The Supervisory Review Process

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1 Studi e Note di Economia Anno XII, n , pagg The Supervisory Review Process EPIFANIO TOMMASO ZARBO* The new rules on Supervisory Review Process (SRP) are included into the title III of the Circular 263 issued by Bank of Italy in December 2006, in carrying out of the community directive. The aim of the Pillar 2 is same of the Pillar 1, it ensures the equity stability of the financial intermediary. The Supervisory review process is the final plug in matter of prudential supervision. The SRP is divided in two different part: - the former is ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), that is the process by which banks assess capital adequacy in relation to their own risk profile and strategy with, the aim to respect the capital requirement; - the latter one it is SREP (Supervisory Review and Evaluation Process) by which the Supervisory Authority makes a review of ICCAP and strategies to be able to ensure the compliance with regulatory capital ratios. The organizational aspect will be the most important point, in fact, banks will provide an adequacy internal control system for the safe and sound management of banking organizations. A good internal controls system can be useful to asses that the goal of a Banks will be reached: will achieve long-term profitability targets, maintain reliable internal and external reporting, compliance with laws and regulations as well as policies, plans, internal rules and procedures, and decrease the risk of unexpected losses or damage to the bank s reputation. This rule may be adopted by banks till the end of the first semester The Supervisory Review Process represents a great challenge for the Banks and the Supervisory Authority. The dialogue of the banks with their Supervisor is a key part of the SRP. In the international context it is crucial to achieve a greater harmonization not only regarding the rules, such as the capital requirements imposed to banks, but also the prudential practices, to ensure a level playing field for banks in different countries. (J.E.L.: G18) 1. Il Secondo Pilastro dell Accordo di Basilea 2 e la vigilanza prudenziale sugli intermediari finanziari Il percorso che ha portato alla redazione del Secondo Pilastro di Basilea 2 è stato articolato e lungo. Di seguito sono elencati una serie di documenti che rappresentano la fonte del Secondo Pilastro: * Epifanio Tommaso Zarbo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Servizio Controllo dei Rischi e Adeguatezza Patrimoniale.

2 284 Studi e Note di Economia, Anno XII, n a) Principi fondamentale per un efficace vigilanza bancaria del 1997; b) Istruzioni della Banca d Italia del 1999; c) Discussion paper sul nuovo schema sulla regolamentazione del patrimonio di vigilanza, del Comitato di Basilea, emanati tra il 1999 e i 2004; d) Discussion paper prodotti dal CEBS tra il 2004 e il 2006 sull ICAAP; e) Direttiva europea del 2006, relativa al recepimento del Secondo Pilastro; Le regole sul processo di controllo prudenziale contenute all interno del Secondo Pilastro hanno due obiettivi precisi: garantire che gli intermediari dispongano di un capitale adeguato a sostenere tutti i rischi cui sono esposti e incoraggiare l implementazione e l uso di tecniche innovative per il controllo e la gestione dei rischi. Secondo quanto sancito all interno del secondo Pilastro il processo di controllo prudenziale riconosce la responsabilità al management nella definizione dei processi interni di valutazione del capitale, nel fissare obiettivi patrimoniali commisurati al profilo di rischio e all implementazione di un adeguato sistema di controlli. L Autorità di Vigilanza ha il compito di verificare con quali metodologie gli intermediari determinano il capitale interno necessario per coprire i rischi a cui l intermediario è esposto nello svolgimento delle proprie attività di business. Al fine di garantire la sana e prudente gestione il Comitato di Basilea 2 nel Secondo Pilastro chiede che l attenzione non venga posta solo sul patrimonio regolamentare come uno strumento necessario a garantire la solvibilità delle banche, ma di focalizzarsi anche sulle tecniche di gestione del rischi e sui processi di controllo interno, in questo senso, il patrimonio non dovrebbe essere concepito come uno strumento per compensare processi di controllo o di gestione del rischio fondamentalmente inadeguati. Con il Secondo Pilastro sono stati previsti una serie di rischi sui cui le banche dovranno calcolare i relativi assorbimenti patrimoniali: rischio di liquidità, rischio di tasso di interesse nel banking book, rischio di impresa e rischio strategico, rischio di concentrazione del credito. Queste tipologie di rischio si aggiungono a quelle previste dal Primo Pilastro (rischio di credito, mercato e operativo), anche per queste tipologie di rischio sarà necessario studiare apposte tecniche di misurazione e calcolo del requisito patrimoniale e attivare adeguati processi di validazione interna. Di seguito sono evidenziati i due principi cardine del Secondo Pilastro, su cui L ICAAP e lo SREP si fondano. PRINCIPIO 1 Le banche dovrebbero disporre di un procedimento per valutare l adeguatezza patrimoniale complessiva in rapporto al loro profilo di rischio e di una strategia per il mantenimento dei livelli patrimoniali. Questo principio rappresenta la fonte normativa dell ICAAP, un processo interno organizzato dalla banca e che ha l obiettivo di determinare il capitale complessivo a fronte dei rischi valutati, con le tecniche previste dal Pillar

3 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process o con altre metodologie sviluppate internamente. Il processo di pianificazione del capitale cosi come previsto nelle istruzioni Bankit rispetta i postulati dell Accordo di Basilea 2, richiedendo agli intermediari precisi requisiti organizzativi e informativi sul processo stesso 1. PRINCIPIO 2 Le autorità di vigilanza dovrebbero riesaminare e valutare il procedimento interno di determinazione dell adeguatezza patrimoniale delle banche e le connesse strategie, nonché la loro capacità di monitorarne e assicurarne la conformità con i requisiti patrimoniali obbligatori. Le autorità di vigilanza dovrebbero adottare appropriate misure prudenziali qualora non siano soddisfatte dei risultati di tale processo 2. Il postulato di questo secondo principio è la fonte normativa su cui si basa il processo di revisione e valutazione dell adeguatezza patrimoniale (SREP) e più in generale di tutto il processo di pianificazione del capitale, condotto con cadenza almeno annuale, dall Autorità di Vigilanza. Lo schema seguente riassume le principali fasi e componenti del processo di controllo prudenziale come previsto dal Pillar 2: Banks must be able to demonstrate that chosen internal capital targets are well founded and that these targets are consistent with their overall risk profile and current operating environment. In assessing capital adequacy, bank management needs to be mindful of the particular stage of the business cycle in which the bank is operating. Rigorous, forward-looking stress testing that identifies possible events or changes in market conditions that could adversely impact the bank should be performed. Bank management clearly bears primary responsibility for ensuring that the bank has adequate capital to support its risks The five main features of a rigorous process are as follows: Board and senior management oversight; Sound capital assessment; Comprehensive assessment of risks; Monitoring and reporting; and Internal control review The supervisory authorities should regularly review the process by which a bank assesses its capital adequacy, risk position, resulting capital levels, and quality of capital held. Supervisors should also evaluate the degree to which a bank has in place a sound internal process to assess capital adequacy. The emphasis of the review should be on the quality of the bank s risk management and controls and should not result in supervisors functioning as bank management. The periodic review can involve some combination of: o On-site examinations or inspections; Off-site review; Discussions with bank management; Review of work done by external auditors (pro-

