BOMBE SU FinMEccanica

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1 settimanale diretto da luigi amicone anno 18 numero novembre ,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, ne/vr anno 18 numero novembre 2012 BOMBE SU FinMEccanica Attacco al cuore tecnologico-industriale dello Stato. La controinchiesta di Tempi

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3 EDITORIALI ECCO PERCHÉ LA CHIESA È ODIATA La lotta per il significato dell esistenza è la sola reale minaccia per il potere Che le intenzioni della vita non siano un problema politico ma siano il problema politico ce lo hanno insegnato nei paesi dell ex Unione Sovietica e satelliti uomini come Solzenicyn e Havel. Il punto è che, dopo la caduta del Muro, né postcomunisti né liberali hanno ritenuto politicamente decisiva e condizione per la democrazia la lotta per la religione (Masaryk). Ovvero, hanno escluso dalla politica la lotta per il significato della vita. È qui che la società globalitaria, progressista o conservatrice che sia, si specchia nei totalitarismi del passato mostrandone la cupa e persistente attualità. Come insegna la Cina (definita da Repubblica un esempio di comunismo di successo ), apertura al mondo e diritti umani secondo un etica stabilita da un potere impersonale (dalla Coca Cola all agenda gay, dalle leggi anticorruzione al diritto all aborto non selettivo, tale è il comunismo di successo ) stanno procedendo di pari passo alla repressione dell esperienza religiosa (soprattutto se cristiana) che è primaria apertura al mondo e diritto umano fondamentale. Questo succede perché la lotta per il significato della vita rappresenta l unica reale minaccia per il potere impersonale. Ciò è così vero che nel continente dove un vuoto di vita fa il paio con un pieno di potere impersonale (regolamentare, tecnico, giurisdizionale) l indifferenza alla lotta per la religione si traduce in cupo e persistente odio di sé. Come ci hanno testé ricordato le proteste contro la Merkel che, per una volta, ha detto una parola vera e disinteressata («il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo»). O come tocchiamo con mano nella consunzione dell immagine sociale ed emarginazione politica delle Chiese cristiane. IMPRESSIONI SUL PENTADIBATTITO I cinque aspiranti parroci della sinistra fanno desiderare una vita esagerata Agorà è una delle buone badanti della mattina su Rai Tre. Martedì scorso, il tema del suo intrattenimento pendeva tra il quanto-siamo-indietro-noi rispetto agli americani che hanno votato per i matrimoni gay (motivetto molto twitter e facebook). E quanto-è-stata-americana la passerella su Sky Tg24 dei candidati alle primarie del centrosinistra (lozione molto amara per i pochi capelli del Cav.). Che poi, sul primo versante, era la cattolicissima deputata del Pd la vera pasionaria delle nozze gay. Che poi, sul secondo, il nuovo Pd sembrava la vecchia Dc. L avete sentito, no? Non ce n è stato uno della cinquina democrat che non abbia indicato come ideale un tipo di chiesa. Altro che Balena Bianca. Siamo allo scudone nazional-crociato che va da papa Giovanni XXIII (Bersani) al cardinal Martini (Vendola), da Alcide De Gasperi (Tabacci) a Tina Anselmi (Puppato). E vuoi che Mandela (Renzi) non abbia idealmente fatto un girotondo di peace&love cantando Imagine davanti alla Porziuncola di Assisi? Ecco caro cattolicesimo italiano quanto vale il tuo pacchetto azionario di valori non negoziabili e di battaglie culturali antropologiche agli occhi del battezzato che ragiona come la Repubblica di Lady Gaga e desidera ardentemente una famiglia Corriere della Sera come Elton John. Ma il vero punto G lo sta titillando Grillo? Non cambia nulla. Anzi. Aumenta la percezione di un adattamento In tv non ce n è stato uno della cinquina democrat che non abbia indicato come ideale un tipo di chiesa. Da papa Giovanni XXIII (Bersani) a Martini (Vendola) In Occidente l indifferenza al senso religioso diventa odio di sé, come indicano le proteste contro la Merkel che per una volta aveva detto la verità sulla persecuzione dei cristiani del parrocchiale che c è in ogni italiano alla propaganda ideologica impersonale. Non sarà per caso venuto il momento di desiderare una vita esagerata e almeno non quelle facce lì? Il dissenso, il non conformatevi di san Paolo, l andare in direzione opposta di dove va la folla? FOGLIETTO Piano con le parole. Tutti a ripetere che la supremazia democrat è ormai permanente in America. Non è così Dopo il 1945 il presidente americano rieletto ha sempre preso più voti la seconda volta rispetto alla prima, quasi consacrato dalla nazione. Così da Ike Eisenhower a Bill Clinton a George W. Bush. Con Barack Obama non è andata così: eletto con largo appoggio nel 2008, ha avuto meno suffragi nel Vincere nella difficoltà è segno di capacità politica, sua e della squadra di Chicago che lo sostiene, e indica un difetto di leadership, peraltro evidente, in Mitt Romney. Comunque l esito del 6 novembre conferma la solidità dell impianto politico-istituzionale americano, la capacità di adattarsi ai mutamenti mobilitando il popolo invece che emarginandolo. Molte sciocchezze volano nei commenti di questi giorni. In particolare sul tema del rapporto tra moderati e populisti. La magia americana sta nel mescolare nei due schieramenti queste tendenze, includendo invece che escludendo. Poi in realtà ha vinto il leader più radicale coperto dal centrista Bill Clinton, mentre ha perso il moderato coperto dal radicale Paul Ryan. Ora si parla di supremazia permanente dei democratici perché con giovani e ispanici diventano imbattibili. Osservazioni analoghe si facevano sul Gop dopo il voto del Oggi per errori repubblicani sull immigrazione e per la forza inclusiva di un presidente nero gli ispanici si sono schierati con i democratici, ma per esempio sulla questione dei princìpi non negoziabili l accodarsi di settori cattolici alle secolarizzazioni più liberal potrebbe non durare. Lodovico Festa 21 novembre

4 settimanale diretto da luigi amicone anno 18 numero novembre ,00 INTERNI COPERTINA discorso col suo omologo brasiliano, Celso Amorim. E che discorso: in ballo c era la gara per fornire alla marina brasiliana cinque cacciatorpediniere/fregate lanciamissili da tonnellate, altrettante corvette/pattugliatori da tonnel- in caso di vittoria dell offerta italiana, era nel paese sudamericano a ritessere la tela con funzionari del ministero della Difesa brasiliano, in particolare con l ex presidente del Partito dei lavoratori (quello del presidente Dilma Rousseff e del suo predecessore Lula) Josè Genoino. Poi il settembre è stata la volta di Corrado Passera, il ministro dell Industria, di recarsi in Brasile ufficialmente per trattare late e una grande nave rifornitrice. Un programma che non riguarda solo la realizzazione delle navi ma anche gli alleza perdere di vista l obiettivo numero uno accordi industriali a largo raggio, ma senstimenti, l elettronica e gli armamenti. Una commessa da 5 miliardi di euro razione corvette e cacciatorpediniere. di restaurare il primato italiano nell ope- che fa gola anche a francesi, tedeschi, britannici, spagnoli, sudcoreani, eccetera. meglio quando patatrac! Il ottobre Le cose sembravano rimettersi per il Negli stessi giorni anche l amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, gatori rilasciati ai Pm di Napoli quasi un arrivano sui quotidiani verbali di interro- l azienda predestinata a costruire le navi Dall alto, in senso orario: Lula, ex presidente brasiliano; il terrorista Cesare Battisti, a cui il Brasile ha concesso asilo politico; l ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola; Giuseppe Orsi, ad e presidente di Finmeccanica Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica, indagala, indicato come colui che avrebbe solcamente cosa fatta, mentre ora il vostro dello Sviluppo economico Claudio Scajo- no, asserendo che il contratto «era pratito sin dall inizio del 2011 con accuse di lecitato la dazione di denaro, pari all 11 paese può attendere il 2040 per chiudere frode fiscale e finanziamento illecito ai per cento del valore della transazione. Il un affare che, invece, ora appare oramai partiti. Già ad aprile di quest anno erano trapelate dichiarazioni pirotecniche italiani e brasiliani, fra i quali spicca quel- La Francia, già, la Francia È da anni nome di Scajola è accompagnato da altri, quasi chiuso a vantaggio della Francia». da sue deposizioni. Borgogni aveva accusato il da poco presidente di Finmeccani- Nelson Jobim. ni e francesi per la faraonica commessa lo dell ex ministro della Difesa brasiliano che va avanti il braccio di ferro fra italiaca Giuseppe Orsi di aver ricevuto sei auto L affare, che sarebbe la salvezza per della marina brasiliana. Di qua Fincantieri e Finmeccanica, di là la Dcns. I primi Maserati da aziende fornitrici della società e Comunione e Liberazione di essere so di portata storica per l industria del- sembrano essere avvantaggiati per i prez- una Fincantieri in difficoltà e un succes- destinataria di dazioni di denaro. Stavolta all ex dirigente di Finmeccanica è attrise definitivamente. Qualcuno avverte un marzo 2007 succede una strana cosa: Cesala difesa italiana, torna in alto mare. Forzi migliori a parità di