Atlante della Pietra Trentina

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1 Atlante della Pietra Trentina Antichi e Nuovi Percorsi Guida Pratica all Utilizzo Camera di Commercio I.A.A. di Trento in collaborazione con Provincia Autonoma di Trento

2 Promotori Camera di Commercio I.A.A. di Trento Provincia Autonoma di Trento Trentino Spa - Società di Marketing Territoriale Associazione Artigiano e Piccole Imprese della Provincia di Trento Associazione Industriali della Provincia di Trento Federazione Trentina delle Cooperative Consorzio Estrattivo Trentino E.S.Po. - Ente Sviluppo Porfido Coordinamento Camera di Commercio I.A.A. di Trento Supporto in materia geologica e mineraria Servizi Geologico, Minerario della Provincia Autonoma di Trento A cura di Enrico Cattani cordinamento progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina , Accademia d Impresa - Azienda speciale della Camera di Commercio I.A.A. di Trento Fabio Fedrizzi perito industriale, Laboratorio Geotecnico - Servizio Geologico Provincia Autonoma di Trento Carlo Filz architetto, Servizio Minerario Provincia Autonoma di Trento Giorgio Zampedri geologo, Servizio Geologico Provincia Autonoma di Trento Testi Giulio Agnoli perito minerario, Servizio Minerario Provincia Autonoma di Trento Paolo Baldessari architetto, libero professionista, consulente progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina Mario Bertolini perito minerario, libero professionista Enrico Cattani cordinamento progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina , Accademia d Impresa - Azienda speciale della Camera di Commercio I.A.A. di Trento Aldo Colonetti filosofo, direttore scientifico IED - Istituto Europeo Design, direttore Ottagono, consulente progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina Francesca Crivellari geologa, libera professionista Cinzia D Agostino architetto, Soprintendenza per i Beni Architettonici Provincia Autonoma di Trento Fabio Fedrizzi perito industriale, Laboratorio Geotecnico - Servizio Geologico Provincia Autonoma di Trento Fiorino Filippi architetto, libero professionista Carlo Filz architetto, Servizio Minerario Provincia Autonoma di Trento Massimo Martignoni storico, libero professionista Paolo Milani consulente in analisi di mercato, sondaggi e statistiche Dario Milone perito minerario, libero professionista Giorgio Zampedri geologo, Servizio Geologico Provincia Autonoma di Trento Collaborazioni Istituzionali Cumulus - Associazione Europea Università ed Istituti di Arte, Design, Comunicazione Fondazione La Triennale di Milano Fondazione Piero Portaluppi - Milano IED Istituto Europeo Design - Milano Laboratorio di Geomateriali del Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali dell Alma Mater Studiorum dell Università di Bologna Laboratorio Geotecnico Provincia Autonoma di Trento Mart - museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Servizi Geologico, Minerario, Soprintendenza per i Beni Architettonici della Provincia Autonoma di Trento Trentino Spa Società di Marketing Territoriale Archivi fotografici Camera di Commercio I.A.A. di Trento C.E.T. Consorzio Estrattivo Trentino Consorzio Cavatori Produttori Porfido E.S.Po. Ente Sviluppo Porfido La Quercia Graniti s.r.l. Odorizzi Porfidi s.p.a. Pedretti Graniti s.r.l. Porfidi e Graniti Predazzo s.n.c. di Boninsegna Luciano Servizi Beni Culturali, Geologico, Minerario della Provincia Autonoma di Trento I protagonisti del progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina Mario Botta Pierluigi Cerri Gillo Dorfles Alessandro Guerriero Ettore Sottsass jr. Gli studenti IED Corso 2003 Andrea Arrigoni Alessandro Bordoni Daniela Carbonini Daniela Coppolino Alessio De Vecchi Alba Ferri Francesca Imperiali Won Ho Jin Kyung Mi Lee Soran Lee Camillo Maggi Marcello Magnani Federico Mazza Alessandro Panziera Arnaldo Puglia Massimiliano Puliero Laura Sari Fabio Brice Schneider Leonardo Scurti Mauro Valsecchi Alessandro Guerriero, coordinatore Simona Maccagnani, assistente Camera di Commercio I.A.A. di Trento via Calepina, 13 - Trento tel info@tn.camcom.it - Gli studenti del Network CUMULUS Anno 2004 Zoran Svraka University of Ljubliana - Slovenia Heli Pollanen University of Art and Design Helsinki - Finlandia Marie Le Gac L ecole de design, Nantes - Francia Anna Larsen, Eva Posada IED Madrid - Spagna Villu Scheler Estonian Academy of Arts, Tallinn - Estonia Linda Beregroth University of Art and Design Helsinki - Finlandia Mateja S. Dimic, Katja Markovic University of Ljubliana - Slovenia Dominique Herbillom L ecole de design, Nantes - Francia Miha Crtalic University of Ljubliana - Slovenia Ulo-Tarmo Stoor Estonian Academy of Arts, Tallinn - Estonia Michele Capuani, coordinatore Ringraziamenti Giuseppe Maria Bargossi Andrea Cancellato Eugenio Careglio Saverio Cocco Mauro Leveghi Paolo Manfrini Marta Marocchi Pinuccia Muratori Ermanno Pavesio Clara Poncia Davide Rampello Maurizio Rossini Gian Maria Schironi Alessandro Tomasi Stefano Tomasi Adriano Zanotelli Studio grafico Giancarlo Stefanati Fotografie AgF Bernardinatti Foto Carlo Baroni Fiorino Filippi Romano Magrone Claudia Marini Massimo Monopoli Claudio Sabatini Stampa Litografia Stella - Rovereto (Tn) Prima edizione: settebre 2005 Seconda edizione: maggio 2008 Edizioni Stella di Claudio Nicolodi via dell Artigiano, 30 - Rovereto (Tn) tel fax info@edizionistella.it tutti i diritti riservati ISBN

3 Un ampio inquadramento storico-artistico, con note sull utilizzo della Pietra Trentina dall antichità ai nostri giorni, un corredo scientifico rigoroso, tanto da essere strumento di consultazione per architetti, progettisti e operatori in campo edile quanto per restauratori del prodotto lapideo o studiosi e appassionati del settore. Un lavoro che vuole favorire un rapporto collaborativo e stretto tra il territorio e l attività estrattiva indicando un possibile e concreto cammino per il futuro: tutto ciò è quanto il lettore può trovare in questo volume, il primo dedicato espressamente all insieme delle pietre ornamentali trentine.