4 286 Studi e Note di Economia, Anno XII, n ICCAP (Internal Adeguacy Capital Assessment Process) L ICAAP è svolto da ciascuna banca al fine di consentire alla Banca d Italia di effettuare una valutazione documentata e completa delle caratteristiche qualitative fondamentali del processo di pianificazione patrimoniale, dell esposizione complessiva ai rischi e della conseguente determinazione del capitale interno complessivo 3. Nell ICAAP l organo di governo societario della banca deve stabilire gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio ma anche, come già ribadito nel Titolo I delle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale, monitorare nel continuo l efficacia e l efficienza delle varie funzioni e strutture aziendali che presidiano i rischi specifici. L ICAAP deve essere documentato, conosciuto e condiviso dalle strutture aziendali e sottoposto a revisione interna. Le banche dovranno rendere conto annualmente alla Banca d Italia: le caratteristiche fondamentali del processo, l esposizione ai rischi e la determinazione del capitale ritenuto adeguato a fronteggiarli attraverso un resoconto. Questo documento contiene un self assessment sull ICAAP, dove sono evidenziate le aree di miglioramento, le criticità del processo di pianificazione del capitale e le azioni migliorative. Il processo di controllo prudenziale (SRP) rappresenta un processo aziendale che non può prescindere dalla natura e dalle dimensioni dell entità che lo applica. Ogni intermediario in base alle sue dimensioni e all attività che svolge deve articolare il processo di pianificazione del proprio capitale interno in modo differente; a titolo di esempio, quegli intermediari che in base al Primo Pilastro applicano metodi standard per il calcolo dei rischi di credito, di mercato e operativi o che per il calcolo del requisito patrimoniale sui rischi del Secondo Pilastro si limitano ad applicare metodologie indicate dalla Banca d Italia, si troveranno ad applicare un ICAAP più snello di quegli intermediari che faranno ricorso a metodologie avanzate per la determinazione dei requisiti patrimoniali (vedi metodi AMA sui rischi operativi, IRB advance sui rischi di credito e modello interno sui rischi di mercato). Infatti, nel secondo caso anche se questi intermediari hanno già nei processi di validazione dimostrato che le loro metodologie rispettano già i requisiti regolamentari, dovranno annualmente dimostrare tramite l ICAAP che il calcolo del capitale interno con detti metodi rispecchia i rischi cui l intermediario è esposto ed è in grado di assicurare la sana e prudente gestione dell intermediario stesso. In applicazione del principio di proporzionalità la Banca d Italia ha pre- vided it is adequately focused on the necessary capital issues); and Periodic reporting The substantial impact that errors in the methodology or assumptions of formal analyses can have on resulting capital requirements requires a detailed review by supervisors of each bank s internal analysis. 3 Banca d Italia, Circolare 263 del 27 dicembre 2006, Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale.

5 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 287 visto tre specifiche categorie di intermediari ai quali corrispondono diversi livelli di approfondimento in merito alle tecniche statistiche utilizzate per la misurazione dei rischi, ai sistemi di controllo dei rischi, al processo che porta alla determinazione del capitale interno, all effetto che la correlazione tra rischi differenti può avere sulla determinazione del capitale interno complessivo: - Intermediari della prima Classe: comprende le singole banche e i gruppi bancari che hanno ottenuto la validazione da parte della Banca d Italia per l utilizzo di sistemi IRB per il calcolo dei requisiti previsti dalla disciplina dei rischi di credito, o del metodo AMA per il calcolo dei requisiti a fronte del rischio operativo, o di modelli interni di tipo VAR per il calcolo degli assorbimenti patrimoniale a fronte dei rischi di mercato; - Intermediari della seconda Classe: comprende i gruppi bancari e le singole banche che utilizzano metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale maggiore di 3,5 miliardi di euro; - Intermediari della terza Classe: comprende i gruppi bancari e le banche che applicano metodologie standard per il calcolo dei requisiti patrimoniali sulle diverse categorie di rischio, o che presentano un attivo, a livello consolidato o su base individuale pari o minore di 3,5 miliardi di euro; Per offrire ai lettori dell articolo una completa comprensione dell ICAAP è necessario distinguere tra le diverse definizioni di capitale che sono utilizzate nell articolo: a) Requisiti minimi del Primo Pilastro, rappresenta il requisito patrimoniale, in termini di capitale assorbito, previsto dal Pillar 1 sui rischi di credito, di mercato e operativi; b) Capitale interno, calcolato tramite i modelli statistici o le metodologie standard previste dal Primo e Secondo Pilastro o tramite modelli sviluppati internamente, ma validati dalla Banca d Italia; c) Il capitale interno complessivo è il capitale a copertura di tutti i rischi a cui è esposta la banca (Pillar 1 + Pillar 2). Solo per le banche appartenenti alla prima classe nel calcolo del capitale interno complessivo potrà essere sottratto l effetto derivante dalla correlazione non perfetta tra i diversi rischi, sempre se validata da Banca d Italia, e potranno essere sommati gli ulteriori fabbisogni di capitale dovuti a esigenze di natura strategica 4. Nel vecchio Accordo di Basilea 1 il capitale interno complessivo rappresenta i requisiti patrimoniali totali: Requisiti patrimoniali 1.1. Rischi di credito 1.2. Rischi di mercato 4 Per esigenze di natura strategica si intende la necessità di disporre di risorse patrimoniali per eventuali operazioni che rientrino nel piano industriale dell intermediario, come l acquisizione di altri intermediari, l ingresso in nuovi mercati o per necessità di rientrare in una determinata classe di rating.

