resia, il tratto più faticoso del tragitto assieme a quello del Fernpass. Inoltre, visto il continuo aumento delle e-bike è possibile ricaricare le batterie delle biciclette elettriche in ognuna delle numerose strutture ricettive dislocate lungo tutto il percorso della Via. Percorso che continua verso Imst, raggiunge la cittadina di Landeck, dove si trova l omonimo castello, oggi luogo d incontro per manifestazioni culturali, per poi proseguire per Altfinstermünz, Nauders e il Passo di Resia. Passando per Curon Venosta è possibile ammirare il lago di Resia, in cui è immerso il campanile della chiesa, rimasto sommerso in seguito alla costruzione di un bacino artificiale nel 1950, un monumento posto sotto la protezione delle belle arti e diventato il simbolo del comune di Curon. La pista scende poi verso Malles e Sluderno, Lasa, Silandro, Laces, Naturno e Tel, fino a raggiungere Lagundo, la cosiddetta capitale della Via Claudia Augusta. È proprio in questo comune nei pressi di Merano che è stato celebrato quest anno il giubileo dell antica strada romana. In val Venosta è possibile percorrere un tratto con un trenino, comodissimo e suggestivo. Molti ciclisti salgono a Merano e si dirigono a Malles, evitando così la faticosa salita. Dopo aver visitato il paese, scendono a valle in bicicletta, godendosi il paesaggio tra i meleti. Da Lagundo la Via Claudia Augusta prosegue per Lana, Terlano e Bolzano, scendendo poi lungo l Adige fino a Trento. Il tratto da Bolzano a Trento è molto comodo, perché corre in discesa lungo il fiume. A Trento, la Via Claudia Augusta si divide in due rami: quello padano, verso Verona-Ostiglia, e quello Altinate, verso Venezia. A Nomi, nei pressi di Trento, si può sostare al bici grill per ristorarsi prima di rimettersi in viaggio. Da Trento a Verona la strada prende il nome di Ciclabile del Sole e alle porte di Verona la pista si dirige verso Mantova e Ostiglia, dove termina questo ramo della strada. Tornando invece a Trento è possibile viaggiare con il trenino della Valsugana

14 UN LUNGO PONTE TRA DUE MONDI La via Claudia Augusta è una strada romana che risale alla prima metà del I secolo dopo Cristo. Parte dalla Pianura Padana e, con un tortuoso percorso attraverso le Alpi, raggiunge il Danubio in Baviera. Si ritiene sia stata costruita con la precisa finalità di aprire un contatto tra il mondo romano e quello germanico. La sua costruzione è stata avviata nel 15 a.c. da Druso, generale di Augusto, nel corso di alcune campagne militari che portarono alla conquista dei territori della Rezia e della Vindelicia, che corrispondono oggi al Tirolo occidentale e alla Germania meridionale. Successivamente, intorno al 47 d.c., la strada è stata ampliata per ordine dell imperatore Claudio, dal quale ha poi preso il nome. Dalle iscrizioni presenti sulle pietre miliari - le uniche fonti materiali a oggi reperite su strade romane - in particolare quelle di Cesiomaggiore e Rablà, è emersa l esistenza di due differenti tracciati: il primo con partenza a Ostiglia (Hostilia), ramo Padano, e l altro che partiva da Altino (Altinum), ramo Altinate; entrambi convergevano però a Tridentum, antico nome della città di Trento. La scelta di queste città è probabilmente dovuta alla loro importanza economica in quel periodo, infatti si tratta in tutti i casi di floridi centri di scambi commerciali. PAg. 12

15 VIA CLAUDIA AUGUSTA PAG. 13 verso Pergine e imboccare il tratto della Via Claudia Augusta lungo la Valsugana. A Primolano, per restare sul percorso originario bisogna prendere la vecchia strada statale per Feltre, oggi poco trafficata dopo l apertura del tunnel sottostante. Proseguendo da Feltre in direzione di Treviso, invece, la segnaletica scarseggia ed è meglio chiedere informazioni lungo la strada, perché non esiste ancora un percorso ben definito. In compenso, si possono ammirare i bellissimi paesaggi lungo il fiume Sile. Dalle porte di Treviso si può seguire la ciclabile indicata per Quarto d Altino, e Altino è proprio il punto d arrivo di questa straordinaria pedalata che attraversa non solo magnifici scenari naturali ma anche la magia della storia. In coincidenza con i 2000 anni dalla morte dell imperatore Ottaviano Augusto che ne fu l ideatore, nel 2014 è stato festeggiato, attraverso una serie di eventi che si sono succeduti tra la primavera e l estate, il Giubileo della Via Claudia Augusta. Al Comune di Lagundo, la cittadina nei pressi di Merano che rappresenta uno snodo fondamentale della pista, è stata conferita la presidenza onoraria del GEIE, il gruppo europeo d interesse economico che si occupa del rilancio dell antica strada romana. Ma l evento certamente più significativo, per il suo valore simbolico, è stato l emissione, il 2 maggio scorso, di oltre 2 milioni di francobolli raffiguranti un antico ponte romano lungo la Via Claudia Augusta. L emissione del francobollo da parte di Poste Italiane, che ha suscitato l interesse dei tantissimi appassionati di filatelia sparsi in tutto il mondo, è stata decisa dal Ministero Il giubileo per lo Sviluppo economico, che l ha inserito nella serie dedicata al Patrimonio artistico e culturale italiano assieme al Ponte di Tiberio di Rimini. Il francobollo, del valore di 70 centesimi, riporta, come detto, un immagine grafica raffigurante un ponte romano lungo quello che potrebbe essere stato un percorso dell antica arteria imperiale che collegava l Adriatico al Danubio attraverso le Alpi. Il ponte raffigurato è ad arcata unica, che rappresenta una delle poche testimonianze della Via Claudia Augusta, ed è situato nel tratto altinate, ovvero in quella parte di strada che partiva dall antico porto di Altino nella laguna veneta per poi proseguire in direzione di Feltre, Lamon, Castel Tesino e Valsugana e raggiungere Trento, dove confluiva nel tratto padano, proveniente da Ostiglia sul Po attraverso Verona e la valle dell Adige.

