INDICE. Introduzione 9 CAPITOLO PRIMO LE RETI DI IMPRESE. 1.1 Le origini degli studi sulle reti La scuola di Manchester 13

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2 INDICE Introduzione 9 CAPITOLO PRIMO LE RETI DI IMPRESE 1.1 Le origini degli studi sulle reti La scuola di Manchester Analisi strutturale delle reti Il ruolo delle reti di cooperazione tra imprese 18 nell economia contemporanea 1.3 Reti, imprese e mercati Teorie organizzative e reti tra imprese Incertezza ambientale e la dipendenza dalle risorse Teoria dello scambio o del potere di mercato Homophily theory o Prospettive della prossimità 28 sociale e organizzativa Reciprocità Efficienza economica: costi di transazione e 30 costi di produzione Complementarità e sviluppo delle competenze La teoria dei costi di transazione L emersione della rete di imprese come forma 37 organizzativa specifica 1.7 Specializzazione produttiva, stabilizzazione delle relazioni 38 tra imprese e mobilità intra-rete 2

3 1.8 Sistemi di rete, modelli organizzativi ed interdipendenza dalle risorse Spazi e strumenti giuridici nella definizione dei sistemi di rete Legge su reti di imprese Regolazione, autoregolazione e modelli di governo I modelli di rete nella teoria dell impresa e la loro incidenza 49 sui profili giuridico organizzativi CAPITOLO SECONDO RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI 2.1 Reti di imprese, nuove tecnologie ed innovazione organizzativa Le componenti delle reti Tipologie di reti d impresa Le reti burocratiche Reti proprietarie Reti centrate e reti simmetriche Le reti di produzione: le relazioni di sub-fornitura Le reti di distribuzione: il contratto di franchising Altri modelli di classificazione delle reti tra imprese La progettazione e la gestione strategica della rete Le fasi della pianificazione nella gestione strategica delle reti Il finanziamento dell impresa nella rete ed il diverso ruolo delle banche 96 e degli altri intermediari 3

4 CAPITOLO TERZO LA GOVERNANCE DELLA RETE 3.1 I sistemi di coordinamento delle imprese. Brevi riflessioni sui rapporti 99 tra reti e gruppi di imprese 3.2 Reti, gruppi e la distinzione tra coordinamento gerarchico e paritario Unità ed autonomia nelle reti e nei gruppi La rilevanza dell interesse di rete e la disciplina del conflitto di interessi Alla ricerca delle differenze tra rete e gruppo di imprese quali sistemi 110 di coordinamento 3.4 Il sistema di responsabilità della rete e nella rete. Analogie e differenze con i gruppi Modelli di coordinamento inter-imprenditoriale: tra contratti ed organizzazioni Modelli contrattuali di coordinamento tra imprese Modelli organizzativi di coordinamento tra imprese Il contratto come strumento di governo delle reti: alcune fattispecie rilevanti Reti di imprese e contratto di subfornitura Il contratto per l allocazione dei diritti di proprietà intellettuale 137 o altri diritti connessi all organizzazione della conoscenza 4

5 CAPITOLO QUARTO IL CONTRATTO DI RETE 4.1 Reti, distretti e politiche industriali Reti di imprese, interdipendenze e complementarità Reti contrattuali e contratti di rete: le ragioni e l ambito di un 144 intervento legislativo Il contratto transtipico di rete Le caratteristiche del contratto di rete Profili strutturali della rete L organo comune e la governance della rete La responsabilità per inadempimento dei partecipanti alla rete 155 e quelle della rete verso i partecipanti ed i terzi 4.2 La governance del contratto di rete Il governo della rete tra programmazione strategica ed esecuzione del contratto La natura giuridica dell organo comune La natura dell organo comune nelle reti meramente contrattuali La natura dell organo comune nelle reti a rilevanza esterna Poteri rappresentativi. Modelli alternativi di organo comune Il ruolo dell organo comune tra esecuzione del contratto di rete 162 ed esecuzione dei contratti attuativi del programma Regole di funzionamento dell organo comune tra doveri fiduciari e responsabilità Contratto di rete, fondo comune e responsabilità patrimoniale La dimensione patrimoniale del contratto di rete: fondo patrimoniale comune 164 e patrimoni destinati Il fondo patrimoniale comune e la sua formazione 165 5

