LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE. Primi risultati di un indagine conoscitiva sul sistema dell esecuzione penale esterna a Pisa

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1 Ministero della Giustizia Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Pisa-Lucca LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE. Primi risultati di un indagine conoscitiva sul sistema dell esecuzione penale esterna a Pisa

2 Ministero della Giustizia Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Pisa-Lucca LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE Primi risultati di un indagine conoscitiva sul sistema dell esecuzione penale esterna a Pisa Novembre

3 Redazione del report a cura di: Michela Casarosa, Funzionario UO Studio e Supporto alla programmazione e Osservatorio Sociale Simona Erbi, Assistente sociale Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Pisa Massimo Lo Giudice, Assistente sociale Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Pisa SERVIZIO SISTEMA INFORMATIVO, STUDI E STATISTICA UO Studio e Supporto alla programmazione e Osservatorio Sociale Dirigente Dr. Paolo Picchi Funzionario A.P. Dr. Claudio Rognini 2

4 Indice PRESENTAZIONE... 4 INTRODUZIONE LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE GLI UFFICI PER L ESECUZIONE PENALE ESTERNA LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE. DEFINIZIONI L AFFIDAMENTO IN PROVA AL SERVIZIO SOCIALE LA SEMILIBERTÀ LA DETENZIONE DOMICILIARE LA LIBERTÀ VIGILATA LE SANZIONI SOSTITUTIVE LE DIMENSIONI DEL FENOMENO L AFFIDAMENTO IN PROVA AI SERVIZI SOCIALI LE ALTRE MISURE DISTRIBUZIONE PER ETÀ E SESSO LE REVOCHE LE INCHIESTE SOCIALI (O OSSERVAZIONI) ASSISTENZA FAMILIARE E ASSISTENZA POST-PENITENZIARIA L INDAGINE IN PROVINCIA DI PISA OBIETTIVI E METODOLOGIA CAMPIONAMENTO E INTERVISTE I RISULTATI ASPETTI RELATIVI ALLA STORIA PENALE DEL SOGGETTO. LA RECIDIVA IL TRATTAMENTO RICEVUTO L avvio della misura alternativa Lo svolgimento della misura alternativa VALUTAZIONI DEL SOGGETTO CIRCA GLI EFFETTI DEL TRATTAMENTO IL NETWORK FORMALE E INFORMALE IL QUESTIONARIO RISORSE TAVOLE DATI QUESTIONARIO

5 Presentazione La Provincia di Pisa e l Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.) hanno siglato nel 2008 un protocollo per la realizzazione di ricerche, il monitoraggio e l analisi dei dati sui detenuti in esecuzione penale esterna. Questa pubblicazione, prima nel suo genere per la nostra provincia, sulle misure alternative alla detenzione è stata richiesta dall U.E.P.E (che ha per competenza territoriale anche il circondario di Lucca) per valutare e monitorare la propria attività e per analizzare il fenomeno della recidiva nei condannati. Indagine complessa quindi per la tipologia di soggetti a cui fa riferimento, sia per la difficoltà di rintracciarli una volta scontata la pena, sia per la delicatezza dell argomento trattato. Ma è anche un indagine importante, perché parlare di misure alternative alla detenzione significa valutare la capacità del nostro sistema penitenziario di facilitare e rendere concreto il concetto di rieducazione e di reinserimento sociale dei detenuti, che spesso alle spalle hanno situazioni economiche e familiari complesse e molto diverse tra loro. L Osservatorio Sociale della Provincia di Pisa ha così sperimentato un metodo innovativo per la lettura dei dati; questa è stata realizzata attraverso il racconto e le osservazioni degli assistenti sociali che hanno lavorato e sono stati in contatto con le persone che hanno deciso di rendersi disponibili a essere intervistate. Il risultato è questa pubblicazione, frutto dell integrazione tra dato quantitativo e interviste a testimoni privilegiati che arricchisce di contenuti e osservazioni il report. In un momento in cui il sovraffollamento delle carceri è a un livello molto alto e le condizioni di vita nelle quali sono costrette i detenuti è intollerabile per un paese che vuol dirsi civile, questa indagine conoscitiva diventa uno strumento utile, non solo per capire meglio questa particolare realtà poco conosciuta ai più, ma anche per approfondire e riflettere su quali strumenti di supporto possono e devono essere rinforzati o creati, se inesistenti, per consentire all Amministrazione giudiziaria e penitenziaria la più completa attuazione del loro complesso e difficile compito, che raggiunge il vero e più alto scopo nella rieducazione e nel reinserimento di quelli che hanno commesso reati. L Assessore alla partecipazione e cittadinanza attiva e affari generali Vicepresidente Alessandra Petreri 4

6 Introduzione Il protocollo per la realizzazione di ricerche, il monitoraggio e l analisi dei dati sui condannati in esecuzione penale esterna, siglato tra la Provincia di Pisa e l Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.) nel 2008, è frutto di un lavoro di collaborazione tra i due enti che ha ormai durata decennale: ciò a ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della necessità di costruire sinergie tra soggetti apparentemente diversi tra loro, con lo scopo di raggiungere obiettivi veramente utili ai cittadini. Con la consulenza e il supporto tecnico degli operatori della Provincia, gli assistenti sociali hanno potuto confrontarsi con i dati oggettivi scaturiti dalla presente ricerca, a partire da un campione significativo di utenti, nella consapevolezza che tali dati avrebbero potuto disconfermare la convinzione comunque legittimamente radicata negli sforzi quotidiani volti ad attuare buone prassi di essere nel giusto. Ad ogni modo, i risultati hanno fatto rilevare una sostanziale omogeneità con quanto ci è dato sapere a livello nazionale sul mondo variegato e per lo più misconosciuto della cosiddetta area penale esterna, ossia quello delle misure alternative alla detenzione: un mondo in cui le persone condannate, passate attraverso il circuito carcerario o provenienti dalla condizione di libertà, con il sostegno degli operatori, cercano di collocarsi (o ri-collocarsi) in un ambito di cittadinanza riconquistata, a partire dalla punizione, certo, ma soprattutto da percorsi di rieducazione e inclusione sociale. Se dobbiamo dunque tener conto delle statistiche nazionali sui comportamenti recidivi di coloro che passano per tale sistema, ma anche dei risultati di questa ricerca, è possibile affermare con la giusta dose di orgoglio professionale che il sistema funziona, perché le persone che vi transitano, intese nella loro generalità (e sono un numero molto simile a quello relativo alla popolazione carceraria), rimangono oneste anche dopo la fine della pena. Chi sono dunque i destinatari del presente lavoro? I nostri utenti, senza dubbio, perché la comprensione profonda dei processi che portano ai risultati citati, ci aiuta a lavorare meglio con e per loro; i cittadini comuni, perché il bisogno di sicurezza che la società civile esprime sempre più intensamente negli ultimi anni può essere soddisfatto in modo considerevole, anche attraverso la semplice constatazione del fatto che il sistema delle misure alternative produce ottimi risultati e quindi offre certezze; le istituzioni, pubbliche e non, che con noi condividono spesso la stessa utenza, perché conoscere in un'ottica globale gli utenti e i problemi di cui sono portatori, ci aiuta ad aiutarli meglio, anche attraverso sani processi di ottimizzazione delle risorse; infine, ma non ultimi, gli interlocutori politici, tra i quali i rappresentanti della Provincia di Pisa, che qui ringraziamo, ci appaiono esemplari per lungimiranza e disponibilità concreta, perché un'analisi approfondita dei fenomeni oggetto del nostro lavoro quotidiano può indurre 5