6 288 Studi e Note di Economia, Anno XII, n Rischi del portafoglio titoli non immobilizzato (metodo standard) Rischi sulle posizioni in merci (metodo standard) Rischio di cambio (metodo standard) Rischi di mercato - modelli interni Rischio di concentrazione Prestiti subordinati utilizzabili a copertura dei rischi di mercato Rischi di mercato netti 1.3. Altri requisiti 2. Requisiti patrimoniali specifici 3. Requisiti patrimoniali totali 4. Posizione patrimoniale 4.1. Eccedenza, tra capitale interno complessivo e patrimonio di vigilanza; 4.2. Deficienza, tra capitale interno complessivo e patrimonio di vigilanza 5 ; Nella voce 2. Requisiti patrimoniali specifici, confluirà il maggiore requisito patrimoniale richiesto dall Autorità di Vigilanza in sede di SREP: d) Il patrimonio di vigilanza e il capitale complessivo; il primo rappresenta un entità contabile suddivisa in due componenti principali: - Patrimonio di base (Tier 1) determinato come segue: (capitale sociale + utile d esercizio + le riserve di patrimonio + strumenti innovativi di capitale + effetti dei positivi filtri prudenziali 6 ) (l avviamento + azioni proprie + effetti negativi dei filtri prudenziali + perdita d esercizio + le attività immateriali); - Patrimonio supplementare (Tier 2), determinato come segue: (strumenti ibridi di capitale non imputabili nel patrimonio di base + plus valenze nette da partecipazioni + filtri prudenziali + le passività subordinate) (le variazioni positive della riserva AFS - riserve da valutazione delle attività materiali + le minus valenze nette da partecipazioni + filtri prudenziali + crediti). Per la determinazione del patrimonio di vigilanza devono essere sommati il Tier 1 e il Tier 2; a questi vanno dedotte le partecipazioni in società bancarie e finanziarie suddivise nelle diverse fasce di partecipazione al capitale e le partecipazioni in società assicurative. Nelle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale, il patrimonio di vigilanza è equiparato al capitale complessivo, in termini di capitale disponibile 7, con la novità che le banche potranno utilizzare risorse patrimoniali non comprese nel patrimonio di vigilanza per la determinazione del capitale complessivo. 5 Schema utilizzato per la segnalazione di vigilanza su base individuale Y per le banche. 6 Con il recepimento all interno delle regole per la redazione dei bilanci bancari degli Ias/ifrs sono stati previsti appositi Filtri Prudenziali sul patrimonio di vigilanza, rischio di credito e mercato che hanno l obiettivo di limitare le valutazioni al Fair Value effettuate ai fini di bilancio sul calcolo del patrimonio di vigilanza regolamentare. 7 Per capitale disponibile si intende lo stock contabile detenuto dall azienda che in ottica prudenziale ha funzione di copertura delle eventuali perdite aziendali.

7 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 289 Per quanto attiene alla disclosure (Resoconto) che deve essere fornita tramite il processo di pianificazione del capitale (ICAAP), con periodicità annuale, le banche informano l Autorità di Vigilanza su due aspetti principali: - Il livello attuale del capitale interno complessivo e del capitale complessivo calcolato con riferimento alla fine dell ultimo esercizio chiuso; - Il livello prospettico del capitale interno complessivo e del capitale complessivo (patrimonio di vigilanza) con riferimento alla fine dell esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell operatività; Nella pianificazione annuale le banche devono anche identificare le azioni correttive da intraprendere in caso di errori o di scostamenti dalle stime. Una delle parti di maggiore interesse del resoconto è quella relativa all auto-valutazione, dove l intermediario dovrà darsi un voto in merito al proprio processo interno di pianificazione del capitale, evidenziando eventuali criticità del processo. La parte auto-valutazione del resoconto assumerà la stessa veste della relazione sui controlli interni che la funzione di internal auditing predispone semestralmente, dove viene auto-valutato il sistema dei controlli interni secondo gli standard di auditing AIIA Associazione Italiana Internal Auditors. La parte relativa ai controlli interni sull ICAAP dovrà essere contenuta all interno del resoconto. A regime il resoconto rappresenterà un vero e proprio budget del capitale, infatti dovrà essere presentato alla Banca d Italia nel periodo marzo/aprile e sulla base delle risorse patrimoniali dell esercizio chiuso, dovranno essere pianificate le risorse patrimoniali a copertura degli investimenti e quindi dei rischi da assumere per l esercizio in corso. Il resoconto è articolato in sei aree informative: 1) Linee strategiche e orizzonte previsivo considerato; a) piano strategico e budget annuali; cadenza di revisione del piano strategico e delle sue componenti; eventi straordinari che motivano la sua revisione; b) riconciliazione tra orizzonti temporali del piano strategico e del piano patrimoniale; c) fonti ordinarie e straordinarie di reperimento di capitale. 2) Governo societario, assetti organizzativi e sistemi di controllo connessi con l ICAAP; a) descrizione del processo di definizione e aggiornamento dell ICAAP; b) descrizione del processo di revisione dell ICAAP; c) definizione del ruolo e delle funzioni assegnati a fini ICAAP agli organi aziendali; d) definizione del ruolo e delle funzioni assegnati a fini ICAAP alle varie funzioni aziendali (ad esempio: internal auditing; compliance; pianificazione; risk management; eventuali altre strutture, tra le quali: strutture commerciali di Direzione generale e di rete, contabilità e controllo contabile);

