Mercati Azionari, Obbligazionari e Derivati

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1 Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Economia Mercati Azionari, Obbligazionari e Derivati Docente: Massimo Pinna A.A. 2006/ II semestre

2 Indice Analisi macroeconomica Modelli di valutazione delle azioni 3 24 Analisi tecnica 41 2

3 Analisi macroeconomica 3

4 Analisi macroeconomica Il prezzo di un azione è funzione degli utili e dividendi attesi. Questo è il punto centrale dell analisi fondamentale. Poiché le prospettive di un azione sono legate a quelle dell economia nel suo complesso, l analisi fondamentale deve iniziare dal contesto economico in cui l impresa opera. L analisi deve poi considerare le implicazioni del quadro macroeconomico sul settore in cui l impresa opera e infine il comportamento dell impresa all interno del suo settore. Questo è l approccio top-down down. 4

5 Analisi macroeconomica Il contesto macroeconomico rappresenta l ambiente in cui tutte le imprese operano. È quindi importante analizzare in primo luogo lo stato dell economia nel suo complesso. Le variabili macroeconomiche principali sono: Prodotto Interno Lordo (PIL) o Gross Domestic Product (GDP) è la misura della produzione totale di beni e servizi di un economia. Un PIL in crescita indica un economia in espansione e di conseguenza migliori opportunità per il fatturato delle imprese. Un altra importante misura dell output è l indicatore della produzione industriale (industrial production), che si concentra sul settore manifatturiero. Tasso di disoccupazione (unemployment rate) è la percentuale di forza lavoro totale in cerca di occupazione. È una misura del livello di utilizzo dei fattori produttivi. Molto utilizzato è anche il tasso di utilizzo della capacità produttiva, ovvero il rapporto tra l output effettivo dell industria e il suo output potenziale. 5

6 Analisi macroeconomica Inflazione è il tasso di crescita del livello generale dei prezzi. Alti tassi di inflazione sono spesso associati a situazioni in cui la domanda supera la capacità produttiva o a prezzi crescenti delle materie prime (petrolio, gas etc.) Tassi di interesse alti tassi di interesse riducono il valore attuale dei flussi di cassa futuri, rendendo meno attrattivi gli investimenti. Inoltre, il mercato immobiliare e quello dei consumi durevoli (ad esempio il settore auto) sono molto sensibili a variazioni dei tassi. Deficit pubblico (budget deficit) è la differenza tra entrate e spese pubbliche. Il deficit pubblico deve essere compensato dal ricorso all indebitamento pubblico. Quest ultimo può causare effetti di spiazzamento (crowding out) degli investimenti privati. Fiducia (sentiment) è la visione ottimistica o pessimistica di produttori e consumatori riguardo l economia. Ad esempio, le aspettative dei consumatori sul loro reddito futuro influenzano la produzione e le scorte delle imprese. 6

7 Analisi macroeconomica L impatto di una variazione in una grandezza macroeconomica deve essere, in primo luogo, classificato come shock dal lato della domanda (demand shock) o shock dal lato dell offerta (supply shock). Uno shock sulla domanda è un evento che influenza la domanda aggregata di beni e servizi nell economia. Esempi di shock positivi sulla domanda sono: riduzione della tassazione, espansione dell offerta di moneta, incremento della spesa pubblica o un incremento delle esportazioni. Uno shock dal lato dell offerta è un evento che influenza la capacità produttiva e i costi di produzione. Esempi sono: variazioni nel prezzo del petrolio, danni ai raccolti in agricoltura, aumenti salariali etc. 7

8 Analisi macroeconomica Gli shock dal lato della domanda sono generalmente caratterizzati da movimenti dell output aggregato nella stessa direzione di tassi d interesse e inflazione. Ad esempio, un incremento della spesa pubblica tende a stimolare l economia, può porre pressioni al rialzo dei tassi per via del ricorso al debito pubblico e pressioni inflazionistiche attraverso la domanda di beni e servizi. Gli shock dal lato dell offerta, invece, sono generalmente caratterizzati da movimenti dell output in direzione opposta rispetto a tassi d interesse e inflazione. Ad esempio un aumento nel prezzo del petrolio può causare inflazione per via degli aumenti dei costi di produzione che si riflettono sui prezzi di beni e servizi e l inflazione tende a riflettersi sui tassi nominali, questi effetti hanno un influenza negativa sul PIL. 8

