Organizzazione del Cantiere con Laboratorio Gestione del Cantiere Edile LA GESTIONE DEI RIFIUTI INERTI DA C&D

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1 Università degli Studi di Palermo - Facoltà di ingegneria Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia Corsi di Organizzazione del Cantiere con Laboratorio Gestione del Cantiere Edile LA GESTIONE DEI RIFIUTI INERTI DA C&D di Giuseppe Alaimo 1

2 LA GESTIONE DEI RIFIUTI INERTI DA C&D di Giuseppe Alaimo 1 1. Premessa La sostenibilità in architettura investe un gran numero di aspetti interdipendenti quali l uso di materiali naturali, di fonti rinnovabili di energia per trasporti, tecniche costruttive, gestione degli organismi edilizi e può essere perseguita solo con la partecipazione convinta di tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nelle diverse fasi del processo edilizio. Un contributo importante in questa direzione può essere dato da un attento uso delle risorse naturali, e da una corretta gestione dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione (C&D), sulla base di principi ormai condivisi a livello internazionale, quali: - la limitazione della formazione di rifiuti nei cicli produttivi; - il recupero dei rifiuti stessi; applicati in tutte le attività produttive. Nel settore delle costruzioni ogni anno vengono prodotti oltre 20 milioni di tonnellate 2 di rifiuti inerti (corrispondenti a circa 0.4 t / ab. x anno), di cui non più del 15% viene riciclato o in qualche modo utilizzato in modo lecito, mentre la restante gran parte viene smaltita o riutilizzata in modo abusivo, quando non abbandonata nel territorio 3. Tale quantità certamente stimata con prudenza 4 deriva sia da attività di demolizione di interi edifici (8 %) 5, che da microdemolizioni relative a interventi vari sul patrimonio edilizio residenziale (63 %) e non residenziale (29 %). Si tratta quindi di un problema di grande rilevanza ambientale, arrivato a tale dimensione soprattutto negli ultimi decenni con l aumento della produzione e dei consumi anche nel settore edilizio, che hanno comportato una crescita dello sfruttamento delle risorse naturali, specialmente di quelle non rinnovabili e dell inquinamento dell ambiente con scorie e rifiuti di ogni genere 6. Fino a qualche anno fa le pratiche più diffuse per lo smaltimento di tali rifiuti erano il trasporto in discariche (più o meno autorizzate), l abbandono abusivo nel territorio, l utilizzazione tal quale per la realizzazione di riempimenti e rilevati o per il ricoprimento di RSU, con un totale disinteresse verso la possibilità di un riciclo. Atteggiamento sostenuto da una presunta grande disponibilità di materie vergini (inerti di cava), facilmente reperibili e a 1 Professore Associato di Produzione Edilizia presso il Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia dell Università di Palermo. 2 Elaborazione dati ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione dell Ambiente): fonte Commissione Europea, DGXI Servizio Mercato e Ambiente, La valorizzazione dei materiali da C&D, in QUASCO n. 49/50 novembre I dati del Ministero dell Ambiente forniscono infatti una produzione media di 0.6 t / (ab. x anno). 5 Stime ANPA. 6 Un concorso di colpa per l aumentata produzione di rifiuti inerti è da attribuirsi alla caduta di qualità della produzione edilizia e la conseguente diminuzione della durabilità di componenti, elementi, subsistemi, sistemi e quindi dell intero organismo. 2

3 costi bassi e da un presunto comportamento inerte delle macerie nei confronti dall ambiente, quando sempre più frequentemente possono essere presenti materiali inquinanti (resine, plastiche, vernici, etc.). In quest ultimo decennio anche in virtù di una accresciuta sensibilità verso i problemi dell ambiente, l interesse verso la possibilità di recupero e riutilizzo di tali materiali è aumentato. Ciò è stato determinato: - dalle maggiori difficoltà di approvvigionamento di materie prime vergini; - dall aumento dei costi relativi; - dalle problematiche ambientali connesse con la coltivazione delle cave; - dalle problematiche ambientali connesse con le discariche; - dal quadro normativo divenuto sempre più stringente. I problemi del recupero, trattamento e riciclaggio dei rifiuti inerti da C&D, sono stati ormai da molto tempo affrontati e risolti soprattutto in quei paesi come l Olanda 7, il Belgio e la Danimarca dove per prima è stata avvertita la necessità di porre un freno al progressivo impoverimento delle loro risorse naturali. Le condizioni per lo sviluppo di un mercato di inerti riciclati sono state raggiunte da una coerente politica legislativa di incentivazione verso ricerche di nuove metodologie di riciclaggio e nuovi campi di impiego delle Materie Prime Seconde (MPS) prodotte, nonché attuando contestualmente meticolosi controlli nel territorio. Oggi il problema in Italia ha assunto una tale dimensione, soprattutto nelle regioni del sud, da imporre l applicazione di un oculata gestione dei rifiuti rivolta al raggiungimento di alcuni obiettivi prioritari: - riduzione dell estrazione di materiale lapideo vergine; - riduzione delle quantità di rifiuti prodotti; - promozione della demolizione selettiva e del riciclaggio; - sviluppo di un mercato degli aggregati riciclati 8. Per fortuna l attenzione verso tale problema, anche grazie all attività normativa europea e nazionale, è in crescita ed il legislatore ha cominciato a studiare e ad elaborare regole riguardanti: - la valorizzazione dei rifiuti, cioè l impiego di materiali usati al posto di quelli vergini; - le modalità di gestione dei rifiuti. La metodica del riciclaggio da noi ancora risulta poco praticata, ma gli addetti ai lavori sanno che l omogeneità e la purezza degli scarti che vengono conferiti è condizione 7 In Olanda, Belgio e Danimarca si sottopone a trattamento di riciclaggio l 80 90% dei rifiuti inerti. 8 Punti qualificanti del documento Raccomandazioni prodotto nel 1995 dalla Commissione in ambito C.E. Construction and Demolition Waste Project Group. 3

