L APPRENDIMENTO DELLA GEOMETRIA MOTORIA

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1 L APPRENDIMENTO DELLA GEOMETRIA MOTORIA nella scuola primaria con il metodo spazio temporale Terzi Paola Ceschia, Luigia Bonelli, Iolanda Perrone, Paola Terzi E affascinante pensare che ci volesse il cammino dell uomo perché la mente potesse dare dei limiti razionali allo spazio Ida Terzi. In questo lavoro vengono sintetizzate le esperienze di un approccio all apprendimento della geometria nella scuola primaria attraverso il Metodo spazio temporale di Ida Terzi. PREMESSE Lo studio della geometria motoria di I. Terzi richiede di seguire un ordine inverso a quello seguito nei testi di geometria elementare. Infatti la geometria che nasce dal movimento, e si serve essenzialmente di quei parametri che si identificano nelle unità di misura biologica (il palmo, il passo e le rotazioni sull asse corporeo), non può che far derivare il generale dal particolare. Essa utilizza ed esercita primariamente il pensiero analogico-spaziale. Generalmente, invece, si deriva il particolare dal generale ad esempio la linea retta dalla linea generica, il quadrato e il rettangolo dal parallelogramma, e si ordinano le figure in base al numero dei loro lati e dei loro angoli. In tal modo viene utilizzato primariamente il pensiero logico-verbale, con il criterio della classificazione. In sintesi, il metodo Terzi promuove lo sviluppo del pensiero spaziale, ed arriva successivamente e gradualmente ad integrarlo con quello verbale Programma delle esercitazioni Le prime tappe da raggiungere sono la corretta impostazione degli angoli di deviazione e i percorsi rettilinei, elementi indispensabili per la corretta rappresentazione delle spezzate monoangolari. Sempre, subito dopo ogni esercizio pratico, con appositi strumenti, viene restituita la rappresentazione grafica, che rispecchia l immagine mentale geometrica scaturita dall esperienza deambulatoria. Ordine delle proposte di lavoro: a) Traslazione rettilinea e rotazione Acquisizione del concetto di segmento di retta. Il soggetto compie un percorso rettilineo, quindi passa alla sua rappresentazione grafica.

2 Impostazione e rappresentazione della rotazione. Il soggetto gira su se stesso e si ferma nella posizione dalla quale è partito; indi passa alla rappresentazione grafica dell esercizio. b) Quantificazione della traslazione rettilinea e della rotazione Acquisizione del concetto di misura dei segmenti. Il soggetto compie più percorsi rettilinei e paralleli, di differente lunghezza (due, quattro, sei passi ecc), quindi passa alla loro rappresentazione grafica, rispettando il rapporto di proporzionalità, cioè riportando tutto in una certa scala, scelta liberamente. Acquisizione del concetto di misura delle rotazioni. Lo stesso procedimento seguito per la rotazione intera vale per una rotazione di mezzo giro (180 ), di un quarto di giro (90 ) e per rotazioni rispettivamente maggiori o minori di questi valori c) Percorsi con una sola deviazione angolare. Il soggetto fa qualche passo, poi si ferma (1 tempo), gira su se stesso per un valore di 360 (2 tempo), e riprende il percorso rettilineo nella stessa direzione (3 tempo). Poi

3 passa alla rappresentazione grafica dell esercizio compiuto seguendo la tecnica propria del Metodo. d) Figure geometriche regolari Il lavoro prosegue con la costruzione deambulatoria di percorsi più complessi, fino alla costruzione di tutte le figure geometriche regolari e) Integrazione della esperienza deambulatoria con esercitazioni manuali L analisi deambulatoria viene affiancata da un vasto gruppo di esercitazioni manuali che, attraverso l attività degli arti superiori, portano il bambino a raggiungere questi risultati: - riconoscere le figure geometriche - riprodurle plasticamente, modellandole con la plastilina - ritagliarne le sagome su carta o cartoncino - disegnarle Per offrire alla mente una successione di esperienze atte a permettere l elaborazione di concetti geometrici esatti, le prime esercitazioni tattili-manuali che si riferiscono al riconoscimento delle figure vanno fatte su larga scala, valendosi di un materiale studiato appositamente e tale da permettere differenti prove e controlli. Esso si compone di almeno due serie di102 figure geometriche, rappresentative di tutti i poligoni, e suddivise in 4 scale di grandezza. Riportiamo in sintesi alcuni punti di forza di questo tipo di approccio: Rende concreti concetti cosiddetti astratti (la geometria va scoperta prima di essere studiata ed è proprio nel momento della scoperta che si fa vera geometria!) Rende il soggetto protagonista nel suo percorso di apprendimento E facilmente adattabile al soggetto nelle modalità di proposta e nella complessità dei contenuti (anche per l integrazione di soggetti diversamente abili) Le rappresentazioni permettono all insegnante di avere la consapevolezza dell idea che il bambino ha elaborato di una data esperienza, senza equivoci di parole

4 Dagli esercizi deambulatori alla integrazione con le esercitazioni manuali, e successiva rielaborazione, riportate sul quaderno Riconoscimento delle figure geometriche Dai quaderni dei bambini: Un po di tempo fa siamo andati in saloncino e, con gli occhi chiusi,abbiamo TOCCATO diverse FIGURE PIANE, di diversa grandezza (Dai quaderni dei bambini) e, mentre lo facevamo, notavamo differenze, somiglianze, e facevamo altre osservazioni. Ogni figura piana è costituita da 2 elementi: le punte (gli angoli) e le linee (i lati). Per costruire una figura piana ci vogliono almeno 3 lati.. Riproduzione con la plastilina

5 Ritaglio Ed infine il disegno

6 Come viene affrontato con il Metodo Terzi il problema degli angoli interni ed esterni: dagli esercizi in palestra alla registrazione sul quaderno: Uno dei punti cruciali nell insegnamento della geometria utilizzando il metodo Terzi sta nella consapevolezza che il movimento stabilisce prima concretamente l angolo esterno di deviazione, che non esiste visibilmente, da cui la mente ricava l angolo interno, attraverso un processo logico di analisi dello spazio. Gli angoli interni che esistono visibilmente, non sono altro che un risultato della operazione motoria Riportiamo di seguito la sintesi finale di un lavoro svolto in una classe. Se eseguo, VIVO UN ANGOLO ACUTO, RESTA DISEGNATO un ANGOLO OTTUSO Se eseguo, VIVO UN ANGOLO OTTUSO, RESTA DISEGNATO un ANGOLO ACUTO Riflessione: Quando, eseguendo un percorso, pensiamo di COSTRUIRE un angolo, in realtà ne formiamo SEMPRE DUE: uno vissuto, costruttivo o di DEVIAZIONE l altro visivo, DISEGNATO LA CUI SOMMA E SEMPRE 180

7 Bibliografia (1) Ida Terzi (1983), Il senso e la nozione di spazio attraverso l educazione del movimento deambulatorio Omega, Torino pag. 19 (2) Ida Terzi (1995), Il metodo spazio temporale Ghedini Milano pag. 161 (3) Atti del Convegno nazionale Il Metodo Spazio-temporale Terzi: storia e attualità Milano 19-20/11/2005

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