6 4.3.3 La gestione del fondo patrimoniale comune La destinazione del fondo e dei proventi della gestione Fondo comune e responsabilità patrimoniale Gli effetti patrimoniali del recesso e dello scioglimento della rete L istituzione di patrimoni destinati: una strada accessibile Caso contratto di rete a Bologna: il caso «RaceBO» Conclusioni 177 CAPITOLO QUINTO IL SETTORE MOTORISTICO BOLOGNESE 5.1 Reti di imprese e sistema economico locale. Industria meccanica 179 e comparto motoristico a Bologna ( ) 5.2 Ritmi e caratteri dell industrializzazione a Bologna: la vocazione alla piccola impresa La formazione di una «rete di imprese»: nascita dell industria motociclistica a Bologna Miracolo economico e motorizzazione di massa L organizzazione del sistema di imprese La Ducati nel distretto meccanico bolognese Le società proprietarie di Ducati Motor Holding S.p.A Il Gruppo Ducati Il marchio Ducati nel mondo Imprese controllate Strategia L organizzazione della produzione ed i rapporti con i fornitori Distribuzione, i Ducati stores 233 6

7 5.6.8 Ricerca e sviluppo Il reparto design Marketing, Promozione e Pubblicità Sistema informatico Pubbliche relazioni DIMOTER (Distretto Motoristico-moticiclistico Telematico Emilia Romagna) Motivazioni che spingono all acquisto di una motocicletta Il mercato della moto in Italia Crisi del settore motociclistico in Italia Casi di rete di imprese nel settore della meccanica in Emilia Romagna Caso CoxaNet Caso DiCo Service Caso Hi-Mec.it Conclusioni 264 CONCLUSIONI 267 BIBLIOGRAFIA 269 SITOGRAFIA 280 7

8 A mia madre, a mio fratello Silvio, A mio padre in particolare che da pioniere ha viaggiato in tutta Europa e in America con un ciclomotore diffondendone l importanza al servizio dell uomo moderno 8

9 INTRODUZIONE Il mio lavoro nasce con l intento di approfondire il fenomeno delle reti di imprese. Esso è suddiviso in 5 capitoli dei quali 4 teorici e 1 capitolo dedicato al settore motoristico bolognese. Nel primo capitolo vengono trattate le origini degli studi sulle reti con l obiettivo di introdurre i concetti di base all approccio reticolare. Il metodo è quello di ripercorrere in chiave storica alcune tappe fondamentali del processo di ibridazione tra contributi e discipline, attraverso cui si è formato il campo di conoscenze della prospettiva reticolare, trattando anche l aspetto delle reti tra imprese nell economia contemporanea. Il secondo capitolo tratta le reti di impresa tra sviluppo e crisi e si analizzano analogie e differenze rispetto al distretto industriale. Inoltre, si esaminano le varie tipologie di reti di imprese, si approfondisce il tema della progettazione e gestione strategica delle reti, si analizzano i vantaggi e i rischi delle reti di imprese. Il terzo capitolo tratta della governance delle reti e in particolare dei rapporti tra reti e gruppi di imprese. Viene analizzata la differenza tra coordinamento gerarchico e coordinamento paritario. Successivamente viene affrontato l aspetto del sistema di responsabilità della rete e nella rete sempre facendo la differenza con i gruppi. Nello stesso capitolo vengono trattati i vari modelli di coordinamento inter-imprenditoriale tenuto conto che la funzione centrale della rete è assicurare la circolazione delle informazioni e ridurre i problemi derivanti dalle asimmetrie informative tra imprese ma anche tra queste e i terzi. Nel quarto capitolo viene analizzato il contratto di rete disciplinato dalla legge n.33 del Vengono approfondite le ragioni e l ambito dell intervento legislativo, le caratteristiche del contratto e le due componenti del contratto che sono l organo comune e il fondo patrimoniale comune, vengono trattate le responsabilità contrattuali in caso di inadempimento. In seguito viene analizzato un caso pratico di contratto di rete, il caso «RaceBo». Il quinto capitolo si concentra sul comparto motoristico bolognese. Dopo aver trattato della nascita dell industria motociclistica a Bologna, con la diffusione della 9

10 motorizzazione di massa, si esamina una delle più importanti imprese leader nell ambito del distretto meccanico bolognese che è la Ducati Motor Holding S.p.A. Si traccia la storia dell azienda partendo dal 1925, anno in cui i tre fratelli Ducati fondarono la Società Scientifica Radio (SSR), fino al momento della formazione della Holding. Vengono esaminate le varie aree funzionali (produzione, rete distributiva con i cosiddetti Ducati stores, ricerca e sviluppo, reparto design, marketing promozione e pubblicità, ecc.) e si analizzano le relazioni di collaborazione con i fornitori. Infine, l ultima parte del lavoro è dedicata ai casi CoxaNet, DiCo Service e Hi-Mec.it. 10

