I Vangeli della QUARESIMA

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1 Arde il nostro cuore mentre spieghi le Scritture I Vangeli della QUARESIMA conversazione biblica di don Claudio Doglio sul Vangelo del Cieco nato 4. Il cieco dalla nascita sono io!... 2 L opera di Gesù è creazione, non solo guarigione... 3 Il problema del peccato... 4 Il segno del fango fa venire in mente la creazione... 5 La grazia chiede collaborazione attiva... 6 Un primo interrogatorio... 7 La figura negativa dei genitori: la paura vince la gratitudine... 8 Nel terzo interrogatorio l uomo ri-generato si compromette... 9 La fede supera la paura: l atto di adorazione Il peccato rimane per chi non vuol vedere Questo Corso Biblico è stato tenuto a Varazze nei mesi di marzo-aprile 2014 Riccardo Becchi ha trascritto con diligenza il testo dalla registrazione 1

2 Siamo giunti al centro della Quaresima. Con la IV domenica di Quaresima siamo proprio nel mezzo dei quaranta giorni, vuol dire che fra venti giorni sarà Pasqua! La domenica centrale, nei quaranta giorni quaresimali, è la domenica della gioia; anche il colore liturgico si attenua, dal viola si passa al rosa, e si sottolinea come l adesione al Signore sia l autentica fonte della nostra gioia. In questo incontro leggeremo il capitolo 9 del Vangelo secondo Giovanni con il racconto splendido del cieco nato. Il salmo responsoriale che ci è proposto è quello famoso del Signore che è il pastore: Insieme con lui non manco di nulla. Perciò l atteggiamento fondamentale che deve caratterizzare la nostra vita è proprio quello della fiducia che ci porta ad affidarci al Signore, sapendo che lui rinfranca l anima, sostiene e guida. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla. Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per la durata dei giorni. Il Signore è il mio pastore:non manco di nulla. Il Signore è anche il nostro Padre, ha cura di noi, conosce ciò che ci serve, vuole il nostro vero bene, a lui ci affidiamo con l affetto e la fiducia di figli. Padre nostro Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo Maria, Madre di misericordia, prega per noi. Il cieco dalla nascita sono io! Anche il racconto del cieco nato è presente solo nell evangelista Giovanni ed è un testo, come al solito, riccamente simbolico. Quando diciamo simbolico non intendiamo inventato, non capitato, ma intendiamo ricco di significato, che vuole dire qualche cosa di più al di là del semplice fatto: è un episodio significativo, contiene un messaggio per la nostra vita. 2

3 Potremmo cominciare proprio precisando il messaggio che il racconto simbolico vuole trasmettere: è la vicenda battesimale, è il cammino del catecumeno, cioè di colui che si prepara al battesimo; è una storia che ci racconta il senso e il valore del nostro battesimo. Per entrare nella lettura in modo corretto dobbiamo allora partire da questa idea: quell uomo cieco sono io, è la mia storia, io sono nel racconto e il racconto mi riguarda da vicino. Quell uomo cieco dalla nascita è l umanità, l uomo in genere, ogni persona umana, quindi anch io. Il racconto è strettamente collegato con ciò che precede; noi leggiamo solo questo brano che è già sufficientemente lungo, quarantuno versetti, ma non si può dividere ulteriormente. Quando ci troviamo di fronte ai racconti giovannei abbiamo dei testi ampi perché il IV evangelista ha queste dimensione estese, che servono per un approfondimento maggiore. Il collegamento è con quello che viene detto nel capitolo 8: Gesù è in dialogo molto forte, aspro, quasi polemico, con i giudei nel tempio di Gerusalemme. Il tono di accende, Gesù arriva all ultima affermazione che, secondo le autorità giudaiche, è davvero esagerata. Gesù infatti afferma: Prima che Abramo fosse, io sono. Quell «Io sono» dice tutta la pretesa di Gesù di essere Dio. Ora, noi siamo convinti, come credenti cristiani, che Gesù sia Dio, ma nella sua vicenda terrena è un uomo che afferma di essere Dio, quindi la sua è una pretesa apparentemente assurda. È di certo fondata, ha ragione, ma dalla parte degli altri sembra esagerata, sembra una pretesa infondata. Dicendo Prima che Abramo fosse, io