Dall 8 al 14 febbraio 2014

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1 Dall 8 al 14 febbraio 2014 da BRESCIA OGGI da L ARENA da L ADIGE dal TRENTINO dalla GAZZETTA DI MANTOVA dal CORRIERE DELLA SERA da BRESCIA OGGI venerdì 14 febbraio 2014 PROVINCIA Pagina 25 Per l «isola delle bombe» non ci sono più i fondi Bonifica ferma da anni Sommozzatori all isola di Trimelone, sulla sponda veronese del lago C è un isolotto in mezzo al lago di Garda dove in tre anni, fra il 2006 e il 2009, gli artificieri avevano ripescato e disinnescato qualcosa come 100mila ordigni tra bombe, granate e munizioni varie. Nessun mistero, perchè si trattava di una ex polveriera, saltata per aria negli anni 50. IL VERO MISTERO, casomai, è perchè la bonifica si sia fermata, pur essendoci - con ogni evidenza - ancora moltissimi ordigni sparpagliati sui fondali. Un altro mistero poi è che fine abbiano fatto i fondi per pagare le operazioni, svolte per anni dagli specialisti di Esercito, Marina e Carabinieri, fino alla brusca e prematura interruzione. Si tratta dell isola Trimelone, situata di fronte ad Assenza di Brenzone. Ospitava una «santa barbara» militare, finchè nel 1954 ci fu una forte esplosione di ordigni bellici delle due guerre mondiali in un cantiere di dispolettamento. La deflagrazione disseminò ovunque materiali e frammenti di ogni tipo, sull isola e nel lago. TRA IL 2006 E IL 2009 fu organizzata un opera di bonifica, un intervento che in tre anni portò al recupero di quasi centomila reperti tra bombe, esplosivi e altri materiali bellici di ogni tipologia. Ma il lavoro non è finito. Tant è vero che sull isola è ancora in vigore il divieto di sbarco, di attracco, di pesca e di avvicinamento mentre all interno delle casematte sull isolotto sono stoccate centinaia di bombe e munizioni ancora cariche. A riportare in primo piano la questione è stato il deputato veronese del Partito Democratico, Vincenzo D Arienzo, con

2 un interrogazione parlamentare: «Dal 2009 più nulla è stato fatto - spiega D Arienzo nell interrogazione -. Si stava riflettendo su un possibile stanziamento di 700mila euro (350mila euro ciascuno tra Protezione civile nazionale e regione) per terminare la bonifica almeno fino a 30 metri di profondità. Se però finora la superficie dell isola è stata liberata dagli ordigni, non altrettanto si può dire dei fondali lacustri tutt intorno. I primi dieci metri di profondità sono stati bonificati nel 2008, mentre restano da fare i lavori di sminamento fino a 30 metri». «È DOVEROSO - secondo D Arienzo - riprendere le azioni di risanamento della zona per favorirne la pubblica fruizione e scongiurare pericoli per la comunità locale. Inoltre, la bonifica eliminerebbe anche il rischio di possibili azioni illecite», visto che in passato su Trimelone vi furono intrusioni di sconosciuti. Su che fine abbiano fatto quei 700mila euro c è stato nei giorni scorsi un acceso dibattito nel Comune piàù vicino, quello di Brenzone, con vecchi e nuovi amministratori a sollevare dubbi su cause e circostanze della «scomparsa» dello stanziamento. Pare che a un certo punto il governo abbia dirottato la somma sull emergenza del terremoto d Abruzzo, ritenuta forse non a torto più stringente. Ma quelle bombe, e chissà quante, sono ancora nel lago. venerdì 14 febbraio 2014 CRONACA Pagina 12 IL DIBATTITO. Il Broletto non fa i salti di gioia dopo la sospensione della concessione «D Annunzio, ancora una perdita di tempo» Mimmo Varone Si temono i tempi lunghi per i ricorsi veronesi al Consiglio di Stato dopo una sentenza che rimescola le carte in Veneto e Lombardia Il Broletto non fa per niente salti di gioia. Anzi, la notizia della sentenza Tar che annulla la concessione a Catullo spa dell aeroporto di Montichiari (avuta in affidamento diretto con decreto ministeriale del 18 marzo scorso) e impone la gara, preoccupa. Il presidente Daniele Molgora aspetta di leggere le motivazioni della sentenza, ma teme i tempi lunghi del Consiglio di Stato, a cui i veronesi hanno già annunciato di ricorrere. «Non importa chi abbia la concessione, ma che si faccia alla svelta - dice -, il D Annunzio non può aspettare per anni un altra sentenza. È tempo di smetterla con le carte bollate e cominciare con l operatività». Più esplicito è il consigliere regionale leghista Fabio Rolfi quando chiede che «nell ambito del dibattito in corso sul futuro degli aeroporti lombardi la nostra Regione si attivi concretamente per trovare una soluzione concertata e condivisa tra i territori coinvolti per la gestione dello scalo bresciano come aeroporto cargo strategico del Nord». La sentenza in effetti rimescola le carte sia in Veneto che in Lombardia. L assessore regionale alle Infrastrutture Maurizio Del Tenno ha subito rimesso in quota lo scalo bresciano nel sistema aeroportuale lombardo. Lo scetticismo di Molgora è palese, visto che «Regione Lombardia non si è mai espressa su Montichiari e ha cominciato a farlo su sollecitazione negli ultimi tempi». Ma pur dando per buona l inversione di rotta, avverte grossi pericoli nella gara prescritta dal Tar. «Quando si entra con quote di capitale si sa chi arriva, e se è di un territorio limitrofo è meglio ancora osserva -. Una gara può portare chiunque, in un territorio appetibile nonostante la crisi, e se arrivasse un olandese, tanto per dire, non è detto che il sistema lombardo si farebbe». Non solo. Ammesso che il Consiglio di Stato si pronunci alla svelta, non è detto che la gara si faccia in tempi ragionevoli. «Centropadane la sta ancora aspettando per il rinnovo della concessione sottolinea Molgora -, anche se per legge doveva essere fatta entro marzo E non è un caso isolato. Il rischio reale è che arriviamo a una non soluzione». SUL VERSANTE VENETO le cose non sono meno semplici. Save, la Società di gestione del veneziano Marco Polo, quotata in borsa, dovrebbe entrare in Catullo con una quota di capitale oscillante dal 25 al 35 per cento. Secondo Molgora a muovere i veneziani sarebbe soprattutto la possibilità di sviluppare il cargo a Montichiari. Ma la sentenza del Tar, che dà ragione agli orobici di Sacbo spinti dalle stesse intenzioni, riporta tutto nel limbo. Peraltro, Molgora prevede che l ingresso dei veneziani lascerebbe la quota bresciana in Catullo senza una rappresentanza in Cda, ma questo è altro discorso. Certo è che il rischio di un possibile ripensamento veneziano è stato subito avvertito a Verona. Tant è che «a tutela degli azionisti e degli investimenti fatti per lo sviluppo dello scalo - si sono affrettati a dire -, la Società conferma la propria intenzione di procedere nel progetto di rilancio degli aeroporti di Verona e Brescia, approvato dai soci, nonostante l incertezza che tale sentenza comporta sulla governance dello scalo monteclarense». Nè è un caso che

3 ieri il presidente del Catullo Paolo Arena e il direttore Carmine Bassetti hanno confermato gli appuntamenti con Save già in agenda per i prossimi giorni. Ma all indomani del pronunciamento Tar è tutto il sistema veronese a mostrarsi compatto. «Occorrerà leggere attentamente le motivazioni della sentenza, ma credo che ci siano ampi margini per impugnarla perché è una decisione che non sta né in cielo né in terra», dice il sindaco Flavio Tosi. E il presidente della Provincia Giovanni Miozzi ha iniziato a incontrare gli altri soci per concordare l immediato ricorso al Consiglio di Stato, stupito che gli enti bresciani «possano esultare per una sentenza che toglie la concessione a un aeroporto del loro territorio». Torna all elenco dei quotidiani da L ARENA venerdì 14 febbraio 2014 CRONACA Pagina 8 AEROPORTI. Il sindaco interviene dopo la decisione del Tar di Brescia che annulla la concessione per Montichiari «Una sentenza assurda, Verona dà battaglia» Tosi: «Gara europea per uno scalo? Mai visto». Fitti incontri tra i soci «Buone possibilità al Consiglio di Stato». Save tace. E arriva AirOne Il Catullo fa parte di un sistema aeroportuale con lo scalo di Montichiari. Dopo la sentenza del Tar di Brescia, per ottenere di nuovo la concessione è necessario vincere il ricorso al Consiglio di Stato Il giorno dopo, la sentenza del Tar che annulla la concessione governativa assegnata alla società Catullo per gestire lo scalo lombardo di Montichiari (di proprietà da oltre 15 anni e inaugurato nel 1999) suona ancora più beffarda. Sia perché non vengono riconosciuti alcuni punti fondamentali come la proprietà dello scalo bresciano in capo ai veronesi; né i circa 100 milioni di euro versati per attrezzarlo e mantenerlo in vita in tutti questi anni, nè il fatto che la società Catullo sia stata riconosciuta da tutte le autorità centrali (Governo, Enac e tribunali) l'unico soggetto titolato a ottenere la concessione per Montichiari. Sia perché la sentenza è stata scritta dallo stesso collegio giudicante (presidente Petruzzelli, estensore Mosconi, consigliere Gambato Spisani) che nel 2009 accolse il ricorso presentato da Abem (società bresciana) annullando la convenzione che il ministero aveva riconosciuto al Catullo per gestire Montichiari. Quella sentenza del Tar di Brescia venne poi ribaltata totalmente dal Consiglio di Stato. Bene, lo stesso collegio è tornato a esprimersi contro la società Catullo e ha proceduto con la medesima logica sostenendo che la concessione non può essere assegnata direttamente dal ministero ma va messa a gara europea. Una interpretazione che ha lasciato sorpresi gli addetti ai lavori e che infatti è anche all'esame dell'enac, l'ente nazionale che sovrintende gli aeroporti, perché rappresenta una singolare novità. Ora quindi i soci veronesi si attendono che anche l'esito finale sia uguale: ricorso al Consiglio di Stato e vittoria finale. Il sindaco Flavio Tosi ieri infatti è parso possibilista: «La sentenza del Tar è criticabile, occorrerà leggere attentamente le motivazioni, ma credo che ci siano ampi margini per impugnarla perché è una decisione che non sta né in cielo né in terra». Tosi respinge il rilievo che Verona, nel suo complesso, non abbia saputo presentarsi compatta su questa vicenda. «È un'osservazione fuori luogo perché stiamo parlando di una sentenza del Tar che impone una gara europea: un'assurdità, sarebbe la prima e l'unica gara europea che viene fatta in Italia su una concessione di questo genere, quindi una stupidaggine: ed è contro l'interesse nazionale. Bisogna inoltre tenere conto, cosa che il Tar evidentemente non ha fatto, delle decine di milioni di euro Verona ha investito sullo scalo di Montichiari e non è possibile regalarli a qualcuno. Altri hanno preferito lo scontro al dialogo, sarà quindi una battaglia lunga e complessa, che il sistema Verona affronterà compatto. Lasciare nel limbo Montichiari non fa bene a nessuno». La sentenza ha compattato il fronte veronese. Ieri il presidente della Provincia Giovanni Miozzi ha iniziato a incontrare gli altri soci, incontri che proseguiranno anche oggi per concordare la linea d'azione che comunque sarà quella di un immediato ricorso al Consiglio di Stato. Anche se non sfugge il valore politico di questa partita: il sistema Lombardia è schierato come un sol uomo, dal presidente Roberto Maroni a Bergamo, Brescia e società aeroportuali. «Andremo al Consiglio di Stato con ottime probabilità di modificare questa sentenza. Non capisco davvero come possano gli enti bresciani esultare per una sentenza che toglie la concessione a un aeroporto che è sul loro territorio. In questa vicenda perdono tutti, Verona per prima che comunque reagisce compatta. E che avrebbe ancora più forza se al suo fianco ci fosse anche l'appoggio della Regione Veneto, visto che sul fronte lombardo Maroni si sta impegnando molto».

