Di pecore, Pastori e altre scienze

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1 Di pecore, Pastori e altre scienze Storia familiare dell Università di Roma Tor Vergata A cura di Maria Grazia Proiettis

2 Progettazione grafica Impaginazione Stampa Roma Via I. Pettinengo, 31/33 Tel Fax Finito di stampare nel mese di Gennaio 2004

3 Un entusiasmo velato di nostalgia ha animato questo lavoro: non è la storia ufficiale peraltro già scritta ma una raccolta di testimonianze sulle origini di Tor Vergata da parte di alcuni dei pionieri, autentici padri pellegrini, che costituirono il primo nucleo della nuova Università. Il ricordare può fare diventare più giovani di molti anni, o almeno mettere il buon umore, divertire e far pensare. Autunno 1980 Inizia con la nomina di Pietro Gismondi a Rettore della Seconda Università di Roma la fase di avvio di questo Ateneo. Istituita fin dal 1972 con la legge n.771, occorrerà attendere altri sette anni e la successiva legge n.122 del 1979 sulle Università del Lazio, per vederne definita la sua concreta realizzazione. Nata in un clima politico completamente differente da quello attuale e dall esigenza di riequilibrare il sistema universitario laziale per decongestionare l Università di Roma (ora La Sapienza ) che a quel tempo contava circa iscritti la collocazione della seconda Università era stata identificata a sud est della città di Roma, in un comprensorio di 580 ettari. La vastità del terreno, come si vedrà in seguito, costituirà un cospicuo patrimonio per instaurare numerose collaborazioni con i maggiori enti di ricerca nazionali. In un primo momento, tuttavia, rappresentò un problema a causa degli espropri di cui si doveva fare carico l Università per liberare completamente l area che, al tempo, era occupata da coltivatori diretti, da abitazioni abusive, da pastori e greggi vaganti. Queste operazioni non si potevano svolgere in un clima sereno e infatti il più delle volte i funzionari dell Università procedevano agli espropri scortati dalla forza pubblica per evitare di mettere a rischio la propria incolumità fisica! 3

4 Di pecore, Pastori e altre scienze Ricorda l ing. Stanislao Chiapponi, all epoca ingegnere capo dell Ateneo: Tra le varie iniziative nate per contrastare la scelta dell area, la più agguerrita fu quella della battaglia sul rispetto delle aree coltivate con vigneti produttori di vini tipici. I vini tipici, per norma, possono essere classificati tali, e prodotti sotto questa classificazione, se derivanti da vigneti in attività produttiva da almeno cinque anni. Fin dai primi lavori la Commissione ministeriale nominata dall allora Ministro della Pubblica Istruzione (della quale facevano parte per le componenti accademiche, tra gli altri, i proff. Paolo Sylos Labini, Massimo Severo Giannini e Ludovico Quaroni) fu avvertita della possibilità di contrasti dovuti alla presenza di vaste aree destinate a vigneto nell ambito del comprensorio di Tor Vergata. Fu solo attraverso l incontestabile documentazione che presentai che il problema venne risolto. Fin dall inizio degli anni Sessanta infatti furono disposte rilevazioni aeree del territorio per individuare le consistenze edilizie e ambientali più significative. Fu pertanto documentato, attraverso i rilievi aereofotogrammetrici, fatti eseguire dalla Soc.SARA, quali impianti di viti erano presenti nell area, quale la loro consistenza e quali i tempi della loro piantumazione. Fu quindi provato, senza possibilità di equivoco, che i maggiori proprietari terrieri si erano affrettati a impiantare nell area destinata alla costruzione della nuova sede universitaria nuovi vigneti per potere avere il riconoscimento DOC e la protezione produttiva. Certamente non tutti ricordano che in quel dicembre del 1980 la sede dell Ateneo si trovava al II e IV piano di un palazzo di via Lucullo in tre appartamenti e che oltre al Rettore e al Direttore Amministrativo, la dott.ssa Rosa Fusco, il totale del personale amministrativo ammontava a circa 20 unità. Qualche nome va citato, anche perché Tiziana De Rosa, Rita Perugini, Valter Di Gaetano, Riccardo Cemoli, Guerrino Gallenzi, Felice Volpe e Giuseppe Ceccarelli provenivano dalla polverosa soffitta di via degli Apuli lì aveva visto la luce nel 1979 la nuova Università ai quali si aggiunsero l anno dopo: Nando Nuvoloni, Elisabetta Mirante, Cristina Quattrini, Tina Valente, Claudio Minguzzi, Maurizio De Rosa, Andrea Setth e alcuni altri. Nell autunno del 1979 si era insediato il Comitato 4