qualità. Finché nel buita la denuncia di una tangente di ben senso di dejà vu. Sulla Stampa esce uno re Battisti, terrorista latitante dal milioni di euro (sarebbe una delle più strano articolo incentrato su dichiarazioni di collaboratori di Jobim, i quali ti anni alla vigilia della sentenza del Con- fuggito dalla Francia dove viveva da mol- grosse di tutta la storia mondiale delle commesse militari) sull affare delle famose fregate di Fincantieri da vendere al Bravolti in storie di tangenti, ma ironizza- dichiarato estradabile in Italia, riappare non si limitano a smentire di essere coinsiglio di Stato francese che lo avrebbe in anno prima (novembre 2011) da Lorenzo sile, e il coinvolgimento dell ex ministro no sull apparente autolesionismo italia- pubblico sulla spiaggia di Copacabana a novembre novembre ESTERI novembre 2012 cultura di antonio Gurrado DOPO IL VOTO riti mondani durlo, nel consueto editoriale/sermone sulla prima pagina de la Repubblica di domenica 4 novembre. Sottoposti a un attenta lettura del testo, gli adepti del quotidiano cult si saranno distinti in tre categorie: quelli che sono rimasti scioccati alle parole inconsulte del Fondatore, un po come se le avesse pronunziate dal pulpito un prete con la sindrome di Tourette; quelli che sono rimasti scioccati a scoprire che per un qualche motivo l editoriale fosse lungo la metà del solito; quelli che hanno continuato ad annuire con aria grave senza avvedersi del turpiloquio. La lettura di Repubblica è infatti un atto sempre più simile alla distratta presenza fra i banchi di una chiesa: lo si fa un po perché ci si crede confusamente, un po perché non si ascolta, un po per tacitare la coscienza, un po perché bisogna farsi vedere. Repubblica, intendiamoci, è il quotidiano più bello d Italia: i colori sono raffinati, l impaginazione delle sezioni culturali è alto design, le vignette novembre 2012 L ITALIA CHELAVORA miltà, pazienza, sacrificio e una certa dose di coraggio. Serve questo per accettare la proposta di tornare a lavorare nei campi, far fruttare la terra, sudare sotto il sole cocente per far crescere una piantina. È così che è nata la Cooperativa agricola Santa Marta. Da una intuizione, una delle tante, di don Luigi Giussani: per salvaguardare i monaci benedettini della Cascinazza da una eventuale speculazione edilizia futura, occorreva acquistare i terreni intorno al monastero, una cascina e tornare a lavorare la terra. Non solo, perché l idea era anche quella di dar vita a un luogo pronto ad aiutare chiunque fosse in cerca di aiuto. Emilio è stato il primo a imbarcarsi nell avventura che diverrà la Cooperativa Santa Marta, che prende il nome dall omonima cascina situata nel Parco Sud di Milano, a Zibido San Giacomo. Il casale non era abbandonato, ad abitarlo era la famiglia Binda Beschi, ben lieta di accogliere qualcuno in quell edificio enorme, e felice di poter condividere con altre persone la fatica del lavoro. Fino a quel momento si coltivavano riso e mais, ma grazie all arrivo dei nuovi inquilini e al loro dinamismo, il patrimonio della tradizione agricola sarebbe tornato a vivere nel suo splendore, seguendo la ricetta degli antichi valori novembre 2012 di Altan e Bucchi rasentano l arte, le foto bucano la pagina, la carta è quasi serica, il formato consente di piegare il quotidiano nella sacca della giacca di velluto o nello zainetto finto-povero lasciando sempre in bella evidenza la testata. Sembra fatto apposta per non essere letto. I suoi articoli vanno dunque considerati per quello che sono, ossia un riempitivo all interno di un progetto editoriale più vasto in cui l aura conta più dei temi, la testata più dei titoli e la firma più del contenuto. Hanno la stessa portata delle omelie domenicali, che possono anche riuscire bene ma non decidono del valore di ciò che le contiene e, se si dovesse giudicare il cattolicesimo dalle prediche, staremmo freschi. Repubblica è un giornale liturgico che vive di riti cristallizzati e di gesti calibrati (come la stretta di mano di Ezio Mauro ai redattori più importanti all inizio delle riunioni); l editoriale domenicale del Fondatore ne costituisce il vertice ciclico, la nota dominante che tutto racchiude in sé, il rassicurante coperchio che garantisce dell acquisto a scatola chiusa di tutto il calderone. Sembra fatto apposta per non essere letto. I suoi articoli vanno dunque considerati per quello che sono, ossia un riempitivo all interno di un progetto editoriale più vasto È il 1996 quando iniziano i primi lavori di ristrutturazione. La corte è uno dei tipici insediamenti rurali che da sempre popolano la pianura Padana. Ad accogliere il visitatore, quando arriva, un antica torre merlata del Settecento. Oggi, dopo sedici anni, ad abitare la cascina Santa Marta ci sono undici uomini e dieci donne dell associazione laicale Memores Domini, otto famiglie con relativa prole e don Gianni Calchi Novati: in tutto una sessantina di persone. E i lavori di rinnovamento non sono ancora terminati. Dalla coltivazione di riso e mais si passa a produrre anche frutta e verdura. L idea è di Gianni: è da questo momento che l azienda familiare si trasforma in una vera e propria cooperativa. Si riduce la superficie della coltivazione di massa e si iniziano a piantare frutta e ortaggi di vario tipo e per intensificare i raccolti si costruiscono le prime serre. Nel 2002 entra in società Federico. Viene da Crema, ha un diploma in ragioneria, dopo le superiori ha frequentato una scuola di pasticceria. E fino a quel «Inquestolavorobisognaessereumili. Bastaunagrandinataounmesedisiccità eilraccoltovainfumo.gliimprevisti traicampisonosempredietrol angolo» da Washington Dc Maria Claudia Ferragni interroga sulla sconfitta e riparte dai suoi fondamenti. La grinta e la voglia di lottare per la libertà non mancano, ma è certo che per ripartire col piede giusto qualcosa deve cambiare perché, comunque lo si voglia analizzare, c è un dato di fatto: il paese non è più come prima. Oltre tre anni e mezzo di lotte con i Tea Party da una parte e il più recente movimento Occupy Wall Street dall altra hanno prodotto sommovimenti di diversa natura: a favore della riduzione del peso dello Stato alla Camera dei Rappresentanti e a livello di governi locali per i primi, a sostegno delle politiche neo-assistenzialiste e fortemente regolatorie di Obama per i secondi. La prima cosa che salta Per questo svegliarsi in una pigra e grigia domenica mattina e trovare scritto cazzo, coglioni e vaffa in prima pagina è scioccante: non per le parolacce in sé, peraltro nascoste fra parentesi, ma perché esse danno uno scossone al lettore distratto e assuefatto; lo spingono a sfregiare il velo di Maya iniziando a leggere Repubblica come se fosse un giornale vero, ossia per quello che c è scritto, per trarne contenuti senza forma. Le sorprese non mancano. Ad esempio, a pagina 3 Michael R. Bloomberg (sindaco di New York, la città dove cancellano le maratone senza rimborsare le iscrizioni) s imbarca in arditi sillogismi per spiegare che, nonostante che non ci sia motivo di credere che Sandy sia dipesa dal riscaldamento globale, è necessario appoggiare Obama in ragione del suo pluriennale impegno contro il riscaldamento globale, a seguito del quale impegno è infatti arrivata Sandy. Su qualsiasi quotidiano un ragionamento così cristallino sarebbe stato esposto alle pernacchie del lettore neutrale, ma non su Repubblica dov è corazzato dall equilibrata scelta di farlo iniziare in prima pagina sotto una foto trionfale di Obama (vestito con la stessa camicia di Gianni Riotta) e di fianco a un pezzo di Joseph E. Stiglitz in cui si asserisce che è necessario che gli americani votino Obama perché «il numero dei non momento si era divertito a sfornare torte e pasticcini. Niente a che vedere col lavoro dell agricoltore. Arare, irrigare, seminare e trebbiare non lo aveva mai fatto. «Ho cominciato da zero. Me lo hanno proposto e ho detto di sì», dice sorridendo. «Mi occupo principalmente della parte amministrativa e commerciale, ma se bisogna andare nei campi non mi tiro indietro; in questo lavoro bisogna essere umili: quello che serve bisogna farlo senza troppi programmi perché quelli sono i primi a essere stravolti. Basta una grandinata o un mese di siccità e il raccolto va in fumo. Gli imprevisti tra i campi sono sempre dietro l angolo. Quest anno, ad esempio, abbiamo piantato gli spinaci ma per un motivo o per un altro non sono cresciuti come pensavamo e quelli che possiamo vendere sono davvero pochi». Di lavoro ce n è sempre stato tanto in cascina, ma Federico la sua busta paga l ha dovuta inventare: «Ero contento della vita che avevo iniziato a fare, ma per Barack Obama è il 44esimo presidente degli Stati Uniti d America, eletto per la prima volta nel novembre Alle presidenziali del 2012 ha battuto lo sfidante repubblicano Mitt Romney agli occhi leggendo i dati che si riferiscono agli exit poll elaborati da Fox News, è tà d impresa inizi a essere solo un ricor- popolo americano e all interno del parti- no al minimo, bassa leva fiscale e liber- ci sono condivise dalla maggioranza del che l elettorato dei due partiti è spaccato: il voto dei giovani (il 60 per cento nel- area conservatrice e libertaria si interrovatori (più inclini a concessioni