Laboratorio 2. Una comunità che accoglie I incontro 28 febbraio 2012

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1 Laboratorio 2 Una comunità che accoglie I incontro 28 febbraio 2012 Facilitatore: Francesca Isola Tab 1. Riproposizione grafica delle parole ricorrenti registrate durante l incontro (words cloud) Sintesi dei lavori I partecipanti sono stati invitati a lavorare in piccolo gruppo con il mandato di elaborare alcune strategie di intervento e condividerle, successivamente, in plenaria. Come risulta dai lavori prodotti, i gruppi hanno lavorato in maniera diversa: 3 gruppi si sono concentrati su macro temi e un gruppo ha elaborato già in questo incontro proposte più operative. Vediamo di seguito gli esiti dei lavori di gruppo. 1

2 Gruppo 1 Azioni innovative di scambi intergenerazionali Assistenti famigliari anche per brevi periodi ma garantite dagli enti pubblici Incentivare forme di solidarietà all interno dei condomini, propedeutiche a badanti, educatori, volontari, facilitatori di relazioni Servizi rivolti alla domiciliarità che prevedano attività di prevenzione primaria, di volontariato, per integrazione degli interventi Tab. 2. Cartelloni prodotti dal gruppo 1 Assistenza domiciliare: si è tratteggiato un modello di domiciliarità ideale, che deve prevedere forme di prevenzione ed integrazione col volontariato per l assistenza leggera, che si affianchi al pubblico per attività complementari (preparazione pasti, socializzazione, trasporto). Le Badanti non vanno lasciate al libero mercato (né tantomeno al mercato nero) ma pensare un sistema di badanti garantite dall ente pubblico. Far fronte all isolamento: sviluppo di e-care come presidio del territorio per coloro che sono in carico ai Servizi; antenne vigili e integrate sul territorio (luoghi quali farmacie, uffici postali ) pronte a cogliere il disagio e pronte a ricondurre questi segnali a chi è in grado di risolvere i problemi. Nel sistema di domiciliarità ci dovrebbero essere anche i condomini solidali dove sono incentivate azioni di solidarietà con investimenti in azioni di sensibilizzazione (badanti di condominio, facilitatori delle relazioni di condominio, educatori di condominio per bambini). Il condominio può essere visto come piccola società in cui ci si aiuta a vicenda; la sperimentazione può partire nelle case popolari. Interessante anche l idea di amministratore di condominio con ottica sociale. Scambi intergenerazionali: i ragazzi possono offrire molto agli anziani nei moderni settori della tecnologia. I ragazzi posso aiutare gli anziani fisicamente a fare la spesa ricevendo in cambio l insegnamento su come si fa la spesa, quindi nello scambio il ragazzo acquisisce conoscenze e consapevolezze trasmesse loro dagli anziani grazie all esperienza. Riqualificazione della relazione e della presa in carico di comunità tra strutture e territorio: individuare forme concrete (nuove o vecchie) per la presa in carico di comunità (welfare di comunità) all interno di strutture. Oltre all approccio professionale, sarebbe auspicabile le strutture 2

3 trovassero nuove modalità per aprirsi al territorio e che il territorio si aprisse alle strutture, per sperimentare un tipo di welfare di comunità. Welfare relazionale e di comunità. Sostegno alle famiglie che vivono una fase di difficoltà relazionale (adolescenza, disabilità, anziani) mediante il sostegno diretto con consulente, ma anche tramite gruppi di aiuto, scambi tra famiglie. Gruppo 2 Sensibilizzazione della comunità Scuola: comunità integrante integrata nella comunità Lavorare su empowerment delle persone (tutte) Sostenere le famiglie che sostengono Botteghe per l inclusione sociale Comunità accogliente Tab 3. Cartelloni prodotti dal gruppo 2 Il concetto di comunità andrebbe istituzionalizzato cioè reso riconoscibile; dovrebbe essere visto e vissuto come un dato scontato, come lo sono le leggi, lo Stato, ecc, e come elemento che contribuisce al benessere delle singole persone. Questa presa di coscienza al momento non c è. La scuola è una comunità, fa parte della comunità e dovrebbe sempre più partecipare alla programmazione e non dovrebbe mai dimenticare che ha anche l obiettivo di creare una identità di comunità, ma questo è un lavoro ancora tutto da fare; bisogna capire come rendere più partecipi le scuole alla programmazione. Altro elemento critico è l interazione tra tanti soggetti che già fanno lavoro di comunità ma tra loro non si conoscono o non sono conosciuti da chi programma, quindi occorrerebbe che si realizzasse questa reciproca conoscenza. Fondamentale non abbandonare le famiglie che si occupano di qualcuno sia esso anziano, disabile, ecc E importante sostenere chi sostiene. 3

