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1 Corso Base di Fotografia 2 Lezione FOTOGRAFIATOTALE

2 La luce

3 Fotografare = scrivere con la luce Ma Cos'è la luce?

4 La luce è un fenomeno fisico di natura energetica Se, per esempio, riscaldiamo un corpo di materiale metallico, fino ad una certa temperatura, otteniamo un emissione luminosa. La propagazione avviene sotto forma di radiazioni nello spazio vuoto e nei materiali solidi, liquidi ed aeriformi, che consideriamo trasparenti alla luce. Queste radiazioni sono conosciute come onde elettromagnetiche: un alternarsi ciclico di campi elettrici e magnetici concatenati. Un fascio di luce è composto da un insieme di onde elettromagnetiche trasversali rispetto alla direzione di propagazione.

5 La radiazione elettromagnetica è caratterizzata da due grandezze fisiche: la lunghezza d'onda e la frequenza. La lunghezza d'onda, indicata solitamente con la lettera greca l, è la distanza, espressa in nanometri, percorsa dall'onda durante un ciclo completo di oscillazione (Il nanometro equivale a un miliardesimo di metro). La frequenza, che ha per simbolo la lettera greca v, è il numero di cicli completi di oscillazione che avvengono in ogni secondo. Si esprime in hertz (Hz): 1 hertz equivale a 1 ciclo al secondo Sia i materiali condensati, cioè i solidi e liquidi, che gli aeriformi, cioè i gas ed i vapori, mantenuti ad una temperatura superiore allo zero assoluto, generano radiazioni elettromagnetiche di diverse lunghezze d'onda e frequenze. L'insieme delle radiazioni conosciute è rappresentato nello spettro elettromagnetico.

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7 Ogni lunghezza d'onda identifica una ben precisa tonalità. La prima scomposizione dello spettro del visibile nelle sue componenti è stata realizzata da Isaac Newton ( ) attraverso l'esperimento del prisma. In questo Newton, verificò due elementi fondamentali, il primo che la luce bianca è composta da un insieme di elementi più semplici. ma anche che un insieme di radiazioni luminose separate tra opportunamente ricomposte e restituire luce bianca. loro possono essere

8 Le radiazioni hanno velocità uguale in tutte le direzioni e si propagano sotto forma di fronti sferici, aventi centro nella sorgente che le ha emesse e diametri crescenti man mano che si allontanano dalla sorgente stessa. L'illuminamento, grandezza fisica relativa alla potenza radiante che illumina una superficie, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza di questa rispetto alla sorgente luminosa. Questo ci aiuta a capire il principio del numero guida dei lampeggiatori elettronici, cioè la regola che a parità di potenza del lampo, lega i diaframmi con le distanze di ripresa; in particolare è più chiaro il motivo per cui allontanando il flash da 1 a 2 metri l'illuminamento della superficie si riduce ad ¼ e quindi si rende necessario aprire il diaframma di 2 stop, mentre allontanando il flash da 10 a 11 metri si ha una diminuizione dell'illuminamento assai modesta, al punto di non richiedere correzione del diaframma.

9 Un altro fenomeno legato all'illuminamento riguarda la caduta di luce ai bordi del campo, in particolare sugli obiettivi grandangolari; le zone al bordo del campo, risultano inclinate rispetto al foro del diaframma, che in questo caso rappresenta la sorgente, ed i raggi di luce per raggiungerle seguono un percorso obliquo cui corrispondono distanze maggiori. Anche l'esposizione è una grandezza riferita alle superfici illuminate, ma contrariamente all'illuminamento, rappresenta una misurazione della quantità di energia radiante nel tempo. E' da segnalare che mentre l'occhio umano è sensibile all' intensità della luce, le pellicole fotografiche sono sensibili alle esposizioni.

