L ARIA DELLE CITTÀ, QUALI STRATEGIE PER LA PIANIFICAZIONE 22 dicembre 2005

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1 L ARIA DELLE CITTÀ, QUALI STRATEGIE PER LA PIANIFICAZIONE 22 dicembre 2005 TAVOLA ROTONDA Dagli accordi di programma alla pianificazione condivisa. Il risanamento della qualità dell aria come pianificazione di area vasta attraverso il coordinamento dei piani di risanamento provinciale. Lino Zanichelli, Assessore Ambiente della Regione Emilia-Romagna Cesarino Romani, Assessore Ambiente della Provincia di Rimini Emanuele Burgin, Assessore Ambiente della Provincia di Bologna RobertoRiguzzi, Assessore Ambiente della Provincia di Forlì-Cesena Sergio Golinelli, Assessore Ambiente della Provincia di Ferrara Edolo Minarelli, Direttore Generale ARPA Emilia-Romagna Moderatore Lucio Boattini, Giornalista. MODERATORE: Buonasera a tutti e benvenuti a questo incontro sul tema della qualità dell aria, tema che è ormai al centro dell azione amministrativa già da diversi anni, sia per la regione sia per gli enti locali come province e comuni. Comincio a presentare i miei ospiti. Ne manca uno, ma dovrebbe arrivare, Cesarino Romani, Assessore all ambiente della Provincia di Rimini. Parto dalla mia destra con Sergio Golinelli, Assessore all ambiente della Provincia di Ferrara, Emanuele Burgin Assessore all ambiente, collega, della Provincia di Bologna, Roberto Riguzzi per la Provincia di Forlì-Cesena e poi passiamo direttamente alla Regione con l assessore Lino Zanichelli e con il direttore generale dell Arpa Emilia-Romagna, Edolo Minarelli. Io volevo cominciare proprio con Zanichelli per fare il punto sulle politiche per la qualità dell aria che sono nate dalla legge che istituisce l obbligo dei piani di risanamento dell aria. La Regione ha cominciato, negli anni scorsi, con le politiche delle targhe alterne che hanno dato determinati frutti. A questo proposito, vorrei sapere perché quest anno si è deciso di voltare pagina dalla politica delle targhe alterne e di passare ad altre misure di contrasto allo smog e miglioramento della qualità dell aria, come il blocco dei veicoli pre-euro e le misure previste dal 7 gennaio, ancora

2 più coercitive per quanto riguarda la circolazione dei veicoli. Quindi chiederei che frutto hanno dato le politiche degli anni scorsi e perché c è stato questo cambiamento. La parola a Zanichelli. ZANICHELLI: Non mi ha detto quanto tempo mi dà. MODERATORE: Dieci minuti ZANICHELLI: Voglio spiegare perché abbiamo scelto, non tanto di abbandonare le targhe alterne, ma di dare un evoluzione al nostro lavoro proponendo una strategia più articolata, più complessa e per certi versi più ambiziosa e difficile da praticare. Per spiegare tutto questo mi consta partire da una premessa, ma cercherò di essere rapido. Apprezzo questa iniziativa e colgo l occasione per ringraziare l assessore Riguzzi dell invito: mettere a confronto, nella sede di un Amministrazione provinciale, alcuni assessori provinciali, le realtà e le esperienze di un territorio vasto, è sempre molto utile perché abbiamo sempre più bisogno di ragionare su bacini ampi. Da ciò risulta evidente cosa penso dell idea di staccare la Romagna dall Emilia, perché la sua forza è stare insieme all Emilia proprio col trattino. Emilia- Romagna come segno di unità e di identità lavorando per unire le diversità e valorizzare le peculiarità di un territorio, come si è fatto per le acque, per l università, come si è fatto anche con iniziative importanti qual è la nascita di un azienda di dimensione interprovinciale come Hera. Questi temi vanno discussi su scala ampia. Noi dobbiamo avere una visione che da un lato sia aperta al globale e dall altro sia anche molto forte nel valorizzare la realtà locale. È una necessità del nostro tempo: la dimensione globale non si può cancellare, non è una cosa bella o brutta, è una realtà che va presa in considerazione e governata. La sfida che ci siamo dati in Regione Emilia- Romagna è proprio nella capacità di essere competitivi su scala globale utilizzando tutte le risorse locali e mettendole in rete. Siamo competitivi perché forti nell economia e nelle imprese e perché c è coesione sociale, si sta bene in un certo territorio e si fa volentieri impresa. Se si sta bene è anche perché c è un buon ambiente: c è qualità dell aria e dell acqua. Questa è la prima considerazione che volevo proporvi per inquadrare il tema.

3 In questo contesto abbiamo una problematica specifica come la qualità dell aria, in cui la questione globale e locale è fortemente intrecciata. L altro giorno alcuni tecnici mi riferivano che il blocco totale della circolazione delle auto in Emilia-Romagna per un periodo limitato non produrrebbe nessun risultato significativo, nell immediato, se non lo facessero anche le altre regioni a noi vicine, perché c è una sorta di interrelazione all interno del bacino. L accordo di Kyoto ci dice che non non è possibile immaginare politiche di scala locale per attutire l effetto serra: è necessaria una politica a scala di pianeta. Emerge inoltre l importanza di una mobilitazione delle idee, non solo degli scienziati e della scienza, ma anche dei valori, delle idee, delle battaglie ideali e culturali. Mi ha fatto piacere vedere come nel recente vertice internazionale di Montreal l intervento appassionato dell ex presidente degli Stati Uniti Clinton, un uomo che oggi non ha potere, sia riuscito comunque a rovesciare, in buona parte, una discussione che sembrava impaludata per un paese, gli Stati Uniti d America, che non vuole aderire al protocollo per contrastare l effetto serra. Per l applicazione dell accordo di Kyoto l Europa ha dato un grande contributo, mentre l Italia rischia di essere in grave ritardo. Lo dico perché questo ci preoccupa non solo sotto l aspetto ambientale, ma anche sotto quello economico. L Europa infatti non fissa solo i limiti, ha stabilito sistemi di penalizzazione per chi non rispetta le regole e premiali per chi le rispetta. Ad esempio, nel campo dell aria e delle emissioni in atmosfera, si crea una sorta di borsa delle emissioni: chi eccede deve pagare, a favore di chi sta dentro i limiti predeterminati. L Italia, per quanto riguarda Kyoto, a differenza di altri paesi europei, invece di ridurre le emissioni del 6,5% come avrebbe dovuto, le ha aumentate ed è fuori dai parametri europei. Fatta questa premessa di carattere generale, la prima cosa che ci siamo detti affrontando e riprendendo le questioni di questa legislatura è stata: non è sufficiente limitarci ad azioni locali, occorre una strategia di bacino. Per questo abbiamo proposto e realizzato un protocollo d intesa tra le regioni del Po che per il momento è limitato ad un lavoro di ricerca e di affinamento delle strategie delle singole regioni, ma che si propone obiettivi molto concreti. Il primo obiettivo è un piano d azione a breve e medio termine che cerchi di armonizzare le scelte di tutte le regioni della Val Padana. Bisogna dire che non siamo tutti allo stesso punto. Stamattina leggevo che la Regione Lombardia si muoverà su una limitazione dei veicoli pre-euro, cioè quelli più inquinanti, e su un blocco totale il 6 ed il 26 gennaio (un giorno di festa e una domenica). Noi, invece, oltre che sui pre-euro, agiremo con misure più robuste, che incidono sul giovedì, una giornata lavorativa, pur considerando la chiusura di molti negozi. Di conseguenza, il protocollo d intesa ha il compito di coordinare tutte queste misure fra le regioni, coordinare tutte le iniziative per incentivare i veicoli a minore impatto ambientale e