5 Storia familiare dell Università Tor Vergata Ordinatore composto da tre docenti per ogni Facoltà: per Giurisprudenza i proff.giuseppe Ferri (Presidente), Giovanni Cassandro e Pietro Gismondi; per Medicina e Chirurgia i proff.mario Sangiorgi (Presidente), Carlo Umberto Casciani e Enrico Garaci; per Ingegneria i proff.enrico Mandolesi (Presidente), Giuseppe Vaccaro e Antonio Paoletti; per Lettere e Filosofia i proff.ruggero Moscati (Presidente), Giovanni Vitucci e Aurelio Roncaglia; per Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali i proff.ennio De Giorgi (Presidente), Gianfranco Chiarotti ed Eri Manelli. A seguito della legge n.122 del 1979 era stato anche istituito dal Ministero della Pubblica Istruzione, in accordo con il Ministero dei Lavori Pubblici, il Comitato Tecnico Amministrativo di cui facevano parte, oltre ad un docente per ogni Facoltà, il Rettore e il Pro Rettore, i rappresentanti della Regione Lazio, del Comune di Roma, del Ministero della Pubblica Istruzione, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Provveditore Regionale delle Opere Pubbliche del Lazio e l Intendente di Finanza della Provincia di Roma. Il corpo docente fu costituito inizialmente con il passaggio, su richiesta degli interessati, dalla prima alla seconda università di Roma, o per trasferimento dalle altre università per i posti rimasti liberi. Analogamente si formò il personale non docente. Il primo nucleo di docenti (vedi Appendice) elaborò l innovativo Statuto dell Ateneo, approvato nel Tale Statuto definiva la funzione dell Università come sviluppo e diffusione del sapere scientifico, mediante il libero esercizio della ricerca, dell insegnamento e dello studio ; la promozione e il coordinamento delle attività di ricerca e didattica hanno al centro i diritti di libertà. Da sottolineare l impegno dell Università, anticipando una sensibilità successivamente diffusa, a rimuovere le situazioni di svantaggio dei disabili, per rendere effettiva la parità nelle condizioni di studio e di lavoro. Una preziosa e ironica testimonianza sugli incerti inizi del futuro Ateneo la fornisce il prof.filippo Chiomenti: Universitari si nasce; professori universitari si diventa. Soleva dire, nemmeno con troppa ironia, il mio nonno materno, Prof. Filippo Vassalli, che tutti in fondo possono diventare professori d Uni- 5

