TRASCRIZIONE DELL INTERVENTO DEL MINISTRO DELL ECONOMIA E DELLE FINANZE ON. PROF. GIULIO TREMONTI TESTO NON RIVISTO DALL AUTORE

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1 85 a GIORNATA MONDIALE DEL RISPARMIO TRASCRIZIONE DELL INTERVENTO DEL MINISTRO DELL ECONOMIA E DELLE FINANZE ON. PROF. GIULIO TREMONTI TESTO NON RIVISTO DALL AUTORE TREMONTI: Signor Governatore, autorità, signore e signori. Heri dicebamus, un anno fa, un anno dopo, non un anno qualsiasi. Ci sono due modi per pensare alla dimensione del tempo: quello assoluto, quello relativo. La dimensione assoluta del tempo: il tempo come flusso costante unidirezionale, una dimensione nella quale esistono certo le cose e gli eventi, ma è una dimensione che non è influenzata nel suo corso dalle cose e dagli eventi. Il secondo modo è quello relativo: il tempo non scorre come un flusso costante, il tempo è una relazione tra le cose e gli eventi, e la velocità del tempo dipende dalla combinazione e dalla serie degli accadimenti. Io credo che oggi la logica del tempo sia solo la logica relativa. Questa ci permette di comprendere cosa sta accadendo dall inizio della crisi ad oggi. Forse nel vecchio tempo funzionava la logica lineare, funzionava perché l economia era sostanzialmente stabile, dentro il paradigma di una crescita più o meno continua, una crescita che poteva rallentare o riprendersi, ma non collassare. Con l inizio della crisi abbiamo visto un rallentamento della velocità assoluta del tempo e la messa in discussione dei punti di riferimento fondamentali. E per questo che l anno passato, dall altra Giornata del Risparmio, è un tempo diverso. Io credo che sia fondamentale, per guardare al futuro, lavorare sulla dimensione del tempo. E cosa sono stati del resto gli interventi coordinati dei grandi Stati del mondo, interventi contro la crisi, se non un arbitraggio sul tempo? Guadagnare tempo, dilatare il tempo, equilibrare il tempo rispetto al corso degli eventi. E stato detto: la storia insegna che non si è mai visto niente di simile nella storia, e il nesso che si pone tra la globalizzazione e la crisi è sempre più evidente. La globalizzazione ha enormemente dilatato lo spazio dell economia. Con gli interventi degli Stati, con la riflessione che tutti dobbiamo fare, si cerca un equilibrio tra lo spazio dell economia e il tempo della politica. La civiltà capitalistica è la civiltà del risparmio, Pietro Gobetti, ed è per questo che io sono, condividendo quella citazione, sono felice di essere qui oggi con voi a parlare di risparmio e a parlare di risparmio nella logica che intitola questa giornata, L economia reale, i territori. Io qui vorrei parlare di due cose essenziali: della crisi e dell Italia. La crisi. Io credo che la morfologia, la fenomenologia della crisi, la sua patologia siano in continuo divenire, un po come in un videogame. La crisi però, è vero, è giusto, si è in un qualche modo bloccata e fermata e questo è stato per l intervento degli Stati. Non tanto e non solo per quello che hanno specificamente fatto, ma per il fatto che sono intervenuti gli Stati, e l intervento degli Stati, nel mondo e in Italia, ha trasmesso un messaggio di fiducia, un messaggio fondamentale di confidenza. La mano pubblica, più nel mondo che in Italia, ha fatto due cose fondamentali: immissioni di liquidità, accolli privati di debito pubblico. E dopo un anno, rispetto a queste due logiche strategiche fondamentali, credo che possiamo fare un bilancio, seppure un bilancio parziale e interinale. La liquidità è stata immessa dalla mano pubblica nel sistema passando attraverso le banche, assumendo le banche come centrali nell economia capitalistica. Diverso e impossibile e non positivo sarebbe G. TREMONTI 1