4 Ma ci sono già state ripercussioni? Il presidente Paolo Arena e il dg Carmine Bassetti ieri erano al lavoro: gli appuntamenti con Save (che, interpellata, non rilascia commenti) già fissati per i prossimi giorni sono confermati, si va avanti come se nulla fosse in attesa anche del parere di Enac che sta esaminando la sentenza. Alla società di gestione di Orio al Serio che ieri si è candidata a gestire Montichiari, dopo la vittoriosa sentenza del Tar, non risulta che la Catullo spa abbia dato risposte. Va ricordato infatti che la strategia lombarda è chiaramente quella di togliere lo scalo di Montichiari al Veneto: Sacbo infatti ha espresso «fiducia che il futuro dello scalo bresciano possa essere inquadrato in una logica di sviluppo del sistema aeroportuale della Lombardia» e che vi sia una «sinergia con l'aeroporto di Bergamo». Sacbo «ribadisce la volontà di contribuire al rilancio dell'aeroporto di Montichiari, candidandosi alla sua gestione, attraverso le procedure di gara e i meriti che saranno stabiliti dagli enti e autorità competenti». Una parte degli enti di Brescia poi fa alleanza con i bergamaschi. Dice il presidente della Camera di Commercio di Brescia Francesco Bettoni, socio anche della Catullo spa: «Esprimo profonda soddisfazione nell'apprendere che il Tar di Brescia ha accolto il ricorso presentato da Sacbo spa contro il provvedimento di concessione a Catullo Spa, disponendo l'annullamento dell'atto concessorio ed ordinando alle autorità amministrative convenute di dar luogo senza indugio ad una gara pubblica, seguendo le regole comunitarie e nazionali». Intanto il Catullo rilancia con una anteprima nazionale: da giugno farà base nello scalo veronese la compagnia AirOne, vale a dire la compagnia smart (o low cost) di Alitalia. L'arrivo è previsto con la nuova stagione estiva dei voli; saranno effettuati 6 nuovi collegamenti ma non si conoscono ancora le destinazioni. Una boccata d'ossigeno per lo scalo veronese. giovedì 13 febbraio 2014 CRONACA Pagina 7 AEROPORTI. Il Tribunale amministrativo di Brescia accoglie con sentenza il ricorso di Sacbo (Bergamo): serve una gara europea Il Tar strappa Montichiari a Verona Annullata la concessione affidata da Roma al Catullo per 40 anni. «Faremo ricorso al Consiglio di Stato» Verona rischia di perdere l'aeroporto di Montichiari. La sentenza più temuta è arrivata: il Tar di Brescia ha accolto il ricorso della Sacbo, la società bergamasca partecipata da Sea che gestisce Orio al Serio, e ha annullato la concessione quarantennale, rilasciata con decreto ministeriale dal Governo, in capo alla Catullo per lo scalo bresciano. Non solo: il Tar scrive anche nella sentenza che queste concessioni, secondo le normative comunitarie, vanno messe a gara europea. Un po' come si continua a dire per le società autostradali, solo che finora non s'è vista una sola gara europea nè per gli aeroporti nè per le seconde. Un esito che già nei giorni scorsi era temuto dai vertici della Catullo perché si paventava di dover rivedere un film già visto. Già nel 2009 i bresciani di Abem avevano presentato un ricorso al Tar impugnando la convenzione che riconosceva la società Catullo come unico soggetto titolato a gestire il D'Annunzio di Montichiari e il Tribunale amministrativo aveva accolto il ricorso cassando l'assegnazione diretta, salvo poi prendere torto ed essere sconfessato dal Consiglio di Stato che ribaltò il pronunciamento esprimendosi a favore di Verona. Adesso la Catullo sarà costretta, come ha già anticipato a L'Arena ieri il presidente Paolo Arena con il sostegno dei soci, a ricorrere nuovamente al Consiglio di Stato. Ma la vera curiosità è che questa sentenza è stata firmata dallo stesso giudice amministrativo che già la volta scorsa aveva accolto il ricorso contro la Catullo e che era stato smentito dal Consiglio di Stato. E questo a Verona generava molti timori. «Non faccio commenti, le sentenze non si commentano ma caso mai si impugnano. E noi la impugneremo. Anche perché è impossibile commentare certe cose», afferma Arena. «Non si è mai vista in Italia una gara europea per concessione aeroportuale e neppure per le autostrade». Ma ora che succede? «Per noi non cambia proprio nulla. Montichiari (per il quale la Catullo ha speso un centinaio di milioni di euro finora-ndr)continuerà a lavorare, resta aperto ovviamente e si va avanti lo stesso. Certo che questa storia sembra non avere mai fine, perché il Consiglio di Stato per bene che vada si pronuncerà fra tre o quattro mesi». I timori per i contraccolpi di questa sentenza sono più di uno. Innanzi tutto perché arriva in una fase molto delicata della trattativa con la veneziana Save che ha proposto di entrare in società con 25 milioni per il 35%. Una trattativa che è entrata nel vivo e che sta procedendo bene, ma uno dei punti da discutere è proprio il valore del sistema aeroportuale Catullo-Montichiari che Save ha stimato in 70 milioni di euro. Adesso il valore cambierà? L'altro aspetto molto delicato riguarda le possibilità di chiudere finalmente contratti cargo internazionali per rendere

5 operativo lo scalo di Montichiari che per usare un eufemismo è sottoutilizzato. Dopo che è andato a monte, nello scorso autunno, l'accordo con le compagnie vietnamite si sta cercando un'altra strada. «Contratti in ballo ce ne sono per portare il cargo a Montichiari», spiega Arena. «Cercheremo di condurli in porto lo stesso». Ma ci sono anche altre preoccupazioni, di natura più politica. Da tempo la Lombardia, con la Regione in testa seguita da Sea che gestisce Malpensa e in parte Orio al Serio, vuole portare Montichiari nel proprio sistema aeroportuale staccandolo da Verona. E il polo del Nordest con Verona assieme a Venezia è molto temuto. Le battaglie si combattono anche a colpi di Tar.M.B. LE REAZIONI. Il presidente della Provincia Miozzi convoca l'incontro. Bianchi: «Ricorso» Vertice urgente tra i soci veronesi Pedrollo: «Superare i campanilismi» Sul fronte lombardo, ora Sacbo vuole gestire lo scalo bresciano. E Milano spinge per lo strappo Incredulità e amarezza tra i soci veronesi dell'aeroporto dopo la sentenza del Tar di Brescia che annulla la concessione per Montichiari. «Un fulmine a ciel sereno» dice Miozzi che con la Provincia è un socio di primo piano e annuncia: «Ho convocaato un vertice immediato tra i soci per capire come muoverci». «Amarezza» è la prima reazione di Alessandro Bianchi, presidente della Camera di commercio, primo socio del pacchetto azionario. «Non è possibile questa continua battaglia dei campanili; in Italia non si riesce mai a concludere nulla. Il presidente Arena sta portando avanti un lavoro enorme per risanare questo sistema aeroportuale e sicuramente faremo ricorso. Anche perché di gare europee non ne abbiamo mai viste». Ma è tutto il sistema Verona che fa fatica a digerire una decisione del genere, a fronte di un decreto ministeriale varato dal Governo. Il presidente di Confindustria Giulio Pedrollo sottolinea: «Ancora una volta nel nostro paese non si riesce a remare tutti in una direzione, che poi vuol dire essere coesi e lavorare su una strategia che apra la via dello sviluppo. Sono ancora una volta interessi singoli a prevalere e ad avere la meglio. Mi auguro che si chiarisca tutto al più presto e questo sia solo un incidente di percorso che non impedisca alle infrastrutture del nord di giocare in squadra ognuno sul proprio bacino di riferimento. Qui in palio c'è la capacità di collegare il territorio con le opportunità della globalizzazione. L'aeroporto Catullo è alla vigilia di un grande passo che deve essere portato a termine velocemente. Confindustria Verona si è impegnata e lo farà ancora per supportare una scelta di apertura al mercato ed alla competizione. Il presidente Arena sta lavorando molto bene in questa direzione». In gioco c'è una battaglia evidente per i due bacini aeroportuali: Nordest e Lombardia. Sacbo, in una nota, prende atto dell'esito del ricorso «in linea con le proprie attese, ed esprime fiducia che il futuro dello scalo bresciano possa essere inquadrato in una logica di sviluppo del sistema aeroportuale della Lombardia e scaturire da un piano strategico basato in primis sulla sinergia con l'aeroporto di Bergamo Orio al Serio». L'attacco per strappare Montichiari è dunque in piena attività. Sacbo ribadisce «la volontà di contribuire al rilancio dell'aeroporto di Montichiari, candidandosi alla sua gestione, attraverso le procedure di gara e i meriti che saranno stabiliti dagli Enti e Autorità competenti, e mettendo a disposizione le proprie risorse tecniche e finanziarie». Inoltre, la società conferma «la propria disponibilità ad avviare un confronto con i tutti soggetti interessati, per promuovere una fattiva collaborazione e sviluppare un piano industriale, anche sotto forma di compartecipazione, che assegni un ruolo primario al gestore dell'aeroporto di Bergamo Orio al Serio nel rilancio dell'asset rappresentato dall'aeroporto di Montichiari». Una partita alla quale guarda con grande interesse anche la Regione Lombardia con l'assessore alle Infrastrutture Maurizio Del Tenno che infatti dichiara: «Il pronunciamento del Tar riapre i giochi e impone una nuova riflessione sul destino degli aeroporti lombardi, che noi abbiamo ben chiaro. La gara per l'assegnazione della concessione dell'aeroporto di Montichiari sarà una grande opportunità per tutti gli operatori e mi auguro che Orio al Serio possa avere un ruolo chiave per il bene del sistema aeroportuale e delle imprese lombarde». E l'assessore lombardo poi aggiunge: «Secondo il Tar una simile assegnazione deve prevedere una procedura di gara,secondo quanto previsto a livello nazionale ed europeo. Ciò significa che per Montichiari si apre un nuovo scenario, che va a recuperare la vocazione di scalo merci che lo contraddistingue e di futura riserva di capacità per il traffico passeggeri. Non solo, il pronunciamento del Tar deve essere l'occasione perragionare su un vero sistema aeroportuale lombardo». «L'aeroporto di Montichiari - conclude - grazie alla sua posizione geografica, rappresenta una opportunità con potenzialità di sviluppo sinergico con lo scalo di Bergamo,attraverso percorsi comuni di ottimizzazione».

