Georg Sans SJ Fenomenologia dello spirito 07. L eticità

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1 Georg Sans SJ Fenomenologia dello spirito 07 L eticità Hegel nella Fenomenologia dello spirito intreccia magistralmente una teoria della coscienza, espressa nel rapporto tra soggetto e oggetto, con una teoria dello spirito, rappresentato da una comunità di coscienze. Mentre i primi cinque capitoli dell opera espongono in un certo senso l esperienza della coscienza individuale, il sesto comincia a considerare la coscienza comunitaria, che Hegel chiama lo spirito in senso stretto. Già nel quarto capitolo infatti definisce lo spirito come sostanza assoluta che, nella perfetta libertà e autonomia della propria opposizione, cioè delle diverse autocoscienze essenti per sé, costituisce l unità delle autocoscienze stesse: Io che è Noi, e Noi che è Io (GW 9, 108). [La Filosofia dello spirito nel sistema enciclopedico: Spirito soggettivo, oggettivo e assoluto.] Con il passaggio allo spirito anche l oggetto della coscienza cambia il suo carattere, cioè non è più una cosa estranea al soggetto, bensì una realtà sociale che riconosce se stessa nei suoi costumi. Hegel chiama l oggetto specifico dello spirito un mondo. Tale termine non è da intendere nel senso del cosmo fisico, ma nel senso del mondo della vita (Lebenswelt) di una società. Ogni comunità in quanto spirito è conscia di un certo ordine di cose, del suo modo di vivere e delle norme vigenti. Lo spirito è [ ] la realtà etica. Lo spirito è il sé della coscienza reale, è il mondo oggettivo reale che si contrappone alla coscienza stessa, o meglio: è la coscienza che si contrappone a se stessa come questo mondo (GW 9, 238). [Tutte le forme precedenti della coscienza per Hegel sono astrazioni dello spirito (cfr. 239).] Il capitolo sullo spirito contiene ancora un altra novità rispetto alle figure precedenti: il movimento della Fenomenologia ora rappresenta un vero sviluppo storico. Alle varie sezioni del testo corrispondono i momenti precisi della storia reale. Hegel fa riferi-

2 2 mento alla civiltà greca e romana (A.), alla storia francese dall epoca cortese fino a Napoleone (B.) e alle dottrine morali dei pensatori tedeschi dell epoca (C.). La storicità infatti è essenziale per la concezione hegeliana dello spirito. Il filosofo non elenca solo i temi diversi ed opposti, ma li collega e mostra come una forma della coscienza procede dall altra. Per Hegel la filosofia deve appunto essere in grado di spiegare la genesi storica dei singoli fenomeni. Il sesto capitolo essendo il più lungo di tutta la Fenomenologia, deve essere sintetizzato necessariamente scegliendo alcuni punti essenziali per la nostra trattazione. Il primo passaggio è la presentazione hegeliana della società greca come il mondo etico. 1. La cultura greca come mondo etico mostra la salda unità tra la comunità solidale della famiglia da una parte e la politica dello stato dall altra. Hegel presenta la polis antica come un ordine sociale essenzialmente stabile, nonostante sia costituito da due elementi opposti, cioè dalle forme tradizionali di integrazione sociale: famiglia e stato; laddove la prima, per Hegel, rappresenta il dominio della donna e il secondo quello dell uomo. La famiglia è caratterizzata per la naturale solidarietà tra i suoi membri. Si pensi all educazione dei figli oppure alla cura dei malati. Hegel a tale proposito parla della legge divina che ispira i doveri reciproci tra uomo e donna, genitore e figlio come pure tra fratello e sorella. La legge divina della famiglia culmina nella pietà nei confronti dei morti, Hegel la interpreta quasi come l espressione massima dei vari obblighi e azioni verso i vivi. L azione che abbraccia l intera esistenza del consanguineo, dunque, deve averlo per oggetto e contenuto come [ ] un essenza universale che si è sottratta alla realtà sensibile e, appunto, singolare. Ora, questa azione non riguarda più il vivente, ma il morto (GW 9, 244). Alla famiglia si oppone il popolo con il suo ordine politico ed Hegel parla della legge umana che riflette il potere del governo sui singoli. Lo stato normalmente tutela la libertà dei cittadini, procurando loro l occasione di seguire i loro interessi e di aumentare i beni. Tale situazione cambia solo nei tempi di