9 Analisi macroeconomica Le autorità di governo dispongono di alcune leve per modificare/influenzare la domanda e l offerta di beni e servizi. Gli strumenti principali sono tre: la politica fiscale e la politica monetaria, che agiscono sul lato della domanda, e le politiche dal lato dell offerta (supply side policies). La politica fiscale rappresenta l insieme delle decisioni in materia di spesa pubblica e di tassazione. La politica fiscale agisce in maniera diretta sul sistema economico, tagli alla spesa pubblica deflazionano immediatamente la domanda di beni e servizi, mentre aumenti nel livello di tassazione sottraggono reddito disponibile causando una contrazione dei consumi. La politica fiscale è tuttavia uno strumento poco flessibile, per via in primo luogo della lentezza dei meccanismi di trasmissione tra gli organi politici e quelli amministrativi e poiché la maggior parte delle spese pubbliche non sono discrezionali (sanità, welfare etc.) 9

10 Analisi macroeconomica L impatto netto della politica fiscale è sintetizzato dal deficit (o surplus) pubblico, ovvero dalla differenza tra entrate e spese pubbliche. La seconda leva che agisce dal lato della domanda è la politica monetaria, che influenza il sistema macroeconomico attraverso l offerta di moneta, i tassi di interesse e il credito bancario. Una politica monetaria espansiva riduce i tassi di interesse a breve termine, stimolando gli investimenti e i consumi. La politica monetaria produce effetti nel breve termine mentre nel lungo termine, oltre che risultare inefficace, può causare pressioni inflazionistiche. Al contrario della politica fiscale agisce indirettamente sul sistema economico, agendo su consumi e investimenti in via mediata attraverso i tassi di interesse e la quantità di moneta. 10

11 Analisi macroeconomica La terza leva a disposizione delle autorità di governo è l insieme delle politiche dal lato dell offerta, molto utilizzate negli USA durante l amministrazione Reagan, che applicava le teorie della supply side economics, negli anni 80. Le politiche dal lato dell offerta intervengono sulla capacità produttiva del sistema economico incentivando l innovazione e l efficienza, investendo in infrastrutture, educazione e ricerca. I teorici della supply side economics prestavano molta attenzione alla politica fiscale, predicando drastici tagli alla pressione fiscale delle imprese in modo da incentivare gli investimenti e di conseguenza la crescita. Piuttosto che valutare gli effetti della politica fiscale sul reddito disponibile dei consumatori e cioè sulla domanda, gli economisti della supply side economics si concentravano sugli effetti dal lato dell offerta, sostenendo che riduzioni nelle aliquote per le imprese avrebbero incrementato il gettito totale per via della crescita economica indotta dai tagli. 11

12 Analisi macroeconomica Nonostante le misure di fine-tuning su domanda e offerta poste in essere dai governi, le economie attraversano periodicamente cicli di espansione e cicli di rallentamento. La successione di periodi di crescita e di recessione rappresenta il ciclo economico (business cycle). La figura mostra l andamento del PIL USA storico. Notiamo un definito trend di crescita caratterizzato da periodi di deviazioni dal trend (le aree ombreggiate indicano recessione). 12

13 Analisi macroeconomica La reazione dei vari settori industriali alle fasi del ciclo economico può essere differente. I settori che si muovono nella stessa direzione del ciclo economico, quali quelli dei consumi durevoli (automobili, elettrodomestici etc.) o dei beni capitali (es. impianti e macchinari) sono appunto definiti settori ciclici. Viceversa settori poco sensibili alle fasi del business cycle, quali alimentare, farmaceutico e utilities (distribuzione di acqua, gas, elettricità, telefonia etc.) sono definiti settori difensivi (o anticiclici). La distinzione in settori ciclici e difensivi richiama il concetto di rischio sistematico (beta) proprio della teoria di portafoglio. Le azioni di imprese appartenenti a settori ciclici hanno generalmente beta superiori all unità mentre quelle di imprese che operano in settori anticiclici hanno normalmente beta bassi. Questo perché le vendite (e quindi gli utili e i dividendi) delle prime sono positivamente correlati con lo stato dell economia, al contrario di quanto accade per le seconde. 13