11 CAPITOLO PRIMO LE RETI DI IMPRESE 1.1 Le origini degli studi sulle reti L obiettivo di questo paragrafo è introdurre i concetti di base dell approccio reticolare. Il metodo adottato è quello di ripercorrere in chiave storica alcune tappe fondamentali del processo di ibridazione tra contributi e discipline attraverso cui si è formato il campo di conoscenze della prospettiva reticolare 1. Le prime tracce degli studi sulle reti sono riconducibili a discipline considerate distanti dall organizzazione delle attività economiche, dall economia e, in particolare dall economia d azienda. Lo studio dei network nasce come studio delle reti sociali, nell ambito di contesti extra- aziendali e, in genere, extra- organizzativi. Secondo questa accezione, le reti sociali si riferiscono a: «Specifici insiemi di legami interpersonali caratterizzati dalla proprietà per cui la natura delle relazioni, nel complesso, può essere utilizzata per predire e interpretare il comportamento sociale degli individui» 2. Malgrado sia solo alla fine della Seconda guerra mondiale che lo studio delle reti sociali assume un rilievo importante per quantità e qualità degli studi, già agli albori del Novecento vi erano stati interessanti tentativi di ricerca sul tema. Particolare attenzione era prestata alle reti di comunicazione e di interazione tra gli individui. I processi di comunicazione e il trasferimento delle conoscenze, la diffusione e la conservazione dei valori, delle culture e dei linguaggi attraverso lo scambio sociale, erano infatti considerati elementi fondamentali per la comprensione delle dinamiche sociali, soprattutto nelle società preindustriali. Il fondamento teorico e l interesse empirico per lo studio delle reti è radicato nell osservazione delle «concentrazioni 1 GIUSEPPE SODA, Reti tra imprese Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento tra imprese, Carocci editore, marzo MITCHELL J. C. (1969), The Concept and Use of Social Networks, in Id, Social Network in Urban Situation, Manchester University Press, Manchester p. 2 11

12 sociali» 3 di cui si compongono le società e le organizzazioni. Si tratta, in genere, di aggregazioni di individui che possono assumere varie configurazioni, diverso contenuto e finalità. Ne sono esempi le ricerche condotte all inizio del secolo in Germania sugli intrecci nei consigli di amministrazione tra grande industria e sistema bancario o le grandi investigations sugli effetti anticompetitivi delle pratiche collusive tra imprese, realizzate negli Stati Uniti nella prima metà del secolo. L orientamento verso lo studio delle concentrazioni sociali trovò in seguito diversi stimoli per un ulteriore rafforzamento. Un impulso rilevante venne dall affermazione del funzionalismo in sociologia 4. I funzionalisti dedicarono grande attenzione allo studio delle determinanti dei comportamenti individuali e di gruppo, in genere attraverso l osservazione delle relazioni sociali e informali. Tra i concetti centrali della prospettiva funzionalista vi sono le linee informali di comunicazione interne all organizzazione ed esterne verso altre organizzazioni e viceversa. L organizzazione è vista come una «struttura sociale adattabile» 5. Qualsiasi comportamento di adattamento da parte di un organizzazione deve essere posto, sempre secondo la prospettiva funzionalista, in relazione ad un sistema presumibilmente stabile di bisogni. Il funzionalismo presentava diversi limiti. Anzitutto una visione statica dei confini dei sistemi sociali, assunti come ben delimitati e immodificabili se non a seguito di grandi trasformazioni. In secondo luogo una lettura eccessivamente deterministica dell adattamento individuale alle prescrizioni e alle norme. Questo approccio apparve particolarmente inadeguato in situazioni di elevato dinamismo ambientale, e quei contesti, ad esempio le fabbriche o le miniere, sovente caratterizzati da una forte connotazione informale e da schemi di azione non codificati 6. Sul piano delle sviluppo teorico e della ricerca empirica, la necessita di approfondire lo studio delle reti sociali e le prime integrazioni tra discipline l antropologia, la sociologia, la psicologia sociale e alcune scuole di stampo organizzativo come il 3 RUGIADINI A. (1979), p. 167, Organizzazione d impresa, Giuffré, Milano 4 PARSONS T. (1937), The Structure of Social Action, The Free Press, New York; trad. It. La struttura dell azione sociale, il Mulino, Bologna MERTON R. K. (1949), Social Theory and Social Structure, The Free Press of Glencoe, New York; trad. It. Teoria e struttura sociale, il Mulino, Bologna SELZNICK P. (1949), TVA and the Grass Roots, Harper and Row, New York. Trad. It MAYO E. (1945), The Social Problems of an Industrial Civilization, Routledge and Kegan Paul Ltd., London 12