7 chi detiene responsabilità decisionali a mettere a disposizione le proprie risorse anche economiche, si intende per l'implementazione e/o la prosecuzione di progetti che aiutano gli operatori dell'area penale esterna a far funzionare il sistema, ci auguriamo ancora per lungo tempo. L'U.E.P.E. di Pisa 6

8 1. LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE 1.1. Gli Uffici per l Esecuzione Penale Esterna Gli Uffici per l Esecuzione Penale Esterna (di seguito denominati U.E.P.E.), istituiti con la Legge 26/07/1975 N. 354 che ha regolato la riforma penitenziaria, sono sedi periferiche del Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria, dal quale dipendono amministrativamente, alla stessa stregua degli Istituti di Pena. L U.E.P.E. di Pisa e Lucca ha competenza su entrambe le province. Sul territorio di pertinenza dell ufficio si trovano tre istituti penitenziari: la Casa Circondariale Don Bosco di Pisa, la Casa di Reclusione di Volterra, e la Casa Circondariale San Giorgio di Lucca, ai quali l U.E.P.E. fornisce attività di consulenza. Questo report si riferisce esclusivamente al territorio della provincia di Pisa. I compiti dell U.E.P.E, previsti dalla riforma dell ordinamento penitenziario (art. 72 della succitata legge e successive integrazioni e modifiche) e disciplinati dal relativo regolamento d esecuzione, pur essendo molteplici, possono essere sostanzialmente ricondotti in due settori d intervento prevalenti: Interventi svolti in favore dei soggetti ristretti negli istituti di pena. L U.E.P.E., attraverso gli assistenti sociali, partecipa alle attività di osservazione scientifica della personalità dei detenuti dando il suo contributo in seno al Gruppo di Osservazione e Trattamento per la stesura del relativo programma individualizzato. Il compito dell assistente sociale è di riferire sulla rete sociale del detenuto, evidenziando il rapporto che lo stesso ha con la realtà esterna e la sua eventuale possibilità di interagire con le risorse presenti o attivabili collaborando con gli enti pubblici e del privato sociale. Interventi sviluppati sul territorio nell ambito dell esecuzione penale esterna relativamente alla gestione delle Misure Alternative alla Detenzione (Affidamento in prova al Servizio Sociale, Semilibertà e Detenzione Domiciliare, in particolare). Le misure alternative sono concesse dal Tribunale di Sorveglianza sulla base di specifici requisiti definiti dalla normativa, con l obiettivo prioritario di favorire un processo di recupero e di reinserimento sociale. Nell ambito delle due aree citate, gli U.E.P.E.: svolgono le inchieste sociali richieste dai Tribunali di Sorveglianza, finalizzate alla conoscenza della situazione relazionale e socioeconomica dei soggetti coinvolti, con particolare riguardo agli aspetti problematici e agli interventi attivabili per il loro superamento; garantiscono attività di sostegno nel corso dello svolgimento della misura alternativa. L assistente sociale, attraverso il raccordo con tutte le risorse del territorio, presenti o attivabili, dalla famiglia ai servizi pubblici locali, al volontariato, al mondo del lavoro, facilita il percorso di recupero e di reinserimento del soggetto nella società, aiutandolo a superare le difficoltà di adattamento; assicurano il controllo, inteso come verifica dei risultati del processo di reinserimento, nel quadro delle prescrizioni imposte al soggetto dal Tribunale di Sorveglianza che ha concesso la misura. 7

9 2. Le misure alternative alla detenzione. Definizioni. L ordinamento penitenziario (legge 26 Luglio 1975 n.354) ha introdotto modalità di esecuzione delle condanne alternative rispetto alla tradizionale esecuzione negli Istituti Penitenziari. La competenza a decidere sulla concessione delle misure è affidata a un organo giurisdizionale: il Tribunale di Sorveglianza. Possono accedervi i detenuti che devono scontare un residuo pena che risulta nei limiti fissati dalla legge e che hanno evidenziato progressi nel processo di risocializzazione. La legge prevede inoltre la possibilità di accedere alle misure alternative direttamente dallo stato di libertà, quando il condannato che riceve l ordine di esecuzione non è detenuto. Quest ultima modalità di accesso alle misure alternative risulta attualmente quella prevalente sul totale delle misure concesse L affidamento in prova al Servizio Sociale È la misura alternativa alla detenzione più ampia, si svolge totalmente nel territorio evitando alla persona condannata il percorso detentivo e le ripercussioni legate alla condizione di privazione della libertà. È regolamentata dall art. 47 dell Ordinamento Penitenziario, così come modificato dall art. 2 della Legge n. 165 del 27 maggio 1998 (Legge Simeone Saraceni) e dal relativo Regolamento di Esecuzione (art. 98): consiste nell affidamento del condannato al Servizio Sociale, fuori dall istituto di pena, per un periodo uguale a quello della pena da scontare. Una particolare forma di affidamento in prova è quella rivolta ai tossicodipendenti e agli alcooldipendenti che intendano intraprendere o proseguire un programma terapeutico, ed è prevista dall art. 94 del Testo Unico in materia di stupefacenti (D.P.R. 309/90) e modifiche apportate dalla legge n. 46/ La semilibertà È considerata una misura alternativa anche se il condannato rimane in stato di detenzione e il suo reinserimento nell ambiente libero è parziale. È regolamentata dall art. 48 dell Ordinamento Penitenziario e consiste nella possibilità, data al condannato, di trascorrere parte del giorno fuori dall Istituto di pena, per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, in base ad un programma di trattamento, la cui responsabilità è affidata al Direttore dell Istituto di pena La detenzione domiciliare La misura alternativa della detenzione domiciliare è stata introdotta dalla Legge n. 663 del (Legge Gozzini), di modifica dell Ordinamento Penitenziario (O.P.). Con tale beneficio si è voluto ampliare l opportunità delle misure alternative, consentendo la prosecuzione, per quanto possibile, delle attività di cura, di assistenza familiare, d istruzione professionale, evitando così la carcerazione e le relative conseguenze negative. L art. 47 ter O.P. è stato modificato dalla Legge n 165 del (Legge Simeone - Saraceni), che ha ampliato la possibilità di fruire di questo beneficio, prevedendo anche diverse categorie di destinatari. La misura 8

