CONNESSIONE E FUNZIONALITÀ ECOLOGICA

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1 CONNESSIONE E FUNZIONALITÀ ECOLOGICA NELLA BRUGHIERA COMASCA, ELEMENTO CHIAVE PER LA RETE ECOLOGICA TRA PREALPI E PIANURA Azione 2 - Inquadramento conoscitivo dell area di indagine 2.3 Studio della comunità ornitica nidificante 2.4 Studio dei mammiferi di medie dimensioni 2.5 Studio dell'erpetofauna Fondazione Lombardia per l Ambiente Largo 10 Luglio 1976,

2 Sommario Studio della comunità ornitica nidificante Quadro sintetico dello sviluppo dell'azione Introduzione Metodi Attività di campo Elaborazione dei modelli di distribuzione Elaborazione dei modelli di connettività ecologica Risultati Check-list delle specie presenti nell area Distribuzione, consistenza ed esigenze ecologiche delle specie focali nell'area Priorità di conservazione Ambienti forestali Zone umide Ambienti agricoli Ambienti di brughiera Strategie di intervento e tipologie di interventi necessari al miglioramento, ripristino o conservazione della funzionalità e connessione ecologica nell area Conclusioni La comunità ornitica dell'area di studio Siti di particolare rilevanza Uccelli e connessione ecologica Ringraziamenti Bibliografia Studio dei mammiferi di medie dimensioni Introduzione Materiali e metodi L area di studio Risultati Conclusioni Studio dell erpetofauna Descrizione delle esigenze ecologiche delle specie di maggior interesse Confronto tra dati bibliografici e rilievi sul campo Esigenze ecologiche delle specie d interesse

3 12.3 Priorità di conservazione in relazione alle emergenze riscontrate Zone umide Mancato rinvenimento di alcune specie Modelli di distribuzione (modelli d idoneità ambientale) Materiali e metodi Definizione dell estensione e della risoluzione spaziale dei modelli Scelta delle specie target Definizione del background Scelta delle variabili ambientali Valutazione e validazione dei modelli Confronto dei modelli Risultati Valutazione dei modelli Descrizione degli HSM selezionati Confronto dei modelli Bibliografia

4 2.3 Studio della comunità ornitica nidificante a cura di Mattia Brambilla MN

5 Studio della comunità ornitica nidificante 0. Quadro sintetico dello sviluppo dell'azione La durata prevista per la sotto-azione 2.3 da cronoprogramma di progetto era gennaio dicembre Di fatto, l azione è iniziata a fine gennaio 2014 e si è conclusa nel gennaio 2015 con la redazione conclusiva della relazione sulle attività svolte. Lo sviluppo dell'azione ha visto il coinvolgimento di un ornitologo senior, Mattia Brambilla, affiancato dal responsabile del Settore Biodiversità e aree protette della Fondazione Lombardia per l Ambiente, G. Matteo Crovetto, dal coordinatore del Settore Biodiversità e aree protette, Riccardo Falco, e da un altro ricercatore del Settore Biodiversità e aree protette, Valentina Bergero. La prima fase di sviluppo dell'azione è costituita nella realizzazione di alcune attività preliminari quali l'analisi delle informazioni e dei dati ornitologici preesistenti, che sono serviti a formulare un quadro descrittivo relativamente esaustivo del valore ornitologico dei diversi settori dell'area di studio. Sulla base di questa individuazione, sono stati definiti alcuni macro-ambiti di primario interesse per i rilevamenti ornitologici (da Nord a Sud): Triangolo Lariano; Torbiere di Albate - Bassone (da qui in poi denominata, per brevità, Oasi del Bassone) e aree circostanti; Lago di Montorfano e colline circostanti; Boschi a est di Cantù; PLIS Parco Brughiera; Parco delle Groane. 1 Successivamente, all'intero di questi macro-ambiti è stata ipotizzata una prima distribuzione delle stazioni di campionamento (in GIS); l'ubicazione esatta delle stazioni è stata definitivamente stabilita in seguito a sopralluoghi di campo. E' stato quindi svolto un censimento presso le stazioni di campionamento secondo le modalità prestabilite, con un numero variabile di sopralluoghi nei diversi punti (mediamente due censimenti per punto). In base ai risultati ottenuti, si è proceduto alla scelta delle specie focali da analizzare per la connessione ecologica, in relazione anche alle conoscenze sull'ecologia delle specie stesse. In base ai risultati delle attività di campo, dei modelli di distribuzione e dei modelli di connettività ecologica, si sono identificate le core areas per la rete ecologica locale e le possibili aree di connessione. Si sono confrontati i risultati

6 ottenuti con la pianificazione esistente in materia ed in particolare con la RER (Rete Ecologica Regionale) e si sono individuate le principali criticità per la connessione ecologica nell'area. Infine, si è proceduto ad una definizione degli interventi necessari al miglioramento, mantenimento o ripristino della funzionalità e della connessione ecologica all interno dell area di indagine. 1. Introduzione Gli Uccelli rappresentano la classe di Vertebrati più frequentemente scelta come gruppo-modello o come indicatore ambientale per una serie di ragioni tecnico-scientifiche. Gli Uccelli infatti sono il taxon più utilizzato come indicatori biologici perché sono il gruppo per il quale le relazioni specie-habitat sono meglio conosciute ed ampiamente dimostrate, perché occupano una ampia gamma di livelli trofici, le loro popolazioni e distribuzione rispondono spesso rapidamente alle variazioni ambientali e sono quindi pertanto degli ottimi indicatori dello stato di salute dell ambiente e delle sue variazioni. Inoltre, sono il gruppo faunistico per il quale è più facile ottenere dati relativamente completi, standardizzati ed affidabili anche a larga scala. Anche se hanno capacità di spostamento naturalmente molto elevate, molte specie risentono comunque dell isolamento e della frammentazione degli habitat, fornendo così importanti indicazioni anche sulla connessione ecologica e sulle sue interruzioni. Per tutte queste ragioni, gli Uccelli rappresentano il gruppo faunistico più utilizzato e più indicato per l analisi della funzionalità e connessione ecologica di un territorio e costituiscono quindi un elemento cui verrà dedicata particolare attenzione anche l interno del presente progetto. 2 Lo studio interesserà principalmente gli Uccelli nidificanti, dal momento che rappresentano la componente di maggior interesse conservazionistico nell area ed anche quella che mostra il legame più forte con il territorio indagato e con le sue caratteristiche ambientali. Secondariamente, verranno indagati anche gli Uccelli migratori, per individuare le aree maggiormente utilizzate dagli individui in transito, utili per valutare/definire i siti di stop-over utilizzati durante le migrazioni, in un ottica di connessione a più ampia scala; questa particolare analisi interesserà soprattutto un sub-set di zone umide e di altri siti particolarmente vocati alla sosta o al passaggio dei migratori. Lo studio della comunità ornitica avrà quindi lo scopo di individuare le principali necessità in termini di miglioramento ambientale ed interventi di mitigazione/rimozione dei possibili impatti legati alle attività od interferenze antropiche, incluse frammentazione ed interruzione degli habitat, e permetterà di individuare le specie che, in base alle proprie caratteristiche di ecologia e distribuzione a scala locale, meglio si prestano per essere utilizzate come modelli biologici per la definizione degli interventi e della loro specifica

7 localizzazione spaziale. Lo studio della comunità ornitica nidificante avverrà tramite la predisposizione di una rete di siti di campionamento di differenti tipologie, per un totale comprendente alcune decine di stazioni di campionamento, sparse su tutta l area di indagine, con particolare riferimento alle aree cruciali per la funzionalità e la connessione ecologica all interno del territorio considerato. 2. Metodi 2.1 Attività di campo Lo studio della comunità ornitica è avvenuto sostanzialmente in base al censimento svolto secondo una rete di punti d ascolto affiancata dall'esecuzione di percorsi (transetti lineari) e di mappaggio (territory mapping) presso porzioni specifiche, per un totale comprendente oltre 200 stazioni di campionamento, sparse su tutta l'area di indagine, con particolare riferimento alle porzioni principali in precedenza menzionate. La tecnica dei punti d ascolto rappresenta una metodologia che consente di descrivere le comunità ornitiche nel loro complesso ed ottenere dati significativi per le specie relativamente diffuse nell area di campionamento (Bibby et al. 1992). La raccolta dati si basa su stazioni puntiformi di rilevamento (i cosiddetti punti d ascolto ), presso le quali vengono registrate, mediante la compilazione di apposite schede di campo, le presenze di tutte le specie ornitiche, separando quelle contattate entro 100 metri di distanza dal punto da quelle rilevate a distanze superiori. 3 Il censimento lungo percorsi campione o transetti avviene seguendo percorsi predefiniti, generalmente lineari nel caso dei transetti, lungo i quali vengono conteggiati gli individui di una o più specie. Il mappaggio dei territori in aree campione di dimensioni relativamente limitate si basa sull osservazione e la registrazione dettagliata dei comportamenti territoriali e/o legati alla riproduzione manifestati dagli individui presenti nell area di censimento. Tutti i siti di rilevamento (punti d ascolto, transetti, aree sottoposte a mappaggio) e tutti i dati raccolti sul campo sono stati georeferenziati (in formato ESRI shape files), in modo da ottenere una banca dati in ambiente GIS utilizzabile per tutte le successive analisi ed elaborazioni, inclusa la creazione di modelli di distribuzione per le specie target. In particolare, la localizzazione di tutte le specie censite è stata georeferenziata con la massima precisione possibile, utilizzando come fonte di archiviazione la banca dati

8 2.2 Elaborazione dei modelli di distribuzione La distribuzione delle specie di principale interesse è stata stimata tramite modelli di distribuzione realizzati secondo metodi standard ampiamente collaudati e comunemente adottati dalla comunità scientifica a livello internazionale. In particolare, i correlative species distribution models (che rappresentano la tipologia di modelli impiegati anche in questo studio) sono quelli più comunemente utilizzati, per una serie di ragioni sia scientifiche che pratiche e negli ultimi anni sono di fatto divenuti una delle più frequenti analisi nei lavori di conservazione delle specie biologiche. Recentemente, il loro utilizzo è stato esteso, rispetto alla semplice descrizione della distribuzione potenziale di una specie in una regione geografica, anche alla stima della massima abbondanza di una specie (Van Der Wal et al. 2009) ed alla valutazione del successo riproduttivo e della dimensione del territorio (Brambilla & Ficetola 2012). Alcuni esempi di tali applicazioni sono relativi a modelli sviluppati per il territorio lombardo e oggetto di articoli pubblicati su alcune delle principali riviste di conservazione ed ecologia a livello internazionale (Brambilla et al. 2009b, 2010, 2012, 2013, 2015, Brambilla & Ficetola 2012). A livello generale, i modelli di distribuzione stimano la relazione esistente tra le localizzazioni di una specie in determinati siti e le caratteristiche ambientali e spaziali di tali siti (Franklin 2009). Questi modelli sono sempre più utilizzati, per una gran varietà di scopi, in biogeografia, conservazione ed ecologia (Elith & Leathwick 2009). I modelli forniscono una misura della probabilità di presenza, che può essere utilizzata per definire le aree di presenza spaziale di una specie (es. Graham et al. 2004, Brambilla et al. 2009), per pianificare censimenti e rilevamenti (Raxworthy et al. 2003, Bourg, McShea & Gill 2005), per valutare gli impatti dei cambiamenti climatici ed ambientali (es. Thuiller et al. 2005A, Brambilla et al. 2010B, Fouquet et al. 2010, Elith et al. 2011), per testare ipotesi evlutive (es. Peterson, Soberon & Sanchez-Cordero 1999, Graham et al. 2004), per prevedere l'invasone di specie aliene (Roura-Pascual et al. 2004, Thuiller et al. 2005B, Ficetola et al. 2010, Reshetnikov & Ficetola 2011) e per pianificare le azioni di conservazione (es. Araujo & Williams 2000, Ferrier et al. 2002). 4 Questi modelli, che hanno visto un incredibile aumento negli ultimi anni, grazie a tecniche statistiche sempre più efficaci e a strumenti informatici sempre più potenti, si rifanno essenzialmente a due differenti approcci: uno utilizza dati sia di presenza che di assenza raccolti secondo metodi sistematici e rigorosi, seguendo protocolli fissi, l'altro invece utilizza solo i dati di presenza, consentendo una maggior flessibilità di utilizzo, ma richiedendo alcuni specifici accorgimenti. Tra questi ultimi, il software MaxEnt (Phillips et al. 2006, Phillips & Dudík 2008) si è guadagnato sempre maggior popolarità, grazie alla relativa facilità di uso e, soprattutto, alle ottime performance, risultando sempre ai primi posti per efficacia in diversi 'test comparativi' della bontà di differenti approcci e metodi per la realizzazione di modelli di distribuzione (Elith

