Sistemi per la valutazione del recupero
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- Claudia Negri
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1 Giovani, sport e montagna - 7 convegno nazionale di Formazione - Carichi di allenamento e recupero Predazzo, 9 maggio 2015 Sistemi per la valutazione del recupero Alessandra Galmonte v Dipartimento di Scienze Neurologiche e Motorie Università degli Studi di Verona alessandra.galmonte@univr.it v Mind In Sport LAB Dipartimento di Scienze della Vita Università degli Studi di Trieste
2 Introduzione Nello sport, la capacità di prendere decisioni rapidissime, così come l essere in grado di mantenere l attenzione e la concentrazione sull obiettivo, di distinguere percettivamente le informazioni rilevanti per la prestazione da quelle che non lo sono, il mantenere la motivazione sempre alta, sono tutte capacità cognitive che fanno davvero la differenza in termini di performance. Per ogni atleta evoluto, la consistenza della prestazione, ossia la capacità di eseguire con la maggiore costanza e qualità possibile i gesti necessari anche in condizioni di gara, ovvero, in condizioni di elevati stress, ansia e stanchezza, è importante tanto quanto l allenamento e il perfezionamento delle abilità motorie specifiche. La mancanza di consistenza nella prestazione ha effetti negativi di varia gravità: si va dal commettere errori isolati, al perdere una gara, allo sperimentare conseguenze psicologiche acute o croniche (perdita di fiducia e/o di motivazione e/o aumento dell ansia), o persino all infortunio. Spesso ciò avviene a causa dell incapacità a recuperare lo sforzo in modo adeguato.
3 Introduzione Abbiamo visto già come, da un lato, ci siano dei modi per prevedere, tramite strumenti psicologici e, dunque, in modo non invasivo, quelli che sono i segnali precoci di un incapacità a recuperare, che se trascurati portano all overtraining - e quindi al crollo totale della consistenza della prestazione. Ora vedremo, dall altro, quali metodi ci mette a disposizione la ricerca sulle capacità cognitive applicata allo sport per prevenire l overtraining e favorire il recupero. Per aiutare gli atleti sia a sviluppare e a ottimizzare le proprie abilità, sia a mantenere una buona consistenza nella prestazione, e dunque, anche a recuperare più efficacemente dallo sforzo, esistono dei metodi psicologici che si basano sull utilizzo delle capacità cognitive che possono essere di notevole aiuto. I due strumenti principali sono l imagery e il modeling.
4 Imagery La mental imagery è una delle capacità psicologiche più studiate e implementate in ambito sportivo. Si usa per aiutare gli atleti a sviluppare abilità e strategie, a perfezionarle e ottimizzarle, e a sperimentare e a imparare a gestire gli aspetti psicologici legati alla prestazione (es. la concentrazione, l ansia, ). Morris et al. (2005) definiscono l imagery, nel contesto dello sport, come la creazione, o la ri-creazione di un esperienza generata dalle informazioni in memoria, con caratteristiche quasi-sensoriali, quasi-percettive e quasi-affettive, che è sotto controllo volontario dell immaginatore e che può avvenire in assenza dei reali antecedenti di stimolazione normalmente associati con l esperienza effettiva. Moltissima letteratura scientifica dimostra come l imagery sia efficace nel facilitare l apprendimento e l esecuzione di abilità sportive, nel ridurre l ansia, nell aumentare la motivazione, l autoefficacia e la fiducia in se stessi.
5 Imagery Per esempio, uno sciatore può aumentare la propria autoefficacia prima di eseguire una discesa che prevede un passaggio particolarmente difficile in una porta, usando informazioni visive, tattili e cinestesiche, e delle frasi assertive e significative (es. so che posso riuscire ), per generare un immagine in cui si focalizza sul sentirsi perfettamente concentrato e totalmente sotto controllo.
6 Modeling Il modeling si riferisce al processo di osservare una dimostrazione e di modificare il proprio comportamento sulla base di questa esperienza. Secondo Bandura (1986) la maggior parte del comportamento umano viene acquisito tramite modeling. In ambito sportivo, il modeling si è dimostrato efficace nel facilitare l acquisizione di abilità motorie e la prestazione, sviluppa l autoefficacia, l auto-soddisfazione, la motivazione e riduce l ansia.