8 290 Studi e Note di Economia, Anno XII, n e) descrizione dei presidi organizzativi e contrattuali relativi ad eventuali componenti del processo ICAAP oggetto di outsourcing; f) indicazione della normativa interna rilevante per il processo ICAAP. 3) Esposizione ai rischi, metodologie di misurazione e di aggregazione, stress testing; a) mappa dei rischi: illustrazione della posizione relativa della banca rispetto ai rischi di primo e di secondo pilastro; b) mappatura dei rischi per unità operative della banca e/o per entità giuridiche del gruppo; c) tecniche di misurazione dei rischi, di quantificazione del capitale interno, di conduzione dello stress testing; descrizione, per ogni categoria di rischio misurabile, delle principali caratteristiche degli strumenti di controllo e attenuazione più rilevanti; e) descrizione generale dei sistemi di controllo e attenuazione dei rischi non misurabili. 4) Componenti, stima e allocazione del capitale interno; a) quantificazione del capitale interno a fronte di ciascun rischio e di quello complessivo; b) eventuali metodi di allocazione del capitale interno (per unità operative e/o per entità giuridiche). 5) Raccordo tra capitale interno, requisiti regolamentari e patrimonio di vigilanza; a) raccordo tra capitale interno complessivo e requisiti regolamentari; b) elencazione e definizione delle componenti patrimoniali a copertura del capitale interno; c) computabilità a fini di vigilanza delle componenti a copertura del capitale interno; motivazione dell inclusione delle componenti non computabili; d) stima degli oneri connessi con il reperimento delle eventuali risorse patrimoniali aggiuntive rispetto a quelle correnti. 6) Autovalutazione dell ICAAP; a) identificazione delle aree del processo suscettibili di miglioramento; b) pianificazione degli interventi previsti sul piano patrimoniale od organizzativo 8. La Banca d Italia si è limitata a fornire l indicazione delle principali informazioni da inserire nel resoconto e come il documento dovrà essere articolato, mentre ha rimesso all autonomia delle singole banche il livello di approfondimento delle singole tematiche, lasciando la possibilità alle banche che già forniscono informazioni previste dal resoconto in altri documenti pro- 8 Schema previsto dalla Banca d Italia, Circolare 263 del 27 dicembre 2006, Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale.

9 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 291 dotti per la Banca d Italia o il mercato di rinviare a questi documenti, evitando di doverli fornire due volte. A regime gli intermediari dovranno trasmettere annualmente alla Banca d Italia la rendicontazione ICAAP, relativa al 31 dicembre dell anno concluso. Sono state previste due diverse date: il 31 marzo dell anno successivo per le banche individuali non appartenenti a gruppi e il 30 aprile dell anno successivo per i gruppi bancari. Sulla frequenza dell ICAAP non esistono disposizioni precise, ma è facile intuire che a regime le banche dovranno eseguire l intero processo ogni qual volta i requisiti patrimoniali sono calcolati, quindi trimestralmente su base individuale e semestralmente su base consolidata. Per quanto riguarda l organizzazione e l attribuzione delle responsabilità dell ICAAP la Banca d Italia ha lasciato piena autonomia alle banche di organizzarsi in modo autonomo, limitandosi ad indicare quali funzioni aziendali dovranno essere interessate dal processo; tra queste: internal audit, risk management, pianificazione, organizzazione, bilancio e segnalazione di vigilanza. 3. Le fasi del processo di pianificazione del capitale (ICAAP) Il processo di pianificazione del capitale è articolato nelle seguenti fasi: 1) Type of risk for valuation; le banche effettuano in autonomia un accurata identificazione dei rischi ai quali sono esposte in relazione alla propria operatività e ai mercati di riferimento. In generale i rischi oggetto di analisi sono: rischio di credito, rischio di controparte 9, rischio di mercato, rischi operativi, rischio di liquidità 10, rischio di tasso d interesse del banking book 11, 9 Il rischio che la controparte di un operazione risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari di un operazione. In particolare questo rischio è limitato alle posizioni comprese all interno del patrimonio di vigilanza di negoziazione, che oltre a esporre la banca al rischio di mercato, la espone anche al rischio di credito della controparte dell operazione, il caso classico sono le operazioni in derivati OTC dove la Clearning House non garantisce per l adempimento dei contratti, non essendo su dei mercati regolamentati, altro esempio è il mercato dei Re.Po. o dei pronti contro termine; 10 Incapacità di adempiere ai propri impegni di pagamento, dovuto all impossibilità di reperire le risorse finanziarie necessarie all adempimento (funding liquidity risk) o alla difficoltà di cedere i propri attivi (market liquidity risk); Interest rate risk in the banking book: The measurement process should include all material interest rate positions of the bank and consider all relevant repricing and maturity data. Such information will generally include current balance and contractual rate of interest associated with the instruments and portfolios, principal payments, interest reset dates, maturities, the rate index used for repricing, and contractual interest rate ceilings or floors for adjustable-rate items. The system should also have well-documented assumptions and techniques Regardless of the type and level of complexity of the measurement system used, bank management should ensure the adequacy and completeness of the system. Because the quality and reliability of the measurement system is largely dependent on the quality of the data and various assumptions used in the model, management should give particular attention to these items.

10 292 Studi e Note di Economia, Anno XII, n rischio di concentrazione, rischi derivanti da cartolarizzazioni, rischio strategico, rischio di reputazione, rischio residuo, altri rischi; 2) Risk measurement and internal capital; in questa fase del processo gli intermediari dovranno procedere a misurare la loro esposizione ai singoli rischi compresi nel Primo e Secondo Pilastro dell Accordo di Basilea 2 e a determinare il capitale interno necessario a coprirli e a garantire all intermediario la sana e prudente gestione. Anche in questa fase dell ICAAP trova piena applicazione il principio di proporzionalità che individua tre distinte classe di intermediari, che in base all attività svolta e alla complessità della propria struttura dovranno applicare metodologie differenti. Gli intermediari che appartengono alla prima categoria possono sviluppare le metodologie statistiche che ritengono in grado di misurare i rischi a cui sono esposti. Questa possibilità vale sia per i rischi contenuti nel Primo Pilastro che per quelli del Secondo. In breve gli intermediari per misurare il capitale interno a fronte dei rischi di credito, mercato e operativi potranno sviluppare metodologie diverse dai metodi AMA, IRB, fasce per scadenza o duration, delta plus per il calcolo del capitale assorbito, cosi come previsto dal Primo Pilastro e dalle Istruzioni di Vigilanza Prudenziale della Banca d Italia. Sicuramente saranno sviluppati modelli VAR Value at Risk, simulazioni Montecarlo e altri metodi che permettono di calcolare la massima perdita possibile. Per i rischi appartenenti al Secondo Pilastro gli intermediari appartenenti a questa categoria potranno affinare le metodologie di calcolo che la Banca d Italia ha indicato nelle disposizioni di Vigilanza Prudenziale. Per gli intermediari rientranti nella seconda categoria, le disposizioni di vigilanza prudenziale prevedono la possibilità di applicare in sostituzione alle metodologie regolamentari per il calcolo dei requisiti patrimoniali, dei modelli sviluppati internamente che dimostrino un certo livello di accuratezza. Inoltre nel momento in cui questi modelli sviluppati direttamente dall intermediario siano sottoposti ad un processo di validazione e abbiano esito positivo, possono ottenere il riconoscimento regolamentare dalla Banca d Italia e quindi sostituirsi alle metodologie previste dalla Vigilanza Prudenziale per il calcolo dei requisiti regolamentari. Infine, per la terza classe la misurazione dei rischi e la determinazione del capitale assorbito dovrà avvenire esclusivamente applicando le metodologie standard sui rischi di credito, mercato e operativi previste dal Primo Pilastro, mentre per i rischi rientranti nel Secondo Pilastro saranno applicate le regole indicate dalla Banca d Italia nell ultima versione delle Istruzioni di Vigilanza Prudenziale. Per tutte e tre le classi di intermediari è previsto che per gli eventuali altri rischi non indicati nelle Istruzioni di Vigilanza Prudenziale dovranno essere predisposti sistemi di controllo e attenuazione dei relativi rischi. A titolo di esempio, le banche che calcolano i requisiti patrimoniali sui rischi di credito, con metodo standard o IRB non tengono in considerazione