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5 Lezione magistrale Gillo Dorfles La Pietra è un materiale fondamentale dell architettura; se non ci fosse stata la pietra, l architettura trilitica non esisterebbe. Infatti la soluzione articolata su tre pietre, di cui due fanno da parete e una da copertura, è in fondo la base di tutta l architettura, dall antichità ad oggi; certamente esistono la capanna, la grotta, il riparo di legno, di vimini o di foglie, ma la vera e propria costruzione comincia con l architettura trilitica. Questo inizio progettuale, dal punto di vista simbolico, rappresenta, in un certo senso, il luogo di incontro tra la natura e l uomo che attraverso essa si esprime, fino ad arrivare alla realizzazione della prima casa. La pietra esiste prima che l uomo abbia deciso di utilizzarla, e per questa ragione rappresenta una sorta di elemento monumentale prima di ogni intervento umano. È sufficiente ricordare, ad esempio, i grandi massi di granito della Sardegna, lisci, ondulati, traforati, forme straordinarie e uniche che per alcuni osservatori sono migliori delle sculture di Henry Moore: rispetto a queste pietre, la natura ha disegnato ciò che l uomo più tardi ha cercato di imitare. Per questa ragione la pietra rappresenta un materiale fondamentale per progettare il futuro della città, sia sul piano urbanistico sia su quello di carattere simbolico. La nostra epoca, nella quale stanno lentamente scomparendo la manualità e le grandi tradizioni artigianali, per riprendere un rapporto diretto con i materiali che stanno a fondamento della civiltà, dovrà riutilizzare materiali come la pietra e servirsene secondo gli stili e il gusto della contemporaneità, in modo tale da rimettere al centro dell architettura quei saperi, quelle discipline e quelle particolari conoscenze che segnano qualsiasi cultura e civiltà che desiderino essere storia e non solo cronaca. Da questo punto di vista, il progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina, rappresenta un esperienza di grande qualità, nel segno, da un lato della memoria e dall altro di nuovi percorsi futuri. Fronte cava di Porfido Trentino Lastrificato (Valle di Cembra) 5

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7 Il marchio Pierluigi Cerri Progettare un marchio o un logotipo significa rispettare le grandi tradizioni del lettering moderno, dove i pieni, i vuoti, i volumi costruiscono, in modo dinamico, l identità comunicativa. Nel caso del progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina, l elemento costruttivo che si trasforma immediatamente in un linguaggio architettonico è rappresentato dalla struttura della stessa parola; si potrebbe affermare, a proposito di questo progetto, che le parole sono pietre. 7

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9 Premessa Il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai Il Presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento Adriano Dalpez Fronte cava di Porfido Trentino Lastrificato (Valle di Cembra) Materia il cui uso è documentato da una serie innumerevole di testimonianze che dal passato più lontano arrivano fino a oggi, la Pietra Trentina intende proporsi ora in una nuova dimensione di utilizzo, non più esclusiva del territorio trentino, ma volta al panorama nazionale e internazionale. È una qualità, quella delle produzioni lapidee del Trentino, che consente questo cambio di prospettiva. Come succede in altri settori dell economia italiana, in quella condizione diffusa che sta tra artigianato di alto livello e produzione industriale di nicchia, il dato in più, ciò che può trasformarsi in elemento di forza, è, per la Pietra Trentina, il rapporto con la storia. Nella fattispecie è la memoria di un antica sapienza manifatturiera che si aggiunge al prodotto naturale come valore aggiunto, costituendone il codice identificativo o, in altri termini, il marchio di qualità: è la riscoperta di un sottile, ma persistente filo poetico che lega anonimi lapicidi romanici a raffinati scultori rinascimentali e barocchi, architetti razionalisti ai maestri del progetto contemporaneo. Anelli di congiunzione che legano la Pietra Trentina al suo territorio. L evoluzione che sta caratterizzando la produzione del comparto lapideo trentino parte proprio dal recupero ideale delle radici storiche e dal miglioramento costante della qualità del prodotto. È un lavoro paziente e complesso che si appoggia alla lungimiranza degli imprenditori, delle associazioni di categoria e dei consorzi di riferimento. L aggancio con il settore di punta nel campo dell architettura e del design, avvenuto in questi ultimi anni grazie al contributo di affermati specialisti del settore, ha confermato attraverso nuovi stimoli, indicazioni teoriche e pratiche, la validità di utilizzo della Pietra Trentina nell ambito dello stile contemporaneo. Questo Atlante della Pietra Trentina rappresenta l ambizioso punto di arrivo di una attività di ricerca e di informazione che si è avviata nel 2002 con il progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina ; una iniziativa che sarebbe riduttivo definire come semplice attività promozionale. L obiettivo di sostenere e rilanciare un prodotto che storicamente ha avuto e continua ad avere un ruolo importante nell economia trentina non è mai stato disgiunto da un continuo riferimento alle risorse della creatività. Il progetto ha voluto per questo affidare le potenzialità espressive della Pietra Trentina alle proposte sperimentali dei giovani - gli studenti dell Istituto Europeo di Design (lavori presentati nel 2003 al Mart di Rovereto), i giovani designer del network europeo Cumulus (dieci progetti premiati a Milano in occasione del Salone del Mobile 2004) - e al segno calibrato di quattro maestri, Mario Botta, Pierluigi Cerri, Alessandro Guerriero ed Ettore Sottsass jr, che hanno lavorato sulla forma archetipica della fontana. Grazie al contributo del Servizio Geologico, del Servizio Minerario e della Soprindendenza per i beni architettonici della Provincia Autonoma di Trento, l Atlante della Pietra Trentina dispone di un impianto tecnico e scientifico che consente di approfondire, per un corretto utilizzo e una migliore interpretazione creativa, la natura geologica, la caratterizzazione fisico meccanica, la normativa, le tecniche di impiego e di posa in opera, l inquadramento storico e artistico di ogni singola qualità lapidea. L Atlante è così un prezioso strumento di consultazione per architetti, progettisti, imprese nonché operatori, studiosi e appassionati del prodotto pietra. 9