sono quelli reagiscono come se bestemmiasse e raccolgono pietre per lapidarlo. Gesù non sta a prenderle, si nasconde e scappa. Erano nella spianata del tempio, sulla grande piazza superiore, enorme spianata circondata da dei portici dove i maestri si incontravano, discutevano, insegnavano; c era molta folla di gente che andava e veniva Gesù evita quel tentativo di lapidazione, si nasconde ed esce dal tempio. Per uscire dal tempio c erano delle grandi scalinate che scendevano sotto la spianata e facevano uscire molto più in basso, nella zona delle case. L opera di Gesù è creazione, non solo guarigione Gesù Gv 9, 1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita È importante valorizzare questo collegamento iniziale. Quel passando non significa semplicemente: Un giorno, mentre era a spasso, ha visto uno. Gesù sta uscendo di corsa, sta scappando dal tempio, sta uscendo da quella struttura perché lo vogliono lapidare come bestemmiatore. Lui vede un uomo che non può vedere; che sia un cieco dalla nascita viene precisato dall evangelista ed è una annotazione importante. Nei sinottici Gesù guarisce diversi ciechi, ma mai viene detto che siano tali dalla nascita. La precisazione è importante, perché se uno ha perso la vista per malattia o per incidente, allora l intervento è curativo, è un intervento miracoloso di guarigione. Là dove i medici non potrebbero far niente Gesù interviene come un medico straordinario che guarisce. In questo caso però non possiamo parlare di un miracolo di guarigione, perché uno nato cieco ha una malformazione congenita per cui manca qualcosa di essenziale. L occhio non è formato o manca la retina o il nervo ottico è atrofizzato; c è una situazione assolutamente incurabile, non è una patologia, è una mancanza anatomica, strutturale. Provate quindi a pensare: se non si tratta di un miracolo di guarigione, che tipo di miracolo è? L intervento di Gesù nei confronti di quest uomo è un opera creativa, Gesù completa la creazione, aggiunge quel che manca, crea un organo che non c è. 3

4 Ancora oggi, nonostante la scienza medica abbia fatto enormi progressi, di fronte a una situazione congenita di questo tipo non ci si può fare niente, è quindi importante la precisazione che il cieco lo sia dalla nascita. Lo dice poi esplicitamente quest uomo più avanti: Da che mondo è mondo non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Creare è una cosa che solo Dio può fare. Comprendiamo allora perché Gesù fa questo segno subito dopo essere stato contestato violentemente per la sua pretesa di essere Dio: mostra un segno della sua potenza creativa. Il problema del peccato Il fatto di creare l organo della vista a un cieco nato richiama però simbolicamente l opera che il Signore compie a favore di ogni persona umana con la grazia del battesimo. Quest uomo non viene guarito, ma viene rigenerato, nasce di nuovo, nasce dall acqua e dallo Spirito Santo. Giovanni quindi ci racconta la dinamica del battesimo, quello che accade nella vita di una persona che è sorpresa dalla grazia e trasformata dalla potenza divina di Gesù. Il tema dominante tutto il racconto è il peccato. Il battesimo infatti è per noi cristiani il rimedio al peccato, è l opera divina che toglie il peccato, che rigenera rendendoci capaci di non peccare. Si può vedere il peccato in diversi modi e difatti nel corso del testo notiamo che ricorre con insistenza il riferimento al peccato cambiando modi. I discepoli, di fronte a questo mendicante cieco dalla nascita, si pongono un problema morale e rivolgono a Gesù una domanda. 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Nella mentalità farisaica veniva dato per scontato che una disgrazia fosse una punizione a causa di un peccato, per cui se uno diventa cieco è perché è stato punito per qualche peccato. Il problema però si pone di fronte a uno che nasce cieco: ha peccato prima di nascere? È stato punito preventivamente, prima che facesse qualche peccato, oppure sono stati i suoi genitori che hanno peccato causando questa disgrazia al figlio? È una questione di tipo morale tipica dei farisei. Gesù non risponde, anzi contesta la domanda. 