Il fattore D nell università italiana: Il caso delle economiste

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO DI STUDI SULLO SVILUPPO ECONOMICO CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN "La tradizione europea del pensiero economico" V CICLO TITOLO DELLA TESI Il fattore D nell università italiana: Il caso delle economiste RELATRICE Chiar.ma Prof. Annalisa Rosselli DOTTORANDA Dott. Giulia Zacchia CORRELATRICE Chiar.ma Prof. Marcella Corsi ANNO 2014

2 Indice Introduzione...I Capitolo 1 - Economiste accademiche italiane: evoluzione della presenza e della tassonomia negli ultimi 12 anni Economiste italiane: confronto con la realtà accademica della Spagna e Regno Unito Valutare le valutazioni: evoluzione della tassonomia della candidata al concorso da ordinario in economia negli ultimi anni Economiste ed Economisti italiani. Analisi di genere della professione Considerazioni conclusive Riferimenti bibliografici Appendice 1.1: Elenco dei concorsi analizzati nell articolo Appendice 1.2: Questionario Economiste ed Economisti italiani Capitolo 2 - Pubblicazioni: di che genere? Analisi bibliometrica della produzione scientifica delle economiste italiane Segregazione od omologazione? Analisi di genere delle tematiche delle tesi di dottorato in economia nelle università italiane Il genere negli studi di genere. Analisi delle tematiche di ricerca sviluppate negli ultimi 20 anni dagli economisti accademici italiani Considerazioni conclusive Riferimenti bibliografici Appendice 2.1: Aggregazione JEL Code Appendice 2.2: Preferenze di genere nella tematica di ricerca delle pubblicazioni nei 5 anni successivi al dottorato di ricerca dei dottorati in ruolo nelle università italiane al Appendice 2.3: classificazione JEL Code studi di genere Capitolo 3 - I due volti della previsione economica in Italia: Vera Cao Pinna e Almerina Ipsevich Gli anni di Vera Cao Pinna e Almerina Ipsevich: analisi della visibilità femminile nelle riviste economiche italiane negli anni 50, 60 e Il mondo accademico e le donne: il caso della Facoltà di Economia e Commercio dell Università La Sapienza di Roma dal 1956 al Vera Cao Pinna e Almerina Ipsevich: due vite parallele

3 3.4 Vera Cao Pinna e Almerina Ipsevich: il contrasto metodologico negli anni 60. Previsioni di breve o di lungo periodo: l analisi congiunturale vs. le tavole Input-Output Considerazioni conclusive Riferimenti bibliografici Appendice 3.1: Contributo delle donne nelle riviste economiche italiane (anni 50, 60 e 70) Appendice 3.2: Curriculum Vitae di Vera Cao Pinna, redatto dalla stessa Appendice 3.3: Carteggio tra Estelle Leontief e Renato Guarini (1988) Conclusioni

4 Introduzione La tesi s'inserisce nel filone di ricerca incentrato sul ruolo del contesto sociale nello sviluppo del pensiero economico e della professione dell economista. Si perseguirà un approccio cosiddetto storico narrativo 1, analizzando la componente femminile tra gli economisti accademici italiani negli ultimi dodici anni, al fine di studiare come l essere donna abbia influenzato e tuttora influenzi i percorsi di carriera, la scelta delle tematiche di ricerca, la presenza in determinati network, e di conseguenza la visibilità/marginalità e impatto, sia a livello nazionale sia internazionale, la comunità scientifica di riferimento. Aspetti metodologici, teorici e applicati, riguardanti la misurazione e la scomposizione della disuguaglianza di genere nella carriera accademica in Italia in economia nell ultimi dodici anni, saranno approfonditi al fine di sottolineare il contributo di donne alla scienza economica. Obiettivo della tesi è dunque contestualizzare il ricco dibattito, sviluppatosi prevalentemente negli Stati Uniti e nel Regno Unito, risollevando la questione della scarsa componente femminile tra gli economisti accademici italiani, al fine di aggiornare i dati e studiare come sia evoluta la componente femminile, quali siano i percorsi di carriera, come sia variato il profilo tipo delle economiste italiane, sia dal punto di vista anagrafico sia da quello della produzione scientifica, in particolar modo alla luce della riforma del sistema universitario in corso (DM 76 del 2012), che pone come cardine del sistema di avanzamento personale e della ripartizione dei fondi a livello aggregato l analisi delle pubblicazioni, con l utilizzo sempre più frequente di indicatori bibliometrici standardizzati (si veda il ricorso ai requisiti minimi all accesso alle singole fasce di docenza). Per comprendere il contesto, partiamo da quattro elementi fattuali: 1 Per una esaustiva descrizione agli approcci metodologici nella ricerca nella storia del pensiero economico si veda Marcuzzo (2008). I

5 1) In Italia, la percentuale dei dottorati di ricerca in Economia e Scienze Statistiche conseguiti da studentesse è passata dal 39% nel 1998 al 52% nel secondo i dati del Ministero dell Università e Ricerca (MIUR). Nonostante l incremento di 13 punti percentuali e la femminilizzazione dei dottorati nel settore economico, la presenza femminile tra il personale docente universitario è ancora scarsa: le economiste accademiche rappresentano ad oggi 3 il 28,5% del totale degli economisti in ruolo nelle università italiane. Andando a disaggregare la composizione del personale accademico, le percentuali si riducono ulteriormente, in quanto solo il 16,4% degli ordinari e il 26,9% degli associati sono donne; invece, all'inizio della carriera accademica, le donne sono pari al 42,4% dei ricercatori. 2) La struttura gerarchica nelle università italiane nel settore economico è fortemente influenzata dal sesso: per le donne si osserva una classica struttura piramidale con al vertice le donne ordinario (il 21,1% del totale delle economiste), seguite dagli associati (26,6%) e alla base i ricercatori (52,3%); al contrario, per gli uomini la struttura assume una forma a imbuto, con la percentuale più consistente rappresentata dagli ordinari (43,2%), seguiti dagli associati (28,5%) e dai ricercatori (28,4%). Tale differenza nella composizione di genere dei ruoli accademici induce a una riflessione sul diverso passo nei percorsi di carriera: mentre per le donne la persistenza in ruolo nelle fasce più basse sembra essere più frequente e l avanzamento di carriera più lento e difficile, per gli uomini il passaggio di ruolo sembra essere più veloce e lineare, tanto che la maggior parte degli economisti accademici italiani ha già raggiunto il vertice della carriera. 3) La struttura piramidale femminile, appena descritta, ha subito delle variazioni nel tempo: negli ultimi dodici anni la presenza in Italia delle donne al vertice è aumentata del 62,3%, ma 2 Ultimo dato disponibile, fonte Cineca-Muir. 3 Dati Cineca Miur su personale in ruolo nei settori disciplinari SECS-P01/SECS-P06 aggiornati al 31/12/2012. II

6 ciononostante la struttura gerarchica, la vera patologia del sistema, è rimasta identica a se stessa nella forma. 4) È noto come la scarsa presenza femminile tra gli economisti, in particolare in ruoli di prestigio, non si limiti ai confini nazionali. Ciò ha dato vita a varie associazioni nel mondo occidentale (e non solo: nel 2003 è nato a Shanghai il Chinese Women Economists Network) con il fine di monitorare e promuovere il ruolo delle donne nella professione di economista; in particolare ricordiamo, agli inizi degli anni 70, l iniziativa dell American Economic Association (AEA) di istituire un Committee on the Status of Women in the Economics Profession (CSWEP), che ha dato inizio a un grande numero di studi, in particolare negli Stati Uniti 4. Nel Regno Unito, il Committee for Women in Economics (CWE) in capo alla Royal Economic Society svolge dal 1996 una funzione simile, così come il Committee for Women Economists in Australia (2002). A livello europeo, dal 2005 Women in Economics (WinE), presso l'european Economic Association, cerca di promuovere network femminili di ricerca in economia e raccolta dati sulla presenza femminile tra gli economisti a livello europeo, così come in Spagna (dal 2006) il Committee on the Situation of Women in Economics (COSME). In Italia, dopo la pubblicazione nel 1999 di Che genere di economista? 5, in cui si è condotto uno studio articolato sulle donne economiste nell università italiana, nuove iniziative e associazioni/comitati sono ad oggi assenti. Alla luce di questi fatti viene naturale chiedersi quali siano i fattori che determinano la scarsa presenza femminile tra gli economisti. In particolare in Italia, nonostante lo sforzo formativo delle nuove generazioni di economiste - si è potuto osservare che il numero di donne che conseguono dottorati di ricerca in economia è in costante aumento- e la crescita significativa negli ultimi anni 4 In particolare studi sulle dinamiche di avanzamento della carriera accademica in economia delle donne si fa riferimento a Kahn (1993), Kahn (1995), McDowell et al. (1999), Ginther and Kahn (2004). 5 Carabelli et al. (1999) III

7 della presenza femminile nella professione dell economista in accademia, rimangono delle domande a cui dare risposta: perché le accademiche rimangono sottorappresentate in Economia? Essere donna è un fattore di discriminazione? Quali sono le strategie di sopravvivenza adottate dalle economiste accademiche italiane negli ultimi anni? La tesi si compone di 3 capitoli distinti. Nel primo capitolo si propone un analisi di flusso sui percorsi di carriera negli ultimi dodici anni nelle università italiane e un analisi di stock, volta a delineare il profilo tipo delle economiste italiane sia in termini di caratteristiche anagrafiche, formazione, interessi di ricerca e abitudini di pubblicazione sia in termini di percezione soggettiva del proprio ambiente di lavoro. L analisi di flusso si propone di verificare come sia evoluta la componente femminile tra gli economisti accademici italiani dal 2000 al 2012, cercando di fornire un confronto con la realtà inglese e spagnola, paesi in cui la presenza di associazioni di donne economiste istituzionalizzate ha permesso la comparazione di dati sul presente e sulle tendenze dal 2000 a oggi. Nonostante il trend positivo, le donne che nelle università hanno infranto il tetto di cristallo nelle discipline economiche in tutti e tre i paesi considerati rappresentano, a oggi, meno del 20% del totale dei professori nella stessa fascia di docenza. Pertanto, si propone un analisi specifica dei vertici della carriera accademica in Italia, andando a verificare come sia variato il profilo delle candidate ai concorsi da ordinario banditi nel e nel ultima tornata di cui sono disponibili i risultati. Si analizzeranno le caratteristiche dei vincitori dei concorsi cercando di delineare i fattori di successo, anche attraverso il confronto con coloro che non ce l hanno fatta. Come risultato dell analisi comparativa, si cercherà di verificare quali sono le caratteristiche che incidono nel successo della vita accademica in Italia e quelle che ostacolano il percorso, sempre in un ottica di genere. Infine, grazie ai dati raccolti tramite un questionario conoscitivo distribuito tra i soci della Società Italiana degli Economisti (SIE), si fornirà una tassonomia delle economiste italiane, in termini sia di IV

8 formazione sia di tematiche di ricerca principalmente sviluppate, verificando inoltre come la percezione di discriminazione tra gli economisti italiani sia sensibile al genere. Nel secondo capitolo della tesi si analizza la produzione scientifica delle economiste italiane. Partendo dalla classificazione delle strategie individuali di sopravvivenza per le economiste, enunciate da Evelyn Forget 6 nell articolo del 1995, si andranno a verificare le variazioni nelle aree di ricerca sviluppate dalle economiste italiane negli ultimi anni, in particolare si esamineranno le pubblicazioni delle economiste e la loro evoluzione in questi ultimi anni, in modo da testare la presenza di una concentrazione delle pubblicazioni nei cosiddetti gender fields 7 e l eventuale esistenza di un effetto di segregazione tematica o di una tendenza all omologazione verso le tematiche scelte dai colleghi uomini. Si è scelto di mantenere una distinzione generazionale, perciò nella prima parte si propone lo studio delle nuove generazioni (dottorande) di economiste italiane per verificare se prevale una tendenza all omologazione o se si cercano nuovi campi di analisi. Si analizzerà, quindi, la presenza di differenze di genere nella scelta delle tematiche di ricerca della tesi di dottorato, primo passo verso la carriera accademica, per i ricercatori che hanno ottenuto il titolo di dottore di ricerca tra il 2003 ed il 2006, presenti nel catalogo Opac della Biblioteca Nazionale di Firenze. Per le ricercatrici si propone quindi un confronto con la produzione scientifica delle ordinarie e associate nei settori SECS-P01-P06, in modo da definire se l effetto di segregazione 6 Evelyn Forget, analizzando le tesi di dottorato dei dottorandi delle università americane discusse tra il 1912 ed il 1940, ha cercato di spiegare la differenza a partire dal 1935 tra le tematiche scelte dalle dottorande e quelle invece scelte dalle economiste accademiche per le pubblicazioni su riviste scientifiche, più orientate su women s issues. Ha quindi identificato 4 strategie individuali: -subordinazione, per esempio accettare posizioni di secondo piano o scegliere un ambiente di ricerca meno qualificante ma più rassicurante - segregazione: scrivere su tematiche su cui è presente un vantaggio comparato, ovvero maggior presenza di donne. - innovazione: cercare nuove tematiche - super-performance: pubblicare di più e meglio dei colleghi uomini. 7 Education, Environmental, Health and Labor economics, income inequality. V

