DELIBERA DI GIUNTA PROVINCIALE N. 519 DEL 16/12/2003 e successiva modifica Del.G.P. n. 197 del 15/07/2008

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1 DELIBERA DI GIUNTA PROVINCIALE N. 519 DEL 16/12/2003 e successiva modifica Del.G.P. n. 197 del 15/07/2008 OGGETTO: APPROVAZIONE PIANO DI INTERVENTO PER LE AREE NON VOCATE ALLA CACCIA AL CINGHIALE E INDIRIZZI PER LA PIANIFICAZIONE DELLE AREE A DIVIETO DI CACCIA. D.P.G.R. n. 34/R/2002 ART. N. 93 PIANO DI INTERVENTO ANNUALE PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO NON VOCATO ALLA PRESENZA DEL CINGHIALE Art. 1 Ambiti di applicazione Ai sensi di quanto indicato nel Piano Faunistico Venatorio provinciale e negli indirizzi per la gestione faunistico venatoria del cinghiale in Provincia di Lucca e nella Regione Toscana, il territorio è stato ripartito in due aree distinte: aree vocate per il cinghiale; aree non vocate per il cinghiale. Il termine vocate viene utilizzato per indicare zone in cui la presenza del cinghiale è tollerabile a meno che la stessa entri in grave conflitto con le attività antropiche, in particolare con quelle agricole; a questi requisiti di base rispondono generalmente le aree caratterizzate da elevati coefficienti di boscosità, scarsa antropizzazione e a bassa presenza di coltivazioni. Le considerazioni fatte si riferiscono al concetto di vocazionalità agro-forestale piuttosto che di vocazionalità "biologica", in quanto nel primo caso i limiti di presenza e densità di cinghiali sono fissate dall uomo in funzione delle proprie esigenze gestionali, mentre nel secondo sono definite solo dalle caratteristiche ambientali del territorio. In virtù di quanto detto si evince che la definizione di alcune aree come non vocate dal punto di vista agroforestale non ne pregiudica la vocazionalità biologica. In Provincia di Lucca le aree non vocate sono state individuate dove il grado di antropizzazione è elevato e diffusa è la presenza di coltivazioni potenzialmente danneggiabili dal cinghiale.

2 Il presente regolamento si applica alla gestione faunistica e faunistico-venatoria del cinghiale (Sus scrofa) e agli eventuali ibridi presenti sul territorio, (cacciabile ai sensi dall art. 18 comma 1 lerra d) della Legge 157/92) nelle aree cacciabili non vocate alla presenza della specie, secondo i riferimenti cartografici del Piano Faunistico Venatorio Provinciale. Art. 2 Finalità La finalità del presente regolamento è la definizione di una strategia per la gestione delle aree non vocate alla presenza del cinghiale volta nel tempo alla massima riduzione del danno alle attività produttive, anche attraverso l'applicazione di metodi finalizzati alla massima riduzione numerica di animali. Art. 3 Suddivisione del territorio non vocato Per una corretta e funzionale applicazione del presente regolamento le aree non vocate alla presenza del cinghiale in Provincia di Lucca sono state suddivise in quattro Comprensori Omogenei di gestione: Piana di Lucca. È l area caratterizzata dal maggior grado di antropizzazione; oltre alla città di Lucca sono presenti numerosi agglomerati urbani di media e piccole dimensioni, oltre alle aree industriali ed artigianali. Grazie anche all orografia particolarmente favorevole del terreno, è diffusa in modo omogeneo l agricoltura intensiva ed estensiva, con vivai, oliveti e frutteti oltre alle classiche colture agrarie. Queste caratteristiche la rendono particolarmente sensibile nei confronti del possibile impatto da parte del cinghiale. Data la forma pressoché circolare dell area, si ritiene che le zone sensibili siano concentrate lungo i bordi, con un rischio di impatto che diminuisce a mano a mano che ci si avvicina verso il centro, dove la presenza del cinghiale può essere considerata un evento eccezionale e facilmente controllabile. Il Piano Faunistico Venatorio provinciale classifica quest area prevalentemente come zona a media o alta vocazionalità per il cinghiale. Versilia.

