RAPPORTO AMWAY SULL IMPRENDITORIALITA ANNO Incoraggiare l imprenditorialità in Italia e in Europa eliminando la paura di fallire
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- Giorgiana Giannini
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1 RAPPORTO AMWAY SULL IMPRENDITORIALITA ANNO 2013 Incoraggiare l imprenditorialità in Italia e in Europa eliminando la paura di fallire 1
2 Anche nel 2013, per il quarto anno consecutivo, Amway l azienda pioniere e leader mondiale nel settore della Vendita Diretta ha realizzato, in collaborazione con l Università Tecnica di Monaco (TUM), un indagine sull imprenditorialità, ampliando quest anno la platea dei Paesi coinvolti e superando i confini europei con l ingresso di Australia, Colombia, Giappone, Messico e Stati Uniti d America: in totale ben 24 paesi. Il campione è composto da più di uomini e donne di età superiore ai 14 anni. Obiettivo della Ricerca è quello di favorire la discussione e il confronto sull imprenditorialità nonché sensibilizzare gli stakeholder e i policy maker in merito all importante ruolo che ricopre nelle economie moderne. In particolare, il focus di questa edizione è, non a caso, la paura del fallimento", emersa nelle precedenti edizioni del Rapporto come uno tra i principali ostacoli alla realizzazione del sogno e del potenziale imprenditoriale: perché si è disposti a correre il rischio in alcuni Paesi rispetto agli altri e quale aspetto della paura del fallimento prevale. E, infine, quali sono le principali motivazioni che spingono alla nascita di un impresa e quali invece gli ostacoli più significativi: conoscere le prime può risultare cruciale per la loro sopravvivenza, rimuovere i secondi un passo importante per permetterne lo sviluppo e la crescita. SURVEY DESIGN: Periodo di rilevazione: Marzo maggio 2013 Campione: uomini e donne di età superiore ai 14 anni (gruppo rappresentativo della popolazione dei Paesi oggetto dell indagine) Paesi: 24 Paesi (Australia, Austria, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Ungheria, Italia, Giappone, Messico, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Turchia, Ucraina, Stati Uniti d America) Metodologia: Intervista strutturata face-to-face o telefonica Istituto di ricerca: GfK Norimberga, Germania 2
3 La crisi economica: cala, ma non tracolla, la voglia di fare impresa L opinione degli europei in generale e degli italiani in particolare si conferma nuovamente positiva nonostante la crisi economica continui a produrre i propri effetti negativi. Tra questi, il primo dato che emerge è un calo, tra gli italiani, di chi ha un atteggiamento positivo nei confronti dell autoimprenditorialità (2013: 69% vs. 2012: 74%), che in ogni caso resta una percentuale molto rilevante, perfettamente in linea con la media europea (69%). Allo stesso modo, anche il potenziale di autoimprenditorialità 1, ovvero coloro che riescono ad immaginarsi di poter avviare un attività in proprio, scende al 41% (vs. 2012: 46%), mantenendosi comunque superiore alla media europea (37%). L Italia scende quindi al tredicesimo posto rispetto al quarto occupato lo scorso anno nella classifica europea sull atteggiamento favorevole all autoimprenditorialità (vedi fig. 2). Fig. 1 Fig. 1 1 Il potenziale è ricavato dal totale delle persone che possono immaginarsi di avviare un attività in proprio, indipendentemente dal loro atteggiamento - positivo o negativo - nei confronti dell autoimprenditorialità. 3
4 Fig. 2 4
5 Per quanto riguarda i giovani... Analizzando i dati rispetto ai differenti gruppi demografici, sono i giovani sotto i 30 anni ad avere l atteggiamento più favorevole nei confronti dell autoimprenditorialità (78% vs. 69% della media italiana) con una differenza di ben 5 punti percentuali tra i giovani uomini (80%) e le giovani donne (75%). Il dato complessivo italiano è comunque in calo rispetto a quanto rilevato lo scorso anno (2013: 78% vs. 2012: 82%), così come è in calo la capacità di immaginarsi di poter avviare un attività in proprio (2013: 58% vs. 2012: 61%). E da rilevare come siano comunque ancora i giovani uomini - rispetto alle giovani donne - ad immaginarsi imprenditori (il 67% contro un ben più contenuto 48%). Da rilevare che anche in Europa la categoria dei giovani è quella più favorevole all imprenditorialità (78%) ma non si nota la stessa discrepanza tra le risposte date dalle giovani donne (78%) con quelle date dai giovani uomini (79%). Inoltre, in Europa il potenziale di autoimprenditorialità dei giovani è mediamente più basso rispetto a quello italiano (49% giovani UE vs. 58% giovani Italia). In questo caso, però, è confermata la maggiore capacità dei giovani uomini ad immaginarsi imprenditore (54%), sicuramente più alta rispetto a quella delle coetanee donne (44%). Fig. 3 5