10 consiste nell esecuzione della pena nella propria abitazione, o in altro luogo di privata dimora, o in luogo pubblico di cura, assistenza e accoglienza La libertà vigilata Non è una pena, ma una misura di sicurezza non detentiva e consiste nella concessione della libertà al condannato, che è affidato alla pubblica sicurezza, per la sorveglianza, ed all U.E.P.E. per il sostegno e l assistenza. La libertà vigilata è ordinata nei seguenti casi: se è inflitta una pena non inferiore a dieci anni; se è stata disposta la liberazione condizionale (art. 176 c.p.); se il contravventore abituale o professionale commette un nuovo reato che sia manifestazione di "abitualità" o "professionalità"; se il Magistrato di Sorveglianza, in sede di accertamento o riesame della pericolosità sociale (art. 679 c.p.) dispone la trasformazione di una misura di sicurezza detentiva in libertà vigilata (art. 69 Legge 354/75); in altri casi determinati da varie disposizioni di legge, in maniera obbligatoria o in maniera discrezionale (artt. 229 e 230 c.p.); in caso di ammissione di una licenza agli internati e ai semiliberi Le sanzioni sostitutive La semidetenzione è una modalità di sostituzione delle pene detentive brevi (art. 53 L. 689/81).Consiste nell'obbligo per il soggetto di trascorrere almeno dieci ore al giorno negli Istituti di pena adibiti all'esecuzione del regime di semilibertà o nelle sezioni autonome di istituti ordinari destinate all'esecuzione della misura. La libertà controllata è una modalità di sostituzione delle pene detentive brevi (art. 53 L. 689/81), ed anche una modalità di conversione di pene pecuniarie (art. 102 L. 689/81). Durante tale periodo il soggetto è sottoposto ad alcune prescrizioni, determinate, con ordinanza, dal Magistrato di Sorveglianza che riguardano le limitazioni spazio temporali. 3. Le dimensioni del fenomeno Il secondo Rapporto sulla Situazione Sociale a Pisa evidenziava un decremento poco rilevante sia dei casi pervenuti sia di quelli seguiti tra il 2004 e il 2005, nonostante gli effetti della emanazione della legge n. 207/2003 sul cosiddetto indultino che avrebbe dovuto, invece, produrre un pur lieve incremento, dal momento che i soggetti usciti dal carcere a causa di quella norma, venivano poi seguiti dall allora C.S.S.A. Leggermente più significativo, invece, era il decremento verificatosi tra il 2005 e il 2006 a causa dei primi effetti della legge n. 241/2006 (indulto). A questo proposito, si segnala che il totale dei casi seguiti durante il 2006 era di 336, mentre a inizio 2007 avevamo 48 casi in carico. Nel triennio 2007/09, invece, col graduale venir meno degli effetti dell'indulto, si è assistito a un incremento della casistica: se si considerano i soli affidamenti in prova, si passa da 35 casi seguiti nel 2007 a 48 nel 2008, fino ad arrivare a 80 nel 2009, trend che sembra essere confermato anche per il primo semestre del Quanto alla comparazione con i trend delle altre sedi, si può solo annotare che per queste ultime il decremento si è manifestato in modo più massiccio rispetto 9

11 all U.E.P.E. di Pisa. Non sembra che ci siano per tale fenomeno cause giuridiche rilevabili. Fermo restando il trend di nuovo incremento descritto, si notano i seguenti aspetti. (Tavole 1, 25, 26,-27) 3.1. L affidamento in prova ai servizi sociali I numeri relativi all affidamento in prova al Servizio Sociale sono più grandi rispetto a quelli relativi alle altre misure, perché si tratta della misura alternativa per cui l U.E.P.E è principalmente competente per legge. L organo che lo concede (Tribunale di Sorveglianza) investe, infatti, l U.E.P.E del compito di definire il progetto individuale di reinserimento sia quando si tratti di salvaguardare i risultati già ottenuti dai soggetti interessati, sia quando invece è necessario attivare una rete di sostegno che possa consentire all interessato di accedere alla misura Le altre misure (Tavole 2, 25, 26, 27) L attuale legislazione consente ai soggetti che abbiano pene inferiori ai tre anni (sei anni per tossico o alcoldipendenti) di accedere alle misure alternative non passando attraverso il carcere, il che spiega il minor numero di coloro che ne ottengono l accesso dalla detenzione. Per lo più si tratta di soggetti che non conoscono la norma in questione per svantaggio sociale: extracomunitari, stranieri, soggetti privi di stabile dimora, soggetti non in grado di procurarsi un difensore di fiducia. Il maggior numero di soggetti in semilibertà provenienti dalla detenzione dipende dal fatto che tale regime è concesso per lo più come risultato di un percorso carcerario di buona qualità; molto meno frequentemente accade che venga concesso come alternativa all affidamento a chi ne fa richiesta dalla libertà. L incremento della detenzione domiciliare relativo al periodo analizzato dal citato Rapporto, sembrava denotare in generale l intento del legislatore di deflazionare la popolazione carceraria, intento che ora invece pare manifestarsi attraverso altri mezzi legislativi recentemente proposti. Di fatto, nel periodo 2007/09 l'incremento è stato quasi nullo, rivelando semplicemente l atteggiamento del locale Tribunale di Sorveglianza atteggiamento menzionato per l'appunto nel Rapporto che, quando non ricorrono i presupposti per l affidamento, vuole comunque offrire al soggetto la possibilità di non entrare in carcere, pur concedendogli una misura più restrittiva. Sulla libertà vigilata, che, lo ricordiamo, non è una misura alternativa, ma una misura di sicurezza non detentiva, non ci sono annotazioni; il basso numero, infatti, è fisiologico, così come lo è la tipologia. Il leggero aumento di tali misure nel periodo 2007/09 denota semplicemente l'episodico ricorso della magistratura di sorveglianza a tali misure nei casi di extracomunitari che chiedono la sostituzione della espulsione dal territorio dello stato (anch'essa misura di sicurezza, ma non detentiva) proprio con la libertà vigilata. Le sanzioni sostitutive, nel complesso del lavoro dell U.E.P.E, sono statisticamente irrilevanti, in quanto si tratta di regimi per lo più inapplicati. Nel triennio 2007/09 sono state quasi inesistenti. (Tavole da 3 a 6, 25, 26, 27) 10

