n.6 giugno 2010 Attualità La sicurezza fa rima con convivenza civile Editoriale Sciopero contro una manovra pericolosa

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1 MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI SPI-CGIL DELL EMILIA-ROMAGNA Editoriale Sciopero contro una manovra pericolosa Attualità La sicurezza fa rima con convivenza civile Attualità Gioco d azzardo, la tassa sulla povertà Consigli utili Quando la vacanza diventa un incubo Memoria Prima di tutto veri cittadini Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo Spedizione in abbonamento postale 45% n.6 giugno

2 In breve 2 Danilo Barbi nella segreteria nazionale Cgil Il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna Danilo Barbi è stato eletto nella nuova segreteria nazionale dell organizzazione. Barbi (nato nel 55 a Bologna) era alla guida della Cgil regionale dall ottavo Congresso dell aprile 2002, avendo all attivo varie esperienze sindacali nella Cgil scuola bolognese e regionale e nella Camera del lavoro di Bologna, della quale è stato segretario generale dal 95 fino al passaggio alla direzione della Cgil regionale. E stato confermato nell incarico nei successivi congressi regionali del 2006 e del marzo scorso, maturando la scadenza statutaria degli otto anni. Il Comitato Direttivo Cgil nazionale ha votato Barbi tra i quattro nuovi ingressi nella segreteria confederale: insieme a lui Nicola Nicolosi, responsabile segretariato Europa Cgil nazionale; Vincenzo Scudiere, segretario generale Cgil Piemonte; Serena Sorrentino, responsabile Pari opportunità Cgil Danilo Barbi nazionale. Nella Segreteria Nazionale sono stati confermati Susanna Camusso, Fulvio Fammoni, Vera Lamonica, Enrico Panini, Fabrizio Solari. Fossoli, la memoria in una mostra Una mostra incentrata sulla storia di giovani assolutamente normali che hanno avuto in sorte un tempo straordinario, hanno dovuto confrontarsi con scelte drammatiche mentre alcuni di loro hanno anche conosciuto il dramma della deportazione. Prodotta dall Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia sotto l Alto Patronato del Presidente della Repubblica e allestita presso l ex Campo di Fossoli- Carpi fino all 11 luglio, la mostra è visitabile gratuitamente tutte le domeniche dalle ore 10 alle ore 12,30 e dalle ore 15 alle ore 19. La mostra racconta la storia di alcuni giovani e del tempo che hanno attraversato: è la storia d amore e di amicizia di un gruppo di ragazzi. La maggior parte di loro erano ebrei e dovettero fare i conti con l essere rifiutati ed I ragazzi protagonisti della mostra su Fossoli esclusi dalla società civile. Erano tutti intellettuali, studenti appena laureati e amanti della montagna. Gli amici si chiamavano Alberto Salmoni, Bianca Guidetti Serra, Silvio Ortona, Emanuele Artom, Luciana Nissim, Vanda Maestro, Eugenio Gentili Tedeschi, Giorgio Segre, Franco Momigliano, Giorgio Diena, Primo Levi, Ada Della Torre, Franco Sacerdoti. Primo Levi, Luciana Nissim e Vanda Maestro si dichiarano ebrei e dopo un mese trascorso nella caserma di Aosta vengono trasferiti a Fossoli. Fossoli presso Carpi di Modena era il più grande campo di transito italiano. Da qui sono partiti 6 convogli con direzione Auschwitz. Nel periodo di reclusione le condizioni di vita di Primo, Luciana e Vanda sono sopportabili e le famiglie possono restare unite. Qui Luciana, Primo e Vanda restano un mese e a loro si unisce Franco Sacerdoti, un ragazzo ebreo napoletano che si era trasferito a Torino e che era stato arrestato in Val di Lanzo. I quattro costituiscono un quartetto indivisibile: quando viene loro detto che l indomani avrebbero dovuto partire per ignota destinazione stavano cucinandosi degli spaghetti. Fossoli rappresenta nell universo concentrazionario l inizio di un imbuto che ha al fondo Auschwitz. Monticelli, la Camusso taglia il nastro In piazza Matteotti, sul lato della piazza che comprende i numeri civici 7/8/9, dove poco tempo fa c era un supermercato, sorge la nuova Camera del Lavoro di Monticelli (Piacenza), sede centrale della Bassa che nelle intenzioni della dirigenza del sindacato dovrà servire lavoratrici, lavoratori e i cittadini tutti della zona compresa tra Monticelli, Caorso e Castelvetro, fermo restando che anche le tre sedi distaccate rimarranno sempre attive. Con questa nuova sede spiega il segretario organizzativo della Cgil di Piacenza, Paolo Chiappa - aumentano i servizi e le tutele che riusciremo a dare ai cittadini. La sede di piazza Matteotti sarà dotata di una sala riunioni che, all occorrenza, diventerà un vero e proprio punto di ritrovo per iniziative pubbliche e per momenti di partecipazione alla vita politica e civica della Bassa. Mentre un occhio di riguardo è stato dato anche all abbattimento delle barriere architettoniche per facilitare gli spostamenti di disabili e anziani, una caratteristica irrinunciabile delle sedi che la Cgil ha inaugurato recentemente sul territorio ha commentato Chiappa. In programma c è anche l installazione di un servizio wi-fi