4 necessaria per poter pensare, attraverso un trattamento preventivo, ad un riuso possibile; diversamente, se il carico è compromesso, l unico sbocco può essere soltanto la discarica. Aspetto molto importante, quindi, che fino ad oggi non è stato ancora oggetto di adeguata attenzione normativa, ma che risulta complementare dei due aspetti precedenti, è quello della cosiddetta demolizione selettiva 9 (assieme alla raccolta differenziata), cioè di quelle metodologie e tecniche che durante le operazioni di demolizione in cantiere danno la possibilità di ottenere frazioni omogenee di macerie e rifiuti più facilmente riutilizzabili o riciclabili o conferibili. I processi di produzione e gestione dei rifiuti inerti in definitiva debbono tener conto dello sviluppo sostenibile" ovvero di un insieme sistematico di azioni programmate, finalizzate a soddisfare le esigenze ed aspirazioni del presente senza compromettere la possibilità di poterle soddisfare anche in futuro 10. Concetto di sostenibilità che non si considera esteso semplicemente alla fase di costruzione-produzione dell organismo edilizio, ma anche a quella di gestione, comprendendo in essa manutenzione, ristrutturazione, demolizione (totale o parziale), e l eventuale riciclaggio delle parti riutilizzabili. Concetto che tende verso una analisi globale, cioè una valutazione dei bilanci energetici dei materiali impiegati durante tutto il loro ciclo di vita, al fine di valutare gli aspetti nocivi nei confronti dell ambiente, la quantità di rifiuti generati, le possibilità di riciclaggio ed infine le corrette modalità di smaltimento Classificazione e composizione dei rifiuti inerti I materiali di scarto possono derivare da qualsiasi tipo di costruzione o demolizione nell ambito delle opere civili e possono comprendere materiali vari quali: calcestruzzo, cementi, malte, gesso, conglomerati e guaine bituminosi, pietre, mattoni, terre, legno, metalli, ceramiche, vetro, plastica, materiali per l isolamento termo acustico, etc., che nella maggior parte dei casi si presentano sotto forma di miscugli molto disomogenei. I rifiuti da costruzione e demolizione possono essere suddivisi in tre categorie generali: - frazione riutilizzabile, costituita da quegli elementi che possono essere riportati alla loro forma e funzione originali: finestre, inferriate di balconi, travi ecc; - frazione riciclabile, costituita da scarti riciclabili (concerne soprattutto la frazione litoide) o da rifiuti che, sottoposti a termodistruzione, forniscono energia; 9 Le linee guida dell UNI sulla Riduzione dell impatto ambientale (Milano 1999), la definiscono Modalità organizzativa di cantiere finalizzata alla selezione dei rifiuti di C&D, prevenendone la commistione. 10 The World Commission on Environment and Development Brunland Commission, Il concetto di riciclaggio globale è basato su cicli chiusi di utilizzo e riutilizzo, senza scartare nulla, così come avviene in natura. Quindi i materiali utilizzati, dopo essere stati riciclati più volte nei diversi cicli produttivi, vengono avviati verso i cicli naturali della terra. Non tutti i materiali utilizzati in edilizia possono subire un ciclo di vita chiuso. 4

5 - frazione inutilizzabile, costituita dai componenti indesiderati o dalle frazioni che contengono inquinanti, da conferire in discarica o trattare separatamente. La frazione litoide riciclabile, detta frazione inerte, può essere divisa in due sottoclassi: - calcestruzzo: che comprende calcestruzzi depurati dalle armature, scarti dell industria di manufatti di cemento o prefabbricati, etc.; - macerie: costituite da inerti di svariate provenienze (laterizi, ceramiche, pavimentazioni stradali, materiali lapidei, etc.). La composizione dei rifiuti inerti risulta in generale eterogenea e varia in funzione del tipo di attività (costruzione, manutenzione, demolizione), del tipo di edificio (tipo di materiali e componenti tecnici) e del contesto territoriale in cui si opera. Per ciò che riguarda la composizione merceologica dei rifiuti da demolizione e scarti edilizi possono assumersi i valori riportati in fig % % 20% 10% 3% 2% 10% asfalti calcestruzzi armati calcestruzzi non armati laterizi metalli cartacei altro Figura Composizione merceologica dei rifiuti da C&D [Bressi, 2002] La tabella 2.1 riporta la composizione media in peso dei rifiuti inerti prodotti in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti. 5

6 Tipo di rifiuti Danimarca Germania Italia Stati Uniti Calcestruzzo non armato 83, Calcestruzzo armato 20 Laterizio (tegole, mattoni, etc.) ,5 Asfalti 5 Scavi 6-10 Legno 12, Carta e cartone 0,2 0,6-4 Plastica 0,4 4 0,3 Metallo 2,5 3 3,2 Gesso 4 Inerte 2 Varie 0,6 1-1,4 Tabella Composizione percentuale media in peso dei rifiuti da demolizione di alcuni Stati [Bressi, 1992] All interno dei rifiuti da C&D possono essere presenti sostanze pericolose, sebbene in quantità limitate (in Gran Bretagna si è stimato che solo l 1% dei rifiuti da C&D è pericoloso), contenute in alcuni materiali da costruzione o derivanti da demolizioni di siti contaminati (tab. 2.2). Sostanza pericolosa Asbesto Cadmio Cromo Zinco Piombo PVC - plastica Asfalto Legno impregnato PCB Mercurio Utilizzo nell'ambito delle costruzioni Isolamento tubazioni, equipaggiamenti ventilazione, componenti soffitto, componenti copertura tetto PVC, plastica, vernici Vernici Grondaie Tubazioni, fili elettrici, vernici Tubazioni, installazioni elettriche, rivestimento pareti e pavimenti, porte, finestre, etc. Copertura tetti, superfici stradali, isolamento Legno da costruzione esterno Liquido isolante Installazioni termiche Tabella Esempi di sostanze pericolose nei materiali da costruzione [Jakobsen, 1992] I rifiuti da costruzione e demolizione sono classificati come rifiuti speciali ai sensi dell art. 7, c. 3, lett. b) del D. L.vo 5 febbraio 1997, n. 22. Nel nuovo Catalogo Europeo dei Rifiuti, in vigore dal 1 gennaio 2002, contenuto all Allegato A della Direttiva 9 Aprile 2002 che ha sostituito il vecchio (allegato A al D.lgs. 22/97), tali rifiuti sono elencati alla macrocategoria (tab. 2.3). Nel nuovo CER cambiano in modo significativo l'elenco dei rifiuti (divenuto unico tra rifiuti non pericolosi e pericolosi), ed i criteri di identificazione e classificazione. Vi sono due tipi di rifiuti pericolosi: 1. Pericolosi tout court: rifiuti contrassegnati nel catalogo con un asterisco; 6

