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2 INDICE 1. PREMESSA RIFERIMENTI NORMATIVI METODOLOGIA DI LAVORO INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E TERRITORIALE CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA DEL SITO INQUADRAMENTO GEOLOGICO- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI INQUADRAMENTO STRUTTURALE ASSETTO GEOLOGICO LOCALE - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA ASSETTO GEOMORFOLOGICO ED IDROGRAFICO INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO MODELLO IDROGEOLOGICO VULNERABILITA DELLE ACQUE SOTTERRANEE CARTOGRAFIA PAI e PTCP- CARTE INVENTARIO ALLA SCALA 1: SISMICITA' INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO SISMICITA STORICA NORMATIVE SISMICHE VALORI DI a g CAMPAGNA DI INDAGINE GEOGNOSTICA SONDAGGIO A CAROTAGGIO CONTINUO PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE STANDARD (DPHS-SCPT) PROVE PENETROMETRICHE STATICHE INTERPRETAZIONE DEI DATI DERIVATI DALLE PROVE PENETROMETRICHE E DAL SONDAGGIO PIEZOMETRI INDAGINE SISMICA DATI SISMOSTRATIGRAFICI MODELLO GEOTECNICO- GEOFISICO PERMEABILITA DEI TERRENI... 37

3 8. RISPOSTA SISMICA DEL SITO CATEGORIA DI SOTTOSUOLO E CATEGORIA TOPOGRAFICA PERICOLOSITA SISMICA DEL SITO PARAMETRI SISMICI DI RIFERIMENTO AMPLIFICAZIONE STRATIGRAFICA (S s ) E TOPOGRAFICA (S t ) ANALISI DEL RISCHIO SISMICO PERICOLOSITA SISMICA LOCALE AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 DEL ANALISI DI 1 LIVELLO STIMA DEGLI EFFETTI LITOLOGICI E DEL FATTORE DI AMPLIFICAZIONE DI SITO (2 Livello di approfondimento All. 5 della D.G.R. 8/7473 del 28/05/2008) INTERVENTO DI PROGETTO PROBLEMATICHE REALIZZATIVE PRESCRIZIONI ELEMENTI PER LE VERIFICHE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI PARAMETRI GEOTECNICI DI PROGETTO FONDAZIONI SUPERFICIALI CARTA DI SINTESI - CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI - AMBITI SOGGETTI A VINCOLI NORMATIVI DI CARATTERE GEOLOGICO, AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 DEL CARTA DI SINTESI - AMBITI DI VULNERABILITA IDRAULICA ED IDROGEOLOGICA E/O DI PERICOLOSITA GEOLOGICO-GEOTECNICA AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 del 28/05/ CARTA DI FATTIBILITA' GEOLOGICA - NORME GEOLOGICHE DI PIANO CONGRUENZA DELL INTERVENTO DI PROGETTO CON LE RISULTANZE DELLO STUDIO GEOLOGICO E DELLE RELATIVE NORME GEOLOGICHE DI PIANO (FATTIBILITA E RISCHIO SISMICO) E DI VINCOLO

4 1. PREMESSA A seguito dei colloqui intercorsi con lo Studio di Architettura Visconti e su incarico di Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. è stato eseguito uno studio geologico ai sensi della L.R. 12/05 e secondo la D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008, relativo al progetto di realizzazione di un Programma Integrato di Intervento P.I.I. Tassere, in Via Colli Storici presso Loc. Tassere, a Desenzano del Garda (BS). In particolare la presente relazione si riferisce ad un nuovo intervento edilizio relativo all edificazione di un complesso residenziale e commerciale. Viene inoltre richiesta un indagine geognostica ed uno studio geologico-geotecnico per la realizzazione degli edifici di progetto in ottemperanza alle vigenti normative (D.M. 14/01/08) ed alle norme di fattibilità individuate per il sito di progetto. 1.1 RIFERIMENTI NORMATIVI Lo studio viene redatto su richiesta della Provincia di Brescia ed è stato predisposto ai sensi dell art.25 della L.R. 12/05 e secondo i Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell art. 57 della L.R. 11/03/05 n 12, emanate con D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008. E stato verificato che il Comune di Desenzano del Garda è, allo stato attuale, fornito di Studio Geologico rivisto, in ultimo, nell Agosto 2004, dalla scrivente, dal Dott. Geol. Giorgio Crestana e dal Dott. Geol. Laura Ziliani, redatto ai sensi della L.R. 41/97 secondo i criteri attuativi della D.G.R. 7/6645, ma non adeguato alla L.R. 12/05. Lo studio ha previsto le verifiche di cui all art.18 delle NdA del P.A.I. ed è stato eseguito secondo i criteri della relativa D.G.R. 7/7365 del 11/12/2001. La presente relazione è stata quindi eseguita in conformità alla nuova normativa, tenuto conto della tipologia dell opera e delle numerose modifiche legislative in campo di pianificazione territoriale succedutesi negli ultimi anni. Viene di seguito fornita una rapida disamina delle più recenti normative che hanno ricaduta sulla procedura di studio in esame. A seguito della Deliberazione dell Autorità di Bacino n 18 del 26/4/2001 Adozione del Piano stralcio per l assetto idrogeologico per il bacino idrografico di rilievo nazionale del Fiume Po e del successivo D.P.C.M. del 24/5/2001 (pubblicato sulla G.U. della Repubblica Italiana n 183 del 8/8/2001) di approvazione, il PAI è entrato definitivamente in vigore portando effetti immediati in termini di indirizzi urbanistici e limitazioni d uso del suolo. Il Comune di Desenzano del Garda risulta inserito nella Tabella 1 allegata alla D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008; l iter PAI risulta quindi in itinere ed il quadro del dissesto vigente è quello originario. Le direttive emanate con D.G.R. n 7/7868 del 25/01/02 e successive modifiche attribuiscono ai comuni nuovi compiti in materia di Polizia Idraulica che richiedono, in attuazione della L.R. 1/2000, l individuazione del reticolo idrico minore e delle relative norme per la predisposizione dei provvedimenti autorizzativi e concessori. Allo stato attuale il Comune di Desenzano del Garda ha 3

5 predisposto nel Marzo 2003 l Elaborato Tecnico Normativo del reticolo idrico ai sensi della D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002, redatto dalla scrivente, dal Dott. Geol. Giorgio Crestana e dal Dott. Geol. Laura Ziliani. Il D.Lgs. 152/06 costituisce il riferimento legislativo da applicare all interno delle fasce di tutela istituite per le opere di captazione delle acque ad uso potabile. L Ordinanza P.C.M. n del 20/03/03 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per la costruzione in zona sismica, ha di fatto modificato la classificazione sismica del territorio nazionale. L ordinanza richiede alle Regioni di eseguire la valutazione di a g sul proprio territorio e quindi di assegnare ogni area ad una delle zone della nuova classificazione. Allo stato attuale la Regione Lombardia con D.G.R. 7/14964 del 07/11/03 ha fornito alcune disposizioni preliminari per l attuazione della nuova ordinanza, confermando la classificazione dei territori comunali lombardi riportata nell ordinanza e l adeguamento alle norme tecniche allegate. In particolare il Comune di Desenzano del Garda, non precedentemente classificato in zona sismica, (Decreti fino al 198N.C.), è stato incluso in zona sismica 3 come individuato dall Allegato A della stessa ordinanza e dall Allegato A della D.G.R. n 7/14964 del 7/11/03. Più recentemente nell ambito della revisione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008) sono state adottate le stime di pericolosità sismica del progetto S1, concludendo il percorso iniziato nel Tali stime superano il concetto di classificazione a scala comunale e sulla base di 4 zone sismiche. Tuttavia le 4 zone sismiche mantengono una funzione prevalentemente amministrativa. La Regione Lombardia ha stabilito nella D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008 (punto 1.4.3) che la suddivisione del territorio in zone sismiche (ai sensi dell OPCM 3274/03) individua unicamente l ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase pianificatoria e specifica altresì che ai sensi del D.M. 14/01/2008, la determinazione delle azioni sismiche in fase di progettazione non è più valutata riferendosi ad una zona sismica territorialmente definita, bensì sito per sito, secondo i valori riportati nell All. B al citato D.M.. I dati riportati nell All. B del D.M. 14/01/2008 coincidono per lo più con quelli riportati nell Ord. 3519/2006, e sono in ogni caso determinabili mediante le coordinate geografiche e l utilizzo di programmi applicativi, quali Spettri- NTC ver (vedi paragrafi successivi). Nel D.M. 14/01/2008 e nell Ordinanza P.C.M. n del 27/04/2006 il Comune di Desenzano del Garda (BS) è stato classificato ancora in zona sismica 2 ed in particolare nella sottozona con valori di a g compresi tra e (accelerazione massima al suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni). Con l entrata in vigore del nuovo Testo Unico, che definisce con D.M. 14/01/08 le Norme Tecniche per le Costruzioni, è divenuto vigente l obbligo di eseguire la progettazione in prospettiva sismica in tutte le aree classificate in zona sismica. Lo studio è stato quindi condotto in prospettiva sismica, secondo le linee contenute nei riferimenti legislativi vigenti (OPCM 3274/03 - OPCM 3519/06 e D.M. 14/01/08); le indagini sono state eseguite secondo le prescrizioni e gli oneri contenuti nelle raccomandazioni A.G.I. (1977). 4

6 1.2 METODOLOGIA DI LAVORO Lo Studio Geologico ha previsto una prima fase di acquisizione di tutti i dati reperibili in letteratura, da precedenti indagini geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e geognostiche eseguite sul territorio comunale o nei comuni contermini. E' stato effettuato il rilevamento geologico e geomorfologico di un intorno significativo rispetto all area di piano. Per quel che riguarda gli elementi geomorfologici inseriti nelle Carte Inventario dei Dissesti della Regione Lombardia e nella cartografia del PTCP, si è verificato l eventuale censimento di fenomeni di dissesto e/o di rischio nel territorio comunale Sono stati quindi presi in considerazione anche gli aspetti geologico applicativi, definendo la natura litologica dei terreni presenti entro l area d intervento. Per la caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione è stata condotta un indagine geognostica eseguita necessariamente per punti avvalendosi di un sondaggio a carotaggio continuo, con esecuzione di prove SPT in foro, e di prove penetrometriche dinamiche standard (DPSH-SCPT) e prove penetrometriche statiche (CPT). L'indagine si è svolta in ottemperanza alle normative di legge vigenti in materia secondo le prescrizioni e gli oneri contenuti nelle raccomandazioni A.G.I. (1977). Per la valutazione delle velocità Vs 30 di sito sono stati utilizzati i dati derivanti da uno stendimento di sismica multicanale con acquisizione delle onde superficiali, anche a bassa frequenza, ed elaborazione dati con metodologia tipo MASW, eseguito entro il sito di progetto. Per quanto concerne l analisi del sistema idrografico si è tenuto conto di quanto riportato nello studio del reticolo idrico dell intero territorio comunale; si è quindi proceduto ad un analisi di dettaglio e ad una revisione secondo i criteri indicati dalla D.G.R. n 7/7868 del 2002 e successive modifiche, in ottemperanza alla L.R. 1/2000. Entro un intorno significativo dell area d intervento è stato quindi effettuato un rilievo finalizzato ad individuare eventuali situazioni critiche (fenomeni erosivi, zone di esondazione e/o allagamento, ecc.) che possano generare situazioni di rischio. Sono state così realizzate la CARTA GEOLOGICA CON ELEMENTI GEOMORFOLOGICI E DEL SISTEMA IDROGRAFICO CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE DEI TERRENI (scala 1:5.000) per un intorno significativo rispetto all area interessata dal Piano Integrato d Intervento. Si è quindi proceduto a definire la natura litologica dei terreni di fondazione presenti nell area e, mediante la caratterizzazione geotecnica, determinare la pressione limite nei casi M1 e M2, le resistenze Rd e stimare i cedimenti relativi ai carichi di progetto. Sono state quindi esaminate le caratteristiche idrogeologiche del territorio d interesse, con la descrizione delle falde circolanti nel sottosuolo dell area oggetto di piano. In base alle caratteristiche dei suoli e alle condizioni idrogeologiche del sottosuolo ed agli studi di letteratura è stata stimata, per il sito d interesse, la vulnerabilità delle acque sotterranee. 5

7 E stata pertanto realizzata la CARTA IDROGEOLOGICA alla scala 1:5.000, di un intorno significativo rispetto all area oggetto di piano integrato. E stata quindi eseguita l analisi del rischio sismico valutando la risposta sismica locale in relazione alle condizioni geologiche e geomorfologiche riconosciute per il sito d intervento e che possono influenzare, in occasione di eventi sismici, la pericolosità sismica di base dell area. Si è quindi proceduto all analisi della sismicità del territorio ed alla redazione della CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE (scala 1:2.000), applicando la procedura di 1 livello e, ove necessario, di 2 livello e 3 livello, secondo le metodologie indicate nell allegato 5 della D.G.R. 8/7374 del Per la caratterizzazione semiquantitativa degli effetti di amplificazione sismica attesi, secondo le metodologie indicate per l analisi di 2 livello, e per la definizione di un modello geofisico e geotecnico affidabile, in accordo con quanto prescritto dall All. 5 della D.G.R. 8/7374 del 2008, sono state eseguite indagini dirette, mediante uno stendimento di sismica multicanale con acquisizione delle onde superficiali, comprese quelle a bassa frequenza, ed elaborazione dei dati secondo la procedura tipo MASW. Si è quindi pervenuti alla Fase di Sintesi/Valutazione che individua le limitazioni d uso del territorio e propone una zonazione in funzione dello stato di pericolosità geologico-geotecnica e della vulnerabilità idraulica e idrogeologica. Sono state pertanto elaborate la CARTA DI SINTESI (scala 1:2.000) e la CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI (scala 1:2.000) in cui sono stati evidenziati rispettivamente i diversi ambiti di pericolosità e/o vulnerabilità e i vincoli derivanti da normative e piani sovraordinati in vigore, di contenuto prettamente geologico, relativi al territorio comunale come definiti nella D.G.R. 8/7374 del 28/05/2008. La realizzazione della CARTA DI FATTIBILITA PER LE AZIONI DI PIANO (in scala 1:2.000) rappresenta il risultato conclusivo dello studio e la Fase di Proposta, con l indicazione delle limitazioni d uso di tipo geologico rispetto alla fattibilità degli interventi previsti sul territorio comunale e con la predisposizione delle Norme Geologiche di Attuazione. A tal fine è stato attribuito ai poligoni riportati nella Carta di Sintesi un valore di classe di fattibilità applicando la metodologia descritta nella D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008. Alla Carta di Fattibilità viene quindi sovrapposta una retinatura che individua le aree soggette ad amplificazione sismica locale derivanti dalla carta di pericolosità sismica locale e dall analisi del rischio sismico. E stata quindi valutata la congruenza delle trasformazioni previste con le risultanze dello studio geologico. 6

8 Tavole ed elaborati cartografici COROGRAFIA CON UBICAZIONE DEI POZZI (SCALA 1:10.000) CARTA GEOLOGICA CON ELEMENTI GEOMORFOLOGICI E DEL SISTEMA IDROGRAFICO - CARTA DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI (scala 1:5.000) PLANIMETRIA CON UBICAZIONE DELLE INDAGINI (Scala 1:2000) STRATIGRAFIA SONDAGGIO DIAGRAMMI E TABULATI PROVE PENETROMETRICHE S.C.P.T. e C.P.T. CARTA IDROGEOLOGICA (scala 1:5.000) CARTA DELLA PERICOLOSITA SISMICA LOCALE (scala 1: 2.000) CARTA DI SINTESI CARTA DEI VINCOLI (scala 1: 2.000) CARTA DI FATTIBILITA PER LE AZIONI DI PIANO (scala 1: 2.000) TAVOLE FOTOGRAFICHE STRATIGRAFIE POZZI ESTRATTO DA ELABORATO TECNICO NORMATIVO DEL RETICOLO IDRICO 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E TERRITORIALE L'area in oggetto è situata in un settore sub-pianeggiante nell entroterra desenzanese nella sua porzione orientale, sud-orientale. I luoghi oggetto di studio insistono su aree agricole preesistenti attualmente lasciate ad incolto. Sono compresi nell area oggetto di piano integrato i Mapp.li del Fg. 39. L area al contorno, oggetto di recente espansione urbana che si estende fino al territorio comunale di San Martino della Battaglia, è caratterizzata da nuovi insediamenti in cui figurano anche attività produttive di tipo artigianale e commerciale. Le nuove zone di espansione urbana hanno in pratica inglobato le abitazioni più antiche ed i fabbricati rurali già esistenti divenendo così parte integrante del tessuto urbano periferico di Desenzano. 3. CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA DEL SITO Nella presente relazione viene quindi fornito sulla base di tutti i dati raccolti, un inquadramento geologico generale e vengono descritte le unità litologiche presenti nell area oggetto di studio ed in un intorno significativo. Lo studio delle caratteristiche geomorfologiche ed idrografiche del territorio d interesse e delle caratteristiche geotecniche dei terreni si è articolato mediante una prima fase di acquisizione dei dati reperibili in letteratura e, in aggiunta, di quelli relativi allo studio geologico del territorio comunale e ad indagini geognostiche eseguiti in aree prossime a quelle d interesse e/o in contesti omologhi dalla scrivente e dal Dott. Geol. Giorgio Crestana. Quindi si è proceduto alla fase di analisi mediante i rilievi geomorfologici di campagna eseguiti per un intorno significativo rispetto all area d interesse. 7