6 Voglia di indipendenza e possibilità di realizzare le proprie idee: le vere leve all autoimprenditorialità L indipendenza da un datore di lavoro si conferma la principale motivazione per avviare un attività in proprio, sia a livello europeo (2013: 46% vs. 2012: 48%) che italiano (2013: 44% vs. 2012: 48%), anche se in leggera flessione. La seconda motivazione è, in entrambi i casi, la possibilità di realizzare sé stessi e le proprie idee, stabile rispetto allo scorso anno al 40% in Italia (2013: 39% in Europa), seguita nel nostro Paese dalla miglior conciliabilità della carriera lavorativa con il tempo dedicato alla famiglia e a sé stessi (2013: 23% vs. 2012: 24%). Per i cittadini europei, invece, il fattore più incentivante è la possibilità di un secondo reddito (2013: 27% vs. 2012: 32%) che in Italia si conferma solo al quarto posto (2013: 22% vs. 2012: 21%). Segue, in Italia, il rientro nel mercato del lavoro quale alternativa alla disoccupazione (2013: 17% vs. 2012: 18%). Fig. 4 6
7 Per quanto riguarda i giovani... Per i giovani sotto i 30 anni, invece, diversamente dalla media italiana e dai risultati dello scorso anno, la leva più significativa all autoimprenditorialità è l autorealizzazione e la possibilità di realizzare le proprie idee (2013: 55% vs. 2012: 53%). Solo al secondo posto l indipendenza dal datore di lavoro, che cala di parecchi punti percentuali (2013: 48% vs. 2012: 62%), mentre si mantiene stabile al terzo posto la migliore conciliabilità del tempo di lavoro con il tempo libero (2013: 20% vs. 2012: 24%). Ma se si scende ancora nel dettaglio, si notano risultati diversi tra le giovani donne e i giovani uomini. Per le prime, l autorealizzazione raggiunge addirittura il 62% contro il 48% dei giovani uomini che, infatti, pongono questo fattore al secondo posto, dietro all indipendenza dal datore di lavoro (51% vs. 45% per le giovani donne). Inoltre, mentre le giovani donne confermano al terzo posto la migliore conciliabilità del tempo di lavoro con il tempo libero (23%), per i giovani uomini è invece la prospettiva di un secondo reddito (25%) la leva maggiormente incentivante. I giovani europei, al contrario, confermano al primo posto l indipendenza dal datore di lavoro (52%), posizionando al secondo l autorealizzazione e la possibilità di realizzare le proprie idee (47%). Segue al terzo posto la possibilità di un secondo reddito (29%), che per i giovani italiani si posiziona invece al quarto (19%). Fig. 5 7
8 La paura di fallire: vero freno all iniziativa imprenditoriale Un numero estremamente elevato di italiani intervistati (91%) pensa che la paura di fallire sia un ostacolo all avvio di un proprio business. Elevata anche la percentuale media in Europa (73%), comunque inferiore al sentire del nostro Paese (vedi fig. 6). Se si scende più nel dettaglio, i dati mostrano che tale fattore è composto da ulteriori elementi che ne aggravano la percezione. Infatti, in Italia, ad accrescere tale paura, vi è per il 50% la minaccia della crisi economica - che in Europa si posiziona invece al secondo posto con il 37% - a cui seguono, nel nostro Paese, gli alti oneri finanziari che potrebbero portare fino alla bancarotta (38%), temuto di più in Europa con il 43%. Seguono, in Italia, la minaccia di disoccupazione (20% vs. 17% UE) e il timore di una delusione personale e perdita di autostima (19% vs. 14% UE) (vedi fig. 7). Fig. 6 Fig. 7 8
9 Per quanto riguarda i giovani... I giovani sotto i 30 anni, di entrambi i sessi, si allineano alla media nazionale in quanto il 92% di essi reputa la paura di fallire come ostacolo all avvio di un attività in proprio (vedi fig. 8). Allo stesso modo, pensano che ad alimentare tale paura sia, per il 54% l attuale crisi economica (vs. 50% media nazionale) e per il 34% gli alti oneri finanziari (vs. 38% media nazionale). Invertita, invece, la classifica per il terzo e il quarto posto, rispetto al totale delle risposte nazionali: infatti, per il 24% dei giovani è la delusione personale e la perdita di autostima che alimenta la paura di fallire (vs. 19% media nazionale), a cui segue la minaccia di disoccupazione con il 22% (vs. 20% media nazionale). Leggermente diverse le risposte dei giovani europei. Infatti, come per la media europea, coloro che reputano la paura di fallire un ostacolo all avvio di un attività in proprio è il 75% dei rispondenti (vs. 92% giovani italiani). Inoltre, per il 43% di loro sono gli alti oneri finanziari ad alimentare tale paura (vs. 34% giovani italiani), mentre solo il 37% reputa la minaccia di una crisi economica quale fattore aggravante (vs. 54% giovani italiani). Fig. 8 9