14 Analisi macroeconomica Come appena visto, l economia nel suo complesso attraversa ciclicamente fasi alterne di crescita e rallentamento. Al fine di misurare, interpretare e anticipare il business cycle, vengono pubblicati (e sono molto utilizzati da chi opera sui mercati) i cosiddetti indicatori economici (economic indicators). Gli indicatori economici si dividono in leading indicators (che anticipano il ciclo economico), coincident indicators (che si muovono parallelamente alle fasi del ciclo) e lagging indicators (che si muovono in ritardo rispetto al business cycle). La Conference Board USA pubblica 10 leading indicators, 4 coincident indicators e 7 lagging indicators i quali formano rispettivamente i 3 indici compositi (composite index) che sintetizzano l andamento delle 3 categorie di indicatori economici. 14

15 Analisi macroeconomica Le due figure riportano la composizione del composite index per i leading indicators e il suo andamento nel tempo rispetto al business cycle (le aree ombreggiate indicano recessione). 15

16 Analisi macroeconomica Le due figure riportano la composizione del composite index per i coincident indicators e il suo andamento nel tempo rispetto al business cycle (le aree ombreggiate indicano recessione). 16

17 Analisi macroeconomica Le due figure riportano la composizione del composite index per i lagging indicators e il suo andamento nel tempo rispetto al business cycle (le aree ombreggiate indicano recessione). 17

18 Analisi macroeconomica Possiamo notare, nella tabella A precedente, come l indice del mercato azionario sia incluso tra i leading indicators. Questo è intuibile, in quanto i prezzi delle azioni incorporano le informazioni e le aspettative sugli scenari futuri. Questo fatto rende meno efficaci i leading indicators per le decisioni di investimento, quando questi indicatori predicono una fase di crescita economica il mercato l ha già scontato Anche l offerta di moneta è un leading indicator, una politica espansiva produce i suoi effetti in via non immediata quindi lo stock attuale di moneta fornisce indicazioni sull attività economica futura. Altri indicatori, quali ordini di beni durevoli per l industria e nuove autorizzazioni edilizie, riflettono decisioni attuali degli operatori che spiegheranno i loro effetti in futuro. 18

19 Analisi macroeconomica Le agenzie e la stampa finanziaria riportano su base periodica (giornaliera, settimanale e mensile) calendari relativi a dati (inflazione, PIL etc.) e indicatori macroeconomici. Le date degli annunci sono di norma accompagnate dalle informazioni sui valori nel periodo antecedente e sulle stime degli operatori. 19

20 Analisi macroeconomica Come già anticipato, l approccio top-down all analisi fondamentale, dopo l analisi macroeconomica, si concentra sull analisi di settore (industry analysis). Dato un determinato scenario macroeconomico (espansione, recessione etc.) settori differenti reagiscono in maniera differente. La figura riporta la crescita annua degli EPS (utili per azione) di imprese USA suddivisi per settore. 20

21 Analisi macroeconomica La figura riporta le 10 migliori e 10 peggiori performance di borsa per azioni USA suddivise per settore nel

22 Analisi macroeconomica Una volta effettuata l analisi macroeconomica, occorre valutare le implicazioni di un dato scenario per i diversi settori. Come noto, i diversi settori reagiscono con sensibilità diverse alle fasi del ciclo economico. La figura riporta le vendite di auto e sigarette negli USA dal 1963 al 1993: 22

23 Analisi macroeconomica Notiamo chiaramente come le vendite di sigarette siano praticamente indipendenti dallo stato dell economia. Viceversa, la vendita di automobili ha un andamento fortemente volatile. Durante le recessioni i consumatori possono prolungare la durata di utilizzo delle loro auto in attesa di redditi superiori. L anno in cui si è registrata la performance peggiore per la produzione di auto è stato il 1982, anno in cui si è avuta negli USA una profonda recessione con disoccupazione al 10%. La sensibilità di un settore al business cycle è determinata da 3 fattori: la sensibilità delle vendite rispetto al reddito (consumi necessari quali alimentari, medicinali e servizi sanitari e consumi abitudinari quali il tabacco hanno una domanda rigida rispetto al reddito, mentre consumi durevoli quali auto ed elettrodomestici e beni voluttuari quali quelli legati al tempo libero sono altamente sensibili alle variazioni di reddito), la leva operativa (rapporto tra costi fissi e variabili) e la leva finanziaria (rapporto tra debiti e capitale proprio). 23