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11 Valore aggiunto L Assessore all Industria della Provincia Autonoma di Trento Marco Benedetti Il Trentino ha una lunga ed importante tradizione nell attività estrattiva. Per secoli sono stati estratti svariati materiali dai ricchi giacimenti del sottosuolo provinciale. Non solo porfido dunque! Il porfido oggigiorno è sicuramente il più importante prodotto dell industria estrattiva trentina dal punto di vista socio-economico, ma nella nostra provincia vi è stata in passato una fiorente attività nell estrazione di molte altre pietre ornamentali. Un esempio per tutti è quello dei calcari e dei graniti con cui sono stati realizzati in passato i palazzi della città di Trento e le case di molti paesi. Le cave di queste pietre hanno costituito per secoli occasione di lavoro e fonte di sostentamento per numerose famiglie. Il Trentino ha una lunga tradizione anche per quanto riguarda le altre sostanze minerali, quelle considerate strategiche dalla normativa nazionale e la cui estrazione avviene nelle miniere. A partire dai tempi più antichi vi è stato un susseguirsi continuo di estrazione di minerali dai ricchi giacimenti della nostra provincia; basti pensare che proprio a Trento, intorno al 1200, è stato promulgato il Codex Vangianus che costituisce la prima raccolta di regolamenti minerari d Europa. Passando ai giorni nostri, negli anni 80, la Provincia Autonoma di Trento, prima in Italia, ha regolamentato l attività estrattiva con legge provinciale ed ha pianificato la coltivazione delle cave attraverso il Piano cave, più volte aggiornato negli anni. Le pagine seguenti si propongono di mettere in risalto tutte le ricchezze del sottosuolo trentino dando la giusta precedenza alle pietre ornamentali, ma considerando anche le altre risorse minerarie che hanno contribuito ed in parte contribuiscono ancora allo sviluppo dell economia trentina. Questo lavoro, che costituisce un tassello del ben più generale progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina, derivando dalla positiva sinergia di più enti e più persone, mostra una logica eterogeneità nei singoli contributi e costituisce anche per questo una miniera di nozioni ed informazioni sia storiche che tecnicoscientifiche di sicuro interesse per il lettore. Sin dall inizio ho sempre creduto nella validità del progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina ed è quindi con viva soddisfazione e con un certo orgoglio che accolgo la pubblicazione di questo testo, auspicando che possa trovare nei lettori analogo interesse. A fianco Blocchi di Rosso Trento, cava Pila (Trento) Nella pagina successiva Cromatismo del Porfido Trentino Lastrificato (Valle di Cembra) 11

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13 Indice Antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina Geologia Catalogo ragionato Processi di produzione ed esempi di utilizzo nell architettura moderna Guida pratica all utilizzo Economia e Normativa Applicazioni industriali Promotori Bibliografia

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15 Antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina 15

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17 Premessa Mariano Gianotti Pagina precedente Particolare del protiro orientale, Duomo di Trento Pagina a fianco Balcone in Rosso Trento, ricostruzione di Casa Ranzi, 1920 largo Carducci (Trento) arch. Ettore Gilberti Che i prodotti di pietra siano parte integrante del patrimonio economico, culturale, artistico, della tradizione e del folclore trentini è una convinzione che a livello istituzionale è giunta a piena maturazione nel 2003, grazie alle iniziative promozionali intraprese dalla Provincia Autonoma di Trento, dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e dalla Trentino Spa Società di Marketing Territoriale. Trasformata nei millenni dalle abili mani di artigiani e artisti, la Pietra Trentina ha contribuito non solo a creare un solido comparto dell economia locale, ma ha anche diffuso in Italia e nel mondo un riconoscibile stile trentino nel campo delle pavimentazioni urbane e dei rivestimenti di qualità. La tradizionale sobrietà trentina, che si lega all immagine semplice e diretta dei manufatti del passato (strade, piazze, monumenti, palazzi, chiese, castelli), trova ora in questa diffusione internazionale nuove opportunità per farsi conoscere e apprezzare. Nel mondo globalizzato del terzo millennio l antico spirito montanaro trentino, riflesso nelle sue pietre e nei suoi artigiani, è ancora un modello riconoscibile di laboriosità. Accanto a vini e prodotti gastronomici tradizionali trentini, che hanno da tempo trovato una propria significativa posizione sui mercati internazionali, ecco ora il momento dei porfidi, dei graniti e dei marmi delle vallate trentine. Bene hanno fatto le imprese a volere un progetto speciale di promozione della Pietra Trentina legato alle produzioni attuali, ma soprattutto volto alla scoperta di nuovi modelli, applicazioni e impieghi. Privi di grandi risorse naturali, gli italiani hanno sempre avuto la necessità e, per fortuna, la capacità di promuovere i propri prodotti seguendo unicamente le regole della creatività, della qualità, della bellezza e dell invenzione, tecnologica e formale. Sono i principi che hanno reso giustamente famoso nel mondo il concetto di Made in Italy. Diretta filiazione di questo è il concetto di Fabbricato in Trentino che vale in primo luogo per la pietra e tutti i suoi derivati. Non sono i numeri, la quantità, che fanno essere vincenti, ma la qualità, l originalità e quella formidabile capacità di rapporto fra professionisti, imprese e lavoratori che è tipica della produzione italiana e, nella fattispecie, di quella trentina. C è la convinzione che il messaggio contenuto nel progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina arriverà a raggiungere lo scopo principale per il quale è stato voluto, e cioè creare lustro e valore a prodotti fabbricati con risorse lapidee locali. I fruitori di tutto il mondo si aspettano un offerta commerciale organizzata sistematicamente e che risponda in pieno a caratteristiche qualitative, cromatiche, fisico meccaniche, che il progetto contemporaneo richiede. Sono cose tanto importanti che possono sembrare scontate. Il mercato è diventato così severo che gli sbagli non sono perdonati, la clientela esige prodotti corrispondenti ai prezzi pagati, altrimenti passa ad altro. Con il progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina sono affrontati problemi, tematiche e argomenti che tentano di prospettare la situazione futura, cercando di influire concretamente sulla progressiva affermazione tecnologica nel processo di lavorazione. Nella direzione della costante ricerca di qualità produttiva, il settore può trovare la spinta per trasformarsi definitivamente in un comparto economico ad alta specializzazione e versatilità, parte integrante e trainante dell economia trentina. 17