alla spesa do del passato. Inoltre, i think-tank di to non vi è una vera spaccatura fra conserla fascia d età anni e il 52 di quella gano sull efficacia del loro lavoro a favore del libero mercato e su quello che suc- difesa) e i libertari (che vorrebbero lo sta- pubblica come per il rafforzamento della i anni), delle minoranze afro-americana (98), ispanica (71), asiatica (73) e delle donne (55 per cento del totale laddove sue politiche. Tempi ha cercato di avere to concerne, invece, i temi dell immigracederà ora al partito repubblicano e alle to fuori dalla vita del singolo). Per quan- gli elettori di sesso femminile sono il 53 una panoramica della situazione, ascoltando diverse voci. ni devono senz altro cambiare registro e zione cari alle minoranze, i repubblica- per cento) è saldamente orientato a favore di Obama. Inoltre anche il 50 per cento dei cattolici e il 73 degli ebrei ha vota- Le battaglie condivise Dan Mitchell, senior fellow del liber- affrontarli in modo più costruttivo». to il presidente uscente; a votare Romney Uno dei loro più attivi e influenti esponenti per ciò che concerne le politiche «il fatto che abbia vinto Obama e non tario Cato Institute, invece, sostiene che è stata la maggioranza dei bianchi (59 per cento) e degli uomini (45 per cento su un fiscali, Grover Norquist, presidente di Romney cambia poco: il candidato repubblicano non è poi così diverso da quello totale del 47 dell elettorato). Americans for Tax Reform, si dichiara I dati fanno pensare che almeno la assolutamente convinto che i risultati del democratico. Non è a favore dello Stato metà degli americani non disdegna più voto, in particolare alla Camera dei Rappresentanti e nei singoli Stati, dimostrala riforma della spesa pubblica; quan- minimo e non ha quasi mai parlato del- le politiche obamiane di stampo europeo e non è minimamente preoccupata no che gli americani sono a favore delle politiche di diminuzione della spesa approvato una legge di riforma del sistedo era governatore del Massachusetts ha del debito pubblico schizzato alle stelle. È come se il tradizionale sogno americano basato su libertà individuale, gover- fitta di Romney, le battaglie conservatrire. La vera riforma dovrebbe avvenire, pubblica. Quindi, «nonostante la sconma sanitario molto simile all Obamaca- 21 novembre americani favorevole alla sua rielezione è schiacciante rispetto a chi vorrebbe che a vincere fosse il suo sfidante». Astenersi provinciali D altra parte, chi si sognerebbe di criticare Bloomberg e Stiglitz una volta che venissero citati, con grande autorità e competenza, dai lettori più attenti nel corso del pranzo domenicale? Non ci riferiamo alle loro opinioni ma ai loro nomi. Repubblica offre loro validi sostituti anagrafici; le stesse idee, sostenute da Gian Luigi Scabbia o da Giacomo Frangiflutti (pesco nomi a caso dalle firme delle lettere al quotidiano), suonerebbero se non meno credibili di sicuro più criticabili. Basta invece che si chieda: «Avete letto Bloomberg e Stiglitz?», e tutti automaticamente danno loro ragione al solo scopo di non fare la figura dei provinciali. Mica per niente Michele Serra, in apertura de L amaca dello stesso giorno, spara: «Non potrei essere provinciale neanche se lo volessi: non sarei credibile». Lettori e autori di Repubblica tutto possono essere meno che provinciali e infatti venerdì 2 alle province in bilico, quelle in cui l accorpamento potrebbe comportare la guerra civile, viene dedicata un intera pagina tutta rivolta all allisciamento dell immaginario del target di Repubblica: il pisano Marco Malvaldi preferisce contaminarsi coi livornesi piuttosto che «pagare auto blu a Fiorito» (che non è né pisano né livornese), il tarantino Giancarlo De Cataldo plaude alla fusione con Brindisi così da poter «lottare insieme per lavoro e ambiente» (perché evidentemente separati non ne vale la pena), Luca Bottura rivendica che «la diversità è la nostra ricchezza» (ma a ben guardare sta parlando delle ricette dei tortellini), l erudito Umberto Eco non batte ciglio di fronte al miscuglio tra Alessandria e Asti «tanto io parlo entrambi i dialetti» (e quindi io, che parlo inglese e francese, posso dirmi favorevole all accorpamento dell Italia a Inghilterra e Francia). Massimo Carlotto si oppone invece alla fusione di Padova intellettuale e filooperaia con «la Treviso della Lega»: è noto infatti che la miglior maniera per insegnare ai leghisti i benefici dell integrazione multiculturale è isolarli in un angolino con Giancarlo Gentilini. Il formato consente di piegare il quotidiano nella sacca della giacca di velluto o nello zainetto finto-povero lasciando sempre in bella evidenza la testata recensire I GIornalI Il blog di antonio Gurrado Su tempi.it antonio Gurrado gestisce Qwerty, il blog che recensisce i giornali. Finora ha analizzato il, telesette, il Secolo d italia, Sportweek, la Provincia Pavese, il tirreno, Panorama, l edizione francese di repubblica, l adige, tv Sorrisi e Canzoni, il Corriere della Sera, L Europeo e il Guerin Sportivo I lettori di Repubblica sono così lontani da ogni provincialismo che sembrano essere i maggiori beneficiari del taglio delle province imposto dal governo, a eccezione degli alunni delle terze elementari che dovranno impararne a memoria molte di meno. Chissà se questo non contrari Corrado Augias, che sabato 3 tuona dalla sua tribuna contro «quei genitori che assistono passivi al precoce corrompimento intellettuale dei loro figli» in risposta a una signora che sta valutando se iscrivere la sua frugoletta alla Deutsche Schule perché in quella italiana mancano le lavagne multimediali e ci sono suore che parlano male dell aborto. Augias d altronde gestisce le pr di Repubblica con i lettori e far finire una propria lettera nel suo box grigio equivale a un cavalierato, talché si crea una sorta di sindrome di Stoccolma per la quale i lettori cercano di assecondare Augias e Augias cerca di assecondare i lettori. Memorabile la lettera di martedì 30 ottobre, in cui un tale Paolo Lupo e Augias conversano amabilmente di Berlusconi senza nominarlo, come due amici sorpresi sul treno a chiacchierare di un terzo: lo evocano come colui che «ha rubato il sogno di una generazione onesta», colui che «ha cambiato la percezione del denaro», «uomo furente e spaventato», «attore consumato». Quando si tratta di Berlusconi, l in- 21 novembre Alato,ilnegozioeFedericoDendena, responsabiledell areacommerciale. Sopraesotto,lacascinaSantaMarta azibidosangiacomo(milano) facciamo macellare. E il cliente è contento perché sa di potersi fidare». Fuori dalla corte è stato costruito il magazzino e, dal giugno 2010, un maneggio con dieci cavalli: lezioni di equitazione, volteggio e riabilitazione equestre, sono solo alcune delle offerte. Il territorio intorno alla cascina è perfetto per organizzare passeggiate a cavallo: circondati da una natura incontaminata si possono incontrare ghiri, tassi, faine, volpi, conigli selvatici, donnole e lepri. Tra gli uccelli si possono osservare l airone, il picchio, il cuculo, la cinciallegra, l airone rosso, la cicogna bianca, trovare i soldi del mio stipendio bisognava per forza aumentare i ricavi della la d acqua, il martin pescato- il germano reale, la gallinel- Cooperativa. Così ho pensato a un piccolo negozio dove vendere i nostri prodot- dalle risaie si ritira, le strade e re e la poiana. Quando l acqua ti. Grazie al passaparola e a qualche pubblicità ci siamo fatti conoscere, poi sono no di gamberi d acqua dolce e i margini dei fossati si ricopro- stati gli stessi clienti a chiedere prodotti con un po di fortuna si possono vedere anche i gamberi ros- sempre diversi: ortaggi, frutta, riso arborio, carnaroli, integrale, venere». si della Louisiana. «Organizziamo visite guidate dell azien- Nel giugno 2011 il salto di qualità con un punto vendita tutto nuovo, premiato dal Club di Papillon come miglio- è un luogo ideale per le scolada e del territorio circostante, re bottega del Gusto d Italia all interno anni, la Cooperativa propone ad aziende resche. È impressionante vedere le facce della rassegna enogastronomica di Golosaria. Ristrutturando locali preesisten- gastronomiche di diverse grandezze per i più normali. Ti fanno domande incredibi- e privati la possibilità di acquistare ceste dei bambini che si stupiscono delle cose ti è nato l attuale negozio che conserva regali natalizi. li: Perché la fragola non è rossa?. Semplice, perché non è ancora matura. Per noi è travi e mattoni a vista, dove oltre ai prodotti della cascina si possono trovare specialità tipiche e delicatezze gastronomi- E sempre dei clienti è la richiesta di poter non puoi non sorprenderti del loro stupo- Il sogno di domani tutto normale, ma di fronte ai loro occhi che di altissima qualità: la pasta Makaira acquistare carne di animali cresciuti e re. E così anche noi torniamo a non dare fatta con orzo e farro, la birra dei monaci della Cascinazza, l olio d oliva toscanazione, recuperiamo i tagli richiesti. Ci «Aprire un punto ristoro per dare la possi- nutriti da persone fidate. «Oggi, su ordi- per scontato nulla». Il prossimo obiettivo? no, il salame artigianale cremasco, i formaggi di Marco Vaghi uno dei migliori no, in provincia di Piacenza; lì compria- prodotti. E credo