Il Magazzino. Definisci il periodo di competenza dei seguenti costi e calcola il costo di competenza del 2013:

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1 Il Magazzino Oltre ai beni che, per loro natura in quanto a fecondità ripetuta sono costi pluriennali, ci sono beni a fecondità semplice che, per questioni contingenti, diventano pluriennali. È il caso del magazzino, inteso come valore delle materie prime o delle materie di consumo che, al 31 dicembre, risultano ancora non utilizzate nel processo produttivo o come valore dei prodotti non ancora venduti: essendo il ciclo economico di questi beni non circoscritto a un solo esercizio, ma a cavallo di due esercizi, il costo sostenuto per il loro acquisto per può partecipare alla formazione del reddito d'esercizio, al quale concorrono, come sappiamo, solo i ricavi e i costi di competenza esclusiva di un esercizio. Definisci il periodo di competenza dei seguenti costi e calcola il costo di competenza del 2013: 1) un'immobilizzazione materiale acquistata a il 14 febbraio 2010 e dismessa il 20 gennaio 2014; 2) una cassa di 12 bottiglie di vino acquistate a 6,50 l'una il 12 dicembre 2013 e consumate tutte entro il 31/12/2013; 3) una cassa di 12 bottiglie di vino acquistate a 7,20 l'una il 17 dicembre 2013: dieci bottiglie vengono consumate entro il 31/12/2013, le altre entro il 21 gennaio 2014; 4) 10 chilogrammi di farina comprati a 5,20 il 30 dicembre 2013 e consumati tutti il 2 gennaio ) Dismissione 14/02/11 31/12/11 31/12/12 31/12/13 20/01/14 La competenza economica va dal 14/2/2011 al 20/1/2014. Il costo di competenza del 2013 è di (supponendo che fosse stato previsto un ammortamento del 20% annuo, per una durata presunta del bene di 5 anni). 2) Consumo 12/12/13 31/12/13 La competenza economica va dal 12/12/2013 al 31/12/2013. Il costo di competenza del 2013 è l'intero costo di acquisto di 78,00. 3) Consumo 17/12/13 31/12/13 21/01/14 La competenza economica dell'intera cassa va dal 17/12/2013 al 21/1/2014. In base al consumo del vino, però, il costo di competenza del 2013 è 72,00 (pari al costo delle dieci bottiglie di vino consumate nel 2013); il costo delle due bottiglie consumate nel 2014 è di competenza del 2014 ed è di 14,40.

2 La parte di vino che non viene consumata entro il 2013, la ritroviamo il 1 gennaio 2014 in cantina (= magazzino). 4) Consumo 30/12/13 31/12/13 02/01/14 Tutta la farina viene consumata nel 2014: il costo di competenza del 2013 è 0 e l'intero costo d'acquisto diventa di competenza economica del Il 1 gennaio 2014 ritroviamo nella dispensa (= magazzino) tutta la farina che abbiamo comprato l'anno precedente ma non abbiamo consumato. Negli ultimi due esempi si determina una situazione inconciliabile: il costo di fattori della produzione a fecondità semplice dà luogo a un costo pluriennale, che è una contraddizione in termini, se è vera la premessa, che abbiamo già acquisita, per cui i costi pluriennali sono quelli relativi all acquisto di beni a fecondità ripetuta, mentre l acquisto di beni a fecondità semplice comporta il sostenimento di un costo d esercizio. Il magazzino, il luogo fisico dove vengono conservati i beni in attesa di immissione nel processo produttivo o in attesa di essere venduti, diventa allora un artificio contabile utilizzato per spostare all anno successivo il recupero del costo relativo ai beni che vi sono conservati che, non essendo stati utilizzati, non possono concorrere a far parte del reddito dell esercizio. La finzione consiste nel considerare il magazzino come un soggetto al quale vendiamo le materie non utilizzate il 31 dicembre 2013, registrando, nella nostra contabilità, un ricavo pari al valore delle materie stesse; il 1 gennaio dell anno successivo le ricompriamo per lo stesso valore al quale gliele abbiamo vendute, registrando un costo. Naturalmente non ci sono movimenti finanziari (entrate o uscite) perché la vendita e l acquisto sono fittizie). In questo modo un costo d esercizio viene spostato da un anno a quello successivo. Relativamente all esempio 3), questa è la situazione dei conti dell azienda: Data Descrizione Costi d esercizio Ricavi d esercizio 17/12/ bottiglie di vino 86,40 31/12/2013 Magazzino/Rimanenze finali 14,40 1/1/2014 Magazzino/Esistenze iniziali 14,40 Quando, il 31/12, si procederà al calcolo del reddito, il costo d esercizio di cui, implicitamente, terremo conto, sarà pari a 72,00 (= 86,40-14,40), che è il valore del vino effettivamente utilizzato. Relativamente all esempio 4), la situazione è la seguente: Data Descrizione Costi d esercizio Ricavi d esercizio 17/12/ bottiglie di vino 86,40 31/12/2013 Magazzino/Rimanenze finali 86,40 1/1/2014 Magazzino/Esistenze iniziali 86,40 Quando, il 31/12, procederemo al calcolo del reddito, il costo d esercizio di cui, implicitamente, terremo conto, sarà pari a 0 (= 86,40-86,40); infatti il vino non è stato per niente utilizzato.