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, Risponde quindi dicendo che non si imposta così il problema: non è una questione di causa ma è così perché in lui siano manifestate le opere di Dio. La prospettiva è il fine, la manifestazione dell opera creatrice di Dio. Cambiano un po le parole, ma è lo stesso concetto che Gesù esprime quando viene a conoscenza della morte di Lazzaro: Gv 11, 4 All udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Il caso non è questo specifico, di quest uomo concreto, il problema è quello della umanità in genere, del peccato dell umanità. Se l uomo cieco dalla nascita è figura della umanità incapace di vedere Dio, impotente nella relazione buona con il Signore, la domanda è: Perché gli uomini sono così? Perché c è questa condizione di limite, di impotenza, di incapacità, di inclinazione al male, di incapacità del bene? Gesù risponde con una prospettiva futura. La situazione è così perché tende alla pienezza, perché è proprio nella condizione del peccato dell uomo che Dio opera le sue 4

5 grandi e meravigliose azioni. È la prospettiva della trasformazione che dobbiamo prendere in considerazione: partiamo dal male per tendere al bene. Come dire che per apprezzare la salute bisogna essere un po malati, perché solo se si è provata la malattia si apprezza la salute. Per tendere alla salute piena e non darla per scontata, rientra nel progetto di Dio questa situazione di limite e di peccato. 4 Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; Bisogna : anche nel racconto della donna di Samaria c era un dovere iniziale, Gesù doveva passare attraverso la Samaria, adesso lui dice: bisogna che noi compiamo le opere di Dio. Adopera il plurale noi cioè io e voi, Gesù e i suoi discepoli. È necessario che compiamo l opera. L opera è proprio rendere l uomo capace di vedere Dio, capace di incontrare Dio, capace di essere amico di Dio. Bisogna farlo finché è giorno, perché quando viene la notte, nessuno può più agire. È una specie di parabola. Nel mondo antico la notte era veramente buia. Noi siamo abituati ormai alle luci artificiali per cui anche di notte riusciamo tranquillamente a vederci bene. La notte invece era per l antichità quella che bloccava ogni tipo di azione, non si può più fare nulla; la notte è il simbolo del male, del potere delle tenebre. Gesù è colui che può vincere la notte. 5 Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Proprio per il fatto di essere nel mondo, io sono la luce, io do la luce. Nel caso di un cieco Gesù è colui che dà la luce. Non è semplicemente una teoria, non è una pretesa infondata, ma Gesù compie il gesto che mostra l attendibilità di quello che dice. Il segno del fango fa venire in mente la creazione 6 Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va a lavarti nella piscina di Sìloe» Notate come ci siano quasi solo verbi, non c è un aggettivo, non c è un avverbio, nessuna descrizione, il minimo indispensabile: una serie veloce di azioni. Ricostruiamo visivamente la scena, tra l altro il gesto che viene descritto non è molto fine per i nostri gusti. Gesù sputa per terra, poi deve accucciarsi, con le dita impasta quella saliva con la polvere e fa un po di fango. Poi si alza, prende quel poco di fango che ha impastato, spalma gli occhi del cieco e gli dice Va a lavarti a Siloe. Mettetevi nei panni di quell uomo: siete seduti lì e proprio perché siete ciechi avete una particolare sensibilità nel percepire i suoni, le voci, i movimenti. Sentite che un gruppo di persone si è fermato lì davanti e parla di voi, dei vostri peccati, dei vostri genitori, poi intuite che uno sputa e vi sentite addosso le mani di uno che vi sporca la faccia con del fango e vi dice semplicemente: Va a lavarti. Come avreste reagito? È normale, imprecando. Il cieco non ha chiesto niente, non è il tipico racconto di un miracolo dove c è un povero cieco che supplica: Fammi la grazia, aiutami, e Gesù, vedendo la fede di quest uomo gli concede un beneficio. Quest uomo non ha chiesto niente, era lì seduto, chiedeva l elemosina, ma non conosce Gesù, non è in rapporto con Gesù, non si aspetta niente da Gesù. È Gesù che vede, prende l iniziativa; avrebbe potuto fare quella azione semplicemente con una parola. L evangelista Giovanni racconta ad esempio della guarigione del figlio del funzionario fatta a chilometri di distanza. Quel padre gli ha raccontato la situazione dolorosa del figlio e lui gli dice: Vai tranquillo, tuo figlio vive. Quell uomo si fida e torna a casa. Il giorno dopo gli dicono: È proprio così, tuo figlio vive lui si informa dell ora ed era proprio quell ora in cui Gesù gli aveva detto della guarigione. Quindi basta una parola a grande distanza. 5