3 L area è caratterizzata da un medio grado di antropizzazione con la presenza diffusa di piccoli agglomerati urbani e di abitazioni sparse in modo capillare sul territorio. Da punto di vista delle attività antropiche è opportuno sottolineare la diffusa presenza di colture agrarie di vario genere, oliveti e frutteti, vivai e colture agrarie classiche. La zona si trova a ridosso di aree boscate che possono costituire un serbatoio di animali che determina un flusso di animali tra le aree di rimessa e quelle di pastura. Sono presenti alcuni ambienti boscati e/cespugliati di piccole dimensioni che possono essere idonei al cinghiale come aree di rimessa. Il Piano Faunistico Venatorio provinciale classifica quest area prevalentemente come zona a bassa o media vocazionalità per il cinghiale. Media Valle. Geograficamente l area può essere definita dai fondovalli posti a nord della località Ponte a Moriano fino a Castelnuovo Garfagnana e dalla vallata del torrente Lima da Bagni di Lucca fino al confine con la Provincia di Pistoia L area è caratterizzata sostanzialmente da una stretta fascia di fondovalle dove si concentrano gli agglomerati urbani e le aree industriali ed artigianali. Sono presenti piccoli appezzamenti coltivati o caratterizzati da vigneti e oliveti. Nelle aree più a nord ed in particolare sulla sinistra orografica del fiume Serchio, ci sono alcune aree che si insinuano all interno degli affluenti principali e che, se non fosse per l elevato grado di pendenza, sono caratterizzate da un buon grado di vocazionalità per il cinghiale e un ridotto grado di antropizzazione. La forma e la vicinanza con le aree boscata ad elevato grado di vocazionalità la rende particolarmente sensibile ad incursioni che si possono avere da parte del cinghiale anche con brevi tragitti dalle aree di rimessa e le aree sensibili all impatto. Il Piano Faunistico Venatorio provinciale classifica quest area prevalentemente come zona a media vocazionalità per il cinghiale. Garfagnana. La porzione di aree non vocate della Garfagnana è quella caratterizzata dal maggior grado di vocazionalità ambientale per il cinghiale; la presenza di agglomerati urbani e concentrata nei fondovalle e per il resto si trovano piccoli agglomerati o case sparse sul territorio in modo più o meno capillare. È il contesto provinciale dove le aree urbane si

4 integrano per la misura maggiore nel contesto ambientale ad elevato grado di vocazionalità per il cinghiale.

5 Art. 4 Strategie di intervento Per la gestione delle aree cacciabili non vocate alla presenza del cinghiale della Provincia di Lucca sono previste diverse strategie di intervento: 4.1 Azioni di caccia e sistemi di dissuasione e prevenzione del danno; 4.2 Controllo della popolazione. La necessità di applicazione delle due diverse modalità di intervento scaturisce dal fatto che difficilmente gli interventi di riduzione numerica applicati attraverso la caccia sortiscono da soli gli effetti voluti; il limite temporale previsto dalla normativa determina per esempio l'impossibilità di intervento diretto nel momento in cui è massimo l impatto del cinghiale sulle pratiche agricole. Per quanto riguarda gli interventi di prelievo faunistico deve essere fatta chiara distinzione tra i termini caccia e controllo della specie. Le due modalità di prelievo si distinguono in modo essenziale in base a: riferimenti normativi; caccia e controllo sono definiti rispettivamente dagli artt. 12 e 18 della 157/92 e dall art.19 della stessa normativa di riferimento, e questo rappresenta un primo chiaro elemento di distinzione. Il controllo è inoltre previsto anche dalla normativa sulle aree protette (art /91), mentre la stessa non prevede la caccia. Entrambe sono comunque deroghe al generico regime di protezione della fauna selvatica sancito dall art. 1 della 157/92. motivazioni dell intervento; per esercitare la caccia non servono particolari motivazioni, ma è sufficiente che una specie sia cacciabile e sia presente sul territorio con consistenze compatibili con il prelievo. Per applicare il controllo è necessario che ci sia un impatto della specie obbiettivo del controllo sulle attività antropiche, e che tale danno abbia superato una soglia di tollerabilità. In particolare devono essere presenti danni alle attività agricole o forestali, problematiche sanitarie (zoonosi) o infine presenza di specie alloctone.

