il nuovo cimitero di arezzo,
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- Gregorio Arena
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1 L acroterio della città di Arezzo, antico sedime della rocca etrusca, è ben percepibile nella piana circostante grazie allo svettante profilo della chiesa metropolitana. Attorno a tale massa e in direzione dell arco delle colline, si articolano alcuni elementi, segni decisi sul profilo degradante del terreno: l asse continuo dell acquedotto, pura successione di arcate a tutto sesto, e il profilo lineare della fortezza pentagona, emblema severo del dominio fiorentino su quelle terre. Questi elementi, coniugati dalla dominanza della geometria sull orografia, ovvero dell ordine sul dato naturale, sono l inevitabile premessa al progetto dei Carmassi per il nuovo cimitero urbano. La lettura del luogo, nel suo aspetto attuale come nel montaggio diacronico degli eventi storici, appare tuttavia secondaria rispetto alla assoluta fiducia che i progettisti ripongono, qui come in molti altri loro progetti, nella ricorrenza certa di segni e morfemi geometrici, di per sé capaci di qualificare l architettura del luogo. In tal senso il progetto del nuovo cimitero di Arezzo risulta la conferma, il perfezionamento di un pensare lo spazio - per i vivi come per i morti - razionale e puro,dove ben poco è lasciato al caso e all anomalia. La nuova necropoli urbana, commissionata dalla storica istituzione della Fraternita dei Laici come ampliamento del Cimitero dei Poveri per accogliere fino a il nuovo cimitero di arezzo, sepolture, si struttura attorno ad un sistema di assi che occupano interamente l irregolare lotto trapezoidale, chiaramente diversificati per percorso e caratteri architettonici: l asse est-ovest, camminamento obbligato per tutti i visitatori, è infatti una snella galleria porticata attorno alla quale si coagulano i 3 volumi autonomi dell ingresso (camera mortuaria, spazi tecnici e servizi), dei chioschi e del crematorio, individuati nei morfemi rettangolo con arco ribassato, ellisse ed ovale. Da tale spina si articolano perpendicolarmente quattro dita destinate alle sepolture, la cui giacitura sul terreno è espressione della volontà di tradurre la rigidità dell elemento muro in misurata varietà. La più orientale di queste stecche si dispone così a formare, unitamente alla galleria ed al muro di contenimento a nord, una piazza aperta sul paesaggio a servizio dell intera città; le altre, diversificate per spessore e caratterizzazione dei colombari, si orientano per lievi ma percepibili disassamenti, conseguiti tramite il calibrato disegno dei lunghi profili mistilinei.tale soluzione, se da un lato afferma il rifiuto del rigore della prospettiva centrale in presenza di fronti-quinta di notevoli dimensioni per diversificare gli affacci e i punti di vista (fatto questo che assume una qualche rilevanza se attuato nella città che ospita il maggior monumento pittorico alla certezza del metodo prospettico, ovvero la Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca),dall altro appare lontanissima da simpatie decostruttiviste, essendo improntata a garantire, anche grazie alle contenute variazioni percettive, l unita- rietà dell elemento murario. Quanto sino ad oggi realizzato, ovvero la galleria e il primo nucleo dei colombari, denota chiaramente gli elementi chiave del linguaggio carmassiano: tuttavia, mentre la galleria si configura come un passaggio di notevole altezza,dove la massa muraria in mattoni è contrappuntata dalla teoria di esili colonne in acciaio e dalla copertura trasparente,il corpo orientale propone soluzioni meno consuete e, proprio per questo, più convincenti. Esso infatti offre un immagine bifronte che ben sintetizza il rapporto tra spazio pubblico (la città) e privato (il sepolcro):verso la piazza,il severo muraglione appare serrato, interrotto soltanto da alcune feritoie vetrate che sembrano alludere alla vocazione fortificata del luogo; verso il cimitero, al contrario, esso si articola per circa 100 metri in una serie di slanciati setti laterizi (alti 16 metri dal piano interrato, per uno sviluppo interno di 4 piani) che consentono molteplici affacci sul recinto funebre. Tali affacci, a filo con i setti oppure aggettanti come veri e propri balconi, sembrano alludere ad una dimensione domestica ed individuale, rafforzata dalla diversa inclinazione di percorsi, ballatoi e dalla strombatura delle aperture; osservata dal cimitero, tale sequenza si chiarisce nel ritmo alternato che si instaura tra l ampiezza del taglio verticale ed il retrostante, ora ballatoio, ora fianco cementizio del corpo dei colombari, proponendo una riuscita alternanza tra dialettiche qualità materiche e superficiali. Il recinto è tema costante nell architettura funeraria; nel cimitero di Arezzo esso si arricchisce di inconsuete Planimetria generale. Legenda: 1. cabina elettrica 2. servizi igienici 3. negozio fiori 4. custode 5. camera mortuaria 6. fontana 7. rifiuti 8. deposito 9. colombari 10. ossari 11. crematorio 12. inceneritore 13. cimitero 19 secolo 14. cappelle private esistenti 15. cappelle private nuove 16. parcheggio Nella pagina a a fianco: i setti laterizi dei colombari in costruzione CIL 99
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3 Prospetti e piante a livello 1 e 2 dei colombari. 12 CIL 99
