Campagne sicure La criminalità in agricoltura nelle Regioni del Sud. (obiettivo 1 dell Unione Europea)

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1 La criminalità in agricoltura nelle Regioni del Sud (obiettivo 1 dell Unione Europea)

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3 Dossier sul sommerso e sconosciuto fenomeno della criminalità ed illegalità in agricoltura nelle regioni dell obiettivo 1 (Sud) dell Unione Europea (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Dossier realizzato e distribuito con il contributo di Unipol Assicurazioni (Consulta Nazionale dei Consigli Regionali Unipol). Dossier curato con la consulenza e collaborazione della Fondazione Cesar e dell Associazione SicurEuropa per conto della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA).

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5 Napoleone, Il soldato e la paura Il giovane Napoleone tremava come una foglia durante i feroci cannoneggiamenti nell assedio di Tolone. Un soldato, vedendolo in queste condizioni, commentò con gli altri: Guarda come muore di paura! Si rispose Napoleone ma continuò a combattere. Se tu avessi la metà del terrore che provo io adesso, saresti fuggito già da un pezzo. Dice il maestro: la paura non è un segno di codardia. Ci dà la possibilità di agire con coraggio e dignità di fronte alle situazioni della vita. Chi ha paura e nonostante questo va avanti senza lasciarsi intimidire, dà prova di coraggio. Chi, invece, affronta situazioni rischiose senza rendersi conto del pericolo, dimostra solo irresponsabilità. (da undici righe di Paulo Coelho Corriere della Sera, 29 luglio 2003)

6 Premessa È sempre stata abitudine della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) quella di essere trasparente e chiara nelle sue attività di rappresentanza e sindacale. In questo contesto da più parti, e con una certa insistenza, si parla di un nuovo sistema di illegalità che colpisce l agricoltura, in genere, e in specifico gli agricoltori. Notizie sempre più frequenti e precise descrivevano che il vecchio fenomeno criminoso dell abigeato diventava più cruento e diverso. Molti agricoltori, oltre alle avverse condizioni atmosferiche, dovevano sottostare ai nuovi (e sembra diffusi) episodi di illegalità. La natura stessa dell impresa agricola, frammentata e diffusa nel territorio, impedisce un informazione ed una conoscenza corretta, e quindi l adozione di misure di prevenzione attive fatte da solidarietà e denunce. Tuttavia questo non deve impedire (e non ha impedito alla CIA) di rinunciare ad intervenire. La prima misura di prevenzione è quella di conoscere, di informarsi e di documentarsi. Dalla conoscenza si decideranno le azioni concrete dell intervento. Questo Dossier, con tutti i suoi limiti, anche quelli legati alla reticenza delle persone coinvolte nella ricerca delle informazioni, vuole dare una prima risposta che è quella di conoscere e di capire per poi denunciare e decidere il da fare. 6

7 La sicurezza insicurezza in Italia 7

8 La criminalità organizzata nel Sud Cosa Nostra Cosa Nostra siciliana continua presentare una fase dicotomica, caratterizzata ed influenzata,da una parte, dalle problematiche carcerarie afferenti ai boss condannati a pene detentive definitive e, dall altra, da un accorta regia orientata a superare il passato e determinata a garantirne il transito verso un organizzazione modernamente rimodellata, apparentemente non ancora impermeabile al pentitismo, ma verosimilmente avviata ad esaltarne le potenzialità attraverso studiati meccanismi azionabili direttamente dall interno. A tal proposito, non si può tassativamente escludere che eventuali inquinamenti ad opera di alcuni operatori di giustizia potrebbero perseguire non soltanto il fine di contaminare il materiale accusatorio acquisito nei singoli processi, ma anche quello di incidere negativamente su più procedimenti collegati, che concernono specifici importanti esponenti mafiosi detenuti. Al riguardo, ma va in oltre trascurato che il raggiungimento di questo obiettivo offrirebbe, altresì, la possibilità di rafforzare la coesione interna dell intera organizzazione. Le attività criminali di Cosa Nostra riguardano, preferibilmente, gli appalti, il traffico di armi e di stupefacenti, l usura, le estorsioni. Segnali più che significativi dimostrano, altresì, che l interesse delle organizzazioni proiettate sul territorio da Cosa Nostra è rivolto alla penetrazione nel tessuto socio economico di alcune regioni, finalizzata al riciclaggio dei proventi delle sue attività criminali con molteplici modalità operative (acquisto di attività economiche anche a prezzi superiori a quelli di mercato, controllo di attività imprenditoriali produttive, ecc). Cosa Nostra appare peraltro tuttora fortemente impegnata nel tentativo di profittare dei cospicui stanziamenti pubblici per la realizzazione delle grandi opere e per gli appalti di vario genere. Camorra La Camorra è parcellizzata in numerosi gruppi criminali, che si relazionano sul territorio campano in vario modo, sotto la spinta degli affari da concludere e di molteplici condizionamenti, ricorrendo ad azioni molto violente anche in casi di poca importanza, sovente spinti dalla necessità di imporre la supremazia del clan anche all interno dello stesso cartello. Molte attività soprattutto scambi merci e di informazioni vengono veicolate attraverso la vasta e complessa rete dell ambulantato. All interno di tale rete si possono occultare, infatti, 8