7 Modeling Per esempio, un allenatore che cerca di costruire la fiducia in sé di un giovane atleta che inizia a sciare, può indicare un compagno di squadra che ha iniziato l anno precedente e che ha dimostrato grandi miglioramenti, oppure può filmare la sua prestazione nel corso dell anno per poi fargli notare i suoi miglioramenti in tempo reale dall inizio alla fine della stagione, suggerendogli di rivedersi il video ogni volta che perde fiducia o come parte della preparazione pre-gara.
8 Somiglianze tra Imagery e Modeling Prove delle somiglianze tra modeling e imagery possono essere trovate nella letteratura neuropsicologica applicata allo sport. Di Pellegrino et al. (1992) hanno osservato la co-attivazione di aree del cervello associate al movimento (corteccia premotoria e area parietale posteriore) in macachi che stavano solamente osservando i movimenti di altre scimmie (neuroni specchio). Pare che nell uomo aree del cervello che si attivano sia durante l imagery che durante il modeling sono anche attivate quando una persona effettivamente mette in atto un comportamento motorio (Buccino et al., 2001; Ehrsson et al., 2003). La ricerca suggerisce dunque che modeling e imagery potrebbero effettivamente servire a innescare l esecuzione motoria, facendo partire i processi di pianificazione motoria già memorizzati nel cervello (Keller & Appel, 2010; Woods et al., 2014).
9 Imagery e Modeling uditivi Recentemente, gli studi di imagery e modeling hanno dimostrato che il senso dell udito è un fattore importante nell apprendimento, nella prestazione, e nella consistenza motoria (Effenberg, 2005; Lai et al., 2002; Murgia et al., 2012; Schhmitz et al., 2013). Data l ampia enfasi che viene data agli aspetti visivi e cinestesici nell imagery nello sport (Hall & Martin, 1997; Roberts et al., 2008), così come la tendenza a appoggiarsi prevalentemente al senso della vista durante le esperienze di imagery (Kosslyn et al., 1990; Intons-Peterson, 1980), è effettivamente plausibile che in realtà gli atleti sottoutilizzino il senso dell udito.
10 Biofeedback di secondo ordine Riguardo al modeling uditivo, la ricerca ha prodotto una tecnica che appare alquanto promettente, ossia quella del biofeedback di secondo ordine (second order biofeedback techniques SOBF - Agostini et al., 2004). L idea di base è che registrando i suoni naturali prodotti dagli atleti durante la loro azione (come l impatto fisico degli arti o dell equipaggiamento con l aria/l acqua/la palla) e facendo sentire loro questi suoni prima/durante la riproduzione dello stesso gesto, essi saranno in grado di riprodurre le peculiarità dell azione udita e di modulare il timing dell esecuzione. Il Second Order Biofeedback (SOBF) può servire a ottimizzare la prestazione sportiva, in termini sia di aumento della prestazione assoluta, sia di riduzione della sua variabilità, sia di riduzione dello sforzo effettivo e di quello percepito e, dunque, riducendo anche i costi energetici, riducendo infine anche i tempi di recupero.
11 Biofeedback di secondo ordine Agostini et al. (2004) in una ricerca sul lancio del martello hanno dimostrato che sia la prestazione assoluta (in termini di distanza del lancio) sia la consistenza della prestazione (in termini di variabilità inter-lanci) vengono migliorate qualora gli atleti, prima dell esecuzione di ogni lancio, venivano esposti tramite la tecnica SOBF al suono prodotto (e registrato in una sessione di allenamento precedente) corrispondente al loro lancio migliore.
12 Biofeedback di secondo ordine Recentemente, Murgia et al. (2012) hanno dimostrato che golfisti esperti sono in grado discriminare i loro propri swing da quelli eseguiti da altri solo sulla base dell informazione uditiva, anche qualora le strutture temporali sono simili. Questo suggerisce che gli atleti sono in grado di codificare e memorizzare le caratteristiche dei loro personali movimenti non solo in termini di proprietà visive e cinestesiche, ma anche uditive. Pertanto, è ragionevole asserire che gli atleti possiedano delle rappresentazioni mentali altamente individualizzate per i movimenti appresi.
