REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

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1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Giudice unico del Tribunale di Bergamo, in funzione di giudice del lavoro, dott. Raffaele Lapenta, all udienza del ha pronunciato, mediante lettura del dispositivo e della contestuale motivazione, la seguente S E N T E N Z A nella causa iscritta al n. R.G. 1545/14 TRA BELLAVIA Stefano, nato ad Agrigento il MENNA Sabina, nata a Treviglio il LIOTTI Anna Maria, nata a Reutlingen (Germania) il , tutti elettivamente domiciliati in Bergamo, via Taramelli n. 2, presso lo studio degli avv.ti Alberto Guariso e Marta Lavanna, dai quali sono rappresentati e difesi come in atti ricorrente E OPEN TECHNOLOGY TRADING ITALY s.r.l., in persona del legale rappresentante p.t., contumace OGGETTO: trasferimento d azienda CONCLUSIONI: come in atti e verbali di causa Svolgimento del processo ed elementi in fatto Con ricorso depositato in data , i ricorrenti in epigrafe indicati convenivano in giudizio, innanzi a questo Tribunale, in funzione di giudice del lavoro, la Open Technology Trading Italy s.r.l. e la International Fim s.r.l., ed esponevano quanto di seguito riportato. Gli istanti erano alle dipendenze della società Lupini Targhe s.p.a. come operai addetti al reparto verniciatura con decorrenza dal (Liotti), (Menna), (Bellavia). In data il Tribunale di Bergamo dichiarava fallita la Lupini Targhe s.p.a., pertanto, 221 dei 230 lavoratori sono stati posti in CIGS con sospensione a zero ore e senza rotazione, con autorizzazione alla prosecuzione dell attività.

2 Tra il fallimento Lupini Targhe e Open Technology Trading Italy s.r.l. veniva poi stipulato un contratto di affitto dell azienda per la durata di quattro mesi, dal al ; con verbale di accordo del Open Technology Trading Italy s.r.l. ha convenuto con le organizzazioni sindacali di categoria FIOM-CGIL e FIM-CISL il trasferimento di soli 155 lavoratori dalla Lupini Targhe all affittuaria per un periodo pari a quello dell affitto (salva successiva conferma in caso di acquisizione dell azienda), indicando i seguenti criteri per l individuazione dei lavoratori da trasferire, in ordine di priorità: esigenze tecnico-organizzative; anzianità di servizio; carichi familiari. La società non ha mai illustrato alle OO.SS. o ai ricorrenti le modalità con la quali ha applicato i predetti criteri. Di fatto, i ricorrenti non sono mai stati chiamati in servizio e sono rimasti in CIG, anche quando, alla scadenza del contratto di affitto, interveniva un nuovo contratto di affitto d azienda tra il Fallimento e International Fim s.r.l. per la durata di 12 mesi, dal al Anche la seconda affittuaria ha convenuto con le organizzazioni sindacali di categoria il trasferimento di soli 146 dipendenti e, successivamente, di altri lavoratori fino al numero complessivo di 155 lavoratori, indicando i medesimi criteri per l individuazione dei lavoratori da trasferire. Con il presente giudizio i ricorrenti contestavano la legittimità degli accordi in questione per violazione dell art c.c., delle disposizioni della Direttiva 2001/23 nonché dell art c.c. e, in ogni caso, la violazione dei predetti accordi sia sotto il profilo quantitativo (per la mancata assunzione dei 155 lavoratori di cui al primo accordo), sia sotto il profilo del mancato rispetto dei criteri di scelta. La Open Technology Trading Italy s.r.l. non si costituiva in giudizio, mentre la International Fim, con memoria depositata in data , contestava tutto quanto ex adverso dedotto ed argomentato in quanto infondato in fatto e in diritto; chiedeva l integrale rigetto delle avverse pretese. Il giudice, accertata la regolarità formale della notifica, dichiarava la contumacia della Open Technology Trading Italy s.r.l. e conduceva l attività istruttoria ritenuta necessaria ai fini della definizione del giudizio mediante l escussione dei testi richiesti e l acquisizione del LUL della International Fim s.r.l.. All udienza del la causa veniva conciliata parzialmente con la parte costituita International FIM s.r.l., per le domande relative al periodo di competenza di quest ultima (dal in avanti). Deve, pertanto,