6 giovedì 13 febbraio 2014 PROVINCIA Pagina 26 LA NOVITÀ. Sulle ceneri della Comunità L'Unione montana fa i primi passi Asileppi alla guida Il sindaco di Brentino Belluno eletto presidente pro tempore Nasce tra gli applausi l'unione montana del Baldo, che subentra alla Comunità montana del Baldo abolita dalla legge regionale 40 del 28 settembre Il primo consiglio del nuovo ente s'è riunito per eleggere il presidente provvisorio e adottare lo Statuto, la bozza proposta dall'uncem. È stata approvata, ne seguirà l'iter Virgilio Asileppi, sindaco di Brentino Belluno, eletto presidente pro tempore. Sono 27 i consiglieri dell'unione, rappresentanti i 9 Comuni dell'ex Comunità. In consiglio erano in 19. Asileppi ha avuto 17 voti favorevoli e 2 schede bianche, dopo che il sindaco di Malcesine Michele Benamati, il più anziano e avente diritto, ha esordito in tale ruolo, per cui s'è però dichiarato «indisponibile», essendo «il suo paese il più lontano da Caprino, amministrazione impegnativa col soli 8 consiglieri, di cui 6 di maggioranza, sindaco incluso». Prima di cedere il passo ha detto: «È una serata storica. Parte l'unione che mantiene il personale dipendente e i cui beni restano la sede di Palazzo Malaspina Nichesola e il rifugio Chierego sul Baldo. Stefano Sandri, sindaco di Caprino, ha presieduto la Comunità in questi anni con molto equilibrio, dando qualcosa a tutti. Lo ringraziamo. La settimana scorsa abbiamo salutato il segretario, sarà Sandri, stasera, a svolgerne il ruolo e occuparsi, nella fase iniziale, della rendicontazione del patrimonio». Asileppi, già vicepresidente della Comunità, dichiaratosi disponibile ad assumere la carica pro tempore, una volta eletto, ha commentato: «Mi sento traghettatore. Sono stato presidente dalla Comunità dall'80 al '90 e lo ero quando ne redigemmo lo statuto. Approveremo questo nel prossimo consiglio dopo le osservazioni. Chiedo a tutti di collaborare: servirà ai nostri successori, essendo queste amministrazioni, eccetto Malcesine, in scadenza. Ora lavoreremo per l'aggregazione delle funzioni e razionalizzare i servizi». Il consigliere d'opposizione di Malcesine Nicola Marchesini ha chiesto perché la Comunità sia uscita dal Gal Baldo Lessinia. Sandri ha risposto: «Dal 2010 la quota annua di 2500 euro è stata sacrificata per contenere le spese di bilancio, la collaborazione col Gal è però continuata come dimostrano progetti condotti insieme e la presenza qui di un loro dipendente per consulenze». Matteo Spolettini, consigliere di minoranza a Caprino, ha invitato a lavorare per il territorio e a continuare a battersi per riavere il Punto di primo intervento al Centro polifunzionale di Caprino. B.B. mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA Pagina 29 IL CONVEGNO. Se ne parla con tecnici e rappresentanti di politica e associazioni lunedì in sala congressi a Garda Il collettore nuovo, sfida per il lago «Il nuovo collettore per il lago di Garda e il futuro del suo territorio»: se ne parla lunedì a Garda alle 9.30 in sala congressi di lungolago Regina Adelaide. La giornata è organizzata da Ags, GardaUno, Depurazioni Benacensi e Comune. «Ci saranno i rappresentanti di Governo, Regione Veneto, Province di Verona, Brescia, Trento e Mantova e tutti i Comuni che si affacciano sul lago; con loro associazioni professionali, economiche, ambientaliste e di volontariato che potranno partecipare alla tavola rotonda del pomeriggio e contribuire a porre l'esigenza di sostenere e finanziare la salvaguardia del nostro lago», dice il presidente di Ags Alberto Tomei. «L'appuntamento ha come obiettivo la realizzazione dei progetti elaborati dai consorzi interessati a dare una risposta definitiva ai problemi di qualità delle acque, salute del lago, dell'ambiente e anche dell'economia turistica. Il più grande lago italiano rappresenta un patrimonio insostituibile che per avere un futuro ha bisogno di infrastrutture che sostituiscano quella bomba ad orologeria costituita dall'attuale collettore vecchio di 30 anni». Il programma di lavori dopo i saluti del sindaco Antonio Pasotti prevede gli interventi di Davide Bendinelli consigliere regionale «Il rifacimento del collettore: unica via per salvare il Garda»; Angelo Cresco, presidente di Depurazioni benacensi, «La salute e l'economia del Garda. Un problema nazionale»; Paolo Artelio, presidente Consorzio Lago di Garda veronese «La qualità dell'acqua, cuore dello sviluppo del turismo»; Alberto Ardieli, direttore di Ags, «Lo stato attuale dell'infrastruttura collettore nella sponda veronese»; Simone Venturini di Technital «Analisi tecnica del progetto del nuovo collettore»; Mario Bocchio e Angelo Agostini di Garda Uno «Il nuovo sistema di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago di Garda»; Giorgio Passionelli presidente della Comunità del Garda

7 «Candidatura Unesco: la qualità delle acque del Garda come fattore strategico. Monitoraggio, ricerca e valutazioni»; Mauro Martelli presidente Consiglio di bacino veronese «La programmazione di area vasta, punti di forza e criticità». Previsti gli interventi di Alberto Giorgetti sottosegretario all'economia «Nuovo collettore. Un'opportunità per il lago di Garda»; l'onorevole Maria Stella Gelmini «Impegnare le Istituzioni per salvaguardare il Garda»; Massimo Giorgetti assessore regionale Lavori pubblici ed energia «Politiche di governante e prospettive future in materia ambientale». Modera Maurizio Battista, giornalista dell'arena. Nel pomeriggio tavola rotonda presieduta da Enrico Rizzetti, Ad di Ags, e Angelo Cresco. G.B. martedì 11 febbraio 2014 PROVINCIA Pagina 28 I LIVELLI DEL GARDA. La gran quantità d'acqua piovana intralcia il sistema di depurazione, ma niente danni per le coste Il lago alto non fa più paura Problemi solo per il collettore Giuditta Bolognesi Mille: «Siamo a quota 133, sotto il massimo del periodo: il sistema tiene e non scarichiamo di più perché Mantova rischia grosso» Nessun allarme, nonostante il cattivo tempo non dia tregua. Ma è indubbio che il lago di Garda, ieri a quota 133 centimetri (ovvero solo due centimetri al di sotto di quella che è la quota massima prevista in questo periodo dell'anno) resta un sorvegliato a vista dai tecnici dell'agenzia interregionale per il Po (Aipo). O forse sarebbe più esatto specificare che il monitoraggio incessante riguarda non solo il Garda, ma tutto il sistema ad esso connesso del suo emissario, il Mincio, e da lì i territori mantovani, molti dei quali allagati, e i laghi di Mantova che sono al limite della capienza. «In questo momento il nostro sforzo è quello di cercare di tenere a questa quota il livello delle acque gardesane, che in questi ultimi giorni sono cresciute al ritmo di un centimetro al giorno, nonostante oggi (ieri per chi legge) sia prevista acqua sino a tarda sera», spiega l'ingegner Luigi Mille, dirigente di Aipo. «Per far questo abbiamo innalzato a 140 metri cubi al secondo la quantità di acqua che scarichiamo dallo sbarramento di Salionze. In realtà il limite massimo è di 170 metri cubi al secondo, ma con la situazione drammatica che c'è nel mantovano non possiamo scaricare più di così». «Anche perché con questo quantitativo», prosegue l'ingegnere, «come dicevo, le acque lacustri sono attestate a 133 centimetri e anche se nella giornata di domani (oggi per chi legge) dovessimo arrivare a 134 centimetri, siamo pur sempre entro i limiti previsti in questi mesi. E per fortuna con martedì mercoledì dovrebbe smettere di piovere, dunque potremo finalmente iniziare a recuperare un po' di normalità». Una situazione ancora del tutto nella norma, dunque, nonostante i problemi causati domenica a Lazise dalle onde del lago gonfiate dall'andro che soffia da ovest. «Il problema di Lazise non è tanto il livello del lago, quanto piuttosto quello del lungolago che è stato realizzato ad una quota molto bassa», ricorda lo stesso Mille, «e che per questo soffre delle conseguenze soprattutto delle lagheggiate». Anche sul litorale dell'alto lago non si sono registrati in questi giorni particolari motivi di allarme: «La la storia dimostra che servono altri livelli per avere problemi di fuoriuscite: lo scorso anno è successo ad aprile e a maggio ma avevamo il lago a quota 143 centimetri; e nel 2000 siamo arrivati addirittura a 164 e allora sì abbiamo dovuto fare i conti con i danni delle lagheggiate», dice Giorgio Passionelli sindaco di Torri del Benaco e presidente della Comunità del Garda. Che non si stanca di ripetere lo stesso ritornello: «I nuovi livelli indicati dalla sperimentazione dovrebbero metterci al riparo da questi rischi. Ma guai a dimenticarci che in questo periodo dell'anno il vero problema derivante da questi livelli non è tanto quello delle lagheggiate, e dunque dell'erosione delle coste, quanto piuttosto quello del collettore e del depuratore, che potrebbero risentire molto a causa dei quantitativi di acqua che incamerano. Per questo l'impegno di tutti, amministratori e politici e di qualunque schieramento, deve essere quello di fare fronte comune per trovare le risorse necessarie a realizzare il nuovo sistema di collettamento e adeguare il depuratore di Peschiera». Al riguardo Passionelli ricorda di aver chiesto, ai diversi ministeri competenti, che dopo 40 anni venga indetta una nuova Conferenza nazionale sull'acqua. «Non ho ancora risposte ufficiali ma so per certo che si stanno attivando per realizzarla e cercheremo in tutti i modi

8 che venga fatta qui. E in quel contesto ricorderemo a tutti che l'impegno per la salvaguardia del lago di Garda è davvero un impegno a favore di un patrimonio ambientale, storico, culturale ed economico che è di tutti». sabato 08 febbraio 2014 PROVINCIA Pagina 36 IL PROGETTO. Per fare richiesta bisogna creare una gestione unitaria del lago: ora manca solo il via libera del Trentino Il Garda è pronto a diventare un «patrimonio dell'umanità» Katia Ferraro Passionelli si sta dando da fare per il riconoscimento dell'unesco «Anche la sola candidatura sarebbe un bel biglietto da visita» Il lago di Garda, con la sua storia ambientale e culturale, ha tutte le carte in regola per diventare patrimonio dell'umanità riconosciuto dall'unesco. Ne è convinto Giorgio Passionelli, sindaco di Torri e presidente della Comunità del Garda, che ha messo in moto l'iter per poter presentare la candidatura all'organizzazione che fa capo all'onu. Dal 1972 a oggi l'unesco ha riconosciuto 981 siti (759 beni culturali, 193 naturali e 29 misti) in 160 Paesi del mondo ed è l'italia a detenere il primato di nazione con il maggior numero di beni inclusi nella lista, ben 49. Nel 2011 sono stati riconosciuti come tali alcuni siti palafitticoli del Garda e del suo entroterra, tra cui quelli di Peschiera (in località Belvedere e nel laghetto del Frassino), ma anche gli abitati ora sommersi di San Sivino di Manerba e di Lugana Vecchia di Sirmione, che con altri presenti in Svizzera, Austria, Francia, Germania e Slovenia sono entrati nel progetto «Siti palafitticoli preistorici delle Alpi». Il tentativo è ora più ambizioso e punta al riconoscimento di un'intera area che, sostiene Passionelli, «seppur delimitata andrebbe estesa anche alle Colline Moreniche e alla Val d'adige». Il percorso però richiede tempo ed è tutto in salita. Non certo per la mancanza delle credenziali per ottenere il riconoscimento, quanto per la necessità di arrivare a una gestione unitaria del più grande bacino lacuale d'italia, «tripartito» tra Veneto, Lombardia e Trentino. «La candidatura non va sostenuta solo con la raccolta documentale delle bellezze che si vogliono sottoporre a tutela», spiega Passionelli. «I siti Unesco devono prima di tutto avere una governance unitaria, ed è a questo che stiamo lavorando». Un lavoro di mediazione che fa parte della mission della Comunità del Garda e che nei mesi scorsi ha portato sia Veneto che Lombardia ad approvare una delibera di Giunta che individua la Comunità come punto di riferimento politico-amministrativo per ciò che riguarda il territorio gardesano. Tra i settori di intervento individuati ci sono la tutela del paesaggio, la qualità delle acque e la regolazione dei livelli, la mobilità, la sicurezza della navigazione e la valorizzazione del patrimonio storico archeologico artistico e culturale. Manca all'appello solo il via libera da parte della Provincia autonoma di Trento: Passionelli si dice convinto che arriverà a breve, ma precisa che anche se non dovesse avvenire l'iter per ottenere il riconoscimento andrà avanti comunque. Un segnale positivo arriva da Luca Grazioli, consigliere comunale di Fratelli d'italia a Riva del Garda, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al sindaco Adalberto Mosaner per sollecitare il nuovo ingresso del paese all'interno della Comunità, dopo l'uscita decretata dalla precedente amministrazione nel La proposta del consigliere non si ferma qui, perché il suo è anche un appello contro le forme di campanilismo ancor oggi nell'aria. Viene letta in questi termini l'esistenza dell'ente di promozione turistica «InGarda Trentino», tanto da chiedere al sindaco di farsi portavoce presso i suoi vertici affinché smetta di «utilizzare il termine «Garda trentino» se non come indicazione geografica, visto che il lago è uno solo». Un invito che potrebbe essere esteso anche ai consorzi di promozione turistica «Lago di Garda è» per il Veneto e «Lago di Garda Lombardia», pur dovendo ammettere che i tre enti hanno già raggiunto un accordo interregionale nel 2008, con la conseguente nascita del consorzio «Garda Unico». «Negli anni Ottanta le regioni avevano delegato alla Comunità anche le competenze in materia di promozione turistica», precisa Passionelli, «ma oggi la Comunità è molto di più: si occupa di tutto ciò che permette al turismo di vivere. Il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità sarebbe un biglietto da visita molto importante, ma già la sola candidatura avrebbe il suo effetto». Torna all elenco dei quotidiani da L ADIGE