24 Modelli di valutazione delle azioni 24

25 Modelli di valutazione delle azioni L obiettivo dell analisi fondamentale è quello di individuare azioni mispriced (non prezzate correttamente) rispetto al loro fair value (valore congruo) determinato sulla base dei dati finanziari osservabili. Un primo semplice modello che fornisce indicazioni sul pricing di un azione è il metodo dei multipli o valutazione attraverso i comparable. Il metodo consiste nel calcolare alcuni ratio (rapporti tra prezzi di mercato e valori di bilancio) per l azione analizzata e confrontarli con quelli medi di azioni che operano nello stesso settore (i comparable o peer). I principali ratio sono: P/E o price/earnings (rapporto prezzoutili), P/B o price/book (rapporto prezzo-attivo di bilancio), P/CF o price/cash flow (rapporto prezzo-flussi di cassa) e price/sales (rapporto prezzo-fatturato). Il P/E e il P/B sono ovviamente influenzati dai criteri contabili utilizzati, per questo spesso il P/CF è considerato più neutro. Il price/sales viene di norma utilizzato per le start-up (nuove imprese) che non hanno ancora prodotto utili. 25

26 Modelli di valutazione delle azioni Un altro metodo per valutare il mispricing di un azione è quello di paragonare il suo rendimento atteso con quello richiesto dagli investitori per titoli ugualmente rischiosi. Ad esempio, se un azione prezza oggi 48, mi attendo che il prezzo arriverà a 52 tra un anno e mi attendo un dividendo pari a 4, il mio HPR atteso ad un anno sarà: L HPR atteso è quindi pari alla somma del dividend yield atteso e del capital gain yield atteso. A questo punto, per valutare se il rendimento atteso offerto dall azione sia congruo relativamente al suo rischio, ci occorre un modello che ci indichi il rendimento richiesto per quel livello di rischio. Generalmente viene utilizzato il CAPM. 26

27 Modelli di valutazione delle azioni Supponiamo che il beta del titolo sia 1.2, il risk-free 6% e il market risk premium sia 5%. Per il CAPM il rendimento richiesto (che chiamiamo k) è dato da. Quindi: In questo esempio il rendimento atteso (16.7%) eccede il rendimento richiesto, indicando che il titolo è sottovalutato. Spostando l ottica dal rendimento al prezzo, possiamo ragionare in termini di valore intrinseco o intrinsic value. Il valore intrinseco di un azione è il valore attuale dei flussi (dividendi e capital gain) che riceverà l investitore in un dato periodo, scontati al tasso appropriato per livello di rischio (k). Nel nostro esempio: Poiché l intrinsic value (50) è maggiore del prezzo di mercato (48) concludiamo che il titolo è sottovalutato. 27

28 Modelli di valutazione delle azioni Abbiamo visto come il valore intrinseco di un azione sia pari al VA dei dividendi attesi nel periodo e del prezzo di vendita a fine periodo (nelle formule seguenti ignoriamo i simboli di valore atteso per semplicità): Allo stesso modo possiamo trovare l intrinsic value per il periodo successivo come: A questo punto, ipotizzando di vendere il titolo a fine periodo a un prezzo pari al suo valore intrinseco futuro, ovvero, possiamo scrivere il valore intrinseco a inizio periodo come: 28

29 Modelli di valutazione delle azioni Generalizzando per H periodi, possiamo scrivere il prezzo di un azione come valore attuale dei dividendi ricevuti dal periodo 1 ad H e del prezzo di vendita finale : notiamo l analogia tra quest ultima formula e quella relativa al prezzo di un bond, con la differenza che, al contrario di cedole e rimborso, i dividendi futuri non sono noti, l orizzonte H non è fissato e il prezzo finale di vendita è incerto. Ora, spostando indefinitamente l orizzonte temporale H nel futuro, sostituendo ricursivamente il prezzo di vendita finale con il valore intrinseco, possiamo scrivere: ovvero esprimere il prezzo come valore attuale di tutti i dividenti futuri perpetui, questo è il DDM o dividend discount model (modello di attualizzazione dei dividendi). 29

30 Modelli di valutazione delle azioni Apparentemente il DDM ignora i capital gain, contenendo la sua formula esclusivamente il valore attuale dei dividendi. In realtà i capital gain (di qualsiasi periodo) sono funzione dei dividendi attesi nel momento in cui avviene la vendita. La formulazione del DDM illustrata in precedenza richiede una previsione di dividendi per ogni periodo futuro. In pratica vengono fatte delle assunzioni semplificative quali assumere che i dividendi crescano nel tempo a un tasso costante g. Ad esempio se l ultimo dividendo è stato pari a e il tasso di crescita è, avremmo: e così via. 30