4 proporre iniziative sul versante delle reti di distribuzione di carburanti ecologici che oggi sono molto scarse rispetto alle necessità. Inoltre, il protocollo si occuperà di sostenere il trasporto pubblico locale, compiendo azioni forti e cercando di armonizzare le strategie del bacino del Po con intersecazioni sul versante Emilia-Veneto, Emilia-Lombardia, Lombardia-Veneto e Lombardia- Piemonte, attraverso iniziative da mettere in cantiere a medio termine e legate all energia, all edilizia, ecc. Il piano che stiamo elaborando dovrà essere presentato al Governo Italiano ed alla Commissione Europea e verrà organizzata anche una domenica ecologica del bacino de Po, forse a fine marzo. Questo esempio potrebbe rappresentare il segno della volontà comune che, ripeto, mantiene ancora delle situazioni a macchia di leopardo, ma comunque cerca di spingere in una certa direzione. L altro punto che vorrei segnalare, fondamentale per le nostre politiche e nel protocollo del bacino del Po, è che questa materia, oltre che avere degli orizzonti molto ampi di tipo territoriale, ha anche una fortissima caratteristica di integrazione delle politiche dei settori, dei problemi e delle aree su cui si deve intervenire. Purtroppo, la storia del sistema produttivo, del sistema insediativo, della mobilità si è sempre mossa in forme prevalentemente settoriali. Noi abbiamo bisogno di politiche sempre più integrate, per questo lavoriamo ad integrare una serie di iniziative: l economia con la propria area di attività agricole e industriali, il tema dell energia, la questione della mobilità e della logistica, il tema di come vivono e quali scelte compiono i nostri cittadini, ecc. Sulle attività produttive abbiamo una nuova generazione di politiche europee, recepite anche dal nostro governo e dalla nostra regione con le autorizzazioni integrate ambientali; si tratta fondamentalmente di una nuova generazione di politiche in cui si guarda non solo alla singola problematica, ma all insieme di ciò che un azienda fa sul proprio territorio. È una generazione che investe sul tema dell aria, dell acqua, dei rifiuti e della mobilità, con processi come la realizzazione delle aree ecologicamente attrezzate in cui non si fa più solo l area industriale, ma un area industriale che ha una forte vocazione a risolvere la complessità dei problemi che le industrie portano sui territori. Riguardo alla produzione di energia, la Regione Emilia-Romagna si accinge ad approvare un piano energetico. Cinque anni fa, quando abbiamo iniziato a discutere del piano energetico, il 50% della nostra energia era importata da fuori regione. Con la soluzione di alcune centrali a sostituzione dei vecchi impianti termoelettrici, la nostra produzione di energia elettrica ci dovrebbe portare ad una dipendenza non superiore al 15/20%. Le centrali si realizzeranno soprattutto a Ferrara, Ravenna, Piacenza, dove esistevano impianti alimentati ad olio combustibile che verranno trasformati a gas metano e resi più efficienti con la cogenerazione. In tale contesto, questo 15/20% deve passare da fossile a solare, lavorando sul risparmio dei consumi e delle emissioni. Il piano avrà una forte vocazione ad orientare una nuova stagione dei consumi di energia.

5 Investire sulle energie rinnovabili vuol dire che per la produzione di energia domestica vanno sostituiti i vecchi impianti con altri più moderni e si va verso la riduzione del consumo d acqua. Ne approfitto per dire che ieri l assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato definitivamente il piano di tutela delle acque. Quindi oggi siamo tra le prime regioni d Italia dotate di un piano che assume il valore ambientale del DMV (deflusso minimo vitale); quando si definiscono i prelievi, l uso dell acqua, c è da considerare che nei fiumi deve rimanere quella quantità d acqua che serve per la vita biologica dei fiumi, cosa che in passato era poco considerata, forse perché il problema si poneva molto meno di oggi. Un altra questione è la mobilità e la logistica. Questa è sicuramente la questione più delicata e impegnativa, ma anche una di quelle che può dare maggiori risultati al nostro lavoro. Riguardo ai comportamenti dei cittadini, la mia opinione è che essi vadano sostenuti da una buona educazione, dalla scuola, da una buona informazione, dai sistemi radiotelevisivi, ma anche dalla convenienza. Noi vogliamo usare un po la frusta delle tasse, delle ecotasse e delle tariffe per orientare i consumi, dicendo che si tratta di una leva importante per far sì che ci sia una scelta a favore di consumi più equilibrati. A questo fine abbiamo utilizzato uno strumento unico in Italia, forse unico anche nel nostro continente, cioè l accordo di programma per la qualità dell aria tra la Regione Emilia-Romagna, le Province e i principali Comuni di questa regione. Direi che è una delle poche esperienze perché, in generale in questo settore, è molto facile dare dei comandi centralistici, ma è molto difficile mettere assieme i Presidenti e gli Assessori all ambiente delle Province, i Sindaci e i relativi Assessori all ambiente delle città superiori ai abitanti, mettersi intorno ad un tavolo e decidere come regolare le questioni della mobilità e le iniziative per la qualità dell aria. Dal 2001, abbiamo avviato questo lavoro puntando, sin dall inizio, su misure che consentissero di rientrare nei limiti dell Unione Europea e quindi di evitare anche le multe che essa somministra a chi non li rispetta. Abbiamo realizzato una politica molto significativa perché, al di là di tutto quello che si può dire, nella passata legislatura è stato messo in campo un insieme di risorse, circa 200 milioni di euro, sul trasporto pubblico locale, sulla mobilità e sulla logistica. È stato svolto un lavoro molto importante e significativo da parte delle amministrazioni comunali e provinciali sul trasporto pubblico locale, è stata realizzata un azienda regionale delle ferrovie, sono state realizzate numerose iniziative virtuose e si è dato vita a due aziende regionali, Hera ed Enia. So che molto spesso qualcuno dice: nascendo Hera ed Enia si sono indeboliti i poteri locali. Questo è un problema di crescita che esiste, che dobbiamo affrontare, però stanno molto peggio quelli che non hanno tali strumenti e non sanno come affrontare il problema dello smaltimento dei rifiuti o della distribuzione dell acqua. Il loro problema è se c è o non c è l acqua e non se l acqua è di alta o media qualità o come intervenire per non peggiorarla.