16 QUEL PRESIDIO AD ALTA QUOTA DOVE SI CURANO LE AQUILE LA PROTEZIONE DEI RAPACI DAI PERICOLI DERIVANTI DA UNA CIVILIZZAZIONE SENZA REGOLE RIENTRA OGGI IN UN PROGETTO GENERALE DI ECOLOGIA ATTIVA. IL CENTRO DI RECUPERO AVIFAUNA OPERA IN DIFESA DEGLI UCCELLI. OFFRE AIUTO E RICOVERO AGLI ESEMPLARI FERITI, LI GUARISCE E POI LI RILASCIA IN NATURA SOTTO LA SUPERVISIONE DELLE AUTORITÀ COMPETENTI PAg. 14 Sulla collina di Castel Tirolo, l assolata terrazza di Merano che sovrasta il panorama del Burgraviato e l imboccatura della Val Venosta, sorge una struttura unica nel suo genere in Alto Adige: il Centro Recupero Avifauna Castel Tirolo. Il centro è stato fondato nel 1989 a Villa Ottone, in Valle Aurina, da Willy Campei, ed è stato trasferito nel 1998 a Castel Tirolo, in quanto la zona offre le migliori condizioni climatiche e logistiche per la cura e il rifugio dei rapaci feriti o in difficoltà. Qui Campei, insieme al socio Florian Gamper, a un aiutante fissa e a diversi volontari, ha preparato ampie voliere, studiate per le diverse esigenze delle numerose specie di rapaci presenti, oltre ad aver curato e ripristinato l ambiente naturale circostante. La missione del centro è quella di curare uccelli che si sono feriti per poi, quando è possibile, reintrodurli in natura, ha spiegato Willy Campei a Trentino e Dintorni. Ogni anno vengono portati da noi circa 250 volatili feriti aquile, falchi, gufi, civette, poiane, avvoltoi - in molti casi perché sono andati a sbattere durante il volo contro pali o cavi dell alta tensione che abbondano nel territorio anche ad altezze considerevoli. Circa il 60/70% di questi esemplari guarisce completamente e può essere rilasciato. Cosa che avviene sempre alla presenza delle guardie forestali perché sono tutte specie protette. Gli altri uccelli, quelli che non sono più in grado di tornare a vivere nel proprio habitat naturale, rimangono ospiti del centro, dove trovano una nuova casa in una delle 30 voliere predisposte per loro lungo una superficie di mq e sono raggiungibili tramite un sentiero naturalistico di 300 metri. Su questo percorso, sul quale vengono guidati i visitatori, si possono ammirare tanto l avifauna locale che la flora tipica della zona. Oggi la protezione dei rapaci rientra nell ambito del progetto di protezione degli animali e di ecologia attiva, ma al momento della sua fondazione il centro ha rappresentato una grossa novità non soltanto a livello regionale, anche se si collega perfettamente alla tradizione della falconeria, praticata in passato nella zona da nobili e principi, racconta il fondatore del Centro, che ha incominciato ad interessarsi ai rapaci quando aveva solo 14 anni ed è poi riuscito a trasformare questo strano hobby prima in una grande passione e poi in una vera e propria professione. Intorno all agosto del 1998 sono cominciate le visite di cittadini incuriositi e di turisti e da quel momento proprio queste visite contribuiscono in gran parte al finanziamento dell attività del centro, dice Campei, che

17 Castel Tirolo PAG. 15 oggi è considerato un importante attrazione turistica a livello regionale e anche un occasione didattica di considerevole interesse, tanto da coinvolgere scolaresche di diversi gradi di età provenienti anche da molto lontano. In effetti, si tratta di un esperienza unica in mezzo alla natura dalla grande valenza pedagogica, il cui momento clou, dal fascino irresistibile, è la dimostrazione di volo, che viene resa possibile dalla favorevole posizione collinare e dalla straordinaria perizia degli operatori del centro. Due volte al giorno, infatti, una al mattino e una al pomeriggio, diversi uccelli sani (nati in cattività e addestrati nel centro) vengono lasciati volare liberamente sulla collina di Castel Tirolo. Durante la dimostrazione di volo, della durata di circa 40 minuti, i visitatori hanno la possibilità di osservare in azione aquile, avvoltoi, falchi, gufi e poiane e poi di vederli rientrare nel centro perché, come spiega ancora Campei, i rapaci adulti sono territoriali e quindi nella maggior parte dei casi tornano dove sono cresciuti. È durante queste dimostrazioni che gli operatori raccontano ai loro interlocutori quali sono i pericoli cui gli uccelli vanno incontro a causa di una civilizzazione senza regole, che spesso ha portato molte specie quasi all estinzione. Inoltre, spiegano che rapaci e gufi sono di fatto dei bioindicatori, che reagiscono sensibilmente a qualsiasi tipo di cambiamento o inquinamento dell ambiente causato dall uomo, concludendo le loro lezioni con un suggerimento importante: a meno che non siano in condizioni visibilmente molto gravi, non bisogna mai prendere i piccoli caduti dal nido, perché i loro genitori andranno quasi sempre a riprenderseli. Vedere un aquila libera a un metro di distanza non è un emozione che si può provare tutti i giorni. Da consigliare sia per grandi che per piccini. Questo è uno dei tantissimi commenti letto su uno dei siti di viaggi e turismo. In realtà il fascino sprigionato dal rapace in volo è decisamente unico e la padronanza con la quale l addestratore riesce a governarlo, unita alla familiarità e alla profonda sintonia tra uomo e animale, completano il quadro.

