Legalità e cittadinanza economica. Sconfiggere le mafie attraverso un uso consapevole del denaro

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1 Ricerca effettuata dalla classe III D Classico del Liceo Ginnasio Statale "Mariano Buratti" di Viterbo nell'ambito del Concorso Nazionale Legalità e cittadinanza economica. Sconfiggere le mafie attraverso un uso consapevole del denaro bandito dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone Viterbo, 1 Aprile 2014

2 L insediamento di Cosa nostra nelle città dell Italia settentrionale non solo ha allargato la zona d influenza della mafia su di un territorio che tradizionalmente era immune da questo fenomeno, ma ha anche creato, in seguito agli intrecci e alle alleanze con membri della malavita locale, una situazione, che mette in pericolo la sicurezza pubblica in tutta Italia. Inoltre i guadagni assai cospicui derivati dalle attività illecite, in particolare dal commercio degli stupefacenti, devono venire investiti, o, quanto meno, ripuliti. Questa necessità ha condotto a contatti sempre più frequenti tra Cosa nostra e il mondo della finanza o il mercato legale in generale contatti, che hanno contaminato e stravolto interi settori dell economia. 1 (Giovanni Falcone) Già nell ambito del Maxiprocesso di Palermo, Giovanni Falcone individuò e descrisse la prassi tuttora in fieri dei malavitosi di colonizzare territori, confondendosi nel tessuto sociale, intrecciando rapporti con criminali locali allo scopo di insinuarsi nel quadro economico e trarne profitti. Per farlo tendono a nascondersi sotto mentite spoglie, ad uniformarsi, mimetizzandosi nella normalità. È a tutti evidente che negli ultimi decenni il mafioso-tipo, come stereotipato dai film e dai romanzi, non esiste più. Il cuore della vecchia mafia pulsava nelle stalle, dove i boss che più sono stati alla ribalta delle cronache e che si sono macchiati di crimini atroci per qualità e quantità sono scenograficamente stati arrestati: intenti a mungere le loro vacche, a governare le loro bestie. Bestie tra le bestie: una divisa ormai abbandonata dai malavitosi. Già il boom finanziario ne aveva indotto la migrazione verso il ricco Settentrione, verso la Milano da bere di brokers ed imprenditori, verso la Roma-bene dei colletti bianchi dell establishment repubblicano. Oggi, paradossalmente, è la banalità del quotidiano la maschera più indossata dai mafiosi che intendono allontanarsi dai luoghi d origine per perseguire i propri illeciti fini. Cambia l abito dei criminali, ma non l essenza. Ed ecco che l imprenditore imbellettato in giacca e cravatta nasconde un messo di potentissimi clan. Risulta fondamentale, perciò, acquisire la consapevolezza del mondo che ci circonda. Soltanto formazione ed informazione, nel più ampio processo di educazione attiva della cittadinanza, possono aiutarci a distinguere il sano dal malato. A non essere, quindi, inconsapevolmente strumentalizzati da quelle organizzazioni che, per loro natura, minano alle fondamenta lo stato di diritto. PER LE MAFIE CRISI È CRESCITA Mai come oggi, anche per la crisi economica, il denaro sta diventando strumento e fine delle pratiche mafiose. Nel tessuto sociale logorato dall acuirsi delle disparità, la crisi diventa un occasione per le associazioni a delinquere: hanno la liquidità che l economia legale non può fornire. Alla