3 In breve L inaugurazione a Monticelli che permetterà di connettersi a internet gratuitamente, servizio aperto a tutti fino a 200 metri dalla sede di piazza Matteotti. Troveranno più spazio i servizi per il Patronato, le tutele che forniranno le categorie degli attivi e dei pensionati continua Chiappa e aprirà un ufficio stranieri. Al taglio del nastro della nuova sede di piazza Matteotti erano presenti Susanna Camusso, vice segretaraio generale vicario della Cgil e il sindaco di Monticelli, Sergio Montanari. Passaparola Il nostro petrolio Carlo Pellacani, premiata la sua testimonianza Il reggiano Carlo Pellacani, classe 1915, è stato prigioniero in un campo di concentramento in Germania per due anni, dal 1943 al Allievo in gioventù della Scuola di Cavalleria di Pinerolo, Pellacani (oggi 95enne in gran forma fisica) è stato premiato dal vice Sindaco di Reggio Emilia per il prezioso lavoro di testimonianza che sta portando avanti tra i giovani. L anziano oggi è ospite dell Istituto Parisetti, una struttura protetta di Reggio Emilia. Libertà e lavoro, Bologna e Crevalcore ricordano Il Poeta Tonino Guerra afferma in un intervista che abbiamo pubblicato di recente su Argentovivo che la bellezza è il petrolio dell Italia. Come non dargli ragione, basta un piccolo viaggio in qualsiasi angolo della nostra penisola per rendersene conto e per capire che nell arte, nella cultura, nella bellezza occorre investire perché fonte di sviluppo e occupazione. Il nostro governo e il nostro ministro della Cultura, presi dall ansia di contribuire al risanamento del Paese, hanno pensato bene che esprimersi, conoscere, essere informati, sia del tutto superfluo in un Paese dove basta la TV, di Stato e non solo, ben presidiata dai gregari del pensiero unico, a fare cultura. Il resto si può comodamente tagliare, non serve, anzi provoca fastidio avere cittadini informati, con un buon grado di conoscenza, di cultura in grado di pensare autonomamente. D altro canto, in perfetta sintonia, la ministra della Pubblica istruzione riduce nei licei e negli istituti scolastici le ore di materie di studio. Così al grido di ignoranti è più bello, ci incamminiamo (forse) al risanamento del Paese. Lasciamo sgorgare il nostro petrolio. Avere bellezze naturali ed artistiche, avere giovani che studiano e s impegnano per far conoscere al mondo il nostro patrimonio culturale non è un privilegio da tagliare ma una fortuna da valorizzare. Non solo memoria o testimonianza, ma messaggio rivolto innanzitutto alle giovani generazioni perché cresca la consapevolezza di ciò che è stato, di ciò che è. Forse è questo il significato vero dei due monumenti che sono stati inaugurati nella giornata del 2 giugno, festa della Repubblica a Crevalcore e nel quartiere Savena di Bologna. Entrambi frutto di iniziative dello Spi, ricordano due vicende meno distanti di quanto possa sembrare a prima vista: a Crevalcore, un monumento ai caduti sul lavoro, a Bologna, un monumento alla Brigata partigiana Maiella. Certamente diverso il movente. Nel Paese che fa da confine tra le province di Modena e quella di Bologna si è partiti dalla emozione dell incidente ferroviario che, il 7 gennaio 2005, costò la vita a 17 persone (tra cui 4 ferrovieri in servizio) e causò una ottantina di feriti. Un incidente senza responsabili: poco è importato ai giudici se quella linea è ad alto rischio, se mancavano dispositivi di sicurezza adeguati, se nonostante il binario unico era stata eliminata la presenza del capostazione ( non c erano soldi, dirà candidamente il direttore generale di Trenitalia); la colpa di tutto è di uno dei macchinisti che saltò un rosso. Quel macchinista non c è più: è morto quel 5 gennaio tra le lamiere del suo treno. A Bologna, nel giardino del quartiere Savena già intitolato alla Brigata Maiella, si è ricordata la partecipazione dei giovani partigiani abruzzesi alla liberazione della città, il 21 aprile La Resistenza, la sicurezza del lavoro: due facce di una stessa medaglia, non a caso al centro della iniziativa di una forza attenta, come lo Spi. Da una parte la conquista della libertà, dall altra la necessità di tutelare il lavoro, innanzitutto rendendolo sicuro: la libertà, il lavoro, due capisaldi della Costituzione, oggi più che mai sotto attacco di un Governo che vara leggi che colpiscono i diritti dei lavoratori e riducono la libertà di informazione, di conoscenza, di cultura. Quella roccia della Maiella e quel busto senza arti né testa, stanno lì per far riflettere e lanciano un messaggio preciso: quando troveremo la forza e la voglia di rialzare la nostra voce? 3

4 Sommario 4 2 In breve Danilo Barbi nella segreteria nazionale Cgil Fossoli, la memoria in una mostra Monticelli, la Camusso taglia il nastro 3 In breve Carlo Pellacani, premiata la sua testimonianza Libertà e lavoro, Bologna e Crevalcore ricordano Passaparola 5 Editoriale Senza futuro, senza equità: sciopero contro una manovra pericolosa Maurizio Fabbri 7 In primo piano Piano del lavoro, opportunità da non perdere Roberto Battaglia 9 Attualità La sicurezza fa rima con convivenza civile Daniele Stefani 10 Attualità Legge bavaglio, pronti alla disobbedienza civile Roberto Morrione 5 Senza futuro, senza equità: sciopero contro una manovra pericolosa 7Piano del lavoro, opportunità da non perdere 11 Attualità Una rivoluzione in farmacia, ecco cosa cambia Domenico Dal Re 13 Attualità Buoni lavoro, precauzioni per l uso R. B. 15 Attualità Gioco d azzardo, la tassa sulla povertà Gianni Zappoli 16 Dimensione Cgil Lavoro e partecipazione, per un modello alternativo Mayda Guerzoni 18 Consigli utili Risarcimenti, reclami, ritardi se il viaggio diventa un incubo Francesco Scarlino 20 Auser Il Filo d argento non va in vacanza Gaetano Sambri 11 Una rivoluzione in farmacia, ecco cosa cambia 18 Risarcimenti, reclami, ritardi se il viaggio diventa un incubo 21 Territori e leghe Bologna, salviamo quello che è stato costruito Bruno Pizzica 24 Territori e leghe Ravenna, Bertozzi segretario Più qualità all assistenza a cura della redazione 25 Territori e leghe Forlì, i pensionati in festa chiedono ascolto Gabriele Campodoni 26 L appello Ustica: 27 giugno 1980 Trent anni senza verità A cura della redazione 27 I temi della memoria Stranieri, i diritti e i doveri dei nuovi cittadini Anna Maria Pedretti Ben fatto, brav uomo. Continui così! Eva Lindenmayer 21 Bologna, salviamo quello che è stato costruito 27 Stranieri, i diritti e i doveri dei nuovi cittadini Ben fatto, brav uomo. Continui così! Argentovivo n. 6 giugno 2010 Chiuso in tipografia il 23/06/2010 la tiratura complessiva è di copie Direttore responsabile: Mirna Marchini Vice direttore: Mauro Sarti In redazione: Roberto Battaglia, Paola Guidetti, Franco Di Giangirolamo Direzione e redazione Via Marconi, Bologna tel fax Amministrazione Via Marconi, Bologna Abbonamento annuo 22 euro Costo copia 3 euro Costo copia arretrata 5 euro Realizzazione a cura di Agenda Progettazione grafica EXPLOIT Bologna - Via Dell Arcoveggio, 82 Stampa a cura di FUTURA PRESS Proprietà EDITRICE DELLA SICUREZZA SOCIALE srl Associato UNIONE STAMPA PERIODICI ITALIANI