6 Tra le altre cose, si è lavorato fino ad ora su un modello che ha puntato sulle targhe alterne. Era una misura che doveva coinvolgere e rendere protagonisti i cittadini, però aveva dei limiti. Ci rendiamo perfettamente conto, come pure coloro che l hanno proposta, che questa misura aveva un dato di casualità, che in qualche caso colpiva solo alcuni cittadini perché, ad esempio, chi aveva due o tre macchine poteva avere un vantaggio. Il primo anno ha dato un effetto, il secondo non lo ha migliorato, il terzo anno neppure e alla fine si è resa sempre più tenue. Non è però diventata più tenue la condizione ambientale delle emissioni in atmosfera di PM 10 e soprattutto delle polveri che ancora non misuriamo, le 2,5, quelle su cui l Unione Europea costruirà la futura stagione di regolazione del sistema. Dunque, con l accordo di quest anno abbiamo cercato di proporre un evoluzione. Abbiamo detto, da un lato interveniamo su tutto ciò che sono i pre-euro o gli Eurozero, i veicoli fuori dalla nuova generazione delle direttive dell Unione Europea; lo facciamo fino a gennaio e poi dal 7 gennaio sapendo che il periodo invernale dell anno nuovo è più delicato e richiede qualcosa in più. Basta con le targhe alterne, però chiediamo ai cittadini un sacrificio molto forte, quello di rinunciare ad un giovedì di libera circolazione, quando per 3 giorni consecutivi della settimana precedente si è registrato uno sforamento. È una cosa pesante, me ne rendo conto mentre lo dico, ma l anno scorso Bologna di fronte alla situazione drammatica degli sforamenti ha scelto questa strategia e ha ottenuto dei risultati 3 volte, 4 volte superiori a quelli delle targhe alterne. Sappiamo che non stiamo curando un malato con una cura radicale sufficiente, stiamo somministrando medicine per abbassare la temperatura e anche con i blocchi non raggiungiamo interamente l obiettivo. Sono le misure strutturali quelle che possono darci, nel breve e nel medio periodo, le soluzioni che dobbiamo realizzare, però è necessario anche passare da questo tipo di sacrificio, che non è assoluto. Il divieto di girare infatti non è per tutti: girano quelli in car sharing, in car pooling, tre in una macchina, i mezzi pubblici, gira chi ha una macchina più ecologica e quindi dà un contributo di innovazione. Vorrei dire anche che noi mettiamo in campo non solo parole di limitazione, ma anche azioni di promozione: il bilancio approvato due giorni fa prevede 10 milioni di euro per sostenere le azioni di riconversione dei mezzi a partire dai più vecchi a GPL o gas metano, e inoltre destiniamo 4 milioni di euro per mettere il filtro su tutti i mezzi diesel delle aziende pubbliche di trasporto, considerando che non possiamo mettere a metano in tempi rapidi l enorme parco di mezzi esistenti in regione. I filtri sono anche riciclabili su mezzi nuovi. Lo dico perché il più alto fattore e veicolo di inquinamento sono i mezzi industriali che per il 70, 80% sono pre-euro e quindi pesantemente inquinanti. Quindi è una strategia fatta di regolazione e anche di sostegno. 10 milioni di euro possono sembrare pochi, ma se penso che un paio di mesi fa il Ministro dell ambiente ha definito miracoloso un accordo quadro tra il Ministero e i Comuni italiani per un operazione su cui il governo mette 20 milioni per tutta Italia, credo che il nostro sforzo in un

7 bilancio molto difficile sia davvero consistente. Certamente ci sarebbe da ragionare anche su misure strategiche più a medio e lungo termine. È chiara una cosa, lo dicevo a un giornalista prima: o si trasferisce su ferro e su idrovia, una parte del 90% dei mezzi di trasporto merci che vanno su gomma, o altrimenti il futuro della nostra regione, che è attraversata e sarà sempre più attraversata dai grandi traffici che dalla Cina e dall India si muovono verso l Europa, sarà insostenibile. Mi viene in mente un consigliere regionale di opposizione che, parlando del piano di tutela delle acque, diceva: Voi dite che c è un problema della qualità delle acque e facendo questo denunciate in pratica la vostra incompetenza e il fallimento di una politica. E io pensavo che mentre noi abbiamo depurato l acqua per 5 milioni di abitanti in Emilia-Romagna, la città di Milano è molto in ritardo. Naturalmente quell acqua va a finire nel Po e poi arriva da noi e crea problemi nell Adriatico; infatti, quando c è siccità l Adriatico sta un po meglio e quando c è acqua nel Po arriva al mare e la situazione peggiora. Riflettevo sul fatto che la tendenza è sempre questa: si chiede molto di più, forse è anche giusto, a chi ha fatto di più. Ci sono regioni in Italia che non hanno l acqua, che non hanno realizzato né le discariche né gli inceneritori. Non hanno il problema degli inceneritori e del conflitto che ne deriva, però hanno i rifiuti che sono uno dei più micidiali inquinanti che ci sia in circolazione; lo vediamo in certe regioni del Sud che sono commissariate e in gravissima difficoltà. Dico questo perché non condivido mai i toni eccessivamente allarmistici non tanto perché non ci sia da avere preoccupazione, anzi, ma perché abbiamo bisogno di governare un processo molto complesso e di avere un orizzonte che riconosca le azioni e colga quali sono i punti critici del nostro futuro. Prendiamo ad esempio l inquinamento atmosferico; l'assessore Golinelli parlava del petrolchimico di Ferrara, io potrei parlare, conoscendola bene, dell esperienza della zona delle ceramiche, tra il Modenese e il Reggiano. Negli anni 70 avevamo una zona con un tasso di inquinamento tra i più pesanti d Italia, e non solo; oggi il sistema di emissioni in atmosfera della zona delle ceramiche è arrivato ad un livello d avanguardia e infatti il distretto ceramico si è accreditato EMAS, come intero sistema territoriale. Lo stesso potremmo dire della qualità dell acqua o di altri comparti in cui abbiamo ottenuto grandi risultati. Il problema è che si è realizzato uno sviluppo che, come diceva Golinelli a proposito della tartaruga, mentre noi interveniamo ci sorpassa in continuazione, moltiplica i suoi effetti e propone nuovi problemi. Credo che quello che dicevo in premessa del mio intervento sia uno degli elementi metodologici fondamentali per affrontare i problemi a questo livello di qualità: il globale e il locale. Bisogna avere sempre un orizzonte che sappia leggere quello che avviene vicino a noi e che avviene in una realtà molto più ampia, sapere interagire ed essere virtuosi dove possiamo con le nostre azioni o dove abbiamo la possibilità di decidere. Non bisogna essere rivendicativi nei confronti del governo e poi non essere virtuosi in casa propria. Non bisogna

8 demandare all orizzonte europeo o all orizzonte mondiale dicendo "finché non si sono allineati tutti io non parto" e, nello stesso tempo, non si deve mancare di costruire politiche di ampio orizzonte. Solo così si fa strategia, solo così si realizzano azioni incisive. Ecco perché sottolineo in questa sede l importanza del progetto che stiamo sviluppando sull area del bacino del Po e che io ritengo fondamentale, in quanto da questo può venire una vera e propria svolta del nostro lavoro. Da Minarelli, Romani e Riguzzi è stato proposto un tema: il limite dello sviluppo e l orientamento dello sviluppo di questa regione, un tema che investe la pianificazione, l energia, la mobilità e i trasporti. Di conseguenza la mia affermazione è questa: se l ambiente è un Assessorato, è un problema per chi se ne occupa e una sconfitta per l ambiente stesso. O l ambiente è una strategia di una Giunta, di un amministrazione, di un sistema o altrimenti non funziona l'idea di fondo che deve animare la politica ambientale. Dobbiamo lavorare sul tema della prospettiva di questa regione negli anni futuri. Io penso questo, scusate se sono un po brutale: abbiamo bisogno di continuare a crescere in popolazione e sviluppo? Romani ha detto giustamente noi non vogliamo lo sviluppo zero, perché non va bene in un idea di immobilismo o di fissità. Ma pensiamo ad un Emilia- Romagna che cresce rafforzando e moltiplicando le proprie attività manifatturiere o ad un Emilia- Romagna che punta sugli elementi di qualità e governa anche processi di delocalizzazione di alcuni segmenti produttivi, in paesi che oggi esportano mentre noi importiamo forza lavoro? Quale modello dobbiamo immaginare per gli anni a venire? Io immagino una regione che investe sui fattori qualitativi, sui grandi punti di eccellenza, che non rinuncia ad una certa presenza di industrie, ma non insegue la moltiplicazione di un modello tradizionale. Lo dico provenendo da province come Modena e Reggio che sono oggi il nostro cuore manifatturiero e che continuano a crescere in popolazione. Secondo me dobbiamo immaginare un modello di sviluppo in cui l agricoltura sceglie la multifunzionalità e gli elementi di pregio che ha al suo interno, l industria qualifica soprattutto gli elementi forti del sistema e si rassegna a perdere qualche cosa verso una competizione globale che purtroppo non è possibile inseguire con il prezzo (penso ad alcuni segmenti tessili o di altra natura). Immagino un forte investimento sulla ricerca, l innovazione, i beni culturali, un turismo avanzato, ecc. Dentro a questo modello, ci sta e ci deve stare anche un'organizzazione del sistema delle città e dell'urbanesimo di nuova generazione. Oggi ci siamo dati una strumentazione quale il piano territoriale regionale che è, nella sua fisionomia, l intreccio tra le politiche, le azioni dei vari comparti e l impatto che hanno sul territorio. È un piano territoriale che regola le azioni dei vari settori, ricomprende il piano di tutela delle acque, le politiche sui rifiuti e ha un'articolazione nel cosiddetto Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale coinvolgendo le Province. Come sarà questo piano territoriale di nuova generazione? Io lo immagino come un piano a forte vocazione ambientale, di sostenibilità, che cerca di integrare, molto più di quando sia avvenuto in