9 Meno di un mese al voto, l ambiente tema di scontro La sensibilità ai temi dell'ambiente e del consumo del territorio è ormai parte del Dna degli arcensi. La velocità con la quale ad Arco sono cresciute le aree residenziali e artigianali ha trasmesso a chi vive ora in questo particolare - e ancora felice - fazzoletto di terra il senso di un legame sempre più irrinunciabile col paesaggio. Non c'è da sorprendersi, quindi, se sfumata la polemica sul futuro dell'ospedale arcense - disinnescata dalle parole dell'assessora Donata Borgonovo Re che garantisce l'integrità del punto nascite e si prende sei mesi di tempo per decidere le sorti di tutti gli ospedali di valle - è proprio l'ambiente a dominare il dibattito politico ad un mese dal voto del 9 marzo. Ambiente, in questo contesto, significa prima di tutto «Variante 14», lo strumento urbanistico con il quale l'amministrazione comunale sta intervenendo sul Prg in vigore, aggiornandolo. Molte i punti che hanno suscitato polemiche già mesi fa, quando non si parlava ancora di elezioni, molti anche gli interventi che sul tema sono arrivati ai giornali in questi giorni. Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste sta studiando punto per punto la variante e ne rende pubblici i passaggi ritenuti pericolosi per l'ambiente, il vicesindaco Betta ha già risposto in un paio di occasioni alle osservazioni avanzate rivendicando la riduzione dei volumi di cemento in arrivo, ma nuovi attacchi arrivano sia dalle liste che sostengono Andrea Ravagni («cemento zero e no alla variante» ha detto l'altro giorno Angioletta Maino, storica rappresentante del movimento ambientalista altogardesano e ora candidata), da «Siamo Arco», che propone la «revisione della variante» e soprattutto dal M5S che sul tema vuol rimarcare le differenze: «Siamo davvero sicuri che serva altro cemento? Crediamo che ci sia carenza di appartamenti o di capannoni? Mancano strutture di questo genere ad Arco?» sono gli interrogativi che pongono i candidati di Giovanni Rullo, che poi aggiungono: «Non ha senso prevedere di costruire ancora nuovi volumi, utilizzando le residue aree verdi ed agricole rimaste. Risulta invece più sensato immettere sul mercato l'invenduto. Si teme che fermando la costruzione di nuovi volumi l'economia ne risentirebbe. Si usa la leva del "così si mette in sofferenza l'edilizia", ma non è vero. Molti Comuni virtuosi hanno intrapreso la strada della "cementificazione zero" e hanno ottenuto grandi risultati e la creazione di nuovi posti di lavoro». Dal movimento poi l'affondo sulla variante: «Le varianti dovrebbero riguardare casi specifici e circoscritti e garantire l'interesse pubblico e non privato. Scelte di questo genere non dovrebbero essere secretate, ma nascere dal confronto e dal coinvolgimento diretto della cittadinanza». Argomentazioni non estranee anche ad una parte della maggioranza uscente (soprattutto ABC), abbastanza ampia da avere al proprio interno sensibilità diverse sul tema e con Betta ancora una volta chiamato a fare sintesi per tutti. Siamo solo agli inizi. «Cemento sì, cemento no» sarà questione centrale nella campagna elettorale. 11/02/2014 Nessuno vuole l anfibio Usa I volontari: Siamo pronti al recupero. Ma per chi? ALTO GARDA - Nel limbo giace la memoria dei militari che morirono sul Dukw; nel limbo giacciono anche le domande che i Volontari del Garda hanno inoltrato a ogni ente che possa essere interessato a valorizzare il relitto. La vicenda è nota perché, dal momento del ritrovamento più di un anno fa, dell'autocarro anfibio americano si è parlato e scritto molte volte. Ricordiamo dunque solo che naufragò il 30 aprile 1945: si ribaltò a causa del forte vento portandosi con sé la vita di 25 giovani soldati americani (ci fu un solo superstite: il caporale Thomas Hough). Ora quel reperto potrebbe essere riportato in superficie, ma la difficoltà non sta nelle operazioni di recupero quanto in quelle per trovare una collocazione. Come spiega Luca Turrini, dei Volontari del Garda che scoprirono il veicolo adagiato sui fondali del lago: «Noi saremmo già pronti per il recupero: lo potremmo fare domattina. Sarebbe un'operazione portata avanti in primo luogo dai Vigili del Fuoco di Trento che potrebbero realizzarla anche senza costi, facendola rientrare nelle proprie attività ordinarie. Anche la macchina organizzativa sarebbe pronta a partire in poche ore». Quale è dunque il problema? «Non riusciamo a farci dare una risposta dai tanti enti che abbiamo contattato: solo il Comune di Nago Torbole si è espresso chiaramente dicendo che, pur apprezzando l'iniziativa, non dispone di spazi adeguati a valorizzare il Dukw. Abbiamo scritto al Comune di Riva: sindaco e vicesindaco, senza ottenere risposta; non ci ha risposto il Museo dell'alto Garda, non ci ha risposto il Museo di Rovereto». Una chiara difficoltà nel valorizzare il relitto sta, ovviamente, nelle sue dimensioni: lungo nove metri e mezzo, è largo due metri e mezzo e alto tre, non è certo come mettere una punta di freccia preistorica in una vetrina espositiva. «Però - spiega ancora Turrini - sarebbe un reperto a costo zero: recuperato gratuitamente si tratta di lavarlo e fare il trattamento antiruggine, poi può essere lasciato in un posto con una copertura, realizzando qualche cartello esplicativo a corredo». Ciò che è frustrante, soprattutto, è il fatto di non ricevere né un «sì» né un «no». «Abbiamo contattato tutti gli enti locali potenzialmente interessati e non ci è stato risposto, se avessimo la certezza che il Dukw non interessa, ci potremmo sentire liberi di proporne l'esposizione in territori vicini, come ad esempio il Veneto o la Lombardia. È chiaro che, in quel caso, sarebbe meno scontato poter contare sulla collaborazione gratuita dei pompieri di Trento,

10 visto che poi la valorizzazione del bene non avverrebbe sul territorio provinciale. È mio parere che il relitto abbia un grande valore museale, sono inoltre convinto che abbiano un valore - anche economico - pure i filmati che abbiamo realizzato nei giorni del ritrovamento. Certo, finché nessuno ci risponde restiamo frustrati nei nostri progetti». 11/02/2014 Ledro e l Alto Garda bresciano, insieme per il turismo ALTO GARDA - Il «Gal GardaValsabbia» e la Comunità dell'alto Garda e Ledro sono protagonisti di uno scambio di esperienze, aperto alla cittadinanza. Due gli appuntamenti in programma: giovedì, nella sala dei vigili del fuoco di Pieve di Ledro, e venerdì 21 febbraio, all'auditorium di Vestone, ore Il progetto di cooperazione interterritoriale e transnazionale "Green Line" punta all'integrazione tra risorse naturali, turismo e produzioni locali; in altre parole i territori rurali dell'entroterra dei grandi laghi prealpini di grande importanza turistica collaborano nell'offerta turistica di stampo "green", ambientale. Il progetto «Green Line» intende favorire una conoscenza reciproca ed una collaborazione tra i territori rurali coinvolti nel progetto. Tra questi, l'area del Parco Alto Garda Bresciano e la Comunità di Ledro. Due gli appuntamenti aperti alla cittadinanza dal titolo "Territori allo specchio". Giovedì, nella sala dei vigili del fuoco di Pieve di Ledro, alle 20.30, si terrà la conferenza "Alla scoperta del Parco Alto Garda Bresciano" per illustrare le iniziative dell'omonimo parco, lo sviluppo locale partecipato e le opportunità di sviluppo di un turismo sostenibile. Venerdì 21 febbraio, all'auditorium di Vestone, alle 19.30, il territorio della valle di Ledro sarà presentato nella prospettiva della valorizzazione storica del territorio, illustrando i percorsi e le tracce della grande Guerra, con la proiezione del documentario «La lunga trincea Vivere e morire sui monti della Valle di Ledro nella guerra », presentata dall'autore Dario Colombo. Alla serata saranno presenti i rappresentanti dei partner e dei territori di progetto: Comunità di Valle Alto Garda e Ledro, con in testa l'assessore Alessandro de Guelmi, Gruppo Azione Locale GardaValsabbia, Parco Alto Garda Bresciano, Ente Regionale per i Servizi all'agricoltura e alle Foreste (Struttura Biodiversità e sistema agro-forestale). 11/02/2014 Kite surf, sport in crescita ma penalizzato TORBOLE SUL GARDA - Figli di un dio minore. Così si sentono gli appassionati trentini del kite surf, disciplina che sta avendo un notevole riscontro d'appassionati, dopo la recente determina della Provincia che, tuttavia, concede loro due ore in più al giorno per il loro sport. «È vero - afferma Matteo Zanesco, consigliere dell'associazione Garda Trentino Kite - ma è anche vero che non basta. Tanto per non fare voli pindarici, senza una spiaggia dove trovarci, preparare la nostra attrezzatura e dalla quale partire ci sentiamo davvero cittadini di serie B». Altrettanto chiaro un altro consigliere dell'associazione, Giorgio Dionisi. «Lo spazio in Conca d'oro a Torbole - afferma - potrebbe benissimo rappresentare il massimo. Perché noi usciamo dopo le quattro e mezzo, spesso le cinque di pomeriggio quando i windsurf sono già rientrati, quando per loro il vento non è più ottimale. Però lì è stato imposto l'out out, ma non è che il nostro sport sia slegato alla tavola a vela. Anzi, gli appassionati che passano al kite sono sempre più numerosi, proprio non capiamo perché lì troviamo ostruzionismo». Una soluzione potrebbe essere quella legata allo spazio di Corno di Bò dove, sistemando un po' la zona, il kite potrebbe trovare «rifugio». «Sì - dice Roberto Zampiccoli, altro consigliere dell'associazione trentina - un pontile galleggiante sarebbe, almeno nell'immediato, una buona soluzione. I praticanti potrebbero farsi portare lì da un pullmino, che noi come associazione potremo anche pensare d'attivare da e per i parcheggi di Torbole. La Provincia ci potrebbe venire incontro, fermo restando che la disciplina del nostro sport esige regole che noi per primi c'impegniamo a rispettare». Come nei giorni di regata, ad esempio? «Certo, lo abbiamo sempre detto. Quando il Garda trentino presenta eventi velici siamo noi i primi a chiudere lo spot, ben consapevoli che navigare col kite in mezzo alle derive non è certo cosa buona e giusta. Tuttavia anche le derive quando l'aria comincia a calare lasciano il campo di regata, uscire alle è già tardi, e verso le sedici, spesso, tutti sono già in porto». D'accordo anche il vice presidente Matteo Rasponi, già espressosi su queste colonne l'indomani della determina del 14 gennaio: «Sono tante le cose che si potrebbero costruire assieme - sbotta - invece chissà perché a qualcuno piace fare alla guerra. Andiamo avanti con le nostre idee, forti che il nostro sport in continua espansione rappresenta un ottimo indotto per il Garda trentino. Parlo di presenze turistiche che nel 2012 hanno sfiorato le seimila unità. Anche il windsurf quando fu agli esordi era visto come il "diavolo", salvo poi ricredersi e correre ai ripari. Noi diciamo che è ora di pensare fortemente al kite surf, e non solo perché lo pratichiamo, ma proprio perché una legge, che esiste solo sul lago di Garda parte trentina, che regolamenti e soddisfi tutti va trovata al più presto». «Siamo pronti all'ennesimo dialogo con tutti gli attori - conclude Rasponi - perché solo ascoltando le ragioni di tutti si potrà trovare l'accordo ottimale».

