9 SOCIO CRAL QUELLE COME LEI. vestiti che gli erano rimasti indosso, le mani, dalle dita lunghe e affusolate con unghie ben curate e

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1 9 SOCIO CRAL QUELLE COME LEI La pioggia le cadeva addosso, senza nessuna pietà per quel corpo inanimato, che solo alcune ore prima fremeva al tocco di mani che lo accarezzavano. Le bagnava i lunghi capelli biondi, i pochi vestiti che gli erano rimasti indosso, le mani, dalle dita lunghe e affusolate con unghie ben curate e colorate con smalto color rosso fuoco, il seno per metà scoperto, le belle gambe, anch esse lunghe e rese toniche da estenuanti ore passate in palestra. Ci teneva a quel corpo, non voleva vederlo diventare vecchio e cadente, quel corpo che ormai giaceva privo di vita nell angolo di quella strada, gettato come un rifiuto addosso ad un mucchio di sacchi dell immondizia. Il largo taglio al basso ventre ormai non sanguinava più, la pioggia aveva lavato anche le ultime gocce di sangue, facendolo sembrare una bocca aperta, pronta ad urlare, quell urlo di dolore che non aveva avuto il tempo di uscire perché soffocato dalla mano di lui. La sua vita era iniziata quasi 35 anni prima, in un piccolo paese, nel sud della Polonia. Poche case, poca gente, ma la vita scorreva tranquilla, anche se dura. La fede era tanta, La Provvidenza, diceva il prete la domenica alla Messa. La Provvidenza ci aiuterà a risolvere i problemi di tutti i giorni. Abbiate Fede e pregate nostro Signore. Ma lei vedeva solo la sofferenza di suo padre e sua madre, la vita che facevano per riuscire a portare a casa qualcosa da mangiare almeno due volte al giorno. Suo fratello, di poco più piccolo, a soli cinque anni accudiva i pochi animali che avevano: una mucca, qualche gallina, una capra e un maiale. Col passare degli anni si accorse di come fosse difficile tirare avanti, ma lei non voleva fare certo la fine di sua madre, che a soli quarant anni sembrava averne il doppio. Quando poi alla fine degli anni ottanta avvenne qualcosa, qualcosa che secondo alcuni doveva cambiare la vita e le sorti del Mondo. Finalmente la libertà tanto sognata sembrava diventare realtà. Le piazze si riempirono di gente, urlante e felice. Anche lei aveva creduto che la sua vita potesse cambiare.

2 Invece non fu così. I sogni si infransero presto in un muro fatto di promesse e belle parole: chi era povero rimase povero, mentre i ricchi erano sempre più ricchi. A comandare erano sempre gli stessi, anche se con facce e simboli diversi. Non ancora sedicenne, una mattina presto, prima che il Sole illuminasse la finestra della sua camera, realizzò quello che alcuni anni prima aveva solo desiderato di fare: scappare da quella casa, da quella vita. In quel posto non aveva più niente, né da dare né da avere. Un posto dove non riusciva più nemmeno a sognare. Uscì dalla finestra, con solo quello che aveva in dosso o poco più, dirigendosi verso la stazione degli autobus e salendo sul primo che capitò. Tanto andava bene un luogo qualsiasi, le bastava andare il più lontano possibile. Riuscì ad arrivare fino al confine con l Austria, poi insieme ad altri, nascosta all interno di un container che trasportava pneumatici, riuscì ad entrare in Italia. Aveva sentito dire che li la vita era più facile: trovare un lavoro, una casa, comprare un automobile e bei vestiti. Avrebbe sicuramente trovato anche un brav uomo che l avrebbe sposata e dato dei figli, che lei avrebbe tirato su con amore, facendoli studiare, almeno quel poco che bastava per non essere trattati come schiavi per guadagnarsi da vivere. Soprattutto era importante saper usare le parole giuste quando interpellati, ed andare sempre a testa alta. Appena scesa dal container un gruppo di persone era ad attenderli, alcuni parlavano anche la sua lingua. Si sentì sollevata nel sentire che c era qualcuno del suo paese, che avrebbe avuto riguardo per lei e l avrebbe aiutata a trovare la strada giusta. Era giovane. Troppo giovane. Aveva ancora tutta la vita davanti, mancava di esperienza, certo, ma la voglia di farcela era tanta. Sarebbe riuscita a smuovere le montagne se glielo avessero chiesto. Fu chiamata da uno di quegli uomini, che la sollecitò a fare alla svelta. Dovevano andare via subito da quel posto, altrimenti sarebbero stati visti e la polizia gli avrebbe presi e messi tutti in galera. Ma le sue gambe vacillarono. Era stata per troppo tempo in quel container, soprattutto il freddo gli era entrato nelle ossa, che se fosse rimasta ancora li di sicuro sarebbe morta congelata. Fece un passo e cadde per terra, sbucciandosi i palmi delle mani e le ginocchia. L uomo che l aveva chiamata gli corse incontro. Si aspettava il suo aiuto. Credeva che l avrebbe aiutata a rialzarsi, così gli porse una mano. Invece un tremendo schiaffo gli si stampò sul bel viso, facendogli perdere per un momento i sensi,