9 passato, lo sviluppo con le ricadute e gli effetti che esso determina: con la mobilità delle merci e delle persone, con la mobilità all'interno della città e con le reti che si possono creare, reti materiali ma soprattutto immateriali per diminuire il movimento delle persone, reti di logistica per far viaggiare molto meno le merci rispetto al passato, ecc. Questo è un altro importante appuntamento che ci aspetta nel nostro lavoro, al cui interno stanno tutte le questioni che abbiamo discusso oggi con il piano e con l'accordo, con i piani di qualità dell aria delle Province e i piani di mobilità urbana, che in alcune Province sono già in fortissima relazione con i piani di qualità dell aria. Che evoluzione può avere l accordo? Penso che in questi anni abbia rappresentato un importante mobilitazione delle comunità locali come non è avvenuto in nessun posto. Bisogna dirlo perché ci sono state esperienze diverse; la Lombardia, ad esempio, decide tutto con provvedimenti regionali, ma sono provvedimenti che non incidono concretamente nelle scelte delle singole città e non vi hanno inciso. Il Veneto non ha fatto politiche regionali ma comunali, in alcuni casi anche violente, di restrizione e di limitazione, come in alcune città dove sono state fatte chiusure del traffico, ma con un rapporto con la cittadinanza che è stato solamente di litigio e di contrasto e che non ha dato luogo ad ulteriori passi in avanti. Noi abbiamo fatto passi avanti crescenti: dalle targhe alterne oggi arriviamo ad un intervento sui pre-euro che anticipa sostanzialmente una linea di riduzione di tutte le macchine non catalizzate più vecchie che dovranno essere superate nel giro di poco tempo, speriamo in due anni. Ci proveremo. Io sono sempre poco affascinato dagli annunci ad effetto, ma sono d accordo, con pragmatismo tutto emiliano, nel continuare a rafforzare le misure pre-euro. Mi dispiace per i tanti che mi scrivono dicendo che è una misura iniqua perché i pre-euro li hanno i più poveri, li hanno coloro con meno risorse. Io rispondo: vi capisco ; rispetto ai camion faremo un azione sui filtri e cercheremo di dimostrare che pur comprendendo tutte le difficoltà del settore dei trasporti, sarà possibile entrare nei centri storici solo a certe condizioni e nei centri urbani solo ad altre condizioni. MODERATORE: Direi di non lasciare cadere questo discorso sui nuovi provvedimenti perché l assessore Zanichelli ha spiegato molto bene la ratio del provvedimento e come si è passati dall uno all altro. Possiamo ora approfondire, con Arpa Emilia-Romagna, l argomento relativo al sistema dei controlli. MINARELLI: La relazione dell Assessore ha dato davvero un idea di come lo sviluppo può essere migliorato in questa regione e in questa provincia, ovviamente in una visione di ordine generale.

10 Sul piano tecnico stamattina abbiamo detto tutto quanto era possibile. Arpa in Emilia-Romagna ha lavorato per la Provincia, che sta preparando attraverso il piano di risanamento della qualità dell aria, con il documento preliminare, un percorso di pianificazione fondamentale. Io vorrei soffermarmi soprattutto su altri aspetti: per esempio, sull azione necessaria per migliorare la qualità dell aria e per sviluppare un processo di pianificazione della qualità dell'aria, con riferimento ai trend che sono stati richiamati dall Assessore ma che, secondo me, sono da ribadire. Proviamo a riflettere sugli ultimi 10, 20 anni della nostra esperienza personale: possiamo cogliere, senza essere degli scienziati dell urbanistica e della pianificazione, dei trend importanti. Tutte le emissioni puntuali sono maggiormente controllate. Mi riferisco alle emissioni delle attività industriali e anche alle emissioni delle attività da impianti di servizi, come ad esempio tutti gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Negli ultimi 10, 20 anni c è stata un enorme attenzione, sia normativa a livello europeo, sia a livello nazionale, ma anche con gli strumenti del controllo, su tutte le emissioni puntuali, vale a dire tutta l attività industriale, e tutta l attività dei servizi è sicuramente migliorata dal punto di vista dell impatto ambientale. Negli ultimi anni abbiamo avuto un primato della nostra regione sull iscrizione delle nostre aziende al registro EMAS, cioè al registro dei sistemi di gestione ambientale di tipo manageriale, di tipo europeo, secondo le direttive sui sistemi di gestione ambientale. Voglio dire, quindi, che noi dobbiamo capire qual è il punto più critico dello sviluppo. Oggi non sono le industrie, non sono gli inceneritori, non sono le discariche, Ma un altra emergenza, dai dati terrificanti: l'aumento del traffico veicolare. Subito, dunque, ci rendiamo conto della difficoltà che ha un piano di risanamento della qualità dell aria e precisiamo subito che il tema non è il controllo della qualità dell aria. Gli investimenti che abbiamo fatto sul controllo della qualità dell aria sono enormi, le conoscenze che abbiamo sono enormi e non è prioritario fornire ai cittadini (ma facciamolo pure) ulteriori conoscenze sullo smog, sulle polveri, sulla qualità dell aria. I cittadini sono già ben consapevoli che la qualità dell aria non è soddisfacente. Possiamo migliorare tutto quello che volete da questo punto di vista, però l importante è rendersi conto che l'attenzione fondamentale va posta sul tema traffico. Non è più un problema di sviluppo industriale, non è più il problema degli impianti che controllano lo smaltimento dei rifiuti. Sui rifiuti, il problema è essenzialmente sul traffico degli stessi, ma non è sicuramente sugli impianti di smaltimento, che oggi sono gestiti in termini di sostenibilità ambientale come pochi altri punti inquinanti della nostra vita. Il problema nasce quando si affronta il traffico su strada con una visione che passa dalla mobilità sostenibile, alla logistica, e poi arriva fatalmente alle infrastrutture e dalle infrastrutture al fatto di sviluppare ulteriori progetti stradali e autostradali, piuttosto che trovare una capacità di risposta sostenibile nel tempo, individuando altre soluzioni rispetto a quelle più tradizionali. Questo è il punto più difficile: è vero che noi facciamo il

