RASSEGNA STAMPA. rassegna stampa. 9 Settembre 2015

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1 Pagina 1 di 8 rassegna stampa 9 Settembre 2015 IL CITTADINO Lodi Maculopatia, i farmaci disponibili anche a Lodi Dona il sangue e scopre il virus: è il quinto caso della West Nile Parla Il primario «Evitiamo allarmismi, le donazioni sono sicure» Codogno Pronto soccorso Mancano gli infermieri, sindacato Fsi all attacco Casalpusterlengo Sant Angelo Lodigiano Nuovo reparto con 14 letti, il Delmati si rifà il look IL GIORNO online

2 Pagina 2 di 8 Maculopatia, i farmaci disponibili anche a Lodi di C. V. Anche il reparto di oculistica di Lodi potrà aumentare il numero dei suoi pazienti in cura. La Regione, infatti, ha portato da 12 a 20 il numero delle strutture nelle quali è possibile curare la maculopatia con l Avastin. Un farmaco molto meno costoso di quello utilizzato attualmente. Ora il reparto di oculistica cura circa 150 ammalati, ma se le spese diminuiscono saranno molti di più i pazienti che potranno essere curati. Ad annunciarlo è stato in consiglio regionale l assessore alla sanità ad interim Roberto Maroni, in risposta all interpellanza di Paola Macchi del Movimento 5 Stelle. «Il 23 giugno dell anno scorso - ricorda Maroni - l Aifa ha disposto che il bevacizumab fosse somministrabile a carico del Servizio sanitario nazionale per l indicazione terapeutica della degenerazione maculare correlata all età. Da qui la decisione che la somministrazione dovesse essere effettuata esclusivamente da parte di farmacie ospedaliere in possesso dei necessari requisiti, nel rispetto delle norme di buona preparazione. In prima istanza erano state individuate 12 strutture per la somministrazione del farmaco a carico del Sistema sanitario. Oggi le strutture sono diventate 20». E tra queste c è anche l ospedale di Lodi.

3 Pagina 3 di 8 Dona il sangue e scopre il virus: è il quinto caso della West Nile di Cristina Vercellone Grazie all esame di biologia molecolare, il centro trasfusionale dell ospedale Maggiore è riuscito a intercettare e bloccare una sacca infetta Dona il sangue e scoprono che ha la West Nile. Salgono a 5 i casi di febbre del Nilo, il virus trasmesso dalla puntura di zanzara. È successo qualche giorno fa al centro donatori di via Mosè Bianchi, ma la notizia è stata diffusa solo in queste ore. Anche per rassicurare i lodigiani che tutto il sangue di Lodi utilizzato per le trasfusioni è più che sicuro. Un 40enne, volontario dell Avis, si è recato come al solito per la donazione di sangue all ex dispensario. Come ogni mattina, ha steso il braccio e ha donato. Il suo sangue, prima di finire tra quello disponibile ad essere trasfuso, è stato sottoposto alle analisi e anche all esame di biologia molecolare, la Nat, effettuata a Lodi di routine da quando il Lodigiano è diventato territorio a rischio per il virus della zanzara. È da questo esame che si è potuta evidenziare la malattia. Il giorno dopo la donazione, il primario del centro trasfusionale Giuseppe Cambiè ha allertato subito il donatore. Più veloce quasi della comparsa della malattia. Il paziente, infatti, si era appena accorto di avere la febbre. Sottoposto alla cura antibiotica e curato al domicilio, il malato è guarito senza bisogno di alcun ricovero. Con questo episodio sono saliti a 5 i casi conclamati di West Nile disease. A differenza che in quest ultimo episodio, negli altri 4 casi, invece, si era reso necessario il ricovero nel reparto di rianimazione e in quello di malattie infettive di Sant Angelo. Si trattava, infatti, di pazienti anziani: un 81enne di Lodi, un 86enne di Sant Angelo, un 69enne di Bertonico e un 78enne di Chignolo. Tutti e 4 i pazienti sono stati trasferiti, ora, nel reparto di riabilitazione del Delmati, per il recupero motorio e del linguaggio. Nel 2014 ci sono stati due casi di West Nile disease, il primo a Lodi e il secondo a Codogno, tra agosto e settembre. A San Rocco si era verificato, invece, un caso di positività in un cavallo. Sia nel Cremonese che nel Piacentino, poi, al confine con il nostro territorio, si erano verificati dei casi e a Pizzighettone, è morta una persona colpita dal virus. La West Nile, infatti, è una malattia che fa paura perché causa forme encefalitiche che nei casi più gravi possono portare i pazienti al coma