9 3.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Il territorio di Desenzano del Garda si colloca entro il Basso Garda Bresciano, che si estende tra le cerchie moreniche originate nel Quaternario, a seguito del ritiro dei ghiacciai alpini transfluenti dalla Valle dell'adige e del Chiese e canalizzati nel solco strutturale gardesano preesistente e con andamento giudicariense. Esso riveste un importante significato geologico e morfologico essendo inserito nell anfiteatro morenico meglio rappresentato e più esteso d Italia. Le cerchie moreniche, con andamento circa concentrico rispetto alla linea di costa del lago, segnano le diverse fasi di espansione dei ghiacciai. Da un punto di vista cronostratigrafico le cerchie moreniche possiedono in linea generale età crescente allontanandosi dalla linea di riva. Durante lo scioglimento delle masse glaciali si originavano torrenti fluvioglaciali che smantellavano i cordoni morenici già formati e deponevano il materiale nelle depressioni rimaste entro le diverse cerchie. Tra i rilievi morenici sono talora presenti ampi ripiani, delimitati da scarpate, che corrispondono a terrazzi di kame formatisi durante le fasi di ritiro del ghiacciaio. Il dilavamento del fronte dei ghiacciai ad opera delle acque di fusione ha determinato altresì l accumulo di materiali a contatto con le stesse masse glaciali. Talora le cerchie moreniche appaiono discontinue a seguito dell'azione di sfondamento praticata dagli stessi corsi d acqua fluvioglaciali. Alcune depressioni o conche presenti sul territorio corrispondono a strutture relitte, formate nei pressi del fronte glaciale. In letteratura le cerchie più interne sono riferite per lo più alla fase glaciale Würmiana mentre quelle più esterne sono attribuite al Riss, anche se non esiste uniformità di classificazione delle cerchie moreniche alle singole glaciazioni da parte dei diversi Autori. Va in ogni caso sottolineato come possono essere distinte oscillazioni del ghiacciaio di ordine minore nell ambito delle singole fasi Würm e Riss sia per i periodi glaciali che per quelli interglaciali. Un punto di riferimento e/o di partenza per la cartografia geologica relativa a questo settore è la Carta Geologica dell anfiteatro morenico del Garda Tratto occidentale, redatta da Venzo nel Le unità litostratigrafiche riconosciute a suo tempo da Venzo per il territorio di Desenzano del Garda comprendono limitati lembi di depositi glaciali e fluvioglaciali attribuiti al Wurm e quindi diffusamente nel territorio depositi glaciali e fluvioglaciali del Riss. 8

10 Studi stratigrafici recenti ( Paleosols and vetusolos in the central Po plain -Northern Italy- a study in quaternary Geology and Soil Development ; Cremaschi M., Ed. Unicopli, Milano, 1987) attribuiscono i depositi morenici e fluvioglaciali affioranti nell area di Desenzano del Garda all Unità di Solferino del Pleistocene Superiore. 9

11 Figure tratte da Paleosols and vetusolos in the central Po plain -Northern Italy- a study in quaternary Geology and Soil Development (Cremaschi M., Ed. Unicopli, Milano, 1987) e modificate dal Dott. Geol. Damiano Scalvini. Anche nella Carta Geologica delle Prealpi Bresciane tra la Val Vrenda ed il M.te Pizzoccolo 1/ (Baroni, Bissolati e Vercesi, 1995), vengono applicati i moderni sistemi stratigrafici. I rilievi cartografici di questi Autori non comprendono il territorio di Desenzano del Garda, interessando aree poste in territorio di Salò e Roè Volciano. Tuttavia si ritiene che l apparato glaciale riferito all Unità di Solferino (Unità di Solferino di Cremaschi M., 1987) possa essere correlata all Unità di Roè Volciano di Baroni et Al. (1995) ed all Unità di San Felice d/b (Studio Geologico del Territorio Comunale di San Felice del Benaco Crestana & Lentini, Maggio 2008). L attuale revisione stratigrafica del quaternario mediante nuove interpretazioni e metodologie potrà introdurre, anche a breve termine, nuove e più precise interpretazioni. Con il passaggio verso le attuali condizioni climatiche i fenomeni geomorfici legati all'idrografia superficiale ed alla gravità si sostituirono a quelli glaciali apportando modifiche al paesaggio. Si impostò gradualmente anche la rete idrografica diretta verso il lago. In corrispondenza delle depressioni intermoreniche meglio sviluppate si formarono aree palustri. La formazione del Lago di Garda ebbe una certa influenza sul modellamento della fascia costiera. Variazioni del livello del lago hanno più di una volta determinato un avanzamento della linea di riva. 10

12 (C. Baroni Note sulla paleogeografia olocenica della costa occidentale del Lago di Garda, Geogr. Fis. Din. Quat., ). Significativo, perché ampiamente documentato lungo la sponda del Garda, è il livello situato a circa 70 m s.l.m. riferibile al post glaciale. Di conseguenza in prossimità della costa le fasce depresse di origine glaciale poterono essere colmate con materiali lacustri. La fascia costiera del lago divenne un ambiente di deposizione di materiali fini associati ai depositi più grossolani delle spiagge. Infine l'azione antropica di modellamento della superficie topografica, dapprima essenzialmente legata alle pratiche agricole e di pesca e successivamente alla progressiva urbanizzazione, ha portato nel tempo il territorio all'attuale configurazione. 3.2 INQUADRAMENTO STRUTTURALE Dal punto di vista strutturale la grande depressione del Lago di Garda rappresenta un area chiave per l interpretazione dell assetto strutturale e dell evoluzione tettonica di gran parte della regione alpina. Il territorio montano dell Alto Garda, compreso nel settore prealpino bresciano orientale, è caratterizzato da una successione stratigrafica con formazioni di età compresa tra il Trias ed il Miocene, sovrapposte stratigraficamente e tettonicamente, costituendo sistemi di thrust embricati riconducibili strutturalmente alle direttrici regionali, identificabili con il Sistema Orobico o della Val Trompia, il Sistema Giudicariense e il Sistema Dinarico. La fascia strutturale arcuata definita da questi sistemi rappresenta una cintura tettonica molto pronunciata determinatasi a seguito di meccanismi di inversione strutturale degli elementi tettonici distensivi del rifting mesozoico ad opera delle intense compressioni neogeniche. Tale cintura si sviluppa sui margini Est e Sud del massiccio dell Adamello e si propaga ampiamente sia verso Sud che verso Est, incorporando al suo interno la regione del Lago di Garda. 11

13 L orientazione delle strutture risulta prevalente secondo la direzione NNE-SSW e NE-SW (Sistema Giudicariense) ed in subordine E-W (Linea della Val Trompia). Il sistema giudicariense è dominato da sovrascorrimenti a vergenza orientale e sud-orientale, con presenza diffusa di faglie trasversali di trasferimento. Ciò determina un assetto irregolare di tipo en echelon. In particolare gli affioramenti del substrato roccioso nel Basso Garda sono da mettere in relazione ad un pronunciato sistema di trhust. Tutti gli affioramenti delle formazioni paleogeniche presenti lungo la sponda occidentale del lago (Rocca di Manerba, Isola del Garda, Scogli dell Altare, Isola dei Conigli e Punta San Sivino, Penisola di Sirmione) presentano un rigido controllo strutturale collegato a questo sistema frontale. Sebbene il sistema tettonico individuato per l area a Sud di Salò sia correlabile a fasi compressive essenzialmente neogeniche va sottolineato che il carattere di attività persiste anche durante il Plio-Pleistocene e l Olocene. L attività tettonica lungo tali strutture è documentata dalla sismicità storica e recente dell area. 3.3 ASSETTO GEOLOGICO LOCALE - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA Il sito di progetto si colloca a breve distanza dalla fascia costiera nell ambito di una piana alquanto estesa che dalla zona di Rivoltella si distende verso l entroterra fino alle alture collinari di San Martino della Battaglia; essa è caratterizzata dalla presenza di depositi di contatto glaciale correlati alle ultime fasi di ritiro del ghiacciaio (morena di ritiro-di fondo) a granulometria essenzialmente limosoargillosa. Le unità stratigrafiche di seguito descritte presentano suoli argilloso limosi caratterizzati da spessori in media inferiori al metro. Viene di seguito elencata la successione delle unità stratigrafiche presenti con una descrizione delle principali caratteristiche litologiche. Per la classificazione e datazione delle unità delle coperture quaternarie e neogeniche, si è fatto riferimento allo studio Paleosols and vetusolos in the central Po plain -Northern Italy- a study in quaternary Geology and Soil Development (Cremaschi M., Ed. Unicopli, Milano, 1987). 12

14 COPERTURE QUATERNARIE La successione stratigrafica delle unità presenti nel territorio in oggetto è rappresentata da terreni riferibili al Quaternario, a partire dal Pleistocene, che possono essere così schematizzati (dai più antichi ai più recenti): Unità di Solferino Uslf (Pleistocene Superiore) A questa unità sono riconducibili depositi glaciali e fluvioglaciali. L Unità di Solferino risulta piuttosto estesa ed articolata e presenta diverse Unità moreniche intervallate da piane fluvioglaciali. All Unità di Solferino può essere riferita la cerchia principale dell anfiteatro morenico gardesano, riferibile alla fase di massima espansione del ghiacciaio solferinese; ad essa afferiscono infatti i rilievi posti alle quote più elevate più o meno discontinui. Le fasi di ritiro delle masse glaciali sono testimoniate invece dai cordoni morenici minori talora piuttosto discontinui, con rilievo topografico progressivamente più blando spostandosi verso il Lago. Il ritiro del ghiacciaio doveva quindi avvenire lentamente e secondo pulsazioni ripetute e fasi di stazionamento successive. A questa unità sono riconducibili infatti numerose cerchie moreniche, cui si interpongono piane fluvioglaciali ad andamento meandriforme e/o depressioni intramoreniche. Depositi di Contatto Glaciale (Uslf3a) Morena di Fondo (Uslf3b) I depositi di contatto glaciale, quando presenti, sono posti di norma immediatamente a tergo dei cordoni morenici. Possono assumere una forma complessiva a dosso o terrazzo (posizione marginale, subglaciale, interna o epiglaciale rispetto al ghiacciaio; genesi di tipo kame) o di piana con depressioni (posizione marginale rispetto al ghiacciaio; genesi tipo sandur alluvionamento proglaciale) e risultano costituiti prevalentemente da ghiaie massive e sabbie per lo più a supporto di matrice gradate (Gms) o grossolanamente stratificate (Gm). Si possono avere forti eterogeneità litologiche con variazioni in percentuale della frazione fine talora molto marcate, con litofacies riferibili a sabbie da medie a grossolane (Sh) o fini (Sl). In generale la presenza di matrice argillosa può conferire a questi depositi una tipica colorazione grigia, mentre un colore ocra-nocciola contraddistingue di norma materiali con maggior presenza di limo. Nella porzione di territorio d interesse per il presente studio si riconoscono depositi di contatto glaciali più francamente correlati al ritiro del ghiacciaio (Morena di Fondo) spostandosi verso la fascia costiera, caratterizzati in superfici da litologie più francamente limoso-sabbiose e limosoargillose. Unità Postglaciale (Olocene) Materiali di riporto (r) Sono presenti materiali di riporto di natura eterogenea, accumulati in relazione alle attività antropiche. Entro l area di progetto si segnala la presenza di una coltre limitata di terreno rimaneggiato limoso-sabbioso con argilla che si ritrova al di sotto del terreno vegetale. 13

15 3.4 ASSETTO GEOMORFOLOGICO ED IDROGRAFICO Il sito d intervento ricade nell ambito di una piana alquanto estesa che dalla zona di Rivoltella si distende verso l entroterra fino alle alture collinari di San Martino della Battaglia. L assetto geomorfologico si correla direttamente alla dinamica glaciale, illustrata nei paragrafi precedenti. L arretramento delle lingue glaciali secondo più fasi di stazionamento, ha comportato la formazione di depressioni o di piane di contatto tra archi morenici adiacenti, cui si correlano rispettivamente condizioni di ristagno d acqua ed individuazione di depressioni intermoreniche e laghi di fronte glaciale o erosione di vasti terrazzi pianeggianti delimitati da orli di scarpata di contatto glaciale. Verso la fascia costiera le piane di contatto glaciale divengono delle piane di ritiro del ghiacciaio, raccordandosi dolcemente alla linea di costa. Con il passaggio verso le attuali condizioni climatiche i fenomeni geomorfici legati all idrografia superficiale ed alla gravità si sostituirono a quelli glaciali, apportando modifiche al paesaggio. Si è così impostata gradualmente la rete idrografica diretta, limitatamente, verso il lago e più in generale verso il fronte esterno delle cerchie moreniche. Le piane, più o meno estese, sono state modellate dapprima dai ghiacciai o da corsi d acqua fluvioglaciali e successivamente riprese dal reticolo idrografico olocenico. I corsi d acqua olocenici, che solcano le aree di pianura e di valle intramorenica, sfruttano in gran parte i lineamenti morfologici ereditati e scorrono talvolta ai margini o entro piane fluvioglaciali più ampie dell attuale alveo. Le modifiche antropiche rilevate per l area d interesse sono principalmente correlate alle pratiche agricole; al contorno la realizzazione delle vie di comunicazione e la progressiva urbanizzazione dei luoghi hanno comportato lievi modifiche all andamento topografico, portando il paesaggio all attuale configurazione. L'assetto morfologico dell area di progetto, collocata entro la piana di ritiro dolcemente degradante verso il Lago, è sostanzialmente caratterizzato da condizioni sub-pianeggianti e pertanto non sussistono fenomeni di instabilità né si hanno sostanziali fenomeni geomorfici in atto. La rete idrografica superficiale in questa porzione del territorio desenzanese è rappresentata da alcuni corsi d acqua, denominati ganfi, parzialmente rettificati dalla recente urbanizzazione ai quali in passato era interamente affidato il deflusso superficiale delle acque meteoriche dall entroterra verso il lago. I fossi presenti presso l area d intervento e nell immediato intorno afferiscono al bacino idrografico dello Scolo Gambedello che scorre una decina di m ad Est rispetto al sito di progetto ed appartiene al Reticolo Idrografico Minore di competenza comunale. Lo Scolo Gambedello nasce poco ad Est di loc. Pigna ed è alimentato da alcuni scoli minori. Nel tratto d interesse, in prossimità del vivaio, per il corso d acqua è stato individuato un tratto critico dovuto alla sezione ridotta dell'alveo nonché alle curve a gomito dello stesso. Durante fenomeni piovosi intensi si verifica l'allagamento di una fascia di terreno adibita ad uso agricolo di ampiezza pari a circa m su entrambi i lati del corso d'acqua. Anche più a valle, verso il confine con il comune di Sirmione tra la strada che collega la C.na Galapina con la C.na Colombarola e la S.S. n. 11 Padana Superiore, si verifica periodicamente 14

16 l'allagamento di una striscia di terreno di circa 20 m. L'esondazione è legata alla sezione di deflusso parzialmente intasata del ponte della statale n. 11, alla presenza di sponde basse ed alla situazione di degrado in cui si trova l'alveo, invaso da vegetazione e occupato da inerti. Oltre la S.S. n. 11 lo Scolo Gambedello attraversa il Camping S. Francesco e si immette nel lago, segnando il confine con il comune di Sirmione. Il fosso secondario appartenente al reticolo idrico minore che lambisce a Nord l area d interesse può essere ricondotto al diffuso sistema di scoli che seguono la forma e l orientazione dei campi coltivati e non si configurano come corsi d acqua demaniali. Entro l area d intervento sono infine presenti numerosi solchi e/o baulature individuati in relazione alle pratiche agricole, finalizzati ad allontanare le acque di pioggia e ad evitare zone di ristagno d acqua. E stata rilevata, presso la terminazione di uno di questi solchi, la presenza di acque stagnanti probabilmente correlati all obliterazione dei vecchi recapiti delle acque di scolo verso le linee di drenaggio principali. 3.5 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO Vengono di seguito illustrati alcuni aspetti riguardanti la climatologia ed in particolare la distribuzione delle precipitazioni, nell area in esame che è compresa in un contesto climatico di transizione tra clima medio-europeo e clima nord-mediterraneo, caratterizzato da prevalenti piogge equinoziali e periodi di siccità estiva. In particolare la zona denominata Morenico Gardesano e il suo intorno immediato afferiscono ad un ambito meteo-climatico diversificato in relazione ai diversi influssi che gli elementi del Lago di Garda, la Pianura Padana ed in subordine il margine prealpino rivestono sui differenti settori costituenti il paesaggio. Le precipitazioni medie annue per il territorio in cui ricade l area in esame sono inquadrabili in un contesto di transizione tra zona intermedia e zona di pianura ( Studio delle precipitazioni intense pubblicato dalla Provincia di Brescia nel 1985); sono rilevate precipitazioni medie annue comprese rispettivamente tra i mm (crescenti con l aumento di quota) ed i mm (crescenti con leggero gradiente avvicinandosi alla zona pedemontana). Alcuni dati riferiti a misure effettuate dall osservatorio meteoclimatico di Desenzano del Garda evidenziano valori di precipitazioni medie annue di circa 893 mm. Il regime sublitoraneo padano presenta valori di precipitazioni massime equivalenti nelle stagioni intermedie. La variabilità microclimatica del territorio, che deriva anche dall esposizione e dalla quota, può avere scarsa influenza sulla distribuzione ed intensità delle precipitazioni; più marcato appare l effetto che possono avere sulle precipitazioni i movimenti d aria indotti dal lago e dalla fascia prealpina. L andamento delle piogge intense di durata massima di 1 ora o maggiore e le relative curve segnalatrici di possibilità climatica permettono di valutare l altezza massima di pioggia in mm (h) per una precipitazione di durata t per un tempo di ritorno prescelto e prefissato (T=10 anni). Mancando dati pluviometrici relativi al Comune di Desenzano, per uno studio idrologico si ritiene attendibile, data la corrispondenza della latitudine e dell orografia territoriale, prendere come riferimento per le piogge intense: 15