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19 Arte e storia Massimo Martignoni Lapide di Marco Appuleio, chiesa Sant Apollinare (Trento) Nel suo libro pubblicato nel 1954, Le pietre delle città d Italia, Francesco Rodolico scrive: Anche tra le pietre che da sole improntano l aspetto edilizio ed architettonico d una qualche città d Italia, le differenze sono tali da colpire il viaggiatore più distratto: i calcari compatti di Trento o di Brescia, d Assisi o di Sulmona, quelli teneri di Lecce o di Noto; il travertino di Ascoli Piceno, l arenaria grigia di Cortona, o quella rossastra di Bolzano, o quella giallastra di Volterra 1. Nella prosa elegante di Rodolico, mineralogista e professore alla Facoltà di architettura a Firenze, le città d Italia sfilano in una trionfale parata lapidea che mette in rilievo colori accesi o rigorose monocromie, diversità di materiali, inaspettate parentele dovute all impiego, in luoghi diversi, di litotipi comuni (come la pietra d Istria, servita per costruire città venete e adriatiche). In rappresentanza dei territori alpini, Trento, città eretta con la pietra: si estendono nelle immediate vicinanze della città i calcari ammonitici giuresi: bianco e rosso-scuro, moro, negli strati superiori, ziresol e verdello negli strati inferiori; geologicamente, bianco e moro appartengono allo stesso orizzonte, come pure ziresol e verdello, il colore variando a plaghe nello stesso strato Sono queste le pietre che hanno dato attraverso i secoli alla città di Trento un suo proprio volto, inconfondibile 2. Quanto afferma Francesco Rodolico non vale solo per il capoluogo, ma per l intero territorio. La pietra è ovunque. Da un punto di vista geografico il Trentino si integra con la parte altoatesina, posta a nord. La catena dolomitica attraversa l intera regione con profili sfrangiati e colori fiabeschi, rosa e azzurri. La natura è stata generosa. Il potente richiamo della montagna è stato il termine di confronto secolare per l opera costruttiva dell uomo: dall uso dei materiali all elaborazione delle tipologie formali. Fabbriche semplici e sincere: dalla roccia delle Alpi che fornisce a un tempo i sassi per le murature, le pietre da taglio per i bugnati e per gli elementi architettonici, e le calci per i solidi impasti e per i candidi intonaci; dalla roccia delle Alpi al legno dei boschi, che protegge e corona gli edifici coi bizzarri accavallamenti dei tetti 3. Sono i caratteri dell architettura minore e rustica trentina che Giuseppe Gerola, storico dell arte e profondo conoscitore delle tradizioni costruttive locali, enunciava nel 1929 accompagnando la pubblicazione di una serie di schizzi dell architetto Ettore Sottsass senior. Dal secondo dopoguerra il delicato rapporto si è incrinato. L edilizia diffusa ha invaso il paesaggio e compromesso antichi equilibri. Un itinerario tra i percorsi della pietra in Trentino è ricco di suggestioni e di sorprese 4. Più del legno, soggetto all usura del tempo, è la pietra a ricordare la millenaria relazione tra architettura e ambiente. Vigilano sullo sfondo, come memorie che non si sono disperse, i ricordi più antichi, preistorici, retici. Una lastra murata all esterno della chiesa di Sant Apollinare a Trento, a poca distanza dal fiume Adige, ricorda invece i tempi, ricchi di segni e testimonianze, della colonizzazione romana. La lapide di Marco Appuleio, in calcare bianco, incisa in caratteri latini, si staglia sullo sfondo 19

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21 rosato di un pilastro angolare. La datazione risale al 23 avanti Cristo. Il suo spessore (25 cm) e la cornice, che le conferisce, per così dire, una individualità, indicano che non doveva essere elemento costruttivo di un edificio, ma che era destinata a venire infissa ad perpetuam rei memoriam in qualche manufatto, come sarebbe un muro, un contrafforte, una torre o simili 5. Nei primi secoli del secondo millennio il risveglio romanico porta attività costruttiva in città, paesi e luoghi solitari del Trentino. Il linguaggio della pietra si esprime in forme di severa elementarità. San Romedio in valle di Non, vicino a Sanzeno, dove furono martirizzati nel 397 i santi missionari Sisinio, Martirio e Alessandro. Tra irte gole rocciose si raggiunge il santuario. Uno scenario ideale per Caspar David Friedrich. Il santuario è in cima a una rupe e conserva nella parte più alta e antica (portale d ingresso alla cappella di San Nicolò e sacello) preziose sculture in pietra rossa e bianca: figurazioni antropomorfe, animali, capitelli. La presenza di uno scalpello qualificato, ricorda lo storico dell arte Bruno Passamani, è chiaramente indicata dal rigore plastico delle teste scolpite che emanano, anche per il colore rosso della pietra e per la loro levigatezza, la suggestione di coevi esemplari bronzei 6. Il duomo di Trento è il maggiore monumento religioso della regione. Armonizza elementi romanici e gotici, padani e nordici. Le pareti si elevano come grandi pagine che portano nella sovrapposizione dei conci calcarei, bianchi e rosati, i segni lasciati dagli artisti e dalla comunità: epigrafi, decorazioni, lastre tombali. Scultura antropomorfa a S. Romedio (Valle di Non) La luce del Rinascimento italiano si fonde dolcemente nei bagliori tersi del paesaggio trentino. Concorre alla felicità dell unione il ricorso frequente alle incorniciature in pietra rossa. Nei dettagli architettonici di numerosi edifici urbani e rurali (portali, finestre, cornici, capitelli) si codifica l abbinamento dei due tipici colori calcarei, il rosso e il bianco. L abbinamento è ancora oggi in uso. Tullio Garbari, pittore sintonizzato sulle onde lontane di un Trentino arcano e misterioso, nell accostamento tra le forme rinascimentali e il calcare rosso, vede il tratto dell architettura locale. Quello stile tra raffinato e paesano così suggestivo, con le bifore, le finestre dall arco rotondo con gli stipiti gli architravi le mensole e i poggioli in pietra rossa, con le gronde ampie e sporgenti 7. Alte pareti rosse, compatte e solenni, segnalano da lontano, in Valsugana, la Pieve dell Assunta di Civezzano, nobile edificio del tempo del principe vescovo Bernardo Clesio ( ). Il paramento murario della chiesa è costituito da grandi blocchi calcarei tratti dal vicino monte Argentario. Il gusto per accostamenti cromatici più ricercati si diffonde nel periodo barocco. Nel Seicento e nel Settecento, scrive lo storico dell arte Nicolò Rasmo, si può seguire un radicale rivolgimento nell ambiente trentino soprattutto nel campo della scultura in pietra. I committenti chiedono marmi con venature e colori rari, con lucidatura perfetta e forme architettoniche corrette cosicché la parte scultorea diventa elemento quasi secondario, un supplemento artigianale all opera del marmista. Artisti specializzati, come i Sartori e i Benedetti di Castione, producono altari sontuosi. Nello sfarzo di riccioli e volute si mettono in mostra le più belle pietre trentine combinate ad altre varietà di marmi pregiati. Sullo scorcio del Settecento, ricorda Rasmo, questa attività cessa quasi completamente tanto che le famose cave di marmi preziosi vengono abbandonate e il loro stesso ricordo oggi è praticamente spento. A Trento, Rovereto, Villa Lagarina, Mori, Ala e in altri centri minori si conservano ancora preziose 21