4 Pagina 4 di 8 e al decesso. A far scattare l allarme sono la febbre alta, l obnubilamento globale, cefalea e rigidità del collo. Il virus della West Nile è trasmesso dalla puntura della zanzara culex, la zanzara tradizionale della pianura padana che punge solo di notte. Dagli esami delle zanzare raccolte a luglio, a Borghetto e Maleo, era risultata la presenza di zanzare infette. Il Lodigiano, quindi, come nel 2014, è stato confermato zona a rischio. Per questo il sangue dei donatori viene analizzato tramite il test di biologia molecolare. Le sacche positive vengono escluse dalla donazione. Lo scorso aprile l Asl ha incontrato i Comuni sollecitando campagne di disinfestazione. Fino ad agosto però, solo 22 Comuni avevano dichiarato all Asl di avere fatto le campagne contro le zanzare.

5 Pagina 5 di 8 Parla Il primario «Evitiamo allarmismi, le donazioni sono sicure» Nessun allarme, il sangue del Lodigiano è sicuro. A dirlo è il primario del centro trasfusionale dell ospedale Maggiore Giuseppe Cambiè. «Tutto il sangue raccolto dalle associazioni di volontariato (Avis e Croce rossa, ndr)- spiega il medico - viene sottoposto alle metodiche più sensibili». È per questo che nei giorni scorsi, grazie agli esami effettuati dal reparto del Maggiore è stato possibile intercettare una sacca di sangue infettata dal virus della West Nile. Il primo caso al Maggiore, da quando il territorio è stato considerato zona a rischio. Prima ai donatori, in concomitanza con la donazione, si chiedeva di compilare un modulo chiedendo se avessero soggiornato anche per solo una notte nelle aree a rischio, come il Cremonese. Da quando anche a Lodi sono stati isolati dei focolai del virus, la domanda è inutile. Tutti i donatori potrebbero essere potenzialmente infetti e quindi si esamina il sangue di tutti. All ex dispensario, infatti, viene raccolto il sangue di oltre 2900 persone. «È grazie allo screening che viene effettuato qua - spiega Cambiè - che siamo riusciti a intercettare un donatore con il virus. Si tratta di un caso nel quale la sintomatologia si è manifestata il giorno dopo la donazione. I donatori già lo fanno, ma lo ribadiamo ulteriormente: è utile che ogni donatore comunichi i sintomi presenti sia prima, sia dopo la donazione. Qualsiasi tipo di sintomo che compaia nell arco di una settimana. Oltre allo screening di laboratorio, infatti, è importante la collaborazione con le associazioni dei donatori».

6 Pagina 6 di 8 Pronto soccorso Mancano gli infermieri, sindacato Fsi all attacco di Luisa Luccini Da mesi al pronto soccorso dell ospedale di Codogno mancano due infermieri e il sindacato Federazione sindacati indipendenti (Fsi) va all attacco, dopo che anche il servizio di trasporto secondario urgente Life car (che prevede l obbligo di un infermiere in ambulanza) è andato talmente in sofferenza da rendere necessario domenica chiamare addirittura l elisoccorso: fermo il Life car per mancanza proprio di un infermiere, è stato l elicottero che ha dovuto trasportare urgentemente un paziente dal pronto soccorso di Codogno al San Raffaele di Milano. La denuncia arriva dal sindacalista Fsi Gianfranco Bignamini che attacca: «Situazione intollerabile: abbiamo avuto mandato dal personale del pronto soccorso codognese e da quest oggi il personale non coprirà più i 30 turni scoperti per il mese di settembre e rifiuterà gli ordini di servizio perché anomali e non conformi al contratto». Firmato da Bignamini e dal sindacalista Francesco Calzavacca dell Rsu-Fsi dell Azienda ospedaliera di Lodi, un comunicato sulla spinosa questione è stato inviato ieri al prefetto e al questore di Lodi, oltre che ai vertici dell Ao lodigiana. Ieri mattina lo stesso Bignamini è stato poi convocato a Lodi, per un confronto con il direttore sanitario dell Ao lodigiana Roberto Riva e la responsabile del servizio infermieristico tecnico e riabilitativo (SiTra) Bianca Gritta. Il faccia a faccia non pare aver portato a risultati risolutivi «e se anche oggi pomeriggio (ieri, ndr) il turno scoperto d infermiere verrà coperto dalla caposala, a restare scoperto è il servizio di Life car», incalza Bignamini che prosegue: «In questi mesi si è tamponata questa emergenza della mancanza di infermieri con un progetto ad hoc, dove i dipendenti prendevano un gettone e, non senza sacrifici, coprivano i turni scoperti del Life car. Adesso questa soluzione è stata bocciata dai revisori dei conti ed è bloccata: assurdo, non è compito dei revisori dei conti decidere dei progetti di organizzazione sanitaria. Delle due, l una: o si assumono due nuovi infermieri o si ripristina al più presto il progetto bloccato.