9 et al. 2006, 2011). Recentemente è molto utilizzato sia per applicazioni da parte di istituzioni accademiche in ambito scientifico, sia da parte di agenzie governative e non-governative (Elith et al. 2011) per lavori di mappatura della distribuzione della biodiversità (es. Atlas of Living Australia, Per questo lavoro si è utilizzato l'ultimo release di MaxEnt (3.3.3k). Per evitare problemi di overfitting e di modelli troppo complessi, sono state selezionate solo alcune delle tipologie di relazioni potenzialmente considerate da MaxEnt, ed in particolare linear, quadratic e hinge. I dati ambientali utilizzati per la modellizzazione della distribuzione delle specie sono derivati da banche dati regionali: dati di uso del suolo e di estensione lineare di siepi e filari (DUSAF 4) e dati topografici (quota, pendenza, esposizione), derivati dal modello digitale del terreno (DTM) regionale. Le banche dati in questione sono reperibili nel portale cartografico regionale, all'indirizzo Sono stati realizzati modelli basati su celle di 20x20 m (risoluzione corrispondente alla definizione originale della banca dati DUSAF), ciascuna delle quali aveva come valori delle variabili ambientali la quantità di ogni tipologia di uso del suolo e di lunghezza di siepi e filari e il valore medio (mediano nel caso dell'esposizione, considerata come variabile categorica) delle variabili topografiche in un intorno di circa 100 m (per circa 3.15 ha di superficie considerata da ogni cella). Questa scelta è legata alle dimensioni medie del territorio di buona parte delle specie di maggior interesse per il presente studio, che sono prevalentemente Passeriformi che occupano territori estesi pochissimi ettari (cfr. Brambilla et al. 2009, 2012, Brambilla & Ficetola 2012). 5 Sono stati testati diversi valori di prevalence e di regularization multiplier (cfr. Merow et al. 2013), sebbene, nei casi specifici qui riportati, a variazioni dei parametri sopraccitati entro limiti ragionevoli non corrispondano particolari variazioni nell'output dei modelli. Viene comunque riportato il valore utilizzato qualora quello selezionato in base alle varie prove sia diverso da quello proposto di default dal programma. Tutti i modelli mostrano capacità discriminatoria apprezzabile e appaiono molto accurati sulla base delle conoscenze sulla distribuzione delle specie, valutata in base a esperienza personale, dati pubblicati e informazioni varie disponibili al momento della stesura della presente relazione (piattaforme online, parere di esperti). In tutti i casi, i modelli sono stati elaborati utilizzando l'output di tipo logistico per consentire una riclassificazione binaria (in idoneo e non idoneo) del valore continuo di idoneità ambientale fornito da MaxEnt. Per riclassificare questo output, si è utilizzato il threshold detto Maximum training sensitivity plus specificity threshold, raccomandato come uno dei più efficaci per questo tipo di riclassificazione (Liu et al. 2013).

10 Tutti i record duplicati sono stati eliminati, in modo da avere un solo record per ciascuna cella utilizzata per le analisi. 2.3 Elaborazione dei modelli di connettività ecologica Per elaborare i modelli di connessione ecologica si è utilizzato un approccio basato sulla teoria dei circuiti, attraverso il software Circuitscape (Shah e McRae, 2008; McRae et al., 2008). Questo programma utilizza la teoria dei circuiti per creare modelli di flusso di individui tra popolazioni animali in un paesaggio eterogeneo. Immaginando il territorio come una superficie conduttrice a resistenza variabile e utilizzando le leggi di Ohm e i principi di Kirchhoff, viene calcolato il flusso di corrente (intensità) in ogni cella della superficie partendo da una mappatura di punti di immissione di corrente (source) e di punti di messa a terra (sink). Come punti di immissione sono state scelte le aree a maggior idoneità (aree focali, definite in base al Maximum training sensitivity plus specificity threshold dei modelli ottenuti tramite MaxEnt) con un estensione di almeno due ettari (dal momento che aree più piccole non vengono generalmente occupate dalla specie). Come mappa della conducibilità è stata quindi utilizzata la mappa di idoneità ottenuta tramite MaxEnt. Il metodo utilizzato tra quelli disponibili in Circuitscape è il metodo pairwise (con 4 connessioni per cella 6 invece di 8 stanti i tempi di calcolo estremamente lunghi nel caso di celle di dimensioni ridotte come in questo studio). La mappa di corrente ottenuta tramite Circuitscape è stata riclassificata in aree permeabili al passaggio degli animali e in aree non permeabili attraverso l'individuazione empirica di un valore-soglia che garantisse la connessione tra focal areas occupate e l'isolamento di quelle per cui fosse nota l'assenza della specie. Per ulteriori dettagli si rimanda alla relazione su connettività ecologica e interventi di deframmentazione.

11 3. Risultati 3.1 Check-list delle specie presenti nell area Nel corso dei rilevamenti condotti nella primavera 2014, sono state censite ben 129 specie, cui si aggiungono la sottospecie britannica della ballerina bianca (Motacilla alba yarrellii) e individui ibridi di cornacchia grigia x cornacchia nera. 86 specie sono nidificanti possibili o certe. Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Tuffetto Tachybaptus ruficollis x Svasso maggiore Podiceps cristatus x Cormorano Phalacrocorax carbo Airone cenerino Ardea cinerea x Airone rosso Ardea purpurea x 3 Airone bianco maggiore Casmerodius albus x Nitticora Nycticorax nycticorax x x 3 Tarabusino Ixobrychus minutus x x 3 7 Germano reale Anas platyrhynchos x Alzavola Anas crecca Canapiglia Anas strepera 3 Mestolone Anas clypeata 3 Moretta Aythya fuligula 3 Falco pecchiaiolo Pernis apivorus x x Nibbio bruno Milvus migrans x x 3 Astore Accipiter gentilis x Sparviere Accipiter nisus x Poiana Buteo buteo x Falco pescatore Pandion haliaetus x 3 migratore poco frequente Falco pellegrino Falco peregrinus x x

12 Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Lodolaio Falco subbuteo x Smeriglio Falco columbarius x migratore/svernante poco frequente Grillaio Falco naumanni x 1 migratore poco frequente Gheppio Falco tinnunculus x 3 Quaglia comune Coturnix coturnix x 3 Fagiano comune Phasianus colchicus x Gru Grus grus x 2 migratore poco frequente Porciglione Rallus aquaticus x Gallinella d'acqua Gallinula chloropus x Folaga Fulica atra x Pavoncella Vanellus vanellus 2 Chiurlo maggiore Numenius arquata 2 migratore poco frequente Gabbiano reale Larus michahellis 8 Piccione domestico Columba livia f. domestica x Colombaccio Columba palumbus x Tortora selvatica Streptopelia turtur x 3 Tortora dal collare Streptopelia decaocto x Cuculo Cuculus canorus x Civetta Athene noctua x 3 Allocco Strix aluco x Gufo comune Asio otus x Rondone maggiore Apus melba x Rondone comune Apus apus x Martin pescatore Alcedo atthis x x 3 Gruccione Merops apiaster x 3

13 Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Ghiandaia marina Coracias garrulus x 2 migratore poco frequente Upupa Upupa epops x 3 Torcicollo Jynx torquilla x 3 Picchio verde Picus viridis x 2 Picchio nero Dryocopus martius x x Picchio rosso maggiore Dendrocopos major x Picchio rosso minore Dendrocopos minor x Tottavilla Lullula arborea x 2 Allodola Alauda arvensis x 3 Rondine Hirundo rustica x 3 Rondine montana Ptyonoprogne rupestris x Balestruccio Delichon urbicum x 3 Rigogolo Oriolus oriolus x Corvo imperiale Corvus corax x 9 Cornacchia nera Corvus corone x Cornacchia nera x grigia Corvus corone x cornix Cornacchia grigia Corvus cornix x Taccola Corvus monedula x Gazza Pica pica x Ghiandaia Garrulus glandarius x Cinciallegra Parus major x Cinciarella Cyanistes caeruleus x Cincia mora Periparus ater x Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus x 2 Cincia bigia Poecile palustris x 3 Codibugnolo Aegithalos caudatus x

14 Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Pendolino Remiz pendulinus Picchio muratore Sitta europaea x Rampichino comune Certhia brachydactyla x Scricciolo Troglodytes troglodytes x Pettirosso Erithacus rubecula x Usignolo Luscinia megarhynchos x Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros x Codirosso comune Phoenicurus phoenicurus x 2 Stiaccino Culbianco Saxicola rubetra Oenanthe oenanthe Merlo Turdus merula x Cesena Turdus pilaris Tordo sassello Turdus iliacus Tordo bottaccio Turdus philomelos x 10 Tordela Turdus viscivorus Usignolo di fiume Cettia cetti x Forapaglie macchiettato Locustella naevia migratore poco frequente Forapaglie castagnolo Acrocephalus melanopogon x migratore poco frequente Cannareccione Acrocephalus arundinaceus x Cannaiola comune Acrocephalus scirpaceus x Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris x Canapino comune Hippolais polyglotta x Capinera Sylvia atricapilla x Bigia grossa Sylvia hortensis 3 migratore molto raro Sterpazzola Sylvia communis x Bigiarella Sylvia curruca

15 Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Luì grosso Phylloscopus trochilus Luì piccolo Phylloscopus collybita x Luì bianco Phylloscopus bonelli 2 Luì verde Phylloscopus sibilatrix Luì scuro Phylloscopus fuscatus specie accidentale in Italia Fiorrancino Regulus ignicapilla x Pigliamosche Muscicapa striata x 3 Balia nera Passera scopaiola Pispola Ficedula hypoleuca Prunella modularis Anthus pratensis Calandro Anthus campestris x 3 migratore poco frequente Prispolone Anthus trivialis Pispola golarossa Anthus cervinus migratore poco frequente Spioncello Anthus spinoletta 11 Ballerina bianca Motacilla alba x Ballerina nera (ssp.) Motacilla alba yarrellii Ballerina gialla Motacilla cinerea x Cutrettola Motacilla flava x Averla piccola Lanius collurio x x 3 Storno Sturnus vulgaris x 3 Storno roseo Pastor roseus migratore molto raro Passera d'italia Passer italiae x 3 Passera mattugia Passer montanus x 3 Frosone Coccothraustes coccothraustes x Verdone Carduelis chloris x Cardellino Carduelis carduelis x

16 Specie Nome scientifico nidificazione All. I SPEC rilevanza Lucherino Carduelis spinus Fanello Carduelis cannabina 2 Verzellino Serinus serinus x Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula Fringuello Fringilla coelebs x Zigolo capinero Emberiza melanocephala 2 migratore molto raro Zigolo nero Emberiza cirlus Migliarino di palude Emberiza schoeniclus x Integrando i risultati dei rilevamenti svolti nell'ambito del progetto con la check-list delle specie note per l'area, si giunge al seguente quadro di riferimento relativo alle specie nidificanti: ben 97 specie risultano riprodursi nell'area, sebbene 2 siano da ritenersi attualmente estinte (indicate con * in tabella) e l'airone rosso sia nidificante irregolare presso l'oasi del Bassone. Specie Ordine Podicipediformes Famiglia Podicipedidae Svasso maggiore Tuffetto Ordine Ciconiiformes Famiglia Ardeidae Tarabusino Nitticora Airone cenerino Airone rosso Ordine Anseriformes Famiglia Anatidae Cigno reale Germano reale Ordine Falconiformes Famiglia Accipitridae Nome scientifico Podiceps cristatus Tachybaptus ruficollis Ixobrychus minutus Nycticorax nycticorax Ardea cinerea Ardea purpurea Cygnus olor Anas platyrhynchos 12