11 piano di risanamento della qualità dell aria a livello provinciale, è vero che facciamo il piano interregionale per la conoscenza della qualità dell aria stiamo anche lavorando su dimensione interregionale per conoscere meglio la qualità dell aria e le sue dinamiche, compresa la relazione fra inquinamento e meteorologia su area vasta. Ma a me sembra che il punto più difficile da affrontare sia quello di una diversa concezione dello sviluppo a livello regionale. È qui che credo ci sia la difficoltà maggiore. Mi permetto, considerando anche che sono in fase di conclusione del mio mandato, di fare anche alcune domande all Assessore Zanichelli. Abbiamo bisogno o no di un piano di sviluppo regionale che stabilisca dei punti di eccellenza, in modo tale da eliminare la diffusione degli insediamenti e dei punti di servizio, così come sta avvenendo in questa nostra regione? Abbiamo misurato quello che succede con l'aeroporto di Forlì, però abbiamo sentito anche che ci sono 7, 8 voli al giorno. Sono sostenibili un aeroporto a Rimini, uno a Forlì con 7, 8 voli al giorno di media e un aeroporto a Bologna? Non lo so. L altro giorno ero con un professore universitario che mi raccontava della miriade di corsi di laurea che si sono distribuiti sul territorio regionale. Sono sostenibili un corso di laurea in tecnologie dei rifiuti dell ambiente a Rimini con 19 domande all anno e un corso di laurea in scienze ambientali a Ravenna dove si iscrivono, rispetto ai 200, 250 di alcuni anni fa, 20 ragazzi all anno? È sostenibile una diffusione senza selezione di insediamenti, di strutture di infrastrutture e di servizi? Io credo che la difficoltà sia proprio a livello regionale, e mi permetto di dirlo e di chiedere all Assessore Regionale se c è, in questa legislatura, la possibilità di attivare un piano di sviluppo regionale che vada a gerarchizzare e a regolamentare, nell'interesse di tutti. Chiedo cioè una forma di sviluppo, un modello di sviluppo che selezioni, che dia delle indicazioni; altrimenti non riusciremo con la sola regolazione dell esistente ad affrontare i temi dell'inquinamento, i temi del consumo del territorio ed i temi che sono all'ordine del giorno del risanamento. Come Arpa, possiamo fare il possibile per conoscere, ma fra l azione del conoscere che la Regione ha sostenuto come nessun altra (nel senso che la Regione Emilia-Romagna ha lavorato, ha finanziato e ha sostenuto l Agenzia regionale come nessun altra regione in Italia) e la possibilità di intervenire è necessaria una rete di interventi comunali e provinciali. Non è sufficiente cioè fare un piano di risanamento provinciale se non c è contemporaneamente un piano di sviluppo regionale che vada ad individuare delle priorità, delle eccellenze, dei poli. Altrimenti, la diffusione che si sta verificando negli insediamenti, nei servizi e nelle stesse infrastrutture rende insostenibile il modello. Su questo punto possiamo fare ben poco come Agenzia, nel senso che possiamo conoscere, possiamo misurare, monitorare, osservare, fare previsioni, ma tutto questo è già ben noto, è già più che sufficiente per prendere delle decisioni che, a mio avviso, devono essere forti, altrimenti lavorare solo per conoscere non è sufficiente.

12 MODERATORE: Allora, quello che mi sembra stia emergendo è la richiesta, da più parti, anche di politiche integrate. Prima Zanichelli ne parlava a livello regionale. Adesso si parla proprio di politiche integrate all interno della Regione e le Province, con i loro piani di risanamento della qualità dell'aria, avranno un ruolo determinante. Quello che voglio chiedere adesso agli Assessori Provinciali è che ruolo hanno le province e che ruolo pensano di avere con questi piani. Riguzzi. RIGUZZI: Il tema del piano di risanamento, come abbiamo visto anche questa mattina, è un tema molto forte rispetto alle altre pianificazioni ambientali che sono trainate dallo sviluppo urbanistico e dalla parte insediativa; il piano della qualità dell aria determina le condizioni limite dello sviluppo, rappresenta il limite alla crescita che può avere un territorio. L'aria non può essere sostituita o smaltita da un'altra parte, importata o trasportata. Le azioni per rendere sostenibile lo sviluppo, per quanto riguarda i parametri dell Unione Europea, costituiscono un tema che si concretizza proprio sul nostro territorio, cioè noi dobbiamo avere la capacità di agire con un impronta ecologica che rispetti la capacità di carico della provincia. Questo è il tema politico forte su questo aspetto. Un tema di queste dimensioni si inserisce in un contesto socio-economico a noi noto. La qualità dell aria, per lo meno nella provincia di Forlì-Cesena, non è imputabile ad una causa, magari in altre realtà dove erano presenti i petrolchimici potevano esserci singole emissioni che rappresentavano la parte preponderante dell impatto. Nella nostra provincia, in particolar modo per quel che riguarda le polveri fini, c è una diffusività delle emissioni che è difficilmente riconducibile ad una causa, se non a quella del nostro sviluppo economico, del nostro modello di crescita economica continua che è sempre stato affrontato in una logica senza limiti; stiamo vedendo che sulla qualità dell aria è proprio l atmosfera a dirci che siamo in difficoltà. Come a livello mondiale c è il problema dell effetto serra, a livello territoriale più piccolo abbiamo l aspetto di questi inquinanti. Quali sono le difficoltà che noi stiamo incontrando? Come ha detto giustamente il direttore di Arpa, le difficoltà non stanno nella ricerca delle soluzioni tecnologiche o nel monitoraggio. Sono tutti aspetti che possono essere affinati e migliorati senza alcun dubbio, ma i problemi sono proprio in ordine alla capacità di prendere le decisioni politiche, di riuscire ad individuare delle relazioni. Innanzitutto, le azioni per il risanamento che si dovranno sviluppare su tutti i fronti, per lo meno nella nostra provincia, quindi sul traffico, sulle emissioni industriali, sui problemi dell agricoltura, sull efficienza dei sistemi di riscaldamento. La cosa fondamentale è costruire un percorso condiviso in cui dai soggetti istituzionali, in primis i comuni, ai soggetti non istituzionali (categorie

13 economiche, comitati di cittadini, associazioni ambientaliste e associazioni di vario genere) si dovrà riuscire a costruire un percorso che sappia percepire i problemi che abbiamo a causa della qualità dell aria e sappia individuare i percorsi e le risposte. Nel percorso del nostro piano, la cosa di cui abbiamo paura è che questo non sia sufficientemente partecipato, che non ci sia un sufficiente coinvolgimento degli attori, perché quello è proprio il primo passaggio che dobbiamo compiere per riuscire a fare queste azioni. Esse vanno ad incidere sui comportamenti quotidiani, per cui devono richiedere una forte comunicazione ed un forte trascinamento di tutti gli attori, altrimenti il controllo, vista la diffusività delle emissioni, rischia di essere rapidamente vanificato. È necessaria anche un azione di questo tipo, ma soprattutto è necessario avere la capacità di tenere la partita. In particolar modo, quando entriamo nella logica di un piano di risanamento della qualità dell aria, esso deve intervenire sulle azioni più fattibili a livello tecnico. È vero, come è stato detto, che le emissioni puntuali, negli ultimi 20 anni, sono state quelle più controllate e quelle su cui è stato investito maggiormente in termini di tecnologie e in sistemi di abbattimento. Però dobbiamo cominciare a costruire piani urbani del traffico ambiziosi che diano forti sistemi di riduzione della mobilità privata, a favore di quella pubblica, e intervenire sulla pianificazione urbanistica. Quest ultima rappresenta l altro aspetto che incide fortemente sulla qualità dell aria perché l evoluzione tecnologica, che stanno avendo i sistemi di riscaldamento, le tecnologie industriali, i sistemi di trasporto, viene vanificata proprio dalla diffusività insediativi. Dispongo di caldaie più efficienti, ma aumento il numero delle caldaie, ho auto che consumano ed emettono di meno, ma ho più spostamenti dovuti al fatto che aumentano le aree insediative. È importante riuscire a coordinare questi strumenti e la modellistica di simulazione della qualità dell aria deve diventare un sistema di lavoro anche per i comuni, come noi stiamo cercando di fare nel piano di risanamento. Anche le previsioni insediative devono avere questa prospettiva di analisi preventiva che è in grado di dare delle regole; le previsioni non devono proibire, ma dare le regole e definire quali sono i criteri della sostenibilità da applicare caso per caso, definendo le ovvie priorità. L alto tema molto forte su cui confrontarsi è il tema del fondo del bacino padano. Per discuterne ho voluto invitare anche i miei colleghi provinciali all ambiente e l Assessore Regionale che ha già mostrato quanto la regione sia in prima linea per affrontare questo importantissimo tema. La paura che abbiamo sul livello territoriale è che il nostro impegno, la nostra disponibilità a fare dei sacrifici venga vanificata se non c è un contesto territoriale ampio che compia azioni omogenee. Le azioni devono essere omogenee anche perché il fondo, a volte, rischia anche di prevalere rispetto al singolo intervento, che sia un azione sul riscaldamento, sul blocco del traffico o di limiti di emissione degli impianti industriali. Questo aspetto è ancora più rilevante, alla luce del fatto che noi siamo attraversati da infrastrutture autostradali che non governiamo. Su questo aspetto è