2 stato un passaggio diretto della liquidità dalla mano pubblica all economia reale. La centralità e la non sostituibilità delle banche nel sistema capitalistico è un bilancio positivo nei suoi termini sistemici, ma non totalmente positivo per quanto riguarda la distribuzione. Una quota non marginale della liquidità è rimasta nel sistema finanziario e non si è distribuita dalle banche all economia reale e sto parlando in generale e non dell Italia ha consentito fenomeni di sviluppo della dimensione e della massa finanziaria. Le formule che sono state applicate, dal carry trade a carte di credito con interessi del 30%, interessano abbastanza poco, però ci sono due cose che ci devono oggettivamente preoccupare: primo, il livello delle borse è tornato ante-crisi, senza che i fondamentali dell economia reale siano tornati ai livelli ante-crisi, quindi l asimmetria tra i valori di borsa e i corsi dell economia reale è cresciuta e non è scesa. Secondo, la massa dei derivati non sembra in riduzione ma in aumento. Sui derivati, e credo sia fondamentale il lavoro che il Financial Stability Board sta completando e portando avanti - sui derivati intendo i derivati come una parte per il tutto, come un pezzo di un fenomeno di finanza atipica o non del tutto atipica emergente, beh io la vedo un po come segue. Certo, anche prima della crisi si diceva, ci sono squilibri globali, è vero, però si diceva, c è anche l industria dei derivati che riduce il rischio, lo distribuisce e produce un effetto positivo. Questa analisi confondeva il male con la cura. Non è vero che quel tipo di finanza migliorava; risulta vero che quel tipo di finanza peggiorava i corsi della realtà, e per questo credo sia fondamentale continuare il discorso sulle regole. Ho iniziato con un discorso sul tempo, vorrei fermarmi al discorso sulle regole. Le regole sono un investimento fondamentale e non è una differenza di posizioni rispetto a quanto è stato detto prima, all opposto, sono fondamentali le regole tecniche, si applicano alla finanza, ma sono anche fondamentali le regole politiche. C è un passo di un importante politico che dice, con Bretton Woods ci sono delle differenze giuridiche. Appunto, delle differenze giuridiche. Bretton Woods aveva la forma di un trattato che andava ratificato dai Parlamenti. Noi non volevamo questo genere di complicazioni. Credo che ignorare la dimensione della regola, la dimensione politica, la dimensione democratica della regola sia un errore fondamentale che dobbiamo evitare. Dobbiamo continuare a lavorare sulle regole tecniche, ma anche sulle regole giuridiche, la base di un trattato. Una tabula mundi, un trattato globale può sembrare una utopia, spesso le utopie sono necessarie. Il Governo italiano, con la Cancelleria tedesca, con l OCSE, sta lavorando a una bozza di trattato, ed è un lavoro complesso, un lavoro non istantaneo, ma tuttavia non per questo un lavoro non utile: è un lavoro fondamentale. La seconda cosa che hanno fatto i Governi, la mano pubblica, è stata l accollo pubblico dei debiti privati e questo è avvenuto nel corso dei mesi dell anno e mezzo passato; è stato in forma rapsodica, non selettiva, spesso drammatica e non è corretto adesso valutare le politiche fatte in altri paesi da altri Governi, su altre realtà drammaticamente complesse. Tuttavia adesso si può dire che forse quel processo non è stato selettivo, la posizione nostra in ipotesi nelle discussioni è stata cosa è sistemico, si deve salvare tutto o si devono salvare alcune entità e non altre? E giusto accollare sul pubblico tutto il debito privato critico? E un punto che dovrà essere fatto oggetto di riflessione, ma è andata così. Sicuramente l accollo pubblico di debiti privati critici è stato positivo e ha trasmesso un messaggio di fiducia e nell insieme di stabilità. A differenza dei privati, gli Stati hanno poteri sovrani, a differenza dei privati gli Stati hanno una dimensione del tempo che è medio-lunga e questo è oggettivamente positivo. Fatto 100 l importo del debito, un conto è 100 messo nel sistema privato su una platea di soggetti che da soli, se saltano, producono tuttavia un effetto sistemico, un conto è la posizione degli Stati, i poteri sovrani degli Stati, la dimensione temporale che hanno nella gestione G. TREMONTI 2

