ETTY HILLESUM TESTIMONE DI D IO NELL ABISSO DEL MALE. (Middelburg 15 gennaio 1914 Auschwitz, 30 novembre 1943)

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1 ETTY HILLESUM TESTIMONE DI D IO NELL ABISSO DEL MALE (Middelburg 15 gennaio 1914 Auschwitz, 30 novembre 1943) Itinerario per l eucaristia feriale Quaresima

2 «Penso anche alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri (Diario). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: Vivo costantemente in intimità con Dio». (BENEDETTO XVI, Udienza generale 13 febbraio 2013) 2

3 LA VITA Esther Hillesum conosciuta col nome di Etty, nasce il 15 gennaio 1914 a Middelburg in Olanda, in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Il padre, Levie (detto Louis), era un professore di lingue classiche e in seguito preside del liceo di Deventer, incarico che ricoprì fino al 1940, quando gli venne revocato a causa delle leggi razziali. La madre di Etty, Rebecca Bernstein (detta Riva) nacque a Potcheb, in Russia, nel 1881, ma nel 1907, travestita da soldato, si rifugiò in Olanda per scampare a un pogrom. Qui sposa Louis Hillesum. La coppia ebbe tre figli: Etty, Misha e Jaap, questi ultimi eccezionalmente dotati l uno nel campo della musica, divenne un pianista di talento e l altro nelle scienze, studiò medicina e durante la guerra lavorò, in qualità di medico, presso l Ospedale israelitico di Amsterdam. Nel 1926 Esther s iscrive al liceo classico di Deventer. Sei anni dopo si trasferisce ad Amsterdam, dove si laurea in giurisprudenza nel S iscrive poi alla facoltà di lingue slave, impartisce lezioni di russo e si interessa anche agli studi di psicologia. Nel marzo 1937 Etty va ad abitare presso la casa di Hendrik Wegerif (detto Han), nella quale anche suo fratello Jaap aveva vissuto per un certo periodo. Etty si occupa della gestione della casa, lavoro per il quale riceve una paga da Hendrik, anziano vedovo cristiano padre di quattro figli. I rapporti tra Esther e quest uomo presto si trasformano in una relazione sentimentale. La casa del «Diario» Sarà proprio in quella casa che Etty inizierà a scrivere il suo Diario (dal marzo 1941) dove annota la sua trasformazione spirituale e le sue vicende umane prima del trasferimento al campo di Westerbork. Nel 1939 infatti il governo olandese, in accordo con la principale organizzazione ebraica presente in Olanda, decide di riunire lì i rifugiati ebrei, tedeschi o apolidi, che vivono nei Paesi Bassi, pensando ad una loro futura ri-emigrazione. Il 10 maggio 3

4 1940 i tedeschi irrompono in Olanda: cinque giorni dopo la regina e il governo si rifugiano in Inghilterra. L incontro decisivo con Julius Spier Nel febbraio del 1941 avviene l incontro più importante della vita di Etty: quello con lo psicanalista Julius Spier, allievo di Carl Gustav Jung e iniziatore della psicochirologia, la scienza che studia la psiche di una persona partendo dall analisi delle mani. Ebreo tedesco fuggito da Berlino nel 1939, Spier tiene ad Amsterdam dei corsi serali durante i quali invita gli studenti a presentargli le persone che poi diventeranno oggetto del suo studio. Bernard Meylink, un giovane studente di biochimica che vive nella casa di Han, propone Etty. L incontro con Spier è per Esther folgorante: decide subito di prendere un appuntamento privato con lui per cominciare una terapia. Diventa sua paziente e assistente, poi amante e compagna intellettuale, nonostante la notevole differenza di età (lei ha 27 anni e lui 54) e il fatto che entrambi siano già impegnati in una relazione. Quest incontro segnò il via all evoluzione della sua sensibilità in direzione sempre più spirituale (sebbene laica e aconfessionale), come testimonia nel suo diario. Tra i mesi di maggio e giugno 1942 nei Paesi Bassi viene portata a compimento l attuazione delle leggi di Norimberga, che vietano agli ebrei, tra le altre cose, di usare trasporti pubblici, telefonare, sposarsi con persone non ebree. Dalla radio giunge la notizia (riportata da Etty nel suo diario, in data 29 giugno) che in Polonia sono stati uccisi ebrei. Etty prende coscienza del piano nazista: lo sterminio della popolazione ebraica. Il 1 luglio 1942 il campo di Westerbork passa sotto il comando tedesco, diventa luogo di raccolta e smistamento per gli ebrei prigionieri diretti ad Auschwitz. Assunta dal Consiglio Ebraico Il 16 luglio Etty viene assunta come dattilografa al Consiglio Ebraico di Amsterdam, sezione assistenza alle partenze. L incarico non le piace, e venuta a conoscenza della decisione, da parte del Consiglio Ebraico di Amsterdam, di aprire una sezione nel campo 4