5 Editoriale Senza futuro, senza equità: sciopero contro una manovra pericolosa Maurizio Fabbri Segretario generale Spi-Cgil Emilia-Romagna Il 25 giugno la Cgil chiama di nuovo i lavoratori allo sciopero generale. E uno sciopero che non avremmo voluto essere costretti a proclamare. Ma i nodi e le ingiustizie di questa manovra (da noi già denunciati con la mobilitazione di marzo) sono ancora tutti presenti. E non si vede ad oggi alcuna volontà di ripensamento da parte del governo. I nodi principali sono tre. Primo, lo sviluppo. Questa è una manovra senza futuro. C è una vera emergenza occupazionale, e con una manovra depressiva come questa lo sarà in maggior misura domani; basta guardare ai dati allarmanti della disoccupazione giovanile, oggi al 30%. Un ragazzo su tre non trova lavoro. Il secondo nodo è un emergenza: il fisco, perché non solo nei due anni di governo del centrodestra sono mancate completamente politiche di equità ma i contenuti della manovra produrranno un aumento ulteriore delle disuguaglianze. Terzo nodo, i diritti dei lavoratori e dei pensionati, intesi come estensione degli ammortizzatori, delle tutele e dei diritti di cittadinanza. In occasione del congresso nazionale della Cgil, abbiamo presentato la nostra analisi e i possibili rimedi per affrontare la crisi che investe il paese. Confindustria e Governo erano presenti, così come Cisl e Uil. Con Cisl, e anche con la Uil, avevamo individuato alcuni temi di possibile iniziativa unitaria: il fisco da riformare (come strumento di equità finalizzato a rendere questo paese più giusto), la democrazia e la rappresentanza. Di tutta risposta, il governo, lo stesso che per due anni ha continuato ad affermare che la crisi non c era (e che non ci sarebbe stato bisogno di manovre economiche) ora presenta una manovra pesantissima. Noi abbiamo sempre sostenuto che il nostro fosse un paese a rischio, che bisognasse fare scelte precise per rilanciare l economia, ma soprattutto che si era sperperato troppo, e che troppo si era concesso all evasione fiscale. La risposta è stata una manovra di soli tagli. Tagli che colpiscono una parte sola della popolazione e cioè il ceto medio e la parte che lavora, i lavoratori dipendenti (anche i privati, ma in particolare pubblici) e i pensionati. E ai ricchi, all impresa, alle rendite e ai capitali: niente! Una manovra che non ha una parola, né un idea di sviluppo e di come uscire dalla crisi. Una manovra che chiede sacrifici a chi ha meno e che non tassa ricchezza e rendite. A questi tagli diretti (solo ad alcuni) si aggiungono i minori trasferimenti a Comuni e Regioni che - nella sostanza - avranno ripercussioni molto pesanti sulla popolazione, in termini di servizi e presumibilmente di tasse locali. Ben il 50% dei tagli della manovra (circa 13 miliardi) riguarda 5

6 Editoriale 6 infatti i trasferimenti agli enti locali. Il pesante taglio dei trasferimenti agli enti locali apre problemi molto seri. Intanto perché è pesante, squilibrato (non proporzionato alle spese ai diversi livelli, nazionale e locale) e trasversale; poi perché realtà virtuose e realtà in cui ci sono delle condizioni di sperpero evidenti sono messe sullo stesso piano. Non si capisce perché chi ha lavorato bene debba pagare la stessa cifra di chi non lo ha fatto. In altre parole, questa manovra fa sì che le Regioni e i Comuni che hanno operato più razionalmente sono quelli che dovranno tagliare sulla carne viva delle persone. Su questo punto, voglio dirlo con molta chiarezza, oggi è necessario - più di ieri - che quelle Regioni e quei Comuni, che hanno operato in maniera coerente e in regola con le normative, diventino nostri alleati in una battaglia politica contro la logica inaccettabile dei tagli indiscriminati da parte di questo governo. E lo dico con forza anche a Fnp e Uilp. Noi chiediamo che ognuno faccia la propria parte, avendo chiaro che dobbiamo difendere prioritariamente la parte più debole della popolazione: gli anziani, i bimbi, le famiglie a basso reddito e anche i giovani, per dare loro un futuro. Per fare ciò dobbiamo essere coerenti da Roma al Comune più piccolo. Non può essere che tutto il peso venga scaricato sull anello più debole. Questo lo voglio dire con molta franchezza perché proprio chi si è battuto per una soluzione unitaria deve essere molto rigoroso sulle cose da fare. E poi al governo chiediamo di smetterla di affermare cose false come: Noi non facciamo pagare nuove tasse. Cosa vuol dire? Quello che viene fatto pagare ai pubblici dipendenti, il taglio dei servizi, lavorare un anno in più, pagare i contributi e non avere miglioramenti sulla pensione non sono forse nuove tasse? Con una caratteristica negativa in più: che non sono generalizzate. Perché le tasse, almeno in via di principio, le devono pagare tutti. Queste invece sono tasse solo per alcuni: sul pubblico impiego, sul lavoro dipendente, su chi deve andare in pensione, sui giovani, sugli anziani. È per questi validi motivi che dovevamo, come fatto in tutta Europa, arrivare allo sciopero generale unitario. Come è successo in Germania, in Spagna, in Francia e in Grecia. Se non si voleva la proclamazione di uno sciopero generale, ci sarebbe stato bisogno almeno di un iniziativa congiunta dei grandi sindacati che hanno presenti gli interessi del Paese e che quindi si pongono anche il problema di una risposta comune da dare alla pesante crisi che attraversa il nostro paese e che nessuno può più nascondere. In Italia, questa decisione non è stata possibile. E un fatto grave, al punto tale che siamo al paradosso: il prossimo 29 settembre verrà indetta una mobilitazione da parte della Ces, il sindacato europeo, per tutta l Europa e l unico Paese che non ha ancora fatto nessuna mobilitazione è l Italia del grande sindacalismo confederale. Visto il quadro, si comprende meglio perché abbiamo scelto di essere in campo anche solo come Cgil. Ma questo non significa che ci rassegniamo, continueremo a lavorare con la volontà di recuperare (ancor più come pensionati) la condivisione almeno delle analisi, pur non condividendo modalità e risposte da dare. In questo senso, dichiariamo a Fnp e a Uilp la nostra piena disponibilità, fin dai prossimi giorni, a lavorare in tale direzione, per cercare insieme le possibili intese. Un messaggio chiaro: oggi, più di ieri, la gente ha bisogno di risultati, di coerenza, di equità. Per questo ciò che facciamo nel territorio deve trovare una corrispondenza a livello generale. Deve esservi, cioè, stesso metodo e azione comune perché altrimenti si corre il rischio di sommare confusione a confusione, ma soprattutto generare sfiducia. E un sindacato non se lo può permettere, possiamo non ottenere risultati immediati ma dobbiamo indicare con chiarezza l orizzonte verso il quale vogliamo andare, costruendo consenso attorno ai nostri obiettivi e valori e soprattutto facendo crescere la fiducia tra la nostra gente.