3 3 guerra, quando la polis chiede a ciascuno la disponibilità di sacrificare la propria vita per la società. Hegel allora attribuisce alla guerra una funzione etica. Siccome gli interessi privati tendono a indebolire la coesione dello stato, la guerra è pressoché necessaria per la stimolazione dei sentimenti etici dei cittadini. Per evitare che l isolamento di questi membri, mettendo radici e consolidandosi, disgreghi il tutto e dissolva lo spirito, è necessario che il governo li scuota di quando in quando con le guerre. Mediante la guerra, il governo deve turbare e sconvolgere l ordine stabilito di tali sistemi e il loro diritto di autonomia; quanto poi agli individui che, confidando in quell ordine e in quel diritto, si staccano dal tutto e aspirano all inviolabilità dell essere-per-sé e alla sicurezza della persona, il governo deve fargli sentire, mediante l imposizione del lavoro della guerra, il loro signore, cioè la morte (GW 9, 246). 2. L azione etica è ispirata dalla coscienza immediata dei costumi e non teme il conflitto con i poteri contrari. Come interpretare l analisi hegeliana del mondo etico nel contesto della Fenomenologia? Per Hegel, la vita nella polis è etica in quanto esistono delle norme universali, le quali tuttavia si realizzano attraverso le azioni concrete. Il singolo, sia l uomo che la donna, è immediatamente consapevole del suo dovere e lo compie spontaneamente. La coscienza etica, invece, sa ciò che deve fare, ed è risoluta ad appartenere o alla legge divina o a quella umana (GW 9, 252). In questo senso si può dire che il bene risiede proprio nei costumi (Sitten), nell ethos di tale società. L ordine stabile della polis si spezza appena sorge un conflitto tra legge divina e legge umana. Hegel cita l esempio classico della tragedia di Antigone: Il contrasto tra le due leggi si manifesta già nella sorte di Edipo, suo padre. Mentre egli pensa di uccidere il suo offensore e di sposare la regina, in realtà uccide suo padre e sposa sua madre. Dopo la morte di Edipo, sorge una lite tra i suoi figli, Eteocle e Polinice. Il primo caccia il secondo dalla città, che assale Tebe, arrivando infine alla morte di entrambi i fratelli nella battaglia.

4 4 Antigone allora, seguendo la legge divina, dà sepoltura al fratello Polinice, infrangendo la legge del re Creonte, il quale aveva negato la pietà ai ribelli contro la patria. Antigone confessa l azione e va condannata a morte. Questa sentenza porta al suicidio di Antigone, del figlio del re, suo sposo, e della regina. [Sofocle, Edipo re. Eschilo, Sette contro Tebe. Sofocle, Antigone. Eschilo, Orestea.] La tragedia per Hegel non emerge dal conflitto tra dovere e passioni oppure tra due doveri diversi, ma è il risultato della violazione consapevole e volontaria della legge umana, da parte di chi si sente incondizionatamente legato alla legge divina. Il destino poi porta alla rovina dei rappresentanti di entrambe le leggi, Antigone e Creonte. Solo nell uguale sottomissione di entrambi i lati si compie il diritto assoluto, solo allora la sostanza etica emerge come la potenza negativa che li assorbe entrambi: solo allora sorge il destino onnipotente e giusto (GW 9, 256). L Antigone intanto serve a Hegel non solo per l analisi dell azione etica e del conflitto tragico; la usa anche per spiegare il tramonto della civiltà greca e il passaggio all impero romano. La punizione di Antigone, ragiona Hegel, rende il femminile (die Weiblichkeit) nemico della società. Proprio perché si conferisce sussistenza solo mediante la distruzione della beatitudine familiare e mediante la dissoluzione dell autocoscienza singolare nell autocoscienza universale, la comunità genera il suo nemico interno in ciò che opprime e che, al tempo stesso, le è essenziale, cioè nell elemento femminile in generale (GW 9, ). Alla fine vince dunque l individualità, che va riconosciuta dal diritto romano e costituisce il nuovo ordine universale. Davanti alla legge, tutte le persone sono uguali, ma, come Hegel subito osserva, alla civiltà romana mancano proprio quei costumi e quelle istituzioni che nella Grecia hanno garantito l unità della società. L universale, questo spirito morto frantumato negli atomi della molteplicità assoluta degli individui, è un uguaglianza in cui Tutti hanno il valore di Ciascuno, valgono cioè come persone (GW 9, 260). Indicazioni bibliografiche Christoph Menke, Tragödie im Sittlichen. Gerechtigkeit und Freiheit nach Hegel, Frankfurt am Main: Suhrkamp, 1996.

5 5 Michael Schulte, Zur Beziehung von Ethik und Tragödienanalyse bei Hegel, in: Deutsche Zeitschrift für Philosophie 45, 1997, Paolo Vinci, L Antigone di Hegel. Alle origini tragiche della soggettività, in: Antigone e la filosofia, a cura di Pietro Montani, Roma: Donzelli, 2001,