13 Biofeedback di secondo ordine In teoria (Lang, 1979; 1985), l uso di suoni corrispondenti ai propri movimenti personali dovrebbe aumentare l accuratezza e la significatività degli stimoli proposti, in quanto questi riflettono quell unicità di caratteristiche del movimento che ogni singolo atleta costruisce durante l apprendimento e il perfezionamento dei gesti specifici del suo sport, e peculiari della sua prestazione migliore. Infatti, la tecnica SOBF prevede un costante aggiornamento della stimolazione acustica da usare nel modeling per riflettere quello che è il livello prestazionale effettivo e attuale dell atleta specifico, richiedendo dunque la creazione di modelli altamente personalizzati per ogni singolo individuo.
14 Biofeedback di secondo ordine Studi molto recenti sul biofeedback di secondo ordine (Murgia et al., 2015) mostrano come sia possibile influire sul ritmo respiratorio di un soggetto. La variabilità della durata della respirazione si riduce, infatti, se viene usato come modello da seguire un suono ecologico rispetto a un suono artificiale. Sono stati trovati dati comparabili anche sul battito cardiaco.
15 Biofeedback di secondo ordine una ricerca Soggetti: 18 pesisti (12 M e 6 F, età media: 21,5 anni) Compito: esecuzione di 2 serie da 3 salti CMJ (2 min di recupero intra-serie e 5 min di recupero inter-serie) Apparato sperimentale: Cardiofrequenzimetro Cuffie wireless Software di elaborazione del suono Optojump durante il recupero postperformance (per tutti in posizione seduta), il gruppo sperimentale ascoltava una traccia acustica di un battito cardiaco a frequenza 60 bpm -> sirena durata 10 s pre-salto Disegno sperimentale: Periodo di adattamento/ riscaldamento A p p l i c a z i o n e d e l cardiofrequenzimetro e delle cuffie Istruzioni pre-registrate sul compito 3 salti CMJ con 2 min di recupero (BASELINE) 5 min recupero ISTRUZIONI GRUPPO SPERIMENTALE ISTRUZIONI GRUPPO CONTROLLO 3 salti CMJ (2 minuti di recupero tra i salti)
16 Biofeedback di secondo ordine risultati I risultati evidenziano un miglioramento significativo nella prova di CMJ per i soggetti del gruppo sperimentale nella seconda serie di salti. Scarto in cm 3,00 2,00 1,00 0,00-1,00-2,00 Scarto medio tra le due serie di salti (seconda serie - prima serie) Controllo Sperimentale RISULTATI MEDI DELLE PROVE (in cm) 49,00 48,00 47,00 46,00 45,00 44,00 43,00 INTERAZIONE PROVE*GRUPPO 48,13 46,09 primi 3 salti secondi 3 salti 45,51 45,11 Sperimentale Controllo GRUPPO ANOVA F (1,16) = 19,921; p<0,001
17 Biofeedback di secondo ordine risultati Anche riguardo alla frequenza cardiaca, si nota un effetto significativo del biofeedback di secondo ordine rispetto alla condizione di controllo in termini di riduzione della frequenza cardiaca media nella fase di recupero per il gruppo sperimentale. Confronto frequenza cardiaca nella fase pre-salto nella prima serie vs seconda serie (scarto tra le medie delle differenze tra t0 e tn - frequenza di campionamento 5 s) 120 s 20 s 10 s 0 seduto in piedi sirena JUMP t test non significativo Gruppo di controllo t test significativo: t (16)= 3,002; p<0,01 Gruppo sperimentale t non significativo t non significativo
18 Biofeedback di secondo ordine risultati Massima attivazione Performance + - Senza stimolazione acustica Con stimolazione acustica
19 Biofeedback di secondo ordine conclusioni Da una prospettiva applicativa, lo scopo finale della ricerca comportamentale è quello di fornire suggerimenti utili basati su prove scientifiche agli operatori sul campo. La stimolazione acustica debitamente strutturata risulta dunque essere un elemento fondante di ipotesi strategiche relative all utilizzo di metodi psicologici per l ottimizzazione della gestione temporale delle fasi di sforzo e di recupero in una serie di prestazioni ripetute.
20 Giovani, sport e montagna - 7 convegno nazionale di Formazione - Carichi di allenamento e recupero Predazzo, 9 maggio 2015 Grazie per l attenzione v Dipartimento di Scienze Neurologiche e Motorie Università degli Studi di Verona alessandra.galmonte@univr.it v Mind In Sport LAB Dipartimento di Scienze della Vita Università degli Studi di Trieste
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