3 disoccupazione dilagante rispondono con l offerta di disumano lavoro nero. All elevata tassazione ed all aumento dei prezzi contrappongono una sistematica evasione fiscale, amplificata da contrabbando e contraffazione. Alla sete di liquidità delle imprese indebitate, al Credit crunch delle banche che dovrebbero dare finanziamenti, ma rendono l accesso al credito sempre più restrittivo, la malavita ribatte con soluzioni immediate, apparenti boccate d ossigeno, al principio: ma l usura finisce per soffocare chi vi ricorre. FENOMENOLOGIA DELL ECONOMIA MAFIOSA La dinamica dell imprenditoria e dell accumulazione capitalistica delle organizzazioni di stampo mafioso si concretizza articolandosi in 4 passaggi fondamentali: - Formazione risorse finanziare attraverso molteplici attività criminose - Utilizzazione di tali risorse nella produzione di nuove attività illegali - Riciclaggio e ripulitura dei capitali astratti - Reinvestimento del denaro ripulito nei circuiti legali dell economia reale e della finanza 2 Le mafie, camorra e 'ndrangheta in primis, beneficiano di «articolazioni logistiche» tali da poter «reinvestire con profitto, in attività imprenditoriali e di intermediazione finanziaria, i capitali accumulati illecitamente»: la relazione di un anno fa del presidente della Corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, già descriveva alla perfezione la fenomenologia delle infiltrazioni mafiose a Roma e nel Lazio. E più precisamente la nostra Tuscia ha ospitato, nostro malgrado, il terzo anello di questa catena: l astuto occhio degli esperti del malaffare ha saputo sfruttare i settori più proficui come mezzo di purificazione dei proventi illeciti. L OFFERTA ECONOMICA DEL VITERBESE La situazione socio-economica della Tuscia ha risentito, come e più di altre, dell avvento della crisi. Il settore delle costruzioni e quello dei servizi alle persone sono i quelli che hanno risentito maggiormente della congiuntura negativa; in particolare, il volume d affari ha registrato una variazione rispettivamente pari a -11,6% e -10,4%. Ciò rende il quadro non poco cupo, considerando che è dal terziario che arriva la porzione maggioritaria di PIL. Al contrario, l agricoltura è il settore che ha maggiormente tenuto nel 2012, sperimentando una riduzione del fatturato pari al -2,1%. Fortunatamente, la disposizione produttiva del nostro territorio non lo rende appetibile agli occhi delle cosche per investirvi capitali tali da generare utili illeciti. L industria, complessivamente, registra un incidenza sul totale della ricchezza provinciale pari al 15,1%, inferiore di circa dieci punti percentuali alla media nazionale (24,6%): L unico grande polo manifatturiero è quello delle ceramiche di Civita Castellana, che pure ha risentito di un calo della produzione pari al 25%. In tutti i settori dell economia si è assistito ad una riduzione della forza lavoro impiegata: straordinariamente nelle imprese agricole l occupazione ha avuto un incremento, pari al +0,9%. Il dato che più colpisce è che la superficie agricola utilizzata è pari all 80,70% del totale, sfruttata da un numero di imprese che raggiunge il 36% sul totale dei vari settori

4 Pare dunque che la vera ricchezza del nostro territorio sia il territorio stesso: ed è proprio a questo oro verde della Tuscia che hanno puntato, ed i fatti lo dimostrano, le cosche malavitose nel loro processo di subdola infiltrazione. 3