17 Specie Falco pecchiaiolo Nibbio bruno Astore Sparviere Poiana Famiglia Falconidae Gheppio Lodolaio Falco pellegrino Ordine Galliformes Famiglia Phasianidae Quaglia Fagiano comune Ordine Gruiformes Famiglia Rallidae Porciglione Gallinella d'acqua Folaga Ordine Columbiformes Famiglia Columbidae Piccione domestico Colombaccio Tortora dal collare Ordine Cuculiformes Famiglia Cuculidae Cuculo Ordine Strigiformes Famiglia Tytonidae Barbagianni Famiglia Strigidae Assiolo Civetta Allocco Gufo comune Nome scientifico Pernis apivorus Milvus migrans Accipiter gentilis Accipiter nisus Buteo buteo Falco tinnunculus Falco subbuteo Falco peregrinus Coturnix coturnix Phasianus colchicus Rallus aquaticus Gallinula chloropus Fulica atra Columba livia var. domestica Columba palumbus Streptopelia decaocto Cuculus canorus Tyto alba Otus scops Athene noctua Strix aluco Asio otus 13

18 Specie Ordine Caprimulgiformes Nome scientifico Famiglia Caprimulgidae Succiacapre Caprimulgus europaeus Ordine Apodiformes Famiglia Apodidae Rondone comune Rondone maggiore Apus apus Apus melba Ordine Coraciiformes Famiglia Alcedinidae Martin pescatore Alcedo atthis Famiglia Meropidae Gruccione Merops apiaster Famiglia Upupidae Upupa Upupa epops Ordine Piciformes Famiglia Picidae 14 Torcicollo Picchio verde Picchio nero Picchio rosso maggiore Picchio rosso minore Jynx torquilla Picus viridis Dryocopus martius Dendrocopos major Dendrocopos minor Ordine Passeriformes Famiglia Alaudidae Allodola Alauda arvensis Famiglia Hirundinidae Rondine montana Rondine Balestruccio Ptyonoprogne rupestris Hirundo rustica Delichon urbicum Famiglia Motacillidae Cutrettola Ballerina gialla Ballerina bianca Motacilla flava Motacilla cinerea Motacilla alba

19 Specie Famiglia Troglodytidae Scricciolo Famiglia Prunellidae Passera scopaiola Famiglia Turdidae Pettirosso Usignolo Codirosso spazzacamino Codirosso comune Saltimpalo Merlo Tordo bottaccio Nome scientifico Troglodytes troglodytes Prunella modularis Erithacus rubecula Luscinia megarhynchos Phoenicurus ochruros Phoenicurus phoenicurus Saxicola torquatus Turdus merula Turdus philomelos Famiglia Sylviidae Usignolo di fiume Forapaglie comune* Cannaiola verdognola Cannaiola comune Cannareccione Canapino comune Sterpazzola Capinera Luì bianco Luì verde Luì piccolo Fiorrancino Famiglia Muscicapidae Pigliamosche Famiglia Aegithalidae Codibugnolo Famiglia Paridae Cincia bigia Cincia dal ciuffo Cettia cetti Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus palustris Acrocephalus scirpaceus Acrocephalus arundinaceus Hippolais polyglotta Sylvia communis Sylvia atricapilla Phylloscopus bonelli Phylloscopus sibilatrix Phylloscopus collybita Regulus ignicapilla Muscicapa striata Aegithalos caudatus Poecile palustris Lophophanes cristatus 15

20 Specie Cincia mora Cinciarella Cinciallegra Nome scientifico Periparus ater Cyanistes caeruleus Parus major Famiglia Sittidae Picchio muratore Sitta europaea Famiglia Certhiidae Rampichino comune Certhia brachydactyla Famiglia Oriolidae Rigogolo Oriolus oriolus Famiglia Laniidae Averla piccola Lanius collurio Famiglia Corvidae Ghiandaia Gazza Taccola Cornacchia nera Cornacchia grigia Corvo imperiale Famiglia Sturnidae Storno Famiglia Passeridae Passera d'italia Passera mattugia Famiglia Fringillidae Fringuello Verzellino Verdone Cardellino Frosone Famiglia Emberizidae Zigolo nero Migliarino di palude Garrulus glandarius Pica pica Corvus monedula Corvus corone Corvus cornix Corvus corax Sturnus vulgaris Passer italiae Passer montanus Fringilla coelebs Serinus serinus Carduelis chloris Carduelis carduelis Coccothraustes coccothraustes Emberiza cirlus Emberiza schoeniclus 16

21 Specie Strillozzo* Nome scientifico Emberiza calandra 3.2 Distribuzione, consistenza ed esigenze ecologiche delle specie focali nell'area Nella presente sezione vengono riportate, per ciascuna delle specie focali, la distribuzione emersa dai rilevamenti di campo, una stima della popolazione o della consistenza in termini distributivi nell area ed una breve descrizione delle principali esigenze ecologiche. Nel caso di alcune specie particolarmente ambite da fotografi ed osservatori in genere, si è ritenuto opportuno schermare la localizzazione precisa delle osservazioni per tutelare le coppie nidificanti da possibile disturbo antropico nella delicata fase della riproduzione. 17

22 NITTICORA Nycticorax nycticorax Ardeide legato alla presenza di zone umide di vario tipo, utilizza vegetazione alto arbustiva e arborea per il riposo e la nidificazione, che solitamente avviene in colonie ( garzaie ). Nell area di studio nidifica presso l Oasi del Bassone, con una popolazione di 1-2 coppie a seconda degli anni. Individui non impegnati nella riproduzione possono essere osservati altrove, anche in zone umide di piccole dimensioni. 18

23 FALCO PECCHIAIOLO Pernis apivorus Rapace di medie dimensioni, legato ad ambienti forestali intervallati da aree aperte o semi-aperte utilizzate per la ricerca del cibo. Nell area di studio è presente soprattutto nella porzione centrale e settentrionale, con una popolazione complessiva stimabile in 5-10 coppie. 19

24 NIBBIO BRUNO Milvus migrans Rapace di dimensioni medio-grandi, legato ad ambienti lacustri o palustri o ad ambienti a mosaico con aree aperte intervallate a porzioni boscate. Nidifica, spesso in colonie lasse, su pareti rocciose o su grandi alberi. Nell area di studio è presente soprattutto nella porzione centrale e settentrionale, con una popolazione comprendente alcune coppie; la specie è più abbondante e comune lungo il Lago di Como, nel Triangolo Lariano e nella zona dei Laghi Briantei. Individui in caccia possono essere osservati relativamente lontano dai siti riproduttivi, anche all interno dei centri urbani. 20 (MN)

25 ASTORE Accipiter gentilis Rapace diurno di medie dimensioni e proporzioni compatte e massicce, nidifica in ambienti forestali di vario tipo, prediligendo boschi maturi, a fustaia, spesso di conifere o misti e poco soggetti a disturbo antropico. Nell area di studio sono presenti alcune coppie (probabilmente 4-5 coppie nell intera area considerata). 21

26 SPARVIERE Accipiter nisus Rapace diurno di piccole dimensioni, frequenta ambienti boschivi di vario tipo, adattandosi a condizioni differenti e potendo insediarsi anche in contesti suburbani. Nell area di studio è presente presso tutte le principali aree boscate, con una popolazione quantificabile in poche decine di coppie. 22 (GF)

27 POIANA Buteo buteo Rapace diurno di medie dimensioni, abita ambienti caratterizzati dall alternanza di aree boscate ad aree aperte, quali prati e coltivi, utilizzati per la caccia. Nell area di studio ha una diffusione relativamente continua e la popolazione presente può essere stimata in qualche decina di coppie. 23 (GF)

28 LODOLAIO Falco subbuteo Piccolo falco, abita spesso valli fluviali con boschi di latifoglie, aree con zone umide e boschi, o altri contesti con presenza di ambienti aperti alternati a zone alberate. Nidifica in vecchi nidi di corvidi, soprattutto di cornacchia grigia. Si tratta di una specie in espansione in Italia settentrionale ed anche nell area di studio, dove sono verosimilmente presenti allo stato attuale circa 5 coppie. Individui in caccia possono essere osservati anche al di fuori dei siti riproduttivi, anche in altri ambienti (montani ed urbani inclusi). 24

29 GHEPPIO Falco tinnunculus Il più comune dei falchi, abita ambienti aperti e semi-aperti, adattandosi anche a contesti urbani ed evitando invece le aree con copertura forestale ampia e continua. Nell area di studio risulta regolarmente distribuito, con una popolazione di alcune decine di coppie. 25 (MN)

30 CIVETTA Athene noctua Uno dei più comuni rapaci notturni, abita paesaggi agricoli (soprattutto se a mosaico ) e aree suburbane caratterizzate dalla presenza di ambienti aperti o semi-aperti. Nell area di studio è presente con relativa continuità, risultando assente solamente dalle zone con la maggiore copertura forestale. La distribuzione delle osservazioni avvenute nel corso del 2014 non deve ritenersi esaustiva, dal momento che la raccolta dati è avvenuta quasi esclusivamente in orari diurni. La popolazione presente ammonta verosimilmente a qualche decina di coppie. 26 (MN)

31 ALLOCCO Strix aluco Rapace notturno di medie dimensioni, risulta comune e ben distribuito nelle aree boscate dell area di studio, dove è presente con relativa continuità. La distribuzione delle osservazioni avvenute nel corso del 2014 non deve ritenersi esaustiva, dal momento che la raccolta dati è avvenuta quasi esclusivamente in orari diurni, mentre l attività della specie è in larga parte notturna. Alcuni dati aggiuntivi rispetto a quelli mostrati nella mappa, relativi a individui in canto, sono stati raccolti in autunno-inverno, periodo di massima attività vocale per la specie. La popolazione presente conta probabilmente qualche decina di coppie. 27

32 GUFO COMUNE Asio otus Rapace notturno di medie dimensioni, occupa soprattutto margini di boschi e altre aree ecotonali, con presenza di ambienti boscati ed ambienti aperti o semi-aperti. Nidifica soprattutto in vecchi nidi di cornacchia. L elusività della specie rende complicato ottenere stime precise di abbondanza. La distribuzione delle osservazioni avvenute nel corso del 2014 non deve ritenersi esaustiva, dal momento che la raccolta dati è avvenuta quasi esclusivamente in orari diurni, mentre l attività della specie è quasi esclusivamente notturna. 28

33 MARTIN PESCATORE Alcedo atthis Specie associata alla presenza di acque pulite, ricche di prede (piccoli pesci), e di rive ove scavare il nido (un tunnel che conduce ad una camera, scavato nelle rive dei torrenti e dei fiumi o eccezionalmente in altri contesti, come tra le radici di alberi rovesciati). Nell area di studio è piuttosto raro, soprattutto in periodo riproduttivo, quando si rinviene presso un limitato numero di zone umide. 29 (MN)

34 PICCHIO VERDE Picus viridis Abita formazioni boschive rade, con presenza di aree aperte o semi-aperte, necessitando sia di tronchi maturi, adatti allo scavo del nido, che di radure o altre aree aperte, ricche di insetti, soprattutto formiche. Evita le aree densamente urbanizzate. Nell area di studio è presente con relativa continuità in tutte le zone con sufficiente presenza di boschi inframmezzati da aree aperte o ad esse contigui. La popolazione dell area può essere stimata in parecchie decine di coppie. 30 (MN)

35 PICCHIO NERO Dryocopus martius Il più grande dei Picidi europei, necessita di alberi di grandi dimensioni, occupando soprattutto foreste mature, sia miste che di latifoglie o conifere, a patto che abbiano alberi di grandi dimensioni, ben spaziati ed estese su ampie superfici. Associato alla presenza di tessere di ambienti aperti e semi-aperti dove cercare le prede (formiche soprattutto), può utilizzare ambienti leggermente diversi per nidificare e per alimentarsi, come rilevato in provincia di Varese. Presente come nidificante nella porzione settentrionale dell area di studio, dove sono presenti circa 5 coppie, frequenta durante l inverno anche aree poste più a sud (al di sotto della linea blu mostrata sulla mappa), dove però mancano sinora indizi di riproduzione. 31

36 PICCHIO ROSSO MAGGIORE Dendrocopos major Specie presente un po in tutti gli ambienti alberati, dal livello del mare sino talvolta a oltre 2000 m, in grado di insediarsi anche in aree urbane in presenza di parchi e giardini con alberi di grandi dimensioni. Nell area di studio è distribuito con continuità, con una popolazione verosimilmente dell ordine di un centinaio di coppie. 32 (MN)