6 Di pecore, Pastori e altre scienze versità, basta insistere. Si trattava allora esclusivamente, o quasi, di insistenze concorsuali; oggi, come si è visto e si vede, a queste si sono aggiunte insistenze ai piani legislativi. Non ero destinato a Tor Vergata, ma alla Sapienza, a quella Facoltà di Giurisprudenza. La Sapienza di Roma era, e ancora è, credo, nella genealogia accademica l apice della carriera. La destinazione non mi era stata verbalmente portata a conoscenza non usava essa traspariva, in chiave di lettura accademica, che il destinatario avrebbe dovuto saper percepire, da un architettura disegnata da persone alle quali, non per questo disegno, ma bensì per mille motivi di cultura e di serena e seria atmosfera di vita va e andrà ogni giorno il mio pensiero riverente, grato e commosso. Per questo disegno ero stato chiamato su una cattedra di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, suscitando addirittura qualche imbarazzo e comprensibile delusione in aspiranti (eccome validi) della disciplina specifica. Ma avrebbe dovuto, e potuto, essere una pole position per uno scatto di carriera in una prossima vacanza di cattedra della mia disciplina nella sede buona: la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, s intende. Tor Vergata!?!. Retrocedere a Tor Vergata!. Ma Tor Vergata è un passaggio, per la Sapienza, e per i meno valenti o meno fortunati la conclusione, in altri termini lo scambio d attesa fuori stazione o il binario morto. Tor Vergata. Capisco ancora lo sconcerto, la meraviglia costernata, il sospetto di quasi follia che al suo babbo e al suo maestro deve aver cagionati e fatti nascere quello scavezzacollo, quell acqua cheta che ai piani, agli inviti, ai moniti rispondeva con quattro sole identiche parole: No grazie; Tor Vergata. E Tor Vergata fu. A Tor Vergata sedeva Rettore, uno, il principale, dei fondatori dell Ateneo: Pietro Gismondi. Accanto a lui, in un rapporto di assoluta fiducia, si trovava un allievo: il Prof. Cesare Mirabelli. Ho detto accanto non per modo di dire, ma perché fin dall inizio Cesare Mirabelli dava la sensazione di non gradire, quasi di sfuggire, posizioni frontali. E presto capii che con quel modo, forse innato più che studiato, il Prof. Mirabelli esercitava una intelligente, paziente, quotidiana opera di consiglio e collaborazione essenziale, spesso preziosa, 6

7 Storia familiare dell Università Tor Vergata per il Maestro Rettore e per l Ateneo, a cui il Maestro, giustamente, si era affezionato come a sua creatura. Pietro Gismondi era amico della mia famiglia. Ricordo che mi incaricò un giorno di recarmi con la famosa Direttrice Amministrativa, la ferrea, indimenticabile, Dr.ssa Rosa Fusco (che ai suoi più verdi anni era stata segretaria di Presidenza di Facoltà alla Sapienza, s intende del mio avo sopra citato) per ascoltare e ribattere in una riunione di borgata (Giardinetti) le proteste e rivendicazioni degli occupanti dei territori propri dell Università e di cui questa doveva rimpossessarsi per cominciare ad assolvere ai suoi compiti istituzionali. Avvertii il Prof. Gismondi della mia inidoneità e comunque refrattarietà a compiti amministrativi o di trattativa o di contenzioso legale; soggiunsi, credendo di convincerlo, che bastava che chiedesse a mio padre, suo amico, come avessi già nei suoi confronti fatto. il gran rifiuto. Non si convinse e, per cortesia e rispetto, andai in borgata. La serata fredda, la stanza di riunione gremita, affumicata, berciante. La discussione durò più di tre ore. Troneggiò la dr.ssa Fusco, Donna Rosa. Io, messo al suo fianco, tacevo. Ella difendeva e contrattaccava; si batteva, con la passione della sua ideologia, per la proprietà pubblica contro l usurpazione e magari, a quel punto, anche un po di speculazione privata. Io, non passionale, non ideologizzato e sicuramente non nel senso della Dr.ssa Fusco, soltanto irritato e acuito nelle sensazioni dal freddo, mi vedevo in un tribunale del popolo e, cosa abnorme in termini ideologici, vedevo il popolo contro la Dr.ssa e quindi, a rigor di logica, horresco referens, la Dottoressa contro il popolo. Ma, come Dio volle, il popolo retrocesse con un compromesso; la Dr.ssa riconquistò spazi in Giardinetti. Uscimmo. Era buio, si può dire, papalino. La Dr.ssa, con la sigaretta permanentemente in bocca, camminando indifferente nella mota che la pioggia aveva formato, disse rivolgendosi a me che lì e dintorno sarebbero sorte un giorno le Facoltà. Nel silenzio, giurai (sono credente) che lì e nei dintorni non ci avrei messo piede, mai. Accademicamente l incarico conferitomi dal prof. Gismondi significava due cose: una detta, un altra cucita sul rovescio. Quella detta fu la mia destinazione, nella proposta prefiguratami dal prof. Gismondi, a un posto nel Consiglio di Amministrazione. Salva la detta gita di compia- 7