6 Perché invece in questo caso Gesù fa tutti questi gesti? Evidentemente sono importanti e significativi ed è importante che l evangelista li racconti. La saliva è l acqua del respiro; dalla bocca di Gesù esce un acqua che si impasta con la polvere della terra e lui spalma quel fango sugli occhi. Che cosa vi viene in mente? La creazione dell uomo. Questo è un simbolo; il simbolo è una cosa che ne fa venire in mente un altra. Un racconto simbolico deve aiutare il lettore a pensare più in alto, ad alzare il livello. Qualcuno ci arriva prima, qualcuno fatica ad arrivarci: è il cammino di maturazione del lettore che deve imparare a leggere un testo come questo. Vi avevo messo sulla strada proprio sottolineando che si tratta di un miracolo di creazione. Per sottolineare questo aspetto creativo Gesù compie questo rituale simbolico del fango: sta ricreando Adamo; è l uomo nato cieco che ha bisogno di questo nuovo intervento creativo. Va a lavarti a Siloe non dove vuoi, non in qualunque angolo della città, ma nella piscina di Siloe. Cerchiamo di ricostruire la scena, perché l incontro avviene appena fuori dal tempio che è la parte più alta di Gerusalemme, mentre la piscina di Siloe si trova dalla parte opposta della città, nel punto più basso, perché è la grande piscina dove viene convogliata tutta l acqua potabile di Gerusalemme che è raccolta da una sorgente sotterranea. È quindi un luogo molto importante e prezioso perché c è l acqua da bere per tutta la città. Il nome Siloe è un nome aramaico legato a una antica profezia della Genesi e significa l Inviato, ma inviato nel senso di Messia. Quella piscina era quindi stata proprio dedicata al messia, a colui che sarebbe stato mandato da Dio. Giovanni sottolinea questo aspetto e, per paura che il lettore non capisca, gli spiega il senso di quella parola: che significa Inviato. Quell uomo deve pertanto andare a lavarsi alla piscina dell Inviato. Che cosa vi fa venire in mente? Cosa potremmo collegare alla piscina dell Inviato? Se l Inviato è Gesù, la sua piscina qual è, come la chiamiamo? Battistero. Che cos è il battistero? La piscina, una vasca dell acqua ed è la piscina dell Inviato, è quella lì Siloe. La grazia chiede collaborazione attiva Il narratore ripete poi gli stessi verbi: Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Due imperativi: va e lavati, semplicemente, senza nessuna reazione; l evangelista presenta l esecuzione: andò, si lavò e poi tornò. Quel ritorno è il cambiamento, è un altro. Il verbo tornare nella tradizione biblica è il verbo della conversione. Ritornate a me con tutto il cuore dice il Signore. Il figlio scappato di casa ritorna a casa. Quel ritornare è cambiare, convertirsi. Tornò che ci vedeva. Commentiamo: avendo fatto quello che Gesù gli aveva detto, tornò cambiato, la sua vita cambiò, non era più cieco, è rinato, è un uomo rigenerato, capace di vedere. A Giovanni non interessa tutta la dimensione psicologica della reazione: come l ha presa, come non l ha presa; quello che lui vuole sottolineare è il comando e l esecuzione. Ho in mente la scena del film di Zeffirelli su Gesù di Nazaret. In questo caso la scena è proprio sbagliata. Se capitasse di farla vedere a dei ragazzi sarebbe necessario leggere il racconto evangelico e commentare la scena, sicuramente i ragazzi sarebbero capaci di vedere tutti gli sbagli commessi. In quella scena cinematografica il cieco nato era impersonato da Renato Rascel che ne ha fatto un po una macchietta. Gesù si avvicina, spalma il fango e lui si mette a urlare: Non toccatemi, non toccatemi gli occhi, lasciatemi stare gli occhi. Gli amici lo 6