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19 Castel Tirolo PAG. 17 Come adottare un rapace Il Centro Recupero Avifauna Castel Tirolo offre a chi fosse interessato anche la possibilità di contribuire in modo fattivo al mantenimento (cioè cure, cibo e quant altro) di un volatile ferito. Per adottare un rapace basta compilare il modulo reperibile sul sito internet e spedirlo, spiegando quale animale si vuole sostenere e per quanto tempo. Questa forma di adozione, specifica il Centro, non comporta alcun altro tipo di impegno oltre al versamento della quota pattuita, ma nel contempo non conferisce alcun diritto sull animale. Sostenendo un rapace per un mese si riceverà un certificato di adozione. Estendendo il sostegno a un anno si avrà diritto a una tessera stagionale per l ingresso al Centro, una foto del paziente e, naturalmente, il certificato di adozione. Ovvio che con questa modalità non si sostiene soltanto un rapace, ma si aiuta anche il Centro di Recupero Avifauna a continuare la sua importante attività. E che l offerta può essere detratta dalla dichiarazione dei redditi. Ecco allora i riferimenti per effettuare il versamento: Cassa di Risparmio Tirolo - BIC: CRBZIT2B034 - IBAN: IT80A Informazioni utili Naturalmente esiste anche un listino prezzi, con una quota mensile che varia in relazione alle dimensioni e alla tipologia dell animale prescelto: > per rapaci di grosse dimensioni - aquila reale, aquila delle steppe, grifone, gufo reale - la quota mensile è di 25 euro; > per rapaci di dimensioni medie - Poiana, Nibbio, Civetta delle nevi, Falco pellegrino, Caracara, Avvoltoio dal collo rosso, Urubu - la quota mensile è di 15 euro; > per rapaci di piccole dimensioni - Barbagianni, Civetta, Gheppio, Allocco - la quota scende a 10 euro.

20 PASSIONE, FLESSIBILITÀ e COMPETENZA Da 15 anni al servizio della comunità trentina. Via dell Industria, Fornace (TN) - tel

21 PAG. 19 BOTÌRO DI MALGA, LA QUALITÀ DELLA TRADIZIONE AI TEMPI DELLA SERENISSIMA, IL MIGLIOR BURRO IN VENDITA A VENEZIA PROVENIVA DALLA ZONA TRA LE VETTE DOLOMITICHE DELLE PALE DI SAN MARTINO E I MONTI DEL LAGORAI. UN PRODOTTO D ECCELLENZA DI CUI SI ERA QUASI PERSA LA MEMORIA, MA OGGI UN PRESIDIO SLOW FOOD NE RILANCIA LA PRODUZIONE Il Botìro di Primiero di Malga è un burro a panna cruda affiorata naturalmente in malga da latte che viene prodotto durante l alpeggio estivo. Tutte le fasi della sua lavorazione avvengono a Malga Fossernica di Fuori, luogo nascosto, ma altrettanto incantato della Valle del Vanoi. Si tratta di un prodotto d eccellenza con una storia che risale ai tempi della Serenissima, quando era considerato il migliore al mercato di Rialto di Venezia. E oggi come allora, la sua qualità deriva sia dalla ricchezza e varietà floristica dei pascoli, da cui ne discendono il colore giallo intenso e il ricco profumo, sia dall accurata lavorazione della panna, che abbina il rispetto delle normative igienico - sanitarie alla valorizzazione della tradizione casearia locale. La tecnica tradizionale è semplice ma richiede accuratezza e competenza. Innanzitutto occorre separare la panna dal latte, munto alla sera, che riposa tutta la notte in bacinelle in un ambiente fresco della malga, cosicché la panna affiora naturalmente. Al mattino si separa la panna che, trasferita nel caseificio, viene posta nella zangola, un vecchio modello in legno e ghisa degli anni Cinquanta. La zangola agita la panna fino a quando la parte grassa non si rapprende in forma di briciole di burro sospese nel latticello. A questo punto, eliminato il latticello e lavata la massa burrosa con acqua fresca, la si impasta a lungo per eliminare i residui liquidi, che possono provocare muffe o un

22 Esperienza che guarda al futuro RISPARMIO 50 % per ristrutturazioni edilizie e manutenzioni straordinarie per risparmio energetico 65 % Condizionamento, riscaldamento, energie alternative e ristrutturazioni chiavi in mano Da 60 anni operiamo al servizio di privati ed imprese, come azienda leader in Trentino, nel settore della progettazione ed installazione di impianti termoidraulici. T