7 In primo piano Piano del lavoro, opportunità da non perdere Roberto Battaglia Segretario SPI-CGIL Emilia-Romagna Un filo che non si è mai spezzato, un idea forte che rivive ancora oggi, è questo il senso del Piano straordinario per il lavoro e per l occupazione presentato da Epifani al Congresso nazionale del 5-8 maggio a Rimini, in continuità con un altra grande intuizione della Cgil di Di Vittorio: il Piano del lavoro formulato al Congresso di Genova nell ottobre del Molte sono le analogie, purtroppo, del contesto generale di allora con la situazione attuale: la grave crisi economica e sociale che ci accomuna, la scissione politica e sindacale che coinvolse la Cgil, con la nascita della Cisl e della Uil, la crisi della politica e la divisione sindacale oggi, l incertezza per il futuro, soprattutto per le nuove generazioni. Per cogliere appieno il significato del Piano del lavoro, occorre dunque avere presente il momento storico e politico di quegli anni. Nella fase di ricostruzione post bellica, il Piano rappresentò, da parte della Cgil, il primo tentativo di proposte organiche, per orientare gli investimenti verso grandi riforme strutturali, in particolare nell agricoltura, nel settore elettrico, nell edilizia popolare, senza perdere però di vista la necessità di ricostruire l unità del mondo del lavoro tra occupati e disoccupati per difendere le esigenze più elementari dei lavoratori. Parlando il 4 Giugno del 1950 a Milano, ad un iniziativa a sostegno del Piano, Di Vittorio pronunciò queste significative parole: Bisogna cominciare immediatamente questo lavoro e questa attività e sviluppare la lotta in tutto il paese, una lotta per la realizzazione del piano, alla quale non sono interessati soltanto gli operai, ma sono interessati i disoccupati, i professionisti, gli intellettuali, gli artigiani, i piccoli e medi industriali, i contadini... Tutto il popolo si deve unire attorno a questa piattaforma di vita, e tutto il popolo verrà a lottare con noi (da Di Vittorio, L uomo il dirigente, vol. II, pag. 533). Un aspetto per la realizzazione del Piano riguardò il suo finanziamento e a questo proposito Di Vittorio nella sua relazione al Congresso di Genova presentò la seguente proposta: Noi chiediamo che venga posto un contributo fortemente progressivo a tutte le classi abbienti in proporzione alla loro possibilità. Un altra fonte di capitale può essere data dal convogliamento del risparmio verso investimenti produttivi per l esecuzione dei grandi lavori previsti dal piano. Tutto questo in tre anni darebbe all incirca i duemila miliardi e mezzo indispensabili per l esecuzione delle opere da noi proposte (da I Congressi vol. III pag 58). L idea e l obiettivo della Cgil di Di Vittorio era pertanto, con la proposta del Piano del lavoro, da realizzarsi in tre anni, di fare uscire l Italia dalla miseria, e dall arretratezza. All ultimo Congresso di Rimini, è stato posto con forza 7

8 In primo piano 8 un progetto fondato sul lavoro, sui diritti, sui saperi, sulla libertà attraverso un Piano straordinario per il lavoro e per l occupazione per almeno tre anni in grado di costruire un futuro migliore contro il rischio del declino economico, industriale e sociale dell intero paese. Il lavoro pertanto rimane da sempre il cuore della proposta della Cgil. Questo obiettivo di ricostruzione del Paese, rappresenta la continuità con il Piano del lavoro della Cgil di Di Vittorio, perfino nella individuazione dei finanziamenti necessari, convogliando risorse verso investimenti capaci di favorire occupazione aggiuntiva e per la realizzazione del piano stesso nel prossimo triennio. Nella mozione conclusiva del Congresso di Genova si indicavano le fonti a cui attingere per sostenere il Piano: un contributo fortemente progressivo, un orientamento del risparmio nazionale verso gli investimenti produttivi, prestiti esteri senza minare l indipendenza economica e politica della nazione. Nel Documento politico, approvato a maggioranza al Congresso di Rimini dello scorso maggio, si ribadisce con forza, tutto il valore del Piano straordinario per il lavoro e l occupazione presentato da Epifani attraverso misure mirate di carattere fiscale per gli investimenti in ricerca ed innovazione nella filiera manifatturiera, un allentamento del patto di stabilità selettivo e qualificato per gli enti locali, una riapertura del turnover nelle pubbliche amministrazioni, la copertura dei posti vacanti nella scuola, nella sanità e nelle autonomie locali, incentivare la crescita dell occupazione femminile, qualificare il lavoro nel settore dei servizi e della cura, programmare e finanziare infrastrutture essenziali. Una proposta organica di politica economica ed industriale che, congiuntamente alla riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali, rappresenta il progetto della Cgil per andare oltre la crisi per difendere il lavoro e liberare i diritti. Un progetto alternativo ai provvedimenti del governo varati questi giorni che colpiscono con durezza esclusivamente lavoratori, pensionati e le persone più deboli, senza alcuna misura di risanamento dell economia e di sostegno all occupazione. E necessario aprire ora, in risposta alla manovra di Tremonti, una stagione di mobilitazione nei confronti del governo e delle imprese, nei luoghi di lavoro e nel territorio, per sostenere le proposte alternative della Cgil di maggiore equità contenute anche nel Piano stesso, coinvolgendo lavoratori, pensionati, giovani, studenti, cittadini. Tenere insieme le rivendicazioni aziendali con la contrattazione territoriale per i diritti di cittadinanza; la difesa del posto di lavoro con la creazione di occupazione aggiuntiva; la difesa del salario e delle pensioni con un fisco più giusto e più equo. Per la Cgil, per tutti noi, si ripropone il problema fondamentale di sempre, riuscire ad unire le rivendicazioni contrattuali con quelle più generali contro la crisi e per lo sviluppo del Paese. In questo senso le proposte della Cgil e il Piano per il lavoro e l occupazione lanciato nell ultimo Congresso rappresentano una straordinaria opportunità da non perdere.