4 L asola luminosa tra il muro in mattoni e i ballatoi a sbalzo, in cemento armato, di accesso ai colombari.
5 Sezioni trasversali: il vano scale e il nucleo dei loculi. soluzioni formali e sperimentazioni costruttive.lasciata la piazza esterna e la loggia di distribuzione, il visitatore trova il corpo che ospita i colombari e le cappelle, elemento compatto in laterizio all interno del quale si articolano ulteriori percorsi e dialoghi materici.tale architettura si qualifica per la sua spina dorsale seriale e ritmica (la successione dei 10 nuclei in cemento armato portante, serrati alle estremità dai corpi scala) e per i due percorsi longitudinali interni, volutamente differenziati dai progettisti. Quello occidentale si definisce come un asola suggestiva dove i ballatoi a sbalzo in cemento armato si affacciano sul vuoto a tutta altezza del muro in laterizio, cortina compatta interrotta da scarse feritoie; questa decisa fenditura è resa ancora più suggestiva dal calibrato rapporto con la luce (proveniente dal corrispondente lucernario in acciaio zincato e vetro) e dalla relazione tra la trama laterizia,enfatizzata dalla luce di taglio, e il polito nitore del cemento armato dei fianchi dei colombari, conseguito tramite l utilizzo di apposite casseforme in lamiera. Il percorso orientale rinunzia,invece,alla continuità longitudinale a vantaggio di affacci trasversali sul paesaggio;anche qui appare il tema del taglio a tutta altezza - che nel gioco serrato con i ballatoi e le scale rimanda alla vicina fortezza - addolcito tuttavia dai segni curvilinei delle logge, omaggio all edilizia residenziale e alla quotidianità del vivere. L intimità dei colombari e delle cappelle in vetro dell ultimo livello è volutamente protetta dai due massicci muraglioni, per i quali i progettisti si affidano alla tecnica consolidata della muratura a sacco armata e ad una tessitura continua dove,alla semplicità della trama,fa da contrappunto la particolare cura del mattone. Per quanto concerne la componente materiale,i laterizi impiegati sono stati infatti prodotti appositamente ad alte temperature, per conseguire un effetto di severità ed un tono più scuro. Riguardo la muratura,essi sono stati messi in opera a ricorsi paralleli e con sottili giunti di malta, così da ottenere un omogenea tessitura a cortina, interrotta solo dai ricorsi aggettanti, qui con un ritmo molto più disteso (circa ogni metro) che non nella muratura del museo di Santa Croce sull Arno. Oltre che al mattone, i progettisti si affidano ad altri materiali, già sperimentati nelle precedenti opere: il cemento dei solai, ballatoi e colombari;l acciaio zincato delle colonne, ringhiere e strutture di copertura; il vetro dei tetti e lucernari;il travertino delle lapidi e ossari. Forma, geometria e materia raggiungono in quest opera una sintesi riuscita, espressione di una tenace e rigorosa riflessione sul rapporto tra architettura e costruzione, laddove la qualità dell una garantisce quella dell altra, in un rapporto di assidua e reciproca interdipendenza. Scheda tecnica Progetto: Massimo e Gabriella Carmassi Collaboratori: Christopher Evans, David Mount D. L.: Massimo Carmassi con Andrea Gaggiotti Strutture: Alessandro Faralli Impianti: Consilium srl Cronologia: 1992 (incarico); 2004 (inaugurazione del primo lotto) FOTOGRAFIE Mario Ciampi 14 CIL 99
6 Veduta parziale della galleria di distribuzione.
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