17 la curva di possibilità climatica di Ghedi: h = 38,8 t 0,22 la curva di possibilità climatica di Peschiera: h = 41,1 t 0,24 Note le curve di possibilità climatica delle due stazioni pluviografiche più vicine al bacino interessato, mediante una semplice media pesata in funzione delle distanze, si ottiene per Desenzano del Garda: h = 40,30 t 0,23 Sono stati inoltre consultati i dati registrati dall Osservatorio Metereologico di Desenzano del Garda (stazione metereologica di recente riattivazione) riferiti ad un periodo di osservazione compreso tra gli anni 1996 e Gli eventi piovosi di massima intensità (distribuiti nell arco di 1 ora), registrati in tale periodo appaiono sensibilmente al di sotto dei dati teoricamente previsti sopra esposti. I venti dominanti della zona in oggetto sono quelli del primo e quarto quadrante, pur se il regime eolico può variare per l'influenza seppure contenuta dei venti dei restanti quadranti. La terminologia utilizzata è quella locale a cui corrispondono sulla rosa di venti le direzioni e la nomenclatura convenzionali. Il Peler (Vento di Tramontana) E' il vento prevalente di intensità regolare che soffia con una certa persistenza e con distribuzione nell arco dell intero anno da NE-NNE. L Ander (vento di Mezzogiorno) Si tratta di una brezza rafficata prevalentemente presente nel semestre primavera-autunno e soffia da SSO- OSO. La Vinessa (Vento di Levante) Vento di perturbazione, la Vinessa soffia da E-SE con moderata intensità e di scarsa persistenza. Il Ponente E vento di perturbazione di origine atlantica soffiando da O-ONO. 16

18 3.6 MODELLO IDROGEOLOGICO La struttura idrogeologica del territorio in esame è rappresentata da acquiferi superficiali, cui corrispondono falde sospese circolanti nei depositi morenici, talora a scarsa profondità dal p.c., alimentate dalle precipitazioni meteoriche, con debole grado di artesianesimo e con direzione di flusso da monte verso valle. Si tratta di livelli idrici discontinui, la cui produttività è in ogni caso modesta. Questi acquiferi trovano circolazione entro livelli litologicamente grossolani, confinati in sequenze litologiche argillose e argilloso-limose semipermeabili o impermeabili e possono determinare emergenze idriche, quali venute sorgentizie, perlopiù di modesta entità. Nelle piane fluvioglaciali e/o di contatto glaciale e/o di ritiro può essere presente, a scarsa profondità dal p.c., la falda superficiale che permea i depositi sabbioso-limosi e/o sabbioso-ghiaiosi, limitati alla base dal substrato morenico poco permeabile. Questi acquiferi sono alimentati dalle precipitazioni meteoriche e dalle acque provenienti dalle falde sospese circolanti entro i depositi morenici presenti nei rilievi collinari. Gli acquiferi presentano di norma un andamento discontinuo, possedendo maggiore potenzialità solo nelle piane maggiormente estese. Il livello piezometrico è soggetto ad oscillazioni stagionali piuttosto marcate in relazione all andamento delle precipitazioni meteoriche. Le falde cui attingono i pozzi produttivi della zona sono poste a profondità elevate e risultano avere un alimentazione di tipo distale, non direttamente collegata alle precipitazioni meteoriche. Entro i depositi morenici, a profondità differenti e di norma di alcune decine di m dal p.c., sono presenti falde profonde confinate o semiconfinate che rappresentano gli acquiferi più sviluppati e di maggiore produttività nell area del Basso Garda. I sistemi acquiferi multistrato risultano separati tra loro da intervalli argilloso-limosi ripartitori (aquitard). Si tratta di falde normalmente dotate di un certo grado di artesianesimo, non direttamente influenzate dall'andamento delle precipitazioni e collegate ad alimentazioni distali. Nella piana in cui è inserito il sito in esame è stata rilevata in numerose indagini la presenza di falde sospese superficiali, per lo più discontinue lateralmente, alimentate dalle precipitazioni meteoriche che si raccolgono nei bacini idrografici presenti in aree di monte rispetto a quella in esame. Si tratta di acquiferi di norma di scarsa consistenza con regime variabile in relazione all'andamento delle precipitazioni meteoriche circolante alla profondità di pochi m dal p.c. entro i depositi fluvioglaciali, di contatto glaciale e di morena di ritiro. In periodi caratterizzati da piovosità eccezionalmente prolungata ed intensa (quali le stagioni autunno-inverno e ) la produttività, e talora la continuità, di questi acquiferi si incrementa essendo fortemente correlata all apporto delle acque meteoriche. 17

19 3.7 VULNERABILITA DELLE ACQUE SOTTERRANEE Si è proceduto per l area di progetto ad una valutazione della vulnerabilità delle acque sotterranee. L analisi si basa sul quadro idrogeologico ricostruito con particolare riguardo all andamento della falda freatica che possiede scarsa soggiacenza rispetto al p.c. Tenendo conto dei dati raccolti si ha la possibilità di assegnare un indice di rischio per le acque sotterranee, funzione della vulnerabilità dell acquifero e dell uso dello stesso Indice di vulnerabilità La vulnerabilità intrinseca di un area è legata alla componente naturale derivante dalle caratteristiche idrogeologiche del territorio. Per la sua valutazione si è utilizzata la metodologia DRASTIC (Aller et al., 1985), che determina la vulnerabilità di un territorio, classificandolo sulla base dei 7 parametri che più direttamente condizionano le possibilità di evoluzione di un fenomeno di contaminazione delle acque sotterranee, mediante un indice di vulnerabilità. I parametri utilizzati sono suddivisibili in statici (caratteri tessiturali del suolo, del non saturo e del saturo; conducibilità idraulica del saturo, topografia) e dinamici (profondità dell acquifero e ricarica). Per gli acquiferi presenti nell area, falda superficiale e falda profonda, circolanti rispettivamente entro i depositi di contatto glaciale/morena di ritiro ed i depositi glaciali, sono state svolte secondo la metodologia indicata, le diverse fasi di seguito illustrate. 1) Analisi dei parametri ed attribuzione dei relativi valori. I parametri considerati per l analisi della vulnerabilità della falda superficiale e profonda sono: Caratteristiche tessiturali del suolo: sono necessarie al fine di valutare la capacità protettiva di un suolo; più risulta elevata, minore è la vulnerabilità di un sito. Nel caso in esame sono presenti suoli con caratteri tessiturali in grado di fornire un alta protettività (suolo argilloso di spessore significativo). Viene quindi considerato un valore pari a 2 (protettività alta) per entrambi gli acquiferi. Caratteristiche tessiturali del non saturo e del saturo: questi aspetti incidono sul calcolo della vulnerabilità perché le tessiture influenzano la possibilità di percolazione dell acqua e/o di un eventuale inquinante, nel non saturo, e di deflusso, nel saturo. Tenuto conto della litologia riscontrata i valori attributi sono pari a 4 per il non saturo (contatto glaciale fine) di entrambi gli acquiferi e rispettivamente 4 (contatto glaciale fine) e 7 (depositi glaciali) per il saturo riferito alla falda superficiale e profonda. Conducibilità idraulica del saturo: questo parametro è strettamente connesso con la litologia dei depositi ed incide sulla vulnerabilità di un sito determinando la velocità con cui un eventuale inquinante si sposta in falda. Tenuto conto della litologica già indicata è stato stimato un valore pari a 4 per la falda superficiale ed a 6 per quella profonda. Topografia: la maggiore acclività di un territorio consente un deflusso superficiale più veloce e quindi una possibilità di infiltrazione superficiale minore; viceversa bassi gradienti topografici favoriscono il ristagno dell acqua, e quindi anche di eventuali inquinanti, con 18

20 conseguente possibile infiltrazione. La presenza di una bassa acclività (area sub-pianeggiante) permette di attribuire un valore pari a 9 per entrambi gli acquiferi. Ricarica: zone ad elevata ricarica hanno maggiori probabilità che si creino fenomeni di infiltrazione di acqua che può trascinare con sé materiale inquinato. Per l area in esame in base alla piovosità media del sito, supponendo una ricarica del 50%, e tenendo conto delle funzioni suggerite dal metodo adottato, è stato utilizzato un valore pari a 5. Soggiacenza: la soggiacenza della falda, cioè la profondità dell acqua dal piano campagna, condiziona la vulnerabilità naturale di un sito in quanto maggiore è la soggiacenza, e quindi il percorso che un inquinante deve compiere per raggiungere la tavola d acqua, maggiore è la possibilità che esso si abbatta o comunque diminuisca la sua concentrazione. Anche per valutare questo parametro si è tenuto conto della suddivisione litologica, tarata sui dati rilevati nei pozzi. Essendo la soggiacenza nel sito d interesse pari a circa 1-2 m per la falda superficiale e > 20 m per quella profonda si possono assegnare valori rispettivamente pari a 10 e 2. 2) Assegnazione dei pesi ai parametri A ciascun parametro viene assegnato un peso, in funzione del suo ruolo nella valutazione della vulnerabilità. I pesi attribuiti secondo il metodo Drastic normale sono: parametro peso profondità falda 5 tessitura non saturo 5 ricarica 4 tessitura acquifero 3 conducibilità idraulica 3 tessitura suolo 2 acclività 1 3) Determinazione dell indice di vulnerabilità Eseguendo la sommatoria dei prodotti del valore di ciascun parametro per il relativo peso si determina un indice di vulnerabilità, variabile da 23 a 230. Per l area in esame si è ottenuto un valore pari a 133 per la falda superficiale ed a 102 per la falda profonda. 19

21 4) Classificazione dell indice di vulnerabilità L indice di vulnerabilità è stato quindi suddiviso in 10 classi di vulnerabilità, di seguito indicate. classe definizione range % 1 minima (0-10%) 2 estremamente bassa (11-20%) 3 molto bassa (21-30%) 4 bassa (31-40%) 5 mediamente bassa (41-50%) 6 mediamente alta (51-60%) 7 alta (61-70%) 8 molto alta (71-80%) 9 estremamente alta (81-90%) 10 massima (91-100%) In base agli elementi sopra descritti si può assegnare alla falda superficiale nell area d interesse una vulnerabilità mediamente alta, mentre l acquifero profondo possiede una vulnerabilità bassa. Solo le aree ad elevata vulnerabilità delle acque (classe da 7 a 10) ricadono tra quelle vulnerabili dal punto di vista idrogeologico, individuate dalla D.G.R. n 8/7374 del 28/05/ CARTOGRAFIA PAI e PTCP- CARTE INVENTARIO ALLA SCALA 1: In ottemperanza alla D.G.R. 8/7374 del 2008 è stata presa visione della Carta Inventario alla scala 1:10.000, relativa ai rischi idrogeologici censiti sul territorio comunale di Desenzano del Garda, fornite dalla Struttura Rischi Idrogeologici della Regione Lombardia, nonchè della cartografia allegata al PTCP ed allo Studio Geologico del territorio comunale vigente. Dall analisi delle Carte Inventario e del PTCP non risulta censito alcun fenomeno di dissesto attivo e non risultano segnalate aree perimetrate entro le delimitazioni PAI e successive modifiche ed integrazioni, aree a rischio idrogeologico molto elevato (PS267) e aree a pericolosità idrogeologica. 4. SISMICITA' 4.1 INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO In questo settore, che ricade nell area padana e lungo il bordo sudalpino centrale, i lineamenti tettonici sono riconducibili a diversi sistemi regionali che generano complessi campi tensionali. Nel settore settentrionale della pianura è presente il sistema di sovrascorrimenti S-vergenti che costituiscono la continuazione in pianura delle Prealpi Lombarde. Nella fascia meridionale si ha invece un pronunciato sistema di embricazione N-vergente che costituisce l avanfossa essenzialmente pliocenica dell Appennino settentrionale. I due sistemi entrano in collisione nella parte mediana della pianura; il fronte settentrionale è inquadrabile all interno dei sistemi di deformazione del Miocene medio-superiore, quello meridionale 20

22 è essenzialmente pliocenico. A partire dalla fine del Pleistocene inf. entrambi i margini del Bacino Padano sono in sollevamento in seguito alla formazione di un bacino flessurale più simmetrico. Dalla sponda occidentale del Garda fino ai dintorni di Brescia, le strutture di maggiore risalto morfo-strutturale sono quelle NNE-SSW del Sistema delle Giudicarie, nonchè le più antiche linee ad orientamento dinarico (NW-SE) e valsuganese (circa E-W), talora riattivate. Le strutture distensive più recenti sembrano essere attribuibili in ogni caso alle fasi di sollevamento plio-pleistocenico, con direzioni prevalenti NE-SW e NW-SE. La localizzazione dell attività sismica nelle Prealpi si concentra lungo il margine della pianura e nelle fasce immediatamente adiacenti la zona pedemontana, propagandosi da questa verso N, nella zona gardesana (vedi Figura 1). Al contrario, la zona del nucleo della catena, del massiccio dell Adamello, la zona del Lineamento Insubrico sono totalmente prive di attività sismica significativa e ancor meno sono attivi i nuclei strutturali più interni della catena nordalpina adiacente. Figura 1 Flusso tettonico medio (energia prodotta dai terremoti che attraversa l unità di superficie nell unità di tempo), valutato per gli ultimi 1000 anni nell Italia settentrionale e in Lombardia. (Cattaneo et al., 1978) La più importante area tettonica sorgente è rappresentata dall area tirrenica e dalla zona appenninica interna, che sono state sottoposte a processi distensivi dal Miocene superiore in poi. A questa si associa lo spostamento della placca africana verso N al ritmo di circa 1 cm/anno. L effetto di questi due meccanismi si esprime soprattutto lungo i limiti dei grandi domini morfostrutturali, come la zona pedemontana compresa tra la Pianura Padana e le Prealpi. Secondo alcuni autori la localizzazione morfostrutturale dell area padana rispetto al campo tensionale residuo in atto sarebbe dunque la causa principale della sismicità di queste zone. Più recentemente la relativamente elevata sismicità del territorio bresciano è stata interpretata come indicativa di una consistente attività neotettonica nella zona. Pur mancando uno studio che ricostruisca su vasta scala e in maniera soddisfacente i movimenti neotettonici nell area bresciana, alcuni lavori di dettaglio permettono di delineare un primo quadro interpretativo. In particolare la corrispondenza e la connessione tra le strutture geologiche e le zone sismicamente attive dimostrerebbero come siano ancora in atto movimenti tettonici connessi all orogenesi alpina. Molti autori ritengono infatti che la maggior parte delle superfici tettoniche segnalate nella letteratura geologica rivestano un elevata e significativa importanza nel quadro sismotettonico generale. Ciò è 21

23 confermato dall ubicazione degli ipocentri sismici del bresciano, posti in corrispondenza della parte più pellicolare della crosta (tra i 5 e i 15 km). Oltre ai movimenti lineari che si possono verificare lungo superfici di discontinuità preesistenti e che portano a classificare le faglie e le superfici tettoniche come attive, si sviluppano anche movimenti areali di carattere neotettonico. A tal proposito le strutture delineatesi a partire dal Pleistocene inf. possono costituire una sorgente sismogenetica, lungo le più recenti direzioni NE-SW e NW-SE o riattivando i sistemi già delineatisi nel neogene, riutilizzando le antiche superfici di sovrascorrimento e i loro frequenti svincoli trasversali. I dati di letteratura attribuiscono ai sistemi distensivi descritti una valenza superficiale, non superando i 10 km di profondità. E possibile che a livelli strutturali più profondi l edificio della catena sia ancora influenzato da processi collisionali subduttivi. Sebbene sia ritenuta possibile la coesistenza di eventi sismici con caratteri compressivi in profondità che passino a sismi legati a distensione in superficie, non è stato tuttora elaborato un modello geodinamico che tenga conto in modo soddisfacente della coesistenza tra contrazione e distensione. 4.2 SISMICITA STORICA L area bresciana, maggiormente attiva dal punto di vista sismico, è stata interessata in epoca storica a partire dall anno 1000 da eventi sismici, riportati nel catalogo del C.N.R. (vedi Tabella 1). In particolare si segnalano eventi sismici con epicentro nel bresciano ovvero i cui effetti si sono risentiti nel territorio. Figura 2 Terremoti segnalati in Lombardia dall anno 1000 al La dimensione dei poligono è proporzionale alla magnitudo dei sismi. (tratto da A.A.V.V. Guide Geologiche Regionali -Alpi e Prealpi Lombarde-11 itinerari, 1990) Il terremoto di magnitudo più elevata è segnalato nel 1222 (M=6.8, attualmente oggetto di revisione) con epicentro nel bresciano; nel secolo scorso sono i terremoti con epicentro a Salò che hanno fatto segnare i valori di magnitudo più elevati (1901 M=4.9 e 1932 M=5.2). Si segnala il terremoto con epicentro a Gussago (1894 M= 4.7). Le aree più frequentemente interessate da eventi sismici, come illustrato in Figura 2, sono quella gardesana e della città di Brescia. Terremoti con effetti significativi anche nell area bresciana 22