9 Attualità La sicurezza fa rima con convivenza civile Daniele Stefani Segretario Silp-Cgil Emilia-Romagna Solo i diritti danno sicurezza. Si può rissumere in questa frase il senso del terzo Congresso regionale del Silp-Cgil, svoltosi il 7 giugno scorso alla Camera del Lavoro di Modena. Ed è proprio nel momento in cui la crisi economica consente al governo di mettere in seria discussione i diritti, i pilastri sui quali si regge la convivenza civile, che bisogna riscoprire il vero significato della parola sicurezza, che non può essere misurata solo con il numero di reati che si commettono. Anche la precarietà e l incertezza sul proprio futuro generano insicurezza e paura. Solo chi ha un futuro certo, chi è in grado di programmare la propria vita contando sulla certezza del proprio lavoro, può immaginare la realizzazione dei propri sogni. Invece, in nome di una battaglia per la sicurezza, siamo di fronte ad un sostanziale arretramento dei diritti, senza che questo comporti alcun incremento in termini di reale miglioramento della sensazione di insicurezza o di paura. È il caso dell introduzione del reato di clandestinità. Uno strumento che non solo non Auto della polizia durante un controllo del territorio incide realmente sulla questione sicurezza ma, anzi, mina gravemente le basi della convivenza civile e rende il clandestino ancor più sfruttato perché maggiormente ricattabile. Con l introduzione del reato anche i lavoratori stranieri regolari rischiano di diventare clandestini (e quindi criminali) solo per aver perso il lavoro. In più si aggrava la già precaria condizione dei tribunali, appesantiti da un nuovo carico di lavoro, e si blocca il regolare corso degli altri processi. Non si combattono così i reati, non si risolve così la paura. Ma con questo finto obiettivo si tagliano i diritti. Allora bisogna chiedersi: perché cambiare lo statuto dei lavoratori? Perché lasciare che oltre il 15% delle famiglie italiane precipitino sotto la soglia di povertà? Perché alleggerire le norme sul falso in bilancio, emanare condoni e sanatorie e approvare norme che rendono i processi lunghi ed evitabili? Forse perché si ha l idea di una legalità a senso unico, che favorisce solo una parte della società: quella più forte. Forse perché si ha in testa un modello di polizia forte con i deboli e debole con i forti, che non protegge gli ultimi e li abbandona, invece, al loro destino. Per questo una visione moderna e democratica della sicurezza non può e non deve prescindere da politiche sociali fortemente inclusive, da norme che garantiscano a tutti (e primi fra tutti i più deboli, i più emarginati) la piena agibilità dei propri diritti, compreso quello alla propria sicurezza e a vivere liberi dalla paura. Per i più deboli, per gli anziani ad esempio, la paura si combatte anche aumentando il livello di protezione sociale. Il governo ha speso ingenti somme per far pattugliare le strade dall esercito, cosa poco utile a chi vive, spesso isolato, in casa. Non sarebbe stato più utile dare risorse alle forze di polizia per raggiungere queste persone, per fargli sentire una vicinanza, per spiegare loro come proteggersi dai truffatori che raggiungono le case attraverso il telefono, la posta o la televisione? Noi chiediamo risorse per essere più vicini alla gente, per continuare ad essere la polizia che risponde ai bisogni dei cittadini. Il governo, invece, lo stesso che in campagna elettorale aveva promesso miracoli contro la paura, ha falcidiato il sistema sicurezza con il taglio di risorse più grande che la storia repubblicana abbia mai visto. Ci accorgeremo solo tra molti anni dei seri danni che le politiche ed i tagli di questo governo stanno generando. Ce ne accorgeremo quando ormai sarà troppo tardi. 9

10 Attualità Legge bavaglio, pronti alla disobbedienza civile 10 Roberto Morrione Direttore Libera Informazione, Osservatorio sull informazione per la legalità contro le mafie Ci siamo e ci saremo. Libera Informazione è in prima linea nella battaglia in corso per far ritirare il disegno di legge sulle intercettazioni. E chiaro fin d ora che, se la norma verrà approvata al termine dei percorsi fra le due Camere, senza che ne sia annullato totalmente il contenuto anticostituzionale e liberticida, riterremo obbligata la scelta della disobbedienza civile. Con il nostro impegno quotidiano, con gli stessi valori che ci hanno fatto nascere, quelli di una informazione che è libera o non è, siamo infatti ogni giorno parte attiva dello schieramento che combatte l illegalità e la disuguaglianza di fronte alla legge. Una battaglia che vede finalmente schierati, al fianco dell opposizione in Parlamento e dei nuovi dissensi sollevati da Fini all interno della maggioranza, i giornali di ogni tendenza, come dimostra l assemblea unitaria dei direttori della stampa italiana, i magistrati, i sindacati, le rappresentanze delle forze di polizia, gli editori, gli scrittori e gli artisti già colpiti pesantemente dalla dissennata politica culturale del governo, le associazioni del volontariato, numerose amministrazioni pubbliche. Fino ad arrivare a quella ostilità espressa a livello europeo e clamorosamente dall amministrazione degli Stati Uniti, memore degli insegnamenti di Giovanni Falcone e del peso che l efficace uso giudiziario delle intercettazioni da parte dei magistrati italiani ha nella lotta internazionale al crimine organizzato e al terrorismo. Una grande manifestazione nazionale che unisca in piazza tutte queste forze sociali, culturali e politiche, è a questo punto davvero urgente. L obiettivo di fondo resta quello di far comprendere a quella larga parte degli italiani che hanno nelle televisioni dominate dal premier l unica fonte d informazione, come insegnano i notiziari ammaestrati e subalterni al potere del TG 1 di Minzolini, che respingere il disegno governativo non è solo difendere il diritto-dovere dei giornalisti sancito dalla Costituzione, ma soprattutto tutelare il diritto dei cittadini a conoscere la realtà in cui vivono, le illegalità dei ceti dirigenti, la corruzione dilagante, l estensione dei crimini organizzati e comuni che minano la sicurezza di tutti. Un silenzio tombale, al di là dei gravissimi danni giudiziari, minerebbe le fondamenta della democrazia, impedendo agli italiani di giudicare i propri rappresentanti sotto il profilo morale e civile ancor prima che direttamente politico. L anticamera dunque di una dittatura, che peraltro proprio nella soppressione della libertà di stampa ha avuto la base essenziale nella tragica storia del fascismo, come l ha ancora ad altre latitudini. Se questo vale a ogni livello, ancor più ne sentiamo il dovere morale e civile a partire dalla memoria di chi ha perso la vita per difendere lo Stato contro la violenza e la prevaricazione delle mafie e il sistema di corruzione e contiguità di cui si sono avvalse e si avvalgono. Le centinaia di famiglie delle vittime che attendono ancora giustizia e verità per coloro, uomini e donne, caduti per mano mafiosa e interessi quasi sempre rimasti oscuri, come potrebbero avere ancora fiducia in uno Stato che, invece di onorare questo immenso debito morale, indebolisse per legge l azione dei pubblici ministeri, le tante inchieste ancora aperte o possibili e insieme calasse per anni la scure del silenzio sulla stampa e i libri che attraverso le cronache e le analisi giudiziarie rappresentano l unica possibilità di mantenere viva una memoria collettiva? ( ) Che Ciampi racconti dettagliatamente la sua paura di un tentativo di golpe nel 92, quando in concomitanza con l attentato al Velabro a Roma si interruppero senza spiegazioni di alcun tipo tutte le comunicazioni con Palazzo Chigi, è un fatto e non una illazione Senza verità non c è democrazia, ha concluso Ciampi chiedendo che il parlamento si faccia carico di questo compito. Operazione davvero difficile di questi tempi, con la durissima battaglia aperta sulla Giustizia e l informazione, ma ci associamo con convinzione. La redazione di Argentovivo sottoscrive le preoccupazioni di Libera Informazione e aderisce allo sciopero indetto dalla Fnsi a Roma contro la leggebavaglio per giovedì primo luglio.