3 Il magazzino, dal punto di vista economico, consiste dunque nel valore dei beni che vi sono conservati; questo valore normalmente corrisponde al costo d'acquisto. Il recupero di tale costo d'acquisto, che è un costo d'esercizio, viene rinviato all'esercizio successivo; la competenza economica viene, quindi, spostata all'esercizio successivo. In questo senso, un sinonimo di magazzino è: Rimanenze. Il problema da affrontare è la valutazione delle rimanenze, che assume molta importanza soprattutto nel bilancio delle imprese mercantili e industriali; le rimanenze includono le materie prime, sussidiarie e di consumo, i prodotti in corso di lavorazione e semilavorati, i lavori in corso su ordinazione, i prodotti finiti e merci, gli acconti. Come per gli ammortamenti, anche per le rimanenze la normativa civilistica e fiscale dettano regole diverse perché differenti sono gli scopi dei due ordinamenti: OBIETTIVI PRINCIPI LIMITE ALLE SCORTE CONFRONTO TRA NORMATIVA CIVILISTICA E FISCALE CRITERIO CIVILISTICO CRITERIO FISCALE (art. 2426) (TUIR) Tutela dei terzi che intrattengono o potrebbero intrattenere rapporti economici con l azienda; rappresentazione veritiera e corretta della situazione aziendale Prudenza: si tiene conto solo degli utili effettivamente realizzati Massimo: il valore delle scorte è il minore tra il costo di acquisto o di produzione e il valore di realizzazione desumibile dall andamento del mercato. Massimizzazione della base imponibili e quindi del prelievo fiscale Certezza: si vuole determinare il risultato economico d esercizio più attendibile per il calcolo delle imposte a carico dell azienda Minimo: le scorte si valutano applicando il metodo del LIFO a scatti annuali. Tuttavia, se in bilancio le rimanenze sono valutate al costo effettivo, al costo medio ponderato, al LIFO continuo, tale valutazione deve essere non più bassa di quella che risulta dall'applicazione del LIFO a scatti annuale. A fine anno, la valutazione delle rimanenze di magazzino può liberamente effettuarsi con l adozione dei criteri previsti dal Codice civile e il criterio di valutazione adottato va mantenuto negli esercizi successivi, salvo situazioni particolari, giustificate da particolari motivi, che devono essere adeguatamente motivate all Agenzia delle Entrate e descritte nella nota integrativa del bilancio, da cui si deve poter leggere anche l influenza del cambiamento sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria del risultato economico. Secondo il Codice civile, le rimanenze devono essere valutate: al costo specifico, se hanno per oggetto beni non fungibili (cioè non identificabili ed equivalenti); indifferentemente con il metodo LIFO, FIFO e con il metodo del costo medio ponderato, se sono costituite da beni fungibili. Quest ultimo criterio parte dal presupposto che le merci non sono singolarmente identificabili e fanno parte di un insieme di beni ugualmente disponibili.