24 possiedono epicentro prevalentemente nel veronese. Anche l evento sismico localizzati in Friuli e quelli recenti nella regione dinarica hanno prodotto un certo risentimento nell area bresciana. Tabella 1 Eventi sismici inclusi nel Cat. C.N.R. con epicentro nel Bresciano fino al 1985 Più di recente si sono verificati altri eventi, seppure di magnitudo non elevata, con epicentro nel Bresciano (Area sebina e area gardesana meridionale). Si segnala infine per intensità l evento sismico verificatosi il 24/11/04, con magnitudo 5.2 e con epicentro nell immediato entroterra di Salò. 23

25 4.3 NORMATIVE SISMICHE VALORI DI a g La normativa sismica (D.M. 16 Gennaio 1996) in Italia, anteriormente al Marzo 2003, suddivideva il territorio nazionale in tre categorie di pericolosità (elevata, media e bassa). Per ciascuna categoria sono assegnati un grado di sismicità (S) ed un coefficiente di intensità sismica (C=(S- 2)/100). Lo spettro di progetto Sa(T) si ottiene moltiplicando il coefficiente C (pari a 0.10g g g in ordine decrescente di pericolosità sismica) per una forma spettrale R(T) indipendente dalle condizioni del sottosuolo. Queste normative sismiche non tengono conto del ruolo del terreno sulla modifica di forme ed ordinate spettrali, se non con la moltiplicazione dello spettro per il coefficiente di fondazione che di regola è unitario, salvo che per terreni particolarmente compressibili per i quali si consiglia di incrementare fino a 1.3. L Ordinanza PCM n 3274 del 20/03/03 e Norme Tecniche allegate, che inserisce il territorio di Desenzano del Garda in zona sismica 3, fa riferimento a metodologie più recenti in cui il moto sismico è caratterizzato anche in relazione alle condizioni locali. In tale direzione si è già mosso l Eurocodice 8 (EC8) che stabilisce le regole per il progetto e la costruzione di strutture in zona sismica per i paesi membri della Comunità Europea. Secondo l EC8, come anche secondo l OPCM 3274/03, i territori nazionali vengono suddivisi in zone sismiche in funzione della pericolosità locale, descritta in termini di accelerazione orizzontale massima attesa alla superficie di un sito rigido di riferimento (a g ). I valori di accelerazione massima fissati nella nuova ordinanza per le zone 1, 2, 3 e 4 (rispettivamente 0.35g g g 0.05g) recepiscono la proposta del G.N.D.T. (1985) e risultano maggiori di quelli della precedente normativa. La normativa allegata all OPCM 3274/03 richiede alle Regioni di eseguire la valutazione di a g sul proprio territorio e quindi di assegnarli ad una delle zone della nuova classificazione. La Regione Lombardia con D.G.R. 7/14964 del 7/11/03 ha fornito alcune disposizioni preliminari per l attuazione dell OPCM 3274/03, confermando la classificazione dei territori comunali lombardi riportata nell Ordinanza e l adeguamento alle norme tecniche allegate. In ogni caso la normativa sismica ed i parametri relativi a ciascun territorio risultano in veloce e continua revisione, soprattutto nell ambito della convenzione tra INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e DPC (Dipartimento Protezione Civile) che prevede l assistenza per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall OPCM

26 Già l Ordinanza PCM 3519 del 27/04/06 fornisce una revisione dei valori di a g sul territorio nazionale ed inserisce il territorio di Desenzano del Garda in zona sismica 2, ed in particolare nella sottozona caratterizzata da valori di a g compresi tra e (accelerazione massima al suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni). Più recentemente nell ambito della revisione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008) sono state adottate le stime di pericolosità sismica del progetto S1, concludendo il percorso iniziato nel Tali stime superano il concetto di classificazione a scala comunale e sulla base di 4 zone sismiche. Tuttavia le 4 zone sismiche mantengono una funzione prevalentemente amministrativa. La Regione Lombardia ha stabilito nella D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008 (punto 1.4.3) che la suddivisione del territorio in zone sismiche (ai sensi dell OPCM 3274/03) individua unicamente l ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase pianificatoria e specifica altresì che ai sensi del D.M. 14/01/2008, la determinazione delle azioni sismiche in fase di progettazione non è più valutata riferendosi ad una zona sismica territorialmente definita, bensì sito per sito, secondo i valori riportati nell All. B al citato D.M.. I dati riportati nell All.B del D.M. 14/01/2008 coincidono per lo più con quelli riportati nell Ord. 3519/2006, e sono in ogni caso determinabili mediante le coordinate geografiche e l utilizzo di programmi applicativi, quali Spettri- NTC ver (vedi paragrafi successivi). 25

27 Si forniscono in proposito i dati di pericolosità sismica riportati sul link relative al sito d interesse: Con l entrata in vigore del nuovo Testo Unico, che definisce con D.M. 14/01/08 le Norme Tecniche per le Costruzioni, è divenuto vigente l obbligo di eseguire la progettazione in prospettiva sismica in tutte le aree classificate in zona sismica. Tuttavia le stesse NTC/08, per siti ricadenti in zona sismica 4, ammettono metodi di calcolo previsti dalle normative precedenti (Cap. 2.7 del D.M. 14/01/08 - Verifiche alle Tensioni Ammissibili secondo il D.M. 14/02/92, il D.M. 20/11/87 ed il D.M. 11/03/88) per costruzioni di tipo 1 e 2 e per Classi d Uso I e II; si prescrive che in tal caso le azioni sismiche debbano essere valutate secondo il D.M. 16/01/1996, assumendo pari a 5 il Grado di sismicità S. Spetta in ogni caso al Progettista la definizione delle normativa cui risulta assoggettato l intervento di progetto. Nel caso in cui fosse ammissibile la progettazione secondo le vecchie normative sismiche si potrà tener conto di valori di a g correlabili alla III categoria simica. In tal caso la normativa sismica, ai sensi del D.M. del 16/01/96, prevede un valore di a g = 0.04 g. 26

28 5. CAMPAGNA DI INDAGINE GEOGNOSTICA I punti di indagine, la cui ubicazione è riportata nella planimetria allegata, sono stati distribuiti sull intera area in esame in funzione della logistica dei luoghi e di una distribuzione omogenea rispetto alla posizione dei manufatti di progetto. Le metodologie ed i risultati dei dati acquisiti sono finalizzati alla definizione dei seguenti punti: ricostruzione stratigrafica e sismica dei terreni presenti modalità di circolazione idrica sotterranea caratterizzazione geotecnica e sismica dei terreni di fondazione Le indagini sono state eseguite dalla ditta GEOrgTESTING s.r.l. secondo le prescrizioni e gli oneri contenuti nelle raccomandazioni A.G.I. (1977) ed alla presenza costante del geologo. 5.1 SONDAGGIO A CAROTAGGIO CONTINUO E stato eseguito n. 1 sondaggio a carotaggio continuo mediante perforatrice idraulica montata su cingolato (mod. Beretta T51), e tecnica di avanzamento con carotiere semplice (diametro 101 mm) e di tubi di rivestimento (diametro 127 mm). Il sondaggio è stato eseguito a partire dal p.c. esistente posto a quota (da rilievo progettuale) 81,60 m ed è stato approfondito fino a -30 m, con recupero del 100% dei materiali attraversati. In avanzamento con la perforazione, a differenti quote, sono state eseguite complessivamente n. 7 prove S.P.T. con maglio a sganciamento automatico. Sulle carote di terreno, laddove possibile sono state eseguite misure speditive mediante Pocket Penetrometer e Vane test. 5.2 PROVE PENETROMETRICHE DINAMICHE STANDARD (DPHS-SCPT) Strumentazione e Metodologia Sono state eseguite n. 10 prove penetrometriche dinamiche standard, mediante penetrometro DPHS Pagani TG 63/200 e TG 73/100, con avanzamento delle aste e dei rivestimenti ogni 30 cm. L andamento delle prove, riferito al p.c. attuale, è riassunto nei diagrammi allegati. La prova penetrometrica dinamica, DPSH-SCPT, è una prova puntuale che consiste nell infiggere verticalmente nel terreno una punta conica metallica posta all estremità di un asta di acciaio prolungabile ad una batteria di aste di diametro di 36 mm le quali possono scorrere all interno ed alternativamente ad un rivestimento esterno, anch esso di acciaio, avente un diametro di 48 mm. L energia di infissione è fornita da un maglio del peso di 73,0 kg che cade da un altezza costante di 75,0 cm, per mezzo di un dispositivo di sganciamento automatico compiendo per ogni battuta un lavoro specifico pari a 234 kj/mq. Nel corso della prova si rileva il numero di colpi necessari per la penetrazione di 30 cm della punta ed alternativamente del rivestimento. La diffusione di questo tipo di prova e la sua standardizzazione consentono di ottenere una soddisfacente caratterizzazione dei terreni 27

29 indagati ed un interpretazione dei fondamentali parametri geotecnici, attraverso l utilizzo delle principali correlazioni presenti in bibliografia. Dal valore di N SCPT (numero di colpi per 30 cm di infissione delle aste) può essere ricavato il corrispondente valore di N S.P.T. mediante la relazione: N DPSH = 0.6 N S.P.T. Le prove sono state spinte ad una profondità massima di -15,60 m rispetto al p.c. attuale; esse risultano in ogni caso correlabili tra loro e con il sondaggio, nonché con altre prove eseguite in aree prossime a quella in oggetto e/o in contesti omologhi (Loc. Maiolo) e sufficientemente rappresentative dei materiali di riporto e dei terreni naturali presenti entro i primi 6/7 m dal p.c. attuale. Oltre tale profondità l andamento della prova risulta poco significativo in quanto la presenza di terreni con frazione argillosa, lungo tutta la verticale di prove, comporta fenomeni di coesione-adesione sulle aste, non protette dai rivestimenti (per i quali è stato riscontrato il rifiuto alla penetrazione a circa -4,50/-6,00 m dal p.c.). L andamento delle prove, riferito al p.c., è riassunto nei diagrammi allegati; sono state riportate nei tabulati la quota di inizio foro riferita alle tavole di rilievo progettuale per una migliore esemplificazione delle correlazioni tra le unità geotecniche riconosciute nel sondaggio e nelle prove penetrometriche sia dinamiche che statiche, tenendo conto della morfologia originaria e dei piani di esecuzione delle indagini geognostiche. 5.3 PROVE PENETROMETRICHE STATICHE Sono state eseguite n. 5 prove penetrometriche statiche (C.P.T.) con penetrometro statico PAGANI TG 63/200 tipo GOUDA da 20 ton, dotato di punta meccanica tipo Begemann con lettura e memorizzazione digitale dei valori misurati. Nella prova penetrometrica statica viene infissa nel terreno una punta conica, avente un angolo di apertura pari a 60, un diametro di 35,7 mm e una superficie di 10 cm 2, mediante un attrezzatura di spinta ed una batteria di aste ad una velocità costante di 2 cm/s ± 0,5 cm/s. Al di sopra della punta si ha il manicotto, con un diametro pari a 35,7 mm, una lunghezza di 133 mm ed una superficie di 150 cm 2, sul quale viene misurata la resistenza di attrito laterale (f s ). La punta utilizzata è la punta meccanica di tipo Begemann. La prova penetrometrica statica CPT (Cone Penetration Test), può essere eseguita in una vasta gamma di terreni che vanno dalle sabbie dense alle argille tenere ed è tra le più significative per valutare la successione stratigrafica di un terreno, identificando la natura degli strati attraversati e fornendo una stima di alcuni parametri geotecnici. Durante l avanzamento in continuo della punta a velocità costante (v = 2 cm/s) vengono rilevati ad intervalli regolari di 0,20 m i seguenti parametri: 28

30 FASE 1. La punta conica viene fatta avanzare nel terreno per 4 cm mediante la spinta che viene esercitata su una batteria di aste di piccolo diametro, le quali scorrono liberamente all interno di una batteria di tubi di rivestimento. In questa circostanza viene misurata la resistenza alla punta (q c ). (Resistenza alla Punta qc (kg/cmq) = L punta/10) FASE 2. Successivamente all infissione della sola punta conica, questa viene fatta avanzare sempre mediante la batteria di aste interne di altri 4 cm insieme al manicotto laterale. In questa occasione viene misurata la resistenza totale data dalla somma della resistenza alla punta e di quella laterale del manicotto. (Resistenza Laterale Locale = fs (kg/cmq) = (L laterale L punta) / 150); FASE 3. In questa fase, agendo sui tubi esterni, si ha la ricomposizione dello strumento (8 cm) e si procede all avanzamento di tutto l insieme, punta conica - manicotto laterale rivestimento, per altri 12 cm. (Resistenza Totale = Rt (kg) = L totale) RIVESTIMENTO MANICOTTO PUNTA ASTINA INTERNA POSIZIONE 1 FASE 1 avanzamento della punta di 4 cm POSIZIONE 2 FASE 2 avanzamento della punta e del manicotto di 4 cm FASE 3 ricomposizione della strumentazione POSIZIONE 3 POSIZIONE 4 FASE 3 Avanzamento di tutta la batteria per 12 cm In sostanza si ottiene, ogni 20 cm di verticale di indagine una informazione relativa alla resistenza alla punta (qc) ed una relativa alla resistenza laterale (fs). Quest ultima viene ottenuta sottraendo alla resistenza totale misurata nella FASE 2 la resistenza alla punta misurata nella FASE 1. R laterale = R totale R punta La buona diffusione di questo tipo di prova e la standardizzazione delle modalità operative consentono di ottenere una significativa caratterizzazione dei terreni interessati, nonché un attendibile identificazione geotecnica dei parametri caratteristici e di conseguenza l utilizzo delle formule geotecniche principali. Le valutazioni litologiche vengono eseguite in base al rapporto qc/fs (Begemann 1965 raccomandazioni AGI 1977) ed al diagramma di Searle. POSIZIONE 5 Le prove sono state spinte fino ad una profondità massima di -25,20 m dal p.c e risultano correlabili con il sondaggio S1, nonché con le prove penetrometriche dinamiche standard eseguite entro la stessa area. L andamento delle prove è riferito al p.c. attuale ed è riassunto nei diagrammi e nelle tabelle allegati. 29

31 5.4 INTERPRETAZIONE DEI DATI DERIVATI DALLE PROVE PENETROMETRICHE E DAL SONDAGGIO Schematicamente, in relazione ai risultati delle indagini possono essere distinte le seguenti unità: Terreno vegetale e rimaneggiato: si ha una coltre di terreno rimaneggiato prevalentemente limoso-sabbioso e limoso-argilloso-sabbioso, di spessore variabile compreso tra 0,60 m e 2,00 m. Il grado di addensamento risulta scarso. Unità A1: fino ad una profondità di circa -3,00/-5,20 m dalla quota del p.c. attuale si hanno depositi di piana di ritiro prevalentemente limoso-argillosi e argilloso-limosi, di colore marrone chiaro, per lo più da mediamente consistenti a consistenti. Sono altresì presenti intercalazioni sabbioso-limose, sature, scarsamente addensate. Unità B1: Fino ad una profondità di circa -9,40/-21,00 m dal p.c. attuale è presente un unità geotecnica correlabile a depositi di piana di ritiro prevalentemente argillosi, con subordinata frazione limosa e rari clasti di ghiaia da scarsamente a mediamente consistenti. Possono essere presenti livelli più francamente limoso-sabbiosi o limoso-argillosi, saturi, scarsamente consistenti e/o ciottoli e trovanti. Unità B2: Oltre la profondità di circa -9,40/-21,00 m dal p.c. attuale indicano la presenza di unità geotecniche costituite da argille limose talora debolmente ghiaiose o con rari clasti di ghiaia, di colore grigio, da mediamente consistenti a consistenti correlabili ancora a depositi di piana di ritiro. 5.5 PIEZOMETRI Durante l avanzamento alla perforazione del sondaggio a carotaggio continuo è stato riscontrato un livello saturo d acqua a circa -2,40 m dal p.c. attuale.; è stato quindi posto in opera un piezometro in PVC, del diametro di 2, fenestrato a partire da -1,0 m dal p.c. fino a -10,00 m dal p.c., per la misura del livello piezometrico. Per lo schema del piezometro si rimanda alla stratigrafia in allegato. In data 01 Giugno 2010 è stato misurato un livello piezometrico pari a -1,92 m dal p.c. attuale. Durante l esecuzione delle prove penetrometriche, in numerosi punti di prova, è stata riscontrata la presenza di fenomeni di circolazione d acqua nelle unità superficiali (unità geotecniche A1) in corrispondenza di livelli limoso-sabbiosi maggiormente permeabili sostenuti alla base da livelli argilloso-limosi scarsamente permeabili. Entro i fori delle prove SCPT1-SCPT2-SCPT4-SCPT5-SCPT8-SCPT9-CPT1bis e CPT5 sono stati posti in opera piezometri da ½ ; in data 01 Giugno 2010 è stato misurato un livello piezometrico compreso tra -1,27 m e -2,35 m dal p.c. attuale. La presenza di circolazione d acqua superficiale risulta, comunque, in accordo con l assetto idrogeologico dell area (vedi paragrafi precedenti, 3.6). 30