5 di Westerbork, fa richiesta di trasferimento. La sua domanda è accettata: il 30 luglio 1942 comincia a lavorare al dipartimento di aiuto sociale alle persone in transito. A Westerbork gode di una certa libertà, che le consente di mantenere contatti con l esterno e di scrivere numerose lettere. Torna talvolta ad Amsterdam, e proprio durante uno dei suoi soggiorni nella capitale olandese le viene trovato un calcolo biliare, è perciò costretta a una lunga degenza presso l ospedale israelitico. Il 15 settembre 1942 Julius Spier muore per un tumore al polmone. Etty, che in quel momento si trova ad Amsterdam con lui, ha il permesso delle autorità tedesche di partecipare al funerale. Il 5 giugno 1943 Etty torna al campo di Westerbork: rifiuta l aiuto che molti suoi amici le offrono per nasconderla e sfuggire così alla persecuzione nazista. Affida a un amica, Maria Tuinzing, gli undici quaderni del diario (il settimo però andrà perduto), chiedendole di darli allo scrittore Klaas Smelik per pubblicarli alla fine della guerra, qualora lei non dovesse tornare più. Nello stesso mese arrivano a Westerbork anche i suoi genitori e il fratello Mischa, arrestati durante una retata. A luglio le autorità tedesche decidono che metà dei membri del Consiglio Ebraico presenti nel campo di Westerbork. Deve tornare ad Amsterdam, mentre gli altri devono rimanere perdendo però ogni libertà di circolazione e comunicazione. Etty decide di restare. Sul treno per Auschwitz Il 7 settembre 1943 la famiglia Hillesum sale su un treno diretto in Polonia. Durante il viaggio Etty riesce a gettare un biglietto indirizzato all amica Christiane ed è l ultimo scritto di Esther. Verrà ritrovato lungo la linea ferroviaria e spedito: «Christine, apro a caso la Bibbia e trovo questo: Il Signore è il mio estremo rifugio. Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, mamma e Mischa sono alcuni vagoni più avanti. Abbiamo lasciato il campo cantando». I genitori di Esther muoiono qualche giorno dopo la partenza, non è chiaro se durante il tragitto o al loro arrivo uccisi in una camera a gas. Etty muore ad Auschwitz il 30 novembre Stessa sorte per suo fratello Mischa, il 31 marzo Jaap Hillesum, deportato a Bergen Belsen nel febbraio 1944, muore il 27 5

6 gennaio 1945 sul treno che liberava i prigionieri del campo, vittima probabilmente di un epidemia di tifo. La pubblicazione dei diari Nell autunno del 1943 vengono pubblicate clandestinamente ad Amsterdam due lettere che Etty aveva scritto dal campo nel dicembre 1942 e il 24 agosto Ma per la pubblicazione complessiva delle sue opere bisognerà aspettare molti anni: il Diario viene pubblicato per la prima volta in Olanda nel 1981 dall editore Gaarlandt. E nel 1982 vengono pubblicate le Lettere scritte a Westerbork col titolo Il cuore pensante della baracca. TOCCA NOI AIUTARE DIO L itinerario di una giovane ebrea che affrontò l assurdità del male I Paesi Bassi sono invasi da Hitler il 10 maggio Un commissario del Reich dirige il paese con mano di ferro. La resistenza si organizza subito. Nel febbraio del 41 uno sciopero generale cerca di opporsi alla deportazione dei Giudei; ma questa proseguirà ininterrotta e arriverà a un vero genocidio: 104 mila morti su una comunità di 140 mila. Alcune ore prima della capitolazione dell esercito olandese, il 14 maggio 1940, una giovane donna ebrea di 26 anni incontra in una via di Amsterdam uno dei suoi antichi professori di diritto; c era in quei giorni un fuggi fuggi verso l Inghilterra: «Gli chiesi: credete che fuggire serva a qualcosa? Mi rispose: i giovani devono restare. E io: pensate che la democrazia vincerà? E lui: certamente, ma bisognerà sacrificarle qualche generazione». La sera stessa il prof. Bonger si tirò una pallottola in testa. Ester Etty scrive nel suo diario: «Bonger non è un caso isolato. È tutto un mondo che crolla. Ma il mondo continuerà; e io con lui, fino a un nuovo ordine... Queste scomparse ci lasciano come spogliati, ma io mi sento così ricca interiormente che questa 6

7 spogliazione non ha ancora fatto tutto il suo cammino fino in fondo alla mia coscienza». Curiosa ragazza questa Etty. Anche se suo nonno era stato un rabbino, lei non è stata educata religiosamente. Il papà insegna in un liceo, la madre russa era sfuggita ai progrom. Ha due fratelli più giovani: Misha, pianista già noto, e Jaap, medico. Dopo una laurea in psicologia e studi di russo, si lancia nella psicologia. Nel febbraio del 1941 incontra un uomo che avrà su di lei un influenza determinante: Julius Spier, ebreo berlinese emigrato, discepolo di Carl Gustav Jung; è psicochirologo e il suo metodo di analisi si basa sull osservazione delle mani dei suoi pazienti. In realtà è una specie di istrione prodigiosamente dotato e, insieme, un maestro spirituale molto acuto ed equilibrato. Angosciata, depressa, Etty è all inizio letteralmente posseduta da Spier di cui diviene l amante. E però questo legame le permetterà di affermare la sua personalità, di sviluppare una fede intensa «in ciò che c è di più profondo in me e che per comodità chiamo Dio», come scrive nel diario che sarà il grande strumento e testimone di questa sua crescita interiore. Qualche giorno dopo, quando i tedeschi rispondono allo sciopero generale con una severa repressione, una frase di Spier la fa riflettere: «Basterebbe un uomo solo degno di questo nome perché si possa credere nell uomo, nell umanità...». Mano a mano la morsa si stringe attorno ai Giudei, Etty si convince che la sola via d uscita è interiore: «Sabato 14 giugno, le 7 di sera. La storia va avanti: arresti, terrore, campi di concentramento, sorelle fratelli genitori strappati arbitrariamente dai loro cari. Si cerca il senso di questa vita; ci si domanda se ne ha ancora uno. Ma questo è un affare da decidere, solo a solo, davanti a Dio. Forse ogni vita ha il suo senso; forse occorre tutta una vita per scoprire questo senso». Il 19 febbraio del 1942 viene a sapere che un amico è morto sotto la tortura. Invece di lasciarsi andare a lamenti e invettive, medita: «La sporcizia degli altri è anche in noi. E io non vedo altra soluzione che quella di rientrare in noi stessi e di estirpare dalle nostre anime quella sporcizia». 7