23 primiero PAG. 21 precoce irrancidimento. Questa produzione tradizionale negli anni si era quasi persa, ma è stata rilanciata attraverso il riconoscimento del Presidio Slow Food, con un cammino che ha come obiettivo il recupero delle malghe e la valorizzazione del loro sapere e del ruolo che esse rivestono per la salvaguardia del territorio e la conservazione del paesaggio. Attraverso questo percorso, che comporta l osservanza di un Disciplinare di produzione che interessa l intera filiera produttiva, il Botìro di Primiero di Malga è diventato un bene culturale per tutta la Comunità di Primiero. Per la sua fragranza particolare, il Botìro si presta soprattutto per essere degustato fresco, con pane, marmellata, miele o zucchero, ma anche con carni salate o trota affumicata, oppure fondente su piatti caldi. Per la sua autenticità è disponibile esclusivamente da giugno a settembre in quantità limitata, con dei cali di produzione in agosto a testimonianza che si tratta di un prodotto che segue i ritmi della natura. Chi vuole portarsene a casa un panetto deve prenotarlo con un certo anticipo direttamente al Caseificio Sociale di Primiero. Chi non riesce a comprarlo ha comunque la possibilità di degustarlo sotto forma di originali proposte gastronomiche in uno dei Ristoranti, Agritur e Hotel aderenti alla rassegna gastronomica I paesaggi del Botìro e presso i ristoranti dell Alleanza tra i Cuochi e i Presidi Slow Food di Primiero. Pochissime le malghe dedicate alla lavorazione del prezioso burro. La già citata Malga Fossernica di Fuori a 1804 metri di altitudine, salvata dall abbandono grazie al Presidio SlowFood, nel cui laboratorio avvengono tutte le fasi di lavorazione del famoso burro. E le malghe Rolle e Fosse, poste a 1900 metri ai piedi delle Pale di San Martino, la cui panna viene poi lavorata al caseificio di Primiero. Al fine di valorizzare la peculiarità dei cru, tutti i panetti di burro riportano il nome della malga da cui proviene la panna. Il rientro in valle Quel lungo periodo di tre o quattro mesi trascorso nelle malghe di alta quota è finito e con i primi freddi le mandrie - bovine da latte, manze, vitelli e cavalli abbandonano gli alpeggi e ritornano in paese nelle stalle dei rispettivi proprietari. La domenica della Desmontegada è il momento culminante di quattro giorni di festa dedicati a questo evento. Il paese festeggia il rientro delle sue mandrie con una golosa rassegna gastronomica. La Gran Festa del Desmontegar si terrà quest anno nella Valle del Primiero da giovedì 25 a domenica 28 settembre.

24 PAg. 22 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI ARTURO CUEL

25 IL SENTIERO DELLA PACE PAG. 23 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI PIO GEMINIANI DALLO STELVIO ALLA MARMOLADA SULLE TRACCE DELLA GRANDE GUERRA UN CAMMINO CHE ATTRAVERSA TUTTO IL TRENTINO LUNGO LA LINEA DEL FRONTE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE. OLTRE 500 CHILOMETRI TRA MONTAGNE, TRINCEE E CAMMINAMENTI, CHE DIVENTA LUOGO DI RIFLESSIONE SUL VALORE DELLA FRATELLANZA TRA I POPOLI Centinaia di chilometri di mulattiere e trinceramenti, decine di piazzeforti e fortezze, postazioni, gallerie e baraccamenti sulle impegnative quote dei ghiacciai perenni, cimiteri, e ancora musei grandi e piccoli. È lo straordinario patrimonio storico del Trentino, che oggi si pone come una preziosa occasione per non dimenticare e per ribadire l importanza della pace, anche grazie a una serie di installazioni multimediali che consentono ai visitatori di rivivere in prima persona la quotidianità dei soldati. Il Sentiero della Pace è un percorso turistico-escursionistico che si snoda per oltre 500 chilometri dallo Stelvio alla Marmolada, congiungendo gran parte di questi siti, lungo la linea del fronte della Prima guerra mondiale. È un itinerario di grande interesse ambientale e con un profondo significato culturale e storico: un percorso nelle memorie, per riflettere e meditare. Il Primo conflitto mondiale ha segnato profondamente il Trentino, tanto che oggi questo territorio si presenta come un vero e proprio museo a cielo aperto, grazie anche a numerosi interventi di restauro e recupero architettonico che hanno trasformato un patrimonio storico unico per varietà e vastità in una straordinaria opportunità per capire, conoscere, riflettere. Ecco allora un elenco, per forza di cose non esaustivo, di alcuni fra i siti più interessanti da conoscere e visitare. In Val di Sole a raccontare gli anni della Grande Guerra vi è innanzitutto lo sbarramento del Tonale: cinque fortificazioni austriache che avevano la funzione di chiudere l accesso alle truppe italiane. Per i più