3 ritenersi cessata la materia del contendere quanto alle domande formulate nei confronti di detta società (estinzione del giudizio limitatamente alle parti ora indicate già disposta dal giudice alla medesima udienza) All odierna udienza le parti in epigrafe indicate discutevano ampiamente in fatto e in diritto la causa; all esito della discussione, il giudice definiva il giudizio, dando lettura del dispositivo e della contestuale motivazione. Il ricorso è fondato, pertanto, merita accoglimento. Motivi della decisione Parte ricorrente sostiene, innanzitutto, che l accordo concluso tra la società contumace e le organizzazioni sindacali di categoria sarebbe illegittimo in quanto in contrasto con l art c.c. e la Direttiva n. 2001/23. A ben vedere, l accordo concluso in data si pone in linea con l art. 47 L. n. 428/1990, con l art. 5 della direttiva n. 2001/23/CE e, di riflesso, con l art c.c.. In tema di trasferimenti di aziende in cui risultano occupati più di 15 dipendenti e nei confronti delle quali vi sia stata dichiarazione di fallimento, nell ipotesi in cui sia stato raggiunto un accordo con le rappresentanze sindacali o con i sindacati di categoria, ai sensi e per gli effetti dell art. 47, co. 5 L. n. 428/1990, ai lavoratori il cui rapporto di lavoro continua con l acquirente non trova applicazione l art c.c.. Ai sensi dell art. 5 della direttiva n. 2001/23/CE, gli artt. 3 e 4 della medesima, che contemplano il mantenimento dei diritti dei lavorati nell ipotesi di trasferimento d azienda, non si applicano ad alcun trasferimento di imprese, stabilimenti o parti di imprese o di stabilimenti nel caso in cui il cedente sia oggetto di una procedura fallimentare. Da tali disposizioni discende che l operato della Open Technology Trading Italy s.r.l. sia stato, sotto questo profilo, rispettoso delle normative di legge. Giova poi evidenziare come la sentenza della Corte di Giustizia n. 561/07 del , citata da parte ricorrente a sostegno dell illegittimità degli accordi conclusi, riguardasse la diversa fattispecie del trasferimento di aziende delle quali il CIPI avesse accertato lo stato di crisi aziendale ex art. 2 co. 5 lett. c) L. n. 675/1977 ed in ordine alle quali la Corte ha ritenuto che le disposizioni di cui all art. 47, commi 5 e 6 L n. 428/1990 non garantissero il rispetto dei diritti riconosciuti ai lavoratori dall art. 3, nn. 1, 3 e 4, nonché dell art. 4 della direttiva 2001/23/CE. Nulla quindi a che vedere con l ipotesi oggetto del contendere visto e considerato che il trasferimento d azienda è intervenuto da parte di una società fallita; ipotesi in presenza della quale la stesa direttiva

4 citata ammette la deroga al mantenimento dei diritti dei lavoratori, in conformità all art. 47, co. 5 L. n. 428/1990, che deroga alla disciplina di cui all art c.c., nell analoga fattispecie di azienda ceduta trasferita da un impresa fallita. Per quanto concerne, invece, i criteri per l individuazione dei lavoratori da trasferire come determinati dall accordo del , non può che rilevarsi quanto segue. La deroga all art c.c. (e dunque al diritto di tutti i dipendenti a transitare alle dipendenze dell affittuario) richiede congiuntamente le due condizioni dello stato di crisi e di un valido accordo sindacale. Nel caso di specie l accordo indica i tre criteri di selezione (esigenze tecnico-organizzative, anzianità di servizio, carichi familiari) in ordine di priorità ; tuttavia, non è dato comprendere se i tre criteri agiscano in concorso ovvero se il secondo e terzo criterio vengano in questione solo in caso di due o più lavoratori che si collochino a parità di punteggio rispetto al primo. La nozione di esigenze tecniche e organizzative, senza ulteriori specificazioni è, d altra parte, eccessivamente vaga e consente una decisione sostanzialmente unilaterale da parte del datore di lavoro. Anche a voler superare tale assunto, gravava, ad ogni modo, sulla società l onere di aver adempiuto agli obblighi imposti dall accordo sindacale, illustrando le modalità con le quali era stata operata la scelta dei dipendenti da trasferire al conduttore. L assenza di qualsiasi allegazione o prova da parte della convenuta circa le modalità di applicazione dei tre criteri e circa l intervenuta comparazione tra dipendenti da far transitare e dipendenti da escludere, può essere di per sé sufficiente ai fini dell accoglimento delle domande. Comunque, come si è visto, dall istruttoria è risultato che i criteri indicati (pur superando l eccezione di indeterminatezza degli stessi) non pare siano stati rispettati, posto che i ricorrenti sono stati posposti a colleghi con minori carichi di famiglia, con minore anzianità e persino a colleghi apprendisti, per i quali sarebbe impossibile individuare un esigenza aziendale di mantenere in vita un rapporto di lavoro onerato da obblighi formativi. In dettaglio: il teste Maurizio Monopoli, responsabile dello stabilimento anche per conto di Lupini Targhe, riferisce di essere stato colui che, assieme ai propri collaboratori, ha effettuato la scelta dei 155 lavoratori da far transitare) e ha dichiarato: I