32 5.6 INDAGINE SISMICA DATI SISMOSTRATIGRAFICI Al fine di verificare il comportamento sismico dei terreni di fondazione è stata condotta una specifica indagine per determinare la velocità di propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo. In particolare è stato eseguito uno stendimento di sismica multicanale con acquisizione delle onde superficiali, anche a bassa frequenza, ed analisi dei dati mediante metodologia MASW, finalizzato alla definizione della velocità di propagazione delle onde s nei primi 30 m di profondità dal p.c. (Vs 30 ), come richiesto dalla normativa vigente. L acquisizione dei dati è avvenuta secondo le modalità common-shot gathers, utilizzando strumentazione Geometrics costituita da un sismografo modulare GEODE a 24 canali, con collegati 24 geofoni verticali GEOSPACE (GS11D) con frequenza di 4,5 Hz e puntale da 3. L energizzazione è stata ottenuta mediante massa battente, collocata all esterno dello stendimento dei geofoni. E stata quindi utilizzata la procedura di analisi MASW (Multi-channel Analysis of Surface Waves); i dati acquisiti sono stati elaborati mediante il software winmasw (creato dalla Eliosoft- Università degli Studi di Trieste). Il risultato finale è la determinazione, in corrispondenza di ciascuno stendimento sismico del profilo verticale medio della V S (velocità delle onde di taglio). La procedura di analisi MASW utilizza la propagazione nel sottosuolo delle onde di superficie. Infatti le onde di Rayleigh (o di superficie) in un mezzo non stratificato si propagano in maniera lineare in funzione della distanza del geofono, al contrario in un mezzo stratificato subiscono il fenomeno della dispersione. La curva di dispersione permette quindi di determinare le caratteristiche del sottosuolo. La velocità di propagazione per una certa lunghezza d onda (, quindi frequenza, è infatti influenzata dalle proprietà che il mezzo possiede fino ad una profondità di - /2). La velocità delle onde di Rayleigh (V R ) è correlabile alla Vs, essendo pari a circa il 90% della velocità delle onde di taglio (Vs). Particolare attenzione nell interpretazione dei dati deriva dalla considerazione che gli spostamenti indotti dalle onde di superficie sono correlabili a diversi modi (frequenze diverse), che possono sovrapporsi, soprattutto nel dominio f-k, in funzione dei seguenti fattori: distribuzione dell energia tra i vari modi particolari conformazioni geologiche array utilizzato in fase di acquisizione. Se avviene tale sovrapposizione, può generarsi una curva di dispersione apparente, che può risultare fuorviante in fase di interpretazione e quindi nella successiva inversione. Al fine di individuare i modi non correlabili alla successione stratigrafica si eseguono numerosi scoppi a distanze variabili rispetto allo stendimento. Tutte le curve di dispersione vengono quindi visionate prima di procedere al processing del dataset prescelto. I modi superiori, se correttamente riconosciuti, concorrono ad elaborare un modello maggiormente vincolato e non costituiscono un disturbo. Tenuto conto di quanto richiesto per l applicazione della normativa relativa alla progettazione geotecnica, si ritiene che la metodologia di analisi MASW, la cui validità tecnica e scientifica risulta 31 Metodologia - Acquisizione dati

33 oramai consolidata, risulti pienamente idonea alla definizione dei dati richiesti. Tale scelta risulta avvalorata dalle seguenti considerazioni: 1. La percentuale di energia convertita in onde Rayleigh è di gran lunga predominante (67%) rispetto a quella coinvolta nella generazione e propagazione delle onde P (7%) ed S (26%). 2. L ampiezza delle Surface Waves dipende da r e non da r come per le Body Waves. 3. Il metodo MASW non è limitato, a differenza del metodo a rifrazione, dalla presenza di inversioni di velocità in profondità. 4. Il metodo MASW è contraddistinto da una buona risoluzione, a differenza del metodo a riflessione. 5. La propagazione delle onde di Rayleigh, anche se influenzata dalla Vp e dalla densità, è funzione innanzitutto della Vs, parametro di fondamentale importanza nella caratterizzazione geotecnica di un sito (categoria di suolo in base al Testo Unico). La stima dell andamento in profondità delle velocità Vs, mediante acquisizione sismica multicanale, viene ottenuta tramite inversione delle curve di dispersione delle onde di Rayleigh. La procedura prevede la possibilità di considerare tanto il modo fondamentale che quelli superiori e consta di due fasi operative principali: Determinazione dello spettro di velocità - Individuazione delle curve di dispersione Determinazione dell andamento della velocità delle onde di taglio (Vs) sulla verticale - Inversione e/o modelling diretto della curva di dispersione Sismostratigrafia Vengono qui di seguito riportati i dati, le procedure ed i risultati relativi allo stendimento sismico predisposto entro l area oggetto di studio. L ubicazione dello stendimento è stata scelta in funzione della logistica dei luoghi. L allineamento ha previsto l utilizzo di 24 geofoni, posti ad una distanza reciproca di 2 m ed una serie di scoppi esterni all ultimo geofono con offset variabili ( m) e diversa intensità di energizzazione. 32

34 Fase 1 - Determinazione spettro di velocità e picking della curva di dispersione La prima operazione eseguita è la lettura del file acquisito in campagna (common-shot gather 3.dat). Una volta caricati i dati si procede con il calcolo dello spettro di velocità. Viene indicato come unico vincolo le massime e minime velocità e frequenze (in altri termini i limiti dello spettro di velocità). Nel caso in esame sono stati individuati, dapprima mediante modellazione diretta, un modo fondamentale ed un modo superiore, utilizzati per la successiva inversione della curva di dispersione. Fase 2 - Inversione della curva di dispersione Il secondo passo da affrontare per ottenere il profilo verticale della Vs è l inversione della curva di dispersione precedentemente piccata. Nel contesto in esame poiché il gradiente di velocità non subisce variazioni drastiche è valida, per determinare il possibile spazio di ricerca, la cosiddetta assunzione /2 (data una certa lunghezza d onda si assume che la sua velocità di propagazione dipenda dalle caratteristiche del mezzo ad una profondità pari a /2). I limiti del search space ( spazio di ricerca o spazio dei parametri ) prescelti sono in ogni caso piuttosto ampi. Per l elaborazione dei modelli di velocità è stato impostato l utilizzo di 5 strati, compatibile con l assetto stratigrafico del sito d interesse e con le finalità del presente studio. Alcuni parametri genetici sono stati considerati pari a valori standard; i tassi di crossover e di mutazione sono fissati ad esempio sui valori di 0.75 e

35 Dati relativi all elaborazione dello shot 2: dataset: 3.dat - offset minimo (m): 10 - distanza intergeofonica (m): 2 campionamento msec): curva di dispersione: DesenzanoTassereFile3.cdp Numero di individui: 40 - Numero di generazioni: 41 Numero di modelli utilizzati per il calcolo del modello medio: 1591 Velocità medie stimate: VS (m/s): Deviazione standard (m/s): Spessore (m): Deviazione standard (m): Stima approssimativa di Vp, densità e moduli elastici Stima della Vp (m/s): Stima della densità (gr/cm3): Rapposto VP/VS: Modulo di Poisson: Modulo di Young (MPa): Modulo di Taglio (MPa): Costante di Lamé (MPa): Modulo di compressione (MPa): Si sottolinea che i parametri geotecnici, sopra riportati, sono riferiti a moduli dinamici e quindi a condizioni di bassa deformazione. I valori ottenuti sono stati infatti stimati in base alle deformazioni indotte nel terreno dalla propagazione delle onde sismiche. L entità ridotta di tali deformazioni comporta alti valori dei moduli dinamici calcolati. Per deformazioni significativamente superiori, come di norma nei calcoli geotecnici, i valori stimati dovranno quindi essere idoneamente corretti tenendo conto della funzione matematica che ne regola la diminuzione in funzione dello sforzo applicato e della deformazione risultante. Modello Medio VS5 del modello medio: 192 m/s - VS20 del modello medio: 238 m/s VS30 del modello medio: 280 m/s Possibile Tipo di Suolo: C (stimato esclusivamente in base ai dati sismici e sulla base del modello medio) ATTENZIONE! La classificazione del terreno è di pertinenza dell'utente, che ne deve valutare la tipologia sulla base della normativa e del profilo verticale VS. 34

36 winmasw 4.0 Software per la determinazione dello spettro di velocità e l'inversione della curva di dispersione secondo il metodo MASW - Multichannel Analysis of Surface Waves Si riassume qui di seguito una sezione sismostratigrafica schematica. 35

37 6. MODELLO GEOTECNICO- GEOFISICO Mediante i dati illustrati (vedi paragrafi precedenti) ed i rilievi geologici è stato possibile procedere alla definizione di un modello geotecnico per il sito di progetto. Il modello geofisico è stato ipotizzato correlando i dati geotecnici con quelli sismici acquisiti mediante lo stendimento di sismica multicanale con registrazione delle onde superficiali (metodologia MASW). Viene schematizzata la successione stratigrafica dei terreni presenti prendendo come riferimento il piano campagna attuale (zero penetrometrico e zero di sondaggio): Coltre Vegetale TERRENO RIMANEGGIATO Da 0,00 m a -0,60/-2,00 m dal p.c.: si ha l unità geotecnica corrispondente alla coltre vegetale ed al terreno vegetale e/o rimaneggiato prevalentemente limoso-sabbioso con scarso grado di addensamento, a caratteristiche geotecniche da scadenti a molto scadenti. Lo spessore risulta per lo più contenuto (0.60/1.50 m) ma localmente le prove CPT2 e CPT3 indicano la presenza di maggiori spessori (fino a circa 2 m) correlata probabilmente all andamento di fossi drenanti, ancora presenti entro l area d intervento. Tali terreni, a bassa velocità di propagazione delle onde s (Vs pari a circa m/sec) non risultano idonei alla posa di strutture di fondazione. UNITA A1 Da -0,60/-2,00 m a -3,00/-5,20 m dal p.c.: si ha l unità geotecnica A1 rappresentata prevalentemente da depositi limoso-argillosi e argilloso-limosi, per lo più da mediamente consistenti a consistenti, di colore marrone chiaro. Sono altresì presenti intercalazioni sabbioso-limose, sature, scarsamente addensate. A questi terreni possono essere assegnati parametri geotecnici di resistenza piuttosto variabili, che risultano compresi nell intervallo di valori di seguito elencato: 19 kn/m 3 Peso unitario del terreno Cu kpa Coesione non drenata 0 Angolo di resistenza al taglio efficace Vs m/sec Velocità delle onde S 36

38 UNITA B1 Da -3,00/-5,20 m a -9,40/-21,00 m dal p.c.: si ha l unità geotecnica B1 costituita da depositi prevalentemente argillosi, con subordinata frazione limosa e rari clasti di ghiaia, da scarsamente a mediamente consistenti, di colore grigio. Possono essere presenti livelli più francamente limososabbiosi, saturi, scarsamente addensati e/o ciottoli e trovanti. Anche i parametri geotecnici di questi terreni appaiono distribuiti in un ampio intervallo di valori, che possono essere così schematizzati: kn/m 3 Peso unitario del terreno Cu kpa Coesione non drenata 0 Angolo di resistenza al taglio efficace Vs m/sec Velocità delle onde S UNITA B2 Oltre -9,40/-21,00 m: si ha l unità geotecnica B2 rappresentata da argille limose talora debolmente ghiaiose o con rari clasti di ghiaia, da mediamente consistenti a consistenti. A questi terreni possono essere assegnati i seguenti parametri geotecnici di resistenza: kn/m 3 Peso unitario del terreno Cu kpa Coesione non drenata 0 Angolo di resistenza al taglio efficace Vs m/sec Velocità delle onde S In base ai dati sismostratigrafici, oltre la profondità raggiunta nel corso dell indagine geognostica, i depositi dell unità B2 sembrano prolungarsi fino ad almeno -30 m dal p.c.; a partire da circa -20 m dal p.c. sono state riscontrate, anche nel sondaggio S1 e nella prova CPT1bis, unità geotecniche a maggiori velocità di propagazione delle onde S (Vs dell ordine di circa 430 m/sec) e quindi maggiormente consistenti (Cu> 100 kpa). 7. PERMEABILITA DEI TERRENI La permeabilità di un terreno è essenzialmente funzione della sua porosità efficace e viene espressa dal coefficiente di permeabilità (k) che ha la dimensione di una velocità. Nell area in oggetto da un punto di vista idrogeologico si hanno terreni argilloso limosi seppure non omogenei. I depositi morenici possono essere considerati terreni a permeabilità molto bassa (permeabilità in pratica nulla) che ostacolano la filtrazione idrica in verticale. Di conseguenza i terreni argillosi presenti entro il sito di intervento non sono idonei pertanto alla realizzazione di pozzi per la dispersione di acqua per subirrigazione. 37

39 8. RISPOSTA SISMICA DEL SITO Per la valutazione dell Azione Simica il Testo Unico (D.M. 14/01/08) richiede l utilizzo dei metodi, delle formule e delle tabelle in esso riportate, nonché l applicazione di quanto previsto ai paragrafi , , e Non sono state condotte specifiche analisi di Risposta Sismica Locale; sono stati quindi utilizzato i metodi semplificati previsti dal D.M. 14/01/08. Nei paragrafi successivi verrà in ogni caso eseguita l analisi del rischio sismico ai sensi della D.G.R. 8/7374 del 2008, per verificare che i parametri sismici normativi siano sufficientemente cautelativi rispetto alla pericolosità sismica del sito ed ai possibili fenomeni di amplificazione locale. L indagine geognostica e sismica e lo studio geologico hanno quindi permesso di definire un modello geologico-geotecnico e geofisico e di analizzare le caratteristiche geomorfologiche del sito al fine di definire la Categoria di Sottosuolo e la Categoria Topografica, che potranno essere utilizzate per la stima dell Azione Sismica e più in generale per la progettazione delle opere. Mediante il programma Excel Spettri-NTC (ver ) è possibile definire gli Spettri di Risposta Elastici ed i Parametri di Pericolosità Sismica definiti per il sito di progetto sulla base dei risultati del progetto S1 INGV (Fase 1). Lo sviluppo delle Fasi 2 e 3, per la definizione degli Spettri di Risposta Elastici di progetto, relativi ai vari Stati Limite, necessita la conoscenza e/o la scelta di parametri progettuali di competenza dei Tecnici Progettisti delle opere. Nei paragrafi successivi si forniscono quindi, per quanto di pertinenza del Geologo, i dati inerenti la Risposta Sismica e la Pericolosità Sismica del Sito nonchè i parametri sismici normativi (Fase 1 e parzialmente Fase 2). Si rimane altresì disponibile per un eventuale sviluppo congiunto, delle fasi 2 e 3 e quindi della definizione dei parametri relativi all azione sismica di progetto. 38

40 8.1 CATEGORIA DI SOTTOSUOLO E CATEGORIA TOPOGRAFICA Viene di seguito fornita una classificazione e caratterizzazione dei terreni secondo quanto indicato dalle norme tecniche per il progetto sismico allegate al D.M. 14/01/08. Il sottosuolo è stato classificato secondo le tabelle allegate al D.M. 14/01/08 e riportate di seguito: Il valore di Vs 30 è stato stimato utilizzando i dati sismostratigrafici a partire, cautelativamente, dal p.c. attuale e secondo l espressione: Secondo il D.M.14/01/08 e tenuto conto dei dati sismostratigrafici relativi ai terreni d interesse possono essere stimati i seguenti valori di Vs 30 : ~280 m/sec In base ai dati sismostratigrafici può quindi essere definita una categoria di sottosuolo C. Tale categoria dovrà risultare in ogni caso compatibile con quanto risultante dall analisi di 2 livello (vedi capitolo relativo). Si elaborano quindi anche i dati relativi all amplificazione anche per la Categoria di Sottosuolo D. 39

41 Per quanto concerne le caratteristiche geomorfologiche si potrà fare riferimento alla tabella 3.2.IV del D.M. 14/01/08. Per il sito di progetto, sub-pianeggiante, si potrà tenere conto di una categoria topografica T PERICOLOSITA SISMICA DEL SITO PARAMETRI SISMICI DI RIFERIMENTO Per il sito di progetto, possono essere stimati per varie frequenze annuali di superamento, i valori dei parametri sismici normativi (a g, F 0 e Tc*) relativi alla Pericolosità Sismica mediante il programma Spettri-NTC ver.1.0.3, utilizzando le coordinate geografiche. Nel caso specifico tenuto conto della classe d uso dell edificio di progetto (Classe IV paragrafo NTC-08) è stata scelta una strategia di progettazione per edifici con affollamenti ordinari (Fase 2). In particolare si propongono i seguenti parametri progettuali ed i relativi periodi di riferimento da utilizzare per i diversi Stati Limite: 40