4 Auspicabile è far dialogare tutti i componenti della comunità, anche ad esempio, con una sorta di Botteghe per l inclusione sociale, in cui non si voglia tanto venire incontro al bisogno della persona disagiata ma si vuole mettere al centro un interesse comune che può unire più soggetti (arte, insegnamento, ecc.) utilizzando spazi pubblici, magari attualmente non utilizzati. Il concetto di Bottega (permanente!) potrebbe risultare utile anche contro la dispersione scolastica e per il trasferimento di saperi tra generazioni (ad esempio l anziano artigiano che insegna il mestiere al ragazzo che non ha più voglia di andare a scuola. Il 2012 è l anno europeo dell invecchiamento attivo). Gruppo 3 LA PERSONA INCONTRO CON LE ISTITUZIONI LA RETE INCONTRO CON I PARI Uscire dal proprio ruolo istituzionale Il confronto con gli altri è motivo di aiuto Stimolare la capacità di ascolto La complessità del presente ostacola l ascolto e il dialogo Spesso la risposta è quella dell esperto Uniformare l informazione e le procedure Informazione capillare e condivisa Favorire la continuità delle azioni L individuo non è solo utente ma anche attore/protagonista e portatore di risorse La chiusura della famiglia di fronte al problema per tutelarsi Tab. 4. Cartellone prodotto dal gruppo 3 4

5 Il gruppo ha affrontato contenuti più generali. Uscire dal proprio ruolo istituzionale mettendo al centro la persona senza etichetta (anziano, disabile, tossicodipendente, ecc). Favorire l incontro tra tutti i soggetti che fanno parte delle istituzioni. Affinché questo incontro possa avvenire occorre capillarità di informazioni su cosa offre il territorio sia verso l esterno (coloro che partecipano) sia per chi è già partecipe. Criticità: complessità del presente, per essere tutti più attenti verso l altro, al di la dei ruoli. E difficile uscire dal proprio ruolo, mettersi nei panni degli altri ma sarebbe auspicabile. L utente non è solo chi ha bisogno di servizi ma anche soggetto e portatore di risorse e ricchezze. Favorire gli incontri tra soggetti per un progetto di vita. Gruppo 4 Lavoro di cura e di comunità integrato pubblico-privato, volontariato, terzo settore (assistenti familiari straniere) Lavorare nell ottica dell accoglienza: ascolto, apertura verso la comunità (problemi/risorse di connessione Volontariato come soggetto attivo che contribuisce in integrazione con gli altri soggetti del territorio alla promozione di legami di prossimità (amministratori di sostegno) Tab. 5. Cartellone prodotto dal gruppo 4 Il gruppo ha lavorato per grandi temi e parole chiave. Accoglienza, ascolto, apertura verso la comunità, lavoro sulle risorse di connessione. Capacità di lettura del bisogno del territorio collegandolo e ricostruendo la rete. Per il lavoro di cura si sottolinea l importanza dell integrazione delle azioni tra i diversi attori della rete, con la famiglia al centro. Nell ottica dell accoglienza occorrerebbe lavorare per un welfare territoriale compartecipato, di comunità, analizzare i problemi e i temi in connessione. Gli operatori sociali sono anch essi cittadini della comunità. 5

6 Migliorare la lettura del bisogno da parte degli operatori e di chi deve programmare, perché spesso si cade nella targettizzazione degli interventi: occorre un salto culturale. Attivare, nella risposta al bisogno, la rete dei servizi integrati col volontariato come soggetto attivo. Sistema bidirezionale, accolgo e sono accolto : far sentire accolto chi ha bisogno ma anche saper ascoltare meglio nell ottica della rete. Punto unico d accesso alla domiciliarità pubblica/privata con agenzie interinali accreditate. Formazione del volontariato sul tema dell amministratore di sostegno e informazione e sensibilizzazione della cittadinanza. Formazione congiunta tra volontariato ed operatori del Servizio sulla ricomposizione del bisogno degli utenti. Sensibilizzazione della cittadinanza sull accoglienza e sull affido (non solo di minori). 6