9 tematica sia trainato dalla produzione scientifica delle accademiche in ruolo negli stessi anni considerati. Si vanno infine ad analizzare i profili, sempre in termini di produzione scientifica successiva alla discussione della tesi di dottorato, di coloro che, tra i dottorati , risultano attualmente in ruolo nelle università italiane, in modo da riscontrare l esistenza di differenze di genere nei primi passi della carriera accademica in economia. Nella seconda parte del capitolo si analizzerà la produzione scientifica delle economiste più mature, studiando come la produzione delle ordinarie e associate (in ruolo al 31/12/2012) sia variata negli ultimi venti anni ( ) sempre in termini di tematiche di ricerca affrontate. Si propone quindi un analisi cluster delle pubblicazioni dal 1991 al 2012 di 795 ordinari e associati in ruolo al 31/12/2012 nei settori disciplinari SECS P01-P06. Seguendo gli insegnamenti di John Stuart Mill e Gustav von Schmoller 8 e dunque partendo dal presupposto che le differenze di genere sono frutto dell ambiente sociale, si cercherà infine di verificare empiricamente se la presenza di un maggior numero di economiste accademiche abbia influito sul pluralismo delle tematiche di ricerca affrontate. Si propone quindi un analisi di genere dell evoluzione della produzione scientifica in quei settori meno mainstream, in particolare i gender studies (di cui si forniscono tre definizioni), gli studi eterodossi e la storia del pensiero economico, per verificare se negli ultimi anni, dato il diffondersi del dibattito in Italia sull utilizzo degli indicatori bibliometrici ai fine delle valutazioni dei singoli soggetti e dei dipartimenti, si sia registrata una contrazione della produzione scientifica in studi meno mainstream e di conseguenza meno visibili alle statistiche standardizzate. Infine, nel terzo e ultimo capitolo, si approfondisce lo studio di due figure femminili di rilievo negli anni sessanta in Italia: Vera Cao Pinna e Almerina Ipsevich. 8 Per un analisi approfondita del concetto di diversity nell analisi economica, si veda D Ippoliti (2011). VI

10 Entrambe hanno dato un forte contributo alla politica economica italiana, in particolare, seppur in modo antitetico, al dibattito sulle previsioni economiche. Si fornisce dapprima un'analisi di contesto, andando a verificare la visibilità delle donne nel dibattito economico dell epoca, registrando il contributo delle donne negli articoli pubblicati negli anni cinquanta, sessanta e settanta in 12 riviste italiane di economia. Inoltre, grazie alla consultazione degli annuari dell Università di Roma dall anno accademico al , si analizzerà la presenza femminile sia tra il corpo docente sia studentesco nell ambiente accademico in cui Vera Cao Pinna ha lavorato. Ricordiamo, infatti, che la stessa, nonostante il suo ruolo primario nella programmazione economica italiana e l apprezzamento internazionale per lo studio approfondito delle tavole input-output (Leontief rimarrà profondamente colpito dal modello econometrico semiaggregato dell economia italiana che Vera Cao Pinna presentò al primo Congresso mondiale della Società di econometria, che si tenne a Roma nel 1965), non riuscì mai a divenire professore ordinario. Vera Cao Pinna, inoltre, è l unica economista italiana (in compagnia di Costanza Costantino) a comparire in A Biographical Dictionary of Women Economists, in cui Dimand identifica 120 ritratti di donne che hanno dato, dal 1817, un sostanziale contributo alla materia. Si analizzeranno quindi nel dettaglio queste due figure femminili di riferimento nel dibattito italiano degli anni 60, considerate all epoca come rivali. Le due, infatti, furono sostenitrici di ideologie contrapposte: la Ipsevich prediligeva il breve termine, ossia i 12/18 mesi come previsione, dove la struttura si riteneva rimanesse immutata. La Cao Pinna invece parlava di medio lungo termine e contava sulle modifiche strutturali del sistema economico. Dalla ricostruzione biografica si identificano dapprima i punti di contatto tra le due donne e si sottolinea lo scontro metodologico tra le due ed il loro contributo all evoluzione di due scuole di pensiero italiane: quella più strutturalista e programmatoria del Centro di Studi e Piani Economici VII

11 diretto da Vera Cao Pinna, e quella più congiunturale e pragmatica dell ISCO (Istituto Nazionale per lo Studio della Congiuntura) di cui Almerina Ipsevich fu direttore. VIII

12 CAPITOLO 1 Economiste accademiche italiane: Evoluzione della presenza e della tassonomia negli ultimi 12 anni (..) there are not enough women within economics to provide a good statistical evidence. The only reason to research gender differences in economics should be to learn about economic profession (..) (Kahn 1995, p.203) Le economiste sono state e sono tuttora sottorappresentate ai vertici della gerarchia accademica italiana; partendo da questa inconfutabile osservazione, l'obiettivo di questo lavoro è dare un contributo all'analisi di genere della professione dell economista nelle università italiane. Si fornirà inizialmente un analisi di flusso, che si propone di verificare come si sia evoluta la componente femminile tra gli economisti accademici italiani dal 2000 al 2012, cercando di contestualizzare il fenomeno italiano in ambito europeo, attraverso uno studio comparato con due paesi europei in cui la presenza di associazioni di donne economiste istituzionalizzate ha permesso un confronto in termini di dati: Spagna e Regno Unito. Il confronto con la realtà inglese e spagnola permetterà di individuare tendenze comuni e divergenze. Successivamente, avendo constatato che, nonostante il trend positivo, le donne che, nelle università, hanno infranto il tetto di cristallo nelle discipline economiche in tutti e tre i paesi considerati rappresentano a oggi meno del 20% del totale dei professori nella stessa fascia di docenza, si proporrà un analisi specifica dei vertici della carriera accademica in Italia, andando a verificare come sia variato il profilo delle candidate ai concorsi da ordinario banditi nel e nel 2008 (ultima tornata di cui sono disponibili i risultati). Infine, grazie ai dati relativi ottenuti tramite un questionario conoscitivo distribuito tra i soci della Società Italiana degli Economisti (SIE), si fornirà una tassonomia delle economiste italiane in termini 1

13 sia di formazione sia di tematiche di ricerca principalmente sviluppate, andando anche a verificare come sia sensibile al genere la percezione di discriminazione tra gli economisti italiani. 1.1 Economiste italiane: confronto con la realtà accademica in Spagna e Regno Unito Nonostante la percentuale dei dottorati di ricerca in Economia e Scienze Statistiche conseguiti da studentesse sia passata dal 39% nel 1998 al 52% nel , la presenza femminile tra il personale docente universitario è tuttora scarsa: le economiste accademiche rappresentano a oggi (dati Cineca- Miur aggiornati al 31/12/2012) il 28,5% del totale degli economisti in ruolo nelle università italiane. Si è scelto di identificare gli economisti con i settori disciplinari da SECS-P/01 a SECS-P06 10 ossia Economia politica, Politica economica, Scienze delle Finanze, Storia del pensiero economico, Econometria ed Economia applicata. Disaggregando la composizione del personale in ruolo nelle università italiane per il grado accademico, le percentuali si riducono ulteriormente, in quanto solo il 16,4% degli ordinari 11 è donna mentre alla base della carriera accademica le donne sono pari al 42,4% dei ricercatori. Abbiamo cercato di contestualizzare il dato in ambito europeo, proponendo un confronto con due realtà in cui è stato possibile reperire dati di genere sugli economisti accademici: Spagna e Regno Unito. In quest ultimo caso, si sono utilizzati i dati relativi all indagine Survey on Gender and Ethnic Balance of Academic Economics condotta nel 2000, 2002, 2004, 2006, 2008, 2010 e l ultima edizione 2012 divulgati dal Committee for Women in Economics (CWE), associazione in capo alla Royal Economic Society che, dal 1996, svolge un attività di monitoraggio e promozione del ruolo delle donne nella professione di economista. È importante sottolineare come i dati della Survey inglese si riferiscono a un campione degli economisti accademici in ruolo: sono infatti analizzate 9 Ultimo dato disponibile, fonte Cineca-Muir. 10 Per una dettagliata descrizione dei settori disciplinari (come da d.m. del 04/10/2000) si rimanda al seguente link sito Cineca Miur: 11 Nel computo sono inclusi anche gli straordinari in ruolo. 2

14 unicamente le risposte a un questionario inviato a tutto il personale in ruolo (di conseguenza, il risultato può essere influenzato dal tasso di risposta al questionario inviato on-line). Al contrario, per la Spagna, così come per l Italia, i dati riguardano l intero personale accademico in ruolo. Infatti, i dati sono forniti dall Instituto Nacional de Estatistica (Ine) per anno accademico e per disciplina; in questo caso sono stati considerati i settori Economia Aplicada, Economia Financiera y Contabilidad, Economia Sociologia y Politica Agraria. Qui è d obbligo un'avvertenza, in quanto le classificazioni per area disciplinare tra i paesi non sono omogenee. Pertanto, è possibile che siano considerati economisti afferenti aree didattiche diverse nei diversi paesi. Inoltre, sia per il Regno Unito sia per la Spagna, è stato analizzato solo il personale in ruolo a tempo pieno. Come si evince dalla figura 1.1, la realtà italiana si colloca esattamente nel mezzo: si è passati in dodici anni da una presenza femminile nel personale docente a vario titolo (ricercatore, associato e ordinario) in economia del 23% nel 2000 al 29% nel 2012, per il Regno Unito le percentuali risultano nettamente più basse, in quanto attualmente, secondo gli ultimi dati disponibili relativi all inchiesta 2012, le donne rappresentano appena il 24% del personale docente in economia. I dati spagnoli indicano invece uno scenario più confortante, poiché gli ultimi dati disponibili per l anno accademico una percentuale di donne al 41,7%. In tutti e tre i paesi considerati si verifica a partire dal 2006 una tendenza di crescita nella presenza femminile nelle università. Soffermiamoci ora sulla struttura gerarchica, vera patologia del sistema: nelle università italiane si osserva per le donne, nel settore economico, una classica struttura piramidale, con al vertice le donne ordinario (il 21,1% del totale delle economiste al 31/12/2012), seguite dagli associati (26,6%) e alla base i ricercatori (52,3%); al contrario per gli uomini la struttura assume una forma a imbuto con la percentuale più consistente rappresentata dagli ordinari (43,2%), seguiti dagli associati (28,5%) e infine dai ricercatori (28,4%). 3

15 Figura Confronto % economiste accademiche in Italia, UK e Spagna Propria elaborazione Italia, dati Cineca; Regno Unito,, dati CWE ; Spagna, dati INE / Ancora una volta proponiamo il confronto con il Regno Unito e la Spagna. In questo caso abbiamo suddiviso gli economisti inglesi in tre fasce per facilitarne il confronto con la condizione italiana: Professors (assimilabili agli ordinari), Readers & senior lecturers (confrontabile con la fascia degli associati) e Lectures (fascia che va ad includere sia i fixed term che i permanent alla base della carriera accademica). Anche per gli spagnoli abbiamo formato tre classi: Catedratico de universidad, Titular de profesor e Ayudantias, categoria che comprende i Prof ayudante, ayudante doctor e profesor contratado, che possono essere rispettivamente confrontate con gli ordinari, gli associati e i ricercatori del sistema italiano. Nel Regno Unito, la struttura gerarchica attualmente osservabile (2012) è simile a quella italiana, dato che per le donne si configura la classica struttura piramidale, con una bassa percentuale di donne al vertice della carriera accademica (17%), il 29% nella fascia intermedia e la maggior parte (54%) nella fascia più bassa di docenza; al contrario per gli uomini la struttura è a clessidra ovvero le percentuali più ampie sono al vertice (Professors, 37%) e alla base (Lectures 35%) della carriera accademica, invece nel mezzo, come categoria di passaggio, sono i Readers & Senior lecturers 4