proprio che nel giro di appoggiamo all azienda agricola di Alsebilità a chi ci fa visita di degustare i nostri affinatori d Italia, vini doc dell Oltrepò mo alcuni vitelli che, per circa due mesi, due anni riusciremo a inaugurarlo». Pavese. E non è finita qui perché, da sette portiamo all ingrasso qui da noi, poi li DanieleGuarneri 21 novembre SOMMARIO 14 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/vr anno 18 numero novembre 2012 Attacco al cuore tecnologico industriale dello Stato. L inchiesta di Tempi 14 Attacco a Finmeccanica Indagine su quella strana forma di autolesionismo all italiana che minaccia il cuore industriale del nostro paese. Così, grazie all azione congiunta di procure e quotidiani, rischiamo di perdere un affare da cinque miliardi. A vantaggio dei francesi e l avevano quasi fatta. Alla fine di giugno era toccato al ministro della Difesa Giampaolo Di Paola scen- C dere a Brasilia per riannodare i fili del 22 Il sogno americano e la realtà Le politiche di Obama hanno modificato l intera società. Lo Stato pesante non spaventa più. «Se non torniamo a scommettere sul talento dei singoli, addio terra delle opportunità e della libertà». I repubblicani analizzano la sconfitta 36 È quasi un peccato leggerlo antonio Gurrado ha spulciato il più liturgico dei quotidiani italiani e ha scoperto che è come sedersi in chiesa. Lo si fa un po perché ci si crede, un po perché non si ascolta, un po per tacitare la coscienza, un po per farsi vedere azzo, coglioni e vaffa», scrive il fondatore Eugenio Scalfari «C nel tentativo di parodiare il linguaggio di Beppe Grillo, o forse di ripro- 52 Una scelta di campo Tutto è iniziato con l idea di salvare le terre del Parco Sud di Milano. Poi sono arrivati i primi raccolti, il negozio, l allevamento dei vitelli e il maneggio. Storia della cascina Santa Marta e di una occasione che è diventata impresa U BOMBE SU FinMEccanica attacco al cuore tecnologico-industriale dello StatO. la controinchiesta di tempi l giorno dopo la sconfitta di Mitt Romney e l inizio del secondo mandato presidenziale di Barack Obama, I a Washington la galassia conservatrice si Foto: AP/LaPresse Foto: AP/LaPresse Il recinto. L io in gabbia La ritirata della nostra politica rispecchia la solitudine dell uomo. Manifesto per uno spazio di condivisione. Dove anche i più piccoli fatterelli siano segni di grandi cose Annalisa Teggi...6 INTERNI Copertina. Bombe su Finmeccanica Così il fango mediatico penalizza l azienda nelle gare per gli appalti internazionali. A vantaggio dei francesi Rodolfo Casadei...14 Carceri. Silvia muore a San Vittore Renato Farina...18 ESTERI Stati Uniti. I repubblicani dopo la sconfitta «Se non torniamo a scommettere sul talento dei singoli, possiamo dire addio alla terra delle opportunità» Maria Claudia Ferragni...22 Cina. Quanto è lontana la libertà Leone Grotti...30 CULTURA Repubblica. Recensire il più liturgico dei giornali Antonio Gurrado...36 Storia. Il sangue (cancellato) dei vincitori Roberto Festorazzi...42 La Fenice. Il coraggio di cambiare musica Laura Borselli...48 L ITALIA CHE LAVoRA ROMPETE QUEL RECINTO La recessione dell io Non interverrò, non avrò, non farò. La ritirata della nostra politica rispecchia la solitudine dell uomo moderno, tutto intento a sottolineare una diversità, cioè a ingigantire la propria piccolezza. Manifesto per un nuovo spazio di condivisione. Dove anche i più piccoli fatterelli siano segni di grandi cose 21 novembre Vivere in cascina. Ritorno in campagna I campi, il negozio, l allevamento e il maneggio. Storia del casale di Santa Marta, della sua Cooperativa e di una scelta di vita che è diventata impresa Daniele Guarneri...52 LA SETTIMANA Foglietto Lodovico Festa...3 Non sono d accordo Oscar Giannino...13 Boris Godunov Renato Farina...21 Le nuove lettere di Berlicche...35 Mamma Oca Annalena Valenti...55 Post Apocalypto Aldo Trento...60 Sport über alles Fred Perri...62 Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano...63 Diario Marina Corradi...66 RUBRICHE Green Estate...54 Per Piacere...57 Mobilità Lettere al direttore...62 Taz&Bao...64 Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell 11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 18 N. 46 dal 15 al 21 novembre 2012 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli, Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato speciale), Benedetta Frigerio, Massimo Giardina, Caterina Giojelli, Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni SEGRETERIA DI REDAZIONE: Elisabetta Iuliano DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò FOTOLITO E STAMPA: Roto2000 S.p.A., Via L. da Vinci, 18/20, Casarile (MI) DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Corso Sempione Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/ , fax 02/ abbonamenti@tempi.it EDITORE: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione 4, Milano La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano, tel. 02/ , fax 02/ , redazione@tempi.it, CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: Editoriale Tempi Duri Srl tel. 02/ , fax 02/ GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI: L Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione, Milano. 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7 ROMPETE QUEL RECINTO La recessione dell io Non interverrò, non avrò, non farò. La ritirata della nostra politica rispecchia la solitudine dell uomo moderno, tutto intento a sottolineare una diversità, cioè a ingigantire la propria piccolezza. Manifesto per un nuovo spazio di condivisione. Dove anche i più piccoli fatterelli siano segni di grandi cose 21 novembre

8 blu. Non chiamatemi assessore»; meno composto e riservato nella pagina a fianco il faccione di Beppe Grillo: «Non faremo le primarie»; sotto di lui a chiudere la sarabanda Matteo Renzi: «Se perdo non sarò ministro». Un sovraffolamento di non così fitto me lo ricordo solo nell esordio del canto XIII dell Inferno di Dante, quello che parla del suicida Pier delle Vigne. Dante comincia, appunto, quel canto seminando dei non a piene mani: descrive il paedi Annalisa Teggi Q ualche giorno fa il quotidiano la Repubblica fotografava la sintesi della cronaca politica italiana in due pagine dai titoli meravigliosamente accordati su una medesima nota, indice del fatto che la cronaca è davvero ciò che accade, e che i fatti letteralmente parlano, al di là dei commenti sulle notizie. Ecco cosa campeggiava in neretto: come esordio una dichiarazione del premier Mario Monti in merito alle questioni sulla legge elettorale: «Non costringetemi a intervenire»; più sotto i nota bene di Franco Battiato, in merito alla sua carica di assessore alla cultura della regione Sicilia: «Non avrò né stipendio, né auto Se l io gioca in difesa muore. Retrocediamo, ci rincantucciamo in una gabbia fatta di piccoli particolarismi, credendo così di tutelare la nostra persona, ma ottenendo l opposto saggio al contrario, dicendo cosa non c è. E così facendo il poeta ti mette già dentro la testa del suicida, scopre il suo nervo dolente e straziato, come a dire: tutto l orizzonte attorno a me è diventato così opprimente e falso, invivibile, che l unica possibilità rimasta per me era dire non a me stesso. E non appena Pier delle Vigne prende parola e parla di sé in prima persona si sente che è ancora intrappolato nello stretto recinto di quei pensieri che lo hanno spinto a negare la vita: ribadisce la sua grande e instancabile dedizione al lavoro, ricorda l invidia degli altri che s infiammò per distruggere il suo ben fare, portandolo 8 21 novembre 2012

9 ROMPETE QUEL RECINTO PRIMALINEA Girando in bicicletta per la gran valle della piccola gente, la Bassa, Giovannino Guareschi vedeva grandi cose, dietro la cronaca minuta del suo Mondo piccolo (a sinistra, la piazza di Brescello) Foto: AP/LaPresse a uno sdegno tale da diventare ingiusto contro se stesso. Quando l io gioca in difesa muore. Più ingigantisce le rivendicazioni puntigliose (e magari giuste) sui fatti che lo riguardano più rimpicciolisce sé fino a sparire. Non c è dubbio che questa tattica difensiva sia scelta come via più auspicabile in tempi di crisi come il nostro, perché ha la falsa apparenza di mostrarsi come più pragmatica di altre visioni più coraggiose. E infatti noi siamo in recessione. Non tanto e non solo nel senso economico, ma nel senso più propriamente umano. Retrocediamo, andiamo all indietro a rincantucciarci in una piccola gabbia fatta di piccoli particolarismi personali, credendo così di tutelare e rafforzare la nostra persona, ma ottenendo l esatto opposto. Quella che noi crediamo sia una lente d ingrandimento, uno spazio di accresciuta autorevolezza, diventa invece una palizzata che ci chiude in un angusto recinto. Il mio dolore, la mia prigione Mi è capitato di recente di trovarmi nella sala d attesa di un ambulatorio medico, in compagnia di silenziosi sconosciuti che come me aspettavano di essere visitati; si trattava di un ambulatorio ortopedico e, dunque, per il tipo di patologie connesse (braccia e gambe ingessate, collari al collo) era evidente anche esteriormente il fatto che qualcosa di dolente ci accomunasse. Appeso alla parete di fronte a me c era uno di quegli aforismi che intuisco dovrebbero servire ad