7 Laboratorio 2 Una comunità che accoglie I incontro 28 febbraio 2012 Facilitatore: Francesca Isola Tab 1. Riproposizione grafica delle parole ricorrenti registrate durante l incontro (words cloud) Sintesi dei lavori I partecipanti sono stati invitati a lavorare in piccolo gruppo con il mandato di elaborare alcune strategie di intervento e condividerle, successivamente, in plenaria. Come risulta dai lavori prodotti, i gruppi hanno lavorato in maniera diversa: 3 gruppi si sono concentrati su macro temi e un gruppo ha elaborato già in questo incontro proposte più operative. Vediamo di seguito gli esiti dei lavori di gruppo. 1

8 Gruppo 1 Azioni innovative di scambi intergenerazionali Assistenti famigliari anche per brevi periodi ma garantite dagli enti pubblici Incentivare forme di solidarietà all interno dei condomini, propedeutiche a badanti, educatori, volontari, facilitatori di relazioni Servizi rivolti alla domiciliarità che prevedano attività di prevenzione primaria, di volontariato, per integrazione degli interventi Tab. 2. Cartelloni prodotti dal gruppo 1 Assistenza domiciliare: si è tratteggiato un modello di domiciliarità ideale, che deve prevedere forme di prevenzione ed integrazione col volontariato per l assistenza leggera, che si affianchi al pubblico per attività complementari (preparazione pasti, socializzazione, trasporto). Le Badanti non vanno lasciate al libero mercato (né tantomeno al mercato nero) ma pensare un sistema di badanti garantite dall ente pubblico. Far fronte all isolamento: sviluppo di e-care come presidio del territorio per coloro che sono in carico ai Servizi; antenne vigili e integrate sul territorio (luoghi quali farmacie, uffici postali ) pronte a cogliere il disagio e pronte a ricondurre questi segnali a chi è in grado di risolvere i problemi. Nel sistema di domiciliarità ci dovrebbero essere anche i condomini solidali dove sono incentivate azioni di solidarietà con investimenti in azioni di sensibilizzazione (badanti di condominio, facilitatori delle relazioni di condominio, educatori di condominio per bambini). Il condominio può essere visto come piccola società in cui ci si aiuta a vicenda; la sperimentazione può partire nelle case popolari. Interessante anche l idea di amministratore di condominio con ottica sociale. Scambi intergenerazionali: i ragazzi possono offrire molto agli anziani nei moderni settori della tecnologia. I ragazzi posso aiutare gli anziani fisicamente a fare la spesa ricevendo in cambio l insegnamento su come si fa la spesa, quindi nello scambio il ragazzo acquisisce conoscenze e consapevolezze trasmesse loro dagli anziani grazie all esperienza. Riqualificazione della relazione e della presa in carico di comunità tra strutture e territorio: individuare forme concrete (nuove o vecchie) per la presa in carico di comunità (welfare di comunità) all interno di strutture. Oltre all approccio professionale, sarebbe auspicabile le strutture 2

9 trovassero nuove modalità per aprirsi al territorio e che il territorio si aprisse alle strutture, per sperimentare un tipo di welfare di comunità. Welfare relazionale e di comunità. Sostegno alle famiglie che vivono una fase di difficoltà relazionale (adolescenza, disabilità, anziani) mediante il sostegno diretto con consulente, ma anche tramite gruppi di aiuto, scambi tra famiglie. Gruppo 2 Sensibilizzazione della comunità Scuola: comunità integrante integrata nella comunità Lavorare su empowerment delle persone (tutte) Sostenere le famiglie che sostengono Botteghe per l inclusione sociale Comunità accogliente Tab 3. Cartelloni prodotti dal gruppo 2 Il concetto di comunità andrebbe istituzionalizzato cioè reso riconoscibile; dovrebbe essere visto e vissuto come un dato scontato, come lo sono le leggi, lo Stato, ecc, e come elemento che contribuisce al benessere delle singole persone. Questa presa di coscienza al momento non c è. La scuola è una comunità, fa parte della comunità e dovrebbe sempre più partecipare alla programmazione e non dovrebbe mai dimenticare che ha anche l obiettivo di creare una identità di comunità, ma questo è un lavoro ancora tutto da fare; bisogna capire come rendere più partecipi le scuole alla programmazione. Altro elemento critico è l interazione tra tanti soggetti che già fanno lavoro di comunità ma tra loro non si conoscono o non sono conosciuti da chi programma, quindi occorrerebbe che si realizzasse questa reciproca conoscenza. Fondamentale non abbandonare le famiglie che si occupano di qualcuno sia esso anziano, disabile, ecc E importante sostenere chi sostiene. 3