12 3.3. Distribuzione per età e sesso La distribuzione per sesso rilevata nel Rapporto e confermata dai dati del triennio 2007/09, segue le statistiche criminologiche, secondo cui, innanzitutto, la propensione a delinquere è maggiore negli uomini. Ciò vale, come si vede, sia per la popolazione detenuta sia per i soggetti in misura alternativa. I numeri relativi all età non sembrano far rilevare differenze tra fasce degne di nota. I soggetti vengono seguiti dal momento in cui accedono alle misure alternative, senza che l età rappresenti un requisito o una discriminante. Si può ipotizzare, però, che, la maggiore percentuale dei soggetti compresi tra i 30 e i 39 anni (anche questa rilevata nel Rapporto e confermata nel triennio 2007/09) dipenda da quanto segue: coloro i quali non accedono alle misure alternative sono i soggetti che hanno pene più lunghe da scontare parzialmente in carcere, il che fa appunto salire la loro età media; si tratta in pratica della minoranza, mentre i restanti sono quelli che accedono alle misure alternative. Un discorso a parte va fatto per la detenzione domiciliare: soggetti in età superiore ai 49 anni: sono i casi in cui l età (superiore ai 65 anni) rappresenta un requisito di legge per l accesso; maggiore percentuale di donne: anche qui l essere in stato di gravidanza o madri di prole inferiore a dieci anni rappresenta un requisito di legge. (Tavole 9, 10, 25, 26, 27) 3.4 Le revoche I dati sulle revoche continuano ad apparire confortanti, poiché fanno intendere un buon funzionamento delle misure alternative in termini di evitamento dei fenomeni di recidiva, sia nei casi in cui si tratta di mantenere e /o migliorare situazioni individuali già strutturate, sia in quelli per cui si costruisce dal nulla o partendo da situazioni inadeguate un progetto di sostegno nei confronti dell interessato. Ciò è confermato: a) dal quasi assente tasso di revoca per commissione di nuovi reati nell arco temporale della misura; b) dal fatto che gli unici casi di revoca sono quelli in cui le motivazioni della revoca stessa sono ascrivibili a fattori comportamentali (il soggetto non rispetta le prescrizioni impostegli dalla magistratura cosiddetto andamento negativo) e non collegati a reati commessi durante la fruizione della misura. Semmai, può accadere che durante la fruizione di una misura alternativa sopraggiunga un nuovo titolo di esecuzione per un reato commesso in precedenza. In questo caso, pertanto, non si configura recidiva, ma la pena aumenta a tal punto che non ci sono più i requisiti temporali previsti dalla legge (tre anni) per continuare a fruire della misura. Ad ogni modo, sul totale dei casi seguiti in un anno, le percentuali dei casi esitati in una revoca, si attestano nel modo seguente: 2004: 8,56% 2005: 8,04% 2006: 5,05% 2007: 3,37%+ 2008: 4,42% 2009: 4,43% 11

13 Non resta che attendere di avere a disposizione i dati relativi al 2010 per poter analizzare più adeguatamente il leggero incremento delle revoche iniziato nel 2008, dopo il significativo decremento degli anni precedenti. (Tavole da 11 a 15, 16, 28, 29,30) 3.5 Le inchieste sociali (o osservazioni) L osservazione della personalità dei soggetti in carico all U.E.P.E è prevista sia per coloro che sono ristretti in carcere, sia per coloro che chiedono l accesso ad una misura dalla libertà. Nel primo caso l assistente sociale, su richiesta della direzione del carcere, collabora con gli operatori penitenziari, contribuendo a definire un percorso individualizzato di trattamento, per la parte che riguarda i rapporti dell interessato con la realtà esterna (famiglia, servizi, sistema lavoro, ecc.). Nel secondo caso, l assistente sociale, su richiesta della Magistratura di Sorveglianza, approfondisce i vari aspetti della vita dell interessato allo scopo di valutarne l adeguatezza rispetto al percorso di reinserimento. Ciò vale per le misure alternative, le misure di sicurezza (libertà vigilata), le rare sanzioni sostitutive e la remissione del debito (sconto sulle spese di giustizia e mantenimento in carcere). La minore incidenza delle inchieste per remissione del debito o libertà vigilata è del tutto fisiologica. Il numero delle inchieste per soggetti detenuti nella sede di Pisa appare assolutamente proporzionato rispetto ai dati delle altre sedi, considerato il numero degli Istituti di pena presenti nell ambito di competenza territoriale dell U.E.P.E ed alla capienza di questi. (Tavole da 17 a-22, 25, 26, 27) 3.6 Assistenza familiare e assistenza post-penitenziaria I bassi numeri relativi a questo aspetto del lavoro dell U.E.P.E sono spiegabili con il fatto che fino a prima dell applicazione della legge sull indulto i carichi di lavoro degli assistenti sociali erano a pieno regime. Dunque gli operatori concentravano tutte le risorse disponibili sulla gestione delle competenze istituzionali fondamentali. Con il sopraggiungere dell indulto si è registrata, in concomitanza dell ultimo semestre del 2006 una lievissima tendenza ad occuparsi anche di assistenza ai soggetti usciti dal circuito penitenziario nei sei mesi successivi alla scarcerazione. Tale tendenza è stata in lieve aumento nel corso degli anni successivi. 4. L indagine in provincia di Pisa 4.1. Obiettivi e metodologia (Tavole 23, 24, 25, 26, 27) Nel 2005 Il Ministero ha coordinato la realizzazione di un indagine a livello nazionale su tutti gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna. L indagine è stata realizzata attraverso due strumenti: il Questionario/Risorse, che è stato somministrato a tutte le risorse che interagiscono con l U.E.P.E nella presa in carico dei soggetti. Sono state censite 106 strutture a livello nazionale. Il Questionario/Soggetti attraverso cui si è cercato di indagare il rapporto tra il soggetto utente e le modalità dell esecuzione penale esterna. Il questionario 12