6 mezzi utilizzabili; per i mezzi utilizzabili per la caccia si fa riferimento all art. 13 della 157/92, mentre per il controllo è possibile utilizzare tutti gli strumenti purché gli stessi siano selettivi. tempi di applicazione; la caccia può essere esercitata solo negli orari e nel periodo previsti dall art. 18 della 157/92, mentre i piani di controllo possono essere applicati durante tutto l arco dell anno e senza limiti di orario. personale coinvolto; la normativa di riferimento prevede per la caccia i cittadini in possesso dei requisiti previsti dall art. 22 della 157/92, mentre per il controllo dovrebbe essere coinvolto tendenzialmente personale d Istituto che può essere supportato da personale specificatamente preparato. Dal quadro sopra riportato si intuisce che caccia e controllo devono essere applicati con modalità e per esigenze diverse in funzione delle problematiche e degli obbiettivi prefissati dal Piano Faunistico e dalle linee guida specifiche della propria realtà territoriale.

7 Art. 5 Definizione delle competenze e strumenti di gestione Per l'applicazione delle finalità del presente regolamento e sulla base delle strategie di intervento indicate all'art. 4, vengono definiti due diversi strumenti diversi di programmazione e gestione: Piano di intervento annuale per le aree non vocate, che contempla gli obbiettivi, mezzi e tempi consentiti, e le modalità di verifica per le Azioni di caccia e sistemi di dissuasione e prevenzione del danno (Art. 4, punto 4.1). Tale strumento risulta di gestione dell'ambito Territoriale di Caccia, ai sensi dell'art. 93 comma 3 del Testo Unico; Piano di controllo annuale per le aree non vocate, che contempla gli obbiettivi, mezzi e tempi consentiti, ed il personale utilizzabile per il controllo di popolazione (Art. 4, punto 4.2). Tale strumento di pianificazione risulta di gestione della Provincia, ai sensi dell'art. 37 della LR 3/94. Art. 6 Piano di intervento annuale per le aree non vocate 6. 1 Obiettivi Le presenti disposizioni vengono adottate per ridurre i danni causati alle produzioni agricole e alle altre pratiche antropiche suscettibili di impatto da parte del cinghiale, compreso il patrimonio faunistico, l ambiente naturale e per prevenire i rischi sanitari nei confronti della zootecnica e delle zoonosi. In particolare, visto che allo stato attuale non esistono indici di densità di cinghiale nelle aree non vocate, si assume in forma sperimentale, quale obiettivo da conseguire, il contenimento dei danni attribuibili alla specie cinghiale nel limite di quanto riscontrato durante l anno Metodologie e mezzi adottabili Per le finalità di cui al punto precedente, per tutti i Comprensori Omogenei di gestione di cui all'art. 3, sono utilizzabili: azioni di caccia (prelievo venatorio); sistemi di dissuasione e prevenzione del danno.