11 Attualità Una rivoluzione in farmacia, ecco cosa cambia Domenico Dal Re Presidente Federfarma Emilia-Romagna in farmacia, Test e Rivoluzione analisi anche in farmacia : sono i due titoli che sono stati utilizzati dai due maggiori quotidiani nazionali, La Repubblica e il Corriere della Sera, all indomani del decreto varato a ottobre 2009 dal Consiglio dei ministri su Nuovi Servizi erogati dalle farmacie nell ambito del Servizio sanitario nazionale. Una scelta che enfatizza in modo inequivocabile l inizio di quella che in molti hanno definito una nuova era per la farmacia del territorio e che inevitabilmente si riflette sulle abitudini di tutti gli italiani. La portata della rivoluzione in Italia interessa, infatti, oltre 17mila realtà, più di mille solo nella Regione Emilia- Romagna. In pratica tutte le farmacie di prossimità, private e pubbliche, alle quali quotidianamente si rivolgono centinaia di migliaia di persone sono interessate dalla nuova normativa. Ma esattamente cosa prevede e, soprattutto, per il cittadino cosa cambierà? Prima di riportare l elenco delle novità previste, occorre spiegare i principi che ispirano il citato decreto legislativo (3 ottobre 2009, n. 153). Alla base c è uno sforzo per garantire la continuità della sanità universalistica, che cioè si occupa ed assiste tutti i cittadini. Una linea che peraltro stanno perseguendo, tra non poche difficoltà, anche negli Stati Uniti. C è poi da considerare un sostanziale cambiamento dello scenario in cui si agisce e che interessa sia gli aspetti organizzativi, sia i cambiamenti che riguardano la popolazione e in particolare l allungamento della vita media. Da anni oramai l erogazione dei servizi sanitari è sempre meno dipendente dagli ospedali poiché la loro funzione prevalente è oramai quella di curare la fase acuta della malattia. Sempre più spesso, invece, si punta a portare a domicilio quella serie di servizi di natura socio-sanitaria che sono forniti direttamente sul territorio, riducendo quindi gli spostamenti dei pazienti e dei loro familiari, migliorando la qualità e la personalizzazione dell assistenza, ottenendo per la comunità significativi risparmi, soprattutto nel caso di malati cronici. Nodi solidi e importanti di questa fitta rete sono gli ambulatori dei medici di medicina generale e le farmacie, che costituiscono, pur naturalmente con funzioni differenti, i primi due punti di riferimento sul territorio per accedere all assistenza del Servizio sanitario nazionale. Il Decreto in questione, con specifico riferimento alla farmacia territoriale, fissa una serie d indicazioni per rafforzare ulteriormente questa funzione di presidio socio-sanitario indicando delle soluzioni da adottare. L elenco è lungo e per certi aspetti anche molto suggestivo, ad esempio allorquando si fa riferimento alla possibilità di mettere a disposizione operatori socio-sanitari, ma in questo breve articolo ci limitiamo a citare i passaggi più rilevanti. Il decreto individua tre macro settori: la partecipazione delle farmacie all assistenza domiciliare; la collaborazione ai programmi di educazione sanitaria della popolazione, la realizzazione o la partecipazione a campagne di prevenzione di patologie a forte impatto sociale, anche effettuando analisi di laboratorio; la prenotazione 11