11 Per imparare serve frequentare una delle tante scuole che si trovano sul lago. Un pontile permetterebbe di "aggirare" il trasporto in acqua con un gommone. Che si tradurrebbe anche in minor inquinamento dell'acqua, cosa che con la legge del divieto di navigazione a motore il Garda trentino ha sposato oltre un ventennio fa.10/02/2014 Ora arriva il liceo sportivo Un liceo scientifico ad indirizzo sportivo, dove studiare e al contempo ricevere le basi per insegnare l'attività fisica, senza smettere di praticarla. Una scuola così è ciò che manca nel ventaglio dell'offerta formativa locale, in un territorio che fa di sport e outdoor la propria bandiera. Il liceo scientifico sportivo potrebbe tuttavia presto diventare realtà: Carlo Modena, presidente della cooperativa che gestisce l'istituto Gardascuola di Arco, conferma che l'iter burocratico è stato avviato, e che se tutto va bene la prima classe potrebbe partire già il prossimo settembre. «La nostra scuola è in crescita, in totale gli iscritti sono circa 430, e ciò anche grazie ai nuovi spazi e all'ampliamento dell'offerta formativa. Abbiamo avuto la conferma di questo, e ci siamo chiesti che altro possiamo fare per migliorare ancora» spiega Modena, che oltre a presiedere la cooperativa è anche presidente della Virtus Altogarda, società di pallacanestro la cui prima squadra milita in C2. Il collegamento tra scuola e sport si è generato quasi spontaneamente, non solo per la vicinanza agli ambiente del basket: «Abbiamo pensato che in un territorio che tutti ci invidiano per l'ambiente e la natura, puntare sull'outdoor è la cosa più naturale. Il nostro istituto, peraltro, conta già parecchi ragazzi che praticano sport ad alto livello, e il nostro corpo docente è attento ad ascoltare i bisogni di potenziali futuri atleti continua Carlo Modena e da qui l'idea: un liceo ad indirizzo sportivo per completare un'offerta formativa che abbraccia l'identità del territorio». Per la verità il Gardascuola punta già da tempo sul carattere dell'alto Garda: l'istituto tecnico ad indirizzo turistico è il fiore all'occhiello che attira studenti da tutta la provincia. Da qualche anno, assecondando la connotazione sanitaria della Arco del Kurort, funziona anche il liceo scientifico sanitario. Proprio su quest'ultimo, già esistente, si andrebbe ad innestare la specializzazione in educazione fisica. Un liceo scientifico che inoltre fornisce anche specifiche competenze professionali in materia di gestione scientifico-tecnica, manageriale ed organizzativa dello sport, e naturalmente consente, agli studenti che sono anche atleti, di portare avanti un'attività agonistica insieme alla scuola. L'idea, a dire il vero, era in circolazione da un pezzo, ma l'iter non è stato lineare. «Inizialmente avevamo pensato ad un corso professionalizzante, a metà tra turismo e sport, consapevoli della necessità di tali figure sul mercato del lavoro racconta il presidente ma a Civezzano è già attivo un progetto "pilota" che non consente altre aperture, almeno fino alla fine della sperimentazione». Poi, la scorsa primavera, ecco la possibilità: un decreto della Presidenza della Repubblica con il regolamento per lanciare un liceo, scientifico come tanti, ma ad indirizzo sportivo: «In seguito a questo, anche la Provincia Autonoma ha pubblicato il bando per candidarsi, e noi siamo stati i primi a metterci in lizza. Crediamo di avere tutti i requisiti per arrivare fino in fondo, anche in tema di strutture sportive per praticare le attività. Ora stiamo attendendo e confidiamo».09/02/2014 Torna all elenco dei quotidiani dal TRENTINO DOMENICA, 09 FEBBRAIO 2014 Schiuma bianca nel Garda, colpa del lago di Loppio Pompieri in azione per un ampia macchia all uscita dell Adige-Garda a Torbole Per i tecnici dell Appa si tratta di alghe sversate dal piccolo bacino ormai colmo AMBIENTE»ALLARME A TORBOLE di Matteo Cassol wriva Preoccupazione da ieri mattina per lo sversamento nel Benaco di una schiuma biancastra proveniente dallo sbocco della galleria Adige-Garda, all'altezza di Torbole. La chiazza è stata individuata dal corpo dei vigili del fuoco nagotorbolani, che hanno avvertito i colleghi di Riva. I pompieri di Riva, chiamati attorno alle 11.20, sono usciti con il motoscafo, premunendosi di portare l'occorrente per arginare la sostanzia potenzialmente inquinante, ossia i caratteristici "salsicciotti" assorbenti: i vigili del fuoco ne hanno agganciati due uno all'altro e con due capi estremi li hanno ancorati ai due bordi in muratura dell'uscita del tunnel, installando dunque un ostacolo superficiale per impedire alla sostanza di prendere il largo. L'area

12 coperta è stata tutta quella della galleria, quindi circa una trentina di metri, cercando di limitare al minimo lo spazio tra l'uscita e l'argine a pelo d'acqua. Prima dell'intervento qualche macchia si era già dispersa, ma l'arrivo rapido dei pompieri ha impedito "fughe" più consistenti. La manovra, che ha coinvolto due vigili del fuoco di Riva col motoscafo e quattro uomini di Nago-Torbole (che hanno fornito il supporto da terra per fissare i "salsicciotti"), si è conclusa più o meno a mezzogiorno, dopodiché la "palla" è passata a Trento e all'appa per rilevare l'emulsione schiumosa e provare a intraprendere le eventuali contromisure per questo flusso che, pur se contenuto dalla barriera assorbente, ha continuato almeno parzialmente a rigenerarsi, con l'uscita di un certo quantitativo d'acqua dal tunnel che ieri non si era ancora fermata. Il tecnico di turno dell'agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente è sceso a controllare di lì a poco, verificando la situazione sul posto e poi tornando in laboratorio per i primi esami sui campioni prelevati. L'esito della verifica e delle analisi è stato piuttosto rassicurante: «La situazione - ha detto Alessandro Moltrer di Appa - è sotto controllo. Le schiume che escono dalla galleria si accumulano allo sbocco ma vengono arginate dai "salsicciotti". In base ai test svolti pare che si tratti di materiale algale vegetale, probabilmente legato all'abbassamento del lago di Loppio, collegato alla galleria Adige-Garda». L'ipotesi trova conferma in quello che contemporaneamente succedeva proprio sul lago di Loppio: da un lato sono state evidenziate chiazze di schiuma simili a quelle viste a Torbole, dall'altro il lago - visto il periodo di persistenti precipitazioni - aveva raggiunto la quota limite e quindi scaricava attraverso le paratie verso il tunnel e quindi verso il Benaco. La possibilità di inquinamento, comunque, sembra esclusa: a quanto pare, i volatili acquatici di casa sul Garda assaggiavano la schiuma, identificandola dunque come cibo o come un suo possibile surrogato e perciò confermando la tesi che la indicherebbe come a base di alghe e non di origine antropica DOMENICA, 09 FEBBRAIO 2014 Arco, la sfida elettorale si apre con i botti Protesta della Lega Nord all ex Armanni. Il M5S si prepara al tour nelle frazioni. Ottobre: «Il Patt con il Pd grazie a Betta» di Gianluca Marcolini warco La campagna elettorale ha esploso i suoi primi colpi in un fine settimana scandito da incontri, presentazioni e gazebi. In due giorni sono scese in campo quattro delle dieci liste, distanziate l'una dall'altra di una manciata di ore e di appena qualche metro in linea d'aria, visto che tutto, o quasi, si è svolto nelle varie sale e stanze del Casinò, ormai tramutatosi nell'arena politica arcense. E in questi giorni si sono visti all'opera anche i candidati sindaci, nessuno escluso contando pure l'evento di oggi, alle 11 all'hotel Olivo, di Andrea Ravagni. Il primo ad uscire allo scoperto, venerdì pomeriggio, è stato Claudio Del Fabbro, con la sua lista SiAmo Arco (ne abbiamo scritto ieri), che ha individuato in Alessandro Betta il suo unico e vero rivale, accusandolo di essere il nuovo circondato dal vecchio. Poi, in serata, è toccato al Patt che ha riunito oltre cento persone fra militanti e candidati. Infine, ieri mattina, i botti di Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Arco Bene Comune. Insomma, per gli arcensi una scorpacciata ad alto rischio indigestione di campagna elettorale. Alla festa del Patt hanno preso parte anche i vertici provinciali del partito. L'invito del segretario cittadino Stefano Bresciani (candidato) e del coordinatore di vallata Carlo Pedergnana è stato raccolto dal segretario trentino Franco Panizza, dal capogruppo in consiglio provinciale Lorenzo Baratter e dal collega Luca Giuliani. L'ultimo ad intervenire, tra i 22 candidati, è stato l'onorevole Mauro Ottobre che si è rivolto verso Alessandro Betta dicendo: «Il Patt c'è perché c'è Alessandro Betta, altrimenti avremo preso altre strade. Betta ha una marcia in più». Il mattino seguente la Lega Nord, con in testa la candidata sindaco Virginia Boninsegna, ha riunito i militanti e il segretario Maurizio Fugatti per manifestare con tanto di pennellessa e vernice contro il degrado della recinzione in ferro dell'ex Armanni, alle spalle del Casinò. Ripetendo la protesta attuata 13 anni fa da Matteo Tamanini e Sergio Divina. «In questi anni non è cambiato nulla hanno spiegato il Comune non ha la titolarità ma dovrebbe avere voce in capitolo e fare qualcosa». Terminata la manifestazione leghista è toccato al Movimento 5 Stelle debuttare ufficialmente in questa campagna elettorale. Il candidato sindaco Giovanni Rullo affiancato dal deputato Riccardo Fraccaro e dai consiglieri provinciali Filippo Degasperi e Manuela Bottamedi ha presentato i punti del programma 5 stelle e i 18 candidati (10 uomini e 8 donne) davanti ad un centinaio di persone. Martedì prossimo il movimento darà il via ad una sorta di tour nelle frazioni. Si parte da Vigne, ore 20.30, alla casa sociale: ai cittadini verrà chiesto di scrivere su di una lavagna la questione che sta loro maggiormente a cuore e le proposte, dopo essere state illustrate, verranno votate per stabilire l'ordine delle priorità. Ultimo appuntamento quello allestito dalla lista Arco Bene Comune. E' la lista con il maggior numero di donne, undici, ovvero il 50% dei posti disponibili, ed è anche la lista che terrà la coalizione nel solco di questi 3 anni e mezzo di legislatura hanno spiegato i vari Tommaso Ulivieri, Max Floriani e Ricki Zampiccoli dando la

13 garanzia di continuità con quanto avviato nel Torna all elenco dei quotidiani dalla GAZZETTA DI MANTOVA MARTEDÌ, 11 FEBBRAIO 2014 In dicono no alla centrale Volta. Consegnate a Provincia, parco e Aipo le firme dei cittadini contro l impianto sulle rive del Mincio VOLTA MANTOVANA Quasi firme per dire no alla centrale idroelettrica da 1 Megawatt fra Volta e Pozzolo, in località Mulini. Uno dei luoghi forse più belli dell asta del fiume e che per la sua conformazione, un salto d acqua, si presta ad essere sfruttato per la produzione di energia pulita. «I cittadini della zona hanno dimostrato con queste firme spiega uno dei promotori, Jacopo Angelini che preferiscono che questo luogo resti incontaminato. Non dicono no all energia verde, anzi. Nella stragrande maggioranza dei casi, chi ha firmato è ben favorevole a favorire le energie alternative. Ma ritengono che la località individuata non sia adatta, ed anzi vada tutelata per i suoi valori paesaggistici che ancora oggi ha, a differenza di altri tratti, purtroppo compromessi». La petizione è stata avviata il 16 di gennaio, in circa tre settimane ha raccolto adesioni, un migliaio online, ovvero su siti web che promuovevano l iniziativa ed il resto attraverso i moduli presentati nei Comuni della zona. Promotori, assieme a privati cittadini, anche Italia Nostra, pro Loco e Comitato per il Parco delle colline moreniche. Le firme sono state depositate ieri in Provincia, parco del Mincio ed Aipo e saranno inviate per posta certificata nei prossimi giorni agli altri enti coinvolti. Oggi, intanto, si terrà nella sede del parco un vertice che vedrà l ente consortile confrontarsi con Soprintendenza e Commissione provinciale paesaggio. Questo in vista della prima conferenza di servizi sul progetto che si terrà in Provincia il 20 del mese. Come noto, sulla questione, che ha visto anche una serata pubblica, è stata presentata una interrogazione da parte del consigliere provinciale di Sel Franco Tiana. Francesco Romani LUNEDÌ, 10 FEBBRAIO 2014 VERSO IL 2015 La Regione al lavoro per Expo Prima lista di musei e borghi Per la Regione Lombardia il Mantovano è una grande risorsa in prospettiva Expo È stato, infatti, predisposto un programma di promozione del territorio lombardo dove musei, borghi, piazze e palazzi mantovani avranno un posto di rilievo. In particolare, tra i musei il Pirellone punta su quello della Croce Rossa di Castiglione delle Stiviere, sul palazzo Ducale e sul Palazzo Te (con San Sebastiano) per quanto riguarda Mantova e sull abbazia polironiana di San Benedetto Po. I borghi che saranno valorizzati nell esposizione universale saranno Castiglione, Solferino, Cavriana, Castellaro Lagusello e Sabbioneta, assieme alle piazze di Mantova, Gonzaga, Redondesco e San Bendetto Po. Si punterà anche sulle splendide architetture presenti a Mantova, Asola, Marcaria, Motteggiana, Porto Mantovano e Sabbioneta. La cultura mantovana non è, però, racchiusa tutta qui. Ecco che proprio per promuovere l intero territorio e le sue eccellenze culturali la Provincia sta lavorando ad un proprio progetto di valorizzazione dei musei e dei percorsi naturalistici. «La Regione ha individuato le linee principali; il nostro progetto, invece, è più articolato tanto che, per esempio, tra i borghi più suggestivi noi intendiamo inserire anche Grazie» afferma il presidente dell ente di Palazzo di Bagno, Alessandro Pastacci. «Il nostro sistema museale - spiega - va oltre le indicazioni regionali e sta funzionando molto bene. Per questo inseriremo altre realtà come il museo della seconda guerra mondiale di Felonica, quello delle bambole di Canneto e altri. Non solo. Punteremo anche sulla dimensione naturalistica con il percorso cicloturistico d al Garda al Po. L Alto mantovano, per esempio, rappresenta bene la duplice dimensione monumentale e naturalistica che vogliamo evidenziare. Faremo, comunque una promozione diffusa, a 360 gradi, che valorizzerà tutti i territori, a cominciare da quello del capoluogo per ciò che rappresenta dal punto di vista del patrimonio culturale che custodisce». La Provincia spera di aver pronto il suo pacchetto di proposte nel giro di un paio di settimane, «dopo l incontro con tutto il circuito dei musei - dice Pastacci -. Il nostro obiettivo è quello di partire con una prima iniziativa il 1 maggio, giusto un anno prima dell Expo, per essere poi pronti con il progetto