14 fondamentale l apporto e l aiuto che deve dare la Regione in termini di intercessione, di comunicazione con i livelli governativi, con la società autostrade, Trenitalia o l ANAS. Le regioni cominciano a confrontarsi in maniera molto forte con gli attori locali per vedere quali sono i percorsi per mitigare gli impatti delle infrastrutture altrimenti, come dicevo prima, si fanno fatiche grossissime per ottenere risultati scarsamente significativi. Un altro aspetto presentato stamattina col nostro piano e che riteniamo sia qualificante è non solo l approccio tecnico o modellistico-ambientale o l elenco delle azioni da compiere: bisogna capire, in base alle scelte che si fanno, quali sono i costi occulti che ha questo inquinamento rispetto alla nostra società. Vogliamo affiancare il percorso di pianificazione della qualità dell aria con un percorso analogo, sulle valutazioni di incidenza sanitaria. Come percorso è molto rischioso perché ci ha portato ad essere fraintesi ed è difficile da fare, soprattutto se lo vogliamo abbinare alla modellistica ambientale. Abbiamo l ambizione e la speranza di riuscire ad arrivare ad una definizione di questo tipo: sappiamo che l inquinamento presente sul nostro territorio determina una serie di impatti sanitari che hanno un costo anzitutto sociale, ma che è anche un costo economico. Noi vorremmo, in un percorso che probabilmente si includerà nel piano, ma che vogliamo già avviare, riuscire a dire: se riduciamo di tot microgrammi le PM 10 o gli NO X abbiamo una riduzione di questa incidenza su quello che riguarda anche la spesa sanitaria. Così è più semplice motivare anche la richiesta di finanziamenti perché un conto è dire faccio un azione perché sono bravo, ti chiedo per favore di essere finanziato perché faccio un azione bella che coinvolge le scuole e la cittadinanza, un altro è dire con questa azione attraverso la modellistica siamo in grado di prevedere, con un ragionevole dubbio, una serie di risultati che comportano una minore spesa sanitaria nella prospettiva di 5, 10 anni (perché non è un meccanismo immediato) e su questo chiediamo che ci sia un riscontro, chiediamo che una parte di questo risparmio venga utilizzato per l investimento. Il caso classico è sul trasporto pubblico, per fare un esempio, o sugli accordi di programma con il sistema produttivo, per incentivare l introduzione delle migliori tecnologie disponibili. Tali azioni richiedono chiaramente una spinta da parte del pubblico ma al tempo stesso bisogna riuscire anche a quantificarle, a programmarle per giustificare queste richieste, in modo tale da darsi anche delle priorità, cioè non finanziamenti a casaccio o a pioggia, ma finanziamenti che vanno effettivamente verso l'obiettivo del risanamento della qualità dell'aria. Non solo obiettivi genericamente territoriali o settoriali o di supporto al reddito, ma obiettivi che lavorando sull efficienza rafforzano il sistema territoriale e, al tempo stesso, ci consentono il raggiungimento di questi obiettivi. Forse sono obiettivi troppo ambiziosi ed è per questo che abbiamo coinvolto anche gli altri attori della Regione, ritenendo che o c'è l'aiuto di tutti oppure sarà un percorso molto

15 difficile. La Provincia di Forlì-Cesena vuole stare all'interno di una squadra di area vasta. Con un coordinamento forte della Regione. La definizione di un modello di costi sanitari abbinati ai dati ambientali è un obiettivo ambizioso perché penso sia abbastanza innovativo come tipo di approccio, ma è importante cercare di arrivare ad una quantificazione di questi aspetti per giustificare i sistemi di finanziamento. Comunque, la parte fondamentale è cercare di coordinare e coordinarsi in maniera molto forte perché è l'unico strumento per migliorare la qualità della nostra aria. MODERATORE: Diamo il benvenuto intanto a Cesarino Romani, Assessore all ambiente della Provincia di Rimini, che ci ha raggiunto. Ne approfitto, per coinvolgerlo nel dibattito, chiedendogli qual è la situazione nella provincia di Rimini e il suo giudizio su quanto è stato detto fino ad ora. ROMANI: Grazie alla Provincia di Forlì che ci ha invitato. Spero di essere all altezza di chi mi ha preceduto perché le relazioni sono state molto interessanti e spero di potere dare il mio contributo. Quali sono le cose che vorrei porre all attenzione di questo dibattito? Intanto mi sento di fare un passo dentro allo stato d animo di un cittadino che, di fronte ad un tema come quello dell'aria, mi misura nel mio lavoro di assessore per cercare di arrivare a dei risultati diversi rispetto al tema. Bisogna dire che parliamo di un elemento, l aria, difficile da valutare in termini di inquinamento. Mentre riusciamo a percepire qual è il problema dell acqua, andiamo a fare il bagno e vediamo che l acqua non va bene, assaggiamo dell acqua e sentiamo il sapore che non ci aggrada, sull aria facciamo fatica. INTERVENTO: Se sei nei portici di Strada Maggiore è come andare nell acqua ROMANI: Certo. Se io facessi un sondaggio con i bambini che viaggiano in carrozzina o in bicicletta, probabilmente avrei una percezione diversa, però mediamente credo che il ceto medio non abbia questa percezione. Magari posso sbagliarmi; non voglio essere certo o avere delle certezze. Forse tu ne hai di più, ma io credo che il problema sia questo: riuscire a far comprendere alla gente quanto il problema è serio invece. Non mi addentro sul tema perché sappiamo quanto il fondo della Pianura Padana ed i controlli che effettuiamo ci confermano. Vorrei invece, partendo sempre dal cittadino, farmi delle domande e darmi delle risposte perché il cittadino mi dice: ma cosa c entra il tuo