7 prendono e lo portano nel lavatoio, lì a fianco a due metri di distanza. Quello continua a urlare, non vuole, gli altri lo prendono e gli immergono la testa, poi lui esce dall acqua e scopre di vederci. Perché non funziona? Per diversi motivi, perché quel lavatoio è subito lì, mentre Siloe è molto lontana. Gesù lo manda a lavarsi a Siloe, lui deve andare con tutta la fatica che comporta per un cieco attraversare tutta la città, in discesa, per vicoli pieni di scalette, fino a Siloe. Trova sicuramente prima molte fontanelle, non solo, ma non può essere costretto dagli altri a lavarsi. Quel Va a lavarti è un impegno di corresponsabilità, è la sua partecipazione attiva all azione della grazia. In questo senso l evangelista vuole presentare la dinamica del battesimo che non è un colpo di bacchetta magica che trasforma quell uomo che lo voglia o che non lo voglia. La grazia precede, il dono di grazia viene prima, ma è efficace solo se la persona collabora, solo se l uomo accetta di fare quello che Gesù gli ha detto. La possibilità di vedere c è tutta, ma solo se quell uomo va e si lava a Siloe. Un primo interrogatorio Gesù sparisce dalla scena, comparirà soltanto alla fine. Tutto il centro del racconto narra l interrogatorio, una serie di interrogatori, una questione che si mette in movimento. I vicini e quelli che lo avevano visto prima e lo conoscevano bene perché era un mendicante non capiscono come faccia adesso a camminare così speditamente e a vederci: ma è lui o non è lui? Qualcuno diceva Sì, sì, è proprio lui, altri dicevano: No, non è possibile che sia lui, è nato cieco, come fa vederci adesso. Gli assomiglia soltanto. Ed egli diceva: «Sono io!». «Io sono»: nel Vangelo secondo Giovanni solo Gesù pronuncia la frase Io sono. Sono formule semplici di identificazione. Chi cercate dirà nel giardino, Gesù Nazareno. Io sono. Quando dicono a Pietro Ma ti abbiamo visto, tu sei dei loro, lui risponde Io non sono. Quest uomo invece è figura di Cristo, è diventato quasi simile a Cristo e di fronte alla ricerca dell identità ha il coraggio di ammettere Sono io. 10 Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11 Egli rispose: «L uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov è costui?». Rispose: «Non lo so». Inizia il cammino: sa solo che è un uomo che si chiama Gesù, non sa neanche dove sia, racconta in prima persona tutti quei gesti. Notate l insistenza. Quando un particolare viene ripetuto vuol dire che è importante, se non lo hai capito la prima volta ti viene riproposto una seconda volta perché tu abbia la possibilità di capirlo meglio. C è un cammino di fede, di maturazione. Quest uomo guarito non è ancora arrivato, quest uomo rigenerato ha bisogno di un cammino di maturazione, di conoscenza. Lentamente diventa responsabile della propria vita e delle proprie scelte. Non lo sa, non sa. 13 Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Fare del fango in giorno di sabato è lavoro da muratore, è un lavoro proibito, non avrebbe dovuto farlo. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: Terza volta che ci viene raccontato il fatto: 7

8 «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». I farisei allora si mettono a discutere: il problema c è. 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Se ha violato la legge del sabato non può essere un uomo di Dio. Gli altri fanno notare: sì, però ha dato la vista a un cieco nato e questa è un opera divina, è un opera buona e solo Dio potrebbe fare un opera del genere. Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c era dissenso tra loro. Non riuscivano a spiegare il fatto e quindi fanno un secondo interrogatorio. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Loro non sono d accordo, lui si è fatto un idea, li ha sentiti discutere ed è convinto che quell uomo venga da Dio: È un profeta!. Notate: la prima volta ha detto Quell uomo che si chiama Gesù, adesso comincia a dire È un profeta. Anche la samaritana aveva fatto questo itinerario, all inizio aveva parlato a Gesù dicendo: Tu, uomo giudeo, chiedi a me, donna samaritana, dell acqua?. Poi gli dice: Vedo che sei un profeta ; si alza il livello. I giudei pensano di risolvere il caso dicendo che è un trucco. Si potrebbe spiegare anche in questo modo, così pensano loro: quest uomo non era veramente cieco, si sono messi d accordo e hanno organizzato una messa in scena. Lui ha fatto finta di essere cieco, Gesù è passato, ha fatto finta di guarirlo e adesso gridano al miracolo: è tutto un trucco per ingannare la gente. Allora, per risolvere il problema, i giudei convocano i genitori. La figura negativa dei genitori: la paura vince la gratitudine Quando l evangelista Giovanni adopera il termine i giudei lo usa in senso forte e negativo, non per intendere tutto il popolo ebraico, ma solo i capi e quelli ostili a Gesù. È un linguaggio che appartiene alla comunità giovannea, è un linguaggio nato parecchi anni dopo, non al tempo di Gesù, ma verso la fine del I secolo ed è un modo per definire quelli che si erano opposti con forza a Gesù e l opposizione avverrà ancora più forte alla fine del secolo. Quando è caduta Gerusalemme, nell anno 70, i quaranta anni dopo la Pasqua di Gesù, i pochi superstiti farisei si sono organizzati, hanno fatto delle regole severissime contro i cristiani e hanno mandato via dalle sinagoghe quei giudei che ritenevano Gesù il Messia. I giudei avevano una buona struttura, avevano sinagoghe in tutto il mondo, avevano una specie di concordato con l impero romano, godevano di uno statuto speciale; i cristiani invece non erano nessuno, non erano conosciuti né riconosciuti da alcun ente e quindi si trovarono in grossa difficoltà. I giudei furono duri nei confronti dei cristiani mandandoli fuori dalla sinagoga se riconoscevano Gesù come il Messia. Questa parte centrale del racconto è una attualizzazione ai tempi in cui è stato scritto il vangelo, cinquanta, sessanta, settanta anni dopo la Pasqua di risurrezione. Compaiono i genitori del cieco nato e sono figura negativa, sono personaggi che non vogliono compromettersi. Di fronte a un gesto così grandioso nei confronti del loro figlio nato cieco avrebbero dovuto essere entusiasti, saltare di gioia. Pensate l angoscia, il dispiacere di genitori che hanno un figlio in quelle condizioni: vederlo a fare il mendicante per sopravvivere doveva essere un dolore enorme. Trovare un uomo che gli dà la possibilità di essere normale dovrebbe essere la fine del mondo dall entusiasmo, dovrebbero avere una grande riconoscenza e venerare quest uomo, invece si 8

9 comportano in un modo freddo, distaccato, preoccupati solo della difesa del proprio comodo. 18 Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». Tre domande. Prima: è vostro figlio? Seconda: è vero che è nato cieco? Terza: come si spiega che adesso ci vede? 20 I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21 ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l età, parlerà lui di sé». Il narratore interviene nel testo. Gli ultimi due versetti sono una specie di parentesi, non fanno parte del racconto, sono una spiegazione. 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. L espulsione dalla sinagoga è un decreto degli anni 80 e quindi il racconto è fatto in modo attualizzante, mettendoci qualcosa di ciò che è capitato dopo. I genitori sono figura di quei giudei che non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità di fronte alla scelta di Gesù e, per paura di perdere dei privilegi o dei comodi, non parlano, non sanno niente: è omertà mafiosa, hanno paura e quindi non hanno visto niente, non sanno nulla: nulla saccio, nulla vidi, nulla udii. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l età: chiedetelo a lui!». Si arrangi, noi non c entriamo. È il centro del racconto e in questo modo Giovanni vuole evidenziare come molti cristiani siano vigliacchi come questi genitori e non abbiano il coraggio di prendere posizione: non vedono, non sentono, non parlano, non si interessano, dicono: si arrangi, noi cosa c entriamo? Di fronte all opera di Gesù è necessario prendere posizione netta e difatti il cammino dell uomo che era cieco ed è stato rigenerato è un cammino di coinvolgimento, di responsabilità: prende posizione e si fa buttare fuori. Nel terzo interrogatorio l uomo ri-generato si compromette 24 Allora chiamarono di nuovo l uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da gloria a Dio! Noi sappiamo che quest uomo è un peccatore». Gli dicono: ringrazia il Signore per quello che ti è capitato, ma sicuramente non è merito di quell uomo, perché quell uomo è un peccatore: Noi lo sappiamo!. Prima erano incerti, hanno preso la strada del trucco che gli è caduta tra le mani, però non funziona; allora, avendo dimostrato nulla, senza logica, si ostinano: Sappiamo che è un peccatore. 