31 Modelli di valutazione delle azioni Quindi, nella formula del DDM possiamo sostituire: che, utilizzando la formula di una rendita crescente perpetua, può semplificarsi in: questo è il DDM a crescita costante (constant growth DDM) o modello di Gordon. Ovviamente, se g è uguale a zero (dividendi costanti nel tempo) il prezzo diventa semplicemente il valore attuale di una rendita perpetua:. Notiamo che il DDM a crescita costante è valido solo se g è minore di k. Se i dividendi attesi crescessero a un tasso superiore il prezzo sarebbe infinito, in questo caso occorre utilizzare un modello DDM a stadi multipli (multiple-stage DDM), in cui si utilizzano dividendi attesi e tassi di crescita differenti per differenti insiemi di periodi o stadi. 31

32 Modelli di valutazione delle azioni Possiamo notare, inoltre, come il constant-growth DDM implichi che il prezzo dell azione cresca allo stesso tasso dei dividendi. Abbiamo visto che: e di conseguenza, poiché i dividendi crescono a un tasso costante: Quindi, per tutte le azioni che hanno un prezzo uguale all intrinsic value, il rendimento atteso sarà: 32

33 Modelli di valutazione delle azioni Abbiamo visto come, secondo il DDM, il prezzo di un azione sia pari al valore attuale dei suoi dividendi futuri. Nei mercati però osserviamo azioni di imprese che non pagano dividendi (o con dividendi futuri attesi bassi) con quotazioni elevate. Questo avviene quando un impresa non distribuisce tutti gli utili, ma li trattiene (in tutto o in parte) per sfruttare delle opportunità di investimento. A questo proposito si parla di dividend payout ratio (la frazione di utili distribuita in forma di dividendi) e di earnings retention ratio (tasso di ritenzione degli utili). A titolo di esempio immaginiamo due imprese identiche, entrambe con utili (per azione) attesi costanti e pari a 5$ all anno. La prima distribuisce tutti gli utili (dividend payout 100%) mentre la seconda distribuisce 2$ per azione reinvestendo quindi il 60% degli utili. Il rendimento richiesto è pari al 12.5% per entrambe. Il prezzo delle azioni della prima impresa sarà: 33

34 Modelli di valutazione delle azioni Il prezzo delle azioni della seconda impresa dipenderà dalla redditività degli investimenti cui sono stati destinati gli utili non distribuiti. In particolare se il ritorno sull investimento è superiore al rendimento richiesto per l azione (tasso di sconto) il prezzo sarà superiore a quello della prima, viceversa nel caso in cui la redditività dell investimento fosse inferiore. Se ipotizziamo che gli utili reinvestiti rendano il 15% avremmo: quindi il prezzo dell azione sarebbe: Superiore al prezzo della prima azione (40). Se, ad esempio, gli utili fossero reinvestiti a un tasso pari al ROE stesso (12.5%) il prezzo delle due azioni sarebbe identico: 34

35 Modelli di valutazione delle azioni Abbiamo visto come, nel caso in cui l impresa investa in progetti con rendimento superiore al suo ROE, il prezzo sia maggiore rispetto al caso di totale distribuzione degli utili. Nel nostro esempio il maggior valore era 17.14$. In questo caso, il maggior valore dell azione è chiamato valore attuale delle opportunità di crescita o PVGO (present value of growth opportunities). Ovvero possiamo vedere il valore di un azione come la somma del valore dell azione in assenza di crescita (valore degli asset esistenti) e del valore attuale delle opportunità di crescita: 35

36 Modelli di valutazione delle azioni Nelle pagine iniziali di questa sezione abbiamo introdotto il modello dei multipli. Il multiplo più utilizzato è il P/E o price/earnings ovvero il rapporto tra il prezzo di un azione e i suoi utili per azione (utili totali diviso il numero di azioni). Il P/E è molto utilizzato in quanto fornisce indicazioni sulle prospettive di crescita (attese dal mercato in quanto incorporate nel prezzo) degli utili di un impresa. Riarrangiando l equazione precedente possiamo scrivere: in questo modo abbiamo un espressione del rapporto prezzo utili in funzione delle opportunità di crescita (PVGO) e del rendimento richiesto (k). Notiamo che quando PVGO = 0 il prezzo dell azione è pari al VA della rendita perpetua dei suoi utili attesi. 36