addolcire l atmosfera sempre implicitamente triste dell ambulatorio, con eleganti lettere da libro di fiabe recitava così: «Non giudicare le mie azioni e le mie scelte, perché solo io ho attraversato il dolore che ha portato ad esse». Ecco che quando l io si aggrappa a venerare la presupposta roccaforte dei propri particolarismi, in realtà si isola e si spegne. Perché quelle parole millantavano eroismo, ma dichiaravano solitudine. E, cosa ancora più grave, istigavano il pensiero di una solitudine che rimpicciolisce il vero e semplice orizzonte delle cose. La verità è che il mio dolore (o qualsiasi altro fatto) non mi parla solo del mio dolore. Ma se io innalzo il mio dolore particolare a unica e grande autorità capace di definire lo spessore della mia persona mi ritrovo in prigione, perché potrò ritagliarmi il mio spazio solo a forza di non, cioè arroccandomi alla mia diversità rispetto a qualsiasi tema di confronto comune. Il signor Chesterton, che amava i paradossi, diceva che dalla valle un uomo vede grandi cose, mentre da un picco vede solo cose piccole. È una disquisizione ottica di non poco conto. Solo in uno Chesterton diceva che dalla valle un uomo vede grandi cose, mentre da un picco vede solo cose piccole. Solo in uno spazio di comune condivisione si danno alla vista cose grandi spazio di comune condivisione si danno alla vista cose grandi, anche riguardo a noi stessi. E, invece, ingigantendo la nostra piccolezza tutto attorno diventa più piccolo. Il mondo della politica sembra riflettere in pieno la trappola di questa visione distorta: non c è più alcuna valle, ma solo picchi. Più i politici ci parlano in termini concreti e specifici, più siamo indotti a valutarli credibili. Niente paroloni ambiziosi, ma programmi strategicamente mirati a innalzare picchi partendo da piccoli bisogni per stanare, isolare e identificare gli infiniti sottogruppi di quella gran massa di gente che abita la valle dei moderati. La discesa di Obama tra il popolo Alcuni esperti che si occupano di semantica politica hanno snocciolato statistiche dettagliatissime sulle parole usate durante i tre dibattiti televisivi tra il neo rieletto presidente Barack Obama e il suo diretto avversario Mitt Romney. E la statistica, con il suo algido e analitico distacco, si è sorprendentemente resa conto di ciò che molti altri (opinionisti, professori e gente comune) non hanno visto a colpo d occhio, cioè che i due diretti avversari erano d accordo su molto. Sui verbi ad esempio, quelli più usati da entrambi sono stati gli stessi: do, have, get, say. Fare, avere, ottenere, dire. Ma anche su quelli meno usati erano d accordo: believe (che è credere, nel senso affermativo di credere in qualcosa) è sperduto in un piccolo cantuccio. Guarda caso, poi, l avverbio più usato è stato anch esso il medesimo per entrambi: not. E il problema della negazione non è solo che è negativa, ma soprattutto che separa, distingue e isola. Però quando è stato il momento di rivolgersi alla nazione non più con l occhio da cacciatore di uomini della classe media, bensì come presidente di tutti, Obama ha lasciato i picchi di gradimento di parole come affari, piccola impresa, tasse ed è sceso a valle. È ritornato nella grande spianata di un terreno che doveva indicare come comune all intero e variegato popolo americano e lo ha fatto, stando in mezzo a loro a mostrare 21 novembre

10 grandi cose: il discorso pronunciato appena avuta conferma della rielezione traboccava di speranza. Fosse anche pura strategia di comunicazione importa meno del fatto che da sempre questa è l unica strategia vincente. E questo vuol dir qualcosa. Tutti vogliono l America. Se pure il modo di dire si è ridotto a una illusione di successo personale, ricorda che toccando certe corde l uomo ritrova una incrollabile parte di sé che non è in declino La ricerca della felicità Gli uomini vogliono l America. Per i più questa espressione è un illusoria frase fatta, ma chiunque si ritrovi concretamente investito della carica di presidente degli Stati Uniti non può aggirare quel gigantesco monumento ingombrante che è la Dichiarazione d Indipendenza. Quella faccenda di non poco conto che riguarda il ritenere di per sé evidenti certe verità, come il fatto «che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi ci sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità». Se anche il modo di dire «vuoi l America» si è ridotto a pura retorica o a una vana illusione di grandezza e successo personale, continua comunque a ribadire che toccando certe corde l uomo si ricorda che c è una incrollabile parte di sé che non è in recessione. Quel manifesto politico dichiara che la bandiera dell uomo è fatta di strisce orizzontali con in alto un ritaglio di stelle; un uguaglianza che non appiattisce, ma che permette di evidenziare la grande statura di ogni uomo. Stando coi piedi nella propria fetta di terra l uomo si sente proteso verso l alto, ogni piccola cosa bella e brutta lo ferisce con un bisogno di grandezza che non è monomania, ma necessità di una comprensione totale e autentica. Indipendentemente dai suoi personali picchi. Dagli alti e bassi. Da crisi e rilancio. I pochi operai di Pomigliano si sentono davvero piccoli solo se si parla di loro in termini di reintegro e mobilità: allora sì che sono 19 pedine spostate dal bianco e nero di grandi scacchisti, abbiano essi il nome della grande industria o dei grandi sindacati. L errore politico più abominevole è quello di costruire picchi isolati che ci costringano a trattare noi stessi come cose piccole. Ma è sufficiente l esperienza comune per frantumare questo errore ottico. Se ne accorse quel grande giornalista che intitolò Mondo piccolo i suoi racconti. Nessuno meglio di Giovannino Guareschi sa cos è la valle, la Bassa. Ne scriveva la cronaca avendo nel suo vocabolario diceva egli stesso non più di duecento parole; e tra quelle parole ci si accorge che statisticamente spesso saltano fuori onestà, libertà, pietà, bontà, fede. Girando in bicicletta per la gran valle della piccola gente vedeva grandi cose, dietro piccoli fatti: «Cronista di provincia, son marinaio d acqua dolce e costeggio solo le rive del mio torrente pur navigando a tutta velatura in un burrascoso mare di guai. Chiudono il mio orizzonte, turrito sbarramento, inviolabile a me nocchiero di piccioletta barca, queste colonne d Ercole che han nome fatterello, fatto e fattaccio, il solito eterno rosario della cronaca, che io anche stavolta andrò lentamente sgranando cantando vita e miracoli d ogni chicco». La clamorosa evidenza di cui si accorge il cronista di provincia è che il chicco non si è mai sentito piccolo. Si è sempre sentito un seme che la vita con le sue imprevedibili annaffiate matura. Talvolta il chicco ha solo bisogno di una scampanata per ricordarselo. È così nella geografia dei piccoli paesi della Bassa: grandi campi, qualche agglomerato di case e, riconoscibile in mezzo ad esse, il campanile. Accade sempre qualcosa di clamoroso quando le campane si mettono in moto. Le campane di don Camillo Quella famosa scena che fa parte del film Don Camillo e l onorevole Peppone in molti ce la ricordiamo. Don Camillo si accorge che le piccole schermaglie politiche a suon di slogan tipo «Lista Peppone, lista baffone» sono frecce a corta gittata. Sono uno scoppio che porta ciascuno a chiudersi nel proprio guscio, sia esso la chiesa o il palazzo del Comune. Invece, il seme inestirpabile dell uomo è che funziona proprio come un campanile; se tiri le corde giuste si metterà a scampanare a più non posso. Oppure: se metti la musica giusta, si ricorderà qual è il vero canto della vita. E così, anziché schiacciare Peppone, don Camillo lo innesca: fa risuonare dal campanile le note de Il Piave mormorava durante il comizio del cittadino-lavoratore Peppone. Tanto basta. Il facinoroso si ricorda di essere stato un uomo di parte sì, ma come soldato al fronte. E si ricorda di aver dato tutto in nome dell idea che vale la pena lanciare l anima oltre l ostacolo. Parla da combattente vero. Da operaio, verrebbe da attualizzare cioè da uomo che si riconosce parte di una grande opera. n Segui Tremende bazzecole, il blog di Annalisa Teggi su tempi.it Foto: AP/LaPresse novembre 2012