37 PICCHIO ROSSO MINORE Dendrocopos minor Il più piccolo dei picchi europei, è meno adattabile del picchio rosso maggiore, ma abita comunque diversi tipi di boschi e foreste, a quote molto variabili. Preferisce comunque foreste mature, con vecchi alberi e abbondanza di alberi morti in piedi e a terra, mostrando spesso le densità più elevate in boschi ripariali. Nell area di studio è presente in modo più sparso rispetto al picchio rosso maggiore e al picchio verde, con una popolazione stimabile forse in una decina di coppie. Questa specie è generalmente considerata in aumento a scala regionale. 33

38 ALLODOLA Alauda arvensis Tipico passeriforme di ambienti agricoli, occupa aree con vegetazione erbacea anche molto differente, quali campi a cereali, prati da sfalcio, pascoli, brughiere, steppe, etc., a quote anche molto variabili. D inverno si rinviene soprattutto su campi e prati. Appare in calo in Italia e in Europa, soprattutto a causa dell intensificazione delle pratiche agricole. Nell area di studio è presente in modo molto localizzato, con principale nucleo di presenza nell estremo sud-occidentale dell area. 34

39 CINCIA MORA Periparus ater [Parus ater] Specie legata alla presenza di conifere, frequenta sia boschi e foreste che parchi e giardini, purché siano presenti conifere di dimensioni apprezzabili. Nell area risulta uniformemente presente negli ambienti idonei, sia naturali o semi-naturali che urbani. GF 35 (GF)

40 CINCIA DAL CIUFFO Lophophanes cristatus [Parus cristatus] Altro paride tipicamente associato alle foreste di conifere, la cincia dal ciuffo nidifica nell area di studio soprattutto nei boschi di pino silvestre puri o misti a latifoglie, come boschi misti di pino silvestre, querce e betulle, inclusi ambienti di brughiera alberata. Risulta diffusa nelle principali aree forestali con dominanza di pino silvestre, con una popolazione dell ordine di alcune decine di coppie. Al di fuori del periodo riproduttivo si rinviene talvolta anche in altri contesti ambientali. 36 GF (GF)

41 CINCIA BIGIA Poecile palustris [Parus palustris] La cincia bigia occupa tipicamente boschi di latifoglie maturi, secondariamente boschi misti, con una preferenza per i querceti e castagneti alle quote collinari. Risulta più esigente e più sensibile alla frammentazione rispetto a cinciallegra e cinciarella. La specie appare in espansione nell area di studio ed è attualmente distribuita con regolarità, nidificando praticamente in tutti i settori con sufficiente copertura forestale e presenza di alberi di buone dimensioni. 37 (MN)

42 PICCHIO MURATORE Sitta europaea A dispetto del nome, è un passeriforme e non un picchio. Occupa soprattutto boschi di latifoglie o misti con presenza di grandi alberi. Nell area di studio è presente con continuità nelle zone a maggior copertura forestale, mentre nei settori in cui il bosco è più frammentato e/o più giovane risulta più sporadico. La popolazione dell area comprende sicuramente parecchie decine di coppie. 38 (GF)

43 RAMPICHINO COMUNE Certhia brachydactyla Il rampichino è legato alla presenza diffusa di alberi di buone dimensioni e frequenta soprattutto boschi maturi, castagneti, parchi ornamentali con grandi alberi, preferendo boschi di latifoglie e misti. Si tratta di una specie sensibile alla frammentazione e che appare in grado di colonizzare nuovi habitat solo in presenza di sufficiente connessione con altri siti già occupati. Nell area di studio è presente nei principali settori forestali, mentre al momento manca da aree potenzialmente idonee ma troppo isolate. 39 (GF)

44 CODIROSSO COMUNE Phoenicurus phoenicurus Il codirosso comune frequenta ambienti caratterizzati dalla presenza di alberi e aree più aperte, con presenza di cavità entro cui nidificare (buchi in alberi, muri, etc.), occupando boschi di vario tipo (ma non a struttura chiusa), parchi, giardini, frutteti. Nell area è diffuso abbastanza uniformemente, risultando particolarmente frequente nei parchi urbani e sub-urbani con grandi alberi. 40 (GF)

45 CANNARECCIONE Acrocephalus arundinaceus Migratore transahariano legato alla presenza di canneti allagati. Nell area di studio è limitato a pochi siti idonei, con vasti canneti a Phragmites (Oasi del Bassone, Lago di Montorfano). 41 (MN)

46 CANAPINO COMUNE Hippolais polyglotta Migratore transahariano legato ad ambienti ecotonali ricchi di arbusti, si trova a margine di ambienti agricoli e di brughiera, in zone con arbusteti, incolti o grandi siepi. 42 (GF)

47 FIORRANCINO Regulus ignicapilla Passeriforme di piccolissime dimensioni, predilige boschi misti e parchi e giardini urbani con conifere di grandi dimensioni. Nell area è abbastanza diffuso e raggiunge buone densità in aree ricche di ville storiche con parchi caratterizzati dalla presenza di grandi alberi. 43 (GF)

48 BALLERINA BIANCA Motacilla alba Specie legata ad ambienti aperti, anche suburbani e, talvolta, propriamente urbani, risulta relativamente comune e diffusa nell area. 44 (GF)

49 CUTRETTOLA Motacilla flava Passeriforme di ambienti aperti, può nidificare in prati umidi o coltivi asciutti, come prati o campi di cereali, incluso mais, prediligendo spesso aree con colture differenti intervallate. Nell area di studio è piuttosto rara e diverse delle osservazioni riportate sulla mappa sono da riferirsi ad individui in migrazione. 45 (GF)

50 AVERLA PICCOLA Lanius collurio Migratore transahariano, occupa ambienti aperti o semi-aperti, ove sia presente un mosaico ambientale con prati/pascoli o coltivi alternati a cespugli o siepi, come zone ad agricoltura estensiva, pascoli, prati da sfalcio, praterie arbustate, brughiere aperte. Necessita della presenza simultanea di vegetazione erbacea, almeno localmente bassa e/o rada, ove catturare le prede di cui si nutre, e di cespugli o alberelli utilizzati come posatoi e siti di nidificazione. Appare in calo un po in tutta Europa. Nell area di studio è molto rarefatta; le osservazioni avvenute più a sud sono almeno in parte da ricondursi a individui ancora in migrazione, osservati in maggio, mentre nelle aree prative dell Oasi del Bassone la specie nidifica regolarmente con alcune coppie. 46 (MN)

51 3.3 Priorità di conservazione I risultati delle indagini permettono immediatamente alcune considerazioni su stato di conservazione e priorità di intervento e conservazione relativamente all avifauna dell area di studio. A livello di aree, il sito caratterizzato indubbiamente dalla maggior ricchezza specifica è l Oasi del Bassone. L eterogeneità ambientale, la posizione strategica rispetto alle rotte migratorie, l eccezionale livello di naturalità rendono quest area la perla naturalistica dell intera area di studio. Altre zone di elevato valore ornitologico sono rappresentate dal Lago di Montorfano, dai boschi della Brughiera, in particolare a est di Cantù, dalla porzione settentrionale del Parco delle Groane. Le aree coltivate in comune di Cermenate ospitano diverse specie legate agli ambienti aperti, anche durante la migrazione. Le propaggini del Triangolo Lariano e i boschi della Spina Verde ospitano popolazioni significative di molte specie forestali Ambienti forestali Gli ambienti forestali sono la tipologia ambientale naturale o semi-naturale più rappresentativa nell'area di studio. Si possono distinguere alcune aree principali dotate di buona copertura boschiva, cui si affiancano numerosi tratti in cui l'habitat forestale è ridotto a piccole porzioni lungo corsi d'acqua, scarpate o altri contesti meno facilmente utilizzabili dall'uomo, e dove l'effetto dell'isolamento e della frammentazione è più marcato. Il fatto che le specie forestali più esigenti in termini di superficie di habitat e di continuità dello stesso si rinvengano tutte sostanzialmente nelle stesse zone caratterizzate da maggior estensione della superficie forestale indica chiaramente come vi sia un gradiente nelle potenzialità faunistiche ed ecologiche in genere dei boschi della zona. Aree caratterizzate da superfici boscate relativamente ampie e continue, con presenza di alberi maturi e legno morto e di radure e aperture, rappresentano i contesti di maggior pregio e valore e si caratterizzano per la presenza simultanea di molte specie relativamente esigenti. Nella fascia compresa tra Cantù a ovest e Brenna a est, vi sono punti in cui nello spazio di poche centinaia di metri si rinvengono quattro specie di Picidi, astore, rampichino, picchio muratore e praticamente tutte le specie di Paridi presenti nella zona. Tali aree svolgono un ruolo insostituibile di aree sorgente. 47

52 48 La distribuzione dei boschi nell'area di studio. Un tratto di bosco maturo in comune di Brenna. Evidenti gli scavi dei picchi.

53 3.3.2 Zone umide Nell area di studio, le zone umide di dimensioni significative sono di fatto rappresentate dal Lago di Montorfano e dall Oasi del Bassone. Al di fuori di questi siti, vi sono piccoli specchi d acqua o aree palustri di dimensioni piuttosto ridotte, in grado di sostenere poche specie ornitiche legate a tali tipologie ambientali, ma comunque preziose per altri gruppi faunistici e non solo e per l avifauna durante la migrazione. 49

54 Stante la distribuzione e la natura delle zone umide sul territorio indagato, non avrebbe più di tanto senso impostare una strategia finalizzata alla realizzazione fisica di una connessione ecologica per questi siti (che peraltro avrebbe anche alcuni rischi, legati alla diffusione di specie alloctone). Le misure da attuare per salvaguardare e valorizzare il ruolo delle zone umide per la biodiversità animale nell area includono essenzialmente: la gestione e in alcuni casi riqualificazione delle due principali zone umide. Fenomeni di interramento ed evoluzione spontanea della vegetazione (Oasi del Bassone) o di disturbo ed alterazione antropica (Lago di Montorfano) possono ridurre le potenzialità ed il valore naturalistico di questi due siti di grande rilevanza naturalistica ed ambientale. Mantenere o ricreare le condizioni ottimali in questi siti è necessario per permettere loro di svolgere quell essenziale funzione di area sorgente all interno della rete ecologica nell area di studio; la conservazione, la manutenzione, il ripristino o la creazione di zone umide minori, in modo da creare una rete di siti che sebbene non siano fisicamente collegati tra loro, si trovino a distanza tale da permettere scambi di individui tra popolazioni e offrire un sistema in grado di supportare efficacemente anche i contingenti migratori. 50 Cariceto allagato e boscaglia di salici all Oasi del Bassone.

55 3.3.3 Ambienti agricoli Gli ambienti agricoli nell area considerata appaiono progressivamente ridotti e frammentati a causa soprattutto di urbanizzazione e infrastrutturazione. Questa situazione, unita all agricoltura intensiva praticata nella maggior parte dei contesti, determina condizioni sfavorevoli a molte specie. Le specie più adattabili, come il gheppio, riescono a mantenere comunque buoni effettivi grazie alla loro plasticità ecologica; altre specie più sensibili, come l averla piccola, appaiono sempre più ridotte e ristrette a poche zone dove si sono conservati paesaggi a mosaico e soprattutto prati costeggiati o affiancati da siepi e/o cespugli. 51 Gheppio (M. Noseda, Oasi del Bassone).

56 52 La distribuzione degli ambienti agricoli nell'area di studio: in giallo i seminativi (arativi), in verde i prati, in salmone le coltivazioni legnose. Mantenere e, se possibile, incrementare la superficie di prati e l estensione di siepi, anche attraverso l adesione a misure del Piano di Sviluppo Rurale (PSR), consentirebbe di conservare i valori residui e magari di incrementare il valore ecologico degli ambienti coltivati nell area di studio. Le zone di presenza dell allodola devono essere escluse tra quelle in cui incrementare la presenza di siepi,

57 dal momento che questa specie, fortemente minacciata, preferisce ambienti aperti su ampie superfici. In tali siti la gestione delle operazioni agricole può essere particolarmente importante e piccoli accorgimenti, quali mantenere margini inerbiti ai bordi dei campi e privi di disturbo diretto, oppure di piccole tessere non falciate e non mietute, possono favorire questa ed altre specie proprie dei coltivi. A livello di connessione ecologica, per l area di studio la principale misura da attuare per questi ambienti è il mantenimento delle aree aperte e prative in particolare, evitando in primo luogo ulteriore riduzione dovuta alla realizzazione di nuovo edificato e nuove infrastrutture. 53 Ambienti agricoli nella porzione sud-occidentale dell area di studio.