4 Secondo la normativa fiscale, le variazioni delle rimanenze finali rispetto alle esistenze iniziali concorrono a formare il reddito dell esercizio (art.92 co. 1 Testo Unico delle Imposte sul Reddito), in virtù del principio della competenza cui si è già fatto cenno. Il TUIR, che a differenza della norma civilistica non fa alcuna distinzione tra beni fungibili e infungibili, prevede la valutazione: per singoli beni: al costo specifico, cioè imputando a ciascun bene il proprio costo di acquisto. Trattandosi del costo reale del bene, tale metodo non ha alcun limite minimo di valore; per categorie omogenee di beni, per natura e per valore: l art. 92 stabilisce un valore minimo, prevedendo che il valore delle rimanenze debba essere maggiore o uguale a quello che risulta dall applicazione del metodo LIFO a scatti annuale. Entro questo vincolo sono quindi consentiti i metodi del costo medio ponderato, del FIFO e del LIFO continuo: ciò sta a significare la piena valenza fiscale dei criteri civilistici. Se, in un esercizio, il valore unitario medio dei beni, determinato secondo i metodi sopra elencati, risulta superiore al valore normale medio di essi nell ultimo mese dell esercizio, l intera categoria di rimanenze, indipendentemente dal periodo di formazione, si moltiplica per tale valore normale. Le rimanenze finali di un esercizio nell ammontare indicato dal contribuente costituiscono le esistenze iniziali dell esercizio successivo. I criteri di valutazione. Come funzionano in pratica i vari criteri di valutazione previsti dalla norma civilistica, e riconosciuti da quella fiscale? Partiamo da un caso pratico. Merce A DATA DESCRIZIONE QUANTITÀ PREZZO VALORE 1/1 Esistenze iniziali /2 Carico /05 Carico /7 Scarico /9 Carico /11 Scarico /12 Rimanenze finali , ,71 Esempio: Costo medio ponderato: il valore della singola rimanenza è pari al costo totale dei beni prodotti o acquistati nel corso dell anno, rapportato alla quantità prodotta o acquistata nell anno stesso. Costo medio ponderato = q1*p1+q2*p2+q3+p3+ +qn*pn q1+q2+q3+ +qn Valore delle rimanenze = Costo medio ponderato x q31/12 Valore rimanenze = [( )/( )]*120= ,71 FIFO (First In, First Out): gli acquisti più remoti nel tempo sono quelli ad essere venduti per primi (o utilizzati in produzione). Ripercorrendo le varie movimentazioni del magazzino, le 120 unità in rimanenza risulteranno composte dai beni più recenti, cioè: 50 pezzi a acquistati il 14/09 totale pezzi a 900 acquistati il 31/05 totale