10 Comportamento della luce sui diversi materiali La luce è una forma di energia costituita da particelle luminose elementari (fotoni) che orbitano intorno al nucleo di un atomo. Quando un fascio di luce inonda un oggetto, determina una reazione che può variare a seconda dell'energia dell'onda luminosa, della velocità con cui gli elettroni si muovono nell'oggetto in questione e della forza che gli atomi di cui si compone esercitano sugli elettroni. A seconda del tipo di reazione che interviene si verificano i fenomeni di trasparenza (la luce attraversa l'oggetto vetro), assorbimento (legno), riflessione (il fascio di luce riflesso ha la stessa angolazione e frequenza di quello incidente - metalli), diffusione (le onde rimbalzano su una superficie liscia ma su una ruvida vengono rinviate in tutte le direzioni atmosfera terrestre), rifrazione (la luce attraversa l'oggetto cambiando direzione diamanti, cristalli) ed interferenza (le onde luminose attraversano due diverse superfici riflettenti bolle di sapone, chiazze di

11 La luce può essere polarizzata linearmente per riflessione (della luce che colpisce obliquamente una superficie, una parte viene rifratta, una parte assorbita e una parte riflessa) o per diffusione (attraversa spazi contenenti in sospensione particelle di piccole dimensioni, simili o minori rispetto alla lunghezza d'onda della luce); un esempio del primo caso si verifica quando la luce colpisce superfici lisce non metalliche, come specchi d'acqua e strade bagnate, vetro, vernici, materiali plastici e superfici levigate (il fenomeno riguardando tutte le lunghezze d'onda della luce incidente, si sovrappone al colore proprio delle superfici rendendo meno evidente e meno saturo il colore vero degli oggetti ripresi e genera una situazione di riverbero luminoso), il secondo è presente nella luce proveniente dalle zone di cielo che si trovano ad angolo retto rispetto ai raggi del sole (anche in questo caso ci ritroviamo una situazione di progressiva desaturazione del cielo, che diventa così sbiancato a seconda dell'area inquadrata).

12 Colore della luce. A occhio nudo sono visibili 6 diversi colori, o frequenze luminose, principali: rosso, arancione, giallo, verde, indaco e violetto. Dalla combinazione di alcuni di questi derivano ulteriori colori, mentre dall'insieme di tutti i colori dello spettro visibile scaturisce il bianco, ovvero la luce incolore. Colori additivi. Un sistema per generare i colori è metterne insieme più di uno. Da combinazioni diverse di rosso verde e blu si possono ottenere tutti i colori dello spettro visibile (è in questo modo che funzionano i monitor RGB).

13 Colori sottrattivi E' possibile generare i colori anche assorbendo alcune delle frequenze luminose presenti nella composizione (è il principio impiegato nella produzione delle tinture e sostanze coloranti, è il caso in natura delle foglie che assorbono rosso e blu e riflettono il verde ed è il principio adottato per gli ingranditori fotografici e le stampanti ink-jet ed i filtri di compensazione), mescolando i tre colori si ottengono i rimanenti, fino ad ottenere il nero (tutte le frequenze luminose vengono assorbite).

14 La percezione del colore. Quando la luce bianca cade su un corpo, le onde elettromagnetiche di cui è fatta possono essere assorbite o riflesse. Ci sono corpi che assorbono interamente tutte le lunghezze d onda della luce e appaiono neri; altri riflettono solo in parte tutte le lunghezze d onda e appaiono grigi; altri le riflettono tutte per intero e appaiono bianchi. Ci sono poi corpi o sostanze, come i pigmenti, che assorbono solo alcune lunghezze d onda e ne riflettono verso i nostri occhi altre, che noi percepiamo come colore. Poichè le immagini che noi vediamo sono fatte di luce riflessa, è bene che i soggetti che noi fotografiamo siano adeguatamente illuminati, da qui la regola di tenersi il sole alle spalle o, se frontale, usare il flash per schiarire.

15 Per lungo tempo si è rinunciato a dare una classificazione dei colori e si definivano questi attraverso un campione o per mezzo di oggetti noti. Il primo a dare una classificazione scientifica del colore fu il pittore americano Albert Munsell, attribuendo a ciascun colore le caratteristiche di tonalità (il colore dominante percepito), saturazione (la purezza cromatica, tanto maggiore quanto più i colori sono privi di componenti grigie) e luminanza (la luminosità, ovvero l'energia luminosa che un colore può riflettere).