8 La «soluzione finale» è in cammino. Le leggi di Norimberga vengono estese ai Paesi Bassi. Secondo il loro modo sinistro di procedere i nazisti associano le vittime all eliminazione dei loro fratelli. Viene messo in funzione un Consiglio giudaico che organizza la deportazione: «Per umiliare bisogna essere in due: colui che umilia e colui che si vuole umiliare; ma soprattutto colui che vuole lasciarsi umiliare». Il 15 luglio Etty entra nel Consiglio giudaico cercando di aiutare, alleviare i suoi fratelli. Ma ben presto questa situazione privilegiata le diviene insopportabile. Potrebbe forse entrare nella clandestinità, ma constata che le famiglie normali ebree non ne hanno la possibilità. Per solidarietà decide di raggiungere il campo di Westerbork. «Bene, accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro annientamento. Ora lo so. Non darò fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se gli altri non capiranno cos è in gioco per noi ebrei... Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato». E là, nel campo, fin dai primi giorni, a contatto con la paura degli uni e il fatalismo degli altri, le miserie morali in cui tutti sono costretti a vivere, è sul punto di scoppiare. «Sono tempi di spavento, mio Dio. Questa notte, per la prima volta, sono rimasta sveglia, nel buio: gli occhi brucianti; con immagini di indicibile sofferenza umana che mi scorrono incessantemente davanti. Ti prometto una cosa, mio Dio: mi guarderò dall attaccare al giorno presente, come dei pesi, le angosce che m ispira il domani... a ogni giorno basta la sua pena. Cercherò di aiutarti, mio Dio, a non estinguerti in me. Ma non posso garantirti niente in anticipo. Una cosa però mi sembra sempre più chiara: non sei tu che puoi aiutare noi, ma noi che possiamo aiutare te; e facendo questo aiutiamo noi stessi. È tutto ciò che ci è possibile salvare in questo momento, ed è anche la sola cosa che conta: un po di te in noi, mio Dio». Questo Dio che ella prega non lo considera un Altro, esterno a noi, ma ciò che c è in lei di più profondo. E tuttavia un giorno in cui spiega a un vecchio militante marxista che «il più piccolo atomo di odio che noi aggiungiamo a questo mondo lo rende più inospitale di quanto già lo sia», questi si meraviglia: «Ma... sarebbe un ritorno al cristianesimo!». E lei: «Ma sì, il cristianesimo, perché no?». 8

9 Nel campo Etty si fa tutta a tutti. Aiuta, cura, consola, incoraggia, dà sollievo ai corpi e alle anime. I suoi compagni la chiamano «il cuore pensante della baracca». Scrive: «Vorrei essere un unguento versato su tante piaghe». Sono le ultime parole del suo diario. Suo fratello Mischa, il pianista promesso a una carriera internazionale, protetto da un famoso direttore d orchestra, potrebbe essere risparmiato e avere un trattamento speciale; egli rifiuta a meno che tutta la sua famiglia abbia questo trattamento. Forse anche come rappresaglia, tutti gli Hillesum sono imbarcati, il 7 settembre 1943, con destinazione Auschwitz. Secondo un comunicato della Croce Rossa, Etty Hillesum è morta ad Auschwitz il 30 novembre del 1943, a 29 anni. I suoi genitori e suo fratello Mischa, pure, sono scomparsi ad Auschwitz. Jaap, l altro fratello, morirà il 17 aprile 1945 dopo la liberazione, durante il viaggio di ritorno in Olanda. (da Comunità Redona n. 406 settembre 2013) 9

10 1ª settimana IL DESTINO DI UN POPOLO Lunedì 10 marzo CRONISTA E TESTIMONE DELLA STORIA Dovrei impugnare questa sottile penna stilografica come se fosse un martello e le mie parole dovrebbero essere come tante martellate, per raccontare il nostro destino e un pezzo di storia com è ora e non è mai stata in passato non in questa forma totalitaria, organizzata per grandi masse, estesa all Europa intera. Dovrà pur sopravvivere qualcuno che lo possa fare. Anch io dovrei essere in futuro una piccola cronista (Diario 10 luglio 1942) Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d ora in noi stessi (Diario 20 luglio 1942) In futuro sarò il cronista delle nostre vicissitudini. Le comporrò in una lingua nuova e le conserverò in me stessa, se non avrò possibilità di scriverle. [ ] La vita tornerà a zampillare, e mi verranno le parole giuste per testimoniare ciò che dovrà essere testimoniato (Diario 28 luglio 1942) Martedì 11 marzo JULIUS SPIER «L OSTETRICO DELLA MIA ANIMA» Ti sono immensamente grata perché talvolta mi permetti di starti accanto, ciò è d importanza fondamentale per il mio futuro sviluppo, ne sono persuasa. Di fatto tua sei la prima persona grazie alla cui vicinanza io possa educarmi. Quella con te potrebbe 10