9 organiche strutture operative, dirette a mantenere collegamenti e rapporti con gruppi criminali di altre regioni, specialmente del centro-nord, in un quadro strategico complessivo orientato ad ampliare le conoscenze per conseguire nuove occasioni di profitto, attraverso l utilizzo anche di manovalanza extracomunitaria. Queste continue e sempre maggiori frequentazioni, nonché le irradiazioni su nuovi territori, se per un verso sono molto spesso realizzate per produrre profitti, soprattutto attraverso la gestione di attività commerciali formalmente legali (ad esempio vendita di oggetti in pelle prodotti con lo sfruttamento di manodopera clandestina), per altro verso si pongono come attività di servizio per il crimine organizzato (ad esempio la fornitura di documenti falsi). All interno della Regione campana si possono osservare zone tranquille ed aree di maggiore tensione; peraltro, non si può escludere che, come si dirà più diffusamente nella parte analitica, sia presente anche nelle prime un azione mafiosa, che trova espressione in una sorta di pax criminale. Maggiormente ed inequivocabilmente palesi sono, invece, gli effetti della presenza mafiosa nelle aree ove la ricerca di un equilibrio tra le compagini delinquenziali si esprime sovente in fatti delittuosi,come ad esempio nell agro noverino-sarnese e nella piana del Sele. Le attività criminali privilegiate dalle organizzazioni camorristiche sono le rapine ai TIR, l usura, le scommesse clandestine, il gioco d azzardo, il traffico di stupefacenti e di tabacchi lavorati esteri, la vendita di prodotti contraffatti. Sono queste attività che come per le cosche mafiose alimentano la progressiva penetrazione strategica nel tessuto socio-economico di determinate zone geografiche, mediante l impegno in investimenti nel settore turistico-alberghiero e nell acquisto di attività imprenditoriali che, oltre ad assicurare ampio spazio al riciclaggio, garantiscano veri e propri utili di gestione (talora con la dimostrata, disinvolta collaborazione con bande criminali autoctone e con la connivenza di insospettabili liberi professionisti locali). ndrangheta la ndrangheta è, forse, l organizzazione ad un tempo meno visibile sul territorio, ma meglio strutturata e più diffusa sia a livello nazionale che internazionale, con centrali che comunque fanno sostanzialmente riferimento alla terra d origine. È l organizzazione di tipo mafioso che ha saputo interpretare, con maggiore modernità, il cambiamento, approfittando dei tempi favorevoli e delle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche. Dapprima, ha realizzato una fase di inabissamento, 9

10 via via in grado di consentire all organizzazione criminale di raggiungere sotto il profilo della ristrutturazione territoriale richiesta dal duplice e concorrente effetto della carcerazione di numerosi capi e dalla spinta esercitata da mafiosi emergenti, desiderosi di acquisire posizioni di potere un riordino interno (mutato peraltro da Cosa Nostra ) e, successivamente, l inserimento crescente delle cosche nelle attività economico-imprenditoriali. È, quindi, in via di ultimazione questo rinnovamento, destinato ad influenzare la prossima evoluzione dell organizzazione in senso meno tradizionale, ma solo per quanto concerne gli aspetti riconducibili allo sfruttamento delle risorse economiche che si riversano sul territorio, mentre saranno rafforzati i meccanismi e gli aspetti connaturati alla impenetrabilità dell organizzazione e ad una ancora più ferrea disciplina delle regole non scritte da osservare nell ambito delle condotte interne. La ndrangheta si presenta, in sostanza, con diramazioni rigide, fortemente compatte e sempre più pericolose. Nell ambito delle attività criminali attuate nel territorio nazionale, i sodalizi di origine calabrese hanno dimostrato di privilegiare il traffico di stupefacenti, le estorsioni e le truffe. Le energie protese al riciclaggio risultano, invece, profuse dai soggetti criminali calabresi, in misura minore o, almeno, non in modo così evidente ed incisivo come avviene per i soggetti mafiosi o camorristi. Criminalità pugliese La criminalità organizzata pugliese si manifesta in modo non omogeneo, con differenti e peculiari impostazioni sul territorio che risentono soprattutto della capacità di interagire con altre tipologie criminali, per lo più confinanti, e della tipicità di alcune attività criminali consumate sul territorio pugliese, sostanzialmente di T.L.E (tabacco lavorato estero), che sta registrando un affievolimento, ma anche di armi e vetture di grossa cilindrata ed al traffico di droghe che, per la loro realizzazione, seguono prevalentemente la via balcanica. A tal proposito, con riferimento alle rotte del contrabbando, si deve aver riguardo anche della tratta di esseri umani, che, nel nostro Paese, ha come luogo di approdo le rive sud-orientali della Puglia e che, normalmente, utilizza la penisola come ponte per l Europa. Tutte queste attività hanno nel tempo consentito di tessere una fitta ragnatela di relazioni criminali, finalizzata ad un organizzato sfruttamento delle attività produttrici di profitti illeciti. I contatti tra gruppi criminali avvengono quindi anche al di fuori del territorio nazionale e soprattutto con i Paesi destinatari delle risorse scambiate; tutto ciò richiede, però, un radicamento sul territorio 10

11 delle etnie più presenti (albanese in particolare, cinese e, da ultimo, quella tunisina) necessariamente condizionato, se non altro per la reperibilità delle strutture logistiche di indispensabile supporto alle attività, da gruppi criminali indigeni. Tipica è la società foggiana che dispone di batterie in quasi tutti i maggiori centri della provincia in grado di stabilire contatti e gestire le forme di attività criminali consorziate, in particolare con albanesi e maghrebini, questi ultimi sempre più presenti. All interno delle famiglie più grandi, specie a Bari, si assiste alla frantumazione del sodalizio in più gruppi che, in un tempo alquanto prossimo, può aumentare la soglia della conflittualità interna, in attesa del raggiungimento di equilibri più stabili. La criminalità organizzata pugliese non risulta ancora operante, se non in limitate zone geografiche, sul territorio nazionale con organizzazioni coerenti che ne dimostrino la effettiva proiezione in specifiche zone. Tuttavia, in talune regioni sono segnalate presenze significative di soggetti criminali di origine pugliese, alcuni dei quali inseriti in organizzazioni criminali di matrice differente, collegate alla Sacra Corona Unita, operanti nel settore delle estorsioni, del traffico di stupefacenti e di auto rubate, nonché di tle. (informazioni assunte dalla Relazione della DIA, Direzione Investigativa Antimafia, Analisi in ordine all evoluzione delle organizzazioni criminali e linee progettuali della futura azione di contrasto, volume 1 Anno 2002, 2 semestre) 11