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23 Copertina della rivista Trentino, marzo 1934 testimonianze degli splendori lapidei dell epoca 8. Capolavori sono gli altari maggiori della chiesa dell Assunta a Villa Lagarina (Cristoforo Benedetti, ), di Santo Stefano a Mori (Teodoro Benedetti, ), del duomo di Trento (Cristoforo Benedetti, Domenico e Antonio Giuseppe Sartori e altri scultori, 1722, ) 9. Il ricordo di questa fase irripetibile rimane nella memoria. La progressiva semplificazione dell attività estrattiva lascia il rammarico per lo scarso utilizzo delle tante varietà disponibili. Alla fine dell Ottocento Giovanni Battista Trener (poi presidente del civico museo di storia naturale di Trento) analizza in un breve saggio lo stato allora drammatico dell economia locale al fine di individuare i termini per un risorgimento economico ed industriale 10. La ripresa delle antiche tradizioni minerarie ed estrattive è uno dei punti centrali. Se volessi enumerare tutte le nostre ricchezze di marmi e di graniti non finirei sì presto: basti accennare allo stupendo granito roseo di tormalina, alla sienite, ai porfidi, al marmo statuario bianco e ai serpentini di Predazzo, al marmo rosso e bianco di Trento, alle numerose, stupende varietà di marmi, gialli, grigi, rosei, rossi, bianchi macchiettati di nero, gialli a macchie violette, gialli-rosso fosforeggianti, gialli verdognoli del Monte Baldo, al marmo saccaroide di Preore, alle lastre di porfido quarzifero di Piné ed alla tonalite dell alta Val di Sole e delle Giudicarie. Non manca altro che tutti questi tesori vengano dissotterrati dalla coraggiosa iniziativa di qualche industriale, perché possano diventare per noi una risorsa di primo ordine 11. L istituzione nel 1879 a Trento di una Scuola per l industria dei marmi indica tuttavia che alcuni passi verso una modernizzazione del settore lapideo erano già stati compiuti. L obiettivo è formare teoreticamente e praticamente abili lavoratori e capimastri tagliapietre con speciale riguardo ai bisogni dell architettura, esclusa però la plastica puramente figurale 12. Un proponimento avanzato che trova conferma nella personalità chiamata a dirigere il nuovo istituto. Enrico Nordio, il primo direttore, è un giovane e brillante architetto triestino formato a Vienna con Friedrich von Schmidt, celebre progettista dell epoca. Nordio rimane a Trento fino al 1886 e si occupa anche del restauro del duomo di San Vigilio. Il lavoro si prolunga fino al 1905 e comporta pesanti manomissioni all assetto originario della cattedrale, con la trasformazione della cupola in tiburio e della copertura carenata centrale in tetto a due falde. Nordio inoltre scava la candida mole calcarea, nel fastigio della facciata, per ottenere due logge rampanti: un intervento poi disapprovato per la sua deprecabile arbitrarietà 13, ma che oggi risulta riassorbito nella millenaria configurazione dell edificio. L appartenenza del Trentino all Impero austroungarico, che incrocia, nella figura di Enrico Nordio, Trento con Vienna e Trieste, è all origine della prime esportazioni industriali della pietra trentina. Furono Giulio e Alessandro Torelli a fornire, nel 1870, la pietra trentina per la costruzione dell Istituto Anatomico di Vienna questa opera di penetrazione è coronata, verso il 1885, da maggiori affermazioni con l impiego di pietra trentina nella costruzione del palazzo della Borsa e di quella del Parlamento in Vienna, sul cui colonnato è inciso ancor oggi il nome di G. Torelli. In seguito, è Cesare Scotoni di Trento che continua l opera di valorizzazione della pietra trentina, il cui impiego di estende al Casino di Cura di Budapest, a varie chiese di Berlino, di Monaco di Baviera 14. Per altre vie, ma sempre in relazione ad un restauro, un altro architetto italiano di fama lavora direttamente a Trento con le pietre locali. Nel 1847 infatti il padovano 23