58 3.3.4 Ambienti di brughiera Gli ambienti di brughiera nell area di studio hanno carattere residuale e risultano distribuite in modo abbastanza sparso, se pur con una maggiore incidenza e continuità nelle porzioni centrale e meridionale dell area di studio. 54 Distribuzione degi habitat arbustivi nell'area di studio (include le brughiere e altri habitat dominati da vegetazione arbustiva).

59 Da un punto di vista ornitologico, le brughiere dell area sono generalmente di dimensioni troppo modeste per ospitare significativi contingenti di specie legate ad ambienti aperti o semi-aperti, ma offrono comunque un habitat idoneo a specie ecotonali, tra cui il succiacapre. A livello di connessione ecologica, per quanto riguarda le esigenze delle specie ornitiche, il mantenimento delle attuali estensioni di brughiera, il recupero di brughiere attualmente occupate da vegetazione esotica invasiva e la creazione di nuove brughiere in aree dove il bosco non può affermarsi a causa dell impatto umano, quali ad esempio le fasce di passaggio di elettrodotti, possono favorire la presenza di ambienti idonei alla nidificazione e alla sosta di specie legate ad habitat ecotonali e/o di transizione. 55 Brughiera nei pressi di Seveso.

60 3.4 Strategie di intervento e tipologie di interventi necessari al miglioramento, ripristino o conservazione della funzionalità e connessione ecologica nell area Per i dettagli relativi a questa parte, si rimanda all'apposita relazione, realizzata in collaborazione con altri esperti del gruppo di lavoro al fine di proporre un'analisi complessiva ed un'individuazione unica delle necessità di interventi a favore della connessione ecologica nell'area. Tra le specie ornitiche, si è deciso di indagare nel dettaglio il tema della connessione ecologica con un particolare focus sulle specie forestali, dal momento che sono proprio queste specie e questi ambienti a risentire particolarmente della frammentazione ecologica e dell isolamento degli habitat. Infatti, in un contesto ambientale come quello dell area della brughiera, altri ambienti naturali o semi-naturali occorrono con una distribuzione frammentata per cause naturali (es. zone umide), oppure sono presenti in modo discontinuo per ragioni sostanzialmente antropiche (aree agricole) e ospitano in genere specie meno sensibili all isolamento e alla frammentazione e più suscettibili invece alla qualità ambientale. Tra le specie ornitiche forestali, si è scelto il rampichino comune come specie modello per la connessione ecologica dal momento che risulta, sia in base alla bibliografia disponibile (Clergeau & Burel 1997, Battisti 2004 e riferimenti ivi citati) che ai dati rilevati sul campo, specie sensibile all isolamento e alla frammentazione e indicatore di qualità di ecosistemi forestali. La sovrapposizione del modello di connettività ecologica per il rampichino con i dati distributivi di altre specie forestali, come mostrato nelle pagine seguenti, rivela come l utilizzo del rampichino comune come specie focale sia particolarmente indicata grazie alla capacità di individuare aree importanti anche per altre specie forestali. 56

61 Modello di connettività per il rampichino comune. 57 Modello di connettività per il rampichino comune e localizzazioni di cincia bigia: tutte le segnalazioni della seconda specie ricadono in aree classificate come 'permeabili' per la prima.

62 Modello di connettività per il rampichino comune e localizzazioni di cincia dal ciuffo: tutte le segnalazioni della seconda specie ricadono in aree classificate come 'permeabili' per la prima. La relativa localizzazione della cincia dal ciuffo nell'area è legata alla sua dipendenza dai boschi di conifere o misti, che risultano molto più scarsi nel settore occidentale. In periodo non riproduttivo la cincia dal ciuffo risulta un po' più diffusa ed è stata osservata ad esempio presso l'oasi del Bassone e in comune di Cantù, a ridosso della frazione Mirabello. 58

63 Modello di connettività per il rampichino comune e aree di nidificazione dell'astore: le principali aree di presenza del rapace ricadono in aree classificate come 'permeabili' per il rampichino. 59 Modello di connettività per il rampichino comune e presenza di picchio nero: sia le principali aree di presenza in periodo riproduttivo del picchio che le segnalazioni riconducibili a movimenti invernali da parte della specie ricadono in aree classificate come 'permeabili' per il rampichino.

64 Modello di connettività per il rampichino comune e localizzazioni di picchio muratore: tutte le segnalazioni della seconda specie ricadono in aree classificate come 'permeabili' in base al modello realizzato per la prima specie. 60 Modello di connettività per il rampichino comune e varchi individuati dalla Rete Ecologica Regionale (RER): si può notare come tutti i varchi della RER nell'area di studio ricadano in zone in varia misura 'permeabili' per il rampichino.

65 . MN 61 Modello di connettività per il rampichino comune e localizzazioni di capriolo (due dati da fototrappola sommati a osservazioni sul campo avvenute durante i rilevamenti ornitologici): tutte le segnalazioni di capriolo ricadono in aree classificate come 'permeabili' in base al modello realizzato per il rampichino.

66 4. Conclusioni Lo studio svolto nell'ambito del progetto ha permesso di caratterizzare approfonditamente la comunità ornitica dell'area e di individuare le principali emergenze della zona in termini sia di conservazione di specie di particolare valore, sia di siti di cruciale importanza, sia per quanto riguarda il mantenimento o il ripristino della connessione ecologica. 4.1 La comunità ornitica dell'area di studio L'area di studio ospita una comunità ornitica ricca e diversificata, contraddistinta dalla presenza di numerose specie, soprattutto forestali, fino a qualche decennio fa non presenti o estremamente localizzate nel settore geografico di riferimento (si possono citare, a titolo di esempio, picchio nero, picchio rosso minore, astore; cfr. Brichetti & Fasola 1990). Altre specie, sebbene regolarmente presenti anche in passato, sono attualmente molto più diffuse e/o abbondanti rispetto a qualche decennio fa; è il caso dello sparviere, del picchio rosso maggiore e del picchio verde, della cincia dal ciuffo, della cincia bigia e probabilmente anche del picchio muratore e del rampichino comune. L'aumento delle specie forestali e il miglioramento del loro stato di conservazione è un fenomeno in atto da diversi anni a scala nazionale (Gustin et al. 2009, 2010a, 2010b, Brambilla et al. 2013b, Rete Rurale Nazionale & LIPU 2014) e va ricollegato all'aumento sia quantitativo che qualitativo del patrimonio forestale, determinato dall'incremento della superficie boscata a causa dell'abbandono delle coltivazioni e dei pascoli da un lato, e ad uno sfruttamento più attento della risorsa forestale dall'altro. Nell'area di studio, anche gli interventi di miglioramento forestale operati dai parchi hanno indubbiamente favorito in diversi contesti il passaggio verso boschi caratterizzati da un maggior livello di naturalità. Per contro, le specie degli ambienti aperti o semi-aperti risultano attualmente molto più rare e scarse rispetto al passato: allodola e averla piccola tra i Passeriformi e upupa e torcicollo tra i non-passeriformi sono probabilmente i casi più eclatanti di questo calo delle specie legate ad ambienti agricoli 'tradizionali' Siti di particolare rilevanza Alcune aree assumono particolare valore, in termini di ricchezza e diversità specifica oppure in quanto estese e in grado di ospitare anche specie esigenti, oppure infine in quanto strategiche ai fini della connessione ecologica nell'area. A livello di siti che 'spiccano' per la presenza di comunità ornitiche ricche e differenziate o perchè ospitanti

67 specie di particolare pregio, meritano di essere menzionati: l'oasi Torbiere di Albate - Bassone (che include il SIC Palude di Albate): sito caratterizzato dalla maggior ricchezza e diversità specifica e da un elevato numero di specie rare o minacciate (232 specie note a gennaio 2015, di cui 73 nidificanti accertate), di fondamentale importanza come area sorgente per molte specie nidificanti nell'area di studio e come area di sosta per migliaia di migratori ogni anno; il Parco Spina Verde, che conta una buona presenza sia di specie forestali che di rapaci nidificanti (tra cui pellegrino e nibbio bruno), cui si aggiunge un pregevole transito di rapaci in migrazione; le pendici del Triangolo Lariano, dove la continuità dell'ambiente forestale rende possibile la presenza di buone densità di molte specie legate ai boschi e dove la progressiva evoluzione verso forme più 'mature' di fustaia sta consentendo a diverse specie (Picidi, rapaci) di consolidare la propria presenza e alla zona di aumentare ulteriormente la sua funzione di area sorgente per numerose specie; il Lago di Montorfano e le aree circostanti, sito di rilevante importanza per avifauna acquatica e rapaci (nibbio bruno in primis), con consistenti densità di diverse specie forestali nelle aree contigue; i boschi del settore orientale, tra Montorfano e Orsenigo a nord e Mariano Comense a sud; si tratta dell'area con la maggior presenza di boschi relativamente continui e ospita una ricchissima avifauna forestale, con quattro specie di picchi, astore, sparviere, lodolaio e diverse altre specie legate a boschi relativamente maturi; la preservazione di questa zona è di vitale importanza per permettere all'area di continuare a svolgere il proprio ruolo di area sorgente, ubicata peraltro in posizione 'strategica' rispetto agli altri settori forestali dell'area di studio; i boschi del PLIS Parco Brughiera, caratterizzati da porzioni mature alternate ad aree a brughiera, con buone presenze di specie forestali ed ecotonali; boschi e brughiere della porzione settentrionale del Parco Groane, con presenza di specie forestali (tre Picidi nidificanti e picchio nero presente in inverno, astore e sparviere nidificanti, altre specie legate a boschi relativamente maturi); gli ambienti agricoli 'a mosaico' attorno a Cermenate e aree limitrofe, caratterizzati da una certa eterogeneità ambientale che si riflette nella presenza di numerose specie, anche in migrazione. 63 A livello di importanza per la connessione ecologica, stante il forte livello di antropizzazione del territorio, la maggior parte delle aree relativamente 'libere' da urbanizzazione sono di grande importanza per il

68 mantenimento della connettività ecologica nell'area e hanno un ruolo fondamentale per garantire la connessione tra aree naturali o semi-naturali e consentire così lo scambio di individui tra popolazioni che è alla base della persistenza di molte specie nell'area di studio. In particolare, si possono individuare alcuni settori strategici in questo senso: la fascia con boschi residui e coltivi che da sud di Como scende fino a Cermenate e Carimate; i boschi intorno a Figino Serenza; le residue fasce boscate attorno a Lipomo e nella parte sud del comune di Tavernerio, la cui funzionalità è in gran parte attualmente limitata o compromessa dall'urbanizzazione, ma che rivestono un ruolo importante nella connessione tra Triangolo Lariano e Brianza. La presenza di diverse specie ornitiche forestali e di caprioli in questa zona (vedi relazione sui risultati del fototrappolaggio) fa sperare che sia ancora possibile il passaggio di individui. 64 Pettazzurro, Oasi del Bassone (M. Noseda).