11 diventare la prima amicizia non dilettantesca della mia vita (Diario 10 agosto 1941) È così significativo che tu sia entrato nella mia vita, non avrebbe potuto essere diversamente (Diario 16 settembre 1942) La grande opera che [Spier] ha svolto sulla mia persona: ha dissotterrato Dio dentro di me e lo ha portato alla vita. E adesso sarò io a continuare, scavando alla ricerca di Dio nel cuore di tutti gli uomini che incontrerò, in qualsiasi luogo di questa terra. [Spier è stato] l ostetrico della mia anima (Lettere 11 settembre 1942 e Diario 24 settembre 1942) Sei tu che hai liberato le mie forze, tu che mi hai insegnato a pronunciare con naturalezza il nome di Dio. Sei stato l intermediario tra Dio e me, e ora che te ne sei andato la mia strada porta direttamente a Dio e sento che è un bene. Ora sarò io l intermediaria per tutti quelli che potrò raggiungere (Diario 15 settembre 1942) Spier guarisce le persone insegnando loro ad accettare il dolore (Diario 14 dicembre 1941) Mercoledì 12 marzo LA COSCIENZA DELLA SHOAH Naturalmente, non si potrà mai più riparare al fatto che alcuni ebrei collaborino a far deportare tutti gli altri ebrei. Più tardi la storia dovrà pronunciarsi su questo punto (Diario 28 luglio 1942) Sono salita un momento su una cassa che si trova fra i cespugli per contare il numero dei vagoni merci, erano trentacinque, preceduti da alcuni vagoni di seconda classe per la scorta. I vagoni merci erano completamente chiusi, ma qua e là mancavano alcune assi, e dalle aperture spuntavano mani a salutare, proprio come le mani di chi affoga. Il cielo è pieno di uccelli, i lupini violetti stanno là così principeschi e così pacifici, su quella cassa si sono sedute a chiacchierare due vecchine, il sole splende sulla mia faccia, e sotto i 11

12 nostri occhi avviene una strage, è tutto così incomprensibile. Io sto bene. Affettuosamente, Etty (Lettere 8 giugno 1943) Ma stanotte io vestirò tutti i bambini piccoli e tenterò di calmare le madri, e questo lo definisco «aiutare», potrei maledirmi da sola: sappiamo bene che abbandoneranno le persone indifese e malate del campo alla fame, al caldo e al freddo, alla vulnerabilità e alla distruzione, eppure le vestiamo noi stessi e le accompagniamo ai nudi carri bestiame, e se non sono in grado di camminare le portiamo sulle barelle. Ma che cosa succede qui, che misteri sono questi, in quale meccanismo funesto siamo impigliati? Non possiamo liquidare il problema dicendo che siamo tutti dei vili. E poi, non siamo così cattivi. Ci troviamo di fronte a interrogativi più profondi (Lettere 24 agosto 1943) Sono accanto agli affamati, ai maltrattati e ai moribondi, ogni giorno ma sono anche vicina al gelsomino e a quel pezzo di cielo dietro la mia finestra, in una vita c è posto per tutto. Per una fede in Dio e per una misera fine (Diario 2 luglio 1942) Giovedì 13 marzo CONDIVIDERE IL DESTINO DI UN POPOLO Ci si sente sempre occhi e orecchi di un tratto di storia ebraica, talvolta si prova il bisogno di essere anche una piccola voce (Lettere 24 agosto 1943) E così pare che il mio caso sia bloccato. Ho chiesto al notaio dalla gamba corta: ora dovrei fare i salti di gioia, vero? Ma io non voglio affatto avere quei foglietti per cui gli ebrei si fanno reciprocamente a pezzi: perché devono toccare proprio me? Vorrei trovarmi in tutti i campi che sono sparsi per tutta l Europa, vorrei essere su tutti i fronti; io non voglio per così dire «stare al sicuro», voglio esserci, voglio che ci sia un po di fratellanza tra tutti questi cosiddetti «nemici» dovunque io mi trovi, voglio capire quel che mi capita; e vorrei che tutti coloro che riuscirò a raggiungere so che sono in grado di raggiungerli, fammi guarire, mio Dio possano capire questi grandi avvenimenti come li capisco io. E cosa significa tutto questo se non ho l amore? (Diario 2 ottobre 1942) 12

13 Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos è in gioco per noi ebrei. [ ] E trovo la vita ugualmente ricca di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo (Diario 3 luglio 1942) Mi si dice: una persona come te ha il dovere di mettersi in salvo, hai tanto da fare nella vita, hai ancora tanto da fare. Ma quel poco o molto che ho da fare lo posso dare comunque, che sia qui in una piccola cerchia di amici, o altrove, in un campo di concentramento. E mi sembra una curiosa sopravvalutazione di se stessi, quella di ritenersi troppo preziosi per condividere con gli altri un «destino di massa» (Diario 11 luglio 1942) Ognuno deve vivere con lo stile suo. Io non so farmi avanti per garantirmi quella che può sembrare la mia salvezza, mi pare una cosa assurda e divento irrequieta e infelice. Quella lettera in cui faccio domanda al Consiglio Ebraico [ ] per un po mi ha fatto perdere l equilibrio [ ]. Le mie battaglie le combatto dentro di me, contro i miei propri demoni; ma combattere in mezzo a migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. Non ho neppure paura, non so, mi sento così tranquilla, [ ] mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che stiamo vivendo, senza soccombere. So tutto quel che capita e la mia testa rimane lucida (Diario 14 luglio 1942) All amico Klaas Smelik, Etty ha dichiaro senza mezzi termini: «Voglio condividere il destino del mio popolo» (cfr. Yves Bèriault, Etty Hillesum, Testimone di Dio nell abisso del male) Venerdì 14 marzo L INCONTRO CON IL CRISTIANESIMO È proprio l unica possibilità che abbiamo, Klaas, non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale. E Klaas, vecchio e arrabbiato 13