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25 Stazione ferroviaria di Trento, dettaglio in Giallo Mori e Porfido Trentino a Blocchi arch. Angiolo Mazzoni Pietro Selvatico è incaricato di realizzare una nuova facciata per la chiesa di San Pietro: il lavoro, ultimato nel 1851, è uno dei più rilevanti episodi del Neogotico italiano 15. Il ridisegno del prospetto è in linea con le modalità di restauro allora adottate, prive di scrupoli rispetto alle preesistenze, ma Selvatico non aggredisce l antica fabbrica gotica. La sua nuova facciata si appoggia con delicatezza al corpo della chiesa e l operazione è messa in rilievo dallo stacco che gli elementi decorativi (pilastri, cornici, cuspidi) hanno rispetto al muro retrostante. L artificialità dell intervento è voluta ed esibita. Selvatico si adegua alla tradizionale regola trentina che vuole i colori accoppiarsi nei toni del bianco e del rosso (rossi le membrature architettoniche, bianca la parete di fondo): il risultato è di astratta, calligrafica eleganza. Chiuderò dicendovi, ch essa [facciata] è costrutta dei migliori marmi delle cave di Trento, bellissimi a vedersi, ma difficili a lavorarsi, specialmente per opere composte di gentili modanature, come sono sempre quelle di stile archiacuto 16. Dopo l accavallarsi stilistico dell Ottocento, il Novecento torna a riflettere sulle tradizioni locali. Nel corso degli anni Venti un gruppo di giovani architetti trentini promuove una poetica basata sull uso di forme e materiali autoctoni 17. Costruire semplicemente senza inutili fronzoli ma in belle proporzioni, usando i nostri bellissimi materiali, noi che siamo nei paesi della pietra, scrive Giorgio Wenter Marini, portavoce del movimento 18. Basamenti e zoccolature a pietra-vista in Corno de bò sono utilizzati da Giancarlo Maroni, poi architetto di Gabriele D Annunzio al Vittoriale, in diversi lavori a Riva del Garda 19. Ettore Sottsass senior, prima di trasferirsi a Torino alla fine degli anni Venti, è forse il più attento a seguire le indicazioni di Wenter Marini. Nei numerosi edifici realizzati da Sottsass senior nel capoluogo e in vari paesi trentini è ricorrente l impiego della pietra e il riferimento ai repertori decorativi contadini e montanari. Un esempio sono i fiori stilizzati che decorano le finestre al piano terreno nella casa in via Pilati a Trento ( ). Nel 1927 l architetto vince il concorso per il nuovo palazzo municipale di Merano; onesto e sincero passo innanzi nella sua evoluzione verso il moderno 20. Sottsass senior impiega nell edificio svariate pietre trentine. Verdello per i prospetti esterni (piano terreno), ancora Verdello, Tigrato trentino e Bianco Pila per i dettagli interni. Il fatto è di una certa rilevanza, perché indica uno dei primi impieghi moderni della pietra trentina al di fuori dei confini provinciali. A Roma, negli stessi anni, un non meglio precisato marmo nero di Mori ha l onore di essere utilizzato nella Casa madre dei mutilati di Marcello Piacentini 21. Il picco nella valorizzazione delle pietre trentine è raggiunto negli anni Trenta. La diversità dei linguaggi che caratterizzano il decennio, tra le sponde opposte della modernità e del monumentalismo, trova accordo nel sobrio impiego di marmi e di pietre 22. Con l affermarsi dei nuovi principi dell architettura moderna si sperimenta inoltre l uso combinato tra materiali tradizionali e materiali rappresentativi del progresso tecnologico: cemento armato, vetro, metallo. Adalberto Libera, maestro del Razionalismo italiano, è il primo ad utilizzare le pietre trentine secondo queste nuove modalità. Le scuole Raffaello Sanzio a Trento, realizzate nei primi anni Trenta, sorprendono per l arditezza e la semplificazione dei volumi. È da chiedersi come Libera sia riuscito ad imporsi in uno dei luoghi più aulici della città antica, tra le masse imponenti del castello del Buonconsiglio e l antica torre Verde. Un recente restauro ha consentito di riportare alla luce, nel loro primitivo splendore, la diversificazione dei rivestimenti lapidei trentini impiegati nella costruzione 23. Tale applicazione è 25

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27 Scuole Raffaello Sanzio, Trento dettaglio della facciata con cornici in Verdello arch. Adalberto Libera esaltata nelle due alte pareti in porfido viola, speculari e simmetriche, degli ingressi. Ogni ingresso si compone del portale e di una lastra superiore bucata da una serie di fori circolari. I fori, tamponati con vetri serrati in una ghiera metallica, consentono il passaggio della luce: l effetto che si crea all interno è notevole. Da vicino si nota che le pareti porfiriche non sono monolitiche ma costituite da tredici parti diverse: tre elementi per il portale (due piedritti, l architrave) e dieci elementi per la lastra traforata 24. È una dimostrazione dell abilità artigianale dell epoca. Nello stesso momento un altro architetto trova ispirazione nelle pietre trentine: è Angiolo Mazzoni, progettista di decine di edifici postali e stazioni ferroviarie italiane, dal Brennero alla Sicilia. Mazzoni nei suoi cantieri ama utilizzare i materiali del luogo. Per comporre la sua tavolozza, attinge a piene mani dalle nostre cave di marmo e pietre pregiate, sfruttando una delle poche ricchezze naturali di cui l Italia abbonda 25. A Trento realizza tra il 1929 e il 1934 il palazzo postale, con robuste membrature nella classica pietra rossa locale. Nella stessa città, qualche anno dopo, concepisce la nuova stazione ferroviaria come una specie di tempio dedicato alla produzione estrattiva locale. Per i contemporanei è il più completo e aggiornato campionario dei più pregiati marmi e pietre ornamentali trentine. L occhio rimane subito colpito dal carattere maestoso e suggestivo dei colonnati esterni, i quali mettono in luce l austero effetto architettonico del porfido violaceo lucidato di Predazzo, mentre il verdello dei Solteri trionfa nei rivestimenti dell atrio e il giallo brecciato di Val di Gresta nei parapetti degli scaloni interni e nel sottopassaggio... Un impronta aristocratica conferisce il bianco di Pila non solo ai vari massicci fabbricati, ma anche ad altre opere minori. Nel suo commento entusiastico, Cornelio Condini ritiene arrivato il momento per la rivalorizzazione e la diffusione dei marmi e delle pietre dure ornamentali delle Alpi trentine in Italia, dove, fino a qualche anno fa, erano pressoché sconosciute 26. In effetti la perseveranza con cui Mazzoni continua ad utilizzare la pietra trentina nei suoi edifici pubblici - se ne trovano tracce più o meno consistenti nei palazzi postali di Pola (Granito di Cima d Asta, Monzonite, Porfido di Predazzo), di Palermo (Porfido di Predazzo) e nelle stazioni di Siena (Monzonite), Montecatini (Monzonite, Porfido di Predazzo), Roma Termini (Giallo Mori, Granito di Cima d Asta, Monzonite, Porfido di Predazzo) - avvalora in quel momento l ipotesi che una definitiva affermazione sul mercato nazionale sia a portata di mano 27. Nella seconda parte del Novecento si assiste invece ad un progressivo e generalizzato impoverimento nell uso di pietre ornamentali pregiate. Molte cave e coltivazioni di antica tradizione sono abbandonate per problemi ambientali (l accentuata sensibilità pubblica non vede di buon occhio l attività estrattiva, spesso violenta nei confronti del territorio) sommati ad alti costi di produzione. Il mercato tende a restringere l offerta alle qualità più note e conosciute. Nell ambito delle pietre trentine si assiste alla progressiva affermazione del porfido, che a partire dagli Sessanta raggiunge, nel campo delle pavimentazioni stradali di pregio, notevoli risultati in campo nazionale e internazionale 28. La riduzione del campionario lapideo trentino alla metà degli anni Settanta è chiaramente percepibile. In uno studio pubblicato nel 1975 Giuliano Perna e Giulio Agnoli affermano: un tempo l estrazione dei materiali naturali era molto attiva in regione e numerosissimi sono gli esempi di applicazione nel Trentino - Alto Adige; col tempo l ambito di scelta si è via via ristretto per esigenze di qualità e di produzione. Tuttavia sarebbe desiderabile un rilancio di questi materiali, che non hanno certamente esaurito il loro ruolo. Questo tempo sembra ora arrivato. 27