14 completo per il 1 maggio 2015». I soldi ci sono: si utilizzeranno i fondi emblematici di Fondazioni bancarie, Comuni e della stessa Provincia. Torna all elenco dei quotidiani dal CORRIERE DELLA SERA Venerdì 14 Febbraio, BRESCIA D Annunzio, ricorso del ministero ma Brescia punta a una mediazione Del Bono: giochi riaperti. Giorgetti da Verona: il Governo non ci sta La guerra dei cieli sarà ancora lunga, ma si profila anche l ipotesi di una mediazione. Mercoledì il Tar ha accolto il ricorso di Sacbo e annullato la concessione alla Catullo; secondo i giudici la via corretta assegnare la gestione del D Annunzio era la «gara pubblica» e non l affidamento diretto. Ieri è arrivata anche la sentenza per il ricorso di Abem, identico ma distinto: ricorso «improcedibile» per «sopravvenuta carenza di interesse», vista la sentenza favorevole a Bergamo. «Abem, pur per il tramite una decisione che non la riguarda direttamente scrivono i giudici - ha ottenuto quanto evocato tramite il proprio ricorso». Fatto sta che la Catullo, già mercoledì, ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato; ieri il concetto è stato ribadito dal sindaco di Verona Flavio Tosi («È una sentenza che ha ampi margini per essere impugnata»). Anche il Ministero, l ente che avevano firmato la concessione, farà altrettanto. A dare la notizia è il sottosegretario all Economia, il veronese Alberto Giorgetti. «L Avvocatura dello Stato interverrà in difesa delle decisioni del governo - spiega Giorgetti - che erano state prese all interno di una strategia generale. Montichiari fa parte integrante di quella strategia». Mosse per certi versi scontate. Tanto che a Brescia la soddisfazione resta alta. «È una sentenza importante commenta il sindaco Emilio Del Bono, azionista di Abem - perché può riaprire una prospettiva di rilancio dell aeroporto, non solo dal punto di vista delle merci ma anche del trasporto passeggeri. Il giudizio sull operato di Verona è persino superfluo. Avere un aeroporto con grandi potenzialità e tenerlo bloccato è un delitto. La sentenza può cambiare le cose, dopo le tante docce fredde». Ma oltre alla gioia, c è la riflessione su come muoversi. «Sarà una battaglia lunga e complessa» ha detto Tosi ieri. E la preoccupazione è proprio questa. Perdere mesi in attesa del Consiglio di Stato. E, in caso di sentenza confermata, dover attendere le lungaggini del Ministero per la gara. Basti pensare che quella per la gestione dell A21 Brescia-Piacenza è ferma da tre anni. Ecco perché Brescia potrebbe tentare una nuova mediazione. Forti della sentenza, si potrebbe «costringere» Verona a sedersi al tavolo con Abem e Sacbo: e insieme trovare una soluzione condivisa per la gestione di Montichiari. La tesi, a Brescia, potrebbe prendere quota; il problema è convincere Verona e Bergamo. Ma un tentativo va fatto, spiega Enrico Mattinzoli, presidente dell Associazione Artigiani e componente del cda di Abem. «La sentenza conferma una posizione che portiamo avanti da anni. Ma la soddisfazione dura poco, è più importante capire cosa vogliamo fare. La gara europea non mi entusiasma. Rischia di bloccarci per molto tempo e resta l incertezza sull esito. Oggi ci sono le condizioni per voltare pagina, superare i localismi e ragionare su scala più vasta, da Milano a Venezia. Ecco, io credo che sarebbe opportuno trovare un intesa tra territori». Un accordo politico per una gestione unitaria del D Annunzio; poi le soluzioni «tecniche» si troveranno, magari immaginando una newco tra Sacbo, Abem e Catullo. «I campanilismi hanno bloccato quello scalo per troppo tempo insiste Mattinzoli a me interessa che l aeroporto diventi volano di sviluppo». In fondo anche al Ministero vedrebbero bene l intesa: perdere al Consiglio di Stato provocherebbe un effetto domino su tutte le concessioni in scadenza, con l obbligo della gara. Davide Bacca Martedì 11 Febbraio, BRESCIA Maltempo, laghi «sorvegliati speciali» Sebino da record, mentre il Garda è a soli tre centimetri dal limite Un centimetro in più, sul livello del Garda, equivale a quasi quattro milioni di metri cubi di acqua. Le piogge intense di questi giorni hanno gonfiato il bacino del più grande lago italiano, tanto che dal primo di febbraio l altezza idrometrica del Benaco è salita di 8 centimetri. «Da giorni siamo i fase di allerta perché il Garda è cresciuto in maniera costante», spiega Pierlucio Ceresa, segretario della Comunità del Garda: il lago è dunque a 3 centimetri dal limite, 16 in più rispetto al Eppure dalla diga di Salionze, che regola il deflusso verso il Mincio, escono da giorni 140 metri cubi di acqua al secondo. Un volume

15 considerevole che permette una certa stabilità. In realtà, l ottimismo dei tecnici è legato anche alle previsioni del tempo: già da oggi le piogge dovrebbero calare o scomparire. E se le precipitazioni intense hanno riempito l invaso gardesano, è pur vero che è il Sebino il lago cresciuto di più rispetto all anno scorso. Ieri alle 18 il livello idrometrico del lago d Iseo aveva toccato quasi i 100 metri, mentre nel febbraio 2013 l altezza dell acqua non raggiungeva i 65. «Abbiamo favorito un erogazione costante di acqua spiega Massimo Buizza, direttore del Consorzio del fiume Oglio ma non stiamo svasando il lago. Abbiamo scelto un margine superiore alle necessità a scopo preventivo». Mercoledì scorso, a Costa Volpino, le precipitazioni hanno convogliato nel Sebino una quantità di acqua tre volte superiore a quella dello stesso periodo Un dato che è rimasto ampiamente sopra la media anche nei giorni successivi. Per controbilanciare la portata il consorzio è stato costretto ad aumentare il deflusso verso l Oglio. Il fiume si è caricato d acqua, ma in cinque giorni il Sebino è riuscito a perdere cinque centimetri. «Paratico e Iseo sono i paesi più bassi e quindi i più esposti, ma la situazione è sotto controllo», precisa Buizza. Il vantaggio del fine settimana è che c è sempre meno domanda di energia elettrica per le industrie. Perciò nei giorni scorsi, dalle dighe della Valcamonica, il consorzio ha rilasciato meno acqua nel lago. «Il vero problema sottolinea Buizza è che i terreni della pianura sono saturi». I fossi dei campi trasportano acqua che va a innalzare il letto del fiume. Il consorzio deve quindi trovare un giusto equilibrio per non riempire troppo l Oglio, che poi confluisce nel Po. Nelle campagne però la situazione è critica. E la Coldiretti Lombardia lancia l allarme: «le radici delle piantine di frumento, orzo, segale e triticale sono ancora troppo piccole per sopportare la massa d acqua che i terreni, ormai zuppi, non riescono più a drenare». A Goito, nel mantovano, ci sono già state alcune esondazioni nelle golene. Motivo per cui «è giusto non aumentare la portata del Mincio in uscita dal Garda», spiega Ceresa. È vero che il Benaco è a soli tre centimetri dal limite amministrativo (140), ma nel maggio scorso il lago aveva raggiunto quota 146 centimetri sul livello idrometrico senza causare problemi. «I paesi più a rischio, sulla sponda bresciana, sono Salò e Gardone», osserva Ceresa. Si tratta dei comuni dove il lungolago è più vicino al centro storico. «In realtà l altezza può essere meno preoccupante del moto ondoso. E per fortuna il vento è stato poco». Matteo Trebeschi Domenica 9 Febbraio, BRESCIA Garda, la guerra dell acqua calda Punta Vò, i privati pensano a un parco termale il Consorzio dei Comuni al teleriscaldamento «Abbiamo perso due anni tra riunioni, documenti e lungaggini. Perché la Provincia non ci ha ancora concesso il permesso di ricerca?» Franco Visconti è il presidente della società «Terme di Desenzano», una srl che rappresenta una cordata di imprenditori e albergatori pronti a investire i loro soldi per creare un parco termale a Desenzano. Un obiettivo ambizioso che è al tempo stesso una scommessa: senza approfondimenti tecnici è impossibile stabilire se sotto la punta del Vo, al confine tra Desenzano e Lonato, ci sia acqua termale. «Nessuno si fa illusioni rileva Visconti ma vorremmo avere la possibilità di iniziare le ricerche». In effetti sul Garda non c è solo Sirmione. Sulla sponda veronese lavorano da anni le terme di Colà e pure a Goito, nel mantovano, ci sono fonti di acqua calda utilizzate per piscine aperte tutto l anno. Insomma, tra vasche riscaldate, spa e centri wellness quello dell acqua termale è destinato a diventare un business redditizio. L interesse su Desenzano è cresciuto, tanto che oggi le domande di ricerca depositate in Provincia sono due: da una parte i privati, pronti a spendere qualche decina di migliaia di euro per le prime rilevazioni sismografiche; dall altra Garda Uno, che ha depositato la richiesta di ricerca nel 2012, tre mesi dopo quella presentata dalla cordata di imprenditori. Le due domande sono «concorrenti» e il Broletto non ha ancora deciso a chi concedere l autorizzazione. «Se raggiungono un accordo spiega rileva l assessore all Ambiente, Stefano Dotti si supera il problema delle due istruttorie. Altrimenti i tempi del procedimento potrebbero allungarsi ancora». Senza un intesa, infatti, il concorrente che perde può sempre fare ricorso al Tribunale delle Acque e bloccare l iter. L auspicio della Provincia è che si trovi un intesa, ma sembra un ipotesi poco fattibile. L anno scorso era circolata anche una «lettera d intenti», ma non è mai stata ufficializzata. Così come l idea di unire le forze in una società pubblico-privato, un ipotesi oggi considerata «prematura», spiegano da Garda Uno. In questo momento, poi, la multiutility non può permettersi di fare investimenti per la ricerca dell acqua termale. «La partita ci interessa, ma non a breve termine. Ora abbiamo altre priorità», conferma il presidente Mario Bocchio. Per Garda Uno, infatti, l obiettivo primario è investire nel ciclo idrico e trovare quei cento milioni di euro necessari per il nuovo sistema di depurazione del Garda. «Le acque termali non sono il nostro core business, siamo più concentrati sul fattore energetico», ribadisce il presidente della multiutility. Non a caso nel 2011 la società ha ottenuto l autorizzazione a cercare acqua calda (non termale) in un area compresa tra Desenzano, Castiglione e le colline moreniche dell Alto mantovano. Insomma, se nel sottosuolo c è semplicemente