25 Quello rispose: E comincia a ragionare: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». C è un fatto. Il vostro ragionamento è un peccatore è ideologico, sono fissazioni, qui c è un fatto. Io so questo: ero cieco, adesso ci vedo. C è un rapporto di causa ed effetto, c è una contestazione della ideologia religiosa in forza di eventi, di fatti concreti. 26 Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27 Rispose loro: «Ve l ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?» 9

10 Non glielo avesse mai detto. Però il ragionamento è logico. Perché volete sapere tanto di Gesù, perché volete diventare suoi discepoli o non ve ne importa nulla? È un bellissimo esempio di ironia giovannea, una caratteristica che più volte torna in questo evangelista. 28 Lo insultarono Quando mancano gli argomenti logici le persone religiose passano agli insulti. Ricordatevi che questi sono capi religiosi, sono persone religiosissime, sono quelle che ammazzano Gesù Cristo. Non sono gli atei che hanno ucciso Gesù, sono i capi della religione. È un dato di fatto tragico e tremendo ma Dio è stato ucciso dalla religione, dai difensori della religione e quindi è necessario che la struttura religiosa sia redenta, perché se la struttura religiosa, le persone religiose, non usano l intelligenza e non ascoltano la grazia, sono pericolose, fanno del male, sono violente. La religione non intelligente e non mossa dalla grazia fa le guerre, è molto pericolosa. Una persona religiosa non intelligente e non docile alla grazia diventa fanatica, violenta, fondamentalista. Qui infatti ne abbiamo un esempio. 28 Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». L espressione di dove è molto importante per Giovanni, ricorre in tanti racconti. Provate un po a ricordare. Nelle nozze di Cana il capo-tavola non sapeva da dove veniva il vino ; nella moltiplicazione dei pani il discepolo dice: Da dove possiamo prendere il pane per questa gente? ; la samaritana chiede a Gesù: Da dove hai quest acqua?. Pilato gli chiederà: Di dove sei?. Ricorre ancora in molti altri passi; il problema centrale è capire da dove viene Gesù. Capire che viene da Dio è fondamentale, perché è il passo che porta a riconoscere che è Dio. Noi non sappiamo di dove sia. La fede supera la paura: l atto di adorazione 30 Rispose loro quell uomo: Che lentamente sta diventando un piccolo teologo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Sappiamo Cioè me lo avete insegnato voi, farisei, che siete professori di teologia, quindi lo so anch io che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32 Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Ottimo ragionamento, ma non potendo ribattere nulla i farisei gli replicarono 34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». Ecco che ritorna il tema del peccato insistentemente. Se sei nato cieco, sei nato tutto nei peccati e adesso vuoi venire a insegnare la teologia a noi? E lo cacciarono fuori. Quello che temevano i genitori lui l ha causato, si è fatto buttare fuori dalla sinagoga. Adesso ricompare Gesù. 35 Gesù seppe che l avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: 10