16 (28%). In Spagna, al contrario, secondo gli ultimi dati disponibili (anno accademico ) la struttura gerarchica è la stessa per uomini e donne e vede al vertice della carriera la percentuale minore di economisti seguiti dagli Ayudantias (assimilabili ai ricercatori italiani) mentre la percentuale maggiore si colloca nella fascia intermedia di docenza (Titular de profesor); anche se la struttura è uguale, si deve osservare che solo il 6,1% delle economiste spagnole è al vertice della struttura accademica, mentre per gli uomini la percentuale sale al 22,6%. E interessante poi verificare come la condizione sia variata negli ultimi dodici anni, confrontando le strutture gerarchiche attuali con quelle delle In Italia, si è passati da una percentuale del 13% di ordinari tra le economiste nel 2000 al 21,1% nel 2012, mentre per gli uomini la crescita percentuale di ordinari è stata più lenta: dal 43,2% al 45,4%, tuttavia la conformazione della struttura gerarchica è rimasta invariata in 12 anni sia per le donne sia per gli uomini. Nel Regno Unito, le donne sono passate nella fascia di docenza più alta dall 11% nel 2000 al 17% nel 2012, e, al contrario dell Italia, anche per gli uomini si riscontra un consistente incremento tra i Professors, portando la percentuale dal 28% al 37% degli economisti uomini. Ciò ha prodotto una variazione nel tempo della conformazione per grado accademico: mentre nel 2000 la percentuale più ampia si concentrava nella fascia di docenza più bassa (Lectures) sia per gli uomini che per le donne, delineando una conformazione piramidale della struttura per fasce di docenza per entrambi i generi, a distanza di dodici anni la struttura gerarchica si è completamente trasformata, divenendo molto simile alla condizione italiana, in cui la maggior parte degli economisti uomini ricopre una posizione apicale (Professors), mentre per le donne permane la vecchia struttura piramidale, con una bassa percentuale al vertice della carriera accademica. Anche per la Spagna si assiste a una variazione nelle strutture gerarchiche per genere, ancora una volta non tanto per le donne, che nel 2000 già erano in percentuale maggiore (59,06%) nella fascia 5

17 intermedia di docenza (Titular de profesor), seguita da quella degli Ayudantias (30,7%) e con una presenza del 10,24% al vertice della carriera accademica, ma per gli uomini, per i quali la fascia intermedia rimane sempre la più numerosa (53,8%), ma la percentuale di economisti al vertice della carriera accademica (31,44%) è nettamente maggiore rispetto a quella nella fascia più bassa (14,77%). In Spagna, si è dunque verificata, negli ultimi 12 anni, una netta contrazione per entrambi i sessi nella percentuale di Titular de profesor tra gli economisti. In tal senso è significativa la rappresentazione grafica dell evoluzione nel tempo della presenza femminile per fascia di docenza (figura 1.2), in quanto permette di osservare un segnale di miglioramento, anche se risulta comunque evidente e costante il divario di genere. Dal 2000 al 2012, si assiste a un incremento di 8,5 punti percentuali della presenza femminile in Italia per la prima fascia di docenza, di 4,5 punti nel Regno Unito e di 2,3 punti in Spagna. Da notare comunque come, in tutti e tre i paesi, la percentuale di economiste che raggiunge l apice della carriera, nonostante sia incrementata nel tempo, permane sempre al di sotto del 20% del totale degli economisti nella prima fascia di docenza. Per quanto riguarda la seconda fascia di docenza, mentre in Regno Unito e in modo più contenuto in Spagna si registra una tendenza all incremento della percentuale di donne dal 2000 ad oggi, in Italia la proporzione di economiste in ruolo come professore associato è rimasta negli anni pressoché immutata e pari al 27%. Al contrario per l ultima fascia di docenza la tendenza all assenza di oscillazioni nel tempo è comune a Italia e Spagna mentre nel Regno Unito si registra una forte contrazione della rappresentanza femminile dovuta principalmente ai nuovi ingressi che hanno visto negli ultimi anni gli uomini come principali protagonisti. Tale differenza nella composizione di genere dei ruoli accademici induce a una riflessione circa il diverso passo nei percorsi di carriera: mentre per le donne la permanenza in ruolo nelle fasce più basse sembra essere più frequente e l avanzamento di carriera più lento e difficile, per gli uomini il passaggio di ruolo sembra essere più veloce e lineare, tanto che la maggior parte degli economisti 6

18 accademici ha già raggiunto il vertice della carriera. Per questo si propone un analisi di genere sui diversi percorsi di carriera delle economiste accademiche italiane negli ultimi anni, con particolare attenzione al processo di selezione dei vertici di carriera, per identificare come il profilo tipo delle candidate al concorso da ordinario sia variato nei ultimi dieci anni. Figura Confronto % economiste accademiche in Italia, UK e Spagna per grado accademico Propria elaborazione Italia, Cineca; Regno Unito, CWE ; Spagna, INE /

19 1.2 Valutare le valutazioni: evoluzione della tassonomia della candidata al concorso da ordinario in economia negli ultimi anni Si è scelto di analizzare il processo di selezione, andando a studiare i concorsi da ordinario nei settori disciplinari da SECS-P01 a SECS-P06 dal 2001 al 2008 (ultimi concorsi di cui sono disponibili i risultati) 12 per definire come sia variato il profilo delle candidate nell ultimo decennio. Ricordiamo che il 2008 è una data di svolta per i processi di valutazione in quanto, con decreto legge n. 180 del novembre 2008, le norme che disciplinano i concorsi universitari per professore associato e ordinario hanno subito un cambiamento significativo: si è introdotto un nuovo sistema di formazione delle commissioni giudicatrici che prevede l estrazione casuale (tramite sorteggio) dei quattro commissari esterni (da affiancare al membro interno nominato dalla facoltà che ha bandito il concorso) precedentemente eletti dai docenti afferenti lo stesso settore disciplinare. Ciò nella logica di evitare la formazione di commissioni ad hoc e ampliare la cerchia dei gate keepers 13. A tal proposito è interessante osservare la figura 1.3, in cui si è messa a confronto per anno la percentuale di commissioni con almeno un commissario donna e la corrispettiva percentuale di concorsi con almeno una donna definita idonea alla professione 14. È evidente, e facilmente prevedibile, come il meccanismo di estrazione casuale dei commissari abbia avuto un effetto rilevante: proprio nel 2008 si registra la percentuale più alta di concorsi con almeno un commissario donna (46,4% dei concorsi). Si è tuttavia scelto di rivedere il dato andando a verificare i concorsi con più di un commissario donna, e i risultati sono decisamente sconcertanti: dal 2001 di 127 concorsi banditi da ordinario solo 4 hanno una commissione formata da 2 donne su 5 commissari (sempre in minoranza quindi), e 2 dei 4 concorsi sono stati banditi nel Quindi risulta interessante continuare il monitoraggio della composizione delle prossime commissioni, per verificare la presenza e 12 Si tratta di 127 concorsi banditi. 13 Si veda l articolo di Evanthia Kalpazidou Schmidt su ingenere.it 14 Sempre con settore disciplinare da SECS-P01 a SECS-P06. 8

20 l influenza effettive della donne nella scelta dei candidati. Sempre nel 2008, la maggior presenza di donne nelle commissioni sembrerebbe avere avuto un effetto positivo sulla presenza di candidate idonee, dato confermato anche dall articolo di Maria De Paola e Vincenzo Scoppa, apparso sulla Voce.info nel , in cui dall analisi dei concorsi, da associato e da ordinario, banditi nel 2008 in economia emerge che le commissioni (trascurando il commissario interno) composte esclusivamente da uomini discriminano a sfavore delle donne: infatti, in queste commissioni, a parità di tutte le altre caratteristiche, le donne hanno una probabilità di vincere inferiore di circa 6,3 punti percentuali rispetto a quella di un candidato maschio. Tuttavia dai dati degli anni precedenti non si evince alcuna correlazione tra la presenza di donne nelle commissioni giudicanti e le candidate vincitrici dei concorsi. Figura Donne che giudicano e che sono giudicate Fonte: propria elaborazione dati Cineca Miur Al fine di definire l evoluzione del profilo tipo delle economiste, o meglio, di verificare come sia variato il profilo tipo della candidata all accesso al gradino più alto della carriera accademica in economia negli anni, in modo particolare guardando alla produzione scientifica, si è analizzato un 15 Sorteggio non fa rima con merito 9

21 campione di 20 concorsi da ordinario banditi tra il 2001 ed il 2003 e di 20 banditi nel , nel totale si tratta di 270 candidati di cui il 26,3% donne. Nei settori disciplinari considerati (SECS-P01/SECS-P02/SECS-P05/SECS-P06), nonostante l incremento della presenza femminile negli ultimi anni, permane un forte divario di genere: le donne ordinario sono passate dal 9,2% del totale degli ordinari negli stessi settori disciplinari nel 2001, al 13,5% nel Mentre nel 2001 il settore disciplinare tra i quattro analizzati con maggior percentuale di ordinari donne era SECS-P06 ECONOMIA APPLICATA, nel 2008 la maggior percentuale di donne si è registrata in POLITICA ECONOMICA (SECS-P02 16,7%). Cerchiamo di delineare una tassonomia della candidata tipo, cominciando dall età: primo dato interessante, e incoraggiante, è che, mediamente, le ordinarie sono attualmente più giovani. Nel l età media delle donne che riuscivano ad arrivare ai vertici era di 51 anni (contro i 46 degli uomini) nel 2008 l età media è di 41 anni e si sta riducendo consistentemente la distanza dagli uomini (40 anni). L età media di tutte le candidate al concorso per ordinario si è ridotta negli anni. Infatti, le candidate non risultate idonee avevano in media 46 anni nel , mentre ne avevano 35 nel Un processo non osservabile per i colleghi uomini, per i quali in media l età dei candidati non idonei rimane immutata: 45 anni. Si è mediamente ridotta anche la permanenza in ruolo per le donne, andando quasi ad eguagliare quella maschile: nel 2008 le economiste passavano di ruolo ad ordinario in media dopo 6 anni dalla nomina ad associato, contro i 5 anni e mezzo per gli uomini. Per quanto riguarda la formazione, le donne che hanno infranto il soffitto di cristallo della professione di economista accademica nel 2008, come i colleghi uomini, avevano tutte conseguito 16 Nel 2008 sono stati banditi 28 concorsi per professore di prima fascia SECS-P01/SECS-P06; nello specifico il 64% in SECS-P01, 21% SECS-P02, 4% in SECS-P05 e l 11% in SECS-P06. Di conseguenza, per permettere il confronto con i precedenti concorsi, ho mantenuto la stessa proporzione in termini di settore disciplinare. Si veda l appendice 1.1 per l elenco complessivo dei concorsi analizzati. 10

22 almeno un dottorato di ricerca che, nel caso fosse stato conseguito in università italiane, era stato integrato con un Ph.d. all estero nella quasi totalità dei casi. Vogliamo poi verificare come sia variata la produzione scientifica delle candidate; per farlo, si è interrogata la banca dati Econlit 17, estraendo per tutti i candidati le pubblicazioni censite nei dieci anni precedenti al concorso cui avevano partecipato 18. Si sono quindi analizzate in totale 2000 pubblicazioni (617 relative ai candidati e 1383 per i canditati 2008). È qui necessario sottolineare che parte della variazione nel numero di pubblicazioni riscontrate nelle due tornate concorsuali, può essere dovuta alla variazione strutturale del database Econlit, che ha visto negli ultimi anni variare il numero di riviste censite e incrementare il numero di working papers; inoltre la banca dati Econlit tende a sottostimare il numero di pubblicazioni in lingua italiana e i libri, per questo proponiamo nella tabella 1.1 un confronto con il numero mediano di pubblicazioni in Google Scholar, software libero che permette d'individuare tutte le pubblicazioni presenti in rete. Per rendere confrontabile il dato, si è interrogato Google Scholar attraverso il software Publish or Perish, che permette di selezionare l area tematica e l intervallo delle date di pubblicazione. Appare evidente la differenza tra i due database, in particolare per gli anni più recenti (pubblicazioni ), in quanto Google Scholar per i candidati dei concorsi 2008 registra mediamente 29 pubblicazioni negli ultimi 10 anni, contro le 6 ottenute interrogando Econlit; per i candidati la produzione scientifica individuata in rete è mediamente di 12 records mentre in Econlit sono censite mediamente 5 pubblicazioni. Il dato è influenzato dal sesso, per i candidati la rete, Google Scholar, tende mediamente a sovrastimare in maniera più consistente le pubblicazioni delle economiste, mentre per i candidati 2008 sulla produzione si verifica il 17 Econlit è una delle banche dati più complete e utilizzate in campo economico, che raccoglie articoli di periodici, tesi, monografie, atti di convegni, working papers relativi a tutti i campi della ricerca economica. Presenta un ampia copertura territoriale (per le riviste sono presenti 65 paesi) e temporale (dal 1969) ed è aggiornato mensilmente. 18 Di conseguenza, per esempio, per i candidati agli ultimi concorsi banditi (2008) ho calcolato tutti i prodotti pubblicati tra il 1998 ed il 2007 in Econlit. 11