12 La criminalità e il Mezzogiorno (da Rapporto 2003 della Svimez dell Economia del Mezzogiorno) Nel 2002, sulla base delle denunce fatte all Autorità Giudiziaria dalle forze dell ordine, sono stati commessi, nel complesso dell Italia, 2 milioni e 232 mila reati, con un aumento del 3,1% rispetto al 2001; un risultato che costituisce una inversione della tendenza decrescente della criminalità che ha caratterizzato gran parte degli anni 90 e in particolare i trienni 1992/94 e 1999/01. I reati che risultano in crescita sono le violenze sessuali (3,9%), le rapine (5,1%), lo spaccio di droga (5,3%) e un gruppo composito di reati minori; stazionario è il numero complessivo dei furti (+0,1%), che rappresentano quasi il 60% del totale dei reati. Nel Mezzogiorno il numero complessivo dei delitti denunciati è salito da 655,6 mila del 2001 a 664,9 mila nel 2002, con un aumento dell 1,4% (-5,3% nel 2001), inferiore a quello registrato nel Centro-Nord (3,9%, dopo il -0,3% dell anno precedente). Riguardo alla tipologia dei reati, l andamento delle due ripartizioni risulta piuttosto differenziato. Nel Sud, a fronte di aumenti nel Centro- Nord, sono diminuiti gli omicidi volontari (-16,4%), le violenze sessuali (-1,1%), i furti (-0,9%), i sequestri di persona, lo spaccio di droga (- 4,5%), le estorsioni (-10,2%)e gli attentati (-2,7%). Nel Mezzogiorno è inoltre proseguito, anche nel 2002, il calo (-72,4%) del numero di denunce per contrabbando (una flessione si è avuta anche nel resto del Paese), dopo quello ancora più elevato registrato nel 2001 (-86,0%). Nell area meridionale, in sostanza, nel 2002 si è avuta una flessione di quasi tutti i reati più gravi; l aumento complessivo sopra indicato, oltre che alle rapine (+5,2%), va pertanto ricondotto a reati minori (+5,4%), che hanno una incidenza molto elevata (41%) sul totale. Nel Centro- Nord, invece, l aumento della criminalità ha interessato larga parte dei delitti. In rapporto alla popolazione, si conferma, anche nel 2002, una minore frequenza di reati nell area meridionale rispetto al resto del Paese: 32,5 ogni abitanti (era il 31,5 nel 2001) contro 42,8 (40,6). Nonostante l aumento della criminalità registrato nell ultimo anno, l andamento ravvisabile nel complesso dell ultimo dodicennio, come accennato in precedenza, rimane largamente positivo: nel Mezzogiorno il numero complessivo dei reati risulta diminuito del 21,1%, assai più che nel resto del Paese (-5,6%). L attenuazione degli eventi criminosi ha riguardato, in ambedue le aree, gli omicidi, i furti, il contrabbando e gli attentati; nel solo Mezzogiorno sono diminuite anche le rapine, a fronte di un aumento del 33,5% nel Nord. Per contro, aumenti nelle 12

13 due ripartizioni si sono avuti per i sequestri di persona, le estorsioni e, soprattutto, per i casi di violenza sessuale, quasi triplicati nel Mezzogiorno e più che quadruplicati nel Centro-Nord. Passando al dettaglio regionale, si rileva che dei 342 omicidi volontari commessi nel Mezzogiorno nel 2002, poco meno di un terzo (109, 18 in meno rispetto all anno precedente) è stato commesso nella sola Campania. Le denunce per omicidio risultano numerose anche in Puglia, Calabria e Sicilia, regioni nelle quali si sono avute comunque diminuzioni significative, rispettivamente, del 25,0%, 30,7% e 14,6% rispetto all anno precedente; la Sardegna è l unica regione meridionale ad aver registrato una accentuazione del fenomeno. Nel Centro-Nord, il numero di omicidi volontari è elevato soprattutto in Lombardia: nel corso del 2002 ne sono stati denunciati 71,2 in meno rispetto al Nell ambito degli omicidi volontari, quelli riconducibili alla mafia, camorra e ndrangheta sono stati 92 in tutto il Paese, 24 in meno rispetto al Quasi tutti sono avvenuti nel Mezzogiorno (90) e in particolare nelle quattro regioni (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) dove la criminalità organizzata è fortemente radicata; da rilevare che nella regione pugliese si sono avuti, nel 2002, 5 omicidi in più rispetto al 2001, in contrasto con le diminuzioni registrate nelle altre regioni. I dati sulle estorsioni mostrano come, al Sud, il fenomeno tenda ancora a colpire in misura assai elevata la Campania (517 casi), la Sicilia (493), la Puglia (332), la Calabria (255) e, nel Centro Nord, Lazio (361), Lombardia (333) e Piemonte (307). Tra tutte queste regioni, solo in Puglia si è avuta una significativa diminuzione (-37,7%) rispetto all anno precedente. Gli attentati dinamitardi e/o incendiari colpiscono in larghissima parte il Mezzogiorno, dove nel 2002 se ne sono verificati (l 89% del totale), contro appena 136 nel resto del Paese. Essi sono stati particolarmente numerosi in Calabria (330, il 6,1% in più rispetto al 2001), Sicilia (274, il 15,2% in meno) e Sardegna (241, +22,3%); nell altra regione meridionale, la Puglia, in cui il fenomeno raggiunge un livello elevato, sia pure inferiore a quelli delle altre regioni appena richiamate,si è avuto un calo del 18,3%. Il reato in esame risulta relativamente contenuto in Campania, dove nel 2002 si sono verificati 98 casi, ed è sostanzialmente del tutto assente in Abruzzo, Molise e Basilicata. Per quanto riguarda le rapine, i tre quarti del totale delle denunce si concentrano in cinque regioni: Piemonte, Lombardia, Lazio, Sicilia e, soprattutto, Campania; nella sola regione siciliana si è avuto un miglioramento rispetto al

14 Impresa e criminalità nel Mezzogiorno (sintesi rilevata dalla ricerca della Fondazione BNC e Fondazione Censis dal titolo: Impresa e criminalità nel Mezzogiorno. Meccanismi di distorsione del mercato Anno 2003, febbraio) in alcune aree del Mezzogiorno, il potere criminale rischia di ridurre il mercato e la concorrenza ad un semplice simulacro, alterando i meccanismi di scambio di merci e servizi, togliendo alle imprese legali importanti risorse che potrebbero essere utilizzate per nuovi investimenti produttivi, sviluppando imprese presta nome, utilizzate semplicemente per riciclare denaro sporco, imprese capaci di praticare prezzi più bassi delle aziende concorrenti (proprio perché nate tramite capitali illegali con costo zero) costrette, in questo modo, ad abbandonare il mercato. Si comprende facilmente come, accanto ad un sistema di imprese che rispetta le leggi, esiste e si sviluppa una sorta di economia parallela, un sistema produttivo e finanziario illegale, con proprie regole di funzionamento, molto simili a quelle del monopolio. Taglieggiamento ed usura Le estorsioni e l usura sono le più consolidate e note forme di pressione esercitata sulle attività imprenditoriali da parte della malavita. Esse assorbono liquidità dalle imprese, riuscendo a generare flussi finanziari consistenti e paralleli a quelli legali. Questa massa monetaria oltre che essere generata da atti illeciti è di per sé un fattore fortemente destabilizzante del mercato e della concorrenza, proprio perché genera un vantaggio competitivo a favore del sistema illegale: infatti, mentre l impresa che opera nella legalità deve sostenere un determinato costo del capitale da utilizzare per i propri investimenti, le risorse finanziarie di cui si serve il sistema illegale sono a costo zero. Per non parlare ovviamente della sudditanza psicologica che si genera tra vittima di taglieggiamento e organizzazione criminale, nonché alla negazione di libertà di azione che viene imposta agli imprenditori da coloro che praticano le estorsioni. Inoltre, l usura, nei casi più gravi, si trasforma nello strumento attraverso il quale la criminalità organizzata acquisisce il controllo diretto dell azienda vittimizzata. Per il 14,3% degli investimenti il taglieggiamento è molto diffuso. A tale valore va aggiunta una quota del 50,6% secondo cui tale fenomeno risulta poco diffuso, ma comunque esso è presente. Per il restante 35,1%, il fenomeno è inesistente. Il 70% del campione, inoltre, rileva la presenza di fenomeni di usura, anche se per il 12,3% essa è molto 14