7 Pagina 7 di 8 In 15 anni spesi diversi milioni di euro: «difficile spostare gli infettivi» Nuovo reparto con 14 letti, il Delmati si rifà il look di Cristina Vercellone Smantellata l impalcatura sulla facciata, contestata dall ex assessore regionale Mantovani, si ristruttura la riabilitazione e si installa l aria condizionata Nuovo cantiere all ospedale Delmati. È in arrivo il reparto da 14 letti, al secondo piano del presidio, destinato alla riabilitazione. Smantellata la vecchia impalcatura contestata dall ex assessore regionale alla sanità Mario Mantovani durante un blitz all ospedale, in queste ore stanno partendo altri lavori. E proprio ieri ne sono stati deliberati altri ancora che dovrebbero portare l aria condizionata tanto attesa in tutto il presidio. Dall inizio del 2000, per il Delmati l Azienda ospedaliera ha speso diversi milioni. «Difficile su due piedi dire quanto di preciso - annota il responsabile dell ufficio tecnico Maurizio Bracchi -, ma sono diversi. Soltanto l ultimo appalto, che ha portato alla realizzazione del day hospital del blocco chirurgico e delle palestre, sono stati spesi 6 milioni». Le impalcature dei lavori effettuati due anni fa però, annota Bracchi, «sono state smantellate. L impresa era fallita subito dopo la fine dei lavori. Era rimasta la gru e l impalcatura. Il procuratore fallimentare aveva venduto i ponteggi all asta ad un imprenditore di Pavia che però non veniva a ritirarli. Alla fine, abbiamo fatto noi una ingiunzione di rimozione e dopo vari tentativi finalmente l impalcatura è stata rimossa». Sono rimaste, invece, le strutture cantieristiche interne che serviranno nelle prossime ore per le nuove ristrutturazioni. «Stanno per partire, infatti - spiega l architetto - i lavori al secondo piano, per la realizzazione del reparto di riabilitazione con 14 letti. È all interno della filosofia del Pot (Presidio ospedaliero territoriale) previsto dalla riforma, ovvero dell ospedale di Sant Angelo a bassa intensità di cure. I lavori stanno iniziando in queste ore e finiranno la prossima primavera. L importo dei lavori è di circa 1 milione. Oggi intanto (ieri, ndr) sono stati deliberati nuove opere da 2milioni e 100mila euro che prevedono la messa a norma di tutti gli impianti e l arrivo di 2 nuovi ascensori anti incendio che andranno a completare la facciata. Nel cantiere è prevista anche la realizzazione della mensa nei seminterrati, di fianco alla cucina. Al posto dell attuale mensa, invece, saranno collocate le attività dell Asl che passano dal distretto di villa Cortese all interno dell ospedale. Con questi interventi si completerà anche l aria condizionata in tutto il presidio». Trasferire il reparto di malattie infettive da Sant Angelo a Lodi, invece, come chiesto nei giorni scorsi dal primario Marco Tinelli, è un impresa «difficile. Quello sollevato - annota Bracchi - è un problema vero. Un reparto di

8 Pagina 8 di 8 malattie infettive dovrebbe stare in un ospedale per acuti. Programmare un trasferimento però non è facile, anche per la nota congestione dell ospedale di Lodi. La collocazione al Maggiore era stata prevista dai progettisti del ministero. L ex direttore generale Andrea Belloli, poi, tra 99 e 2000, aveva rifatto il progetto, prevedendo il reparto a Sant Angelo e nel 2006 il reparto è stato inaugurato lì dove si trova ora. La questione non è di facile soluzione».