16 Dato che alcuni colori sono visivamente più chiari di altri (ad esempio i gialli appaiono più luminosi dei blu) i colori reali non sono sistemati all'interno di una sfera perfetta, ma di un solido di forma irregolare. Il modello di Munsell non si adatta però alla fotografia, in cui tutti i colori esistenti vengono riprodotti mediante sintesi tricromatica, miscela di rosso (700 nm), verde (546 nm) e blu (436 nm). La sensazione del bianco deriva da una miscela in quantità uguali delle tre componenti; una sensazione di giallo si può ottenere da una radiazione rossa e una verde mescolate insieme, etc.le luci percepite identiche, anche se possedenti composizioni spettrali diverse, dal punto di vista colorimetrico sono considerate equivalenti.

17 Nel sistema colorimetrico tricromatico, le tre luci, il cui colore dovrebbe essere assolutamente saturo, sono sistemate ai vertici di un triangolo; lungo il lato del triangolo sono presenti tutti i colori saturi prodotti dalla mescolanza delle luci dei due vertici, mentre è assente il colore corrispondente alla luce del vertice opposto. Allontanandosi dai lati del triangolo, verso il centro, i colori diventano sempre meno saturi, fino al punto in cui al centro esatto del triangolo si ha il bianco di coordinate (0.33, 0.33, 0.33).

18 Tutto ciò che l'occhio umano riesce a percepire non è riproducibile da tutte le periferiche, siano esse di acquisizione o di visualizzazione e stampa. Uno spazio colore è un metodo per definire il colore sul computer. L'insieme di colori più utilizzato è lo spazio srgb, lo spazio Adobe Rgb è più esteso (in particolare rende meglio l'incarnato) ma non sempre viene sfruttato pienamente e solo particolari costosi monitor lo visualizzano realmente.

19 Le sorgenti di luce Le sorgenti di luce utilizzabili per le riprese fotografiche sono numerosissime. La luce diretta del sole a mezzogiorno, quella diffusa dal cielo azzurro o coperto da nubi, la luce di un tubo al neon, di un lampeggiatore elettronico, di una comune lampada domestica e persino la luce di una fiamma o di una candela, emettono radiazioni elettromagnetiche entro la regione delle lunghezze d'onda tra 400 e 700 nm, quindi visibili. La luce emessa da qualsiasi sorgente colpisce gli oggetti, che in parte la assorbono, in parte la trasmettono e in parte la Per l'occhio come per la macchina fotografica, gli oggetti che riflettono luce diventano a loro volta sorgenti. Le sorgenti sopra citate sono assai diverse, non solo per la diversa quantità tonale dell'energia emessa nell'unità di tempo, ma perchè varia la loro composizione spettrale. L'occhio umano non riesce a valutare esattamente la diversa intensità delle sorgenti (si adatta) ed è incapace di valutare la loro composizione cromatica.

20 In fotografia accade il contrario. L'intensità della luce, il suo colore, la direzione e il modo in cui si distribuisce sul soggetto sono rilevati esattamente dal materiale sensibile e influenzano fortemente il risultato finale. Si è dunque espresso come riferimento del colore prevalente della luce emessa da qualsiasi sorgente, un semplice convenzionalmente valore di temperatura, chiamata temperatura di colore. Quando comunemente si dice che una luce è calda, in realtà questa corrisponde ad una temperatura di colore bassa, viceversa, una temperatura maggiore produce una luce definita comunemente fredda.

21 Temperatura colore delle comuni sorgenti luminose (luce naturale) Cielo sereno (senza sole) / K Soggetto in ombra (in luce diurna) con cielo azzurro (8.000) / K Cielo parzialmente nuvoloso / K Neve, acqua K Ombra scoperta (estiva) / 7500 K Cielo nuvoloso K Sole a mezzogiorno, cielo coperto K Sole a mezzogiorno (luce diurna estiva), cielo sereno 5500 K Luce al chiaro di luna / K Luce al tramonto / K Luce all'alba (dopo 1-2 ore) / ( ) K