3 dei loro debiti gli Stati. E tuttavia i debiti pubblici sono fatti politici fondamentali e nel corso della storia è sui debiti pubblici che si vedono grandi cambiamenti nella vita della gente. Grandi debiti pubblici sono un ipoteca per il futuro, grandi debiti pubblici modificano il vettore della vita e le architetture sociali, le piegano normalmente verso il basso, e comunque la moltiplicazione dei debiti e la iterazione attesa delle emissioni produce delle prospettive di necessaria valutazione sui rischi di tasso e sui rischi di sorte. Ed è per questo che per il nostro Paese, per l Italia, è fondamentale la posizione in Europa. E fondamentale l Europa. L ultimo rapporto sulla sostenibilità del debito in Europa, del debito pubblico in Europa, è molto chiaro in questo senso: l Italia è nel suo insieme debito pubblico con dentro tutte le componenti e le dinamiche l Italia è allineata a Francia e Germania. L Italia ha una posizione più solida rispetto a Regno Unito, Olanda, Spagna e Irlanda. E su molti indicatori la posizione dell Italia è migliore di Francia e Germania, nonostante il punto di partenza piuttosto handicappante. E questo è il prodotto di molte riforme fatte, con grande consenso fuori dall apparenza dei dibattiti, con grande consenso fatto e avuto sulle grandi riforme dal Parlamento della Repubblica italiana nel corso degli ultimi decenni. L ultimo passaggio che non è stato considerato adeguatamente è la stabilizzazione del sistema pensionistico italiano, avvenuta con un comma in un decreto di luglio: data la natura dello strumento legislativo c è stata una qualche non adeguata rilevanza, e per la verità non avevamo neanche interesse noi a reclamizzare la cosa in quel momento e in quella forma, e tuttavia un grande consenso da parte di tutte le istituzioni e un grande consenso responsabile da parte delle forze sindacali. Per effetto di quel meccanismo, il sistema delle pensioni italiane è tra i più stabili d Europa. I grandi numeri non sono di destra o di sinistra, i grandi numeri sono grandi numeri e l agganciamento alla demografia del sistema pensionistico italiano è fondamentale: è stato fondamentale nella dimensione che è fondamentale per le pensioni che è quella della longue durée e della stabilità dei rapporti sociali all interno di un paese da una generazione all altra. Certo non è il sistema ottimo, nella prospettiva si deve fare una riflessione sul rapporto tra giovani e anziani, ma nell immediato, nel medio andare, nell insieme, il sistema delle pensioni italiano è tra i più stabili d Europa. E questo è positivo e non negativo; non è dovuto all azione di un Governo, ma all azione di molti Governi, all azione di una pluralità responsabile di soggetti che compongono il nostro Paese. Europa. La crisi ha fatto dell Europa un soggetto politico più forte di prima. Non più debole, più forte. La formula di soluzione della crisi è nella riunione tra i Capi di Stato e di Governo, in settembre all Eliseo: un ora prima gli interventi pubblici erano vietati, un ora dopo erano richiesti. Quello ha marcato un cambiamento del corso finanziario del sistema e non solo del sistema; avremmo avuto gli effetti di una guerra senza avere combattuto una guerra, ed è stato fondamentale in quella strategia il ruolo dell Europa. E poi Washington G20, poi Londra G20, sedi nelle quali l Europa si è presentata formalmente ancora separata per tanti seggi quanti le competono, ma sostanzialmente unita. E questo è un passo fondamentale nella visione che dobbiamo avere e nella ispirazione della nostra azione e nella fiducia che dobbiamo insieme avere. Dopo il G20 di Washington, tre giorni dopo, Bruxelles scrive il Recovery Plan e alcuni giorni dopo tutti i Governi, secondo le loro possibilità, tutti i Governi europei applicano quella politica, una politica generale, ma una politica fatta dall Europa nel suo insieme. Non c è ancora, come è stata definita insieme una entry strategy, non c è ancora definita una exit strategy in Europa. C è la convinzione che si deve agire tutti insieme e tuttavia oggettivamente ci sono per ora delle relative, ma più apparenti che reali, delle relative discontinuità. Alcuni paesi per esempio G. TREMONTI 3