13 taylorismo, la scuola burocratica e delle relazioni umane 7 -, condussero nel tempo a due importanti tappe: 1) la nascita della scuola di Manchester 2) la nascita e lo sviluppo dell analisi strutturale La scuola di Manchester Negli anni quaranta e Cinquanta si afferma un importante scuola di antropologi inglesi 8. Questi proposero quale oggetto prevalente di studio non più gli aspetti culturali dei gruppi sociali e delle comunità ma i sistemi strutturati di relazioni sociali tra individui, gruppi e organizzazioni 9. Molte delle intuizioni nate in questa scuola non hanno trovato una loro sistematizzazione e non condussero all analisi delle proprietà globali dei reticoli. Inoltre la gran parte di queste ricerche si è focalizzata solo sulle relazioni interpersonali informali di tipo comunitario. Le ricerche in antropologia hanno giocato un ruolo fondamentale nell impostazione e nel successivo sviluppo dei metodi di analisi dei sistemi di relazione. È infatti a queste ricerche che vanno ascritti parte dei concetti di base e dei metodi di formalizzazione matematica e di misurazione si pensi ad esempio alla densità di una rete -. Le prime applicazioni di network analysis sono infatti riconducibili agli studiosi della scuola di Manchester. Inoltre la ricerca antropologica ha messo in evidenza la necessita di differenziare l analisi delle relazioni nell ambito di diversi campi: le strutture istituzionali; le aggregazioni sociali di categoria; le relazioni interpersonali. Le relazioni istituzionali sono quelle che derivano dall appartenenza o dal semplice operare all interno di determinate strutture istituzionalizzate Barnes 10 (1969) cita ad esempio, la borgata, il comune, la fabbrica, la società missionaria, l equipaggio della 7 AIROLDI G., NACAMULLI R. C. D. (1979), Materiale per una teoria organizzativa d impresa, Etas Libri, Milano 8 Molti ricercatori che a partire dagli anni Quaranta, svolsero sotto la direzione di Gluckman le prime ricerche in antitesi al paradigma dominante dello struttural-funzionalismo, contribuirono in seguito alla creazione della cosiddetta Scuola di Manchester. Tra questi: lo stesso M. Gluckman, J. A. Barnes, J. C. Mitchell, A. L. Epstein, W. Watson. 9 BARNES J. A. (1954), Class and Committees in a Norwegian Island Parish, in Human Relations, 7, pp BARNES J. A. (1971), Three Styles in the Study of Kinship, Tavistock, London 10 BARNES J. A. (1969), Networks and Political Process, in J. C. Mitchell (ed.) Social Networks in Urban Situations, Manchester University Press, Manchester, pp

14 nave; Mitchell 11 (1973) aggiunge: la famiglia, una miniera, un associazione di volontariato, un sindacato, un partito politico. Le aggregazioni sociali si riferiscono all appartenenza dell individuo a una data categoria sociale classe, famiglia professionale, etnia ecc. Le relazioni interpersonali si riferiscono evidentemente all insieme dei legami interpersonali di tipo amicale, affettivo, parentale ecc. Infine le ricerche in antropologia avevano posto in evidenza come gli individui che agiscono all interno di un sistema o set di relazioni ma non ne sono solo condizionati. Essi sono infatti capaci di modificare e manipolare il proprio insieme di relazioni per fini individuali (Banck, 1973) 12. Ne deriva che la posizione occupata all interno di una rete di relazioni può essere modificata o utilizzata per ottenere benefici individuali. Come l individuo anche l organizzazione può agire sul proprio sistema set di relazioni modificando e manipolando la natura, l intensità e la forma delle connessioni attraverso cui si lega ad altre organizzazioni. L eredità che questi studi lasciano alle ricerche nel campo economico è riconducibile a diversi piani normativi e interpretativi. Sicuramente occorre evidenziare il valore metodologico di queste prospettive teoriche riguardo ad esempio: l analisi della posizione di un attore all interno di una rete di relazioni sia esso un individuo o un organizzazione, la verifica delle opportunità di movimento degli attori all interno della rete; lo studio dei quasi- gruppi, dei ruoli all interno della rete e delle relazioni centro periferia. Alcune tra le principali conclusioni di questo filone di ricerca che hanno rappresentato un patrimonio importante per lo sviluppo della ricerca sulle reti sono le seguenti: 1) i comportamenti individuali sono condizionati dalle relazioni all interno dei diversi gruppi nei quali essi si trovano ad agire; 2) gli individui in accordo con i propri obiettivi possono manipolare e modificare il proprio sistema di relazioni; 11 MITCHELL J. C. (1973), Networks, Norms and Institutions, in J. Boissevain, J. C. Mitchell (eds.), Networks Analysis, Mouton, The Hague. 12 BANCK G. A. (1973), Network Analysis and Social Theory: Some Remarks, in J. Boissevain, J. C. Mitchell (eds.), Network Analysis: Studies in Human Interaction, Mouton, The Hague, Paris 1973, pp