8 Di pecore, Pastori e altre scienze cenza, la proposta venne declinata. Avrei capito di lì a poco che la parte inespressa significava la non previsione di altre destinazioni. I primi passi. Si era ancora a Via Lucullo. Il Comitato ordinatore della Facoltà (Cassandro, Ferri, Gismondi) aveva fatto soltanto chiamate di prima fascia. Ovvio: Roma, Giurisprudenza. Quid pluris? Ma ai neo-chiamati il Prof. Gismondi propose un giorno di allargare ad alcuni, pochissimi, associati la composizione della Facoltà. L animo premuroso del Maestro verso gli allievi più bravi e di sicuro avvenire lo determinava alla proposta: una o due eccezioni, in fondo, confermano una regola. Cesare Mirabelli, Giancarlo Perone, Nicola Picardi e il sottoscritto obiettarono che la proposta e sembrava superfluo indicarne al Maestro, accademico, gli ovvii effetti a catena avrebbe trasformato, qualunque ne fosse il limite numerico, la neonata Facoltà da, come viceversa era nel proposito dello stesso fondatore, sede romana di arrivo nella Giurisprudenza in sede periferica di passaggio di associati, in un primo tempo, e, in un secondo tempo, in sede che avrebbe bandito concorsi di prima fascia per interni, anziché ricorrere per definizione al reclutamento per trasferimento. Eravamo convinti, soggiungemmo, che proprio i più brillanti degli allora giovani, in tutte le materie, avrebbero trovato un giorno l ingresso d onore in Facoltà. La proposta non raggiunse la necessaria maggioranza assoluta. Mirabelli, Perone, Picardi ed io ricevemmo, con la dovuta compunzione di neo-chiamati, una scenata sul campo. Ma Pietro Gismondi era un gentiluomo e per questo, nonostante fosse stato contraddetto e messo in minoranza da professori di una generazione più giovane, da lui chiamati, non insistette sulla proposta, forse riconoscendo nel suo intimo la contrarietà di quella al suo stesso concetto e programma universitario. Si doveva eleggere il Preside. Il Decanato dello stesso Rettore aveva nelle prime settimane supplito alla lacuna, ma il Preside, almeno secondo la legge, sembra una figura necessaria. Si ventilavano nomi, forse anche meno delle aspirazioni. Cesare Mirabelli già allora con una benevolenza, che oggi continua, della quale gli sono grato, costandogli sicuramente un confronto e un superamento caratteriale di 180 gradi di spostamento si propose di formare gradatamente il consenso del Prof. Gismondi sulla mia candi- 8

9 Storia familiare dell Università Tor Vergata datura. Quando gli parve di essere riuscito nell intento, raccomandandomi di non pregiudicarlo, mi esortò a raccogliere la disponibilità del Prof. Gismondi ad esaminarmi. Il colloquio (si chiamano così oggi gli esami preliminari io non ne faccio mai, preferisco il colpo secco) avvenne, in una bella soleggiata passeggiata. Il Prof. Gismondi sondava con precisione, ascoltava con attenzione e crescente, nervosa, preoccupazione (aveva un viso spiccatamente espressivo del nervosismo). Il gentiluomo, l amico paterno, mi riaccompagnò con la macchina a casa. L esito del sondaggio fu comunicato il giorno seguente all allievo sostenitore: negativo. E non fu, per me, una sorpresa. Pietro Gismondi era un universitario e aveva subito capito (in realtà lo aveva già intuito) che il sottoscritto non avrebbe potuto essere, nemmeno una volta, un Preside gismondiano, che avrebbe soltanto potuto e saputo fare il Preside chiomentiano. Ma chi è un universitario, soprattutto un universitario di Giurisprudenza? Oggi forse, in questi tempi, bisogna fissarne il ricordo. Sarebbe infatti sbagliato sovrapporlo e crederlo coincidente con la qualifica di professore universitario. Si è detto che professore universitario ci si diventa e, lo si vede, ci si diventa comunque: basta volerlo finché non lo si ottiene e lo si ha. Ma quando lo si è? L universitario fa dell Università il suo mondo, non un ponte per entrare e collocarsi nel mondo (professionale, finanziario, politico etc.). La gioia degli studi e la libertà della ricerca e dell insegnamento fondata (quantomeno oggi ancora nell Università di Stato) sulla inamovibilità, lo mettono, bisogna riconoscerlo, in una posizione privilegiata, saggiamente custodita (perlomeno fino ad oggi) dalla legge. La libertà di cui gode nel suo mondo crea in lui una quasi naturale insofferenza a farsi dirigere e condizionare. Non prefiggendosi altro scopo primario che di studiare e fare studiare, sapere e fare conoscere, nel quale ravvisa l interesse dell uomo e della società civile, l indipendenza dell Università diventa la sua base vitale e qualunque inframmettenza, di persone o di comandi di altre istituzioni, nociva a quei beni che si riassumono nella formazione e nei metodi per la formazione dell uomo, è da lui sentita come una prevaricazione, personale e istituzionale, che lo spinge, per ratio vivendi, alla resistenza. 9