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6 LA TUSCIA, LAVATRICE VERDE DELLA NDRANGHETA Il rapporto realizzato dall Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro Interuniversitario Transcrime) per il ministero dell Interno, intitolato Gli investimenti delle mafie, sostiene che Viterbo ha scalato la classifica delle province italiane, attestandosi alla 43esima posizione. Un rischio di infiltrazione considerato medio alto, con punteggio del 41,16 in una scala compresa tra il 100 di Vibo Valentia e l uno di Vicenza. Se dai colloqui che abbiamo tenuto con i rappresentanti di varie Forze dell ordine non è emersa una presenza delle cosche come organizzazioni stanziali, che si insedino a controllare il territorio e le sue attività produttive quasi a creare uno Stato nello Stato, tuttavia si è evidenziato che i casi di inflazione mafiosa sono attribuibili al riciclaggio di denaro guadagnato per mezzo di attività illecite. Viterbo è stata infatti trasformata in una vera e propria lavatrice ove convogliare il flusso di denaro sporco da ripulire per essere riutilizzato. Come detersivo è stata impiegata in dosi massicce l attività economica che si lega alla ruralità del nostro territorio: il settore agricolo, la produzione ortofrutticola ed il relativo commercio. 5 SALITE PER SOPRA, CHE STIAMO UNA BELLEZZA LÀ Quella zona territoriale che Falcone aveva definito tradizionalmente immune ormai comprende anche il nostro territorio, e a dirlo non sono solo i dati, le indagini e la realtà con cui ogni giorno ci confrontiamo: è stato Domenico Nucera, 43enne calabrese che da anni vive a Graffignano (VT), appartenente alla ndrina di Gallacinò, frazione di Condofuri (RC). Salite per sopra, che stiamo una bellezza là.., questo è il suo consiglio, e sopra sarebbe la nostra provincia, il Viterbese. La Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria lo arresta il 6 maggio 2013 con altre 21 persone, quasi tutte ritenute affiliate alla cosca di Gallicianò, frazione di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria e nel cuore dell Aspromonte. Le accuse sono associazione di tipo mafioso, traffico di armi e riciclaggio. È l operazione Eldorado, condotta dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal sostituto Antonio De Bernardo. Il blitz scatta tra Reggio e Viterbo ed è qui che, per gli inquirenti, la ndrangheta aveva trovato la terra dell oro. Le indagini dicono che tra Canepina e Graffignano la ndrina di Gallicianò ripuliva i capitali sporchi, derivanti dalle più svariate attività illecite. Si parla di seicentomila euro arrivati nel Viterbese dal Reggino per essere lavati in imprese locali (Tusciaweb) Viterbo è stata definita una conca d oro, tanto da denominare l'indagine sulla 'ndrina calabrese "Eldorado". In particolare, aurea sarebbe Canepina che secondo i progetti della cosca sarebbe dovuta diventare una seconda Gioia Tauro : avevano riempito la nostra Tuscia di società lavatrici - come Vitercalabra trasporti srl, Nucera trasporti srl, Ortofrutticola Cimina srl, Ortfruit International srl e Cimina immobiliare srl - il cui compito era quello di ripulire l impressionate flusso di denaro movimentato dal clan mafioso. Ogni mese comode rate da euro partivano dalla nostra provincia