37 Modelli di valutazione delle azioni Il rapporto tra PVGO e E/k in parentesi rappresenta il rapporto tra il valore dell azione dovuto alle opportunità di crescita e il valore degli asset esistenti (E/k). Quindi un alto livello nel P/E indica ampie prospettive di crescita per l impresa. Sono quindi le differenze nelle opportunità di crescita che giustificano le differenze nei P/E che osserviamo tra imprese diverse. Possiamo esplicitare meglio questo concetto utilizzando il DDM. Sappiamo che, che i dividendi distribuiti sono pari a (dove b rappresenta il tasso di ritenzione egli utili) e che. Quindi sostituendo: e quindi il P/E: 37

38 Modelli di valutazione delle azioni Notiamo che il P/E cresce con il ROE. Questo è intuibile perché investimenti in progetti con ROE elevato innalzano il tasso di crescita degli utili g. Anche il tasso di ritenzione degli utili b agisce positivamente sul P/E. Questo perché il mercato premia le imprese che investono più aggressivamente in progetti con ROE alto. È importante sottolineare che la crescita di per se non è valutata positivamente dal mercato. La crescita aumenta se aumenta la ritenzione degli utili, ma il P/E cresce solo se gli utili non distribuiti sono investiti in progetti con ROE superiore al rendimento richiesto k. Questo perché gli investitori preferiscono ricevere dividendi piuttosto che l impresa investa in progetti con VAN negativo e quindi distrugga valore. 38

39 Modelli di valutazione delle azioni Queste relazioni tra utili, crescita e prezzi sono esemplificate nella tabella seguente. Sono riportati tasso di crescita e P/E in funzione della ritenzione degli utili per diversi livelli di ROE: 39

40 Modelli di valutazione delle azioni Come detto, i P/E vengono presi come indicatori delle opportunità di crescita degli utili delle imprese. Infatti gli analisti generalmente ritengono che tasso di crescita e P/E tendano a coincidere, ovvero che il rapporto tra P/E e g sia tendenzialmente pari a 1. Tale rapporto è chiamato PEG ratio. A questo proposito si riporta di seguito un passo dal libro One Up on Wall Street di Peter Lynch: Occorre infine ricordare che (a parità di politiche sulla distribuzione degli utili) azioni più rischiose (con k elevato) avranno P/E più bassi: 40

41 Analisi tecnica 41

42 Analisi tecnica Studio del movimento del mercato, tramite l uso sistematico di grafici allo scopo di prevedere le tendenze future dei prezzi. Fonti informative prezzi volumi tempo ampiezza open interest Premesse Il mercato sconta tutto I prezzi si muovono dentro un trend La storia si ripete 42

43 Analisi tecnica Il mercato sconta tutto Nei prezzi di borsa sono incorporati tutti i fattori di tipo fondamentale, psicologico, politico etc. che ne hanno determinato l andamento. Lo studio dei movimenti dei prezzi è tutto ciò che viene richiesto ai fini dell analisi previsionale Il livello del prezzo non indica quanto valgono i titoli ma quanto la gente pensa che valgano - G.Drew Il Per mezzo dello studio dei grafici, supportati da indicatori tecnici, l analista individua la direzione che il mercato intende prendere senza dover ricorrere all analisi delle motivazioni esterne al prezzo stesso 43

44 Analisi tecnica I prezzi si muovono dentro al trend Individuato il trend primario del mercato, questo è destinato a proseguire finché non mostra chiari segni di inversione. La storia si ripete La configurazione e il movimento del mercato, che ne individuano la tendenza rialzista o ribassista, riflettono anche la psicologia umana e tendono a non cambiare: i movimenti del mercato sono storicamente ricorrenti. Per capire il futuro bisogna studiare il passato poiché il futuro potrebbe esserne una ripetizione. 44

45 Analisi tecnica Analisi Tecnica vs Analisi Fondamentale Obiettivo comune: determinare il movimento dei prezzi Punti di vista diversi: AF studia le cause dei movimenti del mercato AT studia gli effetti quando il mercato comincia a fare importanti movimenti di prezzo gli analisti fondamentali non capiscono e non spiegano cosa il mercato sia in procinto di fare - J.Murphy 45