7 2. Pericolosi sub condicione: la cui pericolosità dipende dalla concentrazione raggiunta dalle sostanze pericolose contenute. Si passa da un elenco di rifiuti pericolosi definito a livello europeo e sottoposto a periodica revisione, al criterio di sottoporre ad analisi chimica i rifiuti per verificare l effettiva presenza di sostanze pericolose oltre determinati valori di soglia. Vengono introdotti: nuovi codici (circa 470) e il contestuale abbandono di vecchi codici (circa 280); voci specchio (codice pericoloso e non pericoloso per il medesimo rifiuto, in funzione della concentrazione di sostanze pericolose); nuovi capitoli riferibili a processi produttivi non presenti nel precedente elenco; capitoli specifici, riferiti al ciclo produttivo di provenienza, in cui confluiscono gruppi di rifiuti, prima distribuiti in diversi capitoli. Il quadro completo della nuova macrocategoria divenuta Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati) è riportato in tabella

8 Codice CER Descrizione Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati) Cemento, mattoni, mattonelle, ceramiche e materiali in gesso Cemento Mattoni Mattonelle e ceramica * Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, contenenti sostanze pericolose Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce Legno, vetro e plastica Legno Vetro Plastica * Vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati Miscele bituminose,catrame di carbone e prodotti contenenti catrame * Miscele bituminose contenenti catrame di carbone Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce * Catrame carbone e prodotti contenenti catrame Metalli (incluse le loro leghe) Rame, bronzo, ottone Alluminio Piombo Zinco Ferro e acciaio Stagno Metalli misti * Rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose * Cavi, impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose Cavi, diversi da quelli di cui alla voce Terra (compreso il terreno proveniente da siti contaminati), rocce e fanghi di dragaggio * Terra e rocce, contenenti sostanze pericolose Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce * Fanghi di dragaggio, contenente sostanze pericolose Fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce * Pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose Pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce Materiali isolanti e materiali da costruzione contenenti amianto * Materiale isolante contenente amianto * Altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose Materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci e * Materiali da costruzione contenenti amianto Materiali da costruzione a base di gesso * Materiali da costruzione a base di gesso contaminati da sostanze pericolose Materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce Altri rifiuti dell attività di costruzione e demolizione * Rifiuti dell attività di costruzione e demolizione, contenenti mercurio * Rifiuti dell attività di costruzione e demolizione, contenenti PCB * Altri rifiuti dell attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose Rifiuti misti dell attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci , , Tabella Catalogo Europeo dei Rifiuti (2002), rifiuti da C&D (*rifiuti pericolosi) 8

9 3. La produzione di rifiuti da C&D La produzione dei rifiuti da C&D viene determinata prioritariamente sulla base dei M.U.D. 12 relativi all attività di gestione dei rifiuti inerti di cui alla categoria CER 17. Tali valori vengono sottoposti ad analisi e a bonifica 13 a livello provinciale, attraverso un confronto tra le quantità dichiarate (MUD) e l attività del dichiarante, e poi aggregati a livello regionale. L analisi dei MUD però risulta poco significativa poiché il D.L.vo 22/97 non obbliga i produttori di rifiuti non pericolosi da C&D alla presentazione della dichiarazione ambientale. Per cui i coefficienti di produzione pro-capite risultano molto diversi da regione a regione, anche tra aree simili per densità di popolazione ed interventi costruttivi, ed i dati che ne derivano risultano quasi sempre sottostimati rispetto a quelli reali. Nel caso dei rifiuti da C&D, la quantificazione risulta particolarmente difficoltosa, oltre che per la inaffidabilità dei dati MUD, anche per la diffusa pratica dello smaltimento illegale, soprattutto nelle Regioni del Sud, attraverso: - il recupero/riciclo dei rifiuti impiegati tal quali nei cantieri di produzione 14 per riempimenti, sottofondi, ripristini, rimodellamenti ambientali in difformità a quanto affermato dal D.M. 5/02/1998; - conferimento presso discariche abusive; - abbandono indiscriminato nell ambiente. Le metodologie per la valutazione quantitativa delle macerie prodotte sono sostanzialmente di due tipi: - il metodo deduttivo; - il metodo induttivo. Il primo si basa sui dati informativi ricavabili a consuntivo dalle diverse operazioni di smaltimento, che come detto per la frazione relativa ai rifiuti non pericolosi da C&D risulta ancora poco affidabile. Il secondo approccio 15 prevede studi interni al settore delle costruzioni, per la determinazione della relazione tra i diversi tipi di processi di lavorazione e le quantità di rifiuti prodotti al fine di determinare specifici coefficienti di produzione. Gli ultimi dati completi sulla produzione dei rifiuti da C&D, in ambito europeo, sono del 1999 e si riferiscono al periodo compreso tra il 1990 e il Da tale rapporto emerge una 12 Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (L. n. 70 del 25/01/1994) attraverso cui i soggetti obbligati producono l azione dichiarativa alle Camere di Commercio provinciali che a loro volta comunicano i dati alle Sezioni Regionali del Catasto Rifiuti. Costituisce la base del sistema di raccolta dei dati relativi alla gestione dei rifiuti su cui dovrebbe basarsi la pianificazione come previsto dall art. 11 D.L.vo n. 22 del 05/02/ Cfr. APAT-ONR, Rapporto Rifiuti Si tratta di una pratica che contravviene alle norme in quanto non garantisce la granulometria necessaria alla stabilità, né la possibilità di controllare gli effetti sull ambiente, cosa che può essere fatta solo mediante l esecuzione del test di cessione sui materiali. 15 Previsto dal Regolamento (CE) 2002/2150 sulle statistiche dei rifiuti, peraltro già utilizzato dall APAT e dell ONR nel Primo Rapporto sui Rifiuti Speciali. 9