15 diffusa e per 58% esiste pur essendo piuttosto rara. I fenomeni appena citati assumono i toni particolarmente gravi in Campania e in Puglia, dove rispettivamente per il 29% delle imprese e per il 20,3% il racket è molto diffuso. Sempre in queste due regioni, per il 18,4% degli intervistati e per il 19,2% anche l usura è presente in modo capillare sul territorio. Situazioni meno gravi emergono, invece, dalle interviste effettuate in Calabria e in Sicilia: nella prima regione, ad esempio, mediamente l 80% degli intervistati ritiene che le estorsioni e l usura abbiano un basso livello di diffusione. Anche in Sicilia, solo il 10% degli imprenditori considera i fenomeni estorsivi molto diffusi, mentre per il 58% essi sono poco presenti e per il restante 31,4% sono talmente inesistenti. Vale la pena sottolineare, inoltre, come la Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna il taglieggiamento risulti per oltre il 70% degli intervistati inesistente, mentre l usura assume toni lievemente più preoccupanti. Cambiano le regole del mercato Accanto a pratiche illegali che, come il taglieggiamento, rappresentano un prelievo forzato di risorse finanziarie delle imprese, assumono importanza crescente meccanismi più complessi, attraverso i quali la criminalità organizzata può: 1. acquisire il controllo diretto di talune funzioni di aziende che operano nella legalità; 2. intervenire sul mercato attraverso imprese destinate prevalentemente al riciclaggio di denaro; 3. operare nel sistema degli appalti pubblici, inficiando il corretto svolgimento degli stessi. Ciascuna di queste attività rappresenta, pur nella sua diversità, un intervento sui meccanismi di funzionamento sia delle imprese che del mercato. L imposizione di manodopera ad un azienda genera, per quest ultima, costi superiori a quelli normalmente praticati sul mercato. Egualmente, i sempre più frequenti fenomeni di nascita improvvisa di imprese di grandi dimensioni (specie nel settore della distribuzione commerciale), le quali si rivelano talvolta strutture funzionali al riciclaggio di denaro. Iniziamo con un dato rilevante, quello secondo cui un imprenditore su due percepisce la criminalità come una reale e grave causa ostativa 15

16 alla crescita del proprio giro d affari. Più precisamente, il 42,5% degli intervistati ha dichiarato che potrebbe aumentare il proprio fatturato (e quindi crescere più di quanto oggi non accada) se il contesto territoriale fosse più sicuro. E solo per citare i dati più interessanti, il 15,9% degli intervistati ritiene che il fatturato potrebbe aumentare almeno del 10%, mentre il 9% del campione stima che la crescita potrebbe essere addirittura del 20% rispetto ai valori attuali. Se si facesse il calcolo medio della crescita aggiuntiva stimata dalle imprese contattate essa sarebbe del 5,4%. Applicando tale quota al fatturato delle imprese meridionali fino a 250 addetti rilevato nel 2001dall Istat, si arriva ad una cifra pari a circa 7,5 miliardi di euro, il 2,7% del PIL del 2001 nel Mezzogiorno. Vista in un altro modo,la cifra può essere considerata come il mancato incremento del fatturato delle imprese meridionali o comunque di un ambiente non del tutto sicuro e libero. I settori che si sentono maggiormente colpiti da questo fenomeno di mancata crescita a causa di un contesto insicuro e a volte opprimente generato dalla presenza della criminalità sono soprattutto l edile e il manifatturiero. Nel primo comparto, infatti, il 53,1% degli intervistati ha dichiarato che la presenza di criminalità impedisce la crescita del giro d affari, mentre nel secondo comparto tale opinione è stata espressa dal 47,3% degli intervistati. Ma tale opinione appare molto diffusa anche negli altri settori produttivi presi in considerazione, specie quello del commercio e dei servizi alle imprese. Parallelamente, le più elevate percentuali di mancata crescita del fatturato sono riscontrabili nei settori sopra indicati. In particolare, dalle opinioni e indicazioni espresse dagli intervistati, si è potuto calcolare che mediamente nel settore edile e in quello alberghiero e della ristorazione il fatturato potrebbe crescere del 6% e in quello del commercio del 5%. Risulta abbastanza evidente che tali dati rispecchiano una realtà, a tratti, fortemente problematica. Quest indagine campionaria conferma, infatti, quanto è emerso anche da interviste qualitative e dalle statistiche ufficiali sui reati; in alcune aree del Mezzogiorno i settori maggiormente esposti ad attacchi criminali sono, pur con modalità diverse, l edile, il commercio al dettaglio e quello legato ad attività turistiche (soprattutto l alberghiero e la ristorazione). 16

17 Regioni Sud Anno 2001 (tra parentesi dati Anno 2000) Regioni Totale delitti Denunciate Persone Arrestate Quoziente criminalità x 100mila abitanti (3.434) (3.383) (1.659) (2.841) (3.676) (3.679) / Campania ( ) (67.621) (13.307) Puglia ( ) (56.404) (9.097) Basilicata (10.037) (5.301) (801) Calabria (58.133) (29.341) (3.488) Sicilia ( ) (62.680) (11.499) Sardegna (60.642) (17.125) (2.336) Totale ( ) ( ) (40.518) / Italia ( ) ( ) ( ) (dati elaborati da Compendio statistico 2001 del Ministero degli Interni) (3.821) 17