4 hanno molto aumentato le imposte, e questo sulla mappa della geografia si vede a est e a ovest. Alcuni paesi hanno fatto tutte e due le cose insieme, le hanno aumentate e ridotte, non voglio citare paesi, ma c è un paese nel quale è stata eliminata un imposta, sostituita da altre quattro con un importo atteso superiore, largamente, a quello della vecchia imposta. C è un altro grande paese per il quale si deve ancora definire la politica e si deve capire, ed è naturale perché il corso degli eventi politici è stato improvviso, e tuttavia si discute davvero in Europa sul valore della leva fiscale: serve, non serve, funziona, non funziona. Molte esperienze sono positive, altre esperienze sono negative e tuttavia, se l attesa linea di intervento fiscale è prevista per una cifra marginale rispetto al prodotto interno lordo e a partire dal 2011, si trasmette un segnale un po diverso dalla comune percezione che si ha di quella politica, e tuttavia tutto è in experimentum e tutto è oggetto di una discussione che noi in Europa continuamente facciamo. Dal lato dell Italia c è solo l idea di una responsabile politica di consenso europeo. Italia. La crisi, il prisma della crisi ci consente di vedere una realtà per quanto riguarda l oggetto, il tema dei nostri lavori, una realtà positiva per alcuni versi, ancora da migliorare per altri. Sicuramente la stabilità del sistema, questa dovuta a una composizione di fattori, certamente alla prudenza dei banchieri, ma anche alla pazienza dei risparmiatori, e su questo credo che un lavoro comune e responsabile debba e possa essere fatto. Non è che il sistema bancario è una monade indipendente dal sistema, dalla struttura del nostro Paese; è una struttura che è più solida e più resiliente rispetto alla crisi, come la crisi ci ha dimostrato. E una struttura più flessibile. La geografia fa la politica e la vita di un paese: abbiamo Comuni, non abbiamo grandi metropoli circondate da anelli di periferia in potenziale rivolta. E la geografia che fa la vita e la politica. Abbiamo 8 milioni di partite IVA, alcune fortemente attive, altre di sorte marginale e tuttavia indicatrici di una forte vitalità di questo Paese. Abbiamo un sistema di welfare che è basato sulla struttura pubblica ma anche sulla famiglia, e credo che sia la composizione di questi due fattori a rendere il nostro Paese più resiliente; e in tutto questo, nel territorio, sull economia, si pone certamente e positivamente il sistema bancario. E tuttavia, cosa fare in più? E come farlo? Nella relazione del Presidente Faissola trovo scritto: Il grado di concentrazione della nostra industria non si presenta maggiore rispetto all Europa. La quota di mercato in termini di totale attivo dei primi cinque gruppi è pari al 52% contro il 61 della media degli altri paesi. E questo è oggettivamente vero. Io credo che una riflessione dovrebbe essere fatta non solo sul grado di concentrazione delle imprese, ma sul grado di distribuzione sul territorio delle imprese private. La concentrazione bancaria è, credo, un dato positivo, ma c è oggettivamente ancora una grande asimmetria rispetto alla struttura dell impresa italiana. Il prodotto interno lordo italiano è fatto al 95% da imprese che hanno meno di 15 addetti. Non c è una piena simmetria e sarebbe molto razionale avere una riduzione di questa asimmetria. Non puoi avere un sistema bancario organizzato per la grande industria, quando l impresa, la forma di impresa dominante è quella media o piccola. E necessaria