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13 L OBIETTORE SEGNALI FIN TROPPO CHIARI Una patrimoniale per il Monti bis? Piacerà a Pd e Udc, ma ci strozzerà Foto: AP/LaPresse di Oscar Giannino Lunedì era san Giosafat, nome che evoca la valle dove tutti dovremo trovarci per la conta dei salvati e dei dannati. Monti ha deciso di onorare a suo modo la suggestione. Ha detto che una imposta patrimoniale non sarebbe poi la fine del mondo, c è in molti paesi capitalisti. Il governo ci aveva pensato e ci pensa, ma il punto è avere un database preciso delle attività degli italiani, per non sbagliare la mira. Vastissimi echi all esternazione del premier. NON SONO D ACCORDO È ovvio che se il premier non esclude di restare in sella in caso di parlamento matto, allora la disponibilità alla patrimioniale è un segnale di consenso agli schemi di governo visti in Sicilia Poi smentite dal portavoce di Palazzo Chigi, nel senso almeno che il governo non ci riserverebbe la sorpresina, anche se Monti pensa e ha detto quel che ha detto. Mah. Trovarsi Monti nella condizione di Berlusconi, che dice cose bombastiche sull euro o su Alfano e poi le smentisce come nulla fosse, è certo una novità. Non piacevole, visto che Monti è apprezzato innanzitutto per aver ripristinato la credibilità dell istituzione che ricopre. Ma al netto di questo a me sembra che le sue parole non siano affatto un lapsus né tanto meno una gaffe. Credo si possano invece leggere alla luce di tre diversi criteri. Il primo è politico, e guarda all Europa. Il secondo è anch esso politico, e guarda all Italia. Il terzo è tecnico, e ammetto che mi lascia esterrefatto. Primo. Io credo che Monti al Financial Times era quella la sede delle sue dichiarazioni risponda innanzitutto pensando ai partner europei e ai mercati. E fa non bene, ma benissimo. Poiché la Grecia ha appena votato in Parlamento l ennesima stangata ma ha bisogno di un ulteriore iniezione di aiuti, e poiché per la Spagna dopo il pasticcetto della Bce l aria sembra quella di traccheggiare per gli aiuti, mi sto convincendo che i tedeschi non siano dell idea di vincolare l Italia, prima delle politiche, chiedendo che anche Roma prenda aiuti e firmi condizioni. Credo che Angela Merkel prima delle elezioni nell autunno 2013 non voglia esporsi alla scontata critica di aiutare anche l Italia. La cosa intossicherebbe non poco la sua campagna elettorale. Ergo Monti, previdentemente, in caso lo spread italiano salga per il rischio di instabilità legato alle nostre prossime elezioni politiche, fa capire ai mercati e ai partner europei che ha ancora cartucce da sparare. E mica leggere! Secondo. C è anche un fin troppo evidente messaggio che Monti lancia alla politica interna in tumultuosa evoluzione verso l appuntamento elettorale. Il premier ha iniziato a modificare sostanzialmente il suo netto no al proseguimento dell incarico. Solo due mesi fa in Consiglio dei ministri aveva detto che nessun ministro si doveva candidare alle politiche, altrimenti si doveva dimettere. Tre settimane fa la posizione è cambiata, il premier ha ammesso che candidature sono possibili, si augura solo che non siano troppo numerose né troppo connotate in un solo schieramento: ne soffrirebbe il rapporto con la sua eterogenea maggioranza. E anche nella risposta alla domanda reiterata se continuerebbe a fare il premier, Monti varia ormai le formule. Non è più un no senza condizioni. Per molti, Monti potrebbe iniziare a benedire da lontano ma non troppo quelle parti di politica e di società civile che invocano la continuità del suo governo. Vediamo per esempio cosa farà il 17 novembre all iniziativa del manifesto per la Terza Repubblica sottoscritto da Italia Futura, Cisl, Acli e Sant Egidio. È ovvio che se inizia a non escludere che in caso di parlamento matto, senza maggioranza politica, lui resti in sella alla testa di un governo di convergenza ma questa volta politico, allora la disponibilità alla patrimoniale è un chiarissimo segnale di benevolo consenso a schemi Pd-Udc come quelli visti in Sicilia, e che sembrano prepararsi in Lombardia. La patrimoniale è per loro, inutile girarci intorno. Il solito Stato che pensa solo alle sue casse Sin qui nessun problema, Mario Monti è pienamente legittimato a tutto questo. È sul merito della proposta che a me viene sinceramente da piangere. È vero che esistono paesi avanzati con imposte patrimoniali ordinarie. Anche l Italia fa parte di quella schiera, visto che tra Imu e conto titoli e sovrimposte su auto e compagnia cantando l attuale governo di patrimoniali ne ha introdotte per un pacco di miliardi di euro. Ma una patrimoniale ordinaria ha senso se si rimette mano al sistema fiscale, riequilibrando il prelievo in modo da esercitare nell economia reale meno depredazione e sterminio d impresa e lavoro. Purtroppo Monti ancora una volta non lo fa. La patrimoniale come ulteriore addendum al record di prelievo fiscale, quando siamo l unico paese euroscassato che ha alzato sia le imposte dirette con le addizionali locali, sia quelle indirette con l Iva e le accise, sia quelle patrimoniali, sarebbe solo un ulteriore mossa recessiva. Lo Stato che pensa solo a se stesso, alle sue casse, e al suo raggelante potere di impedire crescita. No, non posso essere d accordo né ora né mai, pur riconoscendo a Monti tutto il prestigio e la credibilità di cui giustamente gode. 21 novembre

14 INTERNI COPERTINA Attacco a Finmeccanica Indagine su quella strana forma di autolesionismo all italiana che minaccia il cuore industriale del nostro paese. Così, grazie all azione congiunta di procure e quotidiani, rischiamo di perdere un affare da cinque miliardi. A vantaggio dei francesi Ce l avevano quasi fatta. Alla fine di giugno era toccato al ministro della Difesa Giampaolo Di Paola scendere a Brasilia per riannodare i fili del discorso col suo omologo brasiliano, Celso Amorim. E che discorso: in ballo c era la gara per fornire alla marina brasiliana cinque cacciatorpediniere/fregate lanciamissili da tonnellate, altrettante corvette/pattugliatori da tonnellate e una grande nave rifornitrice. Un programma che non riguarda solo la realizzazione delle navi ma anche gli allestimenti, l elettronica e gli armamenti. Una commessa da 5 miliardi di euro che fa gola anche a francesi, tedeschi, britannici, spagnoli, sudcoreani, eccetera. Negli stessi giorni anche l amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, l azienda predestinata a costruire le navi in caso di vittoria dell offerta italiana, era nel paese sudamericano a ritessere la tela con funzionari del ministero della Difesa brasiliano, in particolare con l ex presidente del Partito dei lavoratori (quello del presidente Dilma Rousseff e del suo predecessore Lula) Josè Genoino. Poi il settembre è stata la volta di Corrado Passera, il ministro dell Industria, di recarsi in Brasile ufficialmente per trattare accordi industriali a largo raggio, ma senza perdere di vista l obiettivo numero uno di restaurare il primato italiano nell operazione corvette e cacciatorpediniere. Le cose sembravano rimettersi per il meglio quando patatrac! Il ottobre arrivano sui quotidiani verbali di interrogatori rilasciati ai Pm di Napoli quasi un anno prima (novembre 2011) da Lorenzo novembre 2012

15 Dall alto, in senso orario: Lula, ex presidente brasiliano; il terrorista Cesare Battisti, a cui il Brasile ha concesso asilo politico; l ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola; Giuseppe Orsi, ad e presidente di Finmeccanica Foto: AP/LaPresse Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica, indagato sin dall inizio del 2011 con accuse di frode fiscale e finanziamento illecito ai partiti. Già ad aprile di quest anno erano trapelate dichiarazioni pirotecniche da sue deposizioni. Borgogni aveva accusato il da poco presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi di aver ricevuto sei auto Maserati da aziende fornitrici della società e Comunione e Liberazione di essere destinataria di dazioni di denaro. Stavolta all ex dirigente di Finmeccanica è attribuita la denuncia di una tangente di ben 550 milioni di euro (sarebbe una delle più grosse di tutta la storia mondiale delle commesse militari) sull affare delle famose fregate di Fincantieri da vendere al Brasile, e il coinvolgimento dell ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, indicato come colui che avrebbe sollecitato la dazione di denaro, pari all 11 per cento del valore della transazione. Il nome di Scajola è accompagnato da altri, italiani e brasiliani, fra i quali spicca quello dell ex ministro della Difesa brasiliano Nelson Jobim. L affare, che sarebbe la salvezza per una Fincantieri in difficoltà e un successo di portata storica per l industria della difesa italiana, torna in alto mare. Forse definitivamente. Qualcuno avverte un senso di dejà vu. Sulla Stampa esce uno strano articolo incentrato su dichiarazioni di collaboratori di Jobim, i quali non si limitano a smentire di essere coinvolti in storie di tangenti, ma ironizzano sull apparente autolesionismo italia- no, asserendo che il contratto «era praticamente cosa fatta, mentre ora il vostro paese può attendere il 2040 per chiudere un affare che, invece, ora appare oramai quasi chiuso a vantaggio della Francia». La Francia, già, la Francia È da anni che va avanti il braccio di ferro fra italiani e francesi per la faraonica commessa della marina brasiliana. Di qua Fincantieri e Finmeccanica, di là la Dcns. I primi sembrano essere avvantaggiati per i prezzi migliori a parità di qualità. Finché nel marzo 2007 succede una strana cosa: Cesare Battisti, terrorista latitante dal 2004 fuggito dalla Francia dove viveva da molti anni alla vigilia della sentenza del Consiglio di Stato francese che lo avrebbe dichiarato estradabile in Italia, riappare in pubblico sulla spiaggia di Copacabana a 21 novembre