23 contrario, segnando una tendenza maggiore alla visibilità in rete per gli economisti rispetto alle colleghe negli ultimi anni. Tabella Confronto della mediana delle pubblicazioni dei candidati ai concorsi /2008 Econlit, Google Scholar IDONEE IDONEI NON IDONEE NON IDONEI Mediana Mediana Mediana Mediana Google Scholar Econlit , , , Fonte: elaborazioni Econlit, Publish or Perish Nonostante tenda a sottostimare la produttività degli economisti italiani, si è comunque scelto di analizzare la produzione scientifica con Econlit, in quanto il database permette di avere informazioni circa la tipologia di pubblicazione e soprattutto la tematica afferente, attraverso i JEL Code attribuiti dall autore. Il numero mediano di pubblicazioni è notevolmente aumentato nel corso degli anni, andando a correggere l incongruenza che si registrava per i concorsi analizzati, per i quali si osservava un numero mediano di pubblicazioni maggiore per coloro che erano stati scartati rispetto a chi era risultato idoneo. Il fenomeno è presente sia per le donne, per le quali in media le idonee avevano 2 prodotti in meno delle colleghe non idonee, sia per gli uomini, per i quali il fenomeno è più marcato e presente, considerando le pubblicazioni censite sia in Econlit sia in Google Scholar. Nel 2008 invece sembrano chiare le regole del gioco ovvero le pubblicazioni come criterio di valutazione. Di conseguenza la produzione scientifica totale delle idonee è incrementata di ben il 250%, passando da una produzione mediana di 3 prodotti nei 10 anni precedenti il concorso a 7,5 12

24 prodotti. Lo stesso vale per gli idonei uomini, le cui pubblicazioni sono aumentate a un ritmo pressoché uguale, ovvero del 275%. Quello che mi preme sottolineare è il gender gap in termini di produzione scientifica: si tratta in media di uno scarto di 3,5 pubblicazioni in dieci anni. Le economiste mostrano comunque una capacità di adattamento alle regole del gioco, andando a incrementare la produzione scientifica allo stesso ritmo dei colleghi uomini e con una stessa scelta della tipologia di pubblicazione: si va a prediligere l articolo e il working paper a scapito dei volumi collettanei e si registra una brusca contrazione nella pubblicazione di libri. Tabella Tipologia di pubblicazioni: candidati ai concorsi /2008 IDONEE % IDONEI % NON IDONEE Mediana NON IDONEI Mediana Libri Volumi Collettanei Dissertation Articoli Working Paper ,9% 39,2% - 42,9% ,3% 14,9% - 63,3% 19,5% ,2% 21,3% - 66,7% 9,8% ,1% 5,2% 0,7% 69,4% 21,6% ,4% 17,8% 2,2% 71,2% 4,4% ,0% 14,8% - 72,8% 10,4% ,2% 17% 1,3% 66,3% 12,2% ,1% 11,9% 0,6% 70,8% 15,6% Fonte: elaborazioni Econlit In uno studio (Boschini e Sjogren, 2007) condotto sugli articoli pubblicati tra il 1991 e il 2002 in tre top journals 19 si è mostrato come le economiste tendano a scrivere più da sole rispetto ai colleghi, anche se la loro propensione al ricorso a uno o più co-autori stia crescendo nel tempo. Il pubblicare da sole, senza co-autori, può esser frutto di una tendenza alla segregazione di genere in modo particolare se si tende a identificare la qualità della ricerca con il suo impatto nella comunità scientifica che, a sua volta, si concretizza con il numero di citazioni: è infatti verificato che la presenza di più autori porta a un incremento delle possibilità che la stessa pubblicazione riceva un numero di citazioni maggiori. Di conseguenza è positivo notare che, nel nostro universo d analisi, le 19 American Economic Review, Journal of Political Economy e Quarterly Journal of Economics. 13

25 donne hanno notevolmente contratto il numero di pubblicazioni senza co-autori, solo il 28,7% delle idonee ai concorsi 2008 ha pubblicato da sola contro ben il 72,4% delle idonee ai concorsi banditi tra il 2001 ed il Quello che però colpisce è che in entrambi gli anni e per entrambi i sessi, gli idonei hanno una percentuale maggiore di pubblicazioni senza co-autori rispetto ai non idonei. Tabella Ricorso al coautoraggio: confronto candidati ai concorsi /2008 IDONEE IDONEI NON IDONEE NON IDONEI % pubblicazioni senza coautori ,4% ,7% ,3% ,4% ,7% ,1% ,5% ,5% Fonte: elaborazioni Econlit Cerchiamo ora di definire le tematiche di ricerca scelte, a tal fine ho utilizzato i JEL code 20 presenti in Econlit; per ogni pubblicazione sono presenti mediamente 3 codici descrittivi, si è scelto però di non pesare i codici in quanto nella maggior parte dei casi gli autori riportano i JEL code non per ordine di rilevanza ma in semplice ordine alfabetico. Ci interessa qui verificare empiricamente la strategia utilizzata dalle economiste che hanno avuto accesso ai vertici della carriera accademica negli ultimi concorsi, in particolare se la maggior attenzione agli indicatori bibliometrici nei criteri di valutazione nelle università italiane porti a una tendenza all omologazione delle tematiche di ricerca scelte dalle economiste. 20 JEL classification codes è un sistema di classificazione degli articoli in riviste economiche creato dal Journal of Economic Literature (della American Economic Society). Il JEL code si compone di 3 caratteri, la lettera identifica il settore primario (sono 19 in totale). 14

26 Da un analisi dei settori primari di tutti gli autori considerati 21 non si riscontra una differenza di genere nella scelta del settore di ricerca: sia per gli uomini che per le donne le tre aree in cui si concentra la maggior parte delle pubblicazioni sono Microeconomia, Macroeconomia ed Economia Internazionale. Tabella Confronto degli argomenti (JEL Code) delle pubblicazioni dei candidati ai concorsi /2008 (%) IDONEE IDONEE IDONEI IDONE1 NON IDONEE NON IDONEE NON IDONEI NON IDONEI A - General Economics and Teaching 1,5 0 0,5 0,1 0 0,2 0,3 0,4 B - History of Economic Thought, Methodology, and Heterodox Approaches 9,2 0 3,5 2,9 4,9 1,9 0,4 2,2 C - Mathematical and Quantitative Methods 1,5 2 2,6 3,4 2 2,7 3,1 4,6 D - Microeconomics 9,2 9,4 12,6 11,1 11,3 15,6 11,4 10,3 E - Macroeconomics and Monetary Economics 3,1 8,6 17,8 12,3 13,8 11,1 11,5 15,8 F - International Economics 3,1 10,2 7,9 9,3 10,8 10,3 13,4 7,5 G - Financial Economics 6,2 5,1 7 6,1 3,4 9,1 5,2 6 H - Public Economics 1,5 11,8 5,1 4,8 3,9 3,8 9 3,7 I - Health, Education, and Welfare 0 2 0,2 1,7 0,5 1,4 1,9 2,5 J - Labor and Demographic Economics 16,9 5,9 9,3 13,2 14,8 9,2 10,2 8,2 K - Law and Economics 0 1,2 0,7 1,1 1 2,7 1,1 0,9 L - Industrial Organization 6,2 23,1 9,6 15,6 10,8 12, M - Business Administration and Business Economics; Marketing; Accounting 1,5 0,8 0,5 1,9 2 1,9 0,5 0,9 N - Economic History 9,2 0,4 0,7 1,1 0,5 0,9 0,7 0,6 O - Economic Development, Technological Change, and Growth 1,5 7,5 9,8 10,1 13,8 2,6 9,1 9 P - Economic Systems 23,1 2,4 7 1,1 3 3,6 5,2 2,3 Q - Agricultural and Natural Resource Economics; Environmental and Ecological 4,6 0 1,6 0,9 2 4,6 0,3 3,9 Economics R - Urban, Rural, Regional, Real Estate, and Transportation Economics 1,5 5,9 2,1 2,5 1,5 5,8 4,5 6,3 Z - Other Special Topics 0 3,9 1,4 0,5 0 0,3 0,4 0,8 Fonte: elaborazioni Econlit Mantenendo però la diversificazione per anno e per esito dei concorsi considerati, appaiono evidenti le differenze di genere: considerando le idonee (tabella 1.4), solo per i concorsi banditi nel , la segregazione in tematiche più female oriented è maggiormente evidente: Economia del lavoro, Demografia, Storia economica e Storia del pensiero economico pesano complessivamente per il 26,1% delle pubblicazioni considerate, mentre per le idonee 2008 non risultano pubblicazioni in 21 Si tratta di 1893 pubblicazioni per cui sono presenti in Ecolit i JEL code, di cui il 20,65% vede una donna come autrice. 15

27 Storia del Pensiero Economico e solo il 5,9% ha scelto come area di ricerca Lavoro e Demografia, settore che però ha attratto l attenzione degli economisti uomini negli ultimi anni (13,2% degli idonei). Altra differenza sostanziale è nella variazione dei temi di ricerca prescelti nel tempo in quanto, mentre per gli idonei non si verifica una consistente variazione dei settori primari tra le due ondate di concorsi osservati, i settori più frequentemente analizzati rimangono infatti Macroeconomia, Microeconomia e Organizzazione industriale, per le idonee, al contrario, si assiste a uno stravolgimento dei settori di ricerca prescelti: si è passati dall analisi dei sistemi economici e del mercato del lavoro e studi demografici a scrivere prevalentemente di Organizzazione industriale, Economia pubblica ed Economia internazionale. È però da sottolineare che tra i non idonei i settori di ricerca a cui si fa maggiormente ricorso sono rimasti pressoché invariati nel tempo e che proprio nell ultima tornata di concorsi non si è verificata alcuna differenza di genere. Dall analisi della distribuzione delle pubblicazioni per area di ricerca sembrerebbe quindi emergere una tendenza da parte delle economiste ad abbandonare tematiche cosiddette female oriented per intraprendere un processo di omologazione verso le stesse tematiche prescelte dai colleghi uomini, in particolare in aree quali Organizzazione industriale e Macroeconomia. A tal proposito, abbiamo calcolato l indice di segregazione tra i differenti ambiti di ricerca scelti, utilizzando l indice Duncan (1955). L indice è definito come Sf=0.5Σi mi fi, in cui mi (fi) rapprenta la percentuale di uomini (donne) in un determinato settore. Questo indice, espresso in percentuale, può essere interpretato come la percentuale di donne (uomini) che dovrebbero "scambiare" la tematica di ricerca con gli uomini (donne) affinchè entrambi i sessi siano rappresentati in tutti i campi nelle stesse percentuali. 16

28 Il valore 0% indica dunque che la distribuzione di uomini e donne nei diversi settori di ricerca è la stessa, si è quindi di fronte a un'omologazione dei temi di ricerca sviluppati, mentre un valore del 100% indica che uomini e donne lavorano su tematiche completamente diverse. L indice di segregazione per gli idoenei ai concorsi da ordinario banditi tra il 2001 e il 2003 è pari a 42,95%, mentre calcolato per gli idonei ai concorsi banditi nel 2008 è pari a 23,65%. Si conferma quindi una tendenza all omologazione nella scelta delle tematiche di ricerca quale strategia utilizzata dalle economiste negli ultimi anni per competere con i colleghi uomini al vertice della gerarchia accademica. 1.3 Economiste ed economisti italiani. Analisi di genere della professione Abbiamo fin qui verificato come sia incrementata negli ultimi anni la presenza delle economiste nelle università italiane e come sia variato nel tempo, anche in termini di produzione scientifica, il profilo delle candidate ai vertici delle fasce di docenza. Vogliamo ora fornire una fotografia delle economiste italiane, chiedendoci chi sono, quali sono gli interessi di ricerca, la formazione, la distribuzione del tempo tra ricerca e insegnamento, la percezione dell ambiente di lavoro. In Italia mancano associazioni volte a monitorare e promuovere il ruolo delle donne nella professione di economista, come, per esempio, il Committee on the Status of Women in the Economics Profession (CSWEP) 22 negli Stati Uniti o il Committee for Women in Economics (CWE) 23 nel Regno Unito. A livello europeo esiste l'associazione Women in Economics (WinE) presso la European Economic Association, che dal 2005 cerca di promuovere network femminili di ricerca in economia e raccolta 22 In capo all American Economic Association (AEA) a partire dagli inizi degli anni 70 ha dato inizio ad un grande numero di studi, in particolare studi sulle dinamiche di avanzamento della carriera accademica in economia delle donne nelle università statunitensi, si veda Kahn (1993), Kahn (1995), McDowell et al. (1999), Ginther and Kahn (2004). 23 Nata nel 1996 in capo alla Royal Economic Society. 17