7 per rientrare puliti a Condofuri, pronti per essere reinvestiti. Soldi che arrivavano, quasi a rispettare il significato primo del termine riciclaggio, a rendere la sozzura morale e l illeicità della loro provenienza, dentro a bidoni trasportati da camion. L ascesa dei Nucera nel Viterbese è rapidissima. Il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio, Lorenzo Falferi, spiega che questi signori sono arrivati a Viterbo con un camion scassato e nel giro di cinque mesi ne hanno comprati dieci nuovi di zecca. Un innata capacità penetrare in un territorio e fare business dal nulla. Sul presupposto che l unione fa la forza. (Tusciaweb) 6 È questa la nostra realtà mafiosa, noi siamo l'appendice dei loro traffici, siamo l'ideale per poter investire capitali sporchi, lontani dal luogo di provenienza dove rimane il quartiere generale. Siamo estranei ai pastori con la coppola, agli omicidi ai quali tutti assistono ma che nessuno vede: da noi la realtà è drammaticamente velata; è qui che l'abilità mafiosa si manifesta, si confonde nel tessuto sociale, si mimetizza e si uniforma. È il caso di Alberto Corso, 38enne di Canepina, il perfetto esempio di come la 'ndrangheta fa proseliti anche al di fuori della Calabria: è stato lui il molo di attracco della cosca nel Viterbese. Rappresenta la capacità dell'organizzazione di rigenerarsi continuamente anche nei nuovi territori attraverso sinergie e apporti nuovi, dove riesce a insinuarsi con le proprie attività economiche che necessitano di supporti ed apporti che essa dimostra di aver già conquistato. A Corso, a cui erano stati promessi una rapida ascesa ed alti gradi nella gerarchia della malavita organizzata, si contesta l'associazione di stampo mafioso; nelle intercettazioni egli è "uno dei nostri" ed è probabilmente il primo "contrasto onorato" che la storia dell'imprenditoria viterbese ricordi: contrasto onorato è chi si avvia al battesimo, rito che sancisce ufficialmente l'ingresso nell' "onorata società". Uno come tanti che ha ceduto, per il profitto, all illegalità. Un esempio vicino a noi, memorabile, da non imitare. LA SOLUZIONE? CONSAPEVOLEZZA E PREVENZIONE Per combattere in modo incisivo le organizzazioni criminali, oltre ad un impiego massiccio delle forze dell ordine che già da anni operano in questo settore, occorre l impiego della cittadinanza tutta e della loro coscienza per cercare di sradicare quello che rischia di diventare un fenomeno culturale. Società consumistica, povertà e precarietà economica, indebitamento, difficoltà finanziarie nell'avviare attività... sono fattori che possono influire su un "uso irresponsabile" del denaro, un cedimento, etico, in primis, dell'individuo. È quasi certo che soluzioni immediate e facili, quasi miracolose, che si accolgano non curandosi delle conseguenze, abbiano un background. Ma non è questa la "classe sociale" di cui vogliamo parlare, bensì di una notevolmente più numerosa: noi. Teniamo a sottolineare che le azioni individuali gravano sull'ambiente sociale. Chiamiamo "fenomeno" l'accettazione e la condivisione di tali azioni, solo quando la percentuale sia rilevante, ed è abbastanza logico capire il perché: un qualsiasi evento può assumere importanza solo nel caso in cui se ne parli, e per parlarne è necessario che attiri l'attenzione o per numero di

8 partecipanti o per rilevanza economica. Sembrerebbe questo un nesso logico scontato, quindi perché soffermarcisi? Eccoci dunque al nocciolo della questione: ci sono alcuni fenomeni i cui "attivi partecipanti" possono risultare tali senza volerlo, o meglio, senza averne piena consapevolezza. Ne deduciamo che la loro diffusione e i tentativi spesso falliti di sradicarli dal tessuto sociale, dipendano, in buona parte, dall'ignoranza.. Si parla di mafia, delle sue azioni di riciclaggio, di contraffazione, di pizzo, di traffici illeciti e se ne parla anche con un certo timore, in molti casi con indignazione, il che denoterebbe sensibilità e coscienza critica. Da tutto questo naturalmente sono esclusi quegli individui che assumono volontariamente il target di "mafiosi" che sono, proprio perché consapevoli, esclusi dalla nostra analisi. L'errore è dunque quello di parlarne come fosse qualcosa altro da noi, che non ci riguardi in prima persona, e di poterne parlare solo quando si manifesti nel suo carattere eclatante, nei suoi omicidi, nelle sue partite di cocaina, nei suoi rapimenti, nel suo traffico d'armi. Dunque l'ignoranza. La mafia trova terreno fertile, e siamo noi a renderlo tale. Noi con il nostro poco badar agli scontrini, noi con il nostro consumo di sostanze stupefacenti, noi con le monetine buttate nelle slot machine, noi con la noncuranza della provenienza dei prodotti che acquistiamo e della destinazione dei rifiuti di cui ci disfacciamo, noi con il nostro uso inconsapevole del denaro. Rendiamo sterile questo terreno utile. 7 FONTI PREFETTURA DI VITERBO POLIZIA DI STATO ARMA DEI CARABINIERI GUARDIA FORESTALE GUARDIA DI FINANZA RAPPRESENTANTI DELLA MAGISTRATURA TESTATE LOCALI ON-LINE E CARTACEE LIBRI: GIOVANNI FALCONE: INTERVENTI E PROPOSTE, LA MAFIA A VITERBO, DI DANIELE CAMILLI