26 PAg. 24 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI ARTURO CUEL FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI ARTURO CUEL allenati sono visibili in quota resti di trincee, di baraccamenti e di postazioni; a Punta Linke, posta a 3632 metri di altitudine, un lungo lavoro iniziato nel 2009 ha permesso di recuperare la stazione di una teleferica austriaca e di liberare dal ghiaccio una galleria nella roccia lunga trenta metri. Fra i siti europei della Prima guerra mondiale, oggi visitabili, è quello posizionato alla quota più alta. In Val Rendena e nelle Giudicarie una tappa oltremodo suggestiva, per quanto impegnativa, è rappresentata dalla galleria del Corno di Cavento: fra il 2007 e il 2010 un importante recupero ha permesso di liberarla dal ghiaccio che la chiudeva e di recuperare intatti strutture e reperti lasciati dai soldati alla fine del conflitto. In questo angolo di Trentino altri testimoni possenti del conflitto sono i forti Corno e Larino, in Valle del Chiese. Il primo, disteso su uno sperone di roccia a metri di quota, nelle sue 58 stanze, molte delle quali ottimamente conservate, poteva ospitare fino a 160 soldati; il secondo costituisce un esempio di forte costruito con conci di granito lavorati a scalpello. Di grande interesse sono anche la Linea dei Lupi, presidiata durante la guerra dalla Brigata Toscana, e il monumentale cimitero austroungarico di Bondo, costruito nel 1916, che raccoglie le spoglie di 697 soldati. Spostandoci nella zona del Lago di Garda e della Valle di Ledro, interessante è un escursione sul Monte Brione, fra Riva e Torbole, sul quale si trovano numerose opere fortificate. Un dedalo di trincee, postazioni e camminamenti caratterizzano Cima Oro e il colle di Bezzecca, così come Cima Capi, ricca di manufatti bellici, raggiungibile tramite un percorso suggestivo che si apre su balconi a picco sul Lago di Garda. Spettacolare è anche la vista che si apre dal Monte Altissimo, percorso sulla cima e sulle pendici da trincee e postazioni di artiglieria. In Val di Gresta il campo trincerato del Nagià-Grom, che si estende per più di 2 chilometri, è stato recentemente ripulito e recuperato alla memoria storica. Rovereto, capoluogo della Vallagarina e Città della pace, ospita il Museo Storico Italiano della Guerra, una delle più autorevoli realtà dedicate ai conflitti dell Italia nel Novecento, il Sacrario militare di Casteldante, opera monumentale posta su un dosso dedicato al sommo poeta, e la Campana dei Caduti Maria Dolens, re-

27 IL SENTIERO DELLA PACE PAG. 25 alizzata nel 1925 col bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti al Primo conflitto mondiale. Ogni sera, con i suoi cento rintocchi, commemora i caduti di tutte le guerre e invoca pace e fratellanza tra i popoli. Facile da raggiungere e di particolare interesse, non solo storico, è il Monte Zugna, sul quale gli italiani costruirono una serie di sbarramenti, il più noto dei quali è il Trincerone, che nel 1916 contribuì a fermare l offensiva austro-ungarica diretta verso il Veneto, rivelandosi un caposaldo inespugnabile. Forti Belvedere, Dosso delle Somme, Sommo Alto, Cherle, Campo (Luserna), Busa Verle, Cima Vezzena-Spitz Levico. Il primo, a pochi passi dalla strada statale, si presenta integro e costituisce il fulcro di questo sistema, grazie anche alle installazioni multimediali, realizzate da Studio Azzurro, che raccontano con suoni, luci e voci la vita dei soldati che qui combatterono. In Valsugana i Forti di Tenna e di San Biagio (detto anche Colle delle Benne) formavano lo sbarramento della Valsugana, FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI RONNY KIAULEHN Consigliabile un escursione sul Monte Pasubio, teatro di sanguinose battaglie, conosciuto anche perché sul Corno di Vallarsa (oggi Corno Battisti) venne catturato Cesare Battisti, e per la Strada delle 52 gallerie (o Strada della Prima Armata), una ardita mulattiera costruita dagli italiani nel 1916, lunga 6.5 chilometri, di cui 2.3 in galleria. In Vallarsa, Forte Pozzacchio, unico esempio di forte completamente scavato nella roccia, sarà visitabile da luglio 2014 dopo un accurato restauro. Sugli Altopiani di Folgaria, Lavarone e Luserna fra il 1908 e il 1914 prese forma una imponente cintura fortificata lunga 28 chilometri, che comprendeva sette strutture (le Fortezze dell Imperatore ), che oggi possono essere meta di belle passeggiate o pedalate nel verde, a stretto contatto con trincee, resti di edifici militari, cimiteri di guerra e cappelle. Si tratta dei mentre sulla catena del Lagorai (da ricordare le cime del Cauriol e del Colbricon), trinceramenti e resti di baraccamenti sono mete ideali per escursioni sulle tracce della storia. A Borgo Valsugana una tappa importante è la Mostra permanente della Grande Guerra, realtà espositiva molto ricca situata lungo la pista ciclabile. La Valle di Fassa annovera fra i siti più suggestivi la linea Monzoni e Costabella, teatro di scontri fra truppe italiane e austriache, ancora ricchi di postazioni, e il massiccio del Lusia e di Cima Bocche. Forte Dossaccio, oggi raggiungibile con una passeggiata di 40 minuti dal Parco di Paneveggio, rappresentava un baluardo contro le possibili incursioni attraverso la valle del torrente Travignolo. Sulla Marmolada si ricorda la Città di Ghiaccio - 10 chilometri di gallerie, dormitori e depositi scavati nelle viscere del ghiacciaio, oggi non più esistente a causa