18 Ecomafia 2002 (informazioni da Rapporto Ecomafia 2002 di Legambiente) Quadro di sintesi (zone Sud Italia): nel 2001 gli illeciti ambientali in Italia accertati dalle forze dell ordine sono stati ; le persone denunciate sono e i sequestri effettuati 8.273; il 50,3% di questi illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia); la regione in cui si registra il maggior numero di infrazioni accertate è, ancora una volta, la Campania, con illeciti, seguita, quest anno, dalla Sicilia e dalla Calabria; la Campania è di nuovo la prima regione per quanto riguarda le infrazioni relative al ciclo del cemento, mentre la Sicilia occupa il primo posto per quanto riguarda gli illeciti riscontrati nel ciclo dei rifiuti; le case abusive realizzate nel corso del 2001 sono state , per una superficie complessiva di oltre 3,8 milioni di metri quadrati e un valore immobiliare stimabile in milioni di euro. Il 53,6% delle nuove abitazioni illegali si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa; la Campania, con case abusive, conferma, purtroppo, il suo poco invidiabile primato anche in questo settore; per quanto riguarda le singole regioni,sono da segnalare gli incrementi degli illeciti ambientali registrati in Sicilia, Puglia, Veneto, Marche e, soprattutto, Emilia Romagna. La criminalità e i rifiuti Il ricorso come siti finali delle attività di smaltimento illecito, accanto alle cave in disuso o ai greti di fiumi e torrenti, a vere e proprie aziende agricole, spesso compiacenti, che impiegano fanghi di depurazione altamente inquinanti e residui industriali pericolosi come fertilizzanti : smaltimenti illeciti di questo tipo sono stati accertati dall Arma dei Carabinieri in Umbria, Toscana, Lazio e Puglia; l esistenza accanto alle tradizionali rotte Nord-Sud, di filiere di 18

19 traffici di rifiuti che puntano sulla Sardegna, come emerge dagli atti della Commissione parlamentare d inchiesta sul ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura e da alcuni sequestri operati dalla magistratura nel corso del 2001, in particolare a Porto Torres e Olbia; l interesse manifestato dalle organizzazioni mafiose per gli appalti relativi ai nuovi impianti di smaltimento in corso di realizzazione, soprattutto nelle regioni meridionali, e l allarme relativo alle imminenti e auspicabili attività di bonifica, rilanciato nella Relazione sulla politica informativa e della sicurezza, per il primo semestre del 2001, curata dal Censis. Racket degli animali Combattimenti tra cani (ptibull e rottweiler) si segnalano controllati dalla criminalità organizzata nelle province di Napoli Palermo Taranto e Foggia; corse clandestine di cavalli. Si segnalano in Sicilia e Calabria; truffe legate alla mucca pazza e alla macellazione clandestina sono state segnalate in Sicilia, Campania e Puglia. Anche qui vi è la mano e l organizzazione della grande criminalità. 19

20 Ecomafia 2002 e Ambiente Regioni Illegalità Ambientale 2001 Infrazioni accertate Persone denunciate o arrestate Sequestri effettuati Campania Puglia Basilicata Calabria Sardegna Sicilia Totale Sud Totale Italia Italia abusiva (numero costruzioni) Cemento illegale (infrazioni accertate) Campania Puglia Basilicata Calabria Sardegna Sicilia Totale Sud Totale Italia Ciclo dei rifiuti Infrazioni accertate % Campania ,3 Puglia 136 7,8 Basilicata 70 4,0 Calabria 112 6,5 Sardegna 57 3,3 Sicilia ,1 Totale Sud 814 Totale Italia

21 Agricoltura e criminalità 21

22 La realtà agricola in Italia ed in Europa Il censimento agricolo effettuato negli anni 1999/2000 da tutti gli Stati membri dell Unione Europea fa riferimento alle aziende agricole aventi i requisiti fisici ed economici previsti dal cosiddetto campo di osservazione CEE, dal quale sono escluse le aziende con consistenza fisica trascurabile in termini sia di coltivazione sia di allevamenti. I risultati censuari registrano in Europa 6,8 milioni di aziende agricole (2,2 milioni per l Italia), che occupano 6,3 milioni di Ula (1,4 milioni per l Italia). Gli indicatori strutturali delle aziende agricole europee mettono in luce sulla base del numero di aziende, delle superfici aziendali, dell impiego di lavoro, delle caratteristiche socio-demografiche e socio-economiche dell imprenditoria la persistenza di profonde differenze tra i vari paesi europei. Considerando innanzitutto la dimensione media aziendale e le classi di superficie agricola, emerge che Grecia (4,4), Italia (6,1) e Portogallo (9,3) sono i paesi con la minore dimensione media aziendale; Regno Unito (67,7), Danimarca (45,7) e Lussemburgo (45,4) quelli con la maggiore. In Europa il 58% delle aziende dispone di meno di 5 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU): in Italia, in Grecia e in Portogallo l incidenza delle microaziende agricole è superiore ai tre quarti del totale, mentre in Danimarca, in Irlanda e in Svezia è di gran lunga inferiore alla media comunitaria. La particolare configurazione del sistema delle aziende agricole italiane condiziona negativamente la produttività media e la competitività complessiva del settore, a causa di una frammentazione eccessiva dell offerta e della difficoltà nello sfruttamento di opportunità finanziarie, manageriali e tecnico-economiche tipicamente maggiori nelle aziende di medie e grandi dimensioni. Per quanto riguarda la forma giuridica il 95,8% delle aziende attive nei paesi dell Unione Europea sono aziende individuali. Il paese in cui sono presenti in misura superiore le forme societarie è la Francia (18,8%), mentre esse risultano poco diffuse in Lussemburgo, Grecia e Italia. Nei paesi dell Unione Europea la manodopera impiegata è in gran parte composta da lavoratori autonomi (conduttori e loro familiari); in questo quadro, l Austria e l Italia mostrano la maggiore incidenza di donne capi azienda, rispettivamente pari al 31% ed al 28% a confronto con una media dell Unione Europea del 22%. In un contesto di diminuzione costante del numero degli agricoltori, l incidenza dei giovani (persone di età inferiore ai 35 anni) sul totale dei 22