14 militante di classe, ha replicato sorpreso e sconcertato insieme: Sì, ma questo sarebbe di nuovo cristianesimo. E io, divertita da tanto smarrimento, ho risposto con molta flemma: Certo, cristianesimo e perché poi no? Che io possa rimanere sana e forte! (Diario 23 settembre 1942) 14

15 2ª settimana LA RAGAZZA CHE NON VOLEVA INGINOCCHIARSI Lunedì 17 marzo L AMORE PER L UMANITÀ E LA CREAZIONE Io guardo il tuo mondo in faccia, Dio, e non sfuggo alla realtà per rifugiarmi nei sogni voglio dire che anche accanto alla realtà più atroce c è posto per i bei sogni, e continuo a lodare la tua creazione, malgrado tutto! (Diario 18 maggio 1942) Bisogna vivere con se stessi come con un popolo intero [ ]. Cammino accanto agli uomini come se fossero piantagioni e osservo quant è cresciuta la pianta dell umanità (Diario 22 settembre 1942) Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli ebrei. Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkade e mi godevo l ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto c erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell unico pezzo di strada che ci rimane c è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato: con il nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, con il nostro odio e con la millanteria che maschera paura. Certo ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. 15

16 Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e «lavorare se stessi» non è proprio una forma d individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso se ogni uomo si sarà liberato dall odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest odio e l avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell anno del Signore 1942, l ennesimo anno di guerra (Diario 19 giugno 1942) Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro cuore. Mio Dio (Diario 15 settembre 1942) Se penso alle facce della scorta armata in uniforme verde, mio Dio, quelle facce! [ ] Mi sono trovata nei guai con la frase che il tema fondamentale della mia vita: «E Dio creò l uomo a sua immagine». Questa frase ha vissuto con me una mattina difficile (Lettere 24 agosto 1943) Martedì 18 marzo LA RAGAZZA CHE NON VOLEVA INGINOCCHIARSI Ieri sera, subito prima di andare a letto, mi sono trovata improvvisamente in ginocchio nel mezzo di questa grande stanza, tra le sedie di acciaio sulla stuoia chiara. Un gesto spontaneo: spinta a terra da qualcosa che era più forte di me. Tempo fa mi ero detta: mi esercito nell inginocchiarmi. Esitavo ancora troppo davanti a questo gesto che è così intimo come i gesti dell amore, di cui pure non si può parlare se non si è poeti (Diario 14 dicembre 1941) 16

17 E pensare che una volta appartenevo anch io a quella categoria di persone che di tanto in tanto pensano di se stesse: sì, in fondo io sono una persona religiosa. O qualcos altro di positivo. E ora mi capita di dovermi inginocchiare di colpo davanti al mio letto, persino in una fredda notte d inverno. Ascoltarsi dentro. Non lasciarsi più guidare da quello che si avvicina da fuori, ma quello che s innalza dentro. È solo un inizio, me ne rendo conto. Ma non è più un inizio vacillante, ha già delle basi (Diario 31 dicembre 1941) Com è strana la mia storia la storia della ragazza che non sapeva inginocchiarsi. O con una variante: della ragazza che aveva imparato a pregare. È il mio gesto più intimo, ancor più intimo dei gesti che ho per un uomo. Non si può certo riversare tutto il proprio amore per una persona sola (Diario 10 ottobre 1942) Mercoledì 19 marzo SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE Giovedì 20 marzo DIO DENTRO DI ME. IO NELLE MANI DI DIO Dentro di me c è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo (Diario 26 agosto 1941) Qualche volte ho la sensazione di avere Dio dentro di me, aveva detto un paziente a Spier, per esempio quando ascolto la Passione di Matteo. [ ] Queste parole mi accompagnano già da settimane: si deve avere il coraggio di dirlo. Avere il coraggio di pronunciare il nome di Dio (Diario 14 dicembre 1941) «Il mondo rotola melodiosamente dalla mano di Dio»: ho avuto in mente le parole di Verwey per tutto il giorno. Anch io vorrei rotolare melodiosamente dalla mano di Dio (Diario 9 marzo 1941) Negli ultimi tempi, molto lentamente, sta crescendo in me una grande fiducia, una fiducia davvero grande. Un sentirsi sicuri nella tua mano, mio Dio. Non mi capita più così spesso di sentirmi 17

18 separata dalla profonda corrente nascosta in me (Diario 21 dicembre 1941) Dio, ti ringrazio per la grande forza che mi dai: il centro interiore da cui viene regolata la mia vita sta diventando sempre più forte e cardinale. [ ] Dio, credo di collaborare ben con Te, noi lavoriamo bene insieme. Ti sto offrendo uno spazio sempre più ampio in cui vivere, e comincio a esserti fedele. [ ] Il centro forte irraggia il suo influsso fino alle più lontane periferie (Diario 9 gennaio 1942) In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale e profonda di me che presta ascolto alla parte più essenziale e profonda dell altro. Dio a Dio (Diario 17 settembre 1942) Venerdì 21 marzo «MIO DIO, PRENDIMI PER MANO» Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto un breve momento di pace. [ ] Cercherò di non avere paura. E dovunque mi troverò, io cercherò d arrangiare un po di quell amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo «amore» (Diario 25 novembre 19841) In questo momento, ognuno si dà da fare per salvare se stesso: ma un certo numero di persone un numero persino molto alto non deve partire comunque? Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie, sia che rimanga qui, sia che io venga deportata. [ ] Non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio per dirla con enfasi; e sia che ora io mi trovi qui, a questa scrivania terribilmente cara e familiare, o fra un mese in una nuda camera e familiare, o fra un mese in una camera del ghetto o fors anche in un campo di lavoro sorvegliato dalle SS, nelle braccia di Dio credo che mi sentirò sempre. Forse mi potranno ridurre a pezzi fisicamente, ma di più non mi potranno fare. [ ] E se non 18