42 Vita Nominale della costruzione (in anni) - V N 50 Coefficiente d uso della costruzione - C U 1 Periodo di Riferimento per la costruzione (in anni) T R SLO 30 SL D 50 SL V 475 SLC 975 I valori dei parametri sismici normativi (a g, F 0 e Tc*) relativi alla pericolosità sismica stimati secondo la strategia di progettazione per edifici pubblici e strategici sono di seguito elencati: Si allegano gli spettri di risposta elastici per i periodi di ritorno T R associati a ciascuno SL, nonchè i diagrammi con la variabilità dei valori dei parametri a g, F 0 e Tc* in funzione del periodo di ritorno T R associati a ciascun SL. Si rimanda al Tecnico Progettista delle Strutture, o ad un eventuale valutazione congiunta, la determinazione (Fase 3) dell Azione Sismica di Progetto e quindi dello Spettro di Progetto Elastico (SLE) o Inelastico (SLU). 41

43 8.3 AMPLIFICAZIONE STRATIGRAFICA (S s ) E TOPOGRAFICA (S t ) Per l utilizzo dei metodi, delle formule e delle tabelle riportate nella nuova revisione del Testo Unico (D.M. 14/01/08) si potrà tenere conto della categoria di sottosuolo stimata e dei valori dei parametri di pericolosità sismica del sito e potranno essere applicate le seguenti espressioni: Per l intervento di progetto per le verifiche allo Stato Limite di Danno (SLD) ed allo Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV) si possono utilizzare i seguenti valori: CATEGORIA DI SOTTOSUOLO C SLD S S 1,500 SLV S S 1,468 C C 1,664 C C 1,606 CATEGORIA DI SOTTOSUOLO D SLD S S 1,800 SLV S S 1,800 C C 2,512 C C 2,379 Per tener conto delle condizioni topografiche e in assenza di specifiche analisi di risposta sismica locale, si utilizzano i valori del coefficiente topografico St riportati nella seguente tabella: Per il sito d intervento si potrà tenere conto di una categoria topografica T1, che comporta valori di S T ininfluenti, con valori pari a ANALISI DEL RISCHIO SISMICO PERICOLOSITA SISMICA LOCALE AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 DEL

44 9.1 ANALISI DI 1 LIVELLO In questo capitolo verrà eseguita una valutazione del rischio sismico correlato alle particolari condizioni geologiche e geomorfologiche dell ambito in cui è inserita l area di progetto. Sarà quindi valutata l amplificazione sismica locale secondo la metodologia e le procedure indicate nell All. 5 della D.G.R. n 8/7374 del Le condizioni locali possono infatti influenzare, in occasione di eventi sismici, la pericolosità sismica di base producendo effetti di cui si deve tener conto nella valutazione della pericolosità sismica di un area. Gli effetti indotti da particolari condizioni geologico-morfologiche sono infatti in grado di produrre danni diversificati su fabbricati con caratteristiche analoghe, entro zone anche ravvicinate (fino a poche decine di m). In tali situazioni si possono verificare fenomeni di focalizzazione dell energia sismica incidente, con esaltazione delle ampiezze delle onde, fenomeni di riflessione multipla con variazione delle ampiezze delle vibrazioni e delle frequenze del moto. Il primo elemento indispensabile per qualsiasi studio finalizzato al riconoscimento delle aree potenzialmente pericolose dal punto di vista sismico è l individuazione della categoria del terreno. Nel caso in esame la definizione di questo parametro è stata ottenuta mediante l esecuzione delle indagini sismiche e geognostiche (vedi paragrafi precedenti). La procedura prevede quindi la valutazione di vari gruppi di effetti locali: Effetti di sito o di amplificazione sismica locale Effetti di instabilità Effetti di cedimenti e/o liquefazione Per l area d interesse verranno valutati gli effetti di sito, mentre sono da escludere effetti di cedimenti e/o liquefazione ed effetti di amplificazione correlati ad instabilità dei luoghi. Effetti di sito o di amplificazione sismica locale Gli effetti di amplificazione sismica locale o di sito sono rappresentati dall insieme delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza che il terremoto di riferimento, relativo al bedrock, può subire durante l attraversamento degli strati di terreno sovrastanti il bedrock, a causa dell interazione delle onde sismiche con le particolari condizioni locali. Si distinguono quindi gli effetti di amplificazione topografica e quelli di amplificazione litologica. Gli effetti di amplificazione topografica si verificano quando le condizioni locali sono rappresentate da morfologie superficiali articolate e da irregolarità topografiche in generale. Gli scenari di pericolosità sismica locale cui si correlano effetti di amplificazione topografica sono riportati nella Tab. 1 dell All.5 della D.G.R. 8/7374 del 2008: Sigla SCENARIO DI PERICOLOSITA SISMICA LOCALE EFFETTI 43

45 Z3a Z3b Zona di ciglio H> 10 m (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica) Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo Amplificazioni topografiche Nessuno di questi scenari è riconoscibile per le aree d interesse, caratterizzate da un andamento pianeggiante. Gli effetti di amplificazione litologiche o geometriche si verificano quando le condizioni locali sono rappresentate da morfologie sepolte (bacini sedimentari, chiusure laterali, corpi lenticolari, eteropie ed interdigitazioni, gradini di faglia, ecc.) e da particolari profili stratigrafici costituiti da litologie con determinate proprietà meccaniche. Tali condizioni possono generare esaltazione locale delle azioni sismiche trasmesse dal terreno, fenomeni di risonanza fra onda sismica incidente e modi di vibrare del terreno e fenomeni di doppia risonanza fra periodo fondamentale del moto sismico incidente e modi di vibrare del terreno e della sovrastruttura. Gli scenari di pericolosità sismica locale cui si correlano effetti di amplificazione litologica sono riportati nella Tab. 1 dell All.5 della D.G.R. 8/7374 del 2008: Sigla SCENARIO DI PERICOLOSITA SISMICA LOCALE EFFETTI Z4a Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi Z4b Zona pedemontana di falda di detrito, conoide alluvionale e conoide deltizio-lacustre Amplificazioni litologiche e geometriche Z4c Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi le coltri loessiche) Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluvio-colluviale L area interessata dal piano di progetto ricade in un contesto morenico a cui è correlabile uno scenario di tipo Z4c. Verranno quindi applicate le procedure di 2 livello. 9.2 STIMA DEGLI EFFETTI LITOLOGICI E DEL FATTORE DI AMPLIFICAZIONE DI SITO (2 Livello di approfondimento All. 5 della D.G.R. 8/7473 del 28/05/2008) Tenuto conto di tutti i dati illustrati nei precedenti paragrafi ed in particolare dei dati sismostratigrafici e quindi del modello stratigrafico-geofisico-geotecnico evidenziato, sono state applicate entro il sito di progetto le procedure finali dell All.5 della D.G.R. 8/7374 per la stima degli effetti litologici e del relativo Fattore di amplificazione di sito (Fa di sito). I terreni possono essere classificati, sulla base dei dati geotecnici e sismostratigrafici e secondo le tabelle allegate al D.M. 14/01/08 entro la categoria di suolo C (vedi paragrafi precedenti). 44

46 In accordo con la procedura, per i siti prescelti, la successione stratigrafica di riferimento e lo spessore e la velocità di ciascuno strato, come definiti nel modello geofisico, sono stati riportati nelle Schede di Stima degli Effetti Litologici, in allegato. Il primo passo della procedura prevede la definizione della scheda di valutazione (All. 5 - D.G.R. 8/7374 del 2008) più idonea alla stima degli effetti litologici. Nell elaborazione dei dati sono state utilizzate le schede per le litologie prevalentemente limoso-sabbiose tipo 2, tenuto conto in via prioritaria delle descrizioni litologiche solo se compatibili con i campi di validità riportati nei diagrammi Z-Vs (secondo quanto indicato dalla normativa). Il passo successivo permette la definizione della curva caratteristica da utilizzare per la stima del valore di Fa di sito. La profondità del primo strato (>4 m) e/o del primo strato equivalente e la relativa velocità Vs, definiscono la curva caratteristica da utilizzare ai fini dei calcoli. E stato quindi calcolato il valore del periodo del sito (T), riportato nelle schede in allegato, ottenuto considerando tutta la stratigrafia fino alla profondità in cui il valore è uguale o superiore a 800 m/sec ed utilizzando la formula riportata nell All.5. Si è quindi proceduto alla stima del fattore di amplificazione di sito (Fa di sito): Per un periodo compreso tra 0,1 s e 0,5 s sono stati stimati valori di Fa di sito pari a 2,1. Per un periodo compreso tra 0,5 s e 1,5 s sono stati stimati valori di Fa di sito pari a 1,3. Infine è stato eseguito il confronto con i valori Fa di soglia comunale, definiti dalla D.G.R. 8/7374 del 2008 per le diverse categorie di sottosuolo. Per edifici con periodo T compreso tra 0,1 e 0,5 s si ottengono valori di Fa di sito superiori a quelli di soglia previsti per la categoria di sottosuolo C; i valori di Fa di sito risultano compatibili con quelli di soglia per la Categoria di Sottosuolo D. Per edifici con periodo compreso tra 0,5 s e 1,5 s si ottiene un valore Fa di sito compatibile con quello di soglia previsto per la categoria di sottosuolo C. La normativa sismica vigente è quindi sufficiente a tenere in considerazione i possibili effetti di amplificazione litologica assumendo in progetto la Categoria di Sottosuolo D, per edifici con T compreso tra 0,1 s e 0,5 s, ovvero la Categoria di Sottosuolo C, per edifici con periodo compreso tra 0,5 s e 1,5 s. 45

47 10. INTERVENTO DI PROGETTO PROBLEMATICHE REALIZZATIVE PRESCRIZIONI Il progetto prevede la realizzazione di un complesso residenziale e commerciale entro un più ampio programma integrato d intervento. Il sito collocato a breve distanza dalla fascia costiera ricade in un ambito di piana intermorenica sub-pianeggiante, caratterizzata da depositi di contatto glaciale a granulometria essenzialmente limoso-argillosa. Al di sotto della coltre superficiale di terreno vegetale o rimaneggiato, di spessore massimo pari a circa 2,00 m, è presente la prima unità geotecnica (A1) rappresentata da depositi di piana di ritiro prevalentemente limoso-argillosi e argilloso-limosi, di colore marrone chiaro, da mediamente consistenti a consistenti di spessore pari a circa 3-4 m, con intercalazioni sabbioso-limose scarsamente addensate. Ad essi seguono unità geotecniche correlabili a depositi prevalentemente argillosi di piana di ritiro, da scarsamente a mediamente consistenti di colore grigio (unità geotecnica B1).. A partire da circa -9,40/-21,00 m dal p.c. è presente un unità geotecnica costituita da argille limose talora debolmente ghiaiose, ancora di colore grigio, da mediamente consistenti a consistenti (B2). In entrambe le unità possono essere altresì presenti livelli o lenti più francamente limoso-sabbiosi o limoso-argillosi, saturi, scarsamente consistenti In numerosi punti d indagine sono stati riscontrati fenomeni di circolazione d acqua; le misure piezometriche eseguite indicano la presenza di un acquifero superficiale posto a scarsa profondità dal p.c. ( tra circa -1,27 m e -2,35 m dal p.c. attuale). La presenza di circolazione d acqua superficiale è in accordo con l assetto idrogeologico dell area ed in particolare con la possibile presenza di falde sospese superficiali, che in periodi di piovosità abbondante possono edivenire piuttosto continui. Le scelte progettuali ed i criteri realizzativi dovranno essere finalizzati a garantire, in ogni caso, la verifica della pressione limite, delle resistenze e della capacità portante dei terreni di fondazione in funzione dei cedimenti previsti, nonchè l esecuzione dei fronti di scavo in condizioni di sicurezza e la compatibilità con l assetto idrogeologico ed idrografico del territorio. Per le strutture di fondazione degli edifici si ritiene che la quota di posa ottimale da assumere in progetto sia posta subito al di sotto della coltre vegetale e/o dei terreni rimaneggiati e quindi in corrispondenza del tetto dell unità geotecnica A1. L estrema variabilità dello spessore di tali unità, riscontrata alla scala dell attuale indagine, comporta un oggettiva difficoltà a definire una quota di posa idonea da raggiungere per ciascun lotto. Mediamente si ritiene che tale profondità potrebbe essere pari a circa -1,00/-1,50 m dal p.c.; il maggiore spessore dell unità geotecnica superficiale (terreno rimaneggiato) e/o la presenza di livelli o lenti scarsamente addensati (riscontrate nell ambito dell unità geotecnica A1) comporteranno operazione di bonifica con rimozione di un idoneo strato di terreno a cui dovrà seguire il getto di magrone per raggiungere le unità geotecniche idonee a garantire i carichi di progetto. L esecuzione di piani interrati e/o di profondità di posa tali da asportare interamente l unità geotecnica A1 dovranno essere idoneamente valutati per ogni singolo lotto, in quanto l unità B1 risulta localmente a caratteristiche geotecniche scadenti. Per il piano di posa consigliato sono ammissibili strutture di fondazione a platea o nastriformi, in relazione ai carichi di progetto ed alla loro distribuzione, in grado di garantire carichi di entità media con cedimenti, anche di tipo differenziale, comunque significativi per le strutture di progetto. I 46

48 carichi dovranno risultare omogeneamente distribuiti sulla fondazione soprattutto in caso di platea; si dovrà prevedere la realizzazione di idonei giunti strutturali di svincolo tra porzioni con caratteristiche differenti Il Progettista potrà valutare, soprattutto in caso di realizzazione di interrati, l eventuale opportunità di ricorrere a fondazione profonde, realizzate mediante micropali idoneamente dimensionati ed intestati entro i depositi argillosi limosi, consistenti (unità geotecnica B2). Si dovrà inoltre tener conto che alle profondità d imposta prescritte potranno essere riscontrati fenomeni di filtrazione idrica. L escavazione di terreni sciolti in falda comporta possibili fenomeni di rifluimento e crollo delle pareti di scavo nonchè lo scadimento delle caratteristiche geotecniche dei terreni. Pertanto l esecuzione degli scavi in condizioni di sicurezza e la posa delle strutture di fondazione, in presenza di filtrazione idrica, dovrà prevedere specifiche tecniche realizzative. Si potrà rendere necessaria la posa di opportuni sistemi di drenaggio sul perimetro ed al fondo degli scavi, con l eventuale utilizzo di pompe sommerse e/o l utilizzo di sistemi di abbattimento della falda tipo well point. In ogni caso, per qualsiasi operazione di scavo e movimento terra, al fine di garantire la sicurezza per gli operatori, si raccomanda di mantenere sempre, anche localmente, altezze ed inclinazioni dei fronti di scavo rapportabili con le caratteristiche geotecniche dei materiali presenti. Fronti di scavo in condizioni sub-verticali ed in presenza di materiali con caratteristiche geotecniche scadenti, potrebbero infatti innescare fenomeni di crollo. Gli scavi andranno eseguiti ad idonea distanza dai margini di proprietà, dagli elementi idrografici e dalla loro fascia di tutela. Si sottolinea infine che nella definizione delle quote di progetto del primo piano di calpestio dei fabbricati e dei piazzali e/o parcheggi dovrà essere valutato attentamente la presenza di falde acquifere superficiali ed il livello piezometrico assunto. La realizzazione di eventuali interrati o strutture di fondazione a profondità superiori rispetto al tetto della falda dovrà prevedere oltreché tecniche di scavo corrette anche idonei interventi di impermeabilizzazione. 11. ELEMENTI PER LE VERIFICHE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI Per il D.M. 14/01/08, era prevista (art. 20 della L. 31 del 28/02/2008) una fase transitoria conclusasi al 30/06/2009. Ciò comportava, fino a tale data, la possibilità per il progettista delle strutture e delle opere di fondazione di avvalersi, a propria discrezione, delle nuove norme o di quelle ad esse precedenti. Dopo la sua entrata in vigore esclusiva il D.M. 14/01/08 prevede (Cap. 2.7) che solo per le costruzioni di tipo 1 e 2 e per Classe d uso I e II, limitatamente a siti ricadenti in zona 4, è ammesso il Metodo di Verifica alle Tensioni Ammissibili in deroga all obbligo dei Metodi di calcolo agli Stati Limite. Secondo i metodi ed i criteri richiesti dal D.M. 11/03/88, il calcolo della capacità portante (P amm ) dei terreni di fondazione, riferita alla resistenza al taglio, viene eseguito applicando al valore della pressione limite (P lim ) o pressione a rottura del terreno un coefficiente di sicurezza non inferiore a 3. Il Testo Unico (D.M. 14/01/08), che definisce le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, comporta metodologie di calcolo articolate in maniera alquanto differente. In particolare vengono 47