22 Temperatura colore delle comuni sorgenti luminose (luce artificiale) Lampade a bulbo di alogenuri metallici (per acquari) / K Flash elettronico / K Lampada fluorescente diurna (daylight) K Tubi fluorescenti per illuminazione in studio K Tubi fluorescenti a luce calda K Lampade fluorescenti (neon) 4000 / 8000 K Lampade cinematografiche odierne / K Lampada fluorescente bianca fredda (cool white) Lampada fluorescente bianca K K Lampada fluorescente a tonalità calda (warm) 3000 K Lampade alogene ad incandescenza, da studio e per diaproiettori / K L. al tungsteno ad inc. da casa (da 40 a 100, 200 a 1000 W) / / K Fiamma di candela 1500 / 2000 K

23 La luce si distingue per qualità in due tipologie: - luce morbida, è quella che vediamo in natura quando il cielo è coperto, ci sono poche o nessuna ombra, tutto ciò che ci circonda assume un aspetto pastello, morbido, con poco contrasto. È tipica delle fonti luminose estese (in genere più grandi rispetto al soggetto illuminato, come nel caso dell'intero cielo...). - luce dura, è quella che vediamo in una giornata chiara e soleggiata, che genera forti contrasti tra ombre profonde, scure e chiaramente definite, e colori chiari. È tipica delle fonti di luce piccole (anche il sole, rapportato alla distanza, risulta essere piccolo...). Una sorgente di luce media conferisce volume al soggetto, buona saturazione di colore e un contrasto equilibrato. Le fonti si distinguono in naturali (il sole, diretto o riflesso, che entra da una apertura...) e artificiali (le lampade di casa, i flash, l'illuminazione stradale, torce elettriche, fari di automobili, televisori, accendini e quanto creato dall'uomo che può essere usato per illuminare un soggetto...). La luce disponibile (o luce ambiente) è quella proveniente da tutte le fonti, anche miste, che possono illuminare un soggetto senza l'intervento del fotografo.

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26 La corretta esposizione Al contrario dell'occhio che, grazie all'adattamento ai diversi livelli di luminosità, produce sensazioni di luce e di colore variabili nelle varie condizioni di osservazione, l'apparecchio fotografico si comporta come uno strumento scientifico che in ogni condizione fornisce risposte certe e prevedibili in funzione dell'energia radiante che raggiunge o la pellicola, o il sensore. La ripresa fotografica consiste nel registrare su materiale fotosensibile i valori di luminanza medi dei soggetti e la buona riuscita di una fotografia nasce dalla giusta quantità di luce che viene catturata dalla pellicola fotografica o dal sensore elettronico a seconda del tipo di fotocamera utilizzata (analogica o digitale). Ma chi ci dice quanta luce utilizzare e come facciamo a dosarla? I moderni apparecchi fotografici facilitano il controllo dell esposizione, ma i loro sistemi di misurazione e regolazione automatica della luce che penetra nell apparecchio non sempre saranno in grado di produrre da soli, in qualsiasi occasione, esattamente la fotografia che desideriamo: gli esposimetri degli apparecchi funzionano secondo regole fisse, mentre l esposizione della pellicola può richiedere una scelta creativa.

27 Una esposizione tecnicamente corretta, deve rappresentare un compromesso tra la quantità di luce necessaria per le zone chiare e per quelle scure della scena (al fine di registrarne i particolari). Se l intera scena non ha uniformità di illuminazione, una fotografia può essere esposta correttamente nel complesso, ma può accadere che una parte della scena, magari quella che a noi interessa di più, può essere penalizzata da una sovra/sotto esposizione rispetto al resto; quindi siamo noi che dobbiamo valutare la scena e decidere la giusta esposizione per il soggetto.

28 un caso particolare è il controluce (luce frontale alla fotocamera), il cui uso può essere usato creativamente, con un effetto che varia notevolmente a seconda della tecnica di esposizione. Esaltando la forma grafica può diventare l'aspetto più rilevante di una composizione fotografica, riducendo il soggetto a una informazioni sul soggetto e conferendo silhouette, fornendo scarse un aspetto drammatico all'immagine.