11 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 293 l effetto della concentrazione del portafoglio creditizio. Infatti, la determinazione del requisito patrimoniale totale sui rischi di credito dipende dalla somma dei singoli requisiti, senza tenere conto dell effetto concentrazione. In questo modo due banche con lo stesso ammontare di esposizione totale, ma con un numero di esposizioni nettamente differente si trovano a calcolare a parità di RWA lo stesso requisito patrimoniale. Per notare questi aspetti basta esaminare l algoritmo di calcolo del RWA per lo standard e l avanzato: METODO AVANZATO, RWA = K* 12,5 * EAD Dove K è il requisito patrimoniale normalizzato (K = 1, 06 * LGD * (N (1-R))^- 0,5*G(PD)+(R/(1-R))^0,5*G(0,999))-PD) * (1+(M-2,5) * b)/(1-1,5*b)) 12 METODO STANDARD, RWA = coefficiente di ponderazione * esposizione Per il calcolo del requisito patrimoniale il RWA va moltiplicato per l 8% 13. Come si nota nessuna di queste due formule contiene un effetto concentrazione e nemmeno all interno del calcolo della PD è possibile inserirlo, visto che questa è riferita al singolo cliente. Per calcolare l effetto concentrazione la Banca d Italia ha proposto di utilizzare un parametro di Granularity adjustment basato sull indice di Herfindahl H: GA = C* H * Σ EAD 14 L aggiustamento per il parametro GA rappresenterà un requisito aggiunto per le banche che presentano, a parità d esposizione, portafogli maggiormente concentrati; infatti il granularity adjustment andrà sommato al requisito patrimoniale calcolato secondo le indicazioni del Primo Pilastro. Questa attività andrà svolta in questa fase dell ICAAP; stessa cosa vale per il rischio di liquidità, per il rischio di tasso d interesse del banking book o per il rischio residuale. Nelle disposizioni di vigilanza è possibile consultare le altre metodologie su tutti i rischi del Pillar 2. 3) Calculation of the total internal capital; per la determinazione del capitale interno complessivo delle banche, cosi come per il calcolo del capitale 12 Ln indica il logaritmo naturale; N (x) rappresenta la funzione di distribuzione cumulativa di una variabile casuale normale standard; G (z) indica la funzione di distribuzione cumulativa inversa di una variabile casuale normale standard; R è la correlazione (R = 0,12 * [1 + EXP ( 50 * PD)]); b rappresenta l aggiustamento in funzione della scadenza (b = [0, ,05478 * Ln (PD)]^ 2); 13 Per approfondimenti vedi: De Nederlandsche Bank N.V., Concentration risk and country risk, discussion paper no. CL01A/EN. 14 C è una costante di proporzionale alla PD, quindi ad ogni livello di PD corrisponderà una costante C.

12 294 Studi e Note di Economia, Anno XII, n assorbito su rischi di mercato, utilizzo il building bloch approach che consiste semplicemente nella somma dei requisiti patrimoniali determinati dall esposizione ai singoli rischi. Solo per gli intermediari appartenenti alla prima classe la Banca d Italia ha previsto la possibilità di determinare il capitale interno complessivo con metodologie di aggregazione dei rischi avanzate. In particolare nella determinazione del capitale interno gli intermediari appartenenti alla prima classe dovranno rendere conto in sede di SREP all Autorità di Vigilanza dei seguenti aspetti relativi alla determinazione del capitale interno complessivo: a) l algoritmo utilizzato per il calcolo; b) le misure di rischio di tipo VAR che sono state utilizzate; c) le metodologie utilizzate per il calcolo del capitale che si basano su una variazione simultanea dei fattori di rischi. Sempre per gli intermediari appartenenti a questa classe, la Banca d Italia è propensa ad accettare casi di non perfetta correlazione tra i rischi; logicamente gli intermediari dovranno adeguatamente documentare le motivazioni che stanno alla base di tale ipotesi statistica. E evidente che nel caso in cui un intermediario, anche tramite l utilizzo di prove di stress riuscisse a dimostrare la non perfetta correlazione dei rischi a cui è esposto, potrebbe beneficiare di importanti risparmi di patrimonio. 4) Stress testing; gli intermediari effettuano stress testing per la valutazione dell adeguatezza patrimoniale propria, implementando test che differiscono a seconda dell ampiezza dell intermediario e dei rischi specifici a cui è esposto. Tramite questi Test l intermediario può: a) verificare gli effetti di futuri piani aziendali sul capitale interno; b) effettuare analisi di tipo whait if, al fine di valutare l effettiva esposizione ai rischi e il capitale necessario a coprirli; c) valutare in modo analitico la capacità predittiva e l accuratezza delle informazioni dei modelli interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi a cui l intermediario è esposto 15. Anche in questo caso la Banca d Italia ha applicato il principio di proporzionalità, suddividendo gli intermediari in tre gruppi. Per il primo gruppo di intermediari è prevista la possibilità di utilizzare una combinazione delle tecniche di analisi di sensibilità e analisi di scenario, queste ultime però con una più ampia copertura tra linee di prodotto e aree geografiche. Per il secondo gruppo, invece, la Banca d Italia è stata ancora più generica, indicando solo che dovranno essere effettuate analisi di sensibilità rispetto a fattori di rischio autonomamente identificati e considerati rilevanti, lasciando autonomia agli intermediari sulla scelta del tipo di analisi e dei fattori di rischio da sottoporre a stress testing. 15 Per approfondimenti sulle tecniche di stress testing sui rischi di credito vedi Algorithmics, Stress Testing: Credit Risk, Paper presented at the Expert Forum on Advance Techniques on Stress Testing. Applications for Supervisors Hosted by International Monetary Fund, Washington, 2006.