una convergenza, e quindi il ritorno sui territori. Non solo le Fondazioni, che rappresentano i territori, ma anche l azione maggiore possibile sui territori da parte delle banche. Non che non ci sia, ma maggiore possibile. Io non credo che la formula della soluzione sia quella della scissione delle banche o del divieto di essere grande banca; io credo che una banca grande può essere una grande banca, se si organizza di più e più intensamente sul territorio, e la lezione, l indicazione che ci viene dalla crisi è, credo, in questa direzione e credo che molti segni indicano l impegno un po di tutti a far quadrare di più la domanda e l offerta sui territori nella dimensione territoriale, tanto delle imprese quanto delle banche. Secondo, non basta la convergenza G. TREMONTI 4

5 sui territori, serve qualcosa in più per l economia reale. L inizio è stato la moratoria e credo che, lanciata come idea del Governo in una sede professionale bancaria, sia l idea giusta e alcune indicazioni sono oggettivamente positive. Credo che quella formula, la moratoria, sia necessaria ma non più sufficiente. Serve fare altro. E il fare altro si sviluppa sulla linea del capitale, del patrimonio. Era un pezzo della moratoria, il Presidente Guzzetti ne ha fatto cenno, stiamo già lavorando al Ministero dell Economia, con rappresentanti del mondo bancario, per organizzare lo schema di uno o più fondi che sul territorio assistano le imprese in rapporto tra debito e patrimonio. Credo che sia una delle misure fondamentali anticrisi, in questa fase della crisi, per il nostro Paese. Avremo, fra due-tre settimane, un primo schema di lavoro, dovrà essere una struttura articolata e compatibile con il mercato, ci dovrà e potrà essere la Cassa Depositi e Prestiti in una funzione di regia di sistema, o di presenza di sistema. L azione di questi fondi deve essere sul territorio. Non è escluso, anzi è fondamentale, come fu la promessa per la moratoria, vedere cammello, un adattamento del regime fiscale. Direi che, dovendo fare un adattamento del regime fiscale, io lo farei più dal lato delle imprese che dal lato delle banche, in ogni caso tutto si tiene e può essere una combinazione, ma se c è una sinergia tra le due attività. E su questo sono e siamo assolutamente positivi. Credo che quella decisione sia stata illuminata, credo che l azione possa e debba essere veloce per sostenere sui territori la piccola e media impresa, che sta subendo la fase in arrivo della crisi. Un dato che è in un qualche modo aneddotico ma indicativo, e non voglio adesso qui fare delle considerazioni troppo specifiche, ma un dato che ci viene dal meccanismo io ho letto nella relazione del Professor Draghi il riferimento al riciclaggio, ed è fondamentale e stiamo lavorando con gli uffici della Banca d Italia per migliorare la circolare: è stato un provvedimento che abbiamo dovuto cambiare in un certo modo di colpo per determinare un effetto di garanzia, diversamente sarebbe stata una trappola e in ogni caso stiamo lavorando su quello. Ma un dato che è positivo e indicativo è questo, a noi risulta che la massa dei capitali che rientrano, rientrano come rimpatrio e non solo in modo figurativo come regolarizzazione. E il fatto che rientrino come rimpatrio è indicativo di vitalità e di impegno civile delle nostre imprese sul territorio per tenere in piedi i capannoni, gli operai e il lavoro. E se va così, rafforza il sistema bancario, ma rafforza soprattutto la nostra economia. E naturalmente quello sulle giurisdizioni non cooperative, che è una parafrasi un po eufemistica per quella convenzionale è giurisdizioni non cooperative, ma insomma, è per definire alcuni paesi che hanno una regolamentazione formale assolutamente adeguata, ma un regime sostanziale un po asimmetrico beh, quello è l altro lavoro che bisogna fare. Un ultimo addendum è quello sulle case. Si chiamano social housing in inglese, ma con il Presidente