16 lavoro sulla qualità dell aria quando apri tre supermercati che ingolfano di traffico, tolgono le economie eccetera, quando poi alla fine non si viaggia più con la macchina, quando c è in previsione di raddoppiare le industrie nelle zone industriali e addirittura nelle zone residenziali? Cosa c entra questo col piano di risanamento? E allora, a quel punto, mi viene voglia di alzarmi, di andare via e di fare i bagagli perché quando faccio i controlli e vedo il nostro stato dell'ambiente mi rendo conto che, negli ultimi 4 anni, i dati sono peggiorati. Come Assessore all'ambiente mi chiedo cosa io stia facendo. È vero che se mettiamo in atto una serie di provvedimenti e di procedure e le azioni vanno in controtendenza il dato è grave. Credo che si debba lavorare ancora molto sull educazione. Riprendo uno dei concetti fondamentali che condivido molto nell'intervento dell Assessore Regionale: l'aspetto educativo è importante perché sono convinto che ancora la percezione non sia quella generale e abbiamo bisogno di far capire esattamente quali sono i problemi legati a questo aspetto, far capire in generale le problematiche legate all aria perché se cresce l aspetto culturale, forse riusciamo a mettere in atto azioni concrete. Cosa si può fare rispetto al tema? Le analisi probabilmente stamattina le avete già fatte. Sappiamo che rispetto alla qualità dell aria i temi principali sono fondamentalmente legati al traffico e che l aspetto medio di percezione del traffico è legato al non potersi muovere più, non tanto al fatto che ti toglie la salute dal punto di vista dell inquinamento. Non c è ancora una percezione del traffico come problema legato all inquinamento, ma come il problema del non muoversi. È chiaro che quando vado ad intercettare un problema legato alla mobilità, e non quello della salute, si creano nuovi problemi perché quando vado a incidere sul cambiamento delle abitudini, togliendo libertà, togliendo l auto, mettendo le targhe alterne si crea un contraddittorio forte. Per questo motivo occorre rafforzare l aspetto educativo, formativo e conoscitivo, altrimenti diventiamo la controparte piuttosto che quelli che agiscono per migliorare, per andare nella direzione del cittadino. A mio avviso, sulla sostenibilità dobbiamo lavorare in questo senso. I temi principali che mi aspetto dal piano che sto elaborando come Provincia sono la riduzione del traffico e la conseguente riduzione dell inquinamento. Ripeto le cose già dette, ma da questo è difficile uscire perché è il punto principale, ne parlavo stamattina con l Assessore al traffico della mia provincia. Come prima azione, dobbiamo avere il coraggio di intervenire in maniera drastica sul servizio pubblico perché tutte le trasformazioni, passando ai mezzi ecologici che sono comunque uno degli obiettivi importanti, hanno dei tempi biblici prima che portino a dei risultati forti. Ci dovrebbe essere la capacità, e non è facile perché un cambiamento è difficile da comprendere e da reggere, di passare ad un azione drastica sui mezzi pubblici, favorendo, per esempio, l utilizzo del mezzo pubblico attraverso la creazione di corsie preferenziali. In ogni modo, togliere traffico per

17 permettere al mezzo pubblico di essere competitivo diventa la parola d ordine e l effetto immediato, per cui se io prendo l autobus e ci metto meno che con la macchina comincio a prenderlo. Se invece faccio le code e arrivo più tardi che con la macchina non lo faccio. Oggi, parlando in Consiglio col mio collega, dicevo che dobbiamo fare questo sforzo, cercare di capire con i Comuni come riuscire a fare in modo che il mezzo pubblico possa arrivare in tempi concorrenziali. Poi possiamo discutere delle tariffe gratuite, non gratuite, incentivi, però se non investiamo in aumento delle corse, in facilitazione dell uso e precedenza è chiaro che il risultato, secondo me, non lo otteniamo. Non lo otteniamo neanche nel cambiamento: sono d'accordo con l'incentivo perché è un'azione che abbiamo messo in campo, per trasformare i mezzi privati, ma così torniamo al discorso dell ingorgo, al fatto che i mezzi li abbiamo comunque sulla strada e che non ci si muove più. Forse avremo l aria un po più pulita, ma avremo ancora il non spostamento, la non mobilità. Per questo, credo che, fondamentalmente, l'azione di un piano di risanamento dell'aria passi attraverso la riflessione sullo sviluppo territoriale, su quanto possiamo ancora estenderci, su quanta è la capacità di carico del territorio. Possiamo ancora parlare di risanamento ambientale quando cresciamo? Quando ancora la crescita urbanistica e industriale è in quella direzione e quindi dobbiamo percorrere altre strade? Oppure dobbiamo riflettere sul resto? Quanto riusciamo a ridurre, a limitare, a disincentivare il mezzo privato utilizzando quello pubblico? E su questo tema che dobbiamo misurarci, è il nostro compito e ci siamo attivati per interrogarci su questi aspetti. Credo che la battaglia posta dalla Provincia nel nuovo PTCP, dicendo crescita zero sullo sviluppo, abbia sollevato grandi problemi, in termini generali, ai Sindaci e alle associazioni di categoria. Sul piano teorico sono tutti d accordo perché nessuno vorrebbe che di fianco a casa propria fosse costruita un altra casa e poi quando serve a loro invece la vogliono tutti. In sostanza, il tema è condiviso in linea teorica, ma in termini pratici è difficile fermare lo sviluppo. È una battaglia forte su cui credo che la provincia di Rimini si dovrà misurare non fermandosi a dei proclami del tipo crescita zero quindi arresto dello sviluppo. Dovrà aumentare le corsie preferenziali incentivando così il mezzo pubblico attraverso la diminuzione dei tempi di spostamento, disincentivare certi mezzi privati e favorire i mezzi come la bicicletta (credo che la provincia di Ferrara sia all avanguardia su questo). Ecco gli esempi concreti che vorrei imitare, perché sono mezzi alternativi alla macchina che ci congestiona sempre di più. In ultimo, ci sono tutte le azioni che stiamo mettendo in pratica e che sono importanti da affrontare. Bisogna farlo di fronte a un cittadino che ancora non vuole il cambiamento, per cui lavoriamo sulla fascia che ci vota di più, che ci fa andare a casa di meno; perché se metto molte trappole i cittadini mi mandano a casa e non faccio più l'assessore. Lavoriamo quindi sulla parte più facile. Lavoriamo sulla trasformazione del mezzo, l'utilizzo del car pooling, del car sharing, però usiamo la macchina

18 e andiamo sempre a congestionare. Come Provincia, ci siamo attivati per fare una serie di azioni sicuramente interessanti. Quest anno ci siamo concentrati sui mezzi a due ruote, come la Regione ci ha chiesto, realizzando uno studio attento sull uso dei motorini e degli scooter. Stiamo sviluppando la miscela con l idrogeno, per andare avanti nel tema del carburante ecologico. Non abbandoniamo però l uso del mezzo privato: ad esempio, andiamo a migliorare lo scooter, che è il mezzo più inquinante e porta solo una persona, perché sappiamo che è un mezzo molto usato soprattutto in città come Rimini o anche Forlì, dove permette di vivere e affrontare meglio il traffico della città grande. Ricordiamoci che stiamo parlando di una battaglia di civiltà importante, perché riguarda la nostra salute. MODERATORE: Alla luce di questo intervento, risulta che c è una sorta di sottovalutazione del fenomeno inquinamento nell opinione pubblica. La gente è più preoccupata della mobilità che dell aspetto salute. Voglio chiedere se questo è vero al rappresentante della Provincia di Ferrara, Golinelli, poiché in questa Provincia l aspetto meteorologico ha la sua importanza e i cittadini si sono spesso trovati di fronte a misure limitative del traffico per il problema dell inquinamento. GOLINELLI: Mi scuso innanzitutto perché tra un po dovrò andare. Mi hanno chiesto di partecipare ad un iniziativa nel comune di Mesola, al confine con il Veneto, molto vicino a Porto Tolle, dove c è una delle più grandi centrali termoelettriche d Italia che produce megawatt. Si discute al momento della sua riconversione a carbone. Per darvi un riferimento quantitativo, che non è di scarsa rilevanza anche per ciò che stiamo dicendo adesso, vi dico che, se venisse riconvertita a carbone, quella centrale da sola emetterebbe tanti ossidi di azoto come tutte le attività produttive del comune di Ferrara, il quale già emette dieci volte il quantitativo di tutta la provincia di Forlì- Cesena. Le emissioni industriali di NOX in provincia di Forlì-Cesena sono 450 tonnellate all anno, il comune di Ferrara ne ha autorizzate e anche a Porto Tolle ne sarebbero autorizzate Quindi, la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle vale dieci volte il piano di risanamento della qualità dell aria della provincia di Forlì-Cesena se questo decidesse di chiudere tutte le attività produttive compresi gli inceneritori in funzione. Dico questo non tanto per giustificare la mia assenza alla seconda parte del dibattito, ma per dire che la necessità di ragionare su area vasta è un fatto di fondamentale importanza.