14 conteneva molti dati sul soggetto che già sono presenti nei documenti ufficiali di presa in carico ma approfondiva altre questioni: la percezione che i soggetti hanno della loro situazione, il rapporto con l U.E.P.E, il loro giudizio, etc. Il questionario conteneva anche una sezione sulla recidiva. Sono stati intervistati 106 soggetti inseriti in risorse di rete afferenti a 23 distinti U.E.P.E. I risultati dell indagine sono contenuti nel volume Alternative al carcere. Percorsi, attori e reti sociali nell esecuzione penale esterna: un approfondimento della ricerca applicata, a cura di Luigi Frudà, Franco Angeli, Da qui è nata l idea di implementare a livello locale - seppur con alcune semplificazioni e diverse focalizzazioni - la metodologia adottata nell indagine nazionale. L obiettivo era infatti quello di indagare il fenomeno nel territorio pisano favorendo al tempo stesso un confronto dei risultati con altri Uffici di Esecuzione Penale Esterna e con il panorama nazionale. Questo ci ha consentito, tra l altro, di sfruttare al massimo strumenti già testati, adottati e collocati all interno di una cornice teorica di livello universitario. Rispetto alla costruzione del Questionario Soggetti la scelta è stata quella di adottare il questionario nazionale escludendo però tutte le domande che potevano essere ricavate direttamente dalla lettura dei fascicoli personali degli utenti (dati utente, condizione lavorativa, caratteristiche della famiglia, etc.) in modo da non appesantire eccessivamente la rilevazione. Il questionario Risorse invece è stato lasciato inalterato. La nostra indagine si proponeva il raggiungimento di 3 obiettivi principali: valutare l attività degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna anche attraverso la percezione e il giudizio degli utenti indagare il fenomeno della recidiva conoscere e valutare l efficacia delle reti territoriali attivate dall Ufficio di Esecuzione Penale Esterna 4.2. Campionamento e interviste Su un universo di 438 soggetti che erano stati in carico all Ufficio di Esecuzione Penale Esterna dagli anni 2004 al 2007 inclusi è stato estratto casualmente un campione di 200 soggetti ripartiti proporzionalmente tra le varie tipologie di utenti U.E.P.E e selezionato sia tra utenti ancora in carico, sia tra utenti che al momento dell indagine avevano invece concluso la misura alternativa a causa dell indulto o per fine pena. L obiettivo era infatti quella di conoscere la situazione attuale anche di queste persone per cercare di intercettare gli ambiti virtuosi in cui le reti hanno funzionato, per così dire, da vaccino contro il fenomeno della recidiva. Per quanto riguarda le modalità di somministrazione del questionario è stata scelta la somministrazione diretta, tramite intervista, da parte degli assistenti sociali dell U.E.P.E. Tuttavia, sono emerse fin da subito grosse difficoltà nel contattare gli utenti principalmente a causa dei frequenti cambiamenti di residenza. Questa situazione ha fatto sì che alla fine gli operatori abbiano contattato l intero universo degli utenti in carico dal 2002 e le 54 persone (46 maschi e 8 femmine) che alla fine hanno compilato il questionario rappresentano di fatto la totalità delle persone rintracciabili e disponibili a farsi intervistare. 13

15 Si tratta di un campione formato nella quasi totalità dei casi da soggetti che attualmente non sono più in carico all U.E.P.E (75% degli intervistati) e che sono in una situazione di libertà. Questo è il principale elemento di differenziazione rispetto all indagine nazionale nella quale la maggioranza degli intervistati è invece formato da persone attualmente in carico. D altra parte questo fattore ha probabilmente permesso di avere risposte meno viziate dalla persistenza del rapporto e dunque più sincere, sia di cogliere in maniera più efficace il fenomeno della recidiva I risultati Il campione è formato per l 85,2% da maschi e dal 14,8% di femmine, in linea con i risultati dell indagine nazionale e con le caratteristiche dell utenza U.E.P.E. Grafico 1 Distribuzione per sesso degli intervistati Femmine 15% Maschi 85% Dal punto di vista dello stato civile il 55,6% è coniugato o convivente; il 16,7% è separato o divorziato, il 22,2% è nubile, il 5,6% vedovo. Circa il 60% degli intervistati risiede in un comune dell Area Pisana, il 20% circa in Valdera, l 11% nel Valdarno, il 9% circa in Alta Val di Cecina. Il 57,4% è formato da persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni, il 31,5% ha tra i 50 e i 70 anni. I giovani con meno di 30 anni sono solo il 5,6%. Per quanto riguarda la cittadinanza (tavola 1) i risultati dell indagine riflettono il dato generale della prevalenza degli italiani tra coloro che accedono alle misure alternative, dato che contrasta con quello riferito invece alla popolazione carceraria. Tavola 1 - Distribuzione per cittadinanza v.a. % Italiana 44 81,48% Straniera 10 18,52% Agli stranieri infatti spesso mancano alcuni requisiti fondamentali per poter accedere alle misure, ovvero un lavoro, un domicilio, una rete esterna significativa, il permesso di soggiorno che spesso ostacola il progetto di fine pena. La rete sociale, che riveste un importanza fondamentale per l accesso alle misure alternative, si assottiglia fortemente quando gli stranieri non hanno il permesso di soggiorno. 14