69 4.3 Uccelli e connessione ecologica L'utilizzo degli Uccelli come modello per indagare lo stato della connessione ecologica in un'area consente di ottenere informazioni a una scala complementare rispetto a quelle ottenibili da taxa meno mobili (es. Anfibi e Rettili) o tramite metodi necessariamente 'puntiformi' (es. fototrappole). La risposta delle specie ornitiche a connessione e frammentazione consente infatti di analizzare la questione connettività ad una scala relativamente ampia, tale da individuare a scala di paesaggio le principali emergenze ed esigenze. La scelta della specie focale è caduta sul rampichino comune, in quanto specie forestale sufficientemente diffusa ma al tempo stesso rappresentativa di aree boscate relativamente integre e continue; la mappa di connettività prodotta per questa specie appare in grado di predire correttamente anche la distribuzione di molte altre specie forestali, a conferma della bontà del rampichino come indicatore per la connessione ecologica. Per gli approfondimenti relativi a questa parte si rimanda alla specifica relazione. 5. Ringraziamenti Desidero ringraziare Gigi Luraschi per l'aiuto sul campo, Marco Noseda (sigla nelle immagini: MN) e Giovanni Fontana (sigla nelle immagini: GF) per le foto, Daniele Piazza e Parco Groane per la collaborazione. Un ringraziamento particolare a Riccardo Falco, Valentina Bergero e Matteo Crovetto per la collaborazione allo sviluppo delle attività previste nell'ambito della sotto-azione. 65 Sparviere (G. Fontana)

70 6. Bibliografia Araújo, M.B., Williams, P.H., Selecting areas for species persistence using occurrence data. Biol. Conserv. 96, Baldwin, R., Use of maximum entropy modeling in wildlife research. Entropy 11, Bibby, C.J., Burges, N.D. & Hill, D.A. (1992). Bird census techniques. London: Academic Press. Bourg, N.A., McShea, W.J., Gill, D.E., Putting a CART before the search: successful habitat prediction for a rare forest herb. Ecology 86, Brambilla, M., Bassi, E., Bergero, V., Casale, F., Chemollo, M., Falco, R., Longoni, V., Saporetti, F., Viganò, E., Vitulano, S., 2013a. Modelling distribution and potential overlap between Boreal Owl Aegolius funereus and Black Woodpecker Dryocopus martius: implications for management and monitoring plans. Bird Conserv. Int. 23, Brambilla, M., Bassi, E., Ceci, C., Rubolini, D., 2010a. Environmental factors affecting patterns of distribution and co-occurrence of two competing raptor species. Ibis 152, Brambilla, M., Bergero, V., Bassi, E., Falco, R Current and future effectiveness of Natura 2000 network in the central Alps for the conservation of mountain forest owl species in a warming climate. European Journal of Wildlife Research 61: Brambilla, M., Casale, F., Bergero, V., Bogliani, G., Crovetto, G.M., Falco, R., Roati, M., Negri, I., 2010b. Glorious past, uncertain present, bad future? Assessing effects of land-use changes on habitat suitability for a threatened farmland bird species. Biol. Conserv. 143, Brambilla, M., Casale, F., Bergero, V., Crovetto, G.M., Falco, R., Negri, I., Siccardi, P., Bogliani, G., GISmodels work well, but are not enough: habitat preferences of Lanius collurio at multiple levels and conservation implications. Biol. Conserv. 142, Brambilla, M., Falco, R., Negri, I., A spatially explicit assessment of within-season changes in environmental suitability for farmland birds along an altitudinal gradient. Anim. Conserv. 15, Brambilla, M., Ficetola, G.F., Species distribution models as a tool to estimate reproductive parameters: a case study with a passerine bird species. J. Anim. Ecol. 81, Brambilla, M., Guidali, F., Negri, I. 2009b. Breeding-season habitat associations of the declining Corn Bunting Emberiza calandra a potential indicator of the overall bunting richness. Ornis Fennica 86: Brambilla, M., Gustin, M., Celada, C Species appeal predicts conservation status. Biological Conservation 160: Brambilla, M., Saporetti, F Modelling distribution of habitats required for different uses by the same species: implications for conservation at the regional scale. Biological Conservation 174: Brichetti, P., Fasola, M. (eds.) Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale Ramperto, Brescia. Elith, J., Graham, C.H., Anderson, R.P., Dudík, M., Ferrier, S., Guisan, A., Hijmans, R.J., Huettmann, F., 66

71 Leathwick, J.R., Lehmann, A., Li, J., Lohmann, L.G., Loiselle, B.A., Manion, G., Moritz, C., Nakamura, M., Nakazawa, Y., Overton, J.M., Peterson, A.T., Phillips, S.J., Richardson, K.S., Scachetti-Pereira, R., Schapire, R.E., Soberon, J., Williams, S., Wisz, M.S., Zimmermann, N.E., Novel methods improve prediction of species distributions from occurrence data. Ecography 29, Elith, J., Leathwick, J.R., Species distribution models: ecological explanation and prediction across space and time. Annu. Rev. Ecol. Evol. Syst. 40, Elith, J., Phillips, S.J., Hastie, T., Dudık, M., Chee, Y.E., Yates, C.J., A statistical explanation of MaxEnt for ecologists. Divers. Distrib. 17, Ferrier, S., Watson, G., Pearce, J., Drielsma, M., Extended statistical approaches to modelling spatial pattern in biodiversity in northeast New South Wales. I. Species-level modelling. Biodivers. Conserv. 11, Ficetola, G.F., Maiorano, L., Falcucci, A., Dendoncker, N., Boitani, L., Padoa-Schioppa, E., Miaud, C., Thuiller, W., Knowing the past to predict the future: landuse change and the distribution of invasive bullfrogs. Glob. Change Biol. 16, Fouquet, A., Ficetola, G.F., Haigh, A., Gemmell, N., Using ecological niche modelling to infer past, present and future environmental suitability for Leiopelma hochstetteri, an endangered New Zealand native frog. Biol. Conserv. 143, Gagliardi, A., Guenzani, W., Preatoni, D.G., Saporetti, F., Tosi, G. (Eds.), Atlante Ornitologico Georeferenziato della provincia di Varese. Uccelli nidificanti Provincia di Varese, Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Induno Olona, Università degli Studi dell Insubria, Varese. Graham, C.H., Ferrier, S., Huettman, F., Moritz, C., Peterson, A.T., 2004a. New developments in museumbased informatics and applications in biodiversity analysis. Trends Ecol. Evol. 19, Gustin, M., Brambilla, M. Celada, C Stato di conservazione dell avifauna italiana - le specie nidificanti e svernanti in Italia non inserite nell Allegato I della Direttiva Uccelli. Roma : Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare & LIPU/BirdLife Italia (volume I: non-passeriformes;volume II: Passeriformes). Gustin, M., Brambilla, M., Celada, C., Valutazione dello stato di conservazione dell avifauna italiana. Ministero dell Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare & LIPU/BirdLife Italia, Roma. Liu, C., White,M., Newell, G Selecting thresholds for the prediction of species occurrence with presence only data. J Biogeogr 40: McRae, B.H., Dickson, B.G., Keitt, T.H., Shah, V.B., Using circuit theory to model connectivity in ecology and conservation. Ecology 10: Merow, C., Smith, J., Silander, J.A., A practical guide to MaxEnt for modeling species distributions: what it does, and why inputs and settings matter. Ecography 36, Peterson, A.T., Soberón, J., Sánchez-Cordero, V., Conservatism of ecological niches in evolutionary 67

72 time. Science 285, Phillips, S. J., Dudík, M Modeling of species distributions with Maxent: new extensions and a comprehensive evaluation. Ecography, 31, Phillips, S.J., Anderson, R.P., Schapire, R.E., Maximum entropy modeling of species geographic distributions. Ecol. Model. 190, Raxworthy, C.J., Martinez-Meyer, E., Horning, N., Nussbaum, R.A., Schneider, G.E., Ortega-Huerta, M.A., Peterson, A.T., Predicting distributions of known and unknown reptile species in Madagascar. Nature 426, Reshetnikov, A.N. & Ficetola, G.F. (2011) Potential range of the invasive fish rotan (Perccottus glenii) in the Holarctic. Biological Invasions, 13, Rete Rurale Nazionale & LIPU (2014) Uccelli comuni in Italia. Aggiornamento degli andamenti di popolazione e del Farmland Bird Index per la Rete Rurale Nazionale 566 dal 2000 al Roura-Pascual, N., Suarez, A.V., Goomez, C., Pons, P., Touyama, Y., Wild, A.L., Peterson, A.T., Geographical potential of Argentine ants (Linepithema humile Mayr) in the face of global climate change. Proc. R. Soc. B Biol. Sci. 271, Shah,V.B., McRae, B.H., Circuitscape: a tool for landscape ecology. In: G. Varoquaux, T. Vaught, J. Millman (Eds.). Proceedings of the 7th Python in Science Conference (SciPy 2008), pp Thuiller, W., Lavorel, S., Araújo, M.B., Sykes, M.T. & Prentice, I.C. (2005a) Climate change threats to plant diversity in Europe. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 102, Thuiller, W., Richardson, D.M., Pyŝek, P., Midgley, G.F., Hughes, G.O. & Rouget, M. (2005b) Niche-based modelling as a tool for predicting the risk of alien plant invasions at a global scale. Global Change Biology, 11, VanDerWal, J., Shoo, L.P., Johnson, C.N.&Williams, S.E. (2009) Abundance and the environmental niche: environmental suitability estimated from niche models predicts the upper limit of local abundance. The American Naturalist, 174,

73 2.4 Studio dei mammiferi di medie dimensioni a cura di Maurizio Valota 69

74 Studio dei mammiferi di medie dimensioni 7. Introduzione Obiettivo della presente ricerca è stato quello di valutare la presenza di mammiferi di medie dimensioni nell area della brughiera briantea e comasca, mediante l utilizzo di foto trappole. In particolare, le foto trappole sono state posizionate in corrispondenza di possibili corridoi ecologici al fine di valutare l utilizzo di tali corridoi da parte della fauna selvatica per i suoi spostamenti all interno dell area di studio. 8. Materiali e metodi I punti in cui posizionare le foto trappole sono stati individuati a tavolino e successivamente si è verificata sul campo l idoneità o meno di tali punti al posizionamento delle foto trappole. Nel caso in cui il punto individuato sia stato ritenuto non idoneo, la strumentazione è stata posizionata in aree limitrofe a quelle precedentemente individuate. Le trappole fotografiche sono state lasciate sul campo nel periodo compreso tra i mesi di maggio e settembre del 2014, e sono state controllate con periodicità variabile per verificarne il corretto funzionamento e per scaricare le fotografie dalla SIM card onde evitare che questa esaurisse la sua capacità, impedendo alla trappola di scattare ulteriori immagini. Le foto trappole utilizzate sono state di due tipi: Pocket Camera SG550V; Scouting Camera SG560K. 70 I due modelli di foto trappola utilizzati: Pocket camera SG550V ( a sinistra) e Scouting Camera SG560K (a destra)

75 9. L area di studio L area in cui è stato effettuato il foto trappolaggio è quella della brughiera briantea e comasca, a cavallo delle province di Como e Monza Brianza. L area è in parte sottoposta a tutela in quanto è ricompresa all interno del perimetro del PLIS Brughiera Briantea che, nato nel 1984, attualmente comprende i comuni di Meda, Lentate sul Seveso, Cabiate, Mariano Comense, Cermenate, Carimate, Novedrate, Figino Serenza, Carugo e Brenna. 71 Il territorio attualmente tutelato dal PLIS Brughiera Briantea. Il territorio della brughiera comasca situato a nord del PLIS Brughiera Briantea attualmente non è sottoposto ad alcuna tutela (ad eccezione della Riserva Naturale Lago di Montorfano e dell Oasi WWF del Bassone) ma in quest area (compresa quella del parco locale) era prevista, già a partire dagli anni 80 del 900, la creazione di un parco regionale.

76 Negli ultimi anni, l idea del parco regionale è stata rilanciata dal Comitato per il Parco Regionale della Brughiera. Il parco regionale avrebbe importanti connessioni con i limitrofi Parco Regionale delle Groane, Parco Regionale della Spina Verde di Como, Parco Regionale della Valle del Lambro e PLIS del Lura. 72 Il territorio tutelato dall ipotetico Parco Regionale della Brughiera Nell area di studio sono state posizionate complessivamente 20 foto trappole, in corrispondenza di possibili corridoi ecologici utilizzabili dalla fauna per i suoi spostamenti. In tabella sono riportate sinteticamente le località in cui sono state posizionate le trappole fotografiche.

77 Codice foto trappola Località 01 Carimate 02 Carimate 03 Novedrate 04 Cimnago 05 Cimnago 06 Lentate sul Seveso 07 Lentate sul Seveso 08 Lentate sul Seveso 09 Lentate sul Seveso 10 Cermenate 11 Cermenate 13 Cucciago 14 Navedano 15 Capiago Intimiano 16 Cantù 18 Tavernerio 19 Como 21 Carugo 22 Fino Mornasco 23 Lipomo 73 I punti in cui sono state posizionate le foto trappole nell area di studio.