29 Nell'immagine di sinistra l'esposizione è determinata tenendo conto del valore di illuminazione dello sfondo, e il personaggio è rappresentato in silhouette; a destra, invece, con una esposizione maggiore di 2-3 stop, si identifica il soggetto in primo piano, che sembra immerso in un mare di luce. Se vogliamo avere dettaglio tanto sul soggetto quanto sullo sfondo dobbiamo compensare l'illuminazione apportando una fonte opposta alla principale; a questo scopo possiamo usare per schiarire il soggetto un pannello riflettente o un leggero colpo di flash. L'esposizione va calcolata in base all'effetto finale desiderato.

30 Una ulteriore tipologia di immagini fotografiche non ordinarie è quella a chiave alta o a chiave bassa. I termini High Key e Low Key stanno grosso modo ad indicare foto con predominanza di toni chiari e di toni scuri, tuttavia questa definizione è insufficiente perché quello di "predominanza" è un concetto relativo. Nella Foto che segue i toni chiari sono predominanti, ma non bastano a farne una foto in high key; si può stamparla più chiara, come nel riquadro III, ma non si può andare più in là, perché i mezzi toni e le ombre, che sono presenti in grande quantità, perderebbero corpo, e la foto sarebbe inaccettabile (riquadro IV).

31 quasi totalmente e senza perdere dettaglio La foto a lato può fregiarsi dell'etichetta di high key. I toni chiari dominano nei riquadri I, II, III; il volto abbronzato ed i piccoli dettagli e le ombre scure forniscono gli elementi di contrasto contro i quali si staccano i "bianchi". Bianchi che altrimenti apparirebbero come una massa di grigi più o meno chiari. Nel riquadro IV la foto è oltre il limite all'high key: notiamo che i bianchi perdono troppo dettaglio ed i toni scuri cominciano a diventare grigiastri.

32 La foto a lato è un esempio di low key, che trova il suo limite nella eccessiva perdita di dettaglio dei toni scuri. In questo caso le luci sono rappresentate dall'area piuttosto grande del volto, che nella sua totalità è piuttosto scura, ma che contiene al suo interno abbastanza contrasto per non sembrare slavata, ed al tempo stesso apparire luminosa contro il nero del turbante e dello sfondo.

33 A parte la tonalità dominante del soggetto, sia l'high key che il low key hanno in comune: * un basso contrasto generale (il mantello e il turbante sopportano in fase di stampa una vasta gamma di esposizioni prima di perdere dei dettagli per sovra- o sottoesposizione). * un buon contrasto tra la tonalità dominante e quella opposta, che può essere rispettivamente molto scura o molto chiara, addirittura nera o bianca, quanto più piccola è l'area che essa occupa, perché in tal caso non siamo interessati ai suoi dettagli interni. A questo proposito può valere la pena notare come il contrasto tra il bianco ed i neri nella Foto Hi-Key sia più forte di quello tra il turbante ed il volto nella Foto Low-Key. Con l'high key chi sovraespone non fa errore, perché la pellicola, o il sensore, sono in grado di incassare la sovraesposizione delle luci, ed al tempo stesso ci assicura nelle zone scure un dettaglio che potrebbe essere importante. Con il low key la sovraesposizione è addirittura indispensabile, perché il dettaglio nei neri è l'essenza di questo genere di foto.

34 HIGH KEY Soggetto, Illuminazione ed Esposizione Una conseguenza di quanto detto è che per realizzare una valida fotografia in high key è opportuno scegliere un soggetto adatto, inutile fotografare un soggetto scuro (o con una gamma tonale ampia ed omogenea, in pratica un soggetto caratterizzato da toni medi): non otterremo una foto in high key, ma solo una immagine pessima e slavata. Bisogna invece cercare soggetti idonei: persone bionde e dalla pelle chiara, il classico campo pieno di grano, una distesa innevata, e così via.