10 Di pecore, Pastori e altre scienze In particolare le Facoltà di Giurisprudenza, avvezze alla valutazione critica delle leggi, e degli atti degli uomini, sono sensibili agli attacchi alle radici dell Università stessa e la superiorità del ruolo del giurista nella società le pone fra gli obbligati di prima linea nel criticare, difendere, riformare le Università da tali attentati. Il giurista universitario si diminuisce se fosse soltanto un legista che redige, serve e magari controcuore applica. Ma mi si era chiesto qualche ricordo degli inizi di Tor Vergata, nella mia Facoltà. M avvedo che stavo toccando il presente e lo lascio per trattarne, eventualmente, altrove. Nel 1981 l Università acquista dalla Compagnia di Gesù Villa Mondragone, una tra le più belle Ville Tuscolane, edificata sui resti di una villa romana dei Quintili, con un ampio, storico parco di 18 ettari, già dimora di Pontefici, per destinarla, dopo i necessari interventi di ristrutturazione, a Centro Congressi e foresteria. E del maggio 1982 l acquisto dell edificio della Romanina ubicato in un area adiacente al comprensorio universitario che era stato progettato come motel e che, per la sua imponente cubatura ( mc), si poteva adattare alle iniziali esigenze del nascente Ateneo. Fu una decisione coraggiosa per uscire dalla fase di stallo legata alla necessità di costruire i nuovi insediamenti con tempi inevitabilmente lunghi e dare inizio all attività accademica, ora possibile grazie ai passaggi e alle chiamate di un primo gruppo di docenti. La prima manifestazione ufficiale dell Ateneo ebbe luogo l 11 novembre 1982 alla presenza dell allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini nella sede di Villa Mondragone con un convegno dal tema La Seconda Università di Roma: problemi e prospettive. All iniziativa, a cui partecipò il Ministro della Pubblica Istruzione, Guido Bodrato, intervennero docenti, personale amministrativo e studenti in un clima di informale e festosa allegria. Poco prima della scadenza del suo mandato, il prof.pietro Gismondi decise di non ricandidarsi, indicando come suo possibile successore il Prorettore, Enrico Garaci. 10

11 Storia familiare dell Università Tor Vergata Convegno a Villa Mondragone alla presenza del Presidente Sandro Pertini - Novembre 1982 Le prime elezioni per il nuovo Rettore di Tor Vergata si svolsero in un clima acceso, perché videro fronteggiarsi due candidati completamente antitetici anche per appartenenza politica: Enrico Garaci e Carlo Schaerf. Su 110 docenti votarono 105 (una percentuale così alta non si vide mai più!) e questi furono i risultati: Garaci 58, Schaerf 44, Chiarotti 1, schede bianche 2. 11