29 dati sulla presenza femminile tra gli economisti a livello europeo, mentre in Spagna opera dal 2006 il Comité sobre la Situación de la Mujer en la Economía (COSME). Di conseguenza, per definire tale tassonomia della professione d economista in Italia che incorpori una componente di genere, è stato inviato, tra agosto e settembre 2013, un questionario conoscitivo ai soci della Società Italiana degli Economisti. La Società Italiana degli Economisti è stata fondata nel 1950 al fine di favorire e stimolare la ricerca economica in Italia. I soci sono in prevalenza docenti e ricercatori nei diversi campi dell economia, in quanto, come da statuto, sono ammessi, a domanda, come soci ordinari coloro che hanno una posizione di ruolo in Università italiane o straniere nelle discipline economiche e coloro che svolgono documentata attività di ricerca nelle discipline economiche. La domanda deve essere corredata da un curriculum dell interessato. La domanda è soggetta a verifica da parte del Consiglio di Presidenza, al cui esito positivo l ammissione è condizionata. Il questionario proposto ai soci si compone di 4 sezioni, nello specifico: - dati anagrafici: compreso il carico di lavoro domestico; - formazione: in particolare post universitaria e soggetto della tesi di dottorato; - produzione scientifica: pubblicazioni e campi di ricerca scelti; - percorsi di carriera: tempistica dell avanzamento di carriera e percezione della discriminazione subita nel corso del proprio percorso professionale. Procediamo con l analisi delle singole sezioni. Il tasso di risposta al questionario è stato del 20,8%: degli 891 soci a cui è stato inviato il questionario abbiamo avuto un riscontro da 185 associati. Nella quasi totalità dei casi (sono solo tre i non accademici) le risposte sono pervenute da personale in ruolo a vario titolo presso le università italiane. 18

30 Il tasso di risposta delle donne è stato nettamente superiore, pari al 29,24% delle iscritte alla Società Italiana degli Economisti. In totale le economiste analizzate rappresentano il 33,5% (62) dell universo di analisi. Dal punto di vista anagrafico la classe di età maggiormente rappresentata a livello aggregato è quella tra i 41 ed i 45 anni, minore è invece la presenza dei più giovani (sotto i 35 anni) appena il 4,3% (figura 1.4). Tra le economiste, al contrario, il numero maggiore di riscontro si è registrato per la fascia di età compresa trai 61 ed i 65 anni (29%). Corrispondentemente alla distribuzione per fasce di età, a livello aggregato la percentuale maggiore di risposte è stata data dagli ordinari (42,7%) seguiti dagli associati (24,3%) e i ricercatori 21,6%; tuttavia, scomponendo il dato per il genere si riscontra una maggiore presenza di ricercatrici rispetto ai ricercatori nell analisi condotta: le economiste anche più giovani sembrano più interessate al monitoraggio della propria attività. Figura Distribuzione per età e sesso dell universo d analisi Incrociando i dati relativi alla fascia d età con il ruolo accademico, le maggiori divergenze si riscontrano per le economiste di età compresa tra i anni tra le quali il ruolo di ricercatore è più diffuso (46,2%) rispetto ai colleghi uomini coetanei (27%); si conferma quindi il diverso ritmo nei percorsi di carriera accademica. 19

31 Passiamo ad analizzare i dati anagrafici forniti dagli intervistati, partendo dall età media: per i ricercatori non si verifica alcuna differenza di genere in quanto l età media è di 41 anni sia per gli uomini che per le donne; per gli associati, l età media è leggermente maggiore per le donne, pari a 50 anni contro 48 per gli uomini, mentre la distanza maggiore si registra per gli straordinari: 49 anni è l età media per le economiste contro 45 anni per gli economisti. Per la fascia di docenza più alta non si verificano grosse differenze: 58 anni in media l età per le donne ordinario e 59 per gli uomini. Tra coloro che hanno risposto, si riscontrano sostanziali differenze di genere nella dichiarazione di stato civile: il 62% delle economiste risulta sposato/convivente contro il 78,9% degli uomini, osservazione riscontrata per tutte le fascie di età e particolarmente vera per le donne tra i 61 e i 65 anni. Il 38,7% delle economiste osservate non ha figli contro il 22,8% dei colleghi. La differenza maggiore in termini di genere si registra per le economiste con più di 65 anni, tra le quali il 40% non ha figli contro il 9,5% dei colleghi coetanei. Per tutte le fascie di età, la percentuale di donne senza figli è maggiore rispetto ai colleghi, andandosi a ridurre solo per la fascia di età tra i 51 e i 55 anni. Abbiamo poi formulato una domanda più generica sul carico di lavoro domestico gravante: in questo caso la divergenza di genere è più consistente in quanto, fatto 100 il lavoro complessivo all interno delle proprie famiglie, le economiste dichiarano nella maggior parte dei casi un carico tra il 51% e il 75%, mentre gli uomini un carico pari al 25-50% delle incombenze domestiche (figura 1.5). Colpiscono anche gli estremi, nessuna donna ha dichiarato di non avere affatto impegni familiari, contro il 5% degli uomini intervistati, mentre al contrario, tra coloro che non possono contare sull aiuto di nessuno in famiglia, la percentuale di donne è nettamente superiore: l 11% contro il 2% degli uomini. Dal punto di vista generazionale, le differenze di genere si mantengono forti per tutte le classi di età: neanche tra i più giovani si registra una più equa distribuzione, poiché tra coloro che hanno meno di 20

32 40 anni l 82% delle donne svolge più del 50% delle incombenze familiari contro il 6% dei coetanei uomini. Figura Distribuzione per carico di lavoro domestico all interno della propria famiglia Analizzando ancora il dato, se considerariamo le fasce di docenza, ben il 40% delle donne ordinario supporta più del 50% del lavoro domestico, mentre tra gli ordinari la percentuale si riduce ad appena il 5,7%; il gap si acuisce per i ricercatori, tra i quali il 72% delle donne supporta più del 50% del lavoro domestico contro appena il 9% degli uomini. Il dato suggerisce un indirizzo di policy: politiche di genere, tese a promuovere il ruolo della donna al vertice della carriera accademica, non possono prescindere da una considerazione sul diverso carico di lavoro domestico sostenuto dalle stesse nei nuclei familiari di appartenza. Di conseguenza, sono necessari servizi (per es. asili nido all interno delle facoltà ecc.) e politiche ad hoc per riequilibrare i ruoli. Passiamo ora ad analizzare la formazione post universitaria: il 75,8% delle economiste intervistate ha conseguito un dottorato di ricerca, leggermente inferiore la percentuale degli uomini, pari al 71,5%. Il dato aggregato è però condizionato dalla diversa distribuzione in termini di età anagrafica tra uomini e donne, in quanto tra i più giovani nella totalità dei casi si è conseguito almeno un dottorato di ricerca, e abbiamo già evidenziato come tra le donne la percentuale di più giovani sia maggiore rispetto agli uomini. Il 45% circa degli economisti italiani consegue il dottorato all estero, senza 21

33 differenze di genere; inoltre, circa un economista su dieci che ha conseguito un dottorato di ricerca in Italia, ha successivamente ottenuto il titolo di Ph.d. all estero. Le percentuali di coloro che hanno conseguito un doppio titolo sono maggiori per gli uomini che per le donne. In media, l età del conseguimento del dottorato è 31 anni sia per gli uomini che per le donne; all inizio della carriera accademica non ci sono dunque differenze di genere: i profili in termini di formazione ed età anagrafica sono del tutto omogenei. Le prime divergenze si verificano nella scelta dell area di ricerca per il dottorato, a tal proposito abbiamo creato delle classi omogenee per area di ricerca, che potessero descrivere le singole risposte fornite: per entrambi i sessi la maggior percentuale degli intervistati ha conseguito un generico dottorato in economia; entrando però più nel dettaglio si nota che le economiste hanno concentrato i propri studi in tre settori: Economia dello sviluppo, della crescita e del capitale sociale, Economia internazionale e Microeconomia; al contrario i colleghi uomini in Economia politica, Economia industriale e Storia del pensiero economico (figura 1.6). Figura Distribuzione area di ricerca del dottorato 22

34 Abbiamo poi chiesto le parole chiave che descrivessero la tesi di dottorato, andando così ad assegnare un JEL Code che permettese un confronto omogeneo; per entrambi i sessi la maggior parte delle tesi di dottorato si è concentrata su tematiche microeconomiche; le donne hanno sviluppato, in maggior percentuale, tematiche afferenti l Economia del lavoro, l'economia Pubblica e l'economia Internazionale nella propria tesi di dottorato, mentre gli uomini si sono dedicati a Sviluppo economico, Teoria della crescita e innovazione, Macroeconomia ed Economia monetaria (figura 1.7). Abbiamo quindi calcolato anche in questo caso l indice di segregazione tra i differenti ambiti di ricerca scelti per la tesi di dottorato, utilizzando l indice Duncan (1955). A livello aggregato, l indice di segregazione per le tesi di dottorato è del 31,9%. Figura Distribuzione tematica di ricerca (JEL Code) scelte per la tesi di dottorato 23

35 È interessante vedere se c è una variazione dell indice di segregazione per classe di età. Allora, abbiamo analizzato le tematiche delle tesi di dottorato tenendo conto della fascia d età: contrariamente all evidenza degli studi sulle tematiche sviluppate dalle economiste (Hale, 2005 e Dolado-Felgueroso-Almunia, ) che riscontrano una contrazione della segregazione di genere nella scelta delle tematiche di ricerca per le nuove generazioni, in questo caso l indice di segregazione è maggiore ovvero pari al 57,3% per coloro che hanno meno di 40 anni andando, quindi ad evidenziare una maggior divergenza di tematiche scelte per la tesi di dottorato tra i sessi. Quello che colpisce è che proprio per questa classe d età c è un maggior interesse tra le donne per tematiche cosiddette female oriented, in quanto ben il 53% delle economiste ha orientato la propria tesi di dottorato in Salute, istruzione e welfare ed Economia del Lavoro e Demografia. L indice di segregazione tematica è invece più basso per la classe di età tra i 41 ei 50 anni, pari a 29,86%. Ci siamo poi chiesti se il tema di ricerca scelto per la tesi di dottorato sia stato portato avanti nel corso della carriera professionale: nel 57,1% dei casi osservati, per cui è disponibile il dato, il tema di ricerca del dottorato viene poi sviluppato nel corso degli anni come tematica principale di ricerca condotta dichiarata direttamente dall intervistato. Da un punto di vista aggregato, il 61,4% delle donne mantiene costante il tema di ricerca nel tempo contro il 54,7% dei colleghi uomini; correggendo però i dati per l età, andano quindi a considerare solo coloro con più di 40 anni, il gap si riduce e solo il 43,18% delle economiste dichiara di manifestare gli stessi interessi di ricerca del proprio dottorato contro il 44% degli uomini. La terza sezione del questionario analizza le pubblicazioni. In media, a priscindere dall età e dal sesso, gli economisti dichiarano di aver prodotto, negli ultimi 5 anni, 3 pubblicazioni all anno di cui almeno due in giornali che prevedono un referaggio (tabella 1.5). 24