28 Note 1 Francesco Rodolico, Le pietre delle città d Italia, Le Monnier, Firenze 1954, p Il paragrafo su Trento viene ripubblicato come Francesco Rodolico, Le pietre di Trento, in Natura Alpina, 3, agosto 1957, pp ; la citazione fa riferimento a questo testo (pp. 83, 87). Nell articolo è indicato che Rodolico è direttore dell Istituto di mineralogia e geologia della Facoltà di architettura dell Università di Firenze (p. 82). 3 Giuseppe Gerola, Architettura minore e rustica trentina, in Architettura e Arti Decorative, 7, marzo 1929, pp L intento di questa breve panoramica non è quello di essere esaustivo, come già indicato nella prima versione di questo scritto (Alla ricerca delle pietre perdute, 2003, poi ripresa come Pietre, arte, storia, 2004, nelle due pubblicazioni che hanno accompagnato il progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina ), ma di fornire una traccia per seguire l applicazione in architettura della pietra trentina soprattutto tra Otto e Novecento. Va inoltre specificato che l utilizzo di termini quali marmo e granito risponde in questa sezione al significato comune (e commerciale) attribuito, che è diverso da quello scientifico applicato nelle descrizioni geologiche presenti nel volume. Nel linguaggio commerciale sono così chiamati marmi tutte le pietre lucidabili costituite da rocce carbonatiche. In geologia invece per marmi si intendono solamente quelle rocce carbonatiche che si sono ricristallizzate a seguito di metamorfismo. Ancora, nel linguaggio commerciale i graniti sono rocce lucidabili a composizione silicatica (costituiti da minerali di durezza Mohs pari a 6-7) che appartengono alla famiglia delle rocce magmatiche intrusive (di qualsiasi composizione chimica) e a alcune rocce metamorfiche quali gneiss o serizzi. In geologia invece i graniti sono una famiglia di rocce magmatiche intrusive a composizione acida. 5 Adolfo Cetto, La lapide di Augusto a S. Apollinare di Piedicastello, in Trentino, 3, marzo 1934, p Bruno Passamani, La scultura romanica nel Trentino, Monauni, Trento 1963, p Tullio Garbari, Il caso Sezanne e la casa dell arte trentina, in La Voce trentina, 15 novembre 1911, p Ezio Chini, Arte del Settecento nella valle dell Adige, Temi, Trento Un recente e dettagliato repertorio - Scultura in Trentino. Il Seicento e Settecento, a cura di Andrea Bacchi, Luciana Giacomelli, 2 voll., Temi, Trento ha riportato luce su questa produzione. All interno della pubblicazione (vol. 1) va segnalato il saggio di Cinzia D Agostino, Atlante dei litotipi, vol 1, pp , che analizza le principali pietre (trentine e non) utilizzate negli altari locali. 9 Il Duomo di Trento. Pitture, arredi e monumenti, a cura di Enrico Castelnuovo, vol. 2, Temi, Trento Giovanni Battista Trener, Industrie vecchie nuove nel Trentino, sl., sd. [ca. 1899?]. Per una serie di concause politiche e naturali (le guerre tra Austria e Italia, l innalzamento dei dazi con l estero, la malattia del baco da seta, che aveva spazzato via la fiorentissima industria serica locale, e altro ancora) il Trentino aveva subito dopo il 1860 una devastante crisi economica che aveva quasi azzerato l intero comparto produttivo territoriale. 11 Trener, Industrie vecchie nuove nel Trentino, pp È singolare che Trener si mostri perplesso rispetto alla possibilità di sviluppo del porfido (destinato a grande successo commerciale): ricordo da ultimo un ramo d industria - che, benché più modesto, non merita affatto d esser trascurato come succede da noi - quello delle lastre di porfido Purtroppo non è da sperarsi che, dati i metodi primitivi d estrazione e di lavorazione attualmente in uso, si riesca a farne un articolo d esportazione (pp ). L industria estrattiva trentina era al tempo decisamente arretrata rispetto alla limitrofa area bolzanina: vediamo le cave di marmo rosso di Trento in uno stato di regresso, e quelle di marmo rosa di Besagno e giallo di Tierno in mano d una società straniera, quella delle cave di porfido (Unionbaugesellschaft) di Sterzing [Vipiteno] (p ). 12 Cenni storici sulla fondazione della Regia Scuola Industriale di Trento, pp Trento S. Vigilio, a cura di Giulio De Carli, in Tesori d Arte Cristiana, 37, 12 novembre Cornelio Condini, I marmi e le pietre ornamentali del Trentino e il loro impiego nella stazione di Trento, in Il Trentino e le sue Possibilità Industriali, 14, 1936, p. 1 (ripubblicato in Marmi Pietre Graniti, 2, marzo-aprile 1937). 15 Umberto Botti, Marco Boccaccini, La costruzione della facciata della chiesa di S. Pietro a Trento ad opera di Pietro Selvatico ( ), in Studi Trentini di Scienze Storiche, sez. 2, 1, 1992, pp Da una lettera di Selvatico (marzo 1851) riportata in Botti, Boccaccini, La costruzione della facciata, pp Nello studio (pp ) si riferisce anche di una polemica insorta tra la fabbriceria della chiesa e Selvatico in merito all utilizzo di una pietra non trentina, ma vicentina, per due statue poste in facciata (la fabbriceria la riteneva spugnosa e friabile e inadatta alllo scopo; Selvatico riesce tuttavia a prevalere). 17 Giorgio Wenter Marini, Architetti trentini, in Architettura e Arti Decorative, 10, giugno 1923, pp Giorgio Wenter Marini, La mostra di architettura per S. Vigilio, in Il Nuovo Trentino, 17 giugno Giorgio Wenter Marini, Architetti trentini, p Palazzo municipale di Merano, in Architettura, 11, novembre 1933, pp Al centro si apre l atrio e sale il grande scalone di onore sopra i gradoni che orlano la scala grossi corrimano in marmo nero di Mori sono sorretti e legati da volute e mensole di bronzo ; La Casa madre dei mutilati in Roma dell architetto Marcello Piacentini, in Architettura e Arti Decorative, 10, giugno 1929, p