10 produzione di rifiuti da costruzioni, demolizioni e scavi nei paesi dell Unione Europea, superiore a 470 milioni di tonnellate, di cui circa 180 milioni di tonnellate derivano da costruzione e demolizione di fabbricati, rispetto ai quali i paesi maggiori produttori sono, nell ordine, Germania (32,8%), Regno Unito (16,7%), Francia (13,1%) ed Italia (11,4%) (tab. 3.1). Paese Anni di riferimento Popolazione (1997) (milioni di ab.) Prod. rifiuti da C&D tot. (10 6 t) Prod.rifiuti da C&D pro-capite (Kg/ab*anno) Rifiuti da C&D (%) Materiale riciclato o riutilizzato (%) Germania ,0 59, ,8 17 Regno Unito ,9 30, ,7 45 Francia ,4 23, ,1 15 Italia ,6 20, ,4 9 Spagna ,3 12, ,1 < 5 Olanda ,6 11, ,2 90 Belgio ,2 6, ,7 87 Austria ,1 4, ,6 41 Grecia ,5 1, ,0 < 5 Portogallo ,9 3, ,8 81 Danimarca ,3 2, ,5 < 5 Svezia ,8 1, ,9 21 Finlandia ,1 1, ,7 45 Irlanda ,7 0, ,3 < 5 Lussemburgo ,4 0, ,2 - Tot. UE 373,8 179, ,0 28 Tabella Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in Europa e percentuale di riciclaggio [Commissione Europea, DGXI 1999] Ne discende un valore di produzione pro-capite di rifiuti da C&D a livello comunitario di circa 480 kg/anno. I valori più elevati si riscontrano in generale nei paesi del Nord Europa, in particolare, Germania (719 kg/ab), Olanda (716 kg/ab), Belgio (662 kg/ab), Regno Unito (509 kg/ab) e Danimarca (498 kg/ab). L Italia si trova poco al di sotto della media europea, con una produzione annua di 354 kg/ab. I dati nazionali più attendibili sono quelli pubblicati dall Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT) 16 e dall Osservatorio Nazionale sui Rifiuti (ONR); dati che partono da una rielaborazione aggiornata al 1999 di quelli pubblicati nel Primo rapporto sui rifiuti speciali e che si rifanno al rapporto della DG XI, passando da una stima della produzione complessiva nazionale, ad una stima per singole regioni (tab. 3.2). 16 Dal 06/10/2002 l Agenzia Nazionale per la Protezione dell Ambiente (ANPA) e i Servizi Tecnici della Presidenza del Consiglio - Servizio Geologico, Idrografico e Mareografico nazionali sono confluiti nell Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT). 10

11 Regioni Totale (t/anno) Popolazione 1997 Produzione pro-capite (Kg/ab*anno) Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d Aosta Veneto Totale Tabella Stima della produzione totale pro-capite in Italia [Elaborazione dati ANPA; Commissione Europea, DGXI 1999] Anche l A.N.P.A.R. (Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati) ha ritenuto di fornire un ulteriore contributo elaborando una propria stima dell indice di produttività specifica attraverso il metodo deduttivo (tab. 3.3). Zone omogenee Produttività (Kg/anno*ab) Quantità (milioni di tonnellate) Nord ,8 Centro 510 7,2 Sud 410 7,2 ITALIA ,2 Tabella Indici di produttività di rifiuti da C&D pro-capite/anno [Elaborazioni ANPAR su dati CRESME] Nel periodo la produzione 17 di rifiuti speciali 18 in Italia come negli altri Paesi europei è aumentata notevolmente per via delle migliorate condizioni economiche e dello 17 APAT-ONR, Rapporto Rifiuti 2002 e I rifiuti speciali si possono distinguere in: rifiuti speciali non pericolosi (escluso inerti); rifiuti speciali inerti (non pericolosi); rifiuti speciali pericolosi; rifiuti speciali non determinati. 11

12 sviluppo industriale 19. Infatti i dati mostrano un netto aumento dei valori dal triennio a quello (fig. 3.1). Nel primo la produzione media annua risulta di circa 21,8 milioni di tonnellate con una produzione pro-capite di 0,44 t/ab. x anno. Nel secondo triennio i dati balzano rispettivamente a 31,8 milioni di tonnellate e a 0,64 t/ab. x anno. Viene raggiunta e superata la nota stima ministeriale di 0,6 t/ab. x anno, rispetto alla quale ci si riferiva con le prudenziali riduzioni tonnellate speciali non pericolosi speciali pericolosi C&D Fig Produzione totale di rifiuti speciali differenziati per tipologia, anni Nel sono stati prodotti in Italia 92,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 37,3 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D 21. Nel triennio , contenente dati più completi e consolidati, la quantità di rifiuti inerti deducibile dai dati MUD è di circa 8,2 milioni di tonnellate, molto inferiore ai 23 milioni di tonnellate stimati con metodologia europea e pubblicata da APAT nel rapporto rifiuti Ciò conferma come questa categoria di rifiuti sia sottoposta a forti errori di valutazione. 19 Le attività economiche che contribuiscono maggiormente a tale produzione sono l industria manifatturiera, il settore delle costruzioni, le attività di estrazione mineraria, l agricoltura. 20 Occorre osservare che i dati relativi al 2002 risentono dell entrata in vigore (1/1/2002) del nuovo Elenco Europeo dei rifiuti che in funzione della presenza di sostanze inquinanti ha migliorato la identificazione e quindi aumentato la serie di rifiuti classificati come pericolosi. Ne è conseguito l aumento dei rifiuti pericolosi e la diminuzione di quelli non pericolosi rispetto al Stima APAT (non basata sui dati MUD). 12