Guzzetti abbiamo convenuto di trovare un qualche altro nome, e tuttavia è fondamentale l impegno combinato di una entità di corpi che sono pubblici nel senso della società civile e le Fondazioni, di un corpo che è pubblico tout court, la Cassa Depositi, per un piano che si dimensiona e si espande su vasta scala, un piano per l edilizia sociale. Volgiamo dal particolare al generale. Questo è un Paese che sempre più si presenta come un paese duale, un paese nel quale la media non è mediana, un paese fortemente asimmetrico. Il centro-nord Italia, grande come un medio paese europeo, la Polonia o la Spagna, 40 milioni di abitanti a livelli di produttività, di università, di ricerca stabili da decenni, sopra la media europea. Non è esattamente così, ma l opposto per la parte meridionale del nostro Paese. Noi non vogliamo vivere in un paese diviso, non vogliamo vivere in un paese duale, ed è questa la ragione per cui la strategia del nostro Governo è volta fondamentalmente al Mezzogiorno d Italia. Il Presidente del Consiglio sta lavorando G. TREMONTI 5

6 a un piano, non vi parlerò qui della Banca del Mezzogiorno, ma oggetto di quel piano e parte di quel piano è credo alla fine, e vedo crescenti i consensi, parte non tutto ma parte importante anche lei. Tuttavia io voglio fare un discorso più generale, ed è quello sul federalismo fiscale e su questo io credo che tutti dobbiamo capire che non è un progetto di una forza politica, ma è la riforma di tutte le riforme, da cui dipende il futuro del nostro Paese. Quanto è per l economia privata, i dati indicano un declino, quanto è per l economia pubblica. Abbiamo appena fatto il patto sulla sanità con le Regioni e abbiamo rilevato che quello che doveva essere un eccezione è diventato per metà dell Italia la regola. Tutta l Italia meridionale è commissariata. Quando, il Dottor Letta sa bene, nel 2005 sul 2006 abbiamo introdotto per il vecchio patto la formula del commissariamento, pensavamo che fosse una Regione, poi esce e arriva un altra, mezza Italia non pensavamo che fosse sistemico il fatto della uscita dai meccanismi di controllo della spesa. E tuttavia, e per inciso, la spesa per la sanità in Italia resta ancora inferiore alla media europea, e il livello della sanità in Italia, pur con molte criticità, resta superiore alla media europea, e chi ha conoscenza del sacrificio che viene fatto nel sistema sanitario italiano da tutti quelli che ci lavorano ne ha una forte convinzione. La riforma fiscale è la madre di tutte le riforme, è inutile andare a dire devi rifare la finanza locale per impedire che un Comune o una Regione abbia troppe società partecipate; non lo fai per editti, anche dato il testo della Costituzione che assegna una forte autonomia, lo fai col meccanismo base della democrazia, No Taxation Without Representation. Questo è l unico grande paese d Europa che non ha, su metà dell azione di Governo, questo meccanismo. Metà dell azione di Governo, a livello di Governi locali e su una quota enorme dell azione pubblica, è fuori da questo meccanismo di controllo democratico. Ripristinare, sia pure al margine, fermi i vincoli di solidarietà sociale fondamentali e territoriale e tuttavia reintrodurre un po di questo meccanismo è fondamentale per reintrodurre nel sistema elementi di efficienza, di moralità e di legalità. Ed è questa la ragione per cui stiamo lavorando in modo non pubblico, non esterno, e tuttavia molto forte, sul federalismo fiscale, la ragione per cui stiamo lavorando con molte istituzioni, la ragione per cui attendiamo e richiediamo l impegno anche della Banca d Italia. Questo credo sia il tipo di riflessione che dobbiamo fare tutti insieme, senza conflitti o riducendo al massimo i conflitti, nella prospettiva di un azione comune per il bene comune, per il bene dei nostri figli e per il bene del nostro Paese. Grazie. (Applausi) G. TREMONTI 6

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