28 PAg. 26 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI LUCA MONELLI FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI GIANNI ZOTTA del ritirarsi del ghiacciaio - e il Museo della Grande Guerra a Passo Fedaia, che custodisce numerosi reperti bellici provenienti da quella zona del fronte. Il capoluogo Trento, infine, ha fra le sue testimonianze il Castello del Buonconsiglio dove furono mandati al patibolo gli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa, ma anche il Forte di Cadine - Bus de Vela, recentemente restaurato. Il forte è gestito dalla Fondazione Museo storico del Trentino, realtà che comprende anche Le Gallerie di Piedicastello, che nei mesi estivi ospiteranno una mostra dedicata al Primo conflitto mondiale. Completano l offerta espositiva il Museo Nazionale Storico degli Alpini e il Museo dell Aeronautica Gianni Caproni. Al termine di questa proposta di itinerario nella memoria, un ultima annotazione appare necessaria. L idea del recupero dei teatri del conflitto e di una loro valorizzazione in funzione di una cultura della fratellanza venne allo storico Walther Schaumann. Ex ufficiale della marina austriaca e, poi, insegnante di storia di guerra alpina all Accademia Militare di Vienna, autore di tanti libri sulle vette e i campi di battaglia delle Alpi, Schaumann è stato l ideatore e il promotore entusiasta del grande progetto Friendswege - Le Vie della Pace. In oltre trent anni di attività sul campo, avvalendosi di collaboratori volontari di ben 17 diversi Paesi europei ha concretizzato i primi grandi progetti di musei all aperto in Italia e in Austria, nello scacchiere della Grande Guerra. Aiutato dalla moglie Gabi, Schaumann aveva fondato l Associazione degli Amici delle Dolomiti (Dolomitenfrende), attiva in numerosi paesi d Europa e persino oltreoceano. Un intuizione fatta propria dalla Provincia autonoma di Trento che, tra il 1987 e il 1991, ha realizzato attraverso un opera impegnativa il Sentiero della Pace, impiegando nei lavori gli uomini del Consorzio lavoro e ambiente e del Servizio ripristino e valorizzazione ambientale. Negli ultimi anni il tracciato, anche in vista del centenario della Grande Guerra, è stato interessato da una serie di interventi di manutenzione straordinaria che hanno reso percorribili ulteriori chilometri dell itinerario, sistemato la segnaletica e migliorato la fruibilità generale, contribuendo così ad arricchire un offerta che propone percorsi adatti a diversi livelli di preparazione.

29 IL SENTIERO DELLA PACE PAG. 27 FOTOTECA TRENTINO SVILUPPO S.P.A. - FOTO DI ARTURO CUEL Seguendo una colomba gialla lungo il percorso della memoria È difficile camminare lungo il Sentiero della Pace e non provare qualcosa dentro. Già, perché questi 520 chilometri fra le montagne trentine, fra forti e trincee, portano con sé, intatte, sensazioni e suggestioni che trasmettono in modo diretto e vivo una serie di testimonianze della Grande Guerra. I luoghi dove dal 1914 si combatté il Primo Conflitto mondiale parlano meglio di qualsiasi libro e ci comunicano con immediatezza tutta l attualità della storia. Il Sentiero della Pace si snoda lungo la linea del fronte e attraversa in latitudine tutto il territorio trentino, dallo Stelvio alla Marmolada, due montagne simbolo della cosiddetta Guerra Bianca, quella combattuta sopra i metri di quota, dove i primi nemici erano l ambiente, il freddo e le valanghe, che misero a dura prova la resistenza umana e dove furono scritte pagine di grande drammaticità. Oggi il Sentiero è un percorso turisticoescursionistico di grande interesse ambientale e con un profondo significato culturale e storico, ben simboleggiato dal suo segnavia, una colomba gialla: un percorso nella memoria di quel tragico conflitto, per riflettere e meditare. Un tracciato che lega fra loro chilometri di mulattiere e trinceramenti, decine di piazzeforti e fortezze, postazioni, gallerie e baraccamenti sulle impegnative quote dei ghiacciai perenni, cimiteri e ancora musei grandi e piccoli. In mezzo, luoghi dai nomi evocativi e ben conosciuti dagli amanti della montagna. A partire dai teatri della Guerra bianca, da Punta Linke sul massiccio del Cevedale, alla Galleria del Cavento sull Adamello, per passare ai forti Corno e Larino in Valle del Chiese, fino alle zone del Pasubio e del Lagorai, per arrivare alle creste fortificate della Marmolada, il comun denominatore di questi luoghi è l emozione che essi suscitano quali vivi testimoni della crudezza della guerra e della quotidianità vissuta dai soldati un secolo fa e oggi latori di un messaggio internazionale di pace.

30 PAg. 28

31 ARTE E CULTURA PAG. 29 CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO, VIAGGIO NELLA STORIA DEL TRENTINO NATO COME FORTEZZA, POI RESIDENZA DEI PRINCIPI VESCOVI DI TRENTO, INFINE CASERMA MILITARE AUSTRIACA, NEL TEMPO HA ASSUNTO IL RUOLO DI LUOGO D INCONTRO DELLA COMUNITÀ. OGGI È UN AFFASCINANTE SCRIGNO CHE RACCHIUDE TUTTE LE TRACCE DEL PASSATO DELLA REGIONE, GRAZIE ANCHE A UN MUSEO DIVISO IN QUATTRO SEDI Il Castello del Buonconsiglio di Trento è il maggiore complesso monumentale del Trentino ed è sede ogni anno di mostre di grande successo. Addossato alle duecentesche mura cittadine, fu la residenza dei principi vescovi di Trento dalla seconda metà del XIII secolo fino alla secolarizzazione del principato, nel In origine chiamato Malconsey, per il piccolo colle su cui sorgeva, col tempo divenne del Buonconsiglio, ossia il luogo d incontro della comunità. Edificato con funzioni difensive sopra un rilievo roccioso, dal XIII secolo divenne vera e propria fortezza. Nel Cinquecento, si aggiunse poi il Magno Palazzo, una delle più sontuose residenze rinascimentali d Italia. Con l invasione napoleonica, Pietro Vigilio Thun, ultimo Principe Vescovo a governare di fatto sul principato trentino, abbandonò il castello, che poi divenne caserma militare austriaca. Non a caso, qui si svolse, durante la Prima Guerra Mondiale, il processo agli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Lo Stato italiano, proprietario del Castello dal 1918, lo ha poi passato alla Provincia autonoma di Trento nel 1974, e oggi ospita il Museo Provinciale d Arte e vari monumenti. Numerose sono le collezioni d arte che vi sono contenute: dipinti, sculture, opere grafiche, codici miniati, stufe in maiolica, raccolte archeologiche e numismatiche. Tra gli affreschi barocchi e gotici, va segnalato il Ciclo dei Mesi, considerato come uno degli esempi più importanti del gotico internazionale, realizzato nel 1400 dal pittore boemo Venceslao; non