12 Di pecore, Pastori e altre scienze Invito al Convegno del 1982 a Villa Mondragone Torniamo al novembre del 1982: l Ateneo, guidato da un nuovo e giovane Rettore (all epoca appena quarantenne) era alle prese con i problemi legati alla nuova sede e all inizio delle attività accademiche. Vale qui ricordare, per dare un idea della limitata disponibilità numerica di personale docente e amministrativo, che la sede della Romanina era più che sufficiente ad ospitare il Rettorato, l Amministrazione e le cinque Facoltà attivate: Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Economia e Commercio nacque solo nel La Romanina, amata e odiata, è servita sempre da spunto per più o meno maliziosi commenti, ma va detto, a suo vantaggio, che racchiudendo al suo interno un intero Ateneo ha agito da catalizzatore nella coesione delle varie componenti. Ha anche ispirato Carla Manfredini, per la sua bella favola La Romanina ha avuto un figlio (Sovera Editore). 12

13 Storia familiare dell Università Tor Vergata Minuta della lettera del prof. Pietro Gismondi con la quale rinuncia a ricandidarsi come Rettore 13

14 Di pecore, Pastori e altre scienze PIANO SETTIMO Terrazzo DIREZIONE AMMINISTRATIVA Terrazzo Terrazzo SALA DEL CONSIGLIO Terrazzo RETTORATO PIANO SES TO UFFICIO TECNICO UFFICI AMMINISTRATTIVI FACO LTA DI INGEGNERIA PIANO QUINTO FACO LTA DI GIURISPRUDENZA FACO LTA DI LETTERE PIANO QUARTO FACO LTA DI GIURISPRUDENZA PIANO TERZO FACO LTA DI SCIENZE E INGEGNERIA FACO LTA DI SCIENZE PIANO SECOND O FACO LTA DI INGEGNERIA FACO LTA DI MEDICINA Alloggio custodi PIANO PRIMO Terrazzo FACO LTA DI INGEGNERI A Laboratori FACO LTA DI MEDICIN A Laboratori PIANO TERRA Corridoio ed ressi ing aul e AULE DIDATTICHE Banca Centralino SEGRETERIE INGRESSO AM BULATORI AULE DIDATTICHE AULE DIDATTICHE LABORATORI DI MEDICINA Schema distributivo degli spazi alla Romanina nel

15 Storia familiare dell Università Tor Vergata La Romanina: un eterno cantiere 15

16 Di pecore, Pastori e altre scienze Il prof. Franco Giannini ricorda quei tempi con molto brio, soprattutto il suo primo incontro con l Università ai tempi di via Lucullo: La prima volta che mi recai nella Seconda Università di Roma, in ascensore, sbagliai piano e mi ritrovai in un centro estetico Luci ben disposte, porte a vetri, modanature di classe: credevo fosse una lussuosa sede di rappresentanza ed invece era solo un elegante centro di manicure, parrucchiere e quant altro. Una rapida perlustrazione, una domanda sciocca della serie ah non è qui l università? una risposta del tipo no, è al piano di sopra, con un aggiunta a mezza bocca aho, è il quarto oggi!!, ed eccomi di nuovo sul pianerottolo. Salii l ultima rampa di scale e suonai alla porta di un appartamento decoroso, con la porta semiaperta su un corridoio lungo, stretto ed ingombro all inverosimile di scatoloni, mobili ed impicci vari. In mano, ricordo, stringevo il passaporto per il nuovo mondo: la lettera del Ministero che, essendo stata accolta la mia domanda di passaggio da Roma I a Roma II, come si diceva allora, mi invitava a presentarmi all ufficio competente. Dov è l Ufficio Professori Ordinari?, chiesi dandomi quel po di tono, che credevo dovesse far parte del bagaglio del perfetto giovane professore di ruolo. Lì a destra, mi rispose una gentile signora che si era materializzata nel corridoio, sbucando dalla cucina dell appartamento (cucina rimasta tale con funzione di bar-tavola calda fai-da-te per giovani funzionari e professori di passaggio, ma anche archivio e ripostiglio di pratiche varie) indicandomi una stanzetta, meglio nota, lo scoprii in seguito, come il ripostiglio delle scope. Dal Rettorato della Città Universitaria, allo stanzino di Via Lucullo.. un salto notevole, non c è proprio che dire, pensai Ma tant è. Il dado era tratto ed era proprio fuori luogo fare paragoni, anche perché, al di là di tutto, l ambiente aveva un sapore da boheme decisamente accattivante. Una breve sosta nell ufficio, un po di convenevoli con il responsabile e factotum dell ufficio stesso, giovane, giovanissimo, al limite del ragazzo che ci fai qui? ed eccomi finalmente nella mia nuova sede, curioso di conoscere i miei compagni di ventura ed alle prese con il mio primo giro nell università.. pardon, nell appartamento. 16