36 Tabella Numero medio di pubblicazioni l'anno negli ultimi 5 anni < >65 Numero medio di pubblicazioni l'anno negli ultimi 5 anni Numero medio di pubblicazioni l'anno in Peer-reviewed Journals negli ultimi 5 anni F M F M Media 2,72 3 1,41 3 Mediana 3 3 1,06 3 Media 2,36 3,917 1,66 2,17 Mediana 2 4,5 2 2,23 Media 3,74 4,154 1,98 2,648 Mediana 2,2 3,2 1,9 2,4 Media 2,13 3,579 2,13 2,365 Mediana 1,9 3 1,9 3 Media 3,56 3,229 0,791 1,812 Mediana 1,25 4 0,45 2 Media 2,16 3,286 1,69 3 Mediana 1, Media 3,28 3,179 2,07 1,535 Mediana ,01 Media 3,5 3,39 2,75 1,826 Mediana 2, Le donne, in media, pubblicano meno degli uomini: 2 pubblicazioni l anno e 1,5 su riviste che prevedono un referaggio. Considerando anche l età, si nota come tra le donne il numero mediano di pubblicazione è maggiore per le classi di età agli estremi, ovvero per le più giovani (minori di 35 anni), e per le economiste tra i anni. Considerando anche il grado accademico, la differenza maggiore si ha per i ricercatori, tra i quali si registra per gli uomini un numero mediano di 3,6 pubblicazioni l anno, 2 in riviste con referaggio, mentre per le colleghe il numero di pubblicazioni si riduce a 2 e 1,5 in riviste con referaggio. La letteratura ha spesso attribuito al maggior coinvolgimento della donna nelle attività domestiche e di cura la causa della loro minore produttività (Zuckerman, 1991) e di conseguenza di rallentamento nei percorsi di carriera accademica. Si è voluto quindi verificare, con i dati disponibili, come il carico di lavoro domestico incida sul numero di pubblicazioni, andando a incrociare i dati circa la percentuale di lavoro domestico a carico con il numero di pubblicazioni dichiarato: per le donne il 25

37 diverso carico di lavoro domestico non sembra incidere sul numero di pubblicazioni (mediana sempre pari a 2), mentre per gli uomini, il numero mediano di pubblicazioni si riduce con l aumentare del carico di lavoro all interno della propria famiglia: tra coloro che hanno dichiarato una percentuale inferiore al 50% di lavoro domestico si hanno 3,5 pubblicazioni l anno, 3 per chi ha dichiarato più del 50% e tra chi ha dichiarato il 100%, il numero mediano scende a 2. Al contrario, le economiste sono fortemente influenzate dalla percentuale di tempo dedicato alla ricerca: all aumentare della percentuale di tempo dedicato esclusivamente alla ricerca e non all insegnamento o lavori più burocratici, il numero medio di pubblicazioni aumenta consistentemente, come pone in rilievo la tabella 1.6: tra le economiste che riescono a ritagliare per la ricerca una parte consistente del proprio lavoro, il numero mediano di pubblicazioni è nettamente superiore a quello dei colleghi. Una breve considerazione quindi circa i nuovi indirizzi di valutazione che pongono come cardine dei passaggi di ruolo la produttività scientifica in termini di numero e qualità, andando a fissare delle soglie minime di produzione per l accesso alle fasce di docenza (requisiti minimi): per favorire una maggiore equità di genere nei percorsi di carriera è necessaria una corretta ridistribuzione di genere del tempo di lavoro tra ricerca e docenza. Tabella Numero di pubblicazioni l'anno negli ultimi 5 anni in relazione al tempo dedicato alla ricerca Percentuale di tempo dedicato alla ricerca 1%-25% 26%-50% 51%-75% 76%-99% Numero medio di pubblicazioni l'anno negli ultimi 5 anni Numero medio di pubblicazioni l'anno in riviste peer-reviewed negli ultimi 5 anni F M F M Media 1,214 2,688 0,857 1,567 Mediana 1 2,5 1 1 Media 2,184 4,002 1,399 2,128 Mediana 2 4 1,03 2 Media 3,677 3,45 2,142 2,392 Mediana 2, ,45 Media 4,733 3,8 2,3 2,6 Mediana 5 3,5 2 2,5 26

38 Abbiamo poi cercato di definire come e cosa pubblicano gli economisti italiani. In media, le donne fanno più ricorso al coautoraggio: il 33,9% delle economiste ha pubblicato con almeno 2 co-autori contro il 23,1% degli uomini. Il ricorso al coautoraggio è maggiormente evidente per le ricercatrici, evidenziando una tendenza alla creazione di una rete tra le più giovani. Abbiamo anche chiesto di indicare il sesso dei co-autori con i quali maggiormente si pubblica: il dato più significativo è che gli uomini pubblicano nel 41,3% dei casi con un autore dello stesso sesso, mentre tra le donne solo il 12,9% ha come co-autore fisso una donna. Il ricorso al coautoraggio misto, ovvero senza distinzioni di sesso, è più frequente tra le donne (71%) rispetto agli uomini (50,4%). Mentre per le economiste si assiste a un progressivo incremento al ricorso al co-autore dello stesso sesso con il progredire del grado accademico (tra le ricercatrici l 11% sceglie stabilmente di pubblicare con altre donne, il 14% tra le associate e il 15% tra gli ordinari donne) per gli uomini si registra il fenomeno contrario: al progredire del grado accademico si riduce il ricorso a co-autori uomini (45,5% dei ricercatori, 41,9% degli associati e 30,2% degli ordinari). Abbiamo analizzato anche il rapporto con gli editori andando a verificare il tasso di rigetto delle pubblicazioni presentate al referaggio e l intervallo medio di tempo che intercorre tra la presentazione all'editore e la pubblicazione dell'articolo. Contrariamente a quanto aspettato, le economiste dichiarano un maggior tasso di accettazione delle proprie pubblicazioni, ben il 18% delle stesse non ha mai avuto una pubblicazione rifiutata dall editore, mentre per gli uomini la percentuale è leggermente inferiore, pari al 15,4%. Tra le donne (34,4%) la percentuale maggiore dichiara di avere un tasso di rigetto tra l 1% e il 25% mentre tra gli uomini il gruppo più consistente (35%) è di coloro che dichiarano un tasso di rigetto tra il 26% e il 50%. Per entrambi i sessi, il dato è fortemente condizionato dal ruolo accademico ricoperto, andando a ridursi la percentuale di rigetto con l incremento del grado accademico. 27

39 Leggermente diversa tra i sessi è la permanenza al referaggio, in termini temporali, delle pubblicazioni: in media le donne pubblicano dopo 14,6 mesi dalla presentazione al referaggio della pubblicazione, mentre per gli uomini il lasso temporale è di 13,4 mesi. Analizzando per fasce di docenza, si nota che per gli ordinari non ci sono differenze di genere, mediamente il numero di mesi che trascorre tra la presentazione alla rivista e la pubblicazione è di 13 mesi. Al contrario, sia per gli associati che per i ricercatori, i tempi di referaggio sono mediamente molto più lunghi per le donne rispetto ai colleghi. Infine abbiamo chiesto agli intervistati di descrivere i propri campi di specializzazione, ovvero i principali temi di ricerca trattati. In termini aggregati gli economisti italiani si occupano in maggior percentuale di Sviluppo economico, Teoria della crescita e Innovazione tecnologica, mentre appena lo 0,6% degli intervistati dichiara come tema di ricerca principale Storia economica. Ancora una volta proponiamo un approccio di genere per verificare la presenza di una segregazione tematica delle donne. Le tre aree tematiche maggiormente trattate dalle donne sono Microeconomia (14%), Economia del lavoro e demografia (13,2%) e Teoria della crescita e Innovazione tecnologica (9,6%). Mentre tra gli uomini i principali campi di specializzazione sono Teoria della crescita e Innovazione tecnologica (13,6%), Macroeconomia ed Economia Monetaria (13,1%) e Organizzazione Industriale (11,8%). Si è calcolato anche in questo caso l indice di segregazione tematica: l indice Duncan è pari a 24,85%, c è dunque una minore differenza di genere tra le tematiche di ricerca scelte rispetto alle tesi di dottorato analizzate in precedenza. Sembrerebbe quindi che una volta inquadrati nel sistema universitario, ci sia una tendenza all omologazione delle tematiche di ricerca sviluppate. 28

40 Analizzando le tematiche per grado accademico, si registra una maggior omologazione nei temi di ricerca scelti tra gli ordinari (25,75%), seguono i ricercatori (34,5%) e infine gli associati, per i quali l indice di segregazione tematica è il più alto, pari al 48,4%. Figura Principali temi di ricerca trattati (JELCode) Abbiamo poi verificato come il fattore età influisce sulla scelta delle tematiche di ricerca: la divergenza più evidente tra i sessi si registra per la classe di età tra i 46 e 50 anni, mentre la maggior omologazione nella scelta delle tematiche di ricerca si registra per la classe di età tra i 51 e i 55 anni. Tra i più giovani (30-40 anni), l indice di segregazione tematica si attesta al 43%. È interessante notare che, se si considerano le fasce d età agli estremi, ovvero gli intervistati di età compresa tra i anni e coloro che hanno tra i 61 ed i 65 anni, il principale tema di ricerca scelto varia consistentemente per le donne: tra le più giovani la tematica maggiormente sviluppata è Economia del lavoro, mentre per l altro gruppo analizzato è Storia del pensiero economico. Al 29

41 contrario, per gli uomini la tematica di ricerca maggiormente scelta è, per entrambi i gruppi analizzati, Teoria della crescita e Innovazione tecnologica, a prescindere dall età. Figura Indice di segregazione tematica per classe di età L ultima sezione del questionario propone un analisi soggettiva dei percorsi di carriera degli economisti accademici italiani, andando a individuare la permanenza media in ruolo e la percezione di aver subito delle discriminazioni nel corso del proprio percorso professionale. Per quanto riguarda il numero di anni intercorsi dall ultimo passaggio di ruolo, le differenze sono evidenti tra i singoli soggetti. Volendo analizzare il fenomeno in un ottica di genere, in media le donne dichiarano di aver impiegato più anni per il passaggio alla fascia di docenza più alta: il passaggio da associato a ordinario è in media di 9 anni per le donne contro 6 anni per gli uomini. Abbiamo poi proposto una domanda generica, ovvero Ritiene di essere mai stata/o discriminata/o nel Suo lavoro. Proprio sulla definizione di discriminazione è stato fatto un primo appunto, considerando il termine troppo forte, e preferendo parlare di penalizzazione, termine considerato più corretto. Il dato, comunque, è allarmante: il 41,9% delle donne intervistate ha dichiarato di essere stata oggetto di discriminazione contro il 14,6% degli uomini. Per entrambi i sessi, gli economisti a fine 30

42 carriera, ordinari di età compresa tra i 61 e i 65 anni, dichiarano in maggior percentuale di avere subito delle discriminazioni durante il proprio percorso di carriera. Entriamo quindi nel dettaglio delle cause principali: ben il 72,7% delle economiste dichiara una discriminazione per sesso. A tal proposito, riportiamo integralmente il commento di un intervistata: Non credo che vi siano state discriminazioni consapevoli, ma al tempo stesso credo che, a parità di circostanze, se fossi stata un uomo avrei fatto carriera un po più velocemente. Il restante 27,3% delle donne, che hanno dichiarato di aver subito un trattamento non equo, identifica in età, tematica di ricerca e non appartenenza a forti network le cause della discriminazione. Tra coloro che hanno definito la tematica di ricerca come discriminatoria, i temi principali affrontati nel corso della attività di ricerca sono Valutazione ambientale e storia del pensiero economico. Tra gli uomini, invece, il 43,7% di coloro che hanno dichiarato di essersi sentiti discriminati ha riportato come causa la tematica di ricerca scelta, il 31,2% il non far parte di network forti e, in percentuale inferiore, per idee politiche manifestate ed età. A prescindere dalle caratteristiche individuali in termini di formazione post universitaria, area di ricerca prescelta, produttività scientifica, dalle riposte al questionario proposto si evince che le economiste si sono trovate e si trovano tuttora a operare in un contesto ostile fortemente maschilista. Considerazioni conclusive Dal confronto con i dati relativi alle università del Regno Unito e della Spagna, nonostante le singole peculiarità riscontrate, si evidenzia come sia comune la condizione della donna in economia: nonostante negli ultimi dodici anni si sia registrato un incremento della presenza femminile ai vertici della carriera accademica, nello specifico dell 8,5% in Italia, del 4,5% nel Regno Unito e di 2,3 punti 31