13 Scarti provenienti dalla estrazione e lavorazione della pietra ornamentale. Altro comparto che produce un flusso di rifiuti inerti significativo è quello dell estrazione e lavorazione della pietra. Un settore produttivo importante per l economia, che risulta molto distribuito sul territorio nazionale 22 e che assegna all Italia il secondo posto a livello di produzione mondiale, dietro la Cina. Complessivamente infatti la produzione annua di materiale di cava da parte dell industria estrattiva risulta di 393 milioni di tonnellate 23, di cui circa 30 milioni per pietre ornamentali 24. Per tutto ciò nell industria di estrazione e lavorazione della pietra si producono grandi quantità di rifiuti inerti lungo tutta la filiera produttiva. Complessivamente gli scarti possono essere stimati in circa il 60% del materiale cavato che vengono sostanzialmente prodotti: - in cava (40%), durante le attività di estrazione (blocchi e cocciame di varie forme e dimensione); - fuori cava (20%), durante le attività di lavorazione varie (10% di crostoni terminali e frammenti di lastre, 10% di fanghi di lavorazione). Dall attività economica della lavorazione della pietra ornamentale, distinta dall attività di cava, viene prodotto un flusso di rifiuti inerti di non meno di 3 milioni di tonnellate, che risulta potenzialmente riutilizzabile per la produzione di aggregati da riciclo per cls di qualità. I flussi di rifiuti inerti La pianificazione e l attuazione di un adeguata politica di gestione dei rifiuti da C&D richiede una preventiva analisi dei flussi di inerti prodotti nel contesto territoriale di riferimento, sia in termini di qualità che di quantità, al fine di definire gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti da applicare. La qualità (composizione merceologica, natura dei materiali, etc.) fornisce indicazioni sulle possibilità e condizioni per il recupero e il reimpiego. La quantità risulta un dato di base per pianificare ed attivare sul territorio una adeguata rete di impianti di riciclaggio, aree di stoccaggio, discariche, infrastrutture, etc. L individuazione dei flussi omogenei di rifiuti da C&D viene inserito fra le competenze dello Stato (art. 18, D.L.vo n. 22 del 05/02/1997) e i tipi, le quantità e l origine dei rifiuti da recuperare e da smaltire rappresentano dati di base imprescindibili per la determinazione delle linee programmatiche in materia di rifiuti e della conseguente attuazione attraverso i Piani regionali di gestione dei rifiuti (art. 22, D.L.vo 22/97), strumenti di pianificazione, programmazione e gestione di interventi finalizzati a contrastare la pratica dell emergenza e dare risposte di governo efficaci su: 22 Su tutto il territorio nazionale risultano diffuse in modo omogeneo circa unità estrattive. 23 Dati Min. Industria anno 1997 e precedenti. 24 Nel 1997 sono stati esportati circa 4,6 milioni di tonnellate tra prodotti lavorati e blocchi. 13

14 - riduzione dei rifiuti generati; - distribuzione adeguata sul territorio degli impianti di gestione dei rifiuti; - razionalizzazione dei costi; - massimo recupero di materiali e/o energia. Anche per gli Accordi e contratti di programma (art. 25, D.L.vo n. 22/97), strumenti partecipativi per la gestione dei rifiuti, che prevedono la cooperazione tra pubblico e privato attraverso lo sviluppo e l attuazione di processi di gestione-produzione anche innovativi, risulta fondamentale la conoscenza 25 dei flussi di rifiuti inerti. 4. Il quadro normativo di riferimento 4.1 La normativa europea Dopo la dichiarazione delle Nazioni Unite di Stoccolma del 9 Febbraio 1972 che adottava il Piano di azione per l ambiente, anche la Comunità Europea con la Direttiva 75/442/CEE del 15 Luglio 1975, muove il primo importante passo verso l adozione di una legislazione europea che tenesse conto delle problematiche legate al corretto smaltimento dei rifiuti, prevedendo la promozione dei sistemi tendenti a riciclare e riutilizzare i rifiuti o in alternativa a recuperare da essi materiali ed energia con criteri di economicità ed efficienza. Con una successiva direttiva, la 91/156/CEE, viene enunciato il principio fondamentale che attribuisce priorità alla minimizzazione della produzione dei rifiuti e al loro recupero rispetto alla semplice attività di smaltimento. La direttiva individua un elenco di operazioni di smaltimento e di recupero ed inoltre un elenco delle tipologie di rifiuti che rientrano nell ambito di applicazione della direttiva; primo passo verso il CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) istituito dalla decisione 93/3/CE del 20 Dicembre 1993, in applicazione della 91/156/CEE stessa. Un analogo percorso è stato effettuato per i rifiuti pericolosi con la direttiva 78/319/CEE del 28 Marzo 1991, modificata dalla direttiva 91/689/CEE, che detta norme supplementari per la gestione dei rifiuti pericolosi estendendo anche ad essi procedure semplificate per un loro recupero. La direttiva è stata seguita dalla decisione 94/904/CEE, che ha istituito l elenco europeo dei rifiuti pericolosi. Dopo profonde revisioni e aggiornamenti la Commissione Europea approva il nuovo Catalogo Europeo dei Rifiuti ( CER 2002 ) entrato in vigore da 1 gennaio Sulla base della Risoluzione del Consiglio Europeo del 7 Maggio 1990, nel 1992, la Commissione Europea definì, nell ambito della Strategia dei Flussi Prioritari, sei programmi 25 L importanza strategica della conoscenza come supporto per il governo dell ambiente è stata più volte affermata dalla Commissione Europea attraverso la Strategia europea in materia di gestione dei rifiuti. Vedi Regolamento del Consiglio 1210/90, con cui viene istituita l Agenzia Europea dell Ambiente (EEA) e della Rete Europea di Informazione e Osservazione Ambientale (EIONET). La L. n. 61 del 21/01/1994 ha istituito l Agenzia Nazionale per la Protezione dell Ambiente (ANPA) e dato mandato alle regioni di istituire le Agenzie regionali (ARPA) che dal successivo D. L.vo n. 22 del 5/02/1997 hanno ricevuto specifiche attribuzioni in materia di informazione. 14