32 PAg. 30 solo uno dei grandi capolavori dell arte medievale, ma anche una macchina del tempo tridimensionale che porta nel cuore colorato della vita cortese e contadina di fine Trecento, tra lavoro nei campi, tornei e dichiarazioni d amore. Tra XIV e XV secolo il complesso venne modificato da Giorgio di Liechtenstein che collegò al Castelvecchio la Torre dell Aquila e la fece affrescare con il Ciclo dei Mesi. In origine la torre era aperta e le sue merlature sono ancora visibili nelle mura settentrionali e meridionali. Il principe la fece sopraelevare, dotandola di un tetto di stile gotico visibile nell acquerello di Albrecht Dürer che raffigura il castello e facendone la sede della guarnigione che si occupava della difesa delle mura. Divenuta parte integrante del castello fu poi trasformata in prigione. Nel 1500 il cardinale Bernardo Clesio edificò il rinascimentale Magno Palazzo, dove gli affreschi della Sala Grande - con cariatidi e putti - sono opera di Dosso e Battista Dossi, mentre quelli della Loggia del cortile dei leoni - con episodi mitologici e della Bibbia - sono stati realizzati da Gerolamo Romanino. In età barocca il vescovo Francesco Alberto Poia costruì la Giunta Albertiana, che congiunge Castelvecchio e Magno Palazzo, ricalcando lo stile di quest ultimo. Il Castello espone anche una collezione d arte e archeologia, che va dalla preistoria fino alla prima metà dell Ottocento, un racconto delle vicende storiche e artistiche della città e del suo territorio. Oltre alla sezione archeologica sono notevoli quella medievale, con il reliquiario d argento di Sant Apollinare del VI-VII secolo, e quella dedicata a bronzetti e medaglie rinascimentali. Bellissime le statue lignee dal Trecento al Seicento, con le piccole Madonne romaniche trentine, le eleganti Belle Madonne tardogotiche di influenza sveva e boema, l Annunciazione di Maffeo Olivieri, le opere di Jorg Atz e di Narciso da Bolzano. L aspetto monumentale del Castello ha visto nel corso degli anni il progressivo ampliamento degli spazi visitabili e il completo restauro degli impianti tecnologici e di alcuni cicli affrescati. A breve, inoltre, dovrebbe venire risolto l annoso problema dell accessibilità al castello da parte dei diversamente abili, grazie a un ascensore che sarà installato in Castelvecchio.

33 ARTE E CULTURA PAG. 31 Quattro scenari per un museo Il Museo Castello del Buonconsiglio presenta le testimonianze storiche e il patrimonio culturale del Trentino e si articola su quattro sedi nel territorio della Provincia autonoma di Trento. Oltre a quella principale, nel Castello del Buonconsiglio, vi sono quelle ospitate dal Castello di Stenico nelle Giudicarie, dal Castel Beseno nei pressi di Rovereto e dal Castel Thun in Val di Non. Oltre alla Biblioteca specializzata in Storia dell arte, nel Castello di Buonconsiglio è custodito un Archivio fotografico con circa negativi e diapositive, relativi al patrimonio culturale del Trentino, con particolare riguardo ai castelli sede del Museo e alle collezioni. Nel contesto dell educazione al patrimonio culturale, i Servizi educativi del museo sono impegnati nella progettazione e realizzazione di proposte formative volte a favorire la fruizione, la conoscenza e la comprensione delle sedi museali, nei loro aspetti storici, architettonici e decorativi, e delle collezioni in esse conservate. Inoltre, nell ambito del Museo, hanno luogo periodici eventi culturali ad ampio spettro. Tra quelli attualmente in calendario segnaliamo: Rinascimenti eccentrici. Dosso Dossi al Castello del Buonconsiglio, mostra dei dipinti del pittore di origini trentine attivo alla Corte di Ferrara ai primi del Cinquecento, aperta fino al 2 novembre 2014; La seduzione del classicismo. Giuseppe Craffonara nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio, una trentina di opere, fra disegni, bozzetti preparatori e dipinti dell artista di Riva del Garda, attivo nella prima metà dell Ottocento, aperta fino al 9 novembre Informazioni utili Castello del Buonconsiglio - via Bernardo Clesio, Trento - Italia Tel Fax info@buonconsiglio.it Apertura tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi Periodo estivo: dal 14 maggio al 5 novembre, orario Altro periodo: orario Giornate di chiusura: 25 dicembre, 1 gennaio