16 acqua calda, Garda Uno vorrebbe sfruttarla per un teleriscaldamento alimentato dalla geotermia. Un progetto che non ha però smorzato l interesse parallelo per l acqua termale. Il punto giudicato più adatto per cercarla è la punta del Vo, lo stesso individuato dalla cordata degli imprenditori. Nel 2012, su input dei comuni-azionisti (Desenzano detiene il 22%) Garda Uno ha depositato la domanda di ricerca in Provincia. «Le acque termali potrebbero portare lavoro e redditività. Se sono di interesse pubblico, non ha senso ritirare la richiesta», sostiene Valentino Righetti, assessore al Bilancio del comune di Desenzano. Il suo auspicio è che i privati possano investire, ma senza contare sui soldi del Comune né di Garda Uno. Senza un accordo però la situazione potrebbe rimanere bloccata a lungo. «Noi vogliamo iniziare. E avremmo preferito collaborare con Garda Uno nell interesse generale», spiega Franco Visconti. Se salta l intesa ufficiosa con la multiutility, la srl di Desenzano potrebbe guardarsi attorno. E non è da escludere che tra gli azionisti pronti a entrare nella società ci sia anche qualche facoltoso russo che ha già dimostrato il proprio interesse. «Non appena otterremo l autorizzazione alla ricerca, il valore della società aumenterà osserva Franco Visconti e di sicuro sarà più facile trovare altri finanziatori». A preoccupare l imprenditore è però l inerzia di questo iter burocratico. La domanda di ricerca è dell aprile 2012 e nei mesi successivi la srl di Desenzano ha depositato tutti i documenti. Poi, a 18 mesi distanza, serviva la valutazione d impatto ambientale. Una richiesta che il mese successivo è stata considerata «superata». Un valzer che nemmeno l assessore all Ambiente in Provincia sa spiegarsi. «Escludo che ci sia qualche problema ambientale. E non capisco perché ci sia voluto così tanto tempo. Noi precisa Dotti non siamo certo contro chi ha voglia di investire». La prima spesa da affrontare è quella delle ricerche sismografiche: i preventivi variano dai 20 ai 40 mila euro. E l obiettivo è stabilire a quale profondità si trovi la roccia più adatta. Perforarla, scandagliare il fondo e creare il primo pozzo potrebbe costare dagli 800 mila euro fino al milione. Una spesa ingente, che per ora è rimasta solo sulla carta. Matteo Trebeschi Mercoledì 12 Febbraio, CORRIERE DEL VENETO - VERONA Riparto dei fondi per la sanità Al Veronese quasi 1,5 miliardi Destinati all'usl 20 oltre 725 milioni. Ma i quattrini in più stanziati da Roma finiranno nei piani di rientro per le realtà più indebitate VENEZIA I tagli imposti dal governo al Fondo sanitario nazionale e l'obbligo di non incrementare il debito con i fornitori, dopo il prestito di 1,4 miliardi chiesto allo Stato, costringono la Regione a rallentare il processo premiale di assegnazione di maggiori risorse alle Usl virtuose, per continuare a concedere più soldi alle aziende indebitate. Un copione che ancora una volta si ripete nel riparto del fondo sanitario regionale 2013, come cita la relativa delibera approvata dalla giunta Zaia. «Nella nostra Regione la sofferenza finanziaria di alcune aziende sanitarie e l'esigenza di onorare i pagamenti ai fornitori, ha portato alla necessità di modulare le assegnazioni regionali a vantaggio delle aziende strutturalmente prive della liquidità necessaria a onorare le proprie obbligazioni recita il provvedimento presentato da Luca Coletto, assessore alla Sanità. Si propone, pertanto, di istituire una voce di finanziamento dedicata alla risoluzione delle prevalenti criticità finanziarie che permangono nel Sistema sanitario regionale..., da assegnare ad un numero di aziende contenuto e che possono identificarsi sostanzialmente ma non esclusivamente con quelle oggetto di Piano pluriennale di rientro». A queste andranno 85,3 milioni dei 222 milioni di «accentrata». Cioè una quota degli 8 miliardi e 263 milioni ricevuti da Roma (59,2 milioni in più del previsto) che la Regione non distribuisce a tutte le 24 aziende sanitarie, ma mette da parte proprio per le «emergenze». «Da un lato permangono situazioni di grave ritardo nei tempi di pagamento continua la delibera con un'esposizione consistente. Dall'altro assistiamo a un progressivo incremento di fatture per interessi passivi, per effetto delle aspettative dei creditori del Sistema sanitario regionale. Pertanto, al fine di scongiurare un peggioramento economico per effetto degli interessi per ritardati pagamenti, è necessario garantire un flusso finanziario aggiuntivo alle aziende che presentano le più gravi carenze di liquidità. Si propone prosegue il testo di allocare quota parte della maggiore disponibilità finanziaria alle aziende sanitarie che presentano i maggiori disavanzi e particolarmente esposte verso i propri fornitori. Si propone che tale fondo ammonti a 85,3 milioni». Storicamente le aziende con il bilancio in rosso sono Venezia, Chioggia, Belluno, Rovigo, Vicenza, Padova e Verona, queste ultime due sia con l'usl che con l'azienda ospedaliera di riferimento. «Ma l'esatto, nuovo elenco, lo predisporremo in base al monitoraggio che sta operando il segretario della Sanità, Domenico Mantoan - spiega Coletto -. Le realtà che ne faranno parte saranno dotate di piano di rientro, seguite passo passo dalla Regione e aiutate a rimettersi in pari anno dopo anno. Il nostro primo obiettivo è di chiudere il bilancio della sanità veneta in pareggio ma stiamo anche cercando di livellare le diffenze tra Usl nell'assegnazione delle risorse. Rispetto al passato la forbice è meno larga, vorremo portare tutte ai 1500 euro pro capite e siamo a buon punto. Ci vuole tempo, ma i criteri del riparto, cioè popolazione, anziani e specificità territoriali come mare e montagna, stanno dando i primi risultati».

17 E infatti l'usl 12 veneziana, da sempre la più indebitata, si è vista abbassare di molto il contributo, ora di 549,6 milioni (quota pro capite di 1753 euro), così come Rovigo ne prende 299,7 (1674 pro capite) e Belluno 235 (1812 pro capite). Al primo posto resta però l'usl 16 di Padova, la più grande del Veneto con quasi 500 mila utenti, che prende 769 milioni, seguita dalla 20 di Verona, con 725,2 e dalla 9 di Treviso, l'unica veramente premiata. Pur avendo i conti in ordine (quota pro capite 1510), porta infatti a casa 639,2 milioni. All'ultimo posto l'istituto oncologico veneto, che incassa 5,8 milioni, ma essendo Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) può contare su fondi statali per la ricerca. Seguono le Aziende ospedaliere di Padova (70,2 milioni) e Verona (73,2). Nel complesso, al territorio della provincia scaligera vengono destinati quasi 1,5 miliardi. «È una sorpresa veder perpetuare la premialità alle strutture più spendaccione, quelle che hanno un debito cronico e ormai imbarazzante con i fornitori», commenta Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della commissione Sanità. Infine 18 milioni sono andati al Sociale, per l'inserimento dei disabili nei centri diurni. Michela Nicolussi Moro Venerdì 14 Febbraio, CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO «Tassa di soggiorno: 10 milioni all'anno» Dallapiccola in commissione: servono più risorse. «I turisti avranno una card» TRENTO Dieci milioni di gettito annuo: è questa l'ipotesi a cui sta lavorando l'assessore al turismo Michele Dallapiccola, che ieri ha annunciato l'intenzione in commissione di introdurre la tassa di soggiorno. Ok anche all'indipendenza di Trentino marketing da Trentino sviluppo. Sul fronte dell'agricoltura, Dallapiccola ha ricordato che il piano di sviluppo rurale garantirà 301 milioni in sette anni. I problemi Il turismo in Trentino vale circa il 15% del Pil, per un equivalente di circa 3 miliardi l'anno. «Gli operatori è l'analisi di Dallapiccola cercano di essere competitivi operando prevalentemente sul prezzo, ma giocare al ribasso per attrarre turisti stranieri sta mostrando tutti i suoi limiti». L'altro problema è lo scarso coordinamento delle iniziative di promozione: «Gli operatori riferisce l'assessore manifestano in modo deciso che nel tempo si sia perso l'indirizzo di chi fa cosa e che si sovrappongano le iniziative delle Apt, della divisione turismo di Trentino sviluppo e delle pro loco, con un raddoppiarsi di iniziative che portano a scarsi risultati e che richiedono una dotazione di fondi che potrebbe essere diversa se le iniziative fossero coordinate». Le proposte Dall'operazione ascolto compiuta da Dallapiccola nei primi mesi della legislatura un dato è chiaro: «Se la volontà collettiva è quella di avere una divisione turismo che possa operare indipendentemente da Trentino sviluppo, la si deve fare, anche perché potrebbe dare nuovo entusiasmo al settore». Per quanto riguarda le Apt, sembra tramontare l'idea di una riduzione numerica. «Per le 14 Apt d'ambito spiega Dallapiccola va avviata una fase di riordino geografico, facendole coincidere con i confini delle Comunità, e organizzativo». Oltre alle sovrapposizioni tra le attività, Dallapiccola evidenzia soprattutto il problema di «dare omogeneità alle strutture: ci sono delle Apt d'ambito che spendono l'80% dei fondi per le spese di gestione e altre in cui il direttore prende uno stipendio più alto del mio». La tassa di soggiorno Per far fronte al calo delle risorse pubbliche, secondo l'assessore, si deve progettare un contributo da parte degli operatori per la promozione. «Preferisco la tassa di soggiorno al tributo di scopo, perché sembrerebbe quantomeno ameno da un lato ridurre l'irap e dall'altro istituire un'altra gabella». Non pagheranno gli hotel, pagheranno i turisti. La tassa di soggiorno è ormai applicata in gran parte d'italia, ma in Trentino, nelle intenzioni della Provincia, dovrà garantire una serie di servizi al cliente, in grado di generare un ulteriore flusso di spese sul territorio. «Non possiamo aumentare il carico di burocrazia e dire agli operatori turistici di comprarsi un blocchetto, distribuire fatture da un euro a testa e mandarci i soldi. All'albergatore chiederemo di farsi carico di raccogliere il tributo per noi, ma in cambio potrà sorridere al cliente e consegnargli una tessera elettronica che comprenda accessi ai musei, ai trasporti, o buoni per l'acquisto di prodotti locali». L'ipotesi a cui sta lavorando l'assessorato dovrebbe garantire un gettito teorico annuo di circa 10 milioni di euro, su una base di 29 milioni di presenze (non tutte interessano l'alberghiero) con una contribuzione differenziata in base alla categoria alberghiera: un euro al giorno potrebbe essere applicato ai tre stelle, con contributi inferiori per le categorie inferiori e, viceversa, con contributi superiori per gli alberghi di categoria superiori. «Stiamo studiando come procedere, e questo capitolo sarà inserito nell'ambito della riforma della legge sulla promozione turistica del Sarà un percorso partecipato», sottolinea Dallapiccola, che conta di portare in aula il disegno di legge dopo l'estate. «I tempi, per quanto il disegno di legge sia prioritario, non saranno immediati: serve una discussione e i tempi complessivi dipenderanno anche dai tempi che si darà la commissione per discutere la legge», dice l'assessore. Le ricadute Se un turista si fermerà in Trentino una settimana, potrebbe trovarsi a pagare un contributo medio di 7 euro; la card