78 10. Risultati FOTO TRAPPOLE 1 E 2 Localizzazione delle foto trappole 1 e 2 74 Il corridoio ecologico monitorato con le foto trappole 1 e 2

79 La foto trappola numero 1 è stata posizionata lungo le rive del fiume Seveso, nei pressi della linea ferroviaria Milano Chiasso, in una zona caratterizzata da bosco misto, con prevalenza di robinia. Durante tutto il periodo di monitoraggio non è stato rilevato il passaggio di nessun animale nonostante, ad ogni passaggio di controllo, si sia spostata la strumentazione al fine di monitorare l area da diverse direzioni ed angolazioni. La foto trappola numero 2 è stata posizionata lungo le rive del fiume Seveso, in corrispondenza di un guado, in una zona caratterizzata dalla presenza di prati e di fasce di vegetazione riparia. Purtroppo la foto trappola è stata rubata e già al primo passaggio di controllo non è stata più trovata. Non si hanno quindi informazioni sulla presenza e il passaggio di fauna in questo punto. 75 L ambiente in cui sono state posizionate le foto trappole numero 1 (a sinistra) e numero 2 (a destra)

80 FOTO TRAPPOLA 3 Localizzazione della foto trappola 3 76 Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 3

81 La foto trappola numero 3 è stata posizionata nei pressi della SP 32 Novedratese, in una zona caratterizzata dalla presenza di prati e di boschi misti. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata le presenza delle seguenti specie: gatto domestico (Felis catus); mustelide non identificato (probabilmente si tratta di una faina, Martes foina, ma dalla qualità delle immagini non è possibile stabilirlo con certezza); volpe (Vulpes vulpes) 77 Gatto domestico (Felis catus) Probabile faina (Martes foina)

82 Volpe (Vulpes vulpes) 78 L ambiente in cui è stata posizionata la foto trappola numero 3

83 FOTO TRAPPOLA 4 Localizzazione della foto trappola 4 79 Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 4

84 La foto trappola numero 4 è stata posizionata nei pressi del depuratore di Carimate, in una zona di bosco misto situata alle spalle di alcuni capannoni presenti nella frazione di Cimnago del Comune di Lentate sul Seveso. Durante il periodo di monitoraggio è stato rilevato il passaggio di numerose persone, con cani e cavalli. In orario notturno la foto trappola ha scattato alcune foto in cui si evince la presenza di animali selvatici. Si tratta con buona probabilità di volpe (Vulpes vulpes) ma non è possibile identificare chiaramente l animale a causa della distanza e/o della posizione del soggetto nella fotografia. 80 Alcune immagini scattate in orario notturno dalla foto trappola numero 4 dalle quali si evince il passaggio di un animale selvatico, forse una volpe (Vulpes vulpes).

85 FOTO TRAPPOLA 5 Localizzazione della foto trappola 5 81 Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 5

86 La foto trappola numero 5 è stata posizionata nei pressi del cimitero di Cimnago, frazione del Comune di Lentate sul Seveso, in una zona di bosco misto adiacente alle abitazioni. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata le presenza delle seguenti specie: scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris); volpe (Vulpes vulpes) 82 Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) Volpe (Vulpes vulpes)

87 FOTO TRAPPOLA 6 Localizzazione della foto trappola 6 83 Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 6

88 La foto trappola numero 6 è stata posizionata in un area di bosco misto, adiacente a prati ed aree coltivate, nelle vicinanze del fiume Seveso, lungo il sentiero numero 1 del PLIS Brughiera Briantea. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata le presenza delle seguenti specie: scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris); mustelide non identificato (probabilmente si tratta di una faina, Martes foina, ma dalla qualità delle immagini non è possibile stabilirlo con certezza); topo o ratto non meglio identificabile. 84 Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) Probabile faina (Martes foina)

89 FOTO TRAPPOLE 7 E 8 Localizzazione delle foto trappole 7 e 8 85 Il corridoio ecologico monitorato con le foto trappole 7 e 8

90 La foto trappola numero 7 è stata posizionata in una piccola area alberata situata all incrocio della via Papa Giovanni XXIII con la via Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel Comune di Lentate sul Seveso. Nel periodo intercorso tra il posizionamento della trappola fotografica e il primo controllo, avvenuto a circa 15 giorni di distanza, non è stato rilevato il passaggio di nessun animale. Successivamente la strumentazione è stata rubata e pertanto non si hanno informazioni sulla presenza e sul passaggio di fauna in questo punto. La foto trappola numero 8 è stata posizionata nell area boscata situata a sud della via Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del Comune di Lentate sul Seveso. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie di mammiferi: gatto domestico (Felis catus); minilepre o silvilago (Sylvilagus floridanus); cane (Canis lupus familiaris); volpe (Vulpes vulpes). In alcuni immagini si vedono due individui in contemporanea. Sono, inoltre, stati fotografati anche alcuni esemplari di ghiandaia (Garrulus glandarius). 86 Due individui di volpe (Vulpes vulpes)

91 Minilepre (Sylvilagus floridanus) 87 Ghiandaia (Garrulus glandarius)

92 FOTO TRAPPOLA 9 Localizzazione della foto trappola 9 88 Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola numero 9

93 La foto trappola numero 9 è stata posizionata in corrispondenza di un sovrappasso sulla SS35 Milano Meda, nei pressi del tratto campestre della via Mirabello di Lentate sul Seveso, in un area caratterizzata prevalentemente da campi coltivati e spazi aperti. Il punto in cui è stata posizionata la strumentazione ricade all interno del perimetro del Parco Regionale delle Groane, in corrispondenza di un possibile corridoio ecologico di connessione con il vicino PLIS della Brughiera Briantea. Durante il periodo di monitoraggio è stato rilevato il passaggio di numerose persone con cani e la presenza delle seguenti specie: volpe (Vulpes vulpes); gatto domestico (Felis catus); minilepre (Sylvilagus floridanus). 89 Volpe (Vulpes vulpes)

94 90 Minilepre (Sylvilagus floridanus)

95 FOTO TRAPPOLE 10 e 11 Localizzazione delle foto trappole 10 e Corridoio ecologico monitorato dalle foto trappole 10 e 11

96 Le foto trappole numero 10 e 11 sono state posizionate in un area caratterizzata dalla presenza di prati da sfalcio, compresa tra la SS35 e la via Oscura, nel Comune di Cermenate. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie: volpe (Vulpes vulpes); riccio (Erinaceus europeus); gatto domestico (Felis catus); minilepre (Sylvilagus floridanus). È stata rilevata, inoltre, la presenza di almeno un esemplare di fagiano comune femmina (Phasianus colchicus) e di alcuni micro mammiferi non meglio identificabili. 92 Volpe (Vulpes vulpes)

97 Riccio (Erinaceus europeus) 93 Gatto domestico (Felis catus)

98 Minilepre (Sylvilagus floridanus) 94 Fagiano comune (Phasianus colchicus)

99 FOTO TRAPPOLA 13 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato dalla foto trappola 13

100 La foto trappola numero 13 è stata posizionata in un area boschiva situata al di sopra della linea ferroviaria Milano Chiasso, in un tratto in cui questa corre in una breve galleria nel territorio del Comune di Cucciago. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie: cane (Canis lupus familiaris); volpe (Vulpes vulpes); scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris); tasso (Meles meles). 96 Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)

101 Volpe (Vulpes vulpes) 97 Tasso (Meles meles)

102 FOTO TRAPPOLA 14 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 14

103 La foto trappola numero 14 è stata posizionata in un area boschiva situata lungo la SP 28, nei pressi dell abitato di Navedano. Nel periodo intercorso tra il posizionamento della trappola fotografica e il primo controllo, avvenuto a circa 15 giorni di distanza, sono state fotografate solo capre e pecore. Successivamente la strumentazione è stata rubata e pertanto non si hanno informazioni sulla presenza e sul passaggio di fauna in questo punto. 99 Capre e pecore fotografate dalla strumentazione numero 14

104 FOTO TRAPPOLA 15 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 15

105 La foto trappola numero 15 è stata posizionata in un area boschiva situata a nord della via Ponisio, in Comune di Capiago Intimiano. Nel periodo intercorso tra il posizionamento della trappola fotografica e i successivi due controlli, avvenuti a circa 15 giorni e 30 giorni di distanza, non è stato fotografato nessun animale. Si è quindi deciso di spostare la foto trappola in un punto diverso, sempre all interno dello stesso bosco, a qualche centinaio di metri di distanza dal precedente. Nel successivo periodo di monitoraggio la strumentazione ha registrato il passaggio solo di scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris). 101 Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)

106 FOTO TRAPPOLA 16 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 16

107 La foto trappola 16 è stata posizionata nei boschi a nord della SP 38, nel territorio comunale di Cantù. Purtroppo la foto trappola è stata rubata e già al primo passaggio di controllo non è stata più trovata. Non si hanno quindi informazioni sulla presenza e il passaggio di fauna in questo punto. 103

108 FOTO TRAPPOLA 17 Localizzazione della foto trappola Ipotetico corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 17

109 La foto trappola numero 17 è stata posizionata a nord della SS 342, nei pressi dell abitato di Rovascio, in una zona di bosco misto. Durante tutto il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza del capriolo (Capreolus capreolus). In numerose immagini sono presenti due individui, un maschio e una femmina, che interagiscono. In particolare, alcune fotografie evidenziano inseguimenti della femmina da parte del maschio, un comportamento tipico delle attività di corteggiamento. 105 Caprioli (maschio e femmina) Capriolo maschio

110 FOTO TRAPPOLA 19 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 19

111 La foto trappola numero 19 è stata posizionata in una zona di bosco misto sovrastante la via Pannilani, in Comune di Como. Durante il periodo del monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie: capriolo (Capreolus capreolus). Individui sia di sesso maschile sia di sesso femminile. Ed anche un piccolo che seguiva la madre. volpe (Vulpes vulpes). 107 Capriolo maschio Capriolo femmina

112 Un piccolo di capriolo che segue la madre 108 Volpe (Vulpes vulpes)

113 FOTO TRAPPOLA 21 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 21

114 La foto trappola numero 21 è stata posizionata in un area di bosco misto che ricade all interno del PLIS della Brughiera Briantea e della Riserva Naturale Fontana del Guercio, nei pressi dalla località denominata La Guardia. Nel periodo intercorso tra il posizionamento della trappola fotografica e i successivi due controlli, avvenuti a circa 15 giorni e 30 giorni di distanza, non è stato fotografato nessun animale. Si è quindi deciso di spostare la foto trappola in un punto diverso, sempre all interno dello stesso bosco, a qualche centinaio di metri di distanza dal precedente. Nel successivo periodo di monitoraggio la strumentazione ha rilevato solo la presenza della volpe (Vulpes vulpes). 110 Volpe (Vulpes vulpes)

115 FOTO TRAPPOLA 22 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 22

116 La foto trappola numero 22 è stata posizionata in un area boschiva adiacente alla via Stelvio, nel Comune di Fino Mornasco. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie di mammiferi: gatto domestico (Felis catus); volpe (Vulpes vulpes). Sono, inoltre, stati fotografati anche alcuni esemplari di cornacchia grigia (Corvus cornix). 112 Gatto domestico (Felis catus) Volpe (Vulpes vulpes)

117 FOTO TRAPPOLA 23 Localizzazione della foto trappola Il corridoio ecologico monitorato con la foto trappola 23

118 La foto trappola numero 23 è stata posizionata in un area di bosco misto, lungo la SP 28, nel Comune di Lipomo. Durante il periodo di monitoraggio è stata rilevata la presenza delle seguenti specie di mammiferi: gatto domestico (Felis catus); volpe (Vulpes vulpes); scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris). In alcune immagini si nota anche la presenza di un animale non chiaramente identificabile ma che sembrerebbe essere una faina (Martes foina). 114 Probabile faina (Martes foina) Gatto domestico (Felis catus)

119 Volpe (Vulpes vulpes) 115 Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)

120 11. Conclusioni Nella sottostante tabella si riassumono le specie rilevate, con l indicazione dei punti nei quali sono state fotografate. Le specie sono elencate in ordine sistematico. Numero foto trappola / Mammiferi Riccio X Silvilago X X X Scoiattolo rosso X X X X X Topo o ratto X Micromammiferi X Gatto domestico X X X X X X Cane X X Volpe X? X X X X X X X X X Tasso X Faina??? Capriolo X X Capra/pecora X Uccelli Fagiano comune X Cornacchia grigia X X Ghiandaia X 116 Nella tabella successiva si riassumono, invece, il totale delle osservazioni per ogni singola specie. Gli animali sono elencati per numero di osservazioni decrescente. Totale delle osservazioni Mammiferi Volpe 11 Gatto domestico 6 Scoiattolo rosso 5 Faina 3 Silvilago 3 Cane 2 Capriolo 2 Riccio 1 Tasso 1 Capra/pecora 1 Topo o ratto 1 Micromammiferi 1 Uccelli Cornacchia grigia 2 Fagiano comune 1 Ghiandaia 1