15 dedicati ad altrettanti flussi di rifiuti quali: pneumatici usati, carcasse auto, solventi clorurati, rifiuti ospedalieri, rifiuti da materiale elettrico ed elettronico e, infine, rifiuti da C&D. Nasce una nuova strategia che si estende al ciclo di vita del prodotto, dal progetto al reimpiego, passando per l estrazione delle materie prime, i processi di produzione, la fase di impiego e di smaltimento dei rifiuti. Per ciascuna categoria di rifiuto bisognava quindi studiare la caratteristiche chimicofisiche, valutare le possibilità di trattamento e recupero ed il corretto smaltimento finale dei residui. Per analizzare ed approfondire le problematiche connesse a ciascun flusso di rifiuti, venne istituito, per ognuno di essi, una Commissione, ciascuna costituita da Gruppi di Lavoro specifici. Nell ambito dei rifiuti da C&D fu istituita a Berlino la commissione Construction and Demolition Waste Project Group, guidata dalla Germania e organizzata in tre gruppi di lavoro: Compito fondamentale del Project Group è stato quello di garantire lo scambio di informazioni tra i vari Stati Membri e di definire una strategia globale d azione, armonizzando le diverse politiche di gestione dei rifiuti. Il lavoro del Projet Group si concluse nel giugno del 1995 con la stesura di tre documenti: - il documento Informazioni ; - il documento Strategia ; - il documento Raccomandazioni. Il documento Informazioni fornisce un quadro completo della situazione in materia di rifiuti da costruzione e demolizione ed è suddiviso in quattro capitoli: legislazione e definizioni; informazioni statistiche; trattamento, recupero e riciclo; progetti e studi. In sintesi, riporta le definizioni adottate, riassume i dati dei vari paesi della Comunità, mette in evidenza i processi attraverso i quali la strategia deve essere sviluppata. Il documento Strategia fissa i problemi e le azioni richieste per migliorare la gestione dei rifiuti da C&D e propone al tempo stesso una strategia per raggiungere gli obiettivi. Il documento Raccomandazioni contiene (55) raccomandazioni utili per la gestione dei rifiuti da C&D, che muovono dai seguenti punti principali: - prevenzione: oltre ad azioni di educazione/informazione, scegliere i materiali guardando al loro riutilizzo e alla riduzione dei rifiuti; - separazione: prevede la promozione della demolizione selettiva, l incoraggiamento del riciclaggio e la disincentivazione dello smaltimento in discarica; - trattamento: prevede un sistema di permessi e licenze, la indicazione della quantità di rifiuti presumibilmente prodotta e le misure da adottare per trattare i rifiuti; - mercato: per il suo sviluppo, viene attribuito un ruolo centrale alla Pubblica Amministrazione, quale committente di opere pubbliche. 15

16 La Direzione Generale Imprese costituisce, nel Giugno 1999, il Gruppo di lavoro sull edilizia sostenibile (Working Group on Sustainable Construction). Il 4 Aprile 2000, la Commissione Europea, Direzione Generale Ambiente, elabora un documento per la definizione di una proposta di strategia comunitaria (DGENV.E.3 - Management of Construction and Demolition Waste) che individua una serie di azioni e di strumenti finalizzati all attuazione di una corretta politica di gestione dei rifiuti da C&D. Viene ritenuto necessario: - intraprendere azioni per ridurre l impatto ambientale correlato con la gestione dei rifiuti da costruzioni e demolizioni, in particolare per quelli pericolosi (amianto, PCB, metalli pesanti, solventi, etc.); - individuare un efficace sistema per la raccolta dei dati su tale flusso di rifiuti al fine di definire un quadro conoscitivo di riferimento; - elaborare specifici piani di gestione; - utilizzare in maniera sinergica una serie di strumenti, tra cui: restrizioni allo smaltimento in discarica; incentivi per la promozione della selezione alla fonte e del riciclaggio dei rifiuti; sviluppo di un mercato dei materiali riciclati; corretta gestione dei rifiuti come parte integrante delle licenze edilizie e dei permessi di demolizione; efficaci sistemi di controllo; piani specifici per la gestione dei rifiuti da costruzioni e demolizioni; incentivi per l uso di materiali riciclati nel settore delle opere pubbliche; Viene rilevato come l impatto derivato dalla gestione dei rifiuti da C&D incida fortemente sul territorio da cui deriva che la loro gestione è inquadrabile come materia sottoposta a sussidarietà, come previsto dagli accordi comunitari. Accordi volontari e strumenti di concertazione possono rappresentare, cioè, dei validi strumenti per favorire l applicazione delle normative. Infine, coerentemente con gli enunciati per uno sviluppo sostenibile i rifiuti insieme alle risorse rappresentano uno dei quattro settori prioritari di intervento nel VI Programma comunitario di Azione in materia di ambiente (VI EAP). Tale programma, entrato in vigore il 19/9/2002 con la Decisione n. 166/2002/CE, ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di scindere l aspetto della produzione dei rifiuti da quello della crescita economica puntando a migliorare le iniziative di prevenzione, ad aumentare l efficienza delle risorse passando a modelli di consumo più sostenibili. La marcatura CE Con l entrata in vigore (01/06/2004) della direttiva 89/106/CE, recepita con D.P.R. 21/04/1993 n. 246, prevede anche per gli aggregati, naturali, artificiali o riciclati, sono sottoposti agli obblighi di controllo e certificazione di qualità del prodotto al fine di una loro immissione nel Mercato Comune Europeo. 16