49 introdotte innovazioni riguardo la valutazione della sicurezza e delle prestazioni delle opere interagenti con i terreni e con le rocce. La valutazione della sicurezza è quindi intesa in termini di Stati Limite per tutte le ipotizzabili situazioni di funzionamento. Spetta in ogni caso al Progettista la definizione delle normativa cui risulta assoggettato l intervento di progetto PARAMETRI GEOTECNICI DI PROGETTO Il piano di posa delle strutture di fondazione (vedi paragrafi precedenti) dovrà risultare coerente con la profondità del terreno a mediocri/buone caratteristiche geotecniche, coincidendo con l unità geotecnica A1. Sono ammissibili strutture di fondazione a platea o nastriformi in grado di garantire carichi di entità media con cedimenti comunque significativi per le strutture di progetto. I carichi dovranno comunque risultare omogeneamente distribuiti sulla fondazione; si dovrà eventualmente prevedere la realizzazione di idonei giunti strutturali di svincolo tra porzioni con caratteristiche differenti. La presenza di spessori maggiori di quelli ipotizzati dell unità geotecnica superficiale scadente e/o di livelli e lenti di terreno scarsamente addensato o scarsamente consistente (riscontrati in fase d indagine anche entro l unità geotecnica A1) in corrispondenza del piano di posa previsto potrà comportare operazione di bonifica con rimozione di un idoneo strato di terreno a cui dovrà seguire il getto di magrone per raggiungere la quota d imposta prevista. In fase d indagine sono stati riscontrati locali, ma piuttosto diffusi, fenomeni di circolazione d acqua a profondità di interesse progettuale, in accordo con l assetto idrogeologico ricostruito per l area in esame; pertanto in tal caso la posa delle strutture di fondazione dovrà prevedere specifiche tecniche realizzative (drenaggi lungo il perimetro ed al fondo dello scavo, con eventuale utilizzo di pompe, e/o la predisposizione di sistemi di abbattimento della falda, tipo well-point). La presenza della falda a scarsa profondità dal p.c., dovrà essere presa in opportuna considerazione dal tecnico progettista. Si prevedono infatti fluttuazioni in positivo ed in negativo del livello freatico in relazione alle stagioni, all andamento delle precipitazioni ed all apporto irriguo. Per tali motivazioni, oltre alle impermeabilizzazioni da realizzarsi in caso di strutture interrate, occorre tenere presente anche la spinta idrostatica che potrebbe instaurarsi al di sotto delle fondazioni. Nel caso di opere interrate o semi interrate, si consiglia un adeguata impermeabilizzazione con guaine e giunti impermeabili da apporre alla base della fondazione, della pavimentazione e della porzione dei muri in elevazione al piano di calpestio. Tale impermeabilizzazione consentirà di contrastare efficacemente l infiltrazione dell acqua evitando anche un eventuale aggressione chimica la quale potrebbe dare origine anche a MAGRON

50 processi di corrosione sia del calcestruzzo sia delle armature metalliche. Per tale motivo, in una struttura interrata, è consigliato il confinamento del reinterro e del calcestruzzo con opportuni materiali di natura bentonitica i quali consentono il generarsi di un gel colloso e consistente che aderendo alla struttura la rende perfettamente impermeabile. Il rivestimento con queste membrane impermeabili ( in figura) dovrà essere realizzato come nello schema avendo la precauzione di inserire un raccordo doppio di giunzione di materiale impermeabile (tipo Water Stop), avente funzione di diaframma, tra piano verticale ed orizzontale ( in figura) da posizionare sulla superficie orizzontale prima di procedere al getto della muratura verticale in corrispondenza della mezzeria del muro. Per tutti questi motivi si consiglia di limitare il più possibile le riprese di getto e di provvedere a collocare anche nei giunti strutturali appositi giunti a tenuta idraulica. Ai fini di una stima preliminare e di larga massima dei carichi limiti e di esercizio si considera l appoggio diretto (approfondimento del piano di posa) o indiretto (bonifica con posa di magrone) sull unità geotecnica A1; si propone quindi di assumere i seguenti parametri di calcolo per fondazioni superficiali: 19 kn/m 3 peso unitario del terreno Cu 80 kpa coesione non drenata 0 angolo di resistenza al taglio efficace Vs m/sec velocità di propagazione delle onde s mediata sui 30 m (ai sensi del D.M. 14/01/2008) C-D (in relazione al periodo dell edificio) T1 Categoria di sottosuolo (ai sensi del D.M. 14/01/2008) Categoria topografica (ai sensi del D.M. 14/01/2008) Tenuto conto della carenza di dati progettuali specifici rispetto ai singoli edifici e della esiguità delle prove rispetto al numero dei fabbricati si richiedono indagini integrative eseguite sui singoli lotti, soprattutto quelli non interessati da alcun punto di indagine. Si raccomanda in particolare di verificare alla scala del singolo intervento i parametri di progetto proposti, soprattutto per quanto concerne la presenza di fenomeni di circolazione d acqua maggiormente continui rispetto a quanto ipotizzabile a larga scala, nonchè lo spessore dei terreni rimaneggiati e dell unità geotecnica A1. Il Progettista dovrà valutare, alla luce delle verifiche eseguite, l eventuale opportunità di tenere debitamente conto della spinta idrostatica e di assumere in progetto il valore del peso unitario del terreno immerso in falda. 49

51 11.2 FONDAZIONI SUPERFICIALI I calcoli sono stati eseguiti in funzione di fondazioni nastriformi ed a platea, assumendo una quota di imposta coincidente con l unità geotecnica A1 definita nel paragrafo precedente e nel rispetto delle modalità operative soprarichieste. Nel caso di fondazioni a platea i carichi dovranno comunque risultare omogeneamente distribuiti sulla fondazione; si dovrà eventualmente prevedere la realizzazione di idonei giunti strutturali di svincolo tra porzioni con caratteristiche differenti. Per la larghezza delle fondazioni sono state considerate varie dimensioni; nei calcoli si è tenuto conto di Df =0,60 m per le fondazioni nastriformi e Df =0,40 m per le fondazioni a platea. Il calcolo della pressione limite (P lim ) per terreni coesivi ( = 0 c > 0), è stato eseguito per carichi centrati ed è riferito alla resistenza al taglio. Il criterio utilizzato per strutture di fondazione di tipo nastriforme è riferito a Brinch-Hansen (1970): P lim = c u Nc sc + q in cui: c u = coesione non drenata Nc = fattore di capacità portante funzione di sc = fattore di forma della fondazione q = H = pressione esistente nel terreno alla quota d'imposta della fondazione H (=Df) = profondità del piano di imposta delle fondazioni Nel caso in cui il progettista fornisca i carichi assiali ed i momenti agenti, gravanti sulla struttura di fondazione sarà possibile rielaborare i dati, tenendo conto di carichi eccentrici e delle dimensioni equivalenti della stessa fondazione Elementi per le Verifiche agli Stati Limite Ultimi (SLU) FONDAZIONI NASTRIFORMI B = 0,80 m P lim M1 = 4,3 kg/cm 2 = 421 kpa B = 1,00 m P lim M1 = 4,3 kg/cm 2 = 421 kpa B = 1,20 m P lim M1 = 4,4 kg/cm 2 = 431 kpa B = 1,40 m P lim M1 = 4,4 kg/cm 2 = 431 kpa FONDAZIONI A PLATEA B = 10,00 m P lim M1 = 5,0 kg/cm 2 = 490 kpa L = 10,00 m Tali valori potranno essere utilizzati per la Verifica della Sicurezza e delle Prestazioni allo SLU del complesso fondazione terreno richiesta dal Cap. 6 del D.M. 14/01/08 (paragrafi e ). Il valore di P lim può essere considerato, infatti, coincidente con i carichi limite stimati applicando per i parametri del terreno i coefficienti ( M ) del caso M1 (tab. 6.2 II del D.M. 14/01/08). 50

52 Il calcolo dei carichi limite nel caso M2 (tab. 6.2.II del D.M. 14/01/08) richiede, altresì, l applicazione di coefficienti riduttivi ( M 1) ai parametri geotecnici del terreno. Procedendo nel calcolo si ottengono i seguenti valori: FONDAZIONI NASTRIFORMI B = 0,80 m P lim M2 = 3,5 kg/cm 2 = 343 kpa B = 1,00 m P lim M2 = 3,5 kg/cm 2 = 343 kpa B = 1,20 m P lim M2 = 3,5 kg/cm 2 = 343 kpa B = 1,40 m P lim M2 = 3,5 kg/cm 2 = 343 kpa FONDAZIONI A PLATEA B = 10,00 m P lim M2 = 4,0 kg/cm 2 = 392 kpa L = 10,00 m Sono state quindi valutate le Resistenze Rd applicando ai valori stimati per i carichi limite M1 e M2, laddove necessario ed in funzione dell approccio progettuale, ulteriori coefficienti parziali di sicurezza ( R ) (Tab. 6.4.I del D.M. 14/01/08) in funzione delle combinazioni di calcolo. Si riassumono i valori ottenuti per le varie combinazioni, nelle seguenti tabelle: FONDAZIONI NASTRIFORMI APPROCCIO 1 Combinazione 1 Combinazione 2 B = 0,80 m R d M1-R1 = 4,3 kg/cm 2 = 421 KPa R d M2-R2 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa B = 1,00 m R d M1-R1 = 4,3 kg/cm 2 = 421 kpa R d M2-R2 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa B = 1,20 m R d M1-R1 = 4,4 kg/cm 2 = 431 kpa R d M2-R2 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa B = 1,40 m R d M1-R1 = 4,4 kg/cm2 = 431 kpa R d M2-R2 = 1,9 kg/cm2 = 186kPa B = 0,80 m B = 1,00 m B = 1,20 m B = 1,40 m APPROCCIO 2 R d M1-R3 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa R d M1-R3 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa R d M1-R3 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa R d M1-R3 = 1,9 kg/cm 2 = 186 kpa 51

53 B = 10,00 m L = 10,00 m FONDAZIONI A PLATEA APPROCCIO 1 Combinazione 1 Combinazione 2 R d M1-R1 = 5,0 kg/cm 2 = 490 KPa R d M2-R2 = 2,2 kg/cm 2 = 216 kpa B = 10,00 m L = 10,00 m APPROCCIO 2 R d M1-R3 = 2,2 kg/cm 2 = 216 kpa Allo stesso modo il Progettista dovrà applicare i coefficienti parziali dei casi A1 e A2 per le Azioni o per l effetto delle azioni ( F o E - Tab. 6.2.I del D.M. 14/01/08) definiti in funzione dei carichi e dei loro effetti. Il Progettista dovrà infine verificare che per ogni stato limite ultimo sia rispettata la condizione: E d R d Elementi per le Verifiche alle Tensioni Ammissibili A titolo indicativo o nel caso in cui per l intervento di progetto potesse essere applicata la relativa normativa, è stata eseguita una stima della P amm adottando il Metodo delle Tensioni Ammissibili, secondo il D.M. 11/03/88, applicando un fattore di sicurezza F=3 ai valori di P lim. FONDAZIONI NASTRIFORMI B = 0,80 m P amm = 1,4 kg/cm 2 = 137 kpa B = 1,00 m P amm = 1,4 kg/cm 2 = 137 kpa B = 1,20 m P amm = 1,5 kg/cm 2 = 147 kpa B = 1,40 m P amm = 1,5 kg/cm 2 = 147 kpa FONDAZIONI A PLATEA B = 10,00 m P amm = 1,7 kg/cm 2 = 167 kpa L = 10,00 m 52

54 Elementi per le Verifiche agli Stati Limite d Esercizio (SLE) Stima dei cedimenti Per le verifiche delle strutture allo Stato Limite d Esercizio (SLE) bisogna in ogni caso tener conto dei cedimenti massimi verificabili in funzione dei carichi di progetto. Per le strutture di fondazione ipotizzate il calcolo dei cedimenti è stato eseguito utilizzando il metodo di Burland-Burbidge (1983): s = fs. fh. ft (q' - 2/3 ' vo ). B 0,7. Ic in cui: q' = pressione efficace lorda (kpa) ' vo = tensione verticale efficace alla quota d'imposta delle fondazioni (kpa) Ic = indice di compressibilità, funzione di Nspt fs,fh,ft = fattori correttivi di forma. Il calcolo viene condotto tenendo conto di vari carichi di esercizio ipotetici e dei relativi cedimenti differiti nel tempo (20 anni). Non si è tenuto conto della possibile presenza di carichi pulsanti. B = 0,80 m B = 1,00 m B = 1,20 m B = 1,40 m FONDAZIONI NASTRIFORMI P prog-eser = 1,2 kg/cm 2 = 118 kpa P prog-eser = 1,0 kg/cm 2 = 98 kpa s = 9-15 s = s = s = mm mm mm mm B = 0,80 m B = 1,00 m B = 1,20 m B = 1,40 m s = 7-12 s = 8-14 s = 9-16 s = mm mm mm mm Per i terreni di fondazione potranno essere utilizzati valori del coefficiente k di Winkler dell ordine di 0,6-1,5 kg/cm 3. FONDAZIONI A PLATEA P prog-eser = 0,5 kg/cm 2 = 49 kpa B = 10,00 m L = 10,00 m s = 8-14 mm P prog-eser = 0,4 kg/cm 2 = 39 kpa B = 10,00 m L = 10,00 m s = mm Per i terreni di fondazione potranno essere utilizzati valori del coefficiente k di Winkler dell ordine di 0,2-0,6 kg/cm 3. I valori di P prog-eser stimati sono in ogni caso conformi al D.M. 11/03/1988 in cui per le strutture di fondazione viene prescritto al paragrafo C.4.2, un fattore di sicurezza (F) non inferiore a 3, laddove P amm = 1/F P lim. I cedimenti, soprattutto differenziali, calcolati per le P prog-eser ipotizzate, potranno essere utilizzati per le verifiche in condizioni di esercizio (SLE), in quanto dovranno risultare compatibili, nelle diverse 53

55 condizioni di carico, con la funzionalità della struttura in elevato e con la durabilità e l esercizio dell opera. Rimane a discrezione del progettista l utilizzo di P prog-eser differenti; si rimane altresì disponibili ad un ulteriore stima dei cedimenti in relazioni a condizioni di carico diverse. Si vuole sottolineare come ai carichi d esercizio ipotizzati corrispondano cedimenti assoluti medio-elevati e cedimenti differenziali anch essi significativi. In tal senso dovranno essere adottati opportuni accorgimenti progettuali. In nessun caso i valori stimati (sia per le resistenze che per i cedimenti) potranno essere utilizzati per fondazioni poggianti su materiali di riporto o su livelli o lenti di materiali a caratteristiche geotecniche particolarmente scadenti o terreni riferibili all unità geotecnica B1 o in presenza di terreno rimaneggiato dalle operazioni di scavo e/o di fenomeni di ristagno d acqua al piano di posa. Si sottolinea infine come tali stime abbiano valore indicativo e vadano verificate per ogni singolo edificio in relazione alle caratteristiche progettuali ed all esecuzione di eventuali indagini integrative. 12. CARTA DI SINTESI - CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI La Fase di Sintesi/Valutazione ha come risultato l individuazione delle limitazioni d uso del territorio derivanti da normative in vigore di contenuto prettamente geologico (Carta dei Vincoli) e di proporre una zonazione del territorio in funzione dello stato di pericolosità geologico-geotecnica e della vulnerabilità idraulica e idrogeologica (Carta di Sintesi). Il risultato di questa fase di studio ha comportato la redazione della Carta di Sintesi e dei Vincoli (alla scala 1:2.000), inerenti l area d interesse ed il suo immediato intorno. In accordo con quanto richiesto dalla D.G.R. n 8/7374 del 28/05/2008 sono stati distinte le aree soggette a vincoli e gli ambiti di vulnerabilità idraulica ed idrogeologica e di pericolosità geologicogeotecnica CARTA DEI VINCOLI ESISTENTI - AMBITI SOGGETTI A VINCOLI NORMATIVI DI CARATTERE GEOLOGICO, AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 DEL Aree soggette a vincoli di Polizia Idraulica L istituzione di una fascia di rispetto per i corsi d acqua è già prevista dall Art.96 del R.D. 523/1904 e risulta indispensabile per garantire l accessibilità dell alveo ai fini della sua manutenzione, fruizione e riqualificazione ambientale. La recente legislazione in materia (L.R. 1/2000 e D.G.R. 7/7868 del 2002 e le successive modifiche ed integrazioni) richiede la definizione di fasce di tutela del reticolo idrico principale e minore mediante un apposito studio, Elaborato Tecnico-Normativo per il Reticolo Idrico predisposto nel Marzo 2003 ai sensi della D.G.R. 7/7868 del 25/01/2002, redatto dalla scrivente, dal Dott. Geol. Giorgio Crestana e dal Dott. Geol. Laura Ziliani. 54

