XV^ DOMENICA T.O. chiamata fatta con autorevolezza (15,44). Gesù "chiama" anche i discepoli (mathetai, 8,1;
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- Daniela Valentini
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1 XV^ DOMENICA T.O. VANGELO Mc 6, Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8 E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9 ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10 E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11 Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". 12 Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. COMMENTO AL VANGELO A Nazareth Gesù è stato accolto da scetticismo ed il fallimento è stato completo. Nessuno gli ha creduto e lui, lasciata Nazareth, si reca in altri villaggi associando a alla sua attività anche i dodici che Gesù "chiama a sé" (προσκαλέω proskaleó). Ciò ci ricorda la scelta iniziale dei Dodici (3,13, "chiamo vicino a se quelli che egli volle"). Il verbo denota una chiamata fatta con autorevolezza (15,44). Gesù "chiama" anche i discepoli (mathetai, 8,1; 10,42; 12,43) e le folle (7,14; 8,34). Chiama a sé "I dodici" τοὺς δώδεκα tous dōdeka. Il termine più antico e quasi esclusivo di Vangeli ed Atti per indicare i seguaci immediati e costanti di Gesù è mathetes (= discepolo; 262 volte, di cui 46 in Marco); la denominazione "i Dodici", più collegiale e ristretta, è un' ulteriore precisazione. E' un modo caro a Marco per indicare quei discepoli che Gesù aveva prima chiamati a sé e poi scelti come "apostoli" per "inviarli a predicare col potere di scacciare i demoni" (cfr. 3,13-15). Quanto al numero dodici in se stesso non c'è dubbio che esso risale a Gesù stesso, altrimenti non si spiegherebbe la 1
2 preoccupazione degli apostoli per reintegrarlo dopo il tradimento di Giuda (cfr. At 1,15-26). Esso comunque è in diretto riferimento con le dodici tribù d'israele e attesta ancora una volta la volontà di Gesù di costituire un nuovo popolo di Dio, basato appunto sui dodici apostoli, come già l'antico popolo era basato sui dodici figli di Giacobbe. Gesù, scrive l'evangelista, li manda a due a due". L'uso di andare a coppie è giudaico. Il vantaggio pratico era l'aiuto vicendevole e la possibilità di rafforzare il valore di testimonianza (cfr. Dt 19,15), che essi erano chiamati a dare al loro maestro. Ma, l'andare in coppia, manifesta l'importanza di essere "comunità". I discepoli non si presentano come leader o portatori di un messaggio loro, ma deve essere una comunità che vive questo messaggio: i discepoli "a due a due" sono espressione di un atto ecclesiale che è per sua natura annunciatrice del vangelo. Il cristianesimo può essere vissuto soltanto in comunità. Questo lo differenzia da molte altre religioni. Dio si rapporta con una comunità, e chi annuncia il vangelo deve mantenersi in sintonia con la chiesa. Il Cristo non ha chiamato i Dodici per aprire una scuola o fondare un'accademia. Egli li manda in missione per moltiplicare la sua attività, per farli essere messaggeri di Dio come lui stesso. E questo perché? A questi dodici, Gesù conferisce il potere " sugli spiriti impuri (πνευμάτων τῶν ἀκαθάρτων pneumatōn tōn akathartōn). Cosa vuol dire? Spirito significa energia, forza e quando questa forza proviene da Dio si chiama Santo, non soltanto per la qualità, ma per l attività che separa l uomo dalla sfera del male e del peccato e lo attrae in quella del bene. Lo Spirito Santo è un dono che il discepolo riceve da Dio stesso e non una forza che gli appartiene di natura. Quando queste energie vengono da realtà diverse da Dio, o addirittura contrarie, si chiamano impure perché trattengono e lo mantengono nella sfera dell impurità, cioè dell impossibilità della comunicazione con Dio - secondo la cultura dell epoca. Liberare le persone dagli spiriti impuri o diaboliche, significa allora liberare le persone da tutte quelle dottrine, da tutte quelle ideologie che impediscono o rendono refrattari ad accogliere il messaggio di Gesù e che portano lontano dalla vita. "Impuro" denota ogni situazione di "non vita" (la massima espressione di impurità erano i cimiteri, impurità era perdere sangue ecc.) che i discepoli devono combattere. E ordinò è l unica volta che ordina qualcosa in questo Vangelo, quindi deve essere qualcosa di molto importante, che dobbiamo prendere seriamente. Cos è che Gesù ordina? 2
3 Anzitutto l'ordine è dato per il viaggio che stanno per fare. Letteralmente l'evangelista dice ὁδός (hodos), cioè "per la via". Dato che hodós in Marco denota sia "la via" sia il "modo di essere discepoli", le istruzioni non sono semplici direttive per il viaggio, ma sono anche l'espressione dell'atteggiamento interiore che deve caratterizzare la vita del discepolo, primo fra tutti l'umiltà e la fiducia. Non ci si presenta agli altri con supponenza o minacciando per questo c'erano già gli scribi e i farisei. Loro, i discepoli, per il viaggio possono prendere solo un bastone ed un paio di sandali. Non devono avere né pane, né sacca, né denaro! Marco ha voluto conservare agli apostoli un aspetto più biblico di quello offerto ma Matteo, in quanto il bastone, sul piano pratico, serve da supporto e da protezione. Nell'AT il bastone è anche un simbolo di potere e di autorità (frequente in Esodo e Numeri per il bastone di Mose o di Aronne ( Es 4,20; 7,9-20; 8,16-17; 14,16). Nel secondo libro dei Re (4,29-37) Eliseo