12 Attualità 12 in farmacia di visite ed esami specialistici presso le strutture pubbliche e private convenzionate, compreso il pagamento dei relativi oneri ed il ritiro dei referti. Inoltre il Decreto legislativo prevede la consegna nelle farmacie dei medicinali; la preparazione e la consegna delle miscele per la nutrizione artificiale e dei medicinali antidolorifici; la dispensazione per conto delle strutture sanitarie dei farmaci a distribuzione diretta; la messa a disposizione di infermieri e fisioterapisti per prestazioni a domicilio; l erogazione di servizi sanitari di secondo livello, anche avvalendosi di personale infermieristico e prevedendo che la farmacia sia fornita di defibrillatore. Lo schema di fondo, calato nella nostra realtà appare per molti aspetti simile se non identico a quello che da anni si cerca, con buoni risultati, di applicare in Emilia-Romagna per rispondere alla crescente domanda di servizi legati alla salute e per attuare un integrazione sempre più spinta con il Servizio sanitario nazionale. Un lavoro continuo che ha visto tra gli attori protagonisti i sindacati dei pensionati che hanno svolto una funzione di stimolo aiutandoci a comprendere ancora meglio le attese delle persone che con fiducia si rivolgano alle farmacie del territorio. Anche per questo nella nostra regione parlare della rete delle farmacie solo con riferimento alla dispensazione dei farmaci è riduttivo, pur rimanendo questa la prima e più importante funzione. Per rendersene conto è sufficiente ricordare che ogni giorno vengono prenotati circa 7500 esami o visite specialistiche direttamente in farmacia, oltre 2 milioni in un anno. È un esempio ormai collaudato di come la farmacia dei servizi abbia via via arricchito l offerta sanitaria rivolta al cittadino: il pagamento del ticket, il ritiro di referti, ma anche la promozione di incontri di educazione sanitaria, screening per la prevenzione, in molti casi in Emilia-Romagna sono già una realtà consolidata ed apprezzata. Guardando ai servizi sanitari erogati dalle farmacie nell ambito del Servizio sanitario nazionale ora si aprono nuovi scenari ed interessanti opportunità anche perché da un lato viene confermato il compito di presidio sanitario sul territorio e contestualmente si amplifica la competenza fino all assistenza domiciliare. In estrema sintesi: per i cittadini e in particolare per gli anziani, il cui gradimento per la farmacia del territorio è sempre molto alto, si aggiungono delle possibilità importanti per la tutela della salute. Il modello emilianoromagnolo sicuramente parte da un ottima e consolidata esperienza e anche per questo si può guardare al futuro con una buona dose d ottimismo.

13 Attualità Buoni lavoro, precauzioni per l uso R. B. Con la stagione estiva nelle attività legate al turismo, così come per le tante attività stagionali in agricoltura, ritornano i buoni lavoro per retribuire queste particolari prestazioni cosiddette occasionali di tipo accessorio. Questa modalità, introdotta sperimentalmente nel febbraio 2003 con la legge 30 e diventata strutturale dall agosto 2008, ulteriormente regolamentata con l ultima legge finanziaria del 2010, si applica ad una vasta tipologia di lavori: dal personale temporaneamente utilizzato per le vendemmie e per la raccolta della frutta in agricoltura, al settore del turismo, commercio, servizi, ai lavori domestici, alla manutenzione e pulizia di parchi, edifici, monumenti, alle manifestazioni fieristiche, culturali, caritatevoli fino a lavori di emergenza o solidarietà. Possono ricorrere ai buoni anche le pubbliche amministrazioni, compresi i Comuni e qualsiasi settore produttivo, utilizzando studenti, pensionati, cassaintegrati, disoccupati. Il valore netto del buono è pari a 10 euro nominali, mentre il corrispettivo netto della prestazione versata al prestatore è pari a 7,50 euro per il singolo buono. Ogni prestatore d opera, attraverso i buoni, non può ricevere comunque più di 5 mila euro all anno da ogni committente, mentre per i lavoratori in cassa integrazione, in mobilità o in disoccupazione, il limite massimo è fissato in 3 mila euro per anno solare. A fronte di questo nuovo strumento esteso a diverse tipologie lavorative e utilizzabile anche dai pensionati, è opportuno puntualizzare la nostra posizione per evitare un uso generalizzato e indiscriminato che renderebbe ancora di più precario il mercato del lavoro attuale. In questo senso è utile ribadire i limiti e i vincoli contenuti nella circolare Inps del 3 febbraio 2010 che precisa e considera le prestazioni di lavoro occasionale e accessorio come attività lavorative non riconducibili a tipologie contrattuali tipiche del lavoro subordinato o autonomo, bensì mere prestazioni di lavoro occasionale definite 13

14 Attualità al solo fine di contrastare le forme di lavoro nero e irregolare, assicurando le tutele minime previdenziali ed assicurative e con l esclusione di ogni forma di intermediazione di manodopera tra il committente e il lavoratore. Pertanto questa particolare modalità è rivolta solo a prestazioni svolte in modo saltuario e nel periodo di prestazione, non essendoci in alcun modo un contratto di lavoro, non si maturano ferie, tfr, trasferte, straordinari, indennità di malattia, assegni familiari, maternità, ammortizzatori sociali come la indennità di disoccupazione o altro. Inoltre la quota di contribuzione versata non concorre alla maturazione per il pensionamento di anzianità ma solo per l assicurazione in caso di infortunio, e non esiste alcun rapporto tra il valore del buono e la paga oraria. Per quanto riguarda i pensionati con età superiore ai 60 anni se, da un lato, il compenso derivante da prestazione lavorativa con i buoni è cumulabile con qualsiasi trattamento pensionistico, dall altro, può determinarsi la perdita di eventuali maggiorazioni sociali di cui beneficiano, compreso l abbassamento del supplemento di pensione a causa dello scarso valore previdenziale del buono stesso. A tutto febbraio 2010, sono stati distribuiti circa 4 milioni di buoni lavoro per 60 mila lavoratori interessati, portando in trasparenza una parte di lavoro nero in alcuni settori, La campanella Non abbiamo altra strada che andare controcorrente! come l agricoltura, ma nel contempo creando anche ulteriore precarietà in settori produttivi importanti, sostituendo il lavoro con una modalità del tutto impropria. In particolare gli effetti più negativi interessano i giovani e gli immigrati: i giovani perché i contributi versati alla gestione separata dell Inps non consentono di costruirsi l anzianità assicurativa necessaria per le prestazioni di disoccupazione e previdenziali; per gli immigrati invece i periodi di lavoro effettuato con i buoni non sono validi come requisito per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. L utilizzo poi da parte degli enti locali può avere impatti altrettanto negativi non solo per i diritti dei lavoratori occupati e per coloro che sono retribuiti con i buoni lavoro, ma anche per i cittadini beneficiari dei servizi. L impiego in importanti attività sociali e pubbliche di personale saltuario e occasionale, può infatti determinare una caduta nella qualità dei servizi, oltre a vanificare le tante esperienze positive svolte dal volontariato attraverso le associazioni che operano in convenzione nel campo sociale. Possiamo affermare infine che numerosi sono i rischi nascosti dietro a una strumentazione che di moderno non ha nulla, e che al contrario, rappresenta una tipologia di lavoro sconveniente e dannosa per i giovani, per i pensionati e per i lavoratori in generale. Quando lavoravo nella scuola e riuscivo a scoprire come gli studenti più abili falsificavano le giustificazioni delle loro assenze, quei metodi erano già stati superati e la fantasia in proposito non aveva fine (e figurarsi oggi con abilità tecnologiche sempre nuove!). Dunque non sono stata sorpresa più di tanto dell articolo di Roberto Saviano (la Repubblica, 27 maggio 2010): Ecco come i boss intascano le vincite inchiesta grazie alle intercettazioni telefoniche! a proposito della vincita in un paese dell avellinese, preda da non lasciarsi sfuggire dalla camorra che considera ogni cosa a sua disposizione case, imprese, risorse futuro. Saviano racconta anche dell organizzazione capillare e illegale - del gratta e vinci, sempre riproposta in altre forme, quand anche scoperta. E un modo anche questo per dare lavoro : convincere bar e rivendite a vendere questo biglietti! In fondo, che male c è, quando ormai per il futuro ci si affida solo a qualche fortunata vincita! E questo l ottimismo berlusconiano che purtroppo ha trovato terreno fertile. Mi ripeto: bisogna ricominciare dai bambini, inventando iniziative non mercantili (pensate per un attimo alle feste di compleanno e in generale a cosa sono diventate ricorrenze e feste invece che costruttivo e fantasioso scambio di relazioni umane, ognuno a dare qualcosa di sè), educando, con la testimonianza, a considerare l altro non un nemico, ma un uguale a sé pur nella diversità, ad esprimere il proprio talento non contro gli altri, ma in incastro positivo con gli altri. La speranza, che non ci deve mai abbandonare, è che il positivo nel sociale può moltiplicarsi proprio come il negativo che si sparge a piene mani nei messaggi dominanti. Non abbiamo altra strada che andare controcorrente! 14 Miriam Ridolfi