5 10 pezzi a 950 acquistati il 15/02 totale Valore rimanenze = = LIFO (Last In First Out) continuo: l ultima merce ad entrare è anche la prima ad uscire, pertanto ripercorrendo le varie movimentazioni del magazzino, esso al 31/12/05 risulterà composto dai beni più remoti, cioè 120 unità delle 160 presenti in magazzino al 1 gennaio: Valore rimanenze = * 120 = LIFO a scatti annuale: è una variante del LIFO continuo, in cui si considerano le variazioni del magazzino da un anno all altro. Nel primo esercizio di attività le rimanenze sono valutate al costo medio ponderato. Negli esercizi successivi, 1) se la quantità è diminuita, la diminuzione si imputa agli incrementi formati negli esercizi precedenti, a partire dal più recente (LIFO). 2) se la quantità è aumentata rispetto all esercizio precedente, le maggiori quantità vengono valutate al costo medio ponderato. Il valore così trovato va sommato a quello del magazzino preesistente. Come si vede le differenze tra i vari metodi sono notevoli, per cui le conseguenze di un errata valutazione delle rimanenze potrebbero essere pesanti sia da un punto di vista civilistico (ad es. falso in bilancio) che fiscale (rettifiche fiscali, accertamento induttivo). Codice civile Art.2426 Criteri di valutazioni. Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri: Appendice normativa 9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione; 10) il costo dei beni fungibili può essere calcolato col metodo della media ponderata o con quelli: "primo entrato, primo uscito" o: "ultimo entrato, primo uscito"; se il valore così ottenuto differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell'esercizio, la differenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella nota integrativa; 11) i lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti sulla base dei corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza; TUIR Testo unico delle imposte sui redditi D.P.R n 917, G.U Art. 92 Variazioni delle rimanenze 1. Le variazioni delle rimanenze finali dei beni indicati all'articolo 85, comma 1, lettere a) e b), rispetto alle esistenze iniziali, concorrono a formare il reddito dell'esercizio. A tal fine le rimanenze finali, la cui valutazione non sia effettuata a costi specifici o a norma dell'articolo 93, sono assunte per un valore non inferiore a quello che risulta raggruppando i

6 beni in categorie omogenee per natura e per valore e attribuendo a ciascun gruppo un valore non inferiore a quello determinato a norma delle disposizioni che seguono. 2. Nel primo esercizio in cui si verificano, le rimanenze sono valutate attribuendo ad ogni unità il valore risultante dalla divisione del costo complessivo dei beni prodotti e acquistati nell'esercizio stesso per la loro quantità. 3. Negli esercizi successivi, se la quantità delle rimanenze è aumentata rispetto all'esercizio precedente, le maggiori quantità, valutate a norma del comma 2, costituiscono voci distinte per esercizi di formazione. Se la quantità è diminuita, la diminuzione si imputa agli incrementi formati nei precedenti esercizi, a partire dal più recente. 4. Per le imprese che valutano in bilancio le rimanenze finali con il metodo della media ponderata o del "primo entrato, primo uscito" o con varianti di quello di cui al comma 3, le rimanenze finali sono assunte per il valore che risulta dall'applicazione del metodo adottato. 5. Se in un esercizio il valore unitario medio dei beni, determinato a norma dei commi 2, 3 e 4, è superiore al valore normale medio di essi nell'ultimo mese dell'esercizio, il valore minimo di cui al comma 1, è determinato moltiplicando l'intera quantità dei beni, indipendentemente dall'esercizio di formazione, per il valore normale. Per le valute estere si assume come valore normale il valore secondo il cambio alla data di chiusura dell'esercizio. Il minor valore attribuito alle rimanenze in conformità alle disposizioni del presente comma vale anche per gli esercizi successivi sempre che le rimanenze non risultino iscritte nello stato patrimoniale per un valore superiore. 6. I prodotti in corso di lavorazione e i servizi in corso di esecuzione al termine dell'esercizio sono valutati in base alle spese sostenute nell'esercizio stesso, salvo quanto stabilito nell'articolo 93 per le opere, le forniture e i servizi di durata ultrannuale. 7. Le rimanenze finali di un esercizio nell'ammontare indicato dal contribuente costituiscono le esistenze iniziali dell'esercizio successivo. 8. Per gli esercenti attività di commercio al minuto che valutano le rimanenze delle merci con il metodo del prezzo al dettaglio si tiene conto del valore così determinato anche in deroga alla disposizione del comma 1, a condizione che nella dichiarazione dei redditi o in apposito allegato siano illustrati i criteri e le modalità di applicazione del detto metodo, con riferimento all'oggetto e alla struttura organizzativa dell'impresa.

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