43 percentuali in Spagna, le donne che raggiungono l apice della gerarchia universitaria rimangono al di sotto del 20% del totale degli economisti nella prima fascia di docenza. Da sottolineare per l Italia è la staticità della struttura gerarchica per le economiste in quanto in dodici anni, a differenza degli altri due paesi osservati, è rimasta immutata negli anni la forma a piramide con al vertice le donne ordinario, seguite dagli associati e, alla base, i ricercatori. Ci siamo quindi chieste chi sono le economiste italiane e per rispondere al quesito abbiamo studiato in primo luogo, come sia variata negli anni la figura tipo dell'idonea al concorso da ordinario e poi, grazie alla diffusione di un questionario qualitativo ai soci delle Società Italiana degli Economisti (SIE), si è fornita una fotografia dello statu quo della professione, andando a evidenziare le differenze di genere non solo nei profili demografici e di formazione, ma anche sulle preferenze nelle tematiche di ricerca sviluppate e sulle abitudini di pubblicazione. Dall analisi condotta sui concorsi da ordinario negli ultimi dieci anni si evidenzia come le economiste dimostrino una dinamica capacità di adattamento alle regole del gioco: quando appare chiaro che le pubblicazioni sono il cardine del sistema valutativo per l accesso alla prima fascia di docenza, la loro produttività aumenta allo stesso ritmo di quella dei colleghi uomini. Inoltre, negli ultimi anni, tra le donne si riscontra una tendenza a conformarsi alle tematiche di ricerca scelte dalla maggior parte degli economisti. Infatti, mentre per gli uomini non si verifica negli anni una consistente variazione nei settori primari di ricerca prescelti, per le donne, al contrario, si assiste ad uno stravolgimento degli stessi: si passa dall analisi dei Sistemi economici e del Mercato del Lavoro e Studi Demografici a scrivere prevalentemente di Organizzazione Industriale, Economia pubblica ed Economia internazionale. Appare quindi chiara la strategia adottata dalle economiste, negli ultimi anni, per competere con i colleghi uomini al vertice della gerarchia accademica: abbandonare le cosiddette tematiche female oriented per intraprendere un processo di omologazione verso le stesse aree scelte dagli uomini. 32

44 Anche dall analisi delle risposte al questionario conoscitivo diffuso presso i soci della Società Italiana degli Economisti si evidenzia, nella scelta delle principali tematiche di ricerca sviluppate dagli ordinari, una maggiore tendenza all omologazione: le economiste ai vertici della carriera accademica tendono ad occuparsi in percentuale maggiore degli stessi temi scelti dagli ordinari uomini. Al contrario, analizzando l inizio del percorso accademico e nello specifico le tesi di dottorato degli stessi soggetti, le divergenze di genere nella tematica discussa per il conseguimento del titolo di dottore di ricerca sono più marcate, sembrerebbe quindi che, una volta inquadrate nel sistema accademico universitario e per sfondare il tetto di cristallo le economiste adottino una strategia di conformismo nella scelta delle aree di ricerca sviluppate. La tassonomia della professione di economista in Italia integrata della componete di genere che deriva dall analisi dei questionari diffusi presso i soci della SIE fa emergere anche importanti spunti per politiche di emancipazione e di equiparazione di genere nei percorsi di carriera accademica; nello specifico si è dimostrato come la produttività femminile sia maggiormente influenzata dalla percentuale di tempo lavorativo dedicato esclusivamente alla ricerca rispetto al carico di lavoro domestico e di cura all interno delle proprie famiglie di appartenenza. È quindi necessaria all interno dei dipartimenti una più equa distribuzione di genere dell orario di lavoro tra ricerca, docenza e lavori più burocratici al fine di rendere più visibile il contributo delle donne alla professione e favorire una maggior equità nei percorsi di carriera visti gli ultimi indirizzi di valutazione che pongono come cardine dei passaggi di ruolo la produttività scientifica in termini di numero e qualità, andando a fissare delle soglie minime di produzione per l accesso alle fasce di docenza (requisiti minimi). Infine riteniamo importante sottolineare che ben il 41,9% delle economiste intervistate ritiene che nel corso della proprio percorso lavorativo è stata oggetto di discriminazione (tra gli uomini la 33

45 percentuale scende al 14,6%), dovuta, nel 72,7% dei casi, non alle tematiche di ricerca prescelte o ad altre motivazioni, ma dal solo fatto di essere donna. Al fine di favorire la creazione di network, di evidenziare il contributo delle donne alla professione, di rendere più visibile la produzione scientifica delle stesse, verificando anche gli effetti dei diversi sistemi di valutazione, è necessario che in Italia, come già succede in altri paesi, si sviluppi un attività sistematica di monitoraggio della condizione femminile della professione di economista nelle università italiane. Riferimenti bibliografici Albrecht J., Bjorklund, A, e S. Vroman (2002), Is There a Glass Ceiling in Sweden?, Journal of Labor Economics, 21, Baccini A. (2010), Valutare la ricerca scientifica. Uso e abuso degli indicatori bibliometrici. Bologna: Il Mulino. Bagues M. e B. Esteve-Volart (2010), Can Gender Parity Break the Glass Ceiling? Evidence from a Repeated Randomized Experiment, Review of Economic Studies, 77(4), Barbezat D. A. (2003), Gender Differences in Career Development: A Cohort Study of Economists, Colby College Working Paper. Blank R. (1996), Report on the Committee on the Status of Women in the Economics Profession, American Economic Review, 86, Blanco L. C. e K. Mumford (2011), RES Women's Committee Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2010, Royal Economic Society. Booth A., Burton J. e K. Mumford, (2000), The Position of Women in UK Academic Economics Economic Journal, 110, Bornmann L., e H.D. Daniel (2009), The state of h index research. Is the h index the ideal way to measure research performance? EMBO Reports 10 (2),

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47 Jonung C. (2008), Reaching the Top? On Gender Balance in the Economics Profession, Econ Journal Watch. - American Institute for Economic Research, 5(2), Kahn S. (1993), Gender Differences in Academic Career Paths of Economics, American Economic Review (P&P), 83, Kahn S. (1995), Women in the Economics Profession, Journal of Economic Perspectives, 9, Marcuzzo M. C. e G. Zacchia (2007), L' Econlit e gli strumenti per la valutazione della ricerca economica in Italia, Rivista Italiana degli Economisti, 12, McDowell J.M., Singell, L.D., e J.P. Ziliak (1999), Cracks in the Glass Ceiling: Gender and Promotion in the Economics Profession, American Economic Review (P&P), 89, Noruzi A. (2005), Google Scholar: The New Generation of Citation Indexes. Libri, 55, Schmidt E. K. (2011), Ricerca, cancelli chiusi e sfide aperte, ingenere.it Royal Economic Society (2009), Women's Committee Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2008, RES. Royal Economic Society (2007), Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2006, RES. Royal Economic Society (2006), Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2004, RES. Royal Economic Society (2002), Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2002, RES. Royal Economic Society (2000), Survey on the Gender and Ethnic Balance of Academic Economics 2000, RES. Zinovyeva N. e M.F. Bagues (2011), "Does Gender Matter for Academic Promotion? Evidence from a Randomized Natural Experiment", IZA Discussion Papers

48 APPENDICI Appendice Elenco dei concorsi analizzati nell articolo Ateneo Pubblicazione bando Anno Settore LUM "Jean Monnet" Pubblicato sulla Gazzetta n. 47 del 17/06/ SECS-P/01 Università "Ca' Foscari" VENEZIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 28 del 08/04/ SECS-P/01 Università degli Studi del PIEMONTE ORIENTALE Pubblicato sulla Gazzetta n. 51 del 01/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di BOLOGNA Pubblicato sulla Gazzetta n. 44 del 06/06/ SECS-P/01 Università degli Studi di FOGGIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 51 del 01/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di FOGGIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 99 del 19/12/ SECS-P/01 Università degli Studi di MILANO-BICOCCA Pubblicato sulla Gazzetta n. 49 del 24/06/ SECS-P/01 Università degli Studi di PADOVA Pubblicato sulla Gazzetta n. 57 del 22/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di PERUGIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 49 del 24/06/ SECS-P/01 Università degli Studi di SALERNO Pubblicato sulla Gazzetta n. 54 del 11/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di TRENTO Pubblicato sulla Gazzetta n. 55 del 15/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di VERONA Pubblicato sulla Gazzetta n. 47 del 17/06/ SECS-P/01 Università della CALABRIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 56 del 18/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di BOLOGNA Pubblicato sulla Gazzetta n. 44 del 06/06/ SECS-P/02 Università degli Studi di CATANIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 50 del 27/06/ SECS-P/02 Università degli Studi di MODENA e REGGIO EMILIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 49 del 24/06/ SECS-P/02 Università degli Studi di NAPOLI "Parthenope" Pubblicato sulla Gazzetta n. 50 del 27/06/ SECS-P/02 Università degli Studi di BOLOGNA Pubblicato sulla Gazzetta n. 91 del 21/10/ SECS-P/05 Università degli Studi di FOGGIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 51 del 01/07/ SECS-P/06 Università degli Studi di PALERMO Pubblicato sulla Gazzetta n. 54 del 11/07/ SECS-P/06 Università degli Studi di Perugia Pubblicato sulla Gazzetta n. 54 del 10/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di Udine Pubblicato sulla Gazzetta n. 81 del 12/10/ SECS-P/01 Università degli Studi di BARI ALDO MORO Pubblicato sulla Gazzetta n. 4 del 15/01/ SECS-P/01 Università degli Studi di Salerno Pubblicato sul suppl alla Gazzetta n. 3 del 11/01/ SECS-P/01 Università degli Studi di Molise Pubblicato sulla Gazzetta n. 52 del 02/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di NAPOLI "Parthenope" Pubblicato sulla Gazzetta n. 55 del 12/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di Roma III Pubblicato sulla Gazzetta n. 54 del 09/07/ SECS-P/01 Università degli Studi del PIEMONTE ORIENTALE Pubblicato sulla Gazzetta n. 28 del 09/04/ SECS-P/01 Università Commerciale "Luigi Bocconi" MILANO Pubblicato sulla Gazzetta n. 92 del 22/11/ SECS-P/01 Università "Ca' Foscari" VENEZIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 80 del 14/10/ SECS-P/01 Università degli Studi di Catania Pubblicato sulla Gazzetta n. 81 del 11/10/ SECS-P/01 Università degli Studi di Siena Pubblicato sulla Gazzetta n. 3 del 11/01/ SECS-P/01 Università degli Studi di MODENA e REGGIO EMILIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 52 del 04/07/ SECS-P/01 Università degli Studi di Catania Pubblicato sulla Gazzetta n. 33 del 24/04/ SECS-P/02 Università degli Studi di Trento Pubblicato sulla Gazzetta n. 81 del 12/10/ SECS-P/02 Università degli Studi di BARI ALDO MORO Pubblicato sulla Gazzetta n. 4 del 15/01/ SECS-P/02 Università degli Studi di VERONA Pubblicato sulla Gazzetta n. 81 del 11/10/ SECS-P/02 Università degli Studi di BRESCIA Pubblicato sulla Gazzetta n. 80 del 14/10/ SECS-P/05 Politecnico di MILANO Pubblicato sulla Gazzetta n. 25 del 29/03/ SECS-P/06 Università degli Studi di BARI ALDO MORO Pubblicato sulla Gazzetta n. 81 del 11/10/ SECS-P/06 37

49 Appendice Questionario Economiste ed Economisti italiani Economiste ed Economisti italiani. Grazie al Vostro aiuto cercheremo di definire un profilo aggiornato della professione. Tutte le domande contrassegnate da un asterisco rosso richiedono necessariamente una risposta. A1) Nome * A2) Cognome * A3) Sesso * A4) Età * A5) Stato civile * A6) Numero di figlie/figli * A7) Età delle figlie/figli A8) Percentuale di lavoro domestico all'interno della propria famiglia * B1) Ha conseguito un dottorato di ricerca? * B2) Numero di dottorati conseguiti B3) Anno di conseguimento del dottorato B4) Paese Italia Uk Francia Spagna Germania USA Altro: B5) Area di ricerca del dottorato B6) Parole chiave della tesi di dottorato C1) Numero medio di pubblicazioni l'anno negli ultimi 5 anni C2) Numero medio di pubblicazioni l'anno in peer-reviewed Journals negli ultimi 5 anni C3) Numero medio di coautori per pubblicazione * C4) Sesso del/i coautore/i * 38

50 C5) Principali temi di ricerca trattati * C6) Jel codes maggiormente utilizzati C7) Percentuale di rigetto degli articoli proposti alle riviste. * C8) Intervallo medio di tempo, espresso in mesi, che intercorre tra la presentazione all'editore e la pubblicazione dell'articolo * C9) Titolo e rivista/editore della pubblicazione più rappresentativa della sua attività di ricerca * C10) Percentuale di tempo dedicato alla ricerca * D1) Ultimo passaggio di ruolo * Ricercatore Ricercatore-Associato Ricercatore-Straordinario Ricercatore-Ordinario Associato-Straordinario Associato-Ordinario Straordinario-Ordinario Altro: D2) Numero di anni trascorsi dall'ultimo avanzamento di ruolo * D3) Ritiene di essere mai stata/o discriminata/o nel Suo lavoro D3) Discriminata/o per: Sesso Età Etnia Altro: Grazie mille per aver partecipato alla rilevazione. 39