56 Area di pertinenza del reticolo idrico minore di competenza comunale Fascia ad Alto Grado di Tutela Le aree di pertinenza dei corsi d acqua più importanti, riportate nella Carta dei Vincoli, coincidono con la fascia ad alto grado di tutela definita nell Elaborato Tecnico Normativo. Lungo il reticolo idrografico principale e minore, identificato secondo i criteri espressi nell allegato B della D.G.R. 25 gennaio 2002 n. 7/7868 è stata individuata una fascia di rispetto ad alto grado di tutela, la cui estensione varia in relazione alla tipologia del corso d acqua e alle sue condizioni (tratti coperti). L alto grado di tutela è determinato dal ruolo di naturale zona di espansione delle acque durante eventi esondativi, nonché dalla possibilità che l instaurarsi di fenomeni erosivi lungo le sponde e l alveo del corso d acqua provochino situazioni di rischio. Inoltre la fascia ad alto grado di tutela consente di lasciare lungo il reticolo idrico uno spazio con significato ambientale e paesaggistico in accordo con l obiettivo del PAI di assicurare il progressivo miglioramento non solo delle condizioni di sicurezza ma anche della qualità ambientale e paesaggistica del territorio. Questa fascia assume una larghezza variabile da quattro a dieci metri da ciascuna sponda (misurata a partire dal piede arginale esterno o, in assenza di argini in rilevato, dalla sommità della sponda incisa). Per i tratti intubati o tombinati la fascia è pari a quella del canale aumentata di 1 m da ciascun lato, al fine di permettere gli interventi di manutenzione. Presso il sito d intervento la fascia possiede estensione pari a 10 m dal ciglio di ciascuna sponda stabile. Si sottolinea la difficoltà di rendere cartograficamente l ampiezza della fascia, soprattutto per i tratti intubati, e si raccomanda quindi di attenersi alla distanza indicata previo rilievi di dettaglio e verifiche in fase esecutiva. Area di pertinenza del reticolo idrico minore di competenza comunale Fascia a Medio Grado di Tutela In questo caso le aree di pertinenza dei corsi d acqua, riportate nella Carta dei Vincoli, coincidono con la fascia a medio grado di tutela definita nell Elaborato Tecnico Normativo. Lungo il reticolo idrografico di minore rilievo, identificato secondo i criteri espressi nell allegato B della D.G.R. 25 gennaio 2002 n. 7/7868 è stata individuata una fascia a medio grado di tutela in cui sono prescritti dei vincoli minori rispetto alla fascia precedente. La fascia comprende anche le aree allagabili in concomitanza di eventi meteorici di carattere eccezionale. La salvaguardia di queste aree ha significato anche ambientale, in quanto spesso lungo il corso d acqua è presente vegetazione di tipo arboreo e/o arbustivo o erbacea di tipo igrofilo. NORMATIVE APPLICATE ENTRO LE AREE DI VINCOLO 55

57 Per la Fascia ad Alto Grado di Tutela istituita nell Elaborato Tecnico-Normativo per il Reticolo Idrico si applicano le Norme generali di tutela dei corsi d acqua e le Norme per le fasce di rispetto ad alto grado di tutela. Per le specifiche si rimanda rispettivamente al Cap. 8 ed al Cap. 9 del citato Elaborato Tecnico Normativo (vedi estratti delle normative in allegato). Per le opere soggette ad autorizzazione e nulla osta idraulico dovranno essere prodotte documentazioni ed elaborati in adempimento alle normative vigenti. Nel Cap. 12 dello stesso Elaborato Tecnico sono inoltre segnalate alcune relazioni specialistiche da fornire a seconda della tipologia d intervento. Per la Fascia a medio grado di tutela istituita nell Elaborato Tecnico-Normativo per il Reticolo Idrico si applicano le Norme generali di tutela dei corsi d acqua e per le Norme per le fasce di rispetto a medio grado di tutela si rimanda ai rispettivamente al Cap. 8 ed al Cap. 10 del citato Elaborato Tecnico Normativo (vedi estratti delle normative in allegato). Per le opere soggette ad autorizzazione e nulla osta idraulico dovranno essere prodotte documentazioni ed elaborati in adempimento alle normative vigenti. Nel Cap. 12 dello stesso Elaborato Tecnico sono inoltre segnalate alcune relazioni specialistiche da fornire a seconda della tipologia d intervento CARTA DI SINTESI - AMBITI DI VULNERABILITA IDRAULICA ED IDROGEOLOGICA E/O DI PERICOLOSITA GEOLOGICO-GEOTECNICA AI SENSI DELLA D.G.R. 8/7374 del 28/05/2008 Non sono stati individuati scenari di vulnerabilità idrogeologica e/o di pericolosità geologicogeotecnica. 13. CARTA DI FATTIBILITA' GEOLOGICA - NORME GEOLOGICHE DI PIANO Con riferimento ai criteri descritti nella Deliberazione della Giunta Regionale n 8/7374 del 2008, in applicazione della L.R.12/05, il territorio d interesse verrà classificato rispetto alle quattro classi di fattibilità geologica previste dalla normativa, tenuto conto dei singoli aspetti litologici, geomorfologici, idrogeologici, pedologici e geotecnici. La carta di fattibilità geologica per le azioni di piano è stata realizzata in scala 1:2.000 per un intorno significativo dell area di progetto. Le classi vengono distinte in sottoclassi in funzione di diversi fattori e problematiche che interessano il territorio o dei vincoli esistenti. La metodologia di attribuzione della classe di fattibilità ha previsto, in accordo con la D.G.R. 8/7374 del 2008, una classe d ingresso determinata in base alla Tab.1 riportata nella stessa deliberazione di giunta, in funzione delle problematiche caratterizzanti ciascun poligono della Carta di Sintesi. Per ogni sottoclasse nella descrizione vengono elencate le limitazioni e destinazioni d uso più significative. Alla Carta di Fattibilità viene quindi sovrapposta una retinatura con le aree soggette ad amplificazione sismica locale desunte dalla carta di pericolosità sismica locale. 56

58 Nella definizione delle classi di fattibilità si è tenuto conto di quanto indicato nello Studio Geologico del Territorio Comunale, vigente. Le caratteristiche sismiche del territorio trovano riscontro nelle aree di Pericolosità Sismica Locale, derivanti dall applicazione delle procedure di 1 livello e, ove necessario, di 2 livello. Le aree individuate sono state riportate nella Carta di Fattibilità Geologica mediante apposita retinatura. Laddove la sottoclasse di fattibilità istituita coincida con aree retinate in relazione alla pericolosità sismica locale, si dovranno adeguatamente considerare le relative normative e/o prescrizioni. Sono state istituite le CLASSI DI FATTIBILITA' GEOLOGICA e le relative NORME GEOLOGICHE DI PIANO di seguito elencate partendo dalle classi più elevate a cui corrispondono le limitazioni più gravi. CLASSE 2 - FATTIBILITA' CON MODESTE LIMITAZIONI In questa classe sono comprese zone con modeste limitazioni alla modifica della destinazione d uso dei terreni ed all utilizzo a scopi edificatori, che possono essere superate mediante approfondimenti d indagine e accorgimenti tecnico-costruttivi e senza l esecuzione di opere di difesa. Per gli ambiti assegnati a questa classe sono stati indicati gli eventuali approfondimenti da effettuare e le specifiche costruttive degli interventi edificatori. Si specifica che le indagini e gli approfondimenti prescritti dalle norme di fattibilità geologica (limitamente ai casi consentiti) dovranno essere realizzati prima della progettazione degli interventi in quanto propedeutici alla pianificazione dell intervento ed alla progettazione stessa. Copia delle indagini effettuate e della relazione geologica di supporto deve essere consegnata, congiuntamente alla restante documentazione, in sede di presentazione di Piani Attuativi (L.R. 12/05, art.14) o in sede di Permesso di Costruire (L.R.12/05, art.389). Si sottolinea che gli approfondimenti di cui sopra non sostituiscono, anche se possono comprendere, le indagini previste dal D.M. 14/01/08. 2e Aree prevalentemente urbanizzate pianeggianti o a debole pendenza con caratteristiche geotecniche dei terreni da buone a mediocri. In questa classe ricadono le aree per le quali non esistono controindicazioni di carattere geomorfologico (aree sub-pianeggianti, poco inclinate, ecc.) idrogeologico (assenza di acquiferi ad elevata vulnerabilità), o geotecnico (terreni di fondazione con caratteristiche geotecniche non scadenti) per l'urbanizzazione o la modifica della destinazione d'uso. Tuttavia, considerato che il Comune di Desenzano del Garda è stato inserito dal punto di vista sismico in zona 3 (Ord. 3274/2003), si è ritenuto opportuno classificare queste aree in classe 2, anziché 1. Si raccomanda che anche in questa classe, così come su tutto il territorio comunale che gli interventi contemplati dal D.M. 14/01/08 siano preceduti da adeguate indagini geotecniche di dettaglio. Per le pavimentazioni con impermeabilizzazione sarebbe auspicabile una loro riduzione su tutto il territorio, al fine di diminuire il deflusso idrico superficiale. 57

59 Lo studio geologico dovrà valutare la compatibilità dell intervento con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche dell area, con particolare attenzione alla caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione. Dovranno essere valutate attentamente le modalità realizzative per qualsiasi tipo d intervento ed in particolare per quelli che prevedano l esecuzione di operazione di scavo o interventi di riprofilatura dei versanti, predisponendo all occorrenza opere di contenimento preventivo dei fronti di scavo. NORME GEOLOGICHE DI PIANO CORRELATE AL RISCHIO SISMICO PERICOLOSITA SISMICA LOCALE (PSL) Alle problematiche descritte per le classi di fattibilità si associano sulla porzione di territorio d interesse fattori predisponenti a potenziali fenomeni di amplificazione sismica correlati ad effetti litologici (scenari di PSL Z4c). SCENARI PSL Z4C AREE A POTENZIALE AMPLIFICAZIONE MORFOLOGICA E/O LITOLOGICA CON VALORI DI Fa di sito > Fa di soglia AREE CON OBBLIGO DI APPROFONDIMENTO DI 3 LIVELLO O DI UTILIZZO DELLO SPETTRO DI NORMA CARATTERISTICO DELLA CATEGORIA DI SUOLO SUPERIORE Per alcune delle aree che ricadono in scenari di PSL Z4C, le analisi di 2 livello eseguite hanno permesso di verificare che i parametri sismici della normativa più recente (D.M.14/01/08, OPCM 3519 del 27/04/2006), relativi alla categoria di sottosuolo definita in base alle indagini sismiche in situ, risultano sufficientemente cautelativi rispetto ai fenomeni di amplificazione sismica litologica per edifici con periodo compreso tra 0.5 s e 1.5 s Al contrario per edifici con periodo compreso tra 0.1 s e 0.5 s risulta necessaria l applicazione di una procedura di 3 livello o l utilizzo dei parametri sismici previsti per la categoria di sottosuolo superiore. Si richiede a tal fine la determinazione della Categoria di Sottosuolo mediante indagini geognostiche in situ (preferibilmente sondaggi a carotaggio continuo), con acquisizione di dati sismostratigrafici (sismica in foro o di superficie), nonchè l applicazione della metodologia prevista dall All. 5 alla D.G.R. 8/7374 del 2008 (approfondimento di 2 livello), al fine di definire la Categoria di Sottosuolo (ai sensi del D.M. 14/01/08) idonea a preservare dai possibili effetti di amplificazione litologica. 58

60 14. CONGRUENZA DELL INTERVENTO DI PROGETTO CON LE RISULTANZE DELLO STUDIO GEOLOGICO E DELLE RELATIVE NORME GEOLOGICHE DI PIANO (FATTIBILITA E RISCHIO SISMICO) E DI VINCOLO L area di interesse presso cui dovrà essere realizzato PII Tassere, ricade in un ambito di classe 2e della Fattibilità Geologica (vedi paragrafi precedenti). L area è altresì interessata, in fregio al confine settentrionale, dalla presenza di vincoli derivanti dalla fascia a medio grado di tutela di un fosso, non demaniale, afferente al Reticolo Idrico Minore di Competenza Comunale. In relazione a quanto richiesto dalle normative geologiche di piano e dalla normativa geotecnica è stata programmata una campagna d indagine ed è stato ricostruito il modello geologico-geotecnicogeofisico dell area. Sono state prese in esame le condizioni geomorfologiche ed idrogeologiche dell area di intervento e di quelle ad essa limitrofe. L area di interesse è contraddistinta da buone condizioni di stabilità con sostanziale mancanza di fenomeni geomorfici in atto. Sono state identificate le unità geotecniche idonee alla posa delle strutture di fondazione; sono state altresì indicate specifiche prescrizioni relative alla realizzazione delle stesse. Gli interventi di progetto, se eseguiti secondo quanto prescritto nella presente relazione, non appaiono in grado di provocare alcuna variazione alle condizioni di stabilità dei luoghi oggetto di intervento e delle aree al contorno, variazioni al reticolo idrografico e più in generale modifiche all assetto idrogeologico della zona. Ogni intervento entro la fascia di tutela del corso d acqua dovrà essere condotto nel rispetto della relativa normativa. L analisi del rischio sismico ha infine evidenziato fattori predisponenti a potenziali fenomeni di amplificazione sismica correlati ad effetti litologici e (classe di pericolosità sismica H2). Le analisi di 2 livello eseguite hanno permesso di verificare che i parametri sismici della normativa più recente (D.M.14/01/08) relativi alla categoria di sottosuolo C (definita per le aree d interesse) risultano sufficientemente cautelativi rispetto ai fenomeni di amplificazione sismica litologica per edifici con periodo compreso tra 0.5 s e 1.5 s.; al contrario per edifici con periodo compreso tra 0.1 s e 0.5 s sarà necessario assumere in progetto la categoria di sottosuolo D. Alla luce di quanto esposto, l intervento di progetto, realizzato secondo le prescrizioni indicate, risulta congruente con le risultanze del presente studio geologico redatto ai sensi della L.R. 12/05 e della D.G.R. 8/7374 del 28/05/2008 e con le relative normative di fattibilità. Tenuto conto della carenza di dati progettuali specifici rispetto ai singoli edifici e della esiguità delle prove rispetto al numero dei fabbricati, preliminarmente al dimensionamento definitivo delle fondazioni si richiedono indagini integrative eseguite sui singoli lotti, soprattutto quelli non interessati da alcun punto di indagine. Desenzano del Garda, 11 Giugno

61 Elaborazioni effettuate con "Spettri NTC ver.1.0.2" Spettri di risposta elastici per i diversi Stati Limite S e [g] 0,6 SLO SLD 0,5 SLV SLC 0,4 0,3 0,2 0, ,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 T [s] La verifica dell'idoneità del programma, l'utilizzo dei risultati da esso ottenuti sono onere e responsabilità esclusiva dell'utente. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non potrà essere ritenuto responsabile dei danni risultanti dall'utilizzo dello stesso.

62 Elaborazioni effettuate con "Spettri NTC ver.1.0.2" Valori di progetto dei parametri a g, F o, T C * in funzione del periodo di ritorno T R a g [g] 0,35 0,30 0, , ,15 0,10 0, , T R [anni] F o [-] 2, ,54 2,52 2, ,48 2, ,44 2,42 2,40 2,38 2, T R [anni] T 0,35 C* [s] 0,30 0, ,20 0,15 0,10 0,05 0, T R [anni] La verifica dell'idoneità del programma, l'utilizzo dei risultati da esso ottenuti sono onere e responsabilità esclusiva dell'utente. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non potrà essere ritenuto responsabile dei danni risultanti dall'utilizzo dello stesso.

63 STIMA DEGLI EFFETTI LITOLOGICI secondo le procedure dell'all. 5 - D.g.r del 28/05/2008 TERRENO LIMOSO SABBIOSO - TIPO 2 Limoso sabbiosa Tipo 2 Prof base Nspt Vs h , ,50 5, ,6 11, , , ,6 24, , , , , , , Oltre 34.8 m > 800 PERIODO DEL SITO T 0, PRIMO STRATO Prof. base 5,1 Vs Curva caratteristica n 2 VERIFICA Valori Fa di sito COMUNE DI DESENZANO DEL GARDA Valori Fa di soglia Terreni di tipo: B C D E 0,1< T <0,5 2,1 1,4 1,8 2,2 1,9 0,5< T <1,5 1,3 1,7 2,4 4,2 3 Località Litologia: PII "Tassere" - Via dei Colli Storici tipo di suolo C

64 Studio di Geologia Tecnica ed Ambientale COROGRAFIA CON UBICAZIONE DEI POZZI Scala 1: NORD D8 D2 D 53 D 54 D 84 D 57 D 59 LEGENDA D 54 Area in esame Pozzo con stratigrafia

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69 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 1 Data: 14/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,30 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

70 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 2 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,90 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Nota: In data 01/06/2010 è stata misurata una soggiacenza di -1,27 m dal p.c. Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

71 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 3 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,90 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

72 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 4 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,00 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Nota: In data 01/06/2010 è stata misurata una soggiacenza di -2,04 m dal p.c. Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

73 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 5 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,02 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

74 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 6 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

75 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 7 Data: 16/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

76 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 8 Data: 16/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,50 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

77 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 9 Data: 16/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,35 1,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

78 Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax PROVA PENETROMETRICA N 10 Data: 15/04/2010 Località: Via dei Colli Storici P.I.I. Tassere - Desenzano del Garda (BS) Committente: Sembenini Anna, Elisabetta, Maria Elena, Stefania, Fabio, Imm. RO.Sa s.r.l. falda acquifera profondità dal p.c. (m) Peso maglio: 73 kg Avanzamento punta Caduta 75 cm Avanzamento camicia Scala 1:100 Numero dei colpi per un affondamento di 30 cm ,5 3,0 4,5 6,0 7,5 9,0 10,5 12,0 13,5 15,0 16,5 18,0 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

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83 GEORGTESTING s.r.l. Indagini geognostiche ed ambientali - Prospezioni geofisiche Viale Michelangelo, Desenzano del Garda (BS) Tel Fax ESECUZIONE PROVE PENETROMETRICHE STATICHE (C.P.T.) mediante PENETROMETRO DINAMICOSTATICO PAGANI mod. TG63/200 SCPT 1 ESECUZIONE SONDAGGIO A CAROTAGGIO CONTINUO ESEGUITO MEDIANTE PERFORATRICE IDRAULICA BERETTA T51 Sondaggio S1 Dati Fiscali C.F. e P. I.V.A Sito internet: Ufficio Tecnico - mail: info@georgtesting.com - Amministrazione - mail: amministrazione@georgtesting.com

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