15 Attualità Gioco d azzardo, la tassa sulla povertà Gianni Zappoli Centro formazione e ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana Oltre sessanta miliardi di euro: è la cifra che le famiglie italiane spenderanno nel 2010 in giochi d azzardo secondo Maurizio Fiasco, sociologo e consulente della Consulta nazionale delle fondazioni antiusura (oltre che autore di un saggio nel volume Il gioco e l azzardo, Franco Angeli, 2001). La crisi socioeconomica che sta minando alla base la qualità della vita della grande maggioranza delle famiglie italiane ha spinto le fasce più deboli della popolazione verso l illusione di potersi risollevare attraverso il gioco. Riccardo Zerbetto, responsabile dell associazione per lo studio del gioco d azzardo informa che del 15% della popolazione italiana che gioca regolarmente, oltre la metà è composta da anziani pensionati e disoccupati. La dottoressa Manuela Selombri, Ordine degli psicologi dell Emilia-Romagna, quantifica in una percentuale che arriva fino al 3% dei giocatori, coloro che sviluppano una dipendenza dal gioco ed individua tra i giochi che maggiormente predispongono al rischio di dipendenza patologica le slot machine. L impegno nel gioco d azzardo di una porzione sempre maggiore del proprio reddito, fino ad arrivare a contrarre gravosi debiti grazie ai quali prosperano gli strozzini di professione e di vicinato, minaccia la stabilità delle famiglie con effetti devastanti: ogni giocatore influenza negativamente almeno altre dieci persone (M.Croce, R.Zerbetto sempre su Il gioco e l azzardo ). Gli anziani risultano dunque essere tra i maggiori consumatori di slot machine, insieme alle casalinghe; entrambe le categorie sono accomunate anche da un altra caratteristica e cioè la propensione a sviluppare stati depressivi. Quest ultimo aspetto è a nostro parere importante poiché le ricerche indicano come il gioco d azzardo abbia per i soggetti a rischio depressione una funzione inizialmente autoterapeutica, per poi divenire un importante aggravante di rischio suicidario. Pensionati, giovani, casalinghe, disoccupati: contribuenti che popolano gli strati sociali piú bassi e per i quali il gioco d azzardo rappresenta una vera e propria tassa occulta sulla povertà, una tassa che lo Stato riesce a rendere volontaria pubblicizzando senza ritegno le varie modalità di gioco promettendo il raggiungimento di stili di vita facili : l accesso al paradiso. Occorre sapere che in realtà il vero vincitore, alla fine, come dimostrano tutte le ricerche condotte, risulta essere lo Stato e il perdente chi gioca, che consegna al gioco d azzardo le sue speranze per migliorare la propria condizione sociale. E necessario aprire una discussione sugli effetti nefasti provocati dalla dipendenza dal gioco d azzardo che purtroppo coinvolge molte persone anziane. Una discussione che deve coinvolgere anche le associazioni che rappresentano e organizzano gli anziani e i pensionati, le persone che come dimostrano recenti studi, risultano essere le più fragili e a rischio a cadere nella trappola del gioco. Numeri da brivido Una riflessione che deve riguardare anche le sedi d incontro e di ritrovo di tanti anziani, dove per esempio le slot machine, macchine che creano grande dipendenza, sono proprio fuori luogo con lo spirito e le finalità dei luoghi di aggregazione sociale e culturale. Non va sottovalutato che su tutte queste fragilità, la criminalità organizzata lucra guadagni immensi, gestendo la distribuzione e l assistenza delle macchinette mangiasoldi, senza dimenticare che il gioco è un canale privilegiato del riciclaggio di capitali illeciti. Dunque tanti buoni motivi per discutere di un fenomeno che può apparire banale, che sta invece creando danni e disagi economici e psicologici a tante persone. Sono 28 milioni gli italiani che giocano abitualmente, in Italia il gioco rappresenta la terza industria del Paese con una raccolta quasi doppia rispetto alla media europea; in crescita dell 870 % i giochi on line da quando nel 2008 sono stati legalizzati anche nel nostro Paese. Gratta & Vinci : negli ultimi 5 anni la raccolta del gratta e vinci è cresciuta di 20 volte passando da 594 milioni di euro a 9,434 miliardi di euro. Lotto: nel 2009 ha raccolto 5,66 miliardi di euro Superenalotto: nel 1997, anno in cui è nato si raccoglievano 113 milioni di euro, nel 2009 si è passati a 3, 34 miliardi di euro, i 91 giocatori che hanno fatto 6 si sono spartiti oltre 2 miliardi di euro Videogame e slot machine: in 5 anni si è più che quintuplicata la raccolta (fonte: la Repubblica 27/5/2010) 15

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