5 nominativi.. sono stati comunicati ai sindacati a voce Quando abbiamo determinato i 155 nomi non abbiamo fatto un documento scritto. I testi escussi hanno confermato come fosse prassi aziendale quella di spostare i lavoratori da un reparto all altro (Salemi e Pesenti) con conseguente maturazione di specifiche competenze da parte di lavoratori con lunga anzianità di servizio (come i ricorrenti): il che impedisce di attribuire al criterio delle esigenze tecnico-organizzative qualsiasi rilievo se non a seguito di specificazione il cui onere non può che essere a carico della società. Come anticipato, tra i lavoratori scelti e transitati alla Open Technology Trading Italy s.r.l., a parità di mansioni, molti avevano un anzianità di servizio inferiore a quella dei ricorrenti. La circostanza è stata in parte confermata dai testi, ma prima ancora emerge dal libro unico prodotto dalla International Fim (comprendente le assunzioni in precedenza già decise da Open Technology Trading Italy s.r.l.). In particolare, dalla lettura del LUL risultano essere stati assunti prima dei ricorrenti, sebbene aventi un anzianità di servizio inferiore, i seguenti lavoratori del medesimo reparto (Selezione-Assemblaggio): Milazzo Dorotea, Cremaschi Valentina, Lo Bianco Chiara, Morini Silvia, Nagy Cristina, Rigamonti Selina, Palma Luana, Zucchinali Sara, Matera Annunziata, Signorelli Alice, Martinelli Claudia, Maltese Leandra, Apostoll Irina Rodica, Arici Simona, Conti Nicoletta, Alorardi Anna Rosa, Di Leo Luana, Stabilini Francesca, Resmini Anna Maria, Papetti Sonia, De Silvestro Mattia. Tra questi (come confermato anche dai testi Salemi, Pesenti, Perico e Bonacina), Claudia Martinelli e Mattia De Silvestro sono transitati sebbene assunti con contratto di apprendistato: e la società avrebbe dunque dovuto spiegare quale esigenza produttiva fosse alla base della scelta di assumere due dipendenti da formare e con anzianità cosi ridotta. Alla luce di quanto esposto non può negarsi il diritto dei ricorrenti a veder incamerato, a titolo di risarcimento danni, quanto a loro spettante se fossero stati assunti dalla Open Technology Trading Italy s.r.l. alla data dell affitto di azienda, , fino alla scadenza del contratto, Il danno, a rigore, sarà pari alla differenza tra l importo di CIG previsto dalla legge e percepito, quindi: per Liotti Anna Maria 3.345,06; per Menna Sabina 2.915,10; per Bellavia Stefano 2.806,58 (dando per buoni i conteggi operati dal ricorrente stante la mancata contestazione della società contumace). Le spese di lite seguono la soccombenza e si liquidano come in dispositivo. P.Q.M.

6 Il Tribunale di Bergamo, definitivamente pronunziando, respinta ogni diversa istanza, deduzione, eccezione così provvede: - accoglie il ricorso; - condanna Open Technology Trading Italy s.r.l. a pagare a Liotti Anna Maria 3.345,06, a Menna Sabina 2.915,10, a Bellavia Stefano 2.806,58; - condanna Open Technology Trading Italy s.r.l. alla refusione delle spese di lite, a favore della ricorrente, che si liquidano in euro 2.500,00 per onorario, oltre rimborso forfetario spese generali, IVA e CPA come per legge. Così deciso in Bergamo, il Il Giudice del Lavoro Dott. Raffaele Lapenta