8 Per la caccia è prevista attualmente esclusivamente la caccia in forma individuale, essendo la caccia in braccata (battuta) non compatibile con l elevato grado di antropizzazione che caratterizza la maggior parte dei Comprensori Omogenei di gestione, sia per la presenza di abitazioni o edifici rurali, sia per la frequentazione turistica. L'unico mezzo di caccia consentito è il fucile a canna liscia di calibro non inferiore al 20 e non superiore al 12, caricato esclusivamente con munizioni a palla unica qualora si pratichi la forma di caccia alla cerca e all aspetto. Quest ultima forma di caccia deve essere esercitata esclusivamente nell intervallo di tempo che va da un ora dopo l orario di inizio dell attività venatoria sino ad un ora prima deltermine dell attività venatoria stessa Periodo di applicazione del prelievo La caccia al cinghiale nelle aree non vocate è consentita dal 1 ottobre al 31 dicembre di ogni stagione venatoria, in ottemperanza alle disposizioni dei vigenti calendari venatori. La Provincia si riserva di variare i tempi indicati in base alle periodiche verifiche sui danni sulla base delle rendicontazioni presentate dall'atc, di cui al punto Personale autorizzato al prelievo All interno dei comprensori omogenei di gestione di cui all'art. 3 possono praticare il prelievo del cinghiale i cacciatori in forma singola, iscritti all ATC Capi abbattibili Il limite massimo al carniere giornaliero dovrà essere compatibile con quanto specificato in sede di approvazione del calendario venatorio Registrazione e marcatura dei capi abbattuti L'ATC può provvedere all'individuazione di modalità di registrazione dei capi abbattuti, come pure di modalità di marcatura degli stessi e di recupero di campioni biologici per il monitoraggio sanitario e dello Status della popolazione nei singoli comprensori omogenei di gestione Verifica del piano

9 L'ATC è tenuta a fornire tutto il materiale in suo possesso necessario per la verifica dei piani di intervento annuale, ai sensi dell'art. 93, comma 3 del Testo Unico. In particolare il materiale di riferimento, di seguito elencato e relativo alle zone non vocate al cinghiale ricadenti nel territorio di competenza, dovrà essere suddiviso per Comune e per Comprensorio Omogeneo di Gestione: Dettaglio dei danni da cinghiale risarciti, che indichino le tipologie di danno e l'entità, la tipologia di coltura danneggiata in caso di danneggiamento alle colture, le date di verifica del danno; Dettaglio degli interventi di prevenzione danni e sistemi dissuasivi adottati per il cinghiale che indichino le tipologie adottate e l'ammontare dei contributi corrisposti; Dettaglio dei dati disponibili di cui all'art. 6, punto 6.6, con particolare attenzione al il numero di cinghiali abbattuti Entro il 30 aprile di ciascun anno dovrà essere fornito alla Provincia tutto il materiale relativo all anno solare precedente. Art. 7 Piano di controllo per le aree non vocate 7. 1 Finalità Le presenti disposizioni vengono adottate per ridurre i danni causati alle produzioni agricole e alle altre pratiche antropiche suscettibili di impatto da parte del cinghiale, compreso il patrimonio faunistico, l ambiente naturale e per prevenire i rischi sanitari nei confronti della zootecnica e delle zoonosi. In particolare, visto che allo stato attuale non esistono indici di densità di cinghiale nelle aree non vocate, si assume in forma sperimentale, quale obiettivo da conseguire, il contenimento dei danni attribuibili alla specie cinghiale nel limite di quanto riscontrato nell'annata venatoria 2002/ Verifica degli obiettivi In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi fissati di cui all'art 6, punto 6.1 evidenziato dalle verifiche di cui all'art. 93 comma 5 del Testo Unico realizzate anche mediante analisi dei dati di cui all'art. 6, punto 6.7, e comunque solo in caso di effettiva e

10 comprovata necessità, la Provincia redige un Piano Annuale di Controllo (PAC) della popolazione Attivazione del PAC Il Piano Annuale di Controllo della popolazione è uno strumento di analisi e pianificazione logistica ed operativa degli interventi da realizzare, la cui attivazione è vincolata da parere favorevole dell'infs Periodo di applicazione Il piano di controllo al cinghiale nelle aree non vocate è consentito sempre, purché al di fuori dei periodi in cui è possibile esercitare il prelievo con le altre forme di caccia. Gli abbattimenti sono consentiti anche nelle ore notturne esclusivamente da parte di personale di cui al punto Personale autorizzato Potrà partecipare al piano di controllo, oltre al personale di Istituto, chiunque in possesso di apposito attestato conseguito in seguito alla frequentazione di appositi corsi tenuti dalla Provincia, ai sensi dell'art. 37 della LR 3/ Organizzazione territoriale Le unità territoriali di riferimento per la redazione ed eventuale realizzazione dei PAC sono i Comprensori Omogenei. Questi ultimi saranno poi ulteriormente suddivisi in subunità ciascuna delle quali sarà affidata ad un gruppo persone di cui al punto 7.5, secondo le indicazioni previste in uno specifico Protocollo Operativo redatto da personale tecnico della Provincia. Per ogni Comprensorio Omogeneo dovrà essere nominato un referente che provvederà a mantenere apposito registro dei capi abbattuti Mezzi e metodi di controllo Le metodologie adottabili nei PAC sono di prelievo faunistico, in particolare: abbattimenti e catture.