10 L Italia: una società ostile nei confronti dell imprenditorialità La stragrande maggioranza degli italiani (64%) risponde in modo negativo alla domanda se la società in cui vivono sia favorevole o meno all imprenditorialità. Nel dettaglio, il campione intervistato ritiene che, nella sua totalità, il Sistema Paese rappresentato dalla società, i media, la politica sia abbastanza (40%) o molto (24%) ostile verso la libera impresa. L Italia è dunque percepita come incapace di mettere in campo azioni o atteggiamenti che incentivino l avvio di un proprio business o attività autonoma. Viceversa, solo per il 35% degli intervistati la nostra società è favorevole all imprenditorialità (nello specifico: per il 4% degli intervistati lo è molto mentre per il 31% lo è abbastanza). Più equilibrata, invece, la percezione in Europa. Infatti, si riduce la differenza tra chi considera la propria società ostile all imprenditorialità (49%, di cui: 33% la reputa abbastanza ostile e il 16% decisamente ostile) e chi invece la considera favorevole (44%, di cui: 38% la considera abbastanza favorevole e il 6% molto favorevole). Fig. 9 10
11 Per quanto riguarda i giovani... Perfettamente in linea con la media nazionale la risposta dei giovani sotto i 30 anni, il 61% dei quali reputa la società in cui vive come ostile all imprenditorialità (42% abbastanza ostile e 19% molto ostile), con una leggera differenza tra i due sessi: la società è ostile per il 64% dei giovani maschi, contro il 58% delle giovani donne. Viceversa, il 36% dei giovani intervistati la considera favorevole. In questo caso, sono le giovani donne ad esserne più convinte (40%) rispetto ai coetanei uomini (34%). Decisamente diverse le risposte date dai giovani europei, i quali ribaltano la situazione, anche rispetto alla media delle risposte europee. Infatti, solo il 43% di loro considera la società in cui vive sfavorevole nel suo complesso all imprenditorialità (vs. 61% giovani italiani), mentre ben il 47% la considera favorevole (vs. 36% giovani italiani). Fig
12 Alleggerire la burocrazia e aumentare gli aiuti alle imprese: i primi passi per favorire l imprenditorialità Se si chiede agli italiani quali fattori siano i più importanti per incoraggiare l imprenditorialità, fanno la parte del leone la possibilità di avere finanziamenti pubblici e prestiti per le start up (46%) e una minore burocrazia (45%). Anche in Europa la possibilità di avere finanziamenti pubblici e prestiti per le start up si posiziona al primo posto con il 44%, seguendo a pari merito la bassa burocrazia e l importanza di una formazione all imprenditorialità (33%) quest ultimo fattore, in Italia, si posiziona solo al quarto posto con il 22%. Nel nostro Paese è, inoltre, ritenuto molto importante anche un modello di business a basso rischio (29% vs. 24% media UE) che, infatti, si posiziona al terzo posto e che bisogna considerare parallelamente all alta paura di fallire rilevata nel nostro Paese, di cui sono stati mostrati poco sopra i risultati. Fig
13 Per quanto riguarda i giovani... Anche per giovani sotto i 30 anni, di entrambi i sessi, il primo fattore per incoraggiare l imprenditorialità è la disponibilità di finanziamenti pubblici e prestiti per le start-up, per una percentuale superiore alla media nazionale (51% giovani). Allo stesso modo, al secondo posto, con il 40%, vi è la necessità di snellire la burocrazia, a cui fa seguito la possibilità di adottare un modello di business a basso rischio (28%). Solo al quarto posto, col il 26%, la formazione all imprenditorialità. Anche in questo caso si notano differenze con le risposte date dai giovani europei i quali, anche se al primo posto pongono ugualmente la disponibilità di finanziamenti pubblici (46% vs. 51% giovani italiani), posizionano al secondo posto la formazione all imprenditorialità (37% vs. 26% giovani italiani), mentre al terzo il sostegno da parte della famiglia e della società (32% vs. 24% giovani italiani). Solo al quinto posto un modello di business a basso rischio (25%) che invece si posiziona la terzo posto tra i giovani italiani (28%). Fig
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