19 potrò sopravvivere, allora si vedrà chi sono da come morirò (Diario 11 luglio 1942) Non capisco niente del gelsomino. Del resto non c è bisogno. Si può benissimo credere ai miracoli in questo ventesimo secolo. E io credo in Dio, anche se tra breve i pidocchi mi avranno divorata in Polonia (Diario 1 luglio 1942) 19

20 3ª settimana IL PARADOSSO: AIUTARE DIO Lunedì 24 marzo LA FORZA-PREGHIERA PER GLI ALTRI Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo «Dio». Non so, trovo così infantile che si preghi per ottenere qualcosa per sé. [ ] Mi sembra infantile anche pregare perché un altro stia bene: per un altro si può solo pregare che riesca a sopportare le difficoltà della vita. E se si prega per qualcuno, gli si manda un po della propria forza (Diario 15 luglio 1942) Si dovrebbe pregare giorno e notte per quelle migliaia. Non si dovrebbe stare neanche un minuto senza preghiera (Diario 3 ottobre 1942) Quando Liesl me l ha raccontato, ho saputo all istante che stasera avrei dovuto pregare anche per quel soldato tedesco. Una delle tante uniformi ha ora un volto. Ci saranno ancora altri volti su cui potremo leggere e capire qualcosa. E questo soldato soffre anche lui. Non ci sono confini tra gli uomini sofferenti, si patisce sempre da una parte dall altra e si deve pregare per tutti. Buona notte (Diario 3 luglio 1942) Martedì 25 marzo SOLENNITÀ DELL ANNUNCIAZIONE Mercoledì 26 marzo TUTTA LA FORZA, L AMORE, LA FIDUCIA Dobbiamo abbandonare le nostre preoccupazioni per pensare agli altri, che amiamo. Voglio dir questo: si deve tenere a disposizione di chiunque s incontri per caso sul nostro sentiero, e che ne abbia bisogno, tutta la forza e l amore e la fiducia in Dio che abbiamo in 20

21 noi stessi, e che ultimamente stanno crescendo in modo così meraviglioso in me. [ ] E perfino dalla sofferenza si può attingere forza [ ] O si pensa soltanto a se stessi e alla propria conservazione, senza riguardi, o si prendono le distanze da tutti i desideri personali, e ci si arrende. Per me, questa resa non si fonda sulla rassegnazione che è un morire, ma s indirizza là dove Dio per avventura mi manda ad aiutare come posso e non a macerarmi nel mio dolore e nella mia rabbia (Diario 7 luglio 1942) Giovedì 27 marzo NOI DOBBIAMO AIUTARE DIO Preghiera della domenica mattina. Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorni ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me [ ]. Diventa sempre più evidente che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che Tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anche se fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai Tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d argento invece di salvare te, mio Dio. [ ] Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. [ ] Discorrerò con te molto spesso, d ora innanzi, e in questo modo t impedirò di abbandonarmi. Come me vivrai tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerà a lavorare per te e a esserti fedele e non ti 21

22 caccerò via dal mio territorio. [ ] Il gelsomino dietro casa è completamente sciupato dalla pioggia e dalle bufere di questi ultimi giorni [ ] ma da qualche parte dentro di me esso continua a fiorire indisturbato, esuberante e tenero come sempre [ ]. Vedi come ti tratto bene. Non ti porto soltanto le mie lacrime e le mie paure, ma ti porto persino un gelsomino [ ] Voglio che Tu stia bene con me (Diario 12 luglio 1942) Venerdì 28 marzo LA VITA È UNA COSA BUONA. COMUNQUE E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio. Su tutta la superficie terrestre si sta estendendo piano piano un unico, grande campo di prigionia e non ci sarà quasi più nessuno che potrà rimanerne fuori [ ] Ho una fiducia così grande: non nel senso che tutto andrà sempre bene nella mia vita esteriore, ma nel senso che anche quando le cose mi andranno male, io continuerò ad accettare questa vita come una cosa buona. [ ] Partirò sempre dal principio di aiutare Dio il più possibile e se questo mi riuscirà, bene, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri (Diario 11 luglio 1942) Eppure, in un momento di abbandono, io mi trovo sul petto nudo della vita e le sue braccia [della vita, ndr] mi circondano così dolci e protettive, e il battito del suo cuore non so ancora descriverlo: così lento e regolare e così dolce, quasi smorzato, ma così fedele, come se non dovesse arrestarsi mai, e anche così buono e misericordioso. Io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra, o altre insensate barbarie umane, potranno cambiarvi qualcosa (Diario 30 maggio 1942) 22