29 22 Sul tono classico del bianco, dominante nell Italia littoria, emergono per rigore compositivo gli accesi cromatismi del palazzo delle poste di Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi a Napoli ( , in marmo di Vallestrona grigio perla con inserti in diorite nera di Baveno) e del palazzo Montecatini di Gio Ponti a Milano ( , in cipollino rigato verde acqua tagliato controverso per ottenere una nuova qualità, inventata da Ponti e chiamata tempesta ). Verde intenso è anche l atrio in malachite di Challant della casa di Piero Portaluppi in via Morozzo della Rocca a Milano ( ): edificio che va qui ricordato non solo perché conserva un eccezionale pavimento composto con decine di qualità lapidee differenti, ma anche perché ha ospitato nell aprile 2004 l evento Urban Stone Design collegato al progetto Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina. 23 Il restauro è stato curato da Giovanni Marzari; cfr. in proposito l intervista di Silvia Mattei, La difficile riscoperta dell architettura moderna, in Quaderni di Archivio Trentino, 5, 2001, pp Libera ha impiegato il porfido trentino anche nel porticato del palazzo postale all Aventino a Roma, realizzato con Mario De Renzi ( ). 25 Renzo Fanti, Angiolo Mazzoni, in Incontri, Libera Signoria delle Arti, Roma 1958, p Cornelio Condini, I marmi e le pietre ornamentali del Trentino, p Anche il veronese Ettore Fagiuoli, nel mausoleo di Cesare Battisti sul Doss Trento inaugurato nel 1935, è tra i progettisti che guardano in questo momento con interesse alle qualità disponibili. Vennero usate tutte le pietre del Trentino. La parte bassa il Siresol rossastro, le colonne ed il rivestimento dell ipogeo in verdello, la trabeazione in bianco di Pila l ara superiore e le colonne dell ipogeo sono di granito violaceo di Val di Fiemme; le due colonne del vestibolo sono di macchiavecchia di Peri ed i vasi in giallo di Mori ; Ettore Fagiuoli, Il Monumento, in Trentino, 5, maggio 1935, p Fagiuoli chiama granito violaceo il porfido di Predazzo effettivamente utilizzato (cfr. Antonio Pranzelores, Dostrento, Saturnia, Trento 1935, pp ). SuIla tradizione del porfido come pietra per sepolture imperiali e militari cfr. Raniero Gnoli, Marmora Romana, 2 ed., Edizioni dell Elefante, Roma 1988, pp Lo sviluppo tumultuoso della produzione di porfido ha creato un forte impatto ambientale ed è stato a lungo un ambito lavorativo particolarmente difficile, in termini sanitari e sindacali, per gli addetti; cfr. in proposito le testimonianze raccolte da Silvia Mattei, Oro rosso: lavorare nelle cave di porfido, in Altre Storie, 11, aprile 2003, pp Duomo di Trento, dettaglio del protiro orientale in Verdello e Rosso Trento 29

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31 Nascita di un mestiere Direttivo Provinciale della Sezione Porfido dell Associazione Artigiani e Piccoli Imprese della Provincia Autonoma di Trento Particolare di pavimentazione in cubetti di Porfido Trentino Lastrificato Da sempre in Trentino la pietra è stata usata per la realizzazione di edifici, per la copertura di tetti, per il rivestimento di strade e piazze. Tuttavia, a cominciare dal secolo scorso, con l affermarsi di una sensibilità per il decoro e l arredo urbano compatibili con la necessità di far fronte a volumi di traffico in continua crescita, le tecniche di posa acquisirono un ruolo fondamentale e divennero elemento distintivo di una professionalità sempre più ricercata. La storia moderna della pietra trentina comincia tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Agevolata da condizioni fiscali favorevoli, l industria estrattiva conobbe in quegli anni un momento di forte sviluppo. Fu allora che agli operai-imprenditori del settore si presentò l occasione di fornire ai propri committenti, non solo un prodotto di buona fattura, ma anche la posa e l esecuzione accurata delle operazioni di finitura: il problema del reperimento e della formazione di manodopera specializzata si configurò a poco a poco come un presupposto indispensabile alla crescita del comparto lapideo. Molte aziende non furono indifferenti alle nuove opportunità e numerosi privati ed ex operai colsero l occasione per avviare un attività in proprio. Tuttavia, delle tante ditte artigiane sorte in quel periodo, oggi non si conserva traccia: la pratica del lavoro nero era una consuetudine molto diffusa e tale da rendere difficile la documentazione storica delle opere eseguite. Anche il quadro offerto da una relazione del Distretto Minerario di Padova, datata 1931, in cui sono citate alcune aziende di posa operanti in Trentino (S.A.M.I.C.E.N., Zeni ing. Ferruccio, Ditta Zurini Onorio, Società Anonima Pavimentazioni Stradali, Ditta A.G. Pozzi) va considerato come assai parziale. Al di là di ogni considerazione di carattere storico-economico, fu comunque in quegli anni che gli artigiani trentini maturarono l abilità e l esperienza che in epoca seguente li resero famosi in Italia e nel mondo. Intorno agli anni Sessanta - Settanta la domanda di pietra trentina, soprattutto porfido, conobbe una crescita vertiginosa. Il progressivo miglioramento dei mezzi e delle tecniche di estrazione consentì di far fronte alla richiesta. La presenza di imprese edili ed artigiane esperte nella posa divenne garanzia di uno sbocco commerciale di alto profilo e promessa di lunga durata per le imprese di produzione vere e proprie. Così, al seguito di camion e treni carichi di cubetti e lastre, gli artigiani trentini partirono alla volta dell Italia e dell Europa. All epoca erano la gioia delle agenzie di viaggio di Trento. Anche se la ricostruzione degli spostamenti e l individuazione dei lavori non è molto agevole, è comunque noto che i posatori trentini furono attivi a Milano (Stazione Centrale, via Albricci, Cimitero Monumentale), a Roma (via Nazionale) a Brescia (Istituto Zoo-profilattico, corso Magenta), a Piacenza (via Scalabrini), in Veneto, in Friuli, in Emilia, in Toscana, nelle Marche, in Abruzzo, in Sicilia e poi all estero in Germania, Austria, Svizzera e Francia. In quegli anni si diffuse la fama della loro abilità: accanto ad ogni cantiere i passanti sostavano incuriositi e meravigliati dalla perizia e dalla rapidità con cui quegli uomini davano vita a mosaici dalle complicate geometrie. Le tecniche erano sostanzialmente quelle di oggi: prima il mastro posatore, aiutato da manovali, predispone alle giuste quote le cordolature e le delimitazioni perimetrali, poi sullo strato di allettamento (a base di sabbia, talvolta me- 31

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