13 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 295 Infine per la terza categoria di intermediari la Banca d Italia offre le stesse indicazioni del gruppo 2, con la differenza che in questo caso gli stress testing sviluppati dagli intermediari presenteranno livelli di sofisticazione ridotti, per il semplice fatto che sui rischi del Primo Pilastro questa categoria applica solo metodologie standard. 5) Reconciliation between total capital and supervision equity; gli intermediari che appartengono alla prima categoria dovranno fornire una disclosure che descriva il processo e metodologie di formazione del capitale interno 16 ; inoltre, in ottica di riconciliazione con il patrimonio di vigilanza gli intermediari dovranno rendicontare sull eventuale utilizzo ai fini del calcolo del capitale complessivo di risorse patrimoniali non computate all interno del Tier 1 o del Tier 2. Questa parte dell ICAAP (che ancora ha carattere puramente sperimentale, perché ancora oggi non sono disponibili per tutte le banche le metodologie avanzate per il calcolo dei requisiti patrimoniali minimi sui rischi del Primo Pilastro) consente alle banche di applicare ai modelli sviluppati, calibrazioni e correlazioni differenti da quelle validate dalla Banca d Italia e di effettuare una riconciliazione tra i risultati cosi ottenuti con l ammontare dei requisiti patrimoniali determinati, applicando a pieno le regole di valutazione sui modelli per il calcolo dei requisiti patrimoniali minimi. Comunque sia, il capitale interno complessivo dovrà essere almeno pari ai requisiti minimi, che a sua volta devono essere coperti dal patrimonio di vigilanza detenuto dalla banca. Successivamente sarà l Autorità di Vigilanza che in sede di revisione dell adeguatezza patrimoniale valuterà se l intermediario deve disporre di maggiori risorse patrimoniali, per carenze riscontrate nel sistema di controllo e gestione dei rischi o nel processo di calcolo del capitale. Tutte le fasi dell ICAAP dovranno essere sottoposte ad una prima revisione interna in sede di validazione del processo da parte della Banca d Italia e con cadenza annuale da parte dell internal auditor. Dalle quattro principali fasi individuate dalla Banca d Italia, il processo di pianificazione del capitale può essere scomposto in ulteriori sotto-fasi: 1) organizzazione delle strutture aziendali coinvolte e del processo; 2) definizione del perimetro dei rischi; 3) mappatura dei rischi; 4) misurazione dei rischi; 5) prove di stress; 6) aggregazione del capitale a fronte delle diverse tipologie di rischio; 7) pianificazione del capitale interno; 8) autovalutazione della propria adeguatezza patrimoniale e riconciliazione tra capitale interno complessivo e patrimonio di vigilanza; 9) reporting direzionale sull impiego delle risorse patrimoniali e sulla stabilità interna; 10) revisione interna 16 Il capitale interno è dato dalla somma: capitale assorbito sui rischi del Pillar 1 e 2, con altri fabbisogni di capitale a supporto delle strategie aziendali.

14 296 Studi e Note di Economia, Anno XII, n dell ICCAP da parte dell internal auditor; 11) redazione del resoconto; 12) produzione dell informativa richiesta da Banca d Italia 17. Nello schema successivo sono riepilogate le quattro principali fasi dell ICCAP: 4. Organizzazione interna delle banche del processo di pianificazione del capitale (ICCAP) Allo stato attuale gli intermediari si stanno preparando all applicazione del secondo pilastro e del terzo pilastro di Basilea 2, organizzando al proprio interno progetti che vedono coinvolti in modo trasversale le principali funzioni aziendali; tra questi sicuramente: la funzione di risk management, che avrà il compito di effettuare diverse attività previste all interno dell ICAAP: individuare i rischi non compresi nel Pillar 1 da sottoporre a valutazione e sviluppare apposite tecniche interne di measurement di questi rischi e calcolo dei relativi assorbimenti patrimoniali, calcolare gli effetti di correlazione tra i diversi rischi, determinare il capitale interno complessivo a fronte dei rischi previsti dai due pilastri, riconciliare il capitale interno determinato con i requisiti patrimoniali minimi previsti dal primo pilastro, effettuare i relativi stress testing; la funzione di bilancio consolidato e quella che si occupa delle segnalazioni di vigilanza svilupperanno le nuove segnalazioni di vigilanza, in particolare quelle su base Y e M e la nuova nota integrativa; la pianificazione, che avrà il compito di svolgere le attività capital management, proceden- 17 Committee of European Banking Supervisors, Consultation Paper, Application of the Supervisory Review Process under Pillar 2, June 2005.

15 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 297 do in termini di RAROC ad allocare il capitale interno tra le varie unità di business dell intermediario e procedere alla determinazione del corretto costo del capitale interno; l organizzazione avrà il compito di collaborare con le altre funzioni nella definizione del processo di revisione interna e della definizione dell informativa da produrre; la funzione ICT che avrà il compito di fornire adeguati sistemi informativi a supporto delle attività sviluppate all interno del progetto e di fornire il supporto per lo sviluppo delle attività di Data Quality che hanno la funzione di verificare e garantire la qualità dei dati impiegati nei processi sviluppati dal progetto e di Data Integrity con cui si verifica l andamento delle variabili inserite all interno dei modelli e delle procedure di progetto; la funzione di investitor relation che si occuperà di tutto quello che riguarda l informativa verso gli investitori che l Accordo di Basilea 2 e in particolare il Terzo Pilastro (disciplina di mercato) richiede che sia prodotta e fornita all esterno; e infine la funzione di internal auditing che dovrà svolgere due attività principali: la prima riguarda la validazione delle metodologie adottate per la misurazione dei rischi previsti nel Pillar 2, del processo di calcolo del capitale interno e della disclosure prodotta tramite le relazioni al bilancio (trimestrali, semestrali, annuali) e delle nuove segnalazioni di vigilanza, mentre la seconda attività, che sarà svolta almeno annualmente o in sede di revisioni interne periodiche, riguarda la revisione del processo di valutazione del capitale interno e del processo di informativa al pubblico. 5. SREP (Supervisory Review and Evaluation Process) e il Sistema di Analisi Aziendale Lo SREP è il processo di revisione e valutazione dell adeguatezza patrimoniale tramite cui la Banca d Italia con periodicità annuale riesamina e valuta l ICAAP, analizza il profilo di rischio della banca, valuta il sistema di governo aziendale, la funzionalità degli organi, la struttura organizzativa e il sistema dei controlli interni e verifica, infine, l osservanza del complesso delle regole prudenziali 18. La supervisione dell ICAAP avviene tramite un sistema di analisi aziendale che permette all Autorità di Vigilanza di valutare l esposizione ai rischi delle banche, nonché le risorse patrimoniali a copertura di tali rischi e i sistemi di gestione e di controllo dei rischi aziendali, con il fine di valutare l adeguatezza del capitale interno allocato. Il sistema di analisi aziendale utilizza controlli a distanza e controlli ispettivi; tramite questi controlli è possibile pervenire, in modo integrato, alla 18 Banca d Italia, Circolare 263 del 27 dicembre 2006, Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale.