16 INTERNI COPERTINA La cura Orsi sta facendo effetto. Eppure non passa giorno senza che qualche partito o grande giornale non chiedano al governo l azzeramento dei vertici di Finmeccanica Rio de Janeiro e viene arrestato. Chiede asilo politico e gli viene concesso il 13 gennaio 2009, contro il parere del Comitato nazionale per i rifugiati. Scende il gelo nei rapporti fra Italia e Brasile, e la trattativa per le fregate si arena. Provvidenzialmente per i francesi. Ma l Italia non demorde: nell aprile 2010, mentre pendono i vari ricorsi sul destino di Battisti, a Washington Lula e Berlusconi firmano un accordo di partnership strategica che prevede che alcune delle navi della famosa commessa vengano costruite in Brasile, a giugno scende a Brasilia il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto per un altro accordo firmato col ministro Amorim sempre relativo alle navi da costruire e tecnologie da trasferire. Ma il 31 dicembre dello stesso anno Lula rifiuta di firmare l estradizione del terrorista, e i rapporti fra Italia e Brasile tornano in crisi. La campagna della stampa Insomma, in questa storia infinita della grande gara per l ammodernamento della marina militare brasiliana succede sempre qualcosa che manda all aria la trattativa con l Italia, il paese che attraverso Fincantieri e Finmeccanica fa l offerta migliore, e che rilancia le quotazioni della Francia, benché i servizi della Dcns, il campione nazionale, appaiano generalmente più costosi. Magari c entra qualcosa il fatto che a fondarla sia stato il cardinal Richelieu nel lontano Magari c entra la tendenza italiana all autolesionismo. Finmeccanica è il secondo gruppo industriale italiano, il primo per contenuti di alta tecnologia. In Europa rappresenta il terzo più grande attore per fatturato del settore difesa. Nel 2005 aveva vinto la gara per la fornitura dell elicottero presidenziale negli Stati Uniti, risultato poi annullato da Barack Obama nel L anno scorso per la prima volta dopo anni il gruppo ha risentito della crisi e ha segnato ricavi inferiori all anno precedente, attestandosi a 17,3 miliardi di euro, e un bilancio in perdita per 2,3 miliardi di euro. Nonostante le raffiche di inchieste giudiziarie che hanno continuato ad affliggerlo, le dimissioni del vecchio presidente e Nel 2005 Finmeccanica aveva vinto la gara per la fornitura dell elicottero presidenziale negli Stati Uniti, risultato poi annullato da Barack Obama nel Alla nuova gara il gruppo italiano si ripresenterà con l americana Northrop. Con buone probabilità di vittoria I NUMERI DEL COLOSSO Con la gestione Orsi i guadagni dell azienda ritornano positivi La lenta risalita di Finmeccanica pare proprio essere cominciata con la trimestrale del 30 settembre scorso, presentata al Cda dell 8 novembre. I conti indicano un utile netto pari a 75 milioni di euro, in crescita di 50 milioni rispetto ai 25 milioni del terzo trimestre del 2011, e ricavi saliti dell 8 per cento a 4,1 miliardi di euro. A fine anno i ricavi dovrebbero essere più o meno la stessa cifra del 2011 (17,3 miliardi di euro), ma i guadagni al lordo di tasse e interessi (Ebita) dovrebbero tornare in territorio positivo rispetto a un anno fa, quando furono negativi per 2,3 miliardi di euro. Invece a fine 2012 è previsto un risultato operativo pari a circa 1 miliardo di euro. Resta elevato il livello del debito, che ha toccato i 4,8 miliardi a fine settembre per motivi legati alla stagionalità del business di Finmeccanica. Con l ultima trimestrale l importo del debito dovrebbe tornare grosso modo ai livelli di fine Il Gruppo da tempo ha deciso di vendere le attività nei settori dell energia e dei trasporti (Ansaldo Energia, AnsaldoBreda e Ansaldo STS), lontane dal suo core business, per ridurre l indebitamento, e sta cercando il momento e l acquirente migliore per negoziare l offerta più vantaggiosa. Il fatto che recentemente a Siemens si sia affiancato un altro aspirante acquirente (il Fondo strategico italiano) fa ben sperare. La ristrutturazione interna ha fatto passi avanti con la fusione fra Alenia e Aermacchi nel settore aeronautico e quella fra le tre Selex (Selex Galileo, Selex Elsag e Selex Sistemi integrati) nel settore aerospaziale. Finmeccanica ha conosciuto pure una flessione nel numero dei dipendenti, ma resta un gigante: gli addetti sono scesi dai del 2011 ai del 30 settembre Di questi 40 mila lavorano in Italia, e diventano 100 mila se si calcola l indotto. Compromettere il futuro di un gruppo con questi numeri sarebbe un vero delitto. amministratore delegato (Pierfrancesco Guarguaglini, sostituito da Giuseppe Orsi prima come ad dal 4 maggio 2011 e poi come presidente dal successivo 1 dicembre), arresti di dirigenti, ex dirigenti o collaboratori, la perdurante crisi economica generale e i tagli nei bilanci per la difesa dei tre mercati di riferimento (Italia, Regno Unito e Stati Uniti), quest anno il gruppo chiuderà prevedibilmente con la stessa cifra di ricavi dell anno scorso, ma con un risultato operativo per 1,1 miliardi di euro. Dall inizio dell anno il gruppo ha guadagnato il 30 per cento in Borsa. Finmeccanica si presenterà insieme all americana Northrop alla nuova gara, tutta obamiana, per il nuovo elicottero presidenziale, e molto probabilmente la rivincerà. Ha firmato con Israele un contratto per la fornitura di 30 aerei da addestramento. Ha vinto quest anno due contratti Nato per sistemi di sicurezza informatici e per sistemi di sorveglianza ariaterra. Ha venduto 10 C 27J (aerei da trasporto tattici) all Australia. Insomma, la cura Orsi sta facendo effetto. Eppure non passa giorno senza che qualche partito o qualche grande giornale non chiedano al governo Monti l azzeramento dei vertici di Finmeccanica. Se l esecutivo seguisse le indicazioni di editorialisti e Di Pietro vari, Finmeccanica diventerebbe l unico grande gruppo mondiale della difesa e dell aerospazio che in diciotto mesi cambia tre novembre 2012

17 Foto: AP/LaPresse volte i suoi vertici: roba da barzelletta, da harakiri sui mercati mondiali. Quello dei manager e capitani d industria della difesa tecnologicamente avanzata e dell aerospazio è un mondo altamente selettivo, un club chiuso dove viene ammesso solo chi padroneggia perfettamente la materia, dalle conoscenze ingegneristiche alle logiche industriali. Eppure sul giornale della Confindustria, Il Sole 24 Ore, si possono leggere ipotesi stravaganti: «L ambasciatore americano a Roma David Thorne potrebbe essere un ottimo presidente di Finmeccanica». Come se un esperto d arte e brillante finanziere (questo è Thorne), per giunta forte portatore di interessi di un paese in cui hanno sede i principali competitor di Finmeccanica, potesse tranquillamente prendere il posto di un signore, Giuseppe Orsi, che da 40 anni opera nel settore dell aeronautica e dell aerospazio e che ha trasformato l Agusta (di cui è stato direttore di marketing e ad) da produttore su licenza a uno dei più prestigiosi produttori in proprio mondiali e, dopo la fusione con Westland, nel fiore all occhiello di Finmeccanica. Un ingegnere aeronautico cui la regina Elisabetta II ha conferito due anni fa l onorificenza di Comandante dell Ordine dell Impero Britannico. Certo, il problema è la gragnuola di inchieste giudiziarie piovuta in due anni e mezzo su Finmeccanica e dintorni. Che sembra dare diritto all approssimazione informativa. Quando in aprile arriva sui giornali la prima ondata di accuse di Borgogni che coinvolgono anche Orsi, il Corriere della Sera titola Sei Maserati in cambio di appalti. In realtà la procura di Napoli ha già appurato che si tratta di una bufala, che le sei Maserati facevano parte del prezzo pattuito per l acquisto da parte di Fiat di un elicottero AW 129, e che possono confermarlo Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne, ma la notizia rimbalza per giorni nonostante l immediata smentita di Finmeccanica. Nota bene: l elicottero dell Agusta va a sostituire un elicottero francese fino a quel momento utilizzato da Fiat. È simile la storia delle presunte consulenze di Finmeccanica all ex moglie del ministro dell Economia Vittorio Grilli: a settembre prima i quotidiani poi la trasmissione televisiva Servizio Pubblico danno la notizia che Orsi avrebbe dichiarato che era a conoscenza di consulenze assegnate dal gruppo alla signora; solo la pubblicazione quasi integrale di intercettazioni di un colloquio fra Orsi ed Ettore Gotti Tedeschi su Il Fatto del 5 novembre chiarirà che Orsi stava riferendo affermazioni fattegli da Alberto Nagel, l ad di Mediobanca. Che un attenta verifica dei contratti di consulenza dimostrerà non fondate. Strane coincidenze Quando si tratta di Finmeccanica, le stranezze si aggiungono alle stranezze: Orsi ha operato a livelli via via sempre più alti nel mondo dell aeronautica e della dife- sa per 40 anni senza mai essere sfiorato da uno scandalo, ma questi improvvisamente si presentano quando diventa prima ad e poi presidente di Finmeccanica. E senza che nessuno faccia caso al particolare che Orsi viene accusato da un ex dirigente che lui ha di fatto costretto alle dimissioni per imputazioni per le quali poi lo stesso ha patteggiato. Massimo risalto alle accuse sulla presunta tangente da 10 milioni di euro che sarebbe stata pagata nell affare dei 12 elicotteri venduti all India nel 2010, quando Orsi era ancora ad di AgustaWestland, minimo risalto alle smentite indiane e alla conferma da parte indiana che la consegna della commessa andrà avanti come pattuito, coi primi elicotteri che dovrebbero essere consegnati nei prossimi due-tre mesi. Minimo risalto pure al fatto che nel passaggio dell inchiesta da Napoli a Busto Arsizio Orsi non è più indagato per riciclaggio e finanziamento illecito ai partiti, ma solo per corruzione internazionale. Ma, così tanto per sapere, se agli indiani girassero troppo i cosiddetti e la gara vinta in India dall AgustaWestland dovesse essere riaperta, chi è che potrebbe sperare di subentrare all azienda del gruppo Finmeccanica? Beh, alla gara del 2010 partecipava Eurocopter, un azienda che ha un fatturato di 5,4 miliardi di euro all anno (Agusta arriva a 4 miliardi circa). E dove ha sede Eurocopter? Ha sede a Marignane, vicino a Marsiglia. Ma quante strane coincidenze. Rodolfo Casadei 21 novembre