121 2.5 Studio dell erpetofauna a cura di Marco Mangiacotti 117

122 Studio dell erpetofauna 12. Descrizione delle esigenze ecologiche delle specie di maggior interesse 12.1 Confronto tra dati bibliografici e rilievi sul campo Dall analisi bibliografica, sintetizzata nella precedente relazione sull erpetofauna ( Sintesi dell informazione bibliografica e individuazione dei campi del geo-database ), la composizione faunistica attesa consiste di dieci specie di anfibi (tre urodeli e sette anuri, tutti autoctoni), e dodici di rettili (autoctoni: un chelone, tre sauri, sei serpenti; alloctoni: un chelone; accidentale: un sauro). I sopralluoghi sul campo, iniziati alla fine di febbraio e terminati alla fine di luglio, hanno consentito di percorrere un totale di 79 transetti, 33 diurni e 46 notturni, per un totale di 116 ore/uomo di sforzo di campionamento e 604 osservazioni complessive. L attività di campo ha permesso di confermare la presenza di 16 specie dell erpetofauna a fronte delle 22 potenzialmente presenti (72,7 %). Se si considera che il geco comune (Tarentola mauritanica) è da considerarsi accidentale (una sola segnalazione del 1979 a Como) e che i distretti occupati da popolazioni di Rama temporaria (aree montane Parco Spina Verde) non sono stati oggetto dei sopralluoghi, il numero potenziale di specie censibili scende a 20 e la percentuale sul dato bibliografico sale all 80 %. Nel dettaglio, mentre per gli anfibi è stata confermata la presenza di tutte le specie (ad eccezione, come appena precisato, di R. temporaria), per i rettili la situazione appare più complessa (Tab. 1), sia per motivi tecnici (maggiori difficoltà di osservazione) sia per la presenza di segnalazioni storiche dubbie o accidentali. 118 GRUPPO TASSONOMICO ATTESE N. DI SPECIE OSSERVATE Cheloni 2 1 Sauri 3 3 Serpenti 6 3 COMMENTO Confermata la presenza della specie alloctona Trachemys scripta (sia T. s. elegans, sia T. s. scripta) Non confermata la presenza della testuggine palustre europea Emys orbicularis, specie autoctona e in allegato II della direttiva habitat (cfr. par. 2.2). Il geco comune (Tarentola mauritanica), non è stato considerato perché la sua presenza è da ritenersi frutto di trasporto accidentale. Confermata la presenza del biacco (Hierophis viridiflavus), della natrice dal collare (Natrix natrix) e del saettone comune (Zamenis longissimus) Non confermata la presenza del colubro liscio (Coronella austriaca; probabile difetto di campionamento), della natrice tassellata (Natrix tessellata; unica segnalazione nel SIC delle Torbiere di Albate-Bassone, da confermare) e della vipera comune (Vipera aspis; cfr. par. 2.2). Tabella 1. Confronto tra le specie di rettili attese e osservate alla luce dei risultati dei sopralluoghi effettuati.

123 12.2 Esigenze ecologiche delle specie d interesse Con il termine specie d interesse sono qui intese due categorie: 1. specie di interesse conservazionistico, intese come quelle specie che godono in sé di una certo valore naturalistico (endemismi, specie rare), riconosciuto da specifiche forme di tutela; 2. specie di interesse gestionale, ovvero specie che risultano di interesse per il tipo di informazione che la loro presenza e distribuzione può fornire per l individuazione delle criticità e degli interventi, nell ambito degli obiettivi del presente progetto. Precisato quanto sopra, sono state considerate appartenenti alla prima categoria le specie riportate in allegato II della direttiva 92/43/CEE; alla seconda le specie selezionate per la successiva fase di modellizzazione dell idoneità ambientale. Sono di seguito riportate in modo schematico le esigenze ecologiche delle specie rispondenti ai criteri appena esposti. Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) Specie d interesse gestionale La salamandra pezzata è un urodelo tipicamente associato alla presenza di boschi di latifoglie negli orizzonti collinari e montani (Caldonazzi e Tripepi, 2006). In realtà è una specie piuttosto adattabile, in grado di frequentare anche ambienti più aperti, purché il terreno offra un minimo di lettiera e ci siano nelle vicinanze siti idonei alla riproduzione (Galatelli, 2001), rappresentati perlopiù da torrenti e ruscelli, ma occasionalmente anche da strutture antropiche quali fontane e abbeveratoi (Di Cerbo e Razzetti, 2004) o grotte (Manenti et al., 2009). Nell area indagata la specie sembra essere associata alla presenza di bosco lontano da zone densamente urbanizzate. Per queste sue preferenze è stata scelta per la successiva fase di modellizzazione dell idoneità ambientale come specie indicatrice di ambienti boscati con un grado di naturalità buono. 119

124 Tritone crestato italiano (Triturus carnifex) Specie d interesse conservazionistico Il tritone crestato italiano è una specie prioritaria (all. II e IV direttiva 92/43/CEE). Nell area di studio è stata rinvenuta in un unica stazione (stagno a nord del Lago Mordina, Parco delle Brughiere Briantee, Mariano Comense CO), anche se la sua presenza in altre zone è da appurare, poiché i sopralluoghi potrebbero non essere stati in grado di rilevarne la presenza. La specie frequenta aree pianeggianti e collinari, nei pressi di zone a bosco (di latifoglie) alternate a zone aperte a prato, relativamente prive di disturbo antropico (Manenti e Ancona, 2004; Andreone e Marconi, 2006). Per la riproduzione utilizza raccolte d acqua ferma di dimensioni e profondità variabili (da pochi a migliaia di metri quadrati; da pochi cm a qualche m - Manenti e Ancona, 2004), sia temporanee sia permanenti, purché con vegetazione acquatica sviluppata e senza pesci (Andreone e Marconi, 2006). Rospo comune (Bufo bufo) Specie d interesse gestionale Il rospo comune è una specie opportunista e poco selettiva per quanto riguarda gli habitat frequentati, che variano da boschi, a prati, a campi coltivati, giardini e anche aree urbane. Dotato di grande mobilità, può spingersi a chilometri dai siti riproduttivi. Per questi ultimi, la specie manifesta una maggiore selettività, preferendo stagni e laghi raccolte d acqua ferma e profonda (Giacoma e Castellano, 2006). Queste sue caratteristiche rendono la specie un buon indicatore di condizioni ambientali semi-naturali anche parzialmente degradate, capaci di garantire una possibilità di sopravvivenza e spostamento alle specie più tolleranti l urbanizzazione. Il limite a questa tolleranza resta la presenza di raccolte d acqua idonee per la riproduzione, la cui riduzione numerica sembra essere tra le concause della diminuzione delle popolazioni lombarde negli ultimi 20 anni (Bonardi et al., 2011). 120

125 Raganella italiana (Hyla intermedia) Specie d interesse gestionale La raganella italiana è una specie arboricola per lo più planiziale e tipica di ambienti aperti e soleggiati con presenza di alberi o arbusti (arbusteti, filari, margini di boschi e prati, margini dei coltivi Emanueli, 2006). Per la riproduzione richiede raccolte d acqua naturali o artificiali che presentino una vegetazione mediamente sviluppata (Ancona e Gentilli, 2004). La specie tollera ambienti alterati dall attività antropica, quali aree coltivate, cave e, più in generale zone periurbane (Emanueli, 2006). Per la modellizzazione, questa specie è stata scelta come indicatore di aree agricole e semi-naturali con elementi arborei o arbustivi. Rana verde (Pelophylax sk. esculentus) Specie d interesse gestionale 121 La rana verde (o rana ibrida dei fossi) è la tipica rana dello stagno. Attiva sia di giorno sia di notte, è acquatica anche al di fuori della fase riproduttiva (Capula, 2006). Frequenta diversi tipi di biotopi umidi stabili (stagni, fossi, canali, fontanili) caratterizzati da acque lentiche e dimensioni medio-grandi (Bressi e Razzetti, 2004) e tollera sia la vicinanza di zone edificate sia condizioni di alterazione antropica degli stessi habitat umidi. Inoltre le buone capacità di spostamento (dell ordine del chilometro), garantiscono buone chance di colonizzazione di nuovi ambienti. Le caratteristiche ecologiche della specie la rendono ideale come indicatore di zone umide stabili naturali o artificiali.

126 Rana agile (Rana dalmatina) Specie d interesse gestionale La rana agile appartiene al gruppo delle cosiddette rane rosse, anuri ben adattati alla vita terragnola che si avvicinano alle raccolte d acqua soltanto per la riproduzione. Specie comune ed euriecia, si adatta a diversi tipi di ambiente caratterizzati dalla presenza di boschi di latifoglie intervallati a radure, prati e anche campi coltivati (Vercesi e Cavagnini, 2004; Picariello et al., 2006). Preferisce le zone planiziali e collinari e per la riproduzione utilizza raccolte d acqua anche temporanee ed effimere (pozzanghere, solchi lasciati dai trattori) ubicate nei pressi di aree boscate (Picariello et al., 2006). Per la modellizzazione, questa specie può essere considerata un indicatore di ambienti semi-naturali con presenza di tessere boscate e non vincolati dalla presenza di zone umide stabili. Rana di Lataste (Rana latastei) Specie d interesse conservazionistico 122 La rana di Lataste è una specie caratterizzata da un areale ristretto e considerata specie d importanza comunitaria (all. II e IV direttiva 92/43/CEE). Nella lista rossa IUCN italiana è considerata vulnerabile (Rondinini et al., 2013). Appartenente, come la rana agile, al gruppo delle rane rosse, questo anuro dalla natura terragnola è legata a boschi di latifoglie (querco-carpineti), sia planiziali sia collinari (Bernini et al., 2004; Barbieri e Mazzotti, 2006). Anche se dimostra capacità di adattamento ad ambienti più aperti (Scali, 1993), la versatilità di questa specie è molto minore rispetto alla congenerica rana dalmatina, probabilmente perché richiede la presenza di un sottobosco ben formato che garantisca condizioni di elevata umidità (Bernini et al., 2004). Per la riproduzione sfrutta raccolte d acqua medio-piccole, poco profonde, con rami sommersi che offrano appigli per l ancoraggio delle ovature (Barberi e Mazzotti, 2004). Nell area indagata è stata segnalata nel SIC Palude di Albate (IT ), nel SIC Fontana del Guercio (IT ) e nei boschi a nord della Cascina Bianca (Lentate sul Seveso, MB -Parco delle Brughiere Briantee).

127 Ramarro occidentale (Lacerta bilineata) Specie d interesse gestionale Il ramarro occidentale è un lacertide termofilo che predilige gli ambienti aperti e soleggiati, dove occupa di preferenza le fasce ecotonali definite da aree di bosco o di arbusti e zone a prato (Schiavo e Venchi, 2006). Utilizza in sostituzione anche i filari e i margini boscati o cespugliati dei coltivi. Frequenta anche ambienti agricoli e urbanizzati, caratterizzati dalla presenza di uno strato arbustivo (siepi) continuo e ben sviluppato (Scali e Schiavo, 2004). Su quest ultimo aspetto appare meno tollerante e più esigente di Podarci muralis, sauro meglio adattato all ambiente urbano (Corti e Lo Cascio, 2002). Il ramarro può essere utilizzato come indicatore di ambienti semi-naturali aperti e non disturbati. Lucertola muraiola (Podarcis muralis) Specie d interesse gestionale 123 Sicuramente la lucertola muraiola rappresenta, tra i rettili, la specie più comune e facile da osservare nell area di studio. Questa facilità di rinvenimento è nasce dall estrema adattabilità della specie agli ambienti antropizzati, che, garantendo condizioni ottimali per la termoregolazione e una grande disponibilità di rifugi e prede (Schiavo e Scaravelli, 2004), simulano le condizioni naturali di cui la specie necessita. Di conseguenza, la specie è diffusa anche in ambienti a forte urbanizzazione (Corti e Lo Cascio, 2002). Considerate le sue caratteristiche ecologiche, la lucertola muraiola può essere utilizzata nella modellizzazione come un indicatore delle aree urbanizzate e a più richiesta di naturalità.

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