23 conduttori è notevolmente bassa in Spagna (4%), seguita da Italia e Regno Unito (5%), a fronte di una media Europea dell 8%; dall altra parte l incidenza più elevata di conduttori di età superiore ai 65 anni pari nella media Europea al 29% - si rileva in Italia (39%), seguita da Portogallo (38%) e Grecia (31%). Per quanto riguarda, infine, l evoluzione del sistema aziende agricole europee, vi è da sottolineare come, a livello sia europeo sia italiano, si manifesta nella seconda metà degli anni Novanta una flessione del numero di aziende e, in misura minore, della superficie agricola utilizzata. Tra il 1995 e il 2000 il numero delle aziende agricole è infatti diminuito dell 8,1% nella media Europea e del 13,3% in Italia; nello stesso periodo la superficie agricola utilizzata è diminuita dell 1,3% nell Unione Europea e dell 11% in Italia. (da Rapporto Istat, Anno 2002) 23

24 Nota di sintesi di Nisio Calmieri sulle realtà regionali La domanda di sicurezza non è solo un problema italiano. E uno dei tre pilastri dell Unione Europea. Un numero incredibile di esperti, impegnati a sondare gli umori profondi degli italiani, parla di società della paura. Uomini e donne sempre più soli e privi di vecchi punti di riferimento ci fa sapere la Fondazione CENSIS di Giuseppe De Rita sviluppano visioni emotive e spesso fantastiche della realtà quotidiana, ingigantendo i timori per la propria sicurezza. Tant è che la maggioranza degli italiani è convinta che i reati sono aumentati, al di là dei dati statistici reali. Tra i reati che si continuano a temere maggiormente, vi sono i furti in casa, gli scippi e borseggi, le aggressioni, le rapine. Si tratta di reati che determinano una violazione della propria privacy o che, comunque, possono capitare a chiunque e risultare nocivi per la propria incolumità. Ora è evidente che le conseguenze di questi illeciti non siano riconducibili solo al danno fisico o patrimoniale subiti, ma che il più delle volte l essere vittima di un atto criminale determina conseguenze psicologiche che portano ad adottare una serie di misure precauzionali che limitano fortemente la libertà individuale e il proprio rapporto con l esterno. Il tema della sicurezza, dunque, è una costante nelle preoccupazioni. Oggi è molto forte la domanda di sicurezza e di punizione. E quest ultima non è necessariamente una pulsione di tipo autoritario. Suggestiva, in proposito, l analisi del prof. Giandomenico Amendola, docente di sociologia urbana alla facoltà di architettura di Firenze e consulente per la sicurezza dei comuni di Bologna e Firenze. C è più richiesta di sicurezza dice Amendola perché la gente vuol vivere di più la città. A differenza che in passato prosegue non esistono zone interdette, orari non possibili e categorie escluse dalla fruizione. In passato la protezione dei cittadini da parte delle forze di polizia era più semplice: i ristoranti o i luoghi di svago erano concentrati in alcune zone, le signore non uscivano se non accompagnate, la sera, dopo una certa ora, si stava a casa. L attività delle forze di polizia era semplificata. Oggi è diverso. Si vive 24 ore, non ci sono zone obbligate o zone interdette, i soggetti deboli non sono più esclusi dalla fruizione della città. E tutto ciò aumenta la domanda di protezione. Quello che spaventa i cittadini, ad ogni modo, è l imprevedibilità dell attacco. Le mura della città medievale, per dire, non rappresentavano il confine 24

25 tra il pericolo e il non pericolo, ma tra il pericolo prevedibile e quello che non poteva essere previsto. La imprevedibilità e la casualità è quello che mette paura. New York, per esempio, è più pericolosa di Napoli. Ma la prima viene percepita come meno pericolosa: si sa che se si evitano quartieri, comportamenti e orari particolari è prevedibile che non succede nulla. Mentre di Napoli si pensa che se sto al Vomero, potrei trovarmi inopinatamente al centro di una sparatoria. Si pensi ai sassi dal cavalcavia: - conclude il sociologo ha fatto, per fortuna, pochissime vittime. Ma sono costati miliardi di investimenti per la protezione dei parapetti, perché il rischio, appunto non prevedibile, era percepito come altissimo. Bisogna distinguere tra paura e preoccupazione. Sembra un arzigogolo. Si tratta invece di una distinzione tecnica, dice Ernesto Savona, docente di criminologia all Università Cattolica di Milano e Direttore di Transcrime, prestigioso Centro di Ricerca dell Università di Trento. La preoccupazione spiega il professore valuta l aspetto generale e concerne la situazione in città. La paura si riferisce ad eventi che possono riguardare la sfera personale. Se si chiede ai milanesi e ai baresi (recentemente interessati a fatti gravissimi di sangue) risponderanno, probabilmente, che hanno paura di essere derubati o rapinati. Non di essere assassinati da qualcuno dei criminali che si stanno dando battaglia. Semmai potrebbero temere di essere vittime casuali. Quello che è accaduto a Rozzano e a Bari è da ascrivere alla lotta tra bande criminali. E non piuttosto alla violenza della città tout court. L Italia è come l Europa, in controtendenza nella classifica dei reati più gravi. Nel nostro Paese, prosegue Savona negli ultimi dieci anni il numero degli omicidi si è dimezzato. Il fatto è che quando si parla di sicurezza si dimentica in fretta. Si spara tra la gente. E grave non c è dubbio. Ma chi ha sparato non l ha fatto per terrorizzare, piuttosto si è servito della gente per dileguarsi più facilmente. Chi vuole spargere il terrore spara a vanvera tra la folla. Questi gruppi che si fronteggiano sembrano aver poco a che fare con le tradizionali organizzazioni criminali. Ma va anche osservata avverte Savona la tendenza da parte di quelle organizzazioni a parcellizzarsi. Essere piccoli significa diventare meno permeabili e più mobili sul mercato degli affari. Credere che possa esistere una società senza crimini è pura illusione, un illusione pericolosa. Lo afferma Salvatore Palidda, dall alto dei suoi tredici anni di studi all Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi e da anni di ricerche sul campo, sino all ultima che 25