18 INTERNI LA TORTURA PREVENTIVA Uno scheletro sorridente muore a San Vittore Silvia sta in carcere, in custodia cautelare, malata di cancro, incapace di esprimersi. Ha già perso diciotto chili. Chissà per quanto resterà in vita. Di sicuro non può rimanere in cella. Com è possibile una simile disumanità? di Renato Farina Kalina! Vieni Kalina ti cercano!». L agente di polizia «Kalina! penitenziaria chiama ad alta voce, nella zona dove le detenute prendono l aria a San Vittore. Nel cortiletto dipinto di verde per fingere il prato, forse, Silvia Kalina si alza da sotto il muro di cemento. Se ne stava accovacciata in mezzo alle altre, con una cartelletta blu in mano, ed è uno scheletro avvolta in qualcosa di grigio. Quanti anni avrà? Settanta, ottanta? Si avvicina e saputo che un deputato italiano è lì per lei, ha un bel sorriso, e da sotto i capelli bianchi spuntano due pezzi di smeraldo che sono gli occhi. In una intervista trasmessa da Radio Radicale, Marinella Colombo parlava di questa signora incarcerata (a proposito della Colombo e delle sue terribili vicende, conviene leggere il numero 45 di Tempi), e concludeva così: «Spero che qualcuno intervenga». Il giornalista Lanfranco Palazzolo rilanciava: «Spero che qualcuno ci ascolti». Eccomi, ore 13 circa di venerdì 9 novembre. La denuncia era chiara. Giace nel carcere milanese, in custodia cautelare, una signora malata di cancro, incapace di esprimersi, non ascoltata da nessuno. Com è possibile una simile disumanità? C entra qualcosa con la legge, con i Silvia parla tedesco, e io no. Nessuno tra le bravissime agenti di polizia penitenziaria lo parla. Le uniche con cui dica due parole sono le compagne Danuta, una polacca, e Veronica diritti umani sulla cui base l Europa si è messa tutta sotto la bandiera azzurra con dodici stelle? Premetto: la vicenda giuridica è confusa. Kalina è accusata di aver rapito la sua stessa figlia di 17 anni, è ritenuta parte di una specie di organizzazione che provvede a strappare alla patria tedesca (leggete il box), per conto di padri e madri che germanici non sono, i figli che a ogni costo lo Stato della Merkel impone restino sotto la bandiera di Berlino. In carcere il deputato non può parlare di questioni processuali con i reclusi, tanto più quando sono in attesa di giudizio. Ma la salute, lo stato della detenzione quello sì che si può e si deve esplorare. E ad occhio nudo que novembre 2012

19 GENITORI IN LOTTA CON L ENTE TEDESCO Lo Jugendamt gli ha tolto i figli ma per la giustizia italiana i rapitori sono loro Foto: Marka Ceed (Conseil européen des enfants du divorce) si definisce un associazione di genitori e nonni «vittime di rapimenti internazionali di bambini», più in particolare della giustizia familiare tedesca. In Italia si è iniziato a parlarne nel luglio scorso, quando le indagini sul caso di Marinella Colombo Tempi ne ha parlato nel numero 45 hanno portato su richiesta della procura di Milano all arresto di alcuni membri dell associazione. Il Ceed è stato fondato dal francese Olivier Karrer, uno degli arrestati, a cui lo Jugendamt ha tolto il figlio di 4 anni. In questi anni ha denunciato gli abusi delle convenzioni europee operati dallo Jugendamt, l ente statale tedesco che interviene nelle cause di divorzio tra genitori con figli minori, soprattutto se a separarsi sono coppie binazionali. Il Ceed, con petizioni e interrogazioni presentate al Parlamento europeo, accusa lo Jugendamt di anteporre le origini tedesche del bimbo al suo vero bene, facendo in modo che nessun minore lasci la Germania, che l affido esclusivo non venga concesso al genitore straniero e ostacolando i suoi rapporti con il figlio. Le indagini milanesi, coordinate dal procuratore aggiunto Pietro Forno, sono iniziate nel marzo 2011 quando la Colombo è stata arrestata con l accusa di sottrazione di minori. Secondo l accusa stava per scappare con i suoi figli, Leonardo e Nicolò, in Libano. La procura si è basata su intercettazioni le cui traduzioni sono state contestate dagli avvocati della difesa. Quanto a Karrer, è accusato di aver ricevuto denaro dalla Colombo per organizzare la fuga. La prova? La testimonianza di una cittadina tedesca, Nicole Kaendler, che afferma sotto giuramento di non conoscere Marinella ma di aver avuto da lei un messaggio nel quale le dice che avrebbe pagato Karrer. La donna non ha mai mostrato questo messaggio, ma poco importa: Karrer e altre 3 persone sono in carcere. Stando all ordinanza firmata dal gip Luigi Varanelli, il Ceed sarebbe un associazione per delinquere «dotata di mezzi, denaro, appoggi logistici in diversi paesi europei ed extraeuropei, finalizzata a sottrarre, dietro compenso, una serie indeterminata di minori oggetto di contesa tra genitori tedeschi e genitori di diversa nazionalità». Il processo non è ancora iniziato ma ovviamente la stampa ha già emesso il suo verdetto: tutti criminali, non v è altra soluzione che il carcere. Tra gli arrestati c è anche Silvia Kalina, cittadina tedesca di origine russa, madre single di una ragazzina finita a sua volta nelle mani dello Jugendamt. Estradata in Italia, oggi si trova a San Vittore, in attesa del processo. Mentre un cancro la sta uccidendo. Daniele Guarneri sta donna non può stare lì. Le mettano un braccialetto elettronico, la chiudano in un ospedale: ma così è la morte vivente e temo presto non più vivente. Chiedo a Silvia come sta. Parla il tedesco, e io no. Non lo parla nessuno tra le bravissime agenti della polizia penitenziaria. Mastica un poco di inglese, e le uniche compagne con cui dica due parole sono una polacca che qualcosa di inglese sa, e si chiama Danuta, ma di italiano nulla (parla uno spagnolo scalcinato); e poi c è Veronica, che qualche frasetta britannica sa tirarla fuori. Mi dicono che Silvia non ha 80 anni ma 55, e da 3 è ammalata di cancro. Le è stato asportato un seno, e le metastasi a quanto dice la Kalina si sono diffuse, ha subìto diverse operazioni («Sì sì, ha le cicatrici», dicono) e lei mostra il fegato, e mima anche ferite al cuore, ma non si capisce se sono lacerazioni morali o a qualche muscolo, ma forse tutt e due. «Ho perso diciotto chili da quando sono stata estradata in Italia», penso di capire. Mi segna su un foglio le date: 14 maggio 2012, arrestata in Germania su ordine dei giudici italiani con mandato di cattura europeo. Il 20 luglio viene trasferita a Roma, il 31 luglio a Milano. Avrà il processo a dicembre. Dice che doveva essere sottoposta a esami, ma non ha accettato di farsi passare sotto i raggi dell ospedale, sostenendo che la macchi- Le è stato asportato un seno. Mi mostra il fegato, e mima anche ferite al cuore, ma non si capisce se sono lacerazioni morali o a qualche muscolo, ma forse tutt e due Sopra, le pagine del servizio che sul numero scorso di Tempi parla dello Jugendamt na era vecchia di quarant anni, e l avrebbe esposta troppo a lungo a raggi nocivi. Mi dice: «Sono stata visitata. La visita è durata trenta secondi». Ed è stata rimandata qui. Qualcuno la viene a trovare in prigione? «Nessuno. Verrebbe mia figlia, ma ha diciassette anni e dalla Germania non la lasciano uscire». È la figlia che avrebbe rapito a se stessa Non afferro molte cose, e non sono certo medico. Lei mi sorride: è abituata a non essere capita da nessuno. Mi mostra la cartelletta blu, la apre. Ci sono esercizi elementari di lingua italiana, sta cercando di imparare. Io le tiro fuori un libretto per lei, è la versione tedesca di Chi prega si salva (edizioni 30 Giorni) con preghiere nella sua lingua e in latino, e la prefazione di Joseph Ratzinger. Allora mi bacia proprio sulla guancia, tra il riso contagioso delle detenute, specialmente di una ragazza che uscirà l indomani. Ma poi un altra signora rompe il clima di festa e piange. Mi domanda di fare qualcosa. È russa di San Pietroburgo, si chiama Oxana. Dovrebbe uscire presto dal carcere, e ha un bambino di tre anni in una comunità. Lo ha avuto da un macellaio marchigiano, e dunque il piccolo è italiano. Lei vorrebbe portarlo a casa in Russia, dai genitori, hanno una casa dignitosa: impossibile. Il padre non vuole né madre né figlio tra i piedi, ma nemmeno autorizza la loro partenza. Dice Oxana: «Mio Dio che errore ho fatto». Non per quel che l ha portata in cella, che io non so, ma per essersi messa con quel macellaio, il quale in due anni le ha spedito 500 euro per il bambino e basta così: «Non ci ama», dice. Scrive il numero di telefono dell uomo perché io lo convinca a dire di sì. Altre donne allora si avvicinano, e raccontano le stesse storie, ma le lacrime sono tutte diverse. E le agenti di polizia si commuovono. 21 novembre

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