35 Soggetti del genere riflettono molta più luce del 18% che l'esposimetro si aspetta, dunque per evitare sottoesposizioni sarà opportuno utilizzare un esposimetro a luce incidente. In mancanza, ci potrà soccorrere il caro vecchio cartoncino grigio, e se non abbiamo nemmeno questo non ci resta che affidarci all'intuito e compensare l'esposizione ad occhio. La luce ideale per le foto in high key è morbida e diffusa, come in presenza di un cielo nuvoloso (purché le nuvole siano chiare!) o, in interni, usando lampade opportunamente diffuse mediante bank, ombrelli o pannelli riflettenti. Poiché bisogna evitare ombre profonde, oltre alle luci puntate sul soggetto bisogna adoperarne delle altre per rischiarare lo sfondo, in modo che entrambi (soggetto e sfondo) abbiano un livello di luminosità elevato e non troppo differente (è la differenza che genera ombre). Luci troppo dirette, come nelle giornate soleggiate, causano ombre, e giornate di cattivo tempo (cielo coperto da nubi cariche di pioggia) portano a foto cupe: in entrambi i casi è meglio rinunciare all'idea di lavorare in high key.

36 LOW KEY Una volta compresa la logica delle foto in high key, ci vuole poco a capire come gestire la situazione opposta, quella delle foto in low key ("in tono basso"). Qui abbiamo una predominanza di toni scuri, con occasionali aree di luce o di bianco puro, ed è grazie al contrasto tra i due insiemi di tonalità che si ottiene quell'effetto che ci fa parlare, appunto, di fotografia in low key (che quindi non significa banalmente "foto scura").valgono, opportunamente adattate ove necessario, le stesse considerazioni fatte per le foto in high key: serve un soggetto adatto, ovvero ricco di toni scuri, perché non basta certo fotografare un soggetto normale sottoesponendolo; se mancano aree chiare, necessarie per il contrasto, non si rimedia sottoesponendo il negativo e/o sovraesponendo la stampa; e poiché i soggetti scuri riflettono meno luce del 18%, se ci si fida troppo dell'esposimetro si rischia di sovraesporre. In fase di stampa, infine, l'esposizione dovrebbe essere quella necessaria giusto per separare il nero pieno dai toni scuri.

37 L esposimetro I moderni apparecchi fotografici hanno dei sistemi esposimetrici incorporati che misurano la luminosità di una scena per mezzo di cellule fotosensibili, la mettono in relazione con la rapidità della pellicola utilizzata (o impostata) e predispongono o indicano la giusta esposizione (con una lancetta, dei punti luminosi o direttamente in cifre).

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39 esempi di mirino in fotocamere SLR (Single-Lens Reflex) con zona centrale a stigmometro e microprismi per agevolare la messa a fuoco manuale.

40 Gli esposimetri indicano come corretta l esposizione che riprodurrà il soggetto con tonalità medie, tra lo scuro e il chiaro, al fine di far risaltare quanti più particolari possibili: questo vuol dire che l esposimetro sceglierà un valore di illuminazione per cui la scena inquadrata venga riprodotta secondo una tonalità grigio-media. Cosa accade se la lettura della luce avviene su un soggetto troppo chiaro o troppo scuro? L intera scena verrà scurita (sottoesposizione) o schiarita (sovraesposizione); questo evento, a seconda della tolleranza della pellicola utilizzata porta in caso di negative ad avere una foto recuperabile ma dai contrasti sbagliati, in caso di (dia)positive a buttarle via. In questi casi per calcolare la luce corretta possiamo ingannare l esposimetro (punto di lettura, controlli EV, ovvero compensazione dell esposizione, o impostazione manuale della sensibilità della pellicola) o scegliere un appropriato sistema di lettura tra quelli disponibili:

41 Esempio area esposimetrica su 8 settori (Pentax Z1) SPOT Spot: la luce viene misurata soltanto in una piccola zona al cen tro del mirino (della scena). Con questo tipo di lettura occorre posizio nare il soggetto principale al centro durante la lettura; tuttavia se la differenza di luminosità fra l area spot e quella circostante è eccessiva, è opportuno SEMISPOT mediare il valore dell esposizione sulla base della luminosit à complessiva, fatto salvo l effetto di sbilanciamento luminoso sia voluto o obbligato. Semispot (media ponderata a prevalenza centrale) MATRIX Matrix (multizona): calcola i valori di esposizione compensando automaticamente gli effetti di contrasti elevati e condizioni di fficili di luminosità.

42 Fine

43 Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento... E' porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E' un modo di vivere. (Henri Cartier Bresson ) Fonti: Corso di fotografia De Agostini

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