17 Il rispetto dei requisiti di prodotto riportati nelle norme armonizzate consente di apporvi il marchio CE che consentirà la libera circolazione e commercializzazione. Le norme sugli aggregati elaborate dalla Commissione CT 154 CEN, comprendono un insieme di specifiche tecniche che armonizzano le normative tecniche degli stati membri a tutto il Il sistema di attestazione di conformità per gli aggregati prevede l autocertificazione nel caso di prodotti per i quali non è richiesto il requisito di elevata sicurezza, ovvero il controllo del ciclo produttivo e della produzione, da parte di un ente accreditato, nel caso di richiesta elevata sicurezza. Aspetto importante ai fini di una rappresentatività dei campioni sottoposti a prove risulta la costanza delle caratteristiche degli aggregati riciclati prodotti. Esiste cioè uno stretto rapporto tra qualità e certificazione di prodotto (Marcatura CE) e qualità e certificazione di processo (UNI EN ISO 9000). Attualmente le specifiche tecniche (valori limite, categorie, caratteristiche meccaniche, fisiche e chimiche) degli aggregati sono contenute nelle seguenti norme armonizzate: - EN Aggregati per calcestruzzi - EN Aggregati per malte - EN Aggregati per conglomerati bituminosi - EN Aggregati per miscele stradali, legate e non legate - EN Aggregati leggeri per calcestruzzi e malte - pren Aggregati leggeri per applicazioni stradali - EN Aggregati per massicciate ferroviarie - EN Pietrame per scogliere L apposizione della marcatura CE sugli aggregati riciclati è regolata dalla norma armonizzata EN 13242:2004 e dalla relativa normativa nazionale. 4.2 La normativa nazionale Una prima regolamentazione sui rifiuti è rappresentata dalla legge n. 366 del 20 Marzo 1941, ma la prima vera norma organica emanata in Italia in materia di smaltimento dei rifiuti è rappresentata dal D.P.R. 915 del 1982 che si proponeva tra l altro di pervenire ad una pianificazione economica e territoriale delle attività di smaltimento che permettessero una limitazione della produzione dei rifiuti ed il recupero tra essi di materiali ed energia. I rifiuti edili provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi sono inscritti nella categoria rifiuti speciali e per essi non si prevedeva alcuna modalità particolare di gestione, tranne che la loro movimentazione dovesse essere riportata su un apposito registro e che il conferimento avvenisse obbligatoriamente a soggetti autorizzati. 17

18 Il D.P.R. 915/82 considerava centrale il concetto di smaltimento che, nelle sue varie fasi comprendeva anche le operazioni di trattamento finalizzate al recupero, riciclo e riutilizzo, senza alcun privilegio per queste ultime. Il decreto viene completato, per gli aspetti più tecnici, dalla successiva delibera del Comitato Interministeriale del 27/07/1984, la quale prevede i criteri per la classificazione dei rifiuti, gli adempimenti e gli obblighi prescritti per le diverse attività di smaltimento. Si tratta della prima norma che definisce le modalità di smaltimento dei diversi tipi di rifiuti; essa prevede tre categorie (I, II, III) di discariche e tre sotto categorie (A,B,C) per la discarica di tipo II; stabilisce che i rifiuti inerti debbano essere destinati alle discariche 2A, ed include in tali rifiuti quelli derivanti da demolizioni, da costruzioni e manutenzioni anche se questi ultimi possono contenere frazioni speciali quali plastica, metalli, legno, con possibilità quindi di inquinamento. (Successivamente il D.M. 05/09/94 vieta lo stoccaggio definitivo in discarica di tipo 2A se non previo la rimozione delle frazioni non classificabili come inerti, indicando questi stessi materiali, fonte, previo opportuno trattamento, di materiali reimpiegabili. Il riutilizzo e le attività di recupero, vennero per la prima volta prese in considerazione dalla legge 441/1987. Tale norma riprendeva e ribadiva uno dei principi fondamentali in tema di gestione dei rifiuti, da sempre enunciato dalla Comunità Europea e recepito già nel D.P.R. 915/1982, cioè la necessità di una riduzione alla fonte della produzione di rifiuti, e la incentivazione delle misure rivolte al loro recupero e riutilizzo. Tale legge istituiva l Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento rifiuti nelle varie fasi. La produzione normativa proseguiva con l emanazione della legge 475/1988, che introduceva la nozione di materie prime secondarie (MPS), definite all art. 2 della legge n. 475, 1 comma, come: residui derivanti da processi produttivi e che sono suscettibili, eventualmente previi idonei trattamenti, di essere utilizzati come materie prime in altri processi produttivi della stessa o di un altra natura. Successivamente con il Decreto del Ministro dell Ambiente , attuativo della Legge 475/88, si tenta di andare nella direzione di un ampio recepimento della direttiva 75/442CEE favorendo le attività di recupero dei rifiuti rispetto a quelle di smaltimento. Norma che viene poi abrogata riconducendo la disciplina delle MPS nell ambito del D.P.R. 915/82. Segue il D.L. 08/07/94 n. 438, che disciplina le attività finalizzate al riutilizzo dei residui derivanti da cicli di produzione, ed all art. 2 stabilisce che le attività finalizzate al riutilizzo di un residuo in un processo produttivo, quando effettuate nello stesso stabilimento, sono da considerare parte integrante della produzione. Il concetto stesso di rifiuto quindi è connesso al verificarsi delle due condizioni: - che la sostanza o l oggetto sia compreso nelle categorie previste dal CER; 18

19 - che il detentore (produttore) abbia deciso o abbia l obbligo di disfarsene 26. Non verificandosi l obbligo di disfarsene, è il produttore con le sue scelte che decide se considerarlo rifiuto (caso del conferimento in discarica dopo uno stoccaggio provvisorio in stabilimento) o materia prima secondaria (caso del riutilizzo). Con il D. L.vo 5 Febbraio 1997 n. 22 Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (Decreto Ronchi), arriva il principale riferimento normativo nazionale in materia di rifiuti, rivoluzionando il precedente incentrato nel D.P.R. 915/82, spostando cioè la centralità del concetto di smaltimento a quello di gestione integrata dei rifiuti. Il termine smaltimento non è più onnicomprensivo ma, anzi, diviene esso stesso parte di un tutto che è appunto la gestione che comprende (art. 6, comma 1, lett. D) la raccolta, il trasporto, il recupero e la post gestione delle discariche. I principi generali contenuti dal decreto Ronchi stabiliscono le seguenti priorità: - prevenzione, al fine di ridurre la produzione di rifiuti e la loro pericolosità; - recupero, attraverso il reimpiego, il riciclaggio, il recupero per ottenere materia prima dai rifiuti, il recupero di energia; - smaltimento, la fase residuale della gestione dei rifiuti. La normativa definisce corretta gestione quella che favorisce la riduzione dello smaltimento finale attraverso: a) il reimpiego ed il riciclaggio; b) le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti; c) l adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato delle MPS; Il D.M. 05/02/1998 introduce una riedificazione del concetto MPS quale risultato della valorizzazione del rifiuto, attraverso adeguati trattamenti, e della verifica della compatibilità ambientale. Il D.M. detta all art. 5 la definizione di recupero ambientale per identificare le operazioni di restituzione di aree degradate ad usi produttivi o sociali attraverso rimodellamenti morfologici e dispone che le condizioni e le procedure per l utilizzo dei rifiuti in tali attività (rifiuti non pericolosi; apposito progetto approvato dall autorità competente; rispetto delle norme tecniche; compatibilità con le caratteristiche chimico-fisiche, idrogeologiche e geomorfologiche dell area da recuperare). 26 L art. 14 del D.L.vo 8/7/2002 n. 138 chiarisce il significato di: si disfi, abbia deciso, abbia l obbligo di disfarsi e precisa che non ricorre la decisione di disfarsi ove i materiali residuali possono essere riutilizzati nel medesimo o in analogo ciclo produttivo, anche previo trattamento preventivo, con esclusione di operazioni di recupero incluse tra quelle dell allegato C del D.L.vo 22/97. 19