17 Storia familiare dell Università Tor Vergata Scoprii così che non solo l ufficio docenti ma anche tutti gli altri uffici erano allogati in locali adibiti a più usi, o meglio avevano due o più funzioni, a seconda dell ora e del giorno della settimana, visto che, con cinque facoltà e relativi professori solo la tacita ma ferrea regia della Dott.ssa Fusco, potentissimo e autoritario Direttore Amministrativo, era in grado di evitare pericolosi assembramenti. Imparai così che era opportuno andare per uffici in certi orari particolari, che era folle dare appuntamenti a Via Lucullo, che bisognava insomma imparare ad arrangiarsi se si voleva fare un minimo di vita di Facoltà e che, soprattutto, era del tutto inutile chiedere o prenotare stanze per riunioni: semplicemente non ce n erano. Fu così che cominciammo a vederci in un bar all angolo di Via Lucullo finché, quando le discussioni accademiche cominciarono a salire di tono, nel senso letterale del termine, cominciammo a non trovare più sedie libere. Sarà stato un caso, ma ci fu fatto capire, gentilmente ma fermamente, che forse era meglio tenere le nostre importanti riunioni altrove. E tornammo ai piani alti, ovvero all unica stanza di dimensioni tali da accogliere una dozzina di persone: il soggiorno dell appartamento. Pieno come un uovo di tavoli da disegno e di materiale cartaceo tipico di un ufficio tecnico e come tale luogo di lavoro di chi progettava future galattiche sedi dell università, il salone si animava, dopo il tramonto, di piccoli gruppi di passati che cercando un posto dove riunirsi, si ritrovavano immancabilmente ad appollaiarsi sugli sgabelli dei disegnatori, non disdegnando spesso di lasciare scarabocchi ed appunti sulle carte abbandonate incautamente sui tavoli. Fu proprio qui, dunque, che cominciarono e si ripeterono per alcuni mesi le riunioni accademiche con i colleghi della nuova Facoltà d Ingegneria desiderosi di dare quanto prima un senso alla scelta fatta; gente che, come me, andava infatti in modo ossessivo ripetendosi, più che ripetendo agli altri, di quanto era stata astuta ed accorta ad approfittare dell occasione che le aveva consentito il gran passo, l approdo cioè al nuovo Eldorado: Tor Vergata! Vuoi per convinzione, vuoi per non dare soddisfazione a chi, potendo optare per la nuova università era rimasto nella vecchia, vuoi ancora per dare una risposta agli sguardi del tipo tutto bene? mi hanno detto che ci sono delle difficoltà, sta di fatto che trovai incantevole l improvvisazione, intrigante la disorganizzazione, stimolante la novità. 17