10 Auspicabile è far dialogare tutti i componenti della comunità, anche ad esempio, con una sorta di Botteghe per l inclusione sociale, in cui non si voglia tanto venire incontro al bisogno della persona disagiata ma si vuole mettere al centro un interesse comune che può unire più soggetti (arte, insegnamento, ecc.) utilizzando spazi pubblici, magari attualmente non utilizzati. Il concetto di Bottega (permanente!) potrebbe risultare utile anche contro la dispersione scolastica e per il trasferimento di saperi tra generazioni (ad esempio l anziano artigiano che insegna il mestiere al ragazzo che non ha più voglia di andare a scuola. Il 2012 è l anno europeo dell invecchiamento attivo). Gruppo 3 LA PERSONA INCONTRO CON LE ISTITUZIONI LA RETE INCONTRO CON I PARI Uscire dal proprio ruolo istituzionale Il confronto con gli altri è motivo di aiuto Stimolare la capacità di ascolto La complessità del presente ostacola l ascolto e il dialogo Spesso la risposta è quella dell esperto Uniformare l informazione e le procedure Informazione capillare e condivisa Favorire la continuità delle azioni L individuo non è solo utente ma anche attore/protagonista e portatore di risorse La chiusura della famiglia di fronte al problema per tutelarsi Tab. 4. Cartellone prodotto dal gruppo 3 4

11 Il gruppo ha affrontato contenuti più generali. Uscire dal proprio ruolo istituzionale mettendo al centro la persona senza etichetta (anziano, disabile, tossicodipendente, ecc). Favorire l incontro tra tutti i soggetti che fanno parte delle istituzioni. Affinché questo incontro possa avvenire occorre capillarità di informazioni su cosa offre il territorio sia verso l esterno (coloro che partecipano) sia per chi è già partecipe. Criticità: complessità del presente, per essere tutti più attenti verso l altro, al di la dei ruoli. E difficile uscire dal proprio ruolo, mettersi nei panni degli altri ma sarebbe auspicabile. L utente non è solo chi ha bisogno di servizi ma anche soggetto e portatore di risorse e ricchezze. Favorire gli incontri tra soggetti per un progetto di vita. Gruppo 4 Lavoro di cura e di comunità integrato pubblico-privato, volontariato, terzo settore (assistenti familiari straniere) Lavorare nell ottica dell accoglienza: ascolto, apertura verso la comunità (problemi/risorse di connessione Volontariato come soggetto attivo che contribuisce in integrazione con gli altri soggetti del territorio alla promozione di legami di prossimità (amministratori di sostegno) Tab. 5. Cartellone prodotto dal gruppo 4 Il gruppo ha lavorato per grandi temi e parole chiave. Accoglienza, ascolto, apertura verso la comunità, lavoro sulle risorse di connessione. Capacità di lettura del bisogno del territorio collegandolo e ricostruendo la rete. Per il lavoro di cura si sottolinea l importanza dell integrazione delle azioni tra i diversi attori della rete, con la famiglia al centro. Nell ottica dell accoglienza occorrerebbe lavorare per un welfare territoriale compartecipato, di comunità, analizzare i problemi e i temi in connessione. Gli operatori sociali sono anch essi cittadini della comunità. 5

12 Migliorare la lettura del bisogno da parte degli operatori e di chi deve programmare, perché spesso si cade nella targettizzazione degli interventi: occorre un salto culturale. Attivare, nella risposta al bisogno, la rete dei servizi integrati col volontariato come soggetto attivo. Sistema bidirezionale, accolgo e sono accolto : far sentire accolto chi ha bisogno ma anche saper ascoltare meglio nell ottica della rete. Punto unico d accesso alla domiciliarità pubblica/privata con agenzie interinali accreditate. Formazione del volontariato sul tema dell amministratore di sostegno e informazione e sensibilizzazione della cittadinanza. Formazione congiunta tra volontariato ed operatori del Servizio sulla ricomposizione del bisogno degli utenti. Sensibilizzazione della cittadinanza sull accoglienza e sull affido (non solo di minori). 6

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