16 298 Studi e Note di Economia, Anno XII, n valutazione della complessiva situazione aziendale. Sulla base dei risultati ottenuti dall analisi aziendale la Banca d Italia interviene con l imposizione di apposite misure restrittive nei confronti delle banche che presentano una situazione d instabilità. Il sistema di analisi è composto da specifici step intermedi, attraverso i quali sono svolte le varie fasi previste dallo SREP. Per effettuare questo percorso vengono utilizzati appositi modelli di analisi, che hanno ad oggetto cinque aspetti dell azienda di credito: adeguatezza patrimoniale, redditività, rischiosità, aspetti organizzativi e profilo di liquidità. In sintesi, il giudizio finale verrà formulato tramite la valutazione complessiva della situazione aziendale che si basa sui punteggi parziali assegnati ai vari profili appena descritti. Attraverso lo SREP la Banca d Italia non si limita a effettuare una valutazione della capacità del capitale interno a coprire i rischi a cui l intermediario è esposto, ma permette all autorità di vigilanza di avere un quadro chiaro sulla situazione tecnico-organizzativa dell intermediario, a partire dai controlli interni al sistema di governo aziendale. Al fine di valutare l adeguatezza patrimoniale delle banche, l Autorità di Vigilanza dovrà effettuare una serie di riconciliazioni tra i vari aggregati di capitale disponibile e assorbito. In particolare un primo confronto dovrà essere effettuato tra capitale interno complessivo e requisiti patrimoniali minimi, al fine di valutare quanto incidono in termini di assorbimenti i rischi del Pillar 2, gli ulteriori fabbisogni di capitale per esigenze di carattere strategico e se il capitale interno complessivo copre almeno i requisiti minimi del Pillar 1. Un confronto successivo potrebbe essere quello tra capitale complessivo e patrimonio di vigilanza in termini di capitale disponibile, verificando da quali risorse patrimoniali il capitale complessivo è composto e quali di queste risorse non sono comprese nel patrimonio di vigilanza. Infine, dovrà essere confrontato il capitale interno complessivo con il patrimonio di vigilanza al fine di capire se la banca copre le risorse patrimoniali necessarie a garantire la propria stabilità. In sintesi, la revisione prudenziale ha l obiettivo di valutare tre principali aspetti: a) la determinazione del capitale interno complessivo ICAAP; b) i sistemi di controllo e di attenuazione dei rischi; c) l ammontare e la composizione del capitale complessivo; Come per l ICAAP, anche per il processo di revisione prudenziale viene applicato il principio di proporzionalità, secondo cui l ambito di analisi dipende dai profili di rischio e di esposizione dell intermediario, dalle dimensioni operative e da eventuali criticità emerse. Nel caso in cui dall analisi complessiva emergano profili di anomalia, l Autorità di Vigilanza può intervenire richiedendo che vengano applicate apposite misure correttive o restrittive sulla struttura organizzativa o sui livelli di patrimonio a copertura del proprio profilo di rischio. Gli interventi dell Autorità di Vigilanza sono proporzionati alla rilevanza delle criticità

17 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 299 riscontrate; nel peggiore dei casi si può arrivare anche all imposizione di requisiti patrimoniali aggiuntivi. Nello specifico tramite questo processo di controllo l Autorità di Vigilanza potrà richiedere agli intermediari una serie di informazioni: sui singoli rischi da essi assunti, sulla governance interna, sulla qualità e funzionalità degli organi aziendali, sul sistema di controllo interno (SCI), informazioni che rientrano anche nell attività di validazione sui modelli per il calcolo dei requisiti patrimoniali per i rischi del Pillar 1 (per esempio le schede modello allegate nelle istruzioni di vigilanza) e sul processo di pianificazione del capitale ICAAP. In particolare su questo ultimo punto gli intermediari dovranno fornire una serie di informazioni, tramite il resoconto, su come si è arrivati alla determinazione del capitale interno complessivo. Il processo di revisione e valutazione prudenziale si articola nelle seguenti fasi principali: - Analisi dell esposizione a tutti i rischi rilevanti assunti e dei relativi sistemi di controllo dei rischi; - Verifica del rispetto dei requisiti patrimoniali del Primo Pilastro e delle altre regole prudenziali; - Valutazione del procedimento aziendale di determinazione del capitale interno complessivo e dell adeguatezza del capitale complessivo rispetto al profilo di rischio della banca; - Attribuzione di giudizi specifici relativi a ciascuna tipologia di rischio e di un giudizio complessivo sulla situazione aziendale; - Individuazione degli eventuali interventi di vigilanza di carattere organizzativo o patrimoniale da porre in essere per risolvere eventuali criticità riscontrate. Il confronto con le banche costituisce parte integrante del processo di revisione e valutazione prudenziale svolto dalla Vigilanza. L analisi dell informativa sull ICAAP che viene condotta unitamente alle altre attività in cui si articola il processo SREP, consente alla Banca d Italia di individuare eventuali necessità di approfondimento, di chiarimento o di integrazione del quadro informativo disponibile. Tali esigenze possono essere soddisfatte attraverso l acquisizione di ulteriore documentazione, incontri con gli esponenti aziendali, sopralluoghi ispettivi 19. Gli intereventi correttivi di maggiore rilievo che la Banca d Italia può richiedere alle banche si dividono in due gruppi: quelli relativi ai meccanismi di gestione e controllo dei rischi e il secondo gruppo relativo a interventi per mitigare i livelli patrimoniali come: la non distribuzione di utili o di altri ele- 19 FSA Financial Service Autorithy, Overview of the SREP framework proposed for use by the FSA.