26 il sociologo sta per consegnare al Consiglio d Europa. La sicurezza assoluta continua non esiste, la società ha sempre prodotto conflitti e l illusione di cancellarli è anche pericolosa. Perché se si insegue un mito irraggiungibile si possono fare scelte discutibili, come credere che occorra più polizia o pene più severe. Il grande Rudolph Giuliani con la sua tolleranza zero è arrivato al punto che nella sola New York in un anno si commettono il doppio degli omicidi che avvengono in tutta Italia. Diventa più tagliente quando affronta i nodi strutturali del crimine organizzato. La questione della criminalità nel Sud dice deriva dal fatto che si è fatto ben poco per risanare il tessuto economico e sociale che produce e riproduce la mafia. Sinchè non c è questo come si può pretendere di eliminare il problema arrestando quattro pregiudicati? Da 200 anni si parla di lotta alla mafia ma nessun governo, né di destra né di sinistra, si è veramente impegnato nel difficilissimo campo del risanamento sociale. Sulla pretesa collaborazione dei cittadini diventa impetuoso: Non è questione di omertà, siamo più concreti: chi è che si mette a collaborare con la polizia quando tutto il tessuto economico e sociale intorno è inquinato. A Bologna e Milano nessuno denuncia il datore di lavoro che sfrutta i dipendenti o inquina, la criminalità organizzata nel Sud è l altra faccia dello sporco che circonda ogni società. Poi ci sono momenti in cui salta quella che in termini tecnici si chiama la gestione delle regole del disordine. E si spara per strada. Avviene spiega Palidda per quattro ragioni: se la polizia non sa più quando deve stringere le maglie o allentarle; quando il governo commette errori lanciando messaggi perversi che fanno credere alla criminalità di avere dei margini di manovra successivamente negati e allora scatta la reazione violenta; quando ci sono riorganizzazioni interne allo stesso mondo criminale o, infine, per semplice casualità, come successe a Milano nel 1999 e forse è successo a Rozzano più recentemente. Allora più che di paura si deve parlare di senso di insicurezza e la vera ragione di esso non sta tanto nella delinquenza ma nella sensazione di incertezza dovuta alla congiuntura economica e politica. Sono finite le garanzie di una volta: non c è più il posto fisso, non c è futuro per i figli, sono crollate le certezze e l assetto economico produce precarietà. Attribuire, quindi, tutte le paure alla delinquenza è una scorciatoia che ha permesso anche il bussines del sicuritarismo. Tutti i professionisti della sicurezza sanno che le telecamere non servono a nulla come i sistemi informatici ultrasofisticati perché nei fatti non impediscono la 26

27 riproduzione statistica dei reati. Ora di questi sistemi ce ne sono tanti e con questo forse, abbiamo ottenuto che la popolazione sia più sicura di ieri?. E conclude: Se ci fosse un vero progetto di risanamento la gente parteciperebbe davvero, rompendo anche l omertà. Se lo Stato vuole collaborazione dai cittadini deve innanzitutto assicurare un futuro migliore. Il professor Marzio Barbagli, docente di sociologia all Università di Bologna, studia da anni questi fenomeni. Anche lui avverte che gli omicidi sono in drastico calo, ma il senso di insicurezza rimane praticamente costante. Dal 93 ad oggi spiega i dati Istat mostrano per il Mezzogiorno solo una leggera diminuzione del senso di insicurezza. Quattro omicidi a Bari nel giro di un mese, quattro vittime nel milanese solo alcuni giorni fa, una lunga scia di sangue a Foggia, sono, certo episodi che impressionano. Ma va anche osservato che la concentrazione di eventi delittuosi può indurre reazioni nei giornali e nella pubblica opinione, ma non sono indicativi di un cambiamento. Le variazioni possono essere misurate solo nell arco di dieci o venti anni. E le statistiche mostrano un drastico calo del numero degli omicidi: per la precisione siamo ad un terzo di quelli che si contarono nel 91. Anche il prof. Barbagli ritiene che il numero degli omicidi certamente incide sul senso di insicurezza ma solo fino ad un certo punto. Si tratta, infatti, di delitti gravi, ma più rari. Quel che più conta nel determinare il senso di insicurezza sono i reati come i furti, i borseggi e le rapine, che, voglio ricordare, non sono affatto in diminuzione. A conferma di quello che dico, vorrei fare osservare che la Calabria, con il più alto tasso di omicidi, ha un senso di insicurezza pari a quello dell Emilia Romagna. Ma ancora, Nella classifica sul senso di insicurezza, al primo posto vi è la Campania, dove è molto alta la frequenza di quel genere di reato di cui si diceva: furti, rapine e borseggi. Al secondo posto sono Puglia e Lazio. La Puglia non è da meno: nelle statistiche sugli ultimi tre anni, si trova al secondo posto in Italia per numero di rapine e scippi. Ma andiamo a cercare conferma sulla riduzione drastica degli omicidi. Interessante è la ricerca svolta dall Istituto Eures: un indagine a tappeto su 600 omicidi avvenuti in Italia nel La ricerca ci conferma la tendenza, negli anni, alla lenta e regolare diminuzione degli assassini in Italia: i 600 censiti dalla banca dati Eures differiscono di poco dai 631 contati dal ministero dell Interno (nel 2000 questi ultimi erano 746). Calano in misura significativa gli omicidi compiuti dalla criminalità organizzata. Sono in fatti scesi dai 127 nel 2000 ai 77 nel Anche se, precisano i ricercatori, numerosi fatti di sangue di autore ignoto, 27