18 Di pecore, Pastori e altre scienze Indietro non si torna, ovvero, avanti tutta!! Quindi aspettiamo, impegniamoci, costruiamo: il vero spirito dei pionieri, che, si sa, ha fatto grande il West, aleggiava su di noi. Quanto era calzante l immagine, fu dimostrato molto presto dall incalzare degli eventi. L Università aveva acquisito sul Raccordo Anulare un Motel in costruzione, in località Romanina, ci si disse, e quindi entro breve tempo avremmo avuto una vera sede!!...nella prateria. Difficile da raggiungersi ed ancora più difficile soggiornarci: ma era finalmente casa nostra e come tale cominciammo a curarla con lunghe discussioni con gli addetti ai lavori che, educatamente ci ascoltavano, annuivano, si impegnavano.. e poi facevano di testa loro!! Fu così che al secondo piano il mio laboratorio rimase pianerottolo e che la sala riunioni della Facoltà fu cancellata, perché considerata inutile, come neanche molto elegantemente, ci venne comunicato. E noi, intrepidi professori della neonata Facoltà d Ingegneria? Non facemmo una piega. Seduti sugli scatoloni contenenti le piastrelle per il futuro pavimento, con infissi provvisori alle finestre e con le porte ancora da montare, con assi da muratore come tavolo da lavoro, prendemmo possesso dell unica stanza di dimensioni tali da contenere la solita dozzina e cominciammo la vita di Facoltà eleggendo il Preside e chiudendo l era dei Triunviri del Comitato Ordinatore! Il prescelto, è storia, fu il prof. Paoletti che ricordo arrivare portando con sé la Facoltà, come avevo soprannominato le due enormi borse con tutti i documenti che, per mancanza di armadi dove depositare verbali ed allegati, aveva pensato bene di sistemare in modo praticamente definitivo in quelle due capaci sacche. Per la verità, essendo il segretario del Consiglio mi chiese garbatamente se volevo accollarmi l onere, o meglio l onore, come tentò di presentarmelo, di sostituirlo nel delicato incarico di vestale. Declinai l invito con la battuta, più volte rinfacciatami negli anni successivi, che dopo tutto avevo votato per lui perché la sua nota prestanza fisica mi garantiva che avrebbe custodito la Facoltà nel migliore dei modi! Poi le cose migliorarono (e d altra parte, come poteva essere altrimenti dato il livello da cui si partiva?) e l Università cominciò a vivere raggiungendo, ai miei occhi, un traguardo inaspettato e perciò ancora più prezioso: l integrazione completa di tutti i professori ed assistenti, superando il difetto fondamentale delle grandi strutture che, nei fatti, 18

19 Storia familiare dell Università Tor Vergata limitano le frequentazioni ai soli colleghi dello stesso istituto, dipartimento, facoltà. Ancora oggi, incontro e saluto con affetto colleghi di tutte e cinque le originarie facoltà, colleghi e amici che conosco da più di vent anni e che con me hanno condiviso speranze ed aspettative, compagni della prima ora che, come me, hanno trovato a Tor Vergata qualcosa da amare e di cui andare fieri. Certo, l inizio del primo anno, pur pubblicizzato in tutte le forme e i modi possibili, fu accolto con scetticismo da parte dei giovani romani (e forse soprattutto dalle loro famiglie), ma grande fu la soddisfazione quando, allo scadere della data prevista, ben 600 ragazzi avevano scelto la seconda Università di Roma! Certamente quei primi studenti, pur avendo sofferto per molti disagi dovuti al recente trasloco nell edificio (peraltro non ancora ultimato) e alla mancanza di mezzi di collegamento fra la metropolitana e la Romanina, si saranno sentiti protagonisti di un impresa innovativa ed entusiasmante. Si rendevano pienamente conto di partecipare alla costruzione di qualcosa che era destinato a durare. Erano tempi avventurosi. Basti pensare che quando mancava appena un giorno all inizio delle lezioni l ENEL non aveva ancora provveduto all allacciamento della corrente elettrica. Ricorda ancora l ing.chiapponi le frenetiche telefonate scambiate con il prof.garaci, e la sua gioia quando, sul calare della sera, fu in grado di dire al Rettore: se adesso passa con la macchina sul Raccordo vedrà tutta la Romanina illuminata!. Cosa che il prof. Garaci non mancò certo di fare! Sempre a proposito del primo giorno, qualcuno ancora ricorda la moglie di un docente che, con una scopa trovata per caso nell edificio, spazzava con energia l aula dove, tra poco, il marito avrebbe dovuto tenere la sua prima lezione! Il prof. Salvatore Nicosia ricorda i motivi che lo spinsero a passare a Tor Vergata raccogliendoli sotto il titolo Primi passi di un illuso : Ho vissuto i primi momenti a Tor Vergata con intensità e impegno ma con qualche delusione dovuta probabilmente al mio spirito fatalmente un po deterministico, da buon ingegnere, io dico. 19

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