23 4ª settimana DIO NON È RESPONSABILE DEL MALE Lunedì 31 marzo «FARE LA NOSTRA PARTE, DENTRO DI NOI» Il marciume che c è negli altri c è anche in noi, continuavo a predicare; e non vedo nessun altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappar via il nostro marciume. Non credo che si possa migliorare qualcosa del mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove. [ ] Vivere solo in funzione di quell unico momento di vendetta: questo non ci interessa proprio. [ ] Sono così a buon prezzo, quei sentimenti di vendetta. Era proprio una luce, oggi (Diario 19 febbraio 1942) Martedì 1 aprile TOTALMENTE INCAPACE DI ODIARE Un altra cosa ancora dopo quella mattina: la mia consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi (Diario 27 febbraio 1942) Io non odio nessuno, non sono amareggiata. Una volta che l amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito. Se sapessero come sento e come penso, molte persone mi considererebbero una pazza che vive fuori della realtà. Invece vivo proprio nella realtà che ogni giorno porta con sé. L uomo occidentale non accetta il «dolore» come parte di questa vita: per questo non riesce mai a cavarne fuori delle forze positive. [ ] Si deve anche essere capaci di vivere senza libri e senza niente. 23

24 Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare, e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani una preghiera (Diario 14 luglio 1942) Klass, non si combina niente con l odio, la realtà è ben diversa da come ce la costruiamo. Prendi quel nostro assistente. [ ] quell uomo era pieno d odio per quelli che potremmo chiamare i nostri carnefici, ma anche lui avrebbe potuto essere un perfetto carnefice e persecutore di uomini indifesi. Eppure mi faceva pena. Riesci a capire qualcosa? [ ] abbiamo ancora così tanto da fare con noi stessi, che non dovremmo neppure arrivare al punto di odiare i nostri cosiddetti nemici. Siamo ancora abbastanza nemici fra noi. E non ho neppure finito quando dico che anche fra noi esistono carnefici e persone malvagie (Diario 23 settembre 1942) «Dopo la guerra, due correnti attraverseranno il mondo: una corrente di umanesimo e un altra di odio». Allora ho saputo di nuovo che avrei preso posizione contro quell odio (Diario 20 settembre 1942) Mercoledì 2 aprile I RESPONSABILI SIAMO NOI. NON DIO Dio non è responsabile verso di noi, siamo noi ad esserlo verso di lui. So quel che può ancora succedere [ ] Eppure non riesco a trovare assurda la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi commettiamo: i responsabili siamo noi! Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto (Diario 29 giugno 1942) Sono pronta a tutto, a ogni luogo di questa terra nel quale Dio mi manderà, sono pronta in ogni situazione e nella morte a testimoniare che questa vita è bella e piena di significato, e che non è colpa di Dio, ma nostra, se le cose sono così come sono, ora. Abbiamo ricevuto in noi tutte le possibilità per sviluppare i nostri 24

25 talenti, dovremo ancora imparare a far buon uso di queste nostre possibilità (Diario 7 luglio 1942) Giovedì 3 aprile LA SOFFERENZA E LA DIGNITÀ La sofferenza non è al di sotto della dignità umana. Cioè: si può soffrire in modo degno, o indegno dell uomo. Voglio dire: la maggior parte degli occidentali non capisce l arte del dolore, e così vive ossessionata da mille paure [ ] Si deve accettare la morte, anche quella più atroce, come parte della vita. [ ] Si deve anche avere la forza di soffrire da soli, e di non pesare sugli altri con le proprie paure e coi propri fardelli (Diario 1 luglio 1942) Una cosa è certa: dobbiamo accettare tutto dentro di noi, dobbiamo essere pronti a tutto e sapere che le «cose ultime» non possono esserci sottratte; allora, con quella pace interiore, sapremo ben compiere i passi necessari. Non dobbiamo romperci la testa e avere timore, ma pensare con calma e chiarezza. Nel momento in cui dovrò decidere, saprò che cosa fare. [ ] Se sopravvivrò a questo tempo e se allora dirò: la vita è bella e ricca di significato, bisognerà pur credermi. Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile. [ ] Liesl diceva: «È certo una grazia che ci sia concesso di sopportare tutto questo» (Diario 24 luglio 1842) Venerdì 4 aprile LA LEZIONE PIÙ DIFFICILE Dovrò ancora imparare questa lezione e sarà la lezione più difficile, mio Dio: prendere su di me il dolore che m imponi tu e non quella che mi sono scelta io (Diario 2 ottobre 1942) La realtà è qualcosa che bisogna prendere su di sé, con tutto il suo dolore e con tutte le sue difficoltà, e intanto che la si sopporta, la nostra pazienza aumenta. Ma l idea del dolore non il dolore vero, che è fruttuoso e può render la vita preziosa, quella va distrutta. E se si distruggono i preconcetti che imprigionano la vita come inferriate, allora si libera la vita vera e la vera forza che sono 25

26 in noi, e allora si avrà anche la forza di sopportare il dolore reale, nella nostra vita e in quella dell umanità (Diario 30 settembre 1942) Per il dolore grande ed eroico ho abbastanza forza, mio Dio, ma sono piuttosto le mille piccole preoccupazioni quotidiane a saltarmi addosso e a mordermi come altrettanti parassiti (Diario 12 luglio 1942) 26