16 Ci sono poi anche molti stranieri che non inoltrano la domanda per l accesso alla misura alternativa nei tempi previsti dalla legge (30 gg successivi alla notifica di sospensione dell esecuzione della pena) soprattutto per problemi di frequente cambio di domicilio, o perchè non percepiscono l importanza della misura o non seguono il procedimento penale in quanto tornano nel paese di origine. Per quanto riguarda l istruzione (tavola 2) si rileva che 3 intervistati su 4 hanno almeno il diploma di scuola media inferiore e di questi, il 31,5% ha un diploma di scuola superiore. Le persone che hanno solo la licenza elementare sono il 18,5%. Tavola 2 - Distribuzione per titolo di studio v.a. % Diploma media inferiore 24 44,4% Diploma media superiore 17 31,5% Licenza elementare 10 18,5% Nessuno 3 5,6% Totale ,0% Il livello di occupazione degli utenti risulta essere elevato in quanto punto cardine dell esecuzione penale esterna (tavola 3). Tavola 3 - Condizione lavorativa attuale v.a. % Occupato stabile tempo pieno 22 40,7% Disoccupato 11 20,4% Occupato con contratti atipici 7 13,0% Occupato stabile part time 7 13,0% Pensionato 5 9,3% Fruitore di borsa lavoro, tirocinio formativo o simili 1 1,8% N.r. 1 1,8% Totale ,0% Il basso livello di scolarizzazione si riflette con l attività professionale svolta dagli utenti sia nel passato che recentemente. Le professioni prevalenti sono infatti operaio specializzato e operaio generico (tavola 4). Tavola 4 - Attività professionale recente Domanda 9 v.a. % Operaio specializzato 13 24,1% Operaio generico 9 16,7% Imprenditore 4 7,4% Agricoltore, bracciante 3 5,6% Commerciante 3 5,6% Muratore, manovale 3 5,6% Barista, cameriere, cuoco 2 3,7% Impiegato 1 1,8% Insegnante 1 1,8% Altro 14 25,9% N.r. 1 1,8% Si nota una tendenza a non perseguire l attività professionale del padre soprattutto nel caso in cui il padre era agricoltore o bracciante, per il resto ricalca abbastanza il 15

17 quadro professionale dei padri (tavola 5). Nel caso delle madri prevale nettamente la posizione di casalinga (tavola 6). Tavola 5- Attività professionale del padre Attività professionale v.a. % Agricoltore, bracciante 10 18,5% Operaio specializzato 7 13,0% Imprenditore 6 11,2% Operaio generico 5 9,3% Commerciante 4 7,4% Impiegato 4 7,4% Avvocato 1 1,8% Infermiere 1 1,8% Non conosciuto 2 3,7% Altro 14 25,9% Totale ,0% Tavola 6 - Attività professionale della madre Attività professionale v.a. % Agricoltore, bracciante 6 11,11% Commerciante 4 7,41% Operaio specializzato 3 5,56% Colf. addetto pulizie 2 3,70% Imprenditore 2 3,70% Operaio generico 1 1,85% Altro (casalinga) 36 66,67% La metà dei genitori degli utenti risulta formata da pensionati o deceduti (tavole 6-7). Tavola 7 - Condizione lavorativa del padre Condizione lavorativa v.a. % Pensionato 15 27,78% Deceduto 15 27,78% Occupato stabile tempo pieno 8 14,81% Disoccupato 1 1,85% Imprenditore libero prof. 1 1,85% Occupato con contratti atipici 1 1,85% Occupato stabile part time 1 1,85% N.r ,22% Tavola 8 - Condizione lavorativa della madre Condizione lavorativa v.a. % Pensionata 14 25,93% Deceduta 14 25,93% Occupata stabile full time 5 9,26% Disoccupata 4 7,41% Occupata stabile part time 2 3,70% Borsa lavoro/tirocinio formativo 1 1,85% Occupata con contratti atipici 1 1,85% Altro 3 5,56% N.r ,52% 16

18 Per quanto riguarda il loro livello di studio emerge in generale emerge un basso livello di scolarizzazione, più della metà possiede la licenza media o non ha alcun titolo (tavole 8-9). Tavola 9 - Titolo di studio del padre Titolo di studio padre % licenza elementare 48,1% nessun titolo 20,3% diploma scuola media inferiore 16,7% diploma scuola media superiore 5,6% laurea 3,7% Non risponde 5,6% Totale 100,0% Tavola 10 - Titolo di studio della madre Titolo di studio madre % licenza elementare 48,0% nessun titolo 24,0% diploma scuola media inferiore 14,8% diploma di scuola media superiore 9,3% Non risponde 3,7% Totale 100,0% Se osserviamo la condizione lavorativa dei coniugi degli utenti possiamo notare una buona percentuale di occupati stabili a tempo pieno. Questo dato riflette una situazione frequente, quella delle mogli che lavorano per mantenere la famiglia, attendendo il rientro del marito detenuto. Per gli stranieri questo è un po meno frequente in quanto molto più spesso i detenuti non hanno le mogli in Italia ma al paese di origine (tavola 11). Tavola 11 - Se coniugato indicare condizione lavorativa coniuge Domanda 14 v.a. % Occupato stabile tempo pieno 16 29,63% Disoccupato 8 14,81% Occupato stabile partime 2 3,70% Occupato con contratti atipici 1 1,85% Altro 6 11,11% N.r ,89% 4.4. Aspetti relativi alla storia penale del soggetto. La recidiva È da sottolineare che ben 40 soggetti su 54 intervistati erano, al momento dell intervista, persone libere che hanno dunque partecipato volontariamente alla compilazione del questionario. Ciò evidenzia sicuramente un buon rapporto degli utenti con l U.E.P.E ed è anche garanzia del fatto che le risposte siano caratterizzate da un buon grado di veridicità. Per quanto riguarda invece la situazione giuridica dei soggetti al momento dell ultima presa in carico si rileva che più della metà (54%) era in una situazione di affidamento in prova dalla libertà (art. 47 e 94), il 22% in detenzione domiciliare dalla libertà (tavola 12). 17

19 Tavola 12 Posizione giuridica al momento dell'ultima presa in carico dall'u.e.p.e Posizione giuridica % affidamento in prova 47 dalla libertà 38,9% affidamento in prova 94 dalla libertà 14,8% detenzione domiciliare dalla libertà 11,1% detenzione domiciliare dalla detenzione 11,1% affidamento in prova 47 dalla detenzione 9,3% affidamento in prova 94 dalla detenzione 3,7% semilibertà 3,7% lavoro esterno ex articolo 21 1,9% arresti domiciliari dalla detenzione 1,9% altro 1,9% Non risponde 1,9% Totale 100,0% Uno degli obiettivi dell indagine era quello di indagare sul fenomeno della recidiva. Per questo motivo è stato chiesto agli intervistati di indicare se in passato erano già stati seguiti dall Ufficio di Esecuzione Penale Esterna. Il 51,9% (tavola successiva) ha dichiarato di essere stato seguito dall U.E.P.E una sola volta. Il 48,1% invece è stato seguito più di una volta. Tavola 13 Soggetti già seguiti dall U.E.P.E in passato Già seguiti % si 48,1% no 51,9% Totale 100,0% Questo non significa tuttavia che il 48,1% sia realmente recidivo, ossia abbia commesso un nuovo reato terminata la prima pena. La situazione più frequente è infatti quella di persone che hanno commesso più di un reato in un unico periodo della loro vita e ricevono le condanne in momenti diversi, condanne che però sono tutte collegate a quel periodo e magari ad un unico avvenimento. Per poter cogliere invece il fenomeno della recidiva nella sua complessità e per tentare anche di fare una stima occorre collegare la risposta a questa domanda con la risposte ad altre due domande: la domanda 16.7 Ha mai commesso reati dopo una misura alternativa? In questo caso, come vediamo nella tavola 14 l 88,8% ha risposto No, e dunque non ha sicuramente mai recidivato. Soltanto 6 persone potrebbero dunque essere recidive. E opportuno rilevare che queste informazioni, ricavate dalle interviste, trovano anche conferma nei fascicoli personali in possesso delle assistenti sociali. Tavola 14 Reati commessi dopo una misura alternativa Reati commessi % no 88,9% si 11,1% Totale 100,0% 18