51 CAPITOLO 2 Pubblicazioni: di che genere? Analisi bibliometrica della produzione scientifica delle economiste italiane (..) before World War I, as today, a (distressingly) few women were contributing to the literature. However, even more today, their topics were predominantly specialized in women s issue, of considerable interest in themselves, but unrelated to the subjects that were attracting the bulk of the profession (..) (Baumol 1985, p.11) (..) in the 1960s and 1979s a large fraction of female economists chose women s topicsfemale labor supply behavior, gender discrimination, economics of family, etc. the fraction is smaller today, but such topics are still disproportionate among new female Ph.Ds (..) (Hamermesh, 2005, p.11) Come si evince dalla lettura delle citazioni riportate, esiste una diffusa percezione che le economiste non abbiano contribuito all evoluzione della disciplina nelle varie aree di ricerca, concentrando la propria attività in settori specifici, cosiddetti female oriented o women s issue 24. Molti studi, in particolare negli Stati Uniti - ricordiamo Mary Ann e Robert Dimand, Evelyn L. Forget e Alison Comish Thorne - hanno confutato empiricamente l assenza di un contributo costante e determinante delle stesse. In questo capitolo, si cercherà di analizzare la realtà italiana per determinare empiricamente se esistono significative e persistenti differenze di genere nella scelta delle tematiche di ricerca in economia nelle università italiane. Nel primo paragrafo si analizzerà la produzione delle economiste più giovani, esaminando se esistono differenze di genere nella scelta delle aree di ricerca della tesi di dottorato, primo passo verso la carriera accademica. Si verificherà la presenza di un effetto di segregazione tematica per le ricercatrici che hanno conseguito il titolo di dottore di ricerca tra il 2003 ed il 2006, e se tale effetto sia trainato dalla produzione scientifica delle accademiche in ruolo negli stessi anni considerati. Studieremo poi i profili, sempre in termini di produzione scientifica successiva alla discussione della 24 Per una definizione di women s issues si veda Forget (1995). 40

52 tesi di dottorato, di coloro che, tra i ricercatori considerati, risultano attualmente in ruolo nelle università italiane, in modo da verificare l esistenza di differenze di genere nei primi passi della carriera accademica in economia nelle università italiane. Nel secondo paragrafo si analizzerà la produzione scientifica delle economiste più mature, andando a verificare come la produzione delle attuali ordinarie e associate sia variata negli ultimi venti anni ( ), sempre in termini di tematiche di ricerca affrontate. In particolare, verificheremo empiricamente se la presenza di un maggior numero di economiste accademiche abbia influito sul pluralismo delle tematiche di ricerca affrontate. Si proporrà quindi un analisi di genere dell evoluzione della produzione scientifica in quei settori meno mainstream, in particolare i gender studies (di cui si forniscono tre definizioni), gli studi eterodossi e la storia del pensiero economico, per analizzare se negli ultimi anni, dato il diffondersi del dibattito in Italia sull utilizzo degli indicatori bibliometrici al fine delle valutazioni dei singoli soggetti e dei dipartimenti, si sia registrata una contrazione della produzione scientifica in studi meno mainstream e, di conseguenza, meno visibili alle statistiche standardizzate. 2.1 Segregazione od omologazione? Analisi di genere delle tematiche delle tesi di dottorato in economia nelle università italiane. Obiettivo di questo paragrafo è determinare empiricamente se esiste un effetto segregazione nella scelta delle tematiche di ricerca delle nuove generazioni di economiste italiane. Si sono analizzate le tesi di dottorato in economia (discusse dal 2003 al 2006), presenti nel catalogo online OPAC 25 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze che, in ottemperanza al DPR 382/80 e al DM 224/99, raccoglie le tesi di dottorato di ricerca provenienti da tutte le università italiane. I dati più recenti disponibili riguardano le discussioni tra il 2003 e il Nella nostra

53 analisi abbiamo considerato solo i dottorati che presentano un'esplicita descrizione tematica nei settori disciplinari da SECS-P/01 a SECS-P/ Qui è d obbligo un'avvertenza: le descrizioni sono fornite direttamente dall università di appartenenza e riguardano il corso di studi frequentato durante il dottorato, ma non per tutti i dottorati le università hanno fornito un descrittore tematico. Si tratta di 536 unità di cui il 43,5% donne. L universo è rappresentativo del settore: se confrontato con le statistiche aggregate dei dottorati fornite dall ufficio statistico del Ministero dell Università 27, che però prevede un aggregato disciplinare più ampio (si parla genericamente di discipline socioeconomiche), si riscontra lo stesso andamento dei dottorati negli anni considerati (figura 2.1), con un picco di discussioni nel 2004 per gli uomini e nel 2005 per le donne. Figura Confronto universo di analisi dottorati in economia e statistiche aggregate dottorati in discipline socio-economiche fonte Miur Fonte: proprie elaborazione dati OPAC e Miur 26 I settori disciplinari considerati sono: SECS-P/01 Economia politica; SECS-P/02 Politica economica; SECS-P/03 Scienza delle finanze; SECS-P/04 Storia del pensiero economico; SECS-P/05 Econometria; SECS-P/06Economia applicata

54 In termini percentuali sono prevalentemente presenti i dottorati in Economia Politica (47,4% dell universo), seguiti da Politica Economica (21,1%) ed Economia Applicata (16,2%), mentre solo il 3,5% nel nostro universo ha scelto un dottorato in econometria. Possiamo qui formulare una prima osservazione sulle differenze di genere, andando a verificare la scelta del corso di dottorato di ricerca: la distribuzione di genere tra i settori disciplinari è pressoché identica, tuttavia le donne prediligono un percorso di studi in Economia applicata, mentre tra gli uomini è maggiore la percentuale di chi ha concluso un percorso di studi post-laurea in Econometria rispetto alle studentesse. Tabella Scelta delle tematiche del corso di dottorato: analisi di genere Settore disciplinare del corso di dottorato % Dottorate % Dottorati ECONOMIA POLITICA 43,8 50,2 POLITICA ECONOMICA 21,9 20,5 SCIENZA DELLE FINANZE 7,7 6,6 STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO 4,7 4,6 ECONOMETRIA 2,6 4,3 ECONOMIA APPLICATA 19,3 13,9 Totale 100,0 100,0 Fonte: proprie elaborazione dati OPAC Per quanto riguarda le sedi dei dottorati considerati, sono presenti 44 università su tutto il territorio nazionale; a livello aggregato, le percentuali maggiori di studenti che hanno conseguito il titolo di dottore di ricerca si riscontrano nelle università più grandi, per le quali l offerta formativa è più vasta, in particolare l Università degli studi di Bologna (8,8%), Università La Sapienza (7,1%), Università di Roma Tor Vergata (6,9%). La distribuzione di genere tra gli atenei è pressoché omogenea, con una maggiore concentrazione per le donne nell Università Tor Vergata mentre, per gli uomini, nell Università degli studi di Bologna. 43

55 Infine, un cenno al relatore/correlatore scelto: non per tutti i soggetti analizzati nel database Opac è presente il riferimento, tuttavia tra quelli per cui il dato è disponibile (487 soggetti) solo il 16,8% ha scelto come relatore o correlatore una donna. Analizzando il dato in un ottica di genere il 21,1% delle dottorate ha avuto almeno una donna come relatore o correlatore, mentre la percentuale si riduce al 13,4% per gli uomini. Entrando ancor più nel dettaglio, solo il 4,7% degli studenti osservati ha scelto come correlatore e relatore due donne mentre l 83,2% relatore e correlatore uomo. Tra gli uomini, il ricorso al correlatore e relatore uomo è più elevato, ben l 86,6%, contro il 78,9% delle studentesse, mentre leggermente maggiore è la propensione delle donne a scegliere relatrice e correlatrice del proprio sesso (5,5% contro il 4,1% degli studenti). Andiamo ora ad analizzare le tematiche di ricerca scelte per la tesi di dottorato, verificando se è presente un effetto di segregazione tematica nelle giovani economiste italiane. In letteratura, due recenti studi hanno analizzato nel dettaglio le tematiche di ricerca prescelte dalle economiste, sia in Hale (2005) che in Juan J. Dolado, Florentino Felgueroso e Miguel Almunia ( ) si sono considerati gli economisti in ruolo nei migliori dipartimenti di economia, nel primo caso i membri dell American Economic Association (AEA) in ruolo nei 10 migliori dipartimenti di economia negli Stati Uniti 28, nel secondo i ricercatori nei 50 dipartimenti definiti top in economia nel mondo 29. Entrambi gli studi riscontrano un effetto cosiddetto di path dependance, ovvero maggiore è la percentuale di donne in un dato settore disciplinare maggiore è la percentuale di economiste accademiche che si dedica a quella determinata area di ricerca. Tuttavia in Dolado et al. si evidenzia come, per le nuove generazioni, il fenomeno sia meno marcato, in quanto 28 Secondo il ranking dei dipartimenti di economia di Kalaitzidakis et al. 29 Nel paper si considerano come top economics departments i primi 50 dipartimenti presenti nel ranking pubblicato da Econphd.net nel 2004; la classifica viene calcolata sulla base della presenza delle articoli pubblicati tra il 1993 ed il 2003 dal personale in ruolo nelle prime 63 riviste presenti nel ranking delle riviste economiche di Kalaitzidakis et al. (2003). Sono quindi considerate anche università europee, tuttavia l Italia non figura in quanto la prima università italiana nel ranking Econphd.net è l Università Bocconi di Milano al 101imo posto. 44

56 minore è la concentrazioni in determinati settori tematici e le giovani ricercatrici cercano sempre più di accedere ad aree di ricerca in cui le economiste precedentemente risultavano sottorappresentate. Rispetto agli studi riportati, si è preferito, in questa sede, eliminare la dimensione di eccellenza, evitando di considerare realtà altamente competitive, che rappresentano soltanto una piccola e particolare nicchia di economiste, preferendo, invece, esaminare i dottorati, per cogliere la tendenza delle nuove generazioni e verificare se effettivamente ci sono delle differenze di genere nella scelta della tematica della tesi di dottorato, scelta che dovrebbe essere avulsa da logiche di carriera e rappresentare piuttosto un interesse reale del ricercatore per l argomento scelto per la discussione. Per l attribuzione delle tematiche delle tesi di dottorato si è interrogata la banca dati REPEC e si sono utilizzati i JEL code 30 forniti direttamente dall autore; qualora non disponibili, si sono attribuiti i JEL code tenendo conto dell abstract e del titolo della tesi. Si sono poi definiti 2 aggregati tematici in linea con lo studio di Dolado et al., che passano da 11 a 18 settori disciplinari. Osserviamo quindi, per prima cosa, la percentuale di donne nelle singole aree di ricerca, andando a verificare in quali settori la percentuale di donne è maggiore rispetto alla media. Considerando una ripartizione in soli 11 campi tematici, si nota come effettivamente esista una concentrazione delle ricercatrici nelle aree di ricerca più female oriented: le donne hanno scritto più della metà delle tesi di dottorato prodotte tra il 2003 ed il 2006 su tematiche afferenti il mercato del lavoro e storia del pensiero economico (figura 2.2). 30 JEL classification codes è un sistema di classificazione degli articoli in riviste economiche creato dal Journal of Economic Literature (della American Economic Society). Il JEL code si compone di 3 caratteri, la lettera identifica il settore primario (sono 19 in totale). 45

57 Figura Percentuale di donne nelle singole aree di ricerca (aggregato a 11 campi): dottorati di ricerca Fonte: proprie elaborazione dati Econlit, Google Scholar Analizzando l aggregato di tematiche di ricerca più ampio (figura 2.3), le ricercatrici hanno prodotto più studi su tematiche legate alla Salute, all'istruzione, e al Benessere e studi di Economia del lavoro e Demografia. Al contrario, le donne sono nettamente sottorappresentate in Storia Economica e in tematiche inerenti la Macroeconomia e l Economia monetaria. Figura Percentuale di donne nelle singole aree di ricerca (aggregato a 18 campi): dottorati di ricerca Fonte: proprie elaborazione dati Econlit, Google Scholar 46

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