46 Analisi tecnica La più antica teoria di AT: la Teoria di Dow Gli indici scontano tutto Il mercato ha tre trend Il trend primario ha tre fasi Gli indici si devono confermare a vicenda Il volume deve confermare il trend Un trend è in atto finché non esiste un segnale definitivo di inversione 46

47 Analisi tecnica Strumenti Forme di rappresentazione delle informazioni: i Grafici Diverse tipologie Strumenti per l interpretazione delle informazioni Concetti di trend Figure (modelli di prezzo e volumi) Indicatori tecnici (oscillatori) 47

48 Analisi tecnica Tipologie di Grafici Rappresentazione prezzi Lineare (valore unico del prezzo per unità di tempo) A Barre/Candele Giapponesi (indicazione di più livelli di prezzo per unità di tempo: max, min, open, close) Scala aritmetica/logaritmica (analisi di breve/lungo periodo) Dimensione Tempo Giornaliero, Settimanale, Mensile Intraday 48

49 Analisi tecnica 49

50 Analisi tecnica 50

51 Analisi tecnica 51

52 Analisi tecnica 52

53 Analisi tecnica 53

54 Analisi tecnica Concetti fondamentali di trend: tutti gli strumenti utilizzati dagli analisti hanno lo scopo di monitorare l andamento del trend per decidere se partecipare al suo movimento. Il trend è una successione di massimi e minimi - rialzista, ribassista, laterale Il trend ha tre classificazioni - primario, intermedio, breve termine Supporti e Resistenze Trend Line e canali Ritracciamenti Medie Mobili 54

55 Analisi tecnica 55

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57 Analisi tecnica 57

58 Analisi tecnica 58

59 Analisi tecnica 59

60 Analisi tecnica 60

61 Analisi tecnica Figure di Inversione: implicano un importante inversione del trend. Fattori comuni: Trend primario in atto Rottura di un importante trendline Più è larga la figura, maggiore è il movimento dei prezzi Le formazioni Top, di solito, sono più brevi e volatili di quelle di Bottom Il volume è solitamente più importante nella fase rialzista 61

62 Analisi tecnica Principali figure di Inversione: Testa e Spalle Doppi e tripli massimi a=spalla sinistra b=testa c=spalla destra d=neckline a b c Rounded top/bottom d Spikes (V reversal) 62

63 Analisi tecnica Figure di Continuazione: rappresentano una semplice pausa del trend che può essere utilizzata per correggere condizioni di ipercomprato o ipervenduto di breve periodo Triangoli Flag Rettangoli 63

64 Analisi tecnica Oscillatori: indicatori calcolati sull andamento dei prezzi, dei volumi o di entrambi che normalmente oscillano fra due valori estremi, anziché muoversi secondo linee curve di trend. Scopo: anticipare o individuare tempestivamente l inizio di un trend Utilizzati in mercato privo di trend Utilizzati in mercati in tendenza per individuare eccessi di breve periodo (ipercomprato/ipervenduto) 64

65 Analisi tecnica Momentum: M=P Px Rate of change (ROC): ROC=P/Px dove: P = Ultimo prezzo chiusura Px = Prezzo chiusura di x giorni prima Misurano i ritmi di salita / discesa dei titoli 65

66 Analisi tecnica 66

67 Analisi tecnica Relative Strenght Index (RSI)= /(1+RSx) dove RSx= numero rialzi negli x giorni precedenti / numero ribassi negli x giorni precedenti (RSI Straight) oppure RSx= media rialzi negli x giorni precedenti / media ribassi negli x giorni precedenti (RSI Blended) Indica quante volte negli ultimi tempi il titolo ha subito più rialzi che ribassi Misura la velocità del movimento dei prezzi Elimina movimenti erratici Crea range di oscillazione costante (0-100) 67

68 Analisi tecnica 68

69 Analisi tecnica MACD = Moving Average Convergence-Divergence Differenza fra due medie mobili esponenziali, tipicamente a 12 e 26 giorni Filtrate con una media mobile, tipicamente a 9 giorni Fornisce indicazioni sul Trend sottostante il mercato Indicatore Trend Following (lagging) 69

70 Analisi tecnica 70

71 Analisi tecnica Bollinger Bands: m.m. semplice a 20gg +/- 2σ 71

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