19 Oggi sono qui perché mi interessava partecipare all illustrazione degli elementi di conoscenza sui quali state ragionando per costruire il vostro piano provinciale e devo dire che, come sempre in questi casi, ho imparato moltissime cose. La prima cosa, che veniva richiamata anche da Minarelli, è che abbiamo fatto molti passi avanti. La nostra conoscenza del fenomeno aria è completamente diversa rispetto a quella di cinque o sei anni fa, anche rispetto a quando abbiamo iniziato a fare gli accordi di programma a livello regionale. Sappiamo molte più cose e più approfondite. Stiamo tutti indagando più o meno le stesse cose, in particolare l attenzione al rapporto ambiente-salute è al centro delle nostre attenzioni perché quando parliamo di qualità dell aria, ne parliamo in quanto ha un effetto sulla nostra salute. Abbiamo molti più strumenti a disposizione, ne avremo sempre di più in futuro, perché siamo di fronte ad un evoluzione continua di questi strumenti che sveleranno anche emergenze di cui adesso abbiamo una percezione abbastanza sfumata. Quando incominceremo a lavorare sulle PM 2.5 forse lo scenario si modificherà in maniera non trascurabile. Il problema ora è che solo da un mese abbiamo a disposizione delle regole per misurare le PM 2.5 a livello europeo. Ragionare su questi elementi è possibile solo avendo a disposizione gli strumenti tecnici. Ci ritroveremo ad essere come Achille con la tartaruga: avremo davanti a noi un obiettivo, un concorrente che non riusciremo mai a raggiungere, perché man mano che faremo della strada, anche lui farà un piccolo passo. Un altra cosa che ho notato ascoltando e leggendo il vostro materiale è che sarebbe fondamentale fare più spesso comparazioni, impostare la pianificazione in maniera più comparata. Non soltanto per gli amministratori o la regione che ci ha delegato questo compito e che attraverso il meccanismo della legge 20 dovrà garantire il coordinamento necessario affinché i piani abbiano un omogeneità tale da garantire il risultato complessivo ed evitare fenomeni di dumping ambientale, ma anche per i cittadini la percezione delle differenze che ci sono può essere molto utile. Immaginiamo evoluzioni della nostra situazione o effetti di trasformazione della nostra situazione, ad esempio una nuova area industriale, un nuovo impianto industriale, una nuova bretella autostradale, una bretella in meno, un impianto in meno e abbiamo di fronte una simulazione vivente nel confronto tra le diverse realtà. Prendiamo Ferrara e Forlì-Cesena: sono due realtà completamente diverse. Dal punto di vista dell impatto ambientale, la parte industriale non ha praticamente rilevanza nella provincia di Forlì- Cesena. Parlo degli NOX perché sono i produttori di quell inquinante che è il precursore delle polveri fini che sono venti volte meno rispetto a Ferrara. Nel comune di Ferrara, il quantitativo di polveri è dieci volte tanto quello che voi avete nella provincia. Non penso che il traffico sia sostanzialmente diverso: noi abbiamo un autostrada, non è la A 14 ma la A 13, che ha solo una corsia di meno, la città è centro attrattivo di tutta la provincia e quindi c è un flusso notevole di auto in entrata eppure le centraline danno gli stessi valori (siamo intorno ai 40 di media, con 80, 60, 90 a

20 seconda degli anni, e superamenti di 50 microgrammi di media giornaliera). Questo significa che se togliessimo da Ferrara il petrolchimico non succederebbe assolutamente nulla: Forlì è la simulazione di Ferrara senza il petrolchimico. Abbiamo visto che quello che ci aspettiamo di trovare per effetto dei camini, di tutto il petrolchimico e di un area di piccola e media industria, che è circa la metà del petrolchimico in termini di superficie (complessivamente superiamo i 350 ettari, un area industriale considerevole quindi) è il 10% di quello che troviamo effettivamente. Lei dice no, ma questi sono i dati. Questo significa che dobbiamo ragionare in termini di responsabilità individuale e condivisa, cioè tutti noi siamo responsabili della qualità dell'aria nella Pianura Padana. Ma il contributo che noi diamo alla qualità dell aria a casa nostra è minoritario, cioè quando andiamo compiere azioni, queste servono a migliorare la qualità dell aria in casa nostra forse in parte minore di quanto non contribuiscono a migliorare la qualità dell aria a casa di tutti gli altri abitanti della Pianura Padana. Questa mi sembra la conclusione del discorso. Tornando alla mia richiesta di scuse iniziale, se verrà convertita a carbone la centrale di Porto Tolle, tanto vale che noi non facciamo nemmeno il piano di risanamento della qualità dell aria. Chiaramente non dobbiamo arrivare a questa conclusione. Abbiamo la responsabilità di fare il nostro piano di risanamento e pensiamo di assumere l obiettivo che si sta definendo a livello di Unione Europea di riduzione, nei prossimi 10 anni, di almeno il 40% delle emissioni di ossidi di azoto da parte delle attività industriali. È un obiettivo che l Unione Europea sta maturando, anzi ha già maturato in una recente direttiva. Ci possiamo impegnare a raggiungerlo, ma se non si impegnano a farlo anche i nostri amici del Veneto, della Lombardia e del Piemonte è difficile che si possa raggiungere l obiettivo rispetto all aria che respiriamo, così come definito dall Unione Europea. Per questo ritengo sia fondamentale una grande operazione di coinvolgimento della nostra comunità che stiamo mettendo in atto. In ogni provincia dell Emilia-Romagna si sta discutendo della qualità dell aria: poi ognuno ha deciso come procedere. C è chi, come avete deciso voi della provincia di Forlì-Cesena e anche quella di Bologna, ha scelto di collocare la partecipazione durante la conferenza di pianificazione, con una proposta di piano per poi avviare la fase di partecipazione; e c è chi, come noi, ha scelto di anticipare la fase di coinvolgimento dei cittadini all elaborazione della proposta di piano. Sono infatti già sei mesi che stiamo riunendo i cittadini della provincia, e in particolare del comune, in assemblee pubbliche e incontri specifici per elaborare insieme a loro la proposta di piano. Verificheremo poi quale strada è più utile dal punto di vista del coinvolgimento effettivo. Stiamo tutti sperimentando queste strade. Penso che il fatto che tutti siamo impegnati a coinvolgere le nostre realtà locali su questo tema sia estremamente importante, soprattutto se si riesce a far passare il concetto che siamo di fronte ad un cambiamento di prospettiva e che, per la

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