3 mentre gli occhi le si riempirono di lacrime. Poi sentì dire: Brutta stronza, ma dove credi di essere? Quelle come te si meritano solo una cosa. Ma ora non ho tempo da perdere, cammina che dobbiamo andar via da qui. Si rialzò a stento, pensando che forse quell inizio era stato solo un contrattempo, le cose d ora in poi sarebbero andate sicuramente meglio. Non gli restava che avere pazienza e aspettare ancora un po. Fece ancora diverse ore di viaggio seduta sul pianale in metallo, all interno di un furgone senza vetri. Con lei c erano anche altre ragazze, sia bianche che di colore. Non sapeva da dove venissero, ma che di certo erano come lei alla ricerca di una esistenza migliore, almeno quel poco per poter realizzare una parte dei loro sogni. Era ancora notte quando finalmente giunse a destinazione. Fu fatta scendere e a forza di spintoni condotta all interno di una villetta, recintata da una alta ringhiera in ferro e protetta da due enormi cani, tenuti a guinzaglio da uomini armati. La paura cominciò ad entrargli addosso, superando di gran lunga la fame e la stanchezza. In quale posto si trovava? Ma soprattutto cosa volevano farne di lei? Ma quelle domande gli rimasero solo in testa. Non ebbe il coraggio di parlare. I suoi sedici anni erano davvero pochi per poter tener testa a quella gente. Fu messa in una stanza insieme alle altre, dove vi erano solo alcuni materassi buttati per terra e qualche coperta. Gli fu dato qualcosa da mangiare e poi la porta si chiuse Molti anni erano passati da quella volta. Troppe cose erano successe per una vita sola. Non si ricordava neanche più quanti uomini erano passati sul suo corpo: bianchi, neri, con il portafoglio pieno, oppure con pochi euro. Tanto non decideva lei quali scegliere. All inizio, perché giovane, il suo corpo era riservato solo a pochi privilegiati, che potevano permettersi di pagarlo anche tre, quattro milioni di lire per una notte. E quanti ne arrivavano di quei maiali. A lei però di quei soldi toccavano solo le briciole. Almeno gli avesse presi tutti per se, avrebbe fatto la signora. Gli dicevano: Cosa te ne fai dei soldi. Ci pensiamo noi a te. E infatti ci pensavano loro. Per quelli era solo una macchina: scopare, dormire e mangiare quel poco che bastava per sopravvivere. Il suo corpo però adesso aveva perso di valore, ed altre bambine avevano preso il suo posto. Adesso a lei era riservato un tratto di strada, lungo un viale poco illuminato, vicino ad un distributore di benzina. Quante volte la Polizia l aveva presa, portata in commissariato e subito rilasciata, ma non