18 che gli sarà consegnata garantirà servizi il cui valore se la previsione di servizi sarà confermata risulterà comunque superiore: l'ingresso al Muse, solo per fare un esempio, costa 9 euro. «Siamo però convinti sottolinea l'assessore che il ritorno generato dai turisti compenserà i mancati introiti». Filippo Degasperi (5 stelle) si è opposto: «Invece di pensare a tasse di soggiorno, che diventano un freno alle presenze, si dovrebbe agire sul costo dell'energia che è del 30% superiore all'austria, dove le tasse sul turismo, con successo, sono state abbassate». Giuseppe Detomas (Ual) e Alessio Manica (Pd) si sono detti favorevoli alla tassa di soggiorno. Praticamente unanime il sì allo scorporo di Trentino marketing da Trentino sviluppo. Alessandro Papayannidis Venerdì 14 Febbraio, CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO «La misura fa fuggire i tour operator» TRENTO «No alla tassa di soggiorno, prima serve un'analisi dei costi della promozione». Luca Libardi, presidente degli albergatori dell'asat, è categorico. Trentino marketing sarà nuovamente separata da Trentino sviluppo. Come dovrà essere strutturata? «Avevamo esposto le nostre perplessità al tempo della fusione, vediamo positivamente la divisione. Ora serve un veicolo adeguato allo scopo, un contenitore che abbia la snellezza necessaria a un soggetto che fa marketing e comunicazione». Le Apt d'ambito non saranno ridotte di numero. Sono sostenibili? «L'importante è che vi siano le competenze e la capacità di agire. Il tema non è l'ampiezza delle Apt o il loro numero. Bisogna che funzionino. A monte di tutto il ragionamento, però, c'è un punto». Quale? «Non c'è dubbio che si debba mettere mano alla piattaforma promozionale del Trentino. Noi diciamo: prima progettiamola, poi vediamo se le risorse non bastano. E se non bastano, vediamo come recuperare le risorse che mancano. I privati già oggi mettono soldi propri; possono intervenire, all'interno però di un meccanismo premiante per chi investe, non con ricadute generalizzate». Perché la tassa di soggiorno non vi convince? «Ci sono studi secondo cui la tassa di soggiorno mette in fuga i tour operator esteri, il 28% rinuncia a organizzare tour in Italia per l'antieconomicità della misura e per la diversa applicazione tra le varie località. Siamo contrari a pratiche impositive sui turisti e siamo contrari anche alla card quasi gratuita che produce ricadute non solo sul ricettivo, a cui si chiede però di incassare la tassa. La carta del turista, altrove, è a pagamento e dà diritto a servizi supplementari. Qui, invece, sarebbe per tutti. Ripeto, bisogna prima fare un'analisi dei bisogni del sistema della promozione». A. Pap. Mercoledì 12 Febbraio, CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO Nuove Comunità di valle La linea Daldoss non convince Kaswalder: «Solo Comuni». Manica (Pd): «Resti il voto» TRENTO Dopo le anticipazioni uscite sui giornali, Carlo Daldoss ha illustrato ieri in prima commissione la strada che la giunta intenderebbe imboccare per riformare le Comunità di valle. Una strada stretta tra ruolo politico o meramente consortile delle Comunità di valle che non sembra aver convinto nè la minoranza, nè il Pd. L'analisi dell'assessore Daldoss è partito ripercorrendo il suo viaggio nelle valli e ricordando ai consiglieri le criticità riscontrate. «Il primo problema emerso riguarda la definizione delle reali competenze delle Comunità rispetto ai Comuni e alla Provincia. In questi ultimi quattro anni ha osservato sono insorte difficoltà dovute alla mancanza di chiarezza sulle competenze e sulle responsabilità delle Comunità». Secondo: nelle Comunità di maggiori dimensioni occorre uno snellimento delle assemblee, perché con 96 o 98 componenti si fatica a gestire le riunioni, ad avere il numero legale e a votare. Per Daldoss la semplificazione deve riguardare anche le modalità dei processi decisionali (conferenza dei sindaci, codecisioni, consigli comunali). «La questione ha ribadito è meno sentita nei territori in cui i sindaci hanno già buoni rapporti con le Comunità, mentre dove le relazioni sono difficoltose nascono contrasti tra i vertici dei due enti. Questo accade anche in Comunità piccole dove in passato le problematiche comuni erano gestite in modo condiviso». Terzo problema: l'obbligo della gestione associata di alcuni servizi comunali attraverso le Comunità. In questo caso, Daldoss propone «ambiti ottimali a geometria variabile individuati dalle Comunità per permettere la gestione associata dei servizi. Questa ha aggiunto è una delle aspettative più forti che ho rilevato sul territorio». Daldoss ha chiarito che «da un ente sovraordinato ai Comuni non si torna indietro» perché 217 sono troppi per

19 operare ciascuno per conto proprio. «Oggi però serve un aggiustamento. e per questo il punto dirimente è la disciplina della finanza locale, che deve essere sempre più di Comunità e sempre meno dei Comuni». Se Daldoss non intende cancellare il piano territoriale di Comunità, intende però ridimensionare di molto la competenza urbanistica immaginata nella riforma. Come aveva annunciato, anche in questo caso, sul Corriere del Trentino (10 gennaio), «è meglio che dell'approvazione dei piani regolatori generali si occupi centralmente la Provincia. Le singole comunità non hanno le risorse professionali per poter esercitare questa competenza in modo migliore di quel che può fare la Provincia». Daldoss ha rilanciato anche l'idea di legare la finanza locale alla capacità di incrementare il Pil attraverso gli investimenti. Il nodo della governance È stato Rodolfo Borga (Civica trentina) a porre la domanda centrale: le Comunità manterranno un ruolo politico? «Se ha risposto l'assessore per ruolo politico si intende la capacità di autogoverno di un territorio da parte di una Comunità sono d'accordo, mentre sono personalmente contrario all'identificazione del ruolo politico con un ruolo partitico». Sempre rispondendo a Borga, Daldoss ha assicurato che la riforma non sarà inserita nella manovra correttiva. La giunta le dedicherà un disegno di legge autonomo, che dovrà entrare in vigore «in tempo utile perché sia applicata alle elezioni delle Comunità di valle previste nel maggio del 2015». Le reazioni Difficile trovare commenti pienamente positivi, non solo in minoranza. Per Marino Simoni, ex presidente del Consorzio dei Comuni, protagonisti devono tornare ad essere i soli Comuni. «L'approccio di partenza dell'assessore sulla finanza locale è sbagliato. Occorre mantenere innanzitutto il ruolo politico dei Comuni». Walter Kaswalder (Patt) non sembra soddisfatto nemmeno del compromesso proposto da Daldoss. Il consigliere autonomista condivide «la scelta di dare alle Comunità un ruolo tecnico di gestione di servizi», ma è contrario «a dare a questi enti un ruolo politico che genera solo conflitti». Visione distante da quella di Alessio Manica (Pd): «Resto convinto del fatto che non si possa affidare alle Comunità scelte strategiche senza una legittimazione che viene dal voto popolare. Sono stato a lungo sindaco (Villa Lagarina, ndr), ma so che se i 17 sindaci della Vallagarina s'incontrano per pianificare qualcosa, ciascuno porta avanti necessariamente l'interesse del suo Comune, perché per quello è stato eletto. I sindaci possono gestire insieme un'unica anagrafe, un servizio, ma quando si tratta di urbanistica, politiche sociali, sport, cultura, ognuno tirerà dalla sua parte, ognuno cercherà di avere sul proprio territorio il nuovo campo da calcio. Ciò detto conclude Manica attendiamo la proposta di dettaglio, Daldoss mostra di essere persona concreta, troveremo un accordo in maggioranza». Ottimista in questo senso è anche il presidente della prima commissione, Luca Zeni (Pd): «Condividiamo tutti la necessità di mantenere le Comunità e quella di aggiornarle. Se non enfatizzeremo le distanze, troveremo un'intesa con Patt e Upt». Maurizio Fugatti (Lega), infine, ha definito «apprezzabile» la sincerità dell'assessore Daldoss «quando riferisce la sua opinione personale». «Non so però ha aggiunto - quanto sia serio portare in commissione la sua pur rispettabile opinione personale e non quella della giunta. Spese di rappresentanza Oltre che di Comunità di valle, la prima commissione si è occupata anche spese di rappresentanza, dando via libera alla delibera della giunta che impone nuovi vincoli all'esecutivo: massimo 200 euro per piccoli doni (coppe, medaglie, diplomi...) e 350 per prodotti enograstronomici tipici. Su richiesta di Zeni, è stato infine ricordato l'ammontare delle spese di rappresentanza sostenute dalla giunta negli ultimi anni: 182 mila euro dal 2008 al 2012, 174 mila euro nel 2013, mentre questanno sono previste uscite per euro. Tristano Scarpetta Mercoledì 12 Febbraio, 2014 CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO Trentino sviluppo tira la cinghia Nuovo cda meno oneroso. Turismo, decisione a breve TRENTO Il prossimo cda di Trentino sviluppo vedrà diminuire il monte di indennità da 200 a euro all'anno, nel segno della spending review. L'ha fatto sapere il presidente della Provincia Ugo Rossi ieri in occasione dell'assemblea che ha formalizzato il nuovo corso della spa pubblica sotto la guida di Flavio Tosi. Inoltre qualsiasi decisione sullo scorporo del turismo arriverà entro quest'estate. Nel descrivere il nuovo assetto, che accanto a Tosi (artigiano) vede schierata Giovanna Flor (industriale) insieme a Fulvio Rigotti (industriale-cooperatore), Rossi ha affermato: «Il primo obiettivo che ci siamo dati, in sintonia con l'intera giunta provinciale, è stato quello di essere il più veloci possibile nel fare una scelta che garantisca alla società un assetto stabile, cosa molto importante in questo momento economico non facile». «Quindi ha proseguito il governatore abbiamo cercato di puntare su un mix di competenze in grado di garantire continuità con il passato, ma anche con una certa dose di innovazione, con un cda semplificato a tre componenti e con persone che conoscono molto bene il territorio ed il mondo delle imprese, dotate al tempo stesso della capacità di essere terze ed indipendenti rispetto a certe dinamiche». «Un cda ha osservato ancora Rossi al quale la giunta provinciale affida

20 un mandato preciso: quello di far sì che Trentino sviluppo possa intensificare il proprio ruolo a sostegno delle imprese, del sistema produttivo e territoriale, andando oltre una logica di emergenza per riuscire davvero a mettere assieme le imprese, a fare rete, ad accompagnarle fuori dai confini provinciali, ma anche ad attrarre in Trentino nuovi investimenti ed opportunità di mercato». Ieri alle si è tenuta l'assemblea, a cui, oltre a Rossi, ha partecipato il direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti (ex consigliere proprio di Trentino sviluppo) e il collegio sindacale, presieduto da Alessandro Tonina. Sul tema del compenso il nuovo presidente Tosi conferma che il suo ruolo e quello del cda è all'insegna dello «spirito di servizio». Già con Diego Laner i compensi erano stati abbassati, «si pensi che anni fa il presidente guadagnava da solo euro lordi all'anno». Ora l'indennità per la presidenza è di euro, poi bisogna vedere se si aggiungono deleghe. I gettoni di presenza sono eliminati e già in precedenza i consiglieri percepivano euro lordi all'anno, senza rimborsi. In assemblea Rossi ha toccato anche il tema del turismo. «Ogni scelta in merito verrà presa entro l'estate. In ogni caso qualora ci si orientasse verso la creazione di un'agenzia specifica per la promozione turistica, gli asset turistici quali impianti a fune e quote di partecipazione nelle società turistiche rimarrebbero comunque in capo a Trentino sviluppo», in pratica come è sempre stato finora. «L'agenzia dovrebbe occuparsi esclusivamente di promozione turistica e non territoriale» specifica Tosi. Infine c'è la partita del super manager, di cui parla per la prima volta la Provincia: «A fronte di un cda ridotto, verrà valorizzata l'importante competenza professionale presente all'interno della struttura di Trentino Sviluppo, valutando nelle prossime settimane, assieme al nuovo board, la possibilità di fare ricorso a risorse manageriali esterne per rafforzare l'efficacia della società verso le importanti sfide che la attendono». In sostanza Trentino sviluppo manca di un direttore generale da quando si è fatta la fusione con Trentino marketing, tanto che Laner fungeva sia da direttore che da presidente. Ora il supermanager più o meno dovrebbe ricoprire quella funzione: «Nella mia testa, ma ovviamente dovrò confrontarmi con la giunta, penso a una struttura potente che si occupi delle istruttorie e di tutte le funzionalità di Trentino sviluppo fa sapere Tosi, mentre al manager verrebbe affidata la vision. Ma i dettagli sono ancora tutti da vedere». Da notare che è da escludersi che un professionista di alto livello vada a lavorare al Polo tecnologico per un solo anno. «L'attuale organizzazione non prevede una tale figura, quindi dovremo lavorare alle modifiche, che in tutta evidenza non saranno pensate solo per il periodo che corre fino alla fine del mandato». Parlare dunque di soluzione ponte a questo punto pare quanto meno fuori luogo. Nei prossimi giorni Tosi chiuderà la partita con le aziende che sono rimaste in apnea dopo le dimissioni di Laner, poi deciderà le linee guida con il nuovo cda e infine farà un elenco (con qualche nuova proposta) di tutti i servizi fatti dalla struttura, in modo che la Provincia possa dare precise indicazioni. Enrico Orfano Torna all elenco dei quotidiani

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