20 Il recupero ambientale, ai fini del controllo del rischio di eventuale inquinamento sia di natura organica che inorganica, è sempre subordinato all esecuzione del test di cessione (di cui all Allegato 3 del Decreto) da effettuarsi sul rifiuto, in cui i parametri da controllare riguardano fondamentalmente i metalli pesanti, alcuni sali, amianto e sostanza organica che devono essere presenti in concentrazione inferiori a quelle stabilite nell allegato stesso. L impiego diretto dei rifiuti da costruzione e demolizione non è consentito in alcun caso in quanto la composizione di tali rifiuti è variabile (calcestruzzo, legno, ferro, laterizio, plastica) ed è tale da necessitare di un trattamento di omogeneizzazione e separazione delle diverse frazioni prima dell impiego della frazione inerte. Il trattamento permette inoltre in modo diretto il recupero di altre frazioni quali ad esempio il ferro contenuto nei calcestruzzi. Il materiale in uscita dall impianto di trattamento deve essere sottoposto alla verifica del test di cessione. Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, gli aggregati riciclati devono rispettare la CNR-UNI Solo una volta verificata la rispondenza a standard, merceologici ed ambientali, l inerte valorizzato, può essere catalogato come MPS ed essere elevato a prodotto utilizzabile in sostituzione di un inerte naturale, compatibilmente con le caratteristiche prestazionali. Si segnala il D.M. 12 Giugno 2002 n. 161, relativo all'individuazione dei rifiuti pericolosi che è possibile ammettere alle procedure semplificate, in vigore dal 30 luglio 2002, che stabilisce quali rifiuti pericolosi (e come) possono essere recuperati nel rispetto degli articoli 30, 31 e 33 del Decreto Ronchi. Una importante norma è costituita dal D.M. 8 maggio 2003 n. 203 del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio, che dà pratica attuazione ai principi emanati dalla normativa europea sulla necessità di stimolare lo sviluppo di un mercato degli aggregati riciclati quale aspetto importante dell attività di gestione. Il D.M. 203/03 stabilisce infatti regole affinché le regioni possano adottare specifiche disposizioni rivolte agli enti pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico, affinché coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti realizzati con materiale riciclato nella misura non inferiore al 30%. Introduce a tal fine l obbligo e la metodologia di calcolo, ed istituisce il repertorio del riciclaggio (RR) contenente: l elenco dei materiali riciclati e l elenco dei manufatti e beni realizzati con materiale riciclato assieme all offerta, la disponibilità, il prezzo. Nel marzo 2004 l UNI ritira la UNI 10006:2002 per una revisione sulla base delle norme armonizzate europee. Norma attualmente allo studio di un apposito gruppo di lavoro al fine di uniformarla alle prescrizioni di cui alla UNI EN 13242, ma allo stato ancora non ripresentata. Nella sua pratica applicazione, in parte, è sostituita dalle seguenti: 20

21 - UNI EN ISO :2003 Identificazione e classificazione dei terreni - UNI EN 13242:2004 Aggregati per miscele non legate e legate idraulicamente destinate a lavori stradali e lavori di ingegneria civile - UNI EN 13285:2004 Miscele non legate - Specifiche Restano intanto gli obblighi delle prove di cui al D.M , fra cui la verifica dell eluato al test di cessione, e della normativa tecnica (CEN - UNI). A tale momentaneo vuoto normativo viene in soccorso la Circolare 15 luglio 2005 n. 5205, contenete Indicazioni per l operatività nel settore edile, stradale e ambientale, ai sensi del D.M. 8/5/2003 n La circolare, emanata a seguito del ritiro della UNI 10006:2002, ha il merito di ripristinare le condizioni per una pratica attuazione dei principi emanati dal D.M. 203/03. Essa, infatti, richiama le prescrizioni tecniche per la realizzazione di alcuni prodotti con aggregati riciclati provenienti da rifiuti da C&D ed iscrivibili nel Repertorio del Riciclaggio. Tali prescrizioni sotto forma di parametri, modalità di prova e limiti di accettabilità vengono riportati negli allegati C.1 C.5 per i prodotti A.1 A.5 27, mentre per il prodotto A.6, aggregato riciclato per il confezionamento di calcestruzzi con classe di resistenza R ck /leq 15 M pa, vengono richiamate la UNI e la UNI EN 12620: Aggregati riciclati per la realizzazione di: corpo dei rilevati di opere in terra (A.1), sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di piazzali (A.2), strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto e di piazzali (A.3), recuperi ambientali, riempimenti e colmate (A.4), strati accessori (aventi funzione anticapillare, antigelo, drenante, etc.) A.5 21

R E G I O N E P U G L I A

R E G I O N E P U G L I A - Visto il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22 (sostituito dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152); - Visto il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n.36; - Visto il decreto ministeriale 5 febbraio

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