4 aveva mai avuto il coraggio di denunciare i suoi aguzzini. La paura era tanta, non voleva essere uccisa, anche se quella vita equivaleva quasi ad essere morta, benché la speranza un giorno di poter decidere cosa farne, non l abbandonava mai. D altronde era ancora giovane, sebbene il suo fisico, provato e stanco, smentisse la sua età, ma i suoi sfruttatori facevano di tutto perché non perdesse tonicità e bellezza, in fondo poteva fruttargli parecchi Euro ancora per diversi anni, e lei era contenta di conservarlo nel miglior modo possibile. Una notte le si fermò davanti una bella macchina di colore nero, come se ne vedono poche in giro. L uomo alla guida fece calare il finestrino dalla parte del passeggere premendo un pulsante, poi si sporse verso di lei. Era bello: capelli lunghi e biondi, il viso tondo e ben rasato, gli occhi, illuminati dalla luce del lampione, erano di color azzurro. Ben vestito e dai modi gentili. Rimase affascinata. Quando poi gli chiese quanto volesse per fargli compagnia, per poco non gli rispose: Niente, il mio corpo per te è gratis. Pattuì invece il prezzo e salì. Mentre viaggiavano lui parlava delle sue preoccupazioni, mentre lei ascoltava in silenzio, quasi fosse un confessore, che poi, alla fine, avrebbe senz altro concesso l assoluzione. Dopo alcuni minuti imboccarono un vicolo, illuminato solo dalla luce fioca di un insegna, e si fermarono. Per alcuni istanti si guardarono, poi lui gli chiese di spogliarsi. Lei iniziò lentamente, come ormai sapeva far bene, togliendosi dapprima le scarpe, poi la corta gonna, poi si sfilò lentamente le calze a rete, sotto le quali per praticità non portava niente. Non soddisfatto le chiese anche di togliersi la camicetta, che si sfilò gettandola sul sedile posteriore. Il seno prorompete sembrava esplodere all interno di un reggiseno troppo piccolo per contenerlo. Il suo bel corpo era pronto, e lei era ben lieta di concederlo ad un uomo come quello: bello e ben educato. Lui le si avvicinò, sfiorandole le labbra. All inizio fu restia ad accettarlo poi si abbandonò completamente a quell abbracciò. Invece quello che era sembrato, purtroppo non era. Sentì entrare dentro di se qualcosa di freddo che le tolse il respiro. Lui si scostò, e lei vide quei begli occhi diventare di vetro, mentre la bocca sorrideva contratta da un ghigno crudele. Sentiva il sangue caldo colargli sulle cosce, mentre la vista pian piano si annebbiava. Era impotente, come paralizzata. Lui le chiudeva la bocca con il palmo della mano destra, mentre con l altra estraeva il coltello. Infine,

5 sporgendosi verso di lei, aprì lo sportello e la spinse fuori. Cadde, sbattendo la schiena e la testa sull asfalto, riuscendo solo a vedere due luci rosse sparire nella notte, poi, come se la nebbia fosse calata improvvisamente, i suoi occhi furono coperti da un velo. Intanto dal cielo cominciarono a scendere grosse gocce di pioggia, che lei sentì solo per un po cadere su di se, poi Presto. Correte, qui c è una donna. Sembra morta. Chiamate un ambulanza o il 113, disse qualcuno. Altre persone accorsero sentendo quelle grida. Uno di loro disse: E solo una puttana. L ho vista spesso battere nel viale, lungo la ferrovia, vicino ad uno dei distributori di benzina. Ha fatto solo la fine che si meritano quelle come lei. Alcuni lo guardarono, acconsentendo in silenzio a quelle parole, altri invece si rimisero in cammino, continuando per la loro strada. Quello che era successo non era una cosa che poteva interessargli. In lontananza, intanto, il suono ululante delle sirene squarciava il silenzio, mentre in cielo nuvole nere gravide di pioggia nascondevano il Sole, che anche quel giorno stava lentamente nascendo verso oriente, apprestandosi a dare inizio ad un nuovo giorno.