28 soprattutto al Sud, figurano in banca dati nella categoria ambito non rilevato, ed è ragionevole supporre che una parte di essi sia riconducibile a fatti di mafia, camorra e affini. Ultimo dato: aumentano nettamente gli omicidi di prossimità, e l universo familiare è di gran lunga, con 223 casi, l ambito in cui ha luogo il delitto. Gli omicidi di prossimità sono i delitti che avvengono in famiglia, tra amici e conoscenti, nei rapporti di lavoro o di vicinato. Quelli in cui vittima e carnefice si conoscono, e anche bene. Gli omicidi di prossimità sono più della metà (51,5 per cento) dei casi censiti in Italia. Avvengono sempre più al Nord. Nell anno 2002, rispetto al 2000, sono cresciuti in misura impressionante: del 69,2 per cento gli omicidi di vicinato, del 58,1 quelli tra conoscenti, del 33,3 quelli legati all ambito lavorativo. E per concludere questa lunga panoramica sulla insicurezza, sulle paure causata dalla criminalità urbana, di cui appresso spiegheremo il perché, in breve sintesi riferiamo sull analisi contenuta nel Rapporto Annuale 2002 del Ministero degli Interni sul fenomeno della criminalità organizzata consegnato al Parlamento. Su piani diversi scrivono gli analisti del Ministero dell Interno in Italia interagiscono una criminalità diffusa pervasiva e aggressiva ; una criminalità organizzata sempre più inserita nei settori economici. Sul versante delle organizzazioni mafiose storiche, la novità forse più significativa è costituita dalla separazione sempre più netta tra la leadership, dedita al perseguimento di illeciti arricchimenti nei settori più lucrosi, come gli appalti, e i gruppi di minore profilo operativo, impegnati invece in attività illecite secondarie, come le estorsioni. Una caratteristica evidente soprattutto in Cosa Nostra in Sicilia, dove questo crescente distacco tra la leadership e le famiglie è particolarmente marcato. Ma in una Cosa Nostra che si sta rinnovando e dove permane il primato dei Bernardo Provenzano, l aspetto più saliente del 2002 è che sono stati definitivamente sanati scrive il Viminale i contrasti tra i provenzaniani e i falchi di Riina. Per il Ministero dell Interno, tuttavia, a detenere il primato nello scenario criminale nazionale è la ndrangheta, sia per la tenuta interna dell organizzazione e il forte controllo del territorio, sia per la competitività ormai acquisita nel traffico di cocaina grazie agli stretti legami acquisiti con i cartelli colombiani e ai centri logistici radicati nei diversi Paesi delle narco-rotte. Nel 2002 la Camorra ha confermato la sua natura pulviscolare, tendenzialmente gangsteristica, che deriva dalla flessibilità strutturale 28

29 dei clan e dalla conflittualità permanente sia tra schieramenti avversi che al loro interno. Anche in questo caso i boss storici latitanti si sono dedicati prevalentemente agli affari più lucrosi legati ai cospicui finanziamenti per le numerose opere pubbliche in corso, delegando le estorsioni e i reati predatori ai numerosi gruppi che gestiscono il territorio. La Criminalità pugliese ha manifestato una spiccata natura di servizio, in quanto ha svolto attività illegali per conto di quasi tutte le organizzazioni mafiose italiane e straniere, sfruttando le possibilità derivanti dalla favorevole posizione geografica della regione. Tutto ciò ha reso possibile l evolversi di gruppi criminali che, soprattutto in collegamento con la ndrangheta e la camorra, controllano oggi i grossi flussi connessi con l immigrazione illegale e la tratta degli esseri umani, il contrabbando (rivolto in particolare a Spagna e Gran Bretagna), il traffico di droga e armi. Siamo certi che sarà valutato eccessivo il nostro indugiare sulle paure, sulle preoccupazioni che si annidano nei centri urbani. Vi sono diverse ragioni, più o meno condivisibili, che ci hanno spinto a questa scelta. Le illustreremo, per quanto possibile, certi che in esse troverete impliciti, il più delle volte espliciti, riferimenti alla materia che dobbiamo trattare. Intanto partiamo dalla radicata convinzione che le campagne, almeno nel Sud, almeno per quelle zone per cui presentiamo un rapporto, non siano estranee agli obiettivi che si pone la grande criminalità, quella storica così come quella nata più di recente ma che, dall altra, ha mutuato tutte le virtù. L industrializzazione e le tecnologie avanzate hanno sviluppato, anche in agricoltura, la necessità di utilizzare mezzi e strumenti tecnologici, per ottenere l ottimizzazione dei tempi ed il miglioramento della quantità dei prodotti. L ampliamento delle aziende agricole, l uso di costosi mezzi e le produzioni di altissima qualità hanno favorito l accesso a mercati, impensabili solo alcuni anni fa. L imprenditore agricolo può oggi, con orgoglio, accentuare la parola imprenditore. Ha saputo, con sacrifici e immani sforzi, costruirsi una nuova immagine, tanto da diventare oggetto importante dell economia nazionale, con una sua precipua funzione. 29

30 Senza più alcun timore riverenziale verso altri settori considerati, da sempre, simboli di progresso, allarga le sue competenze e i suoi saperi, investendo capitali per rafforzare, sempre più, l azienda, aprendosi con intelligenza alla continua ricerca del miglioramento del prodotto o alla sua compatibilità con la richiesta che riviene da sempre nuovi e prestigiosi mercati. E ciò non poteva cadere nell indifferenza di chi è pronto a fiutare le nuove opportunità per far soldi senza porsi molti scrupoli. L intervento, poi, della Comunità Europea con contributi in particolari settori, per assistere significative produzioni, incoraggiandone la coltivazione, svegliava appetiti, e non sfuggiva all attento, vigile e avido interesse della criminalità Vogliamo dire esplicitamente che nelle campagne meridionali non imperversa più la vecchia criminalità rurale ma che essa ha lasciato libero il passo al grande affare gangsteristico. Leggere, pertanto, il fenomeno su più ampia scala significa capire strategie, comportamenti. E, quindi, una necessità la lettura sempre attenta del fenomeno mafioso così come ci viene rappresentato. Osservare e capire le reazioni della comunità aggredita. Certo si tratta di aggregati urbani, ma appunto per questo indicatori forti perché la nostra analisi sui silenzi, sulle paure, sulle diffidenze incontrate, a parlare, a denunciare siano più attente, meno superficiali. Non può sfuggire quanto il clima di insicurezza, che si diffonde nei campi, ha più motivazioni per essere compreso e, in alcuni casi, anche giustificato. L assoluto isolamento in cui, per ovvie quanto oggettive ragioni, operano i produttori, li trasformano in facili e disarmati bersagli. D altra parte il lungo elenco di opinioni, di statistiche offerto vi dice, senza alcuna ombra di dubbio, quanto sia sconosciuta questo tipo di criminalità, quanto non siano rilevanti, neanche ai fini della conta, i reati, e non sono pochi, che si commettono in quelle zone. Vi è ancora un aspetto che intendiamo sottolineare. La criminalità urbana, indubbiamente, incide in maniera determinante su molti aspetti della vita cittadina, a volte, ne cambia le abitudini. Sappiamo anche quanto pesi, in termini negativi, sull economia non solo nazionale ma anche su quella urbana. La sua influenza deleteria che finisce per inquinare larghi strati della popolazione (si pensi ai giovani tentati continuamente dai venditori di morte). Come pesi sulla li- 30

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