18 300 Studi e Note di Economia, Anno XII, n menti del patrimonio, la cessione di attivi rischiosi, la restrizione con limiti di natura finanziaria e l applicazione di un requisito patrimoniale specifico. 6. Conclusioni Con l introduzione di Basilea 2 e in particolare con l applicazione del Pillar 2 la funzione di risk management avrà sempre maggior importanza all interno dell organizzazione degli intermediari finanziari. Il lavoro della funzione di risk management e in generale delle funzioni di pianificazione saranno sempre più orientate a tecniche di VBM - Value Based Management - e di Capital Management; in particolare le attività che saranno chiamate a svolgere saranno: 1. Stima analitica e esaustiva dei rischi a livello sia di banca, sia di business units e di prodotto; 2. Stima dinamica dei rischi, cioè basata sulla struttura economico-patrimoniale futura, derivante dall attuazione del budget; 3. Introduzione della dimensione del rischio nel piano industriale e nel budget; 4. Utilizzo del capitale economico prospettico ai fini dell allocazione dello stesso alle business units. Con l entrata in vigore del Secondo Pilastro, l ICAAP assume un ruolo fondamentale nelle strategie delle banche; infatti, basti pensare che un inadeguato processo può comportare per l intermediario la richiesta da parte della Banca d Italia di requisiti patrimoniali superiori a quelli minimi, oltre che ai fini interni la non corretta valutazione della propria rischiosità o la non distribuzione di utili, effetto questo che potrebbe incidere sulle strategie aziendali dell intermediario e anche sul declassamento del proprio rating. Come sancito nell Accordo di Basilea 2, il comitato ha voluto che gli intermediari non riducessero la loro esposizioni ai rischi solo tramite l aumento delle risorse patrimoniali, ma anche tramite tecniche di gestione, mitigazioni dei rischi e sistemi di controllo interno in grado di garantire un alta percezione ai vertici aziendali del rischio in cui si corre svolgendo determinate attività e di permettere alle funzioni operative di intervenire tempestivamente ove necessario. Per questi motivi gli intermediari dovranno dimostrare alla Banca d Italia di essere in grado di valutare correttamente il proprio capitale interno e di gestire e monitorare i propri rischi in modo efficiente, al fine di avere evidenti risparmi in termini di patrimonio e quindi di costo del capitale, garantendo la sana e prudente gestione della banca. Soprattutto per rischi come quello operativo e per quello di liquidità saranno necessari adeguati sistemi di controllo e gestione. Infatti, rischi come quello di liquidità non dovrebbero essere coperti da risorse patrimoniali a cui nell attivo di solito corrispondano attivi immobilizzati e poco liquidi, esponendo comunque l ente al rischio anche in presenza di risorse patrimoniali.

19 E.T. Zarbo - The Supervisory Review Process 301 In merito a quanto detto recentemente in un documento di discussione del FSA britannico è emerso che applicando in modo corretto ed efficace le disposizioni del Secondo Pilastro sarà possibile minimizzare il buffer patrimoniale aggiuntivo che potrebbe essere richiesto alle banche dall Autorità di Vigilanza rispetto all 8% base. A livello di sistema bancario un dato che lascia ben sperare per l applicazione del Secondo Pilastro è quello sulla buona capitalizzazione delle banche europee, sia piccole che grandi. Nel periodo 2005/2006 la media delle banche italiane è sopra il 10%, quindi di 200 bp sopra il requisito minimo dell 8%. Questo vuol dire che anche se l Autorità di Vigilanza richiederà requisiti superiori all 8%, le banche saranno già coperte fino al 10% e non dovranno fare ricorso a operazioni sul capitale o emissione di prestiti subordinati, piuttosto che dismissione di attivi rischiosi. E necessario considerare che a questo si dovranno aggiungere i possibili incrementi dei requisiti patrimoniali richiesti dai rischi operativi, rischi di mercato e nuovi modelli sui rischi di credito e rischi del Pillar 2.

20 302 Studi e Note di Economia, Anno XII, n BIBLIOGRAFIA (2006) Algorithmics, Stress Testing: Credit Risk, Paper presented at the Expert Forum on Advance Techniques on Stress Testing. Applications for Supervisors Hosted by International Monetary Fund, Washington. Banca d Italia (2006) Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale, Circolare 263 del 27 dicembre. Basel Committee on Banking Supervision, Consultative Document, Pillar 2 (Supervisory Review Process), Supporting Document to the New Basel Capital Accord, Issued for comment by 31 May 2001 January Berlanda, M. (2007) Il nuovo regime di adeguatezza patrimoniale previsto dal Secondo Pilastro di Basilea 2, Bancaria Editrice.. (2005) Committee of European Banking Supervisors, Consultation Paper, Application of the Supervisory Review Process under Pillar 2, June. Committee of European Banking Supervisors (2004), Guidelines on Prudential Filters for Regulatory Capital. Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (2004) Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali, Nuovo schema di regolamentazione, giugno. Corbellini, M. (2007) Il Secondo Pilastro di Basilea 2, Impatto sulle piccole banche italiane, Bancaria Editrice. De Nederlandsche Bank N.V., Implementation of Pillar 2, Discussion Paper no. S03A/EN. De Nederlandsche Bank N.V., Concentration Risk and Country Risk, discussion paper no. CL01A/EN. De Nederlandsche Bank N.V., Guidelines on Interest Rate Risk in the Banking Book, discussion paper Direttiva 2006/48/CE del Parlamento Europeo e Consiglio recante disposizioni sull adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti creditizi. FSA Financial Service Autorithy, ICAAP submission suggested format. FSA Financial Service Autorithy, Overview of the SREP framework proposed for use by the FSA. FSA Financial Service Autorithy (2006), Strenghening Capital Standards 2. Honk Kong Monetary Authority (2006), Supervisory Review Process. Institute of International Finance (2005), Home/Host and Implementation Issues Task Force, Comments on CP03 Revised Application of the Supervisory Review Process under Pillar 2, October 21. London Investment Banking Association (LIBA) (2005), the British Bankers

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