11 Abbattimenti. Per i piani di controllo è prevista attualmente esclusivamente la caccia in forma individuale, essendo l unica in grado di rispettare il requisito di selettività previsto dalla normativa vigente, da praticare sia da appostamento che alla cerca. La Provincia si riserva, in casi particolari, di autorizzare forme di caccia diverse compatibilmente con la realtà territoriale. È auspicabile la diffusione della forma di caccia in girata con l utilizzo di cane limeire, attualmente tollerata anche in ambiti protetti per il suo scarso impatto sull ambiente e sulle altre specie e per il suo elevato livello di efficacia. Tale forma potrà essere utilizzata soltanto previa specifica formazione del personale, attraverso la realizzazione di specifici corsi di formazione e prove di lavoro per i cani, riconosciute dagli organi competenti. Il Comprensorio della Media Valle, per le sue caratteristiche ambientali risulta attualmente quello maggiormente idoneo alla sperimentazione di questa tecnica di prelievo venatorio. Il Comprensorio della Garfagnana rappresenta invece l area dove possono essere applicate nel modo migliore le varie tecniche di prelievo venatorio, con particolare riguardo per gli appostamenti fissi. I mezzi di prelievo venatorio consentiti negli interventi di controllo sono: fucile a canna liscia di calibro non inferiore al 20 e non superiore al 12 caricato esclusivamente con munizioni a palla unica, per la forma di prelievo venatorio alla cerca; fucile a canna rigata di calibro non inferiore a 6.5 millimetri eventualmente munito di cannocchiale di mira. L utilizzo di quest arma, in virtù delle elevate capacità di gittata potrà essere utilizzato esclusivamente nella forma di prelievo venatorio all aspetto da appostamento. In particolare il prelievo venatorio all'aspetto potrà avvenire soltanto da altana appositamente predisposte dalla Provincia e verificate ai fini della sicurezza. Allo scopo di attrarre i cinghiali alle altane saranno realizzate apposite governe. È possibile avvalersi di sorgenti luminose artificiali o di altri dispositivi per illuminare i bersagli durante il tiro notturno. Catture. I mezzi di prelievo non venatorio consentiti negli interventi di controllo sono:

12 Chiusini di cattura esclusivamente sotto il controllo degli organi di Polizia Provinciale, che affidano la struttura di cattura al personale di riferimento di cui all'al punto 7.6. Gli eventuali cinghiali catturati con tali strutture saranno abbattuti dal personale di vigilanza o dal personale di cui all'art. 37 LR 3/ Capi abbattibili Il numero di capi abbattibili, eventualmente suddiviso in classi di sesso e di età, sarà definito in sede di programmazione realizzata nel PAC Marcatura dei capi abbattuti Tutti i capi prelevati dovranno essere marcati all atto dell abbattimento mediante contrassegni inamovibili distribuiti dall Amministrazione provinciale attraverso il Referente della subunità. In particolari condizioni e con il fine principale di monitorare lo stato sanitario della popolazione di cinghiali presenti potrà essere richiesta la consegna di campioni biologici dei capi abbattuti Autorizzazioni al piano di controllo I piani di controllo possono essere effettuati esclusivamente sotto il diretto controllo della Polizia Provinciale che provvedono periodicamente al rilascio delle autorizzazioni giornaliere e garantiscono attraverso specifici protocolli operativi, la continua supervisione delle operazioni. nel PAC Destinazione dei capi abbattuti La destinazione dei capi abbattuti sarà definito in sede di programmazione realizzata

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