ordina al suo servo Ghecazi di prendere il suo bastone e di posarlo sulla faccia del figlio della donna di Sunem a cui era morto il figlio promesso da Eliseo come preliminare alla guarigione effettiva operata da Eliseo. Per quanto riguarda i sandali, Marco, a differenza di Matteo e Luca, li concede, perché i missionari che l'evangelista immagina, assomigliano agli Israeliti che si apprestano a consumare il pasto di Pasqua prima della loro partenza dall'egitto "con i sandali ai piedi e il bastone in mano" (Es 12,11). Se qui c'è un motivo dell'esodo, esso è molto sottile, forse come preludio alla condivisione dei pani in luogo deserto (6,32-44), alla messa alla prova del popolo (come i discepoli sono messi alla prova e falliscono; vedi 8,14-21) e alla rivelazione sulla cima del monte (9,2-8). Oltre a questi riferimenti biblici, Marco vuole sottolineare, che la vita dei discepoli deve mostrare la verità dell annuncio. Non si può andare ad annunciare la buona notizia di Gesù, che è una notizia in cui l uomo si fida pienamente di Dio e si fida pienamente degli altri, un messaggio che è di rinuncia all ambizione, se poi il proprio comportamento, il proprio abbigliamento, il proprio stile di vita lo contraddicono. Quindi la vita dell annunciatore del messaggio deve dimostrare la verità. Gesù, normalmente è parco di descrizioni, qui fa una lista molto dettagliata, di come deve essere l abbigliamento di questi discepoli; dice di calzare i sandali i sandali sì perché devono camminare molto ma di non portare due tuniche, avere due tuniche era un lusso dei ricchi. Dobbiamo però ricordare che Marco si rivolge ad una comunità di cultura romana, dove, il camminare scalzi, era riservato agli schiavi, ai vagabondi; l'annunciatore porta i sandali perché è una persona libera, non è schiavo di nessuno se non della parola di 3
4 Dio. I discepoli non devono smentire con il proprio comportamento l annunzio di questo amore universale di un Dio che si mette a servizio degli altri. Gesù invita poi questi discepoli, ad essere liberi dall affanno economico, e di non portare denaro, letteralmente χαλκός chalkos = rame, che come il bronzo, era usato per le monete spicciole: quindi nemmeno gli spiccioli! E' la logica di chi si affida completamente alla Provvidenza. Ma l'aspetto esterno non basta, occorre anche l'assunzione di una logica nuova, per cui dice che devono essere liberi anche interiormente, e infatti afferma: dovunque entriate in una casa rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Perché quest indicazione? Perché gli ebrei quando erano in viaggio cercavano spesso ospitalità soltanto in caso di altri ebrei, non in quelle pagane considerate "impure". Nessun ebreo osservante avrebbe mai frequentato una casa di un non ebreo; non andavano a casa di ebrei che non sapevano essere pienamente osservanti delle regole della purezza legale, specie sugli alimenti. Ebbene, Gesù chiede di essere liberi; nella casa dove entrate, che siano osservanti o meno, lì rimanete. Bisogna essere liberi per poter liberare. Ma, avvisa Gesù, se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andandovene, scuotete la polvere sotto i vostri piedi. Questo era un gesto simbolico che facevano gli ebrei, quando ritornavano dalla terra pagana: prima di entrare in Israele, scuotevano la polvere dei sandali per non portare neanche un briciolo di terra pagana, terra impura, nella terra santa. Quindi l evangelista indica che quanti non accolgono questi annunciatori del messaggio, vanno trattati come i pagani. Pagano, nella concezione di Gesù,non è chi non crede o chi crede in un altra religione, ma chi non accoglie, chi non presta aiuto. Chi non riflette nella sua condotta l amore universale di Dio, è un pagano. Quindi Gesù invia i discepoli ad annunziare questo messaggio della buona notizia, e quanti non lo accolgono vanno trattati come i pagani, intendendo persone lontane dalla logica dell'accoglienza e dell'ospitalità. Per essere precisi va però detto che l'espressione "εἰς μαρτύριον αὐτοῖς eis martyrion autois", tradotto con "come testimonianza per loro", oltre ad esprimere nel gesto quello già detto, è un' offerta di riflessione e conversione proprio attraverso questo gesto. E' un invito che fa Gesù, a non cadere nella controproducente insistenza che diventa pedanteria e allontana ancora di più, bensì un'offerta di valutazione e lettura dei segni. Sarebbe fatica inutile continuare a fare lunghi tentativi quando i cuori sono chiusi e sordi o semplicemente ancora "acerbi" al messaggio. Ognuno ha i suoi tempi per l'incontro con il Maestro. 4
5 Ed essi partiti Ci possiamo chiedere se questi discepoli, hanno fatto quello che Gesù aveva detto loro di fare. Perché Gesù non aveva invitato i discepoli a predicare la conversione al regno dei cieli, non li aveva invitati a scacciare i demoni, aveva dato il potere sugli spiriti impuri, che è un altra cosa, e di ungere i malati con olio, ecc. I discepoli non hanno fatto quello che Gesù ha indicato loro. E infatti vedremo nel seguito di questo Vangelo che Gesù li chiamerà in disparte e impedirà loro di annunziare un messaggio che essi stessi non avevano ancora capito, portando soltanto confusione e fraintendimento. Anche per i discepoli, il tempo di un' effettiva esperienza personale di Gesù, non era ancora avvenuta. A cura di padre Umberto 5
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