34 FRANCESCA MELANDRI, UNA ROMANA CON LA PASSIONE DELLE DOLOMITI Francesca Melandri è nata a Roma nel 1964, ma ha vissuto 15 anni in Alto Adige, dove ha ancora una casa in cui torna spesso. Sceneggiatrice in ambito cinematografico e televisivo portano la sua firma, tra l altro, numerose puntate della popolare serie Don Matteo - e documentarista pluripremiata, ha esordito nella narrativa nel 2010 con Eva dorme, un romanzo ambientato nel periodo storico degli anni del terrorismo in Sud Tirolo, che ha ottenuto un grande consenso di pubblico e di critica ed è stato tradotto in diverse lingue. PAg. 32

35 Intervista PAG. 33 AMANTE DELLA MONTAGNA, VIAGGIATRICE CURIOSA, INCLINE ALL AVVENTURA, SCRITTRICE E SCENEGGIATRICE DI SUCCESSO, HA VISSUTO A LUNGO IN ALTO ADIGE DOVE HA AMBIENTATO IL SUO PRIMO ROMANZO, EVA DORME, RACCONTANDO UN PERIODO TRAVAGLIATO DELLA STORIA DI QUESTA TERRA Qual è, signora Melandri, il suo rapporto con l Alto Adige? Ci vengo in vacanza da quando avevo un anno, con i miei genitori, che amavano molto la montagna. Poi ci ho vissuto parecchi anni da adulta, qui sono nati e hanno passato l infanzia i miei figli. Ora vivo a Roma ma ci torno ogni volta che posso. Il periodo storico raccontato in Eva dorme è stato poco frequentato sia dalla letteratura italiana sia dalla storiografia ufficiale. Cosa l ha spinta a scegliere un ambientazione temporale così particolare per raccontare una storia molto personale? Proprio perché è stato così poco frequentato. Era un omissione che sentivo molto quando ci vivevo: gli amici che venivano a trovarmi ammiravano incantati le montagne ma ignoravano del tutto la storia della regione, proprio per questa assenza di narrazioni. Il premio Nobel Toni Morrison definisce uno scrittore così: una persona che quando si accorge che il libro che vorrebbe leggere ancora non esiste, si mette a scriverlo. Ecco, io l ho fatto con Eva dorme. Perché, secondo lei, del Trentino Alto Adige e della sua storia si è parlato sempre così poco? Quali sono i nodi troppo difficili da sciogliere? Da un lato, nel dopoguerra gli italiani hanno operato una rimozione sul grande consenso che ebbero alcune delle pagine più brutali del fascismo, come per esempio le occupazioni coloniali o il razzismo di Stato derubricato a favore a Hitler, mentre era parte integrante della visione fascista. E in questa lista di buchi neri della memoria collettiva italiana rientrano anche l italianizzazione forzata del Sudtirolo tentata da Mussolini nonché la tragedia dell Opzione. E così i turisti italiani per decenni hanno potuto pronunciare la fatidica frase sui Sudtirolesi Che parlino in italiano, qui siamo in Italia! con soave si fa per dire ignoranza di tutto il dolore che c era dietro. Dall altro lato, fino a non molto tempo fa i Sudtirolesi di lingua tedesca hanno fatto ben poco per farsi conoscere dagli italiani e spiegare loro la propria Storia, chiudendosi in un discorso autoreferenziale che ha fatto capire ben poco a chi era al di fuori. Ma ora tutto questo sta cambiando. E per questo non credo che ci siano nodi troppo difficili da sciogliere. Inannzitutto, i giovani sono sempre meno interessati alle divisioni che tanto hanno monopolizzato il discorso pubblico altoatesino e questo mi pare un ottimo segno. Inoltre, l Alto Adige di oggi è una terra pacificata, prospera e con una qualità della vita tra le migliori d Europa, e in pace. Sono ben altre le tragedie contemporanee difficili da risolvere. Il romanzo è soprattutto la storia di un viaggio. Qual è per lei l elemento di maggiore fascino del viaggiare? Essere costretti a dipendere dall aiuto di sconosciuti. Non mi viene in mente un esperienza più profondamente umana. Per concludere, tornando alla regione di cui si occupa il nostro giornale, oggi si sente di più una montanara prestata all Esquilino o una cittadina nostalgica dei grandi spazi? Nessuna delle due cose. Amo Roma, amo l Alto Adige, non vedo contraddizione. Mi sento a casa in entrambe le situazioni e questa è una delle grandi fortune della mia vita. Itinerario sentimentale tra storia e memoria La metafora del viaggio è l espediente letterario utilizzato da Francesca Melandri per la sua opera prima, Eva dorme, in cui l azione si colloca su un treno che percorre i chilometri che separano il Sud Tirolo dalla Calabria. Ma se a bordo del convoglio una giovane donna che non riesce a dormire - Eva, appunto - sta cercando di raggiungere Vito, l uomo che le ha fatto da padre, prima che una grave malattia glielo porti via per sempre, i suoi pensieri e i suoi ricordi consentono al lettore di entrare in contatto con un periodo oscuro della storia del nostro paese e in particolare dell Alto Adige. Una vicenda che parte dal 1919 e arriva ai giorni nostri, attraversando la vita di tre generazioni di cittadini di una fetta di suolo austriaco annesso al Regno d Italia dopo la Grande guerra e ricordando la repressione del regime fascista, il secondo conflitto mondiale e l occupazione nazista, il terrorismo degli anni Sessanta e le mai chiarite collusioni tra i militanti clandestini e i servizi segreti austriaco e italiano, fino alla faticosa conquista dell autonomia regionale. Il suo secondo romanzo Più alto del mare è stato pubblicato da Rizzoli nel 2012.

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