11 Gesù quindi è andato a cercarlo, è andato a cercarlo solo dopo che si è fatto cacciare fuori, cioè che si è assunto la responsabilità e ha rischiato seriamente. «Tu, credi nel Figlio dell uomo?». Quell uomo non ha incontrato Gesù, non lo conosce, l ultima volta che lo ha visto incontrato non l aveva visto perché era ancora cieco. 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Riconosciamo una formula molto simile a quella della samaritana. Gesù si presenta come il Figlio dell uomo: Sono io. Tu lo vedi, è colui che ti ha reso possibile vederlo e sono colui che parla con te. Sono il Dio creatore che ti rivolge la parola, ti ha aperto gli occhi, è tuo amico e ti dà la possibilità di costruire una bella relazione di amicizia con lui. 38 Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Prima è stato graziato, ha fatto un cammino, è maturato, è arrivato alla fede e alla adorazione di Gesù: si prostra in ginocchio e adora Gesù. Ecco la meta del cammino del catecumeno: la professione di fede. Al centro della Quaresima ognuno di noi si sente quel cieco guarito, riconosciamo che il Signore ci ha aperto gli occhi e riconosciamo che è lui il salvatore della nostra vita: Credo, Signore, mi metto nelle tue mani, mi fido di te, voglio compromettermi per te. Il peccato rimane per chi non vuol vedere 39 Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, cioè per fare una distinzione, perché coloro che non vedono, Cioè tutti gli uomini, possano vedere Io sono venuto nel mondo perché l umanità, incapace di incontrare Dio, possa diventare capace e quelli che vedono, Cioè quelli che si illudono di vedere, che sono prepotenti, orgogliosi, presuntuosi, autosufficienti diventino ciechi». Sono tutti nella stessa situazione e io sono venuto per cambiarli, ma quelli che non si riconoscono bisognosi sono proprio quelli che restano ciechi. 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Hanno capito che il discorso è metaforico. Vuoi dire che anche noi siamo ciechi? 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, fisicamente non avreste alcun peccato; Ecco che siamo tornati all inizio: Chi ha peccato perché nascesse cieco?. Se foste ciechi fisicamente non sarebbe una questione di peccato, ma dal momento che dite: Noi vediamo, Cioè avete la presunzione di sapere le cose 11

12 il vostro peccato rimane». Il vostro peccato rimane. Nel capitolo precedente, al versetto 21, aveva detto: Morirete nel vostro peccato, al singolare. Non è uno dei tanti peccati, non è una colpa insieme a tante altre, è il peccato, cioè è la condizione dell uomo lontano da Dio, chiuso in se stesso. Dobbiamo fare molta attenzione perché questi farisei che dicono noi vediamo e muoiono nel loro peccato sono persone molto religiose. Quindi è un rischio serio, perché è necessario che ogni cristiano si lasci aprire gli occhi dal Signore e di giorno in giorno non abbia la pretesa di essere autosufficiente, di sapere già tutto, ma umilmente cresca nella fede e si lasci illuminare dal Signore. Abbiamo ripercorso una nostra storia di salvezza, siamo stati trasformati, ma adesso viviamo quella storia di salvezza. La Quaresima non è semplicemente il ricordo di quello che è stato il nostro battesimo, è la attualizzazione: adesso noi viviamo il nostro battesimo, il Signore ci apre gli occhi. Capite che cosa vuol dire, nella esperienza umana, quando uno stava sbagliando, stava prendendo una cattiva strada, si stava facendo ingannare da qualcuno poter affermare per fortuna che è arrivato un amico che mi ha aperto gli occhi. Pensa che gaffe avrei fatto. Per fortuna Gesù ci ha aperto gli occhi, cioè ci ha detto che l autosufficienza è un inganno atroce, pretendere di essere autonomi e di vederci con i propri occhi è l errore peggiore che possiamo fare, vuole dire rimanere nel nostro peccato e morirci dentro. Chiediamo al Signore, in un attimo di riflessione, che continui ad aprirci gli occhi e ci aiuti a vedere lui, a incontrarlo. Se siamo stati rigenerati nel battesimo noi adesso possiamo vedere Dio. Possiamo vedere Dio? Sì, possiamo incontrarlo. Riuscite a vedere Dio nella vostra vita? Desideratelo, chiedete al Signore che vi apra ancora gli occhi, che si faccia vedere. Cosa volete vedere? Una figura, una forma, una luce, una visione? No! Ammirate l azione di Dio nella vostra vita, guardate quello che sta succedendo, chiedetegli di poterlo riconoscere all opera qui e adesso. «Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore; non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore. Amen» Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen. 12

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