27 5ª settimana BALSAMO PER MOLTE FERITE Lunedì 7 aprile PERDONARE SE STESSI. PERDONARE DIO Questo momento storico così come lo stiamo vivendo adesso, io ho la forza di sostenerlo, di portarlo tutto sulle mie spalle senza crollare sotto il suo peso, e posso perfino perdonare Dio, che le cose vadano come devono andare. Il fatto è che si ha tanto amore in sé, da riuscire a perdonare Dio!! (Lettere probabilmente luglio 1942) Spier dice: è il momento di mettere in pratica il detto: ama i tuoi nemici. E se lo diciamo noi [ebrei], bisognerà pur credere che sia possibile (Diario 25 luglio 1942) Bisogna vivere con se stessi come con un popolo intero. Allora si conoscono tutte le qualità degli uomini, buone e cattive. E se vogliamo perdonare agli altri, dobbiamo prima perdonare a noi stessi i nostri difetti. È forse la cosa più difficile, come constato così spesso negli altri e un tempo anche in me, ora non più: sapersi perdonare per i propri difetti e per i propri errori. Il che significa anzitutto saperli generosamente accettare (Diario 22 settembre 1942) Martedì 8 aprile L AMORE PER L UMANITÀ Qui molti sentono languire il proprio amore per l umanità, perché questo amore non è nutrito dall esterno. [ ] Questo amore del prossimo è come un ardore elementare che alimenta la vita. Il prossimo in sé ha ben poco a che farci. Maria cara [amica di Etty], qui [a Westerbork] di amore non ce n è molto eppure mi sento indicibilmente ricca, non saprei spiegarlo a nessuno (Lettere 8 agosto 1943) 27

28 Capisco benissimo che gli uomini abbiano potuto inventare qualcosa come l inferno. Il mio inferno non lo vivrò più l ho già sperimentato una volta ed è bastato per una vita intera, ma posso vivere molto intensamente quello degli altri (Diario 9 ottobre 1942) Mercoledì 9 aprile UN BICCHIER D ACQUA IN MEZZO AGLI ORRORI Non voglio essere il cronista di orrori. Ce ne saranno abbastanza. E neanche di fatti eccezionali. Ancora questa mattina ho detto a Jopie: eppure arrivo sempre alla stessa conclusione: la vita è bella. E credo in Dio. E voglio stare proprio in mezzo ai cosiddetti «orrori» e dire ugualmente che la vita è bella. [ ] Mi sono svegliata con la gola secca, ho afferrato il mio bicchiere ed ero così riconoscente per quel sorso d acqua fresca, ho pensato: se solo potessi andare in giro fra quelle migliaia di uomini ammassati laggiù e potessi offrire un sorso d acqua ad alcuni di loro. [ ] E alla fine di ogni giornata mi dicevo sempre: voglio tanto bene agli uomini. Non provavo amarezza per quel che veniva fatto loro, sempre invece amore per come degli uomini fossero capaci di sopportare il dolore, ne fossero capaci per impreparati che fossero, dentro di sé (Diario 8 ottobre 1942) Giovedì 10 aprile «ESSERE BALSAMO PER MOLTE FERITE» «Sono distesa qui da ieri sera, e intanto comincio ad assorbire una piccola parte del gran dolore che dev essere assorbito su tutta la terra. Comincio a mettere al coperto un po del dolore che patiremo quest inverno. Non si può farlo una volta sola. [ ] Quando soffro per gli uomini indifesi, non soffro forse per il lato indifeso di me stessa? [ ] Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l ho distribuito agli uomini. Perché no? Erano così affamati. E da tanto tempo. [ ] Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite» (Diario 13 ottobre 1942) 28

29 Venerdì 11 aprile «NON LA MIA, MA LA TUA VOLONTÀ» Ma non devo volere le cose, devo lasciare che le cose si compiano in me ed è proprio ciò che sto facendo. Che sia fatta non la mia, ma la tua volontà (Diario 3 ottobre 1942) In me non c è un poeta, in me c è un pezzetto di Dio che potrebbe farsi poesia. In un campo deve pur esserci un poeta, che da poeta via anche quella vita e la sappia cantare. Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne e ragazze che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano silenziosamente, o si giravano e rigiravano donne e ragazze che dicevano così spesso durante il giorno: «non vogliamo pensare», «non vogliamo sentire, altrimenti diventiamo pazze», a volte provavo un infinita tenerezza, me ne stavo sveglia e lasciavo che mi passassero davanti gli avvenimenti, le fin troppe impressioni di un giorno fin troppo lungo, e pensavo: «Su, lasciatemi essere il cuore pensante di questa baracca». Ora voglio esserlo un altra volta. Vorrei essere il cuore pensante di un intero campo di concentramento (Diario 3 ottobre 1942) Ma sì, mi hai fatta poeta, aspetterò pazientemente che maturino le parole della mia doverosa testimonianza: cioè che vivere nel tuo mondo è una cosa bella e buona, malgrado tutto quel che ci facciamo reciprocamente noi uomini. Il cuore pensante della baracca (Diario 15 settembre 1942) Da un finestrino del treno per Auschwitz, Etty gettò una cartolina che fu raccolta da un contadino e spedita all indirizzo di Christine van Nooten, Deventer. Aveva scritto: «Apro a caso la Bibbia e trovo questo: Il Signore è il mio alto ricetto. La partenza è arrivata inaspettata, nonostante tutto. Abbiamo lasciato il campo cantando. Arrivederci». 29

30 30

31 (* le citazioni sono tutte prese dal Diario e dalle Lettere nell edizione Adelphi del Se qualcuno volesse approfondire la vicenda biografica e spirituale di Etty consiglio: Fratel MichaelDavide SEMERARO, Etty Hillesum: Dio matura, ed. la meridiana e Etty Hillesum. Umanità tradicata in Dio, ed. Paoline; A. BARBAN e A.C. DALL ACQUA, Etty Hillesum, Osare Dio, Cittadella editrice; Etty Hillesum, Pagine mistiche, tradotte e commentate da Cristiana DOBNER, Sylvie GERMAIN, Una coscienza ispirata, ed. Lavoro; Yves BÉRIAULT, Etty Hillesum. Testimone di Dio nell abisso del male, ed. Paoline) 31

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