15 3) questi processi di manipolazione delle relazioni possono alterare il funzionamento stesso dei gruppi, delle organizzazioni o delle istituzioni; 4) i gruppi o le organizzazioni rappresentano dei sistemi complessi di interdipendenze, agire sulle interdipendenze significa agire sull organizzazione nel complesso Analisi strutturale delle reti. Gli sviluppi successivi alla scuola di Manchester, in particolare i programmi di ricerca realizzati negli Stati Uniti, portarono ulteriormente impulsi ed innovazioni al funzionalismo. Negli anni Settanta una parte importante di questo filone di studi prese corpo nell analisi strutturalista. Gli antecedenti teorici ai quali può essere fatta risalire questa scuola di pensiero sono sostanzialmente i seguenti: la sociologia tedesca; la teoria psicologica della Gestalt e la Teoria del campo sociale di Lewin 13 (1936, 1951, trad. it. 1972); tra queste la teoria dei ruoli (Merton, 1957; Parsons 14, 1937, trad. it 1962); il contributo di Moreno, inventore del sociogramma ; gli studi di Warner e Lunt 15 (1941) e di Mayo 16 (1933). Particolarmente importante è il ruolo giocato dalla teoria dei ruoli che, come ricordano Katz e Kahn 17 (1966), associa un organizzazione ad un fish net di uffici, ossia un insieme di connessioni e di punti di contatto tra unità organizzative. Un ruolo è definito come: «un modello di comportamento che soddisfa alle esigenze e alle aspettative del gruppo nei confronti dell individuo» (Rugiadini 18, 1979, p. 182). La dimensione prevalente nella teoria dei ruoli è quella del reticolo di relazioni che prendono corpo, sia nelle aspettative del gruppo, sia nei processi di trasmissione 13 LEWIN K. (1936), Principles of Topological Psycology, McGraw-Hill, New York. LEWIN K. (1951), Field Theory in Social Science, Harper & Row, New York; trad. It. Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, il Mulino, Bologna PARSONS T. (1937), The Structure of Social Action, The Free Press, New York; trad. It. La struttura dell azione sociale, il Mulino, Bologna WARNER W., LUNT P. S. (1941), The Social Life of a Modern Community, Yale University Press, New Haven (CT). 16 MAYO E. (1933), The Human Problems of an Industrial Civilization, Macmillan, New York; 2 a ed. Harvard University Press, Cambridge (MA) 1945; trad. it. La civiltà industriale. Problemi umani e socio-politici di una civiltà industriale, UTET, Torino KATZ D., KAHN R. L. (1966), The Social Psychology of Organizations, Wiley, New York; trad. It. Psicologia sociale delle organizzazioni, Etas Kompass, Milano RUGIADINI A. (1979), p. 182, Organizzazione d impresa, Giuffré, Milano 15

16 delle stesse e delle conoscenze legate al ruolo. Non si tratta quindi di prescrizioni o norme. Le relazioni sono le principali determinanti dell insieme dei diritti, dei doveri, delle obbligazioni e aspettative che guidano lo svolgimento delle attività e i comportamenti individuali nei contesti organizzati e non(knoke 19, 1990, pp 7 ss). Di particolare rilievo in proposito è il concetto di role - set (Merton, 1957, pp ). Il role - set è rappresentato dal complesso di relazioni di ruolo che caratterizza una determinata posizione o lo status attribuito alla stessa. Esempio è quello di un professore universitario il quale, in virtù della posizione e dello status ad essa attribuito, deve necessariamente relazionarsi con allievi, colleghi, funzionari ministeriali, commissioni, comunità professionali, ecc. (Merton, 1957, p. 369). Ciascun ruolo esiste concretamente solo in relazione a uno o più ruoli con i quali interagisce. In qualsiasi organizzazione, molte persone occupano ruoli di contatto con altre organizzazioni, in genere attraverso altri individui o liason function come li definisce Evan 20 (1993, p. 143). I membri