20 La tavola che segue ci mostra per quali procedimenti e per quali reati questi soggetti erano già stati seguiti dall U.E.P.E. Come si può notare nella maggioranza dei casi si tratta di soggetti che, come già detto, non erano in una situazione di recidiva ma avevano già seguito percorsi propedeutici all affidamento (lavoro esterno, inchiesta socio-familiare, semilibertà, etc.). Tavola 15 Procedimenti per i quali erano già stati seguiti dall U.E.P.E in passato Procedimenti % affidamento in prova 47 dalla libertà 30,8% affidamento in prova 94 dalla libertà 11,4% semilibertà 15,4% detenzione domiciliare dalla libertà 7,7% detenzione domiciliare dalla detenzione 7,7% affidamento in prova 47 dalla detenzione 7,7% osservazione della personalità ed indagine socio 7,7% lavoro esterno ex art. 21 3,8% detenzione carceraria per medesimo procedimento 3,8% altro 3,8% Totale 100,0% La tavola 15 mostra invece le tipologie di reato commesse dai soggetti che sono stati presi in carico dall U.E.P.E, secondo la classificazione ISTAT. I dati si riferiscono all ultima presa in carico da parte del servizio (nei casi in cui ci sia stata più di una presa in carico). Il 44,4% ha commesso reati contro l economia e la fede pubblica (falso, truffa, etc.). E questa una tipologia di reato per la quale ci sono pene più brevi. Il 35,2% ha commesso reati contro il patrimonio e il 14,8% reati contro la persona. In quest ultimo caso si tratta nella maggioranza di persone che sono state seguite come art. 21 o come semilibertà perché, in questo caso, si tratta di reati che spesso causano la detenzione. Riguardo a questa distribuzione si rileva una lieve differenza con l indagine nazionale 1 nella quale i reati contro la persona sono una percentuale più bassa (8% contro 14,8%) ma è però più alta la percentuale di quelli che non hanno dichiarato il tipo di reato (11% contro il 5,56%). Tavola 16 Tipologia di reato commesso durante l ultima misura alternativa Tipologia di reato Indagine Pisa Indagine Nazionale contro l'economia e la fede pubblica 44% 37% contro il patrimonio 35% 44% contro la persona 15% 8% Non dichiarato 6% 11% Totale 100,0% 100,0% Altro elemento di differenziazione con l indagine nazionale è quello relativo allo stato di tossicodipendenza: nel nostro caso, infatti i soggetti tossicodipendenti o ex tossicodipendenti rappresentano soltanto il 25,93% del totale. Nell indagine nazionale sono il l 83% del totale 2. Si tratta dunque di due popolazioni target molto 1 Op. cit. pag Op. cit. pag

21 diverse in quanto lo status di tossicodipendente incide fortemente sulle modalità di accesso e di svolgimento della misura alternativa. 4.5 Il trattamento ricevuto L avvio della misura alternativa Passando ad analizzare i dati relativi al trattamento ricevuto si rileva che la maggior parte (57,4%) è venuta a conoscenza della possibilità di usufruire della misura alternativa attraverso gli avvocati, l 11,11% attraverso gli educatori del carcere, il 9,3% attraverso l assistente sociale dell U.E.P.E e il 7,41% attraverso relazioni di tipo informale con amici, familiari, detenuti. Da notare anche qua la differenza con l indagine nazionale nella quale è molto più alta la percentuale di coloro che ne sono venuti a conoscenza attraverso gli altri detenuti (30%). Tavola 17 - Modalità di conoscenza della misura alternativa Come sono venuti a conoscenza della misure % avvocato 57,4% educatore carcere 11,1% assistente sociale U.E.P.E 9,3% relazioni di tipo informale amici familiari 7,4% altro 14,9% Totale 100,0% Per quanto riguarda invece gli elementi o i soggetti che hanno svolto un ruolo importante nella vera e propria ammissione alla misura alternativa, il 39% circa dichiara che il fattore determinante è stata la disponibilità dell azienda o di una ditta. E evidente infatti che la possibilità di accedere ad un lavoro rappresenta l elemento centrale nella costituzione della misura, che, non a caso, in passato, veniva comunemente chiamata affidamento al lavoro. In questa fase il ruolo dell avvocato diventa residuale. Tavola 18 - Soggetti che hanno svolto un ruolo importante nel passaggio alla misura alternativa Soggetti % ditta/azienda 38,9% U.E.P.E 20,4% SERT 14,8% avvocato 3,7% altro 22,2% Totale 100,0% Tavola 19 - Procedure (amministrative) sulla cui base è iniziato il percorso per l'ottenimento della misura alternativa Procedure % documentazione avvocato 37,0% richiesta al tribunale 24,0% documentazione SER-T 16,7% documentazione U.E.P.E 9,3% richiesta al magistrato di sorveglianza 5,6% documentazione altri operatori 3,7% altro 3,7% Totale 100,0% 20

22 In realtà la presenza dell avvocato non sarebbe indispensabile per l avvio della misura alternativa in quanto per la presentazione della domanda le persone potrebbero essere aiutate dagli uffici. Molti però ritengono comunque essenziale rivolgersi a un avvocato Lo svolgimento della misura alternativa Alla domanda: Praticamente che ha fatto, o sta facendo, durante lo svolgimento della misura alternativa? il 57,4% afferma Il rispetto degli orari, il 18,5% colloqui, il 14,8% rapporti esterni con la famiglia e con gli amici. Tavola 20 Attività durante la misura alternativa Attività % rispetto degli orari 57,4% colloquio 18,5% rapporti esterni con famiglia e amici 14,8% attività esterne 3,7% trattamento medio sanitario 3,7% partecipazione a gruppi 1,9% Totale 100,0% Dall analisi dei risultati emerge la percezione forte del valore prescrittivi dell affidamento: rispetto degli orari, rispetto dei contatti con l U.E.P.E. L aspetto dell orario infatti è quello che più limita la libertà personale. Dalle ore alle ore 6.00 le persone devono rimanere presso la propria abitazione a meno che non svolgano lavori notturni o ci siano occasioni di socializzazione particolari. Su questo decide il magistrato sulla base anche della valutazioni U.E.P.E. Anche il colloquio rappresenta un adempimento importante ed è centrale nel rapporto con gli operatori dell U.E.P.E con cui la persona in affidamento deve mantenere contatti costanti. Tendenzialmente i colloqui sono di confronto e sostegno. Tavola 21 Nel corso della misura è stato inserito in una struttura residenziale? Inserimento in struttura % no 83,3% si 5,6% n.r. 11,1% Totale 100,0% La caratteristica della residenzialità riguarda soprattutto i tossicodipendenti. Essendo poche le persone del nostro campione con questa caratteristica la risposta a questa domanda è stata dunque prevalentemente No (83,33%). Tavola 22 Che significato ha avuto o ha per lei il rapporto con la misura alternativa? Significato % sostegno psicologico 72,2% aiuto nelle pratiche 7,4% nessun significato 5,6% sostegno lavorativo/economico 1,8% altro 13,0% Totale 100,0% 21

23 Questa domanda era stata posta come domanda aperta. La tavola 22 riporta il risultato della categorizzazione delle risposte che è stata fatta ex post; la figura 1 (pag. 25) mostra invece i risultati di un altra modalità di analizzare le risposte a domande aperta, una modalità che si basa sull attribuire una dimensione più grossa alle parole che ricorrono maggiormente. Questo sistema di analisi si può realizzare attraverso il sito In entrambi i casi emerge comunque una prevalenza dell aspetto di sostegno, aiuto, supporto psicologico rispetto ad altri tipi di sostegno più concreti (lavoro, pratiche, etc.). Per quanto riguarda invece la domanda relativa alle attività prevalenti che venivano svolte durante la misura alternativa circa l 80% degli intervistati ha dichiarato colloqui. Il colloquio rappresenta infatti il principale strumento utilizzato dagli operatori per monitorare l andamento della misura. 4.6 Valutazioni del soggetto circa gli effetti del trattamento Alla domanda Come giudica in generale il trattamento ricevuto durante la misura alternativa? circa il 70% esprime un giudizio positivo, solo il 3,52% esprime un giudizio negativo. Si riportano di seguito, integralmente, le principali affermazioni degli intervistati in quanto possono rappresentare un utile strumento di analisi e approfondimento: Come giudica in generale il trattamento ricevuto durante la misura alternativa? adeguato alla pena buono buono nel complesso punto debole impatto non simpatico con alcuni operatori dell'u.e.p.e coerente con una vita normale utile per i familiari ho continuato a fare la stessa vita di prima forte: allontanarsi dai danni della carcerazione indifferente nel mio caso la revoca è arrivata dopo pochi mesi non ho le armi per giudicarla perché è stata breve ottimo, ho riscontrato un'adeguata forma di sostegno per come è strutturata la detenzione domiciliare meglio il carcere utile per progettare la vita positivo positivo da tutti i punti di vista positivo il sotto l'aspetto relazionale, negativo per il controllo positivo per l'attività di sostegno alla persona positivo per le persone che capiscono il significato positivo perchè evita la detenzione in carcere possibilità di avere sostegno possibilità di reinserimento, difficoltà di conciliare gli impegni lavorativi con quelli della missione punto di forza, non interrompi il percorso di vita utile ma ci vorrebbe più opportunità casa lavoro vincoli territoriali e orari per il lavoro-liberta personale E in particolare riguardo alla sua particolare esperienza? aiuto nel riavvicinamento alla famiglia, in particolare con la moglie buoni nel secondo periodo nel quale sono stato seguito costantemente dall'u.e.p.e complicato comunque come una imposizione 22

24 dato la possibilità di reinserirsi é stato di sostegno al percorso di reinserimento è un'opportunità di reinserimento era simile alla mia vita prima estenuante hanno avuto un ruolo i colloqui di sostegno il timore iniziale a seguito dei colloqui effettuati si e tramutato in sentimento di fiducia nel servizio in questo territorio mi trovo bene, in altro U.E.P.E no maggiore sostegno economico avrebbe evitato la recidiva meglio del carcere perché stavo male mi ha aiutato a comprendere la strada giusta per non sbagliare più mi ha consentito di continuare a mantenere la stabilità famigliare e personale raggiunta mi sono sentito molto solo perché ero solo in casa molto buono ma non ritengo giusta la condanna subita non è stato utile per le esigenze economiche poiché ha potuto solo inviare al territorio ottimo per me va benissimo per altri ci vorrebbe molto di più positivo per opportunità di reinserimento positivo per superare i momenti difficili e liberarsi del passato positivo perché i controlli aiutano positivo perché non ho mai avuto problemi. Mi sono trovata bene. problema delle prescrizioni orarie rispetto alla mia attività lavorativa aperta al pubblico caratterizzato da problemi di comunicazione nell'ultima parte della m.a. sentito positivamente sostegno e il punto forte non vedo punti deboli utile Dall analisi di queste affermazioni (cfr anche Figure 2 e 3, pag. 26 e 27) emerge con evidenza l importanza della misura alternativa in quanto occasione per ricostruire una vita sociale e familiare evitando la carcerazione. E chiaro che laddove la rete sociale non è presente la misura alternativa può causare situazioni di isolamento (come segnalato da un intervistato). Sempre nell ambito della valutazione il questionario conteneva questa domanda: Secondo lei che cosa ha funzionato meglio, nel suo caso, nel trattamento?. Per analizzare le riposte è stato costruita una classifica basata su un indice sintetico (tavola 23) da cui emerge che l aspetto che durante la misura alternativa ha funzionato di più è il sostegno ricevuto dagli operatori. Nelle posizioni successive ma abbastanza distanziate da questo primo fattore ci sono: l opportunità lavorativa, l aumento della motivazione al cambiamento e infine la possibilità di reinserimento sociale. Tavola 23 Secondo lei che cosa ha funzionato meglio, nel suo caso, nel trattamento? Cosa ha funzionato meglio? Punt. Sostegno/rapporto con operatori 125 Aumento della motivazione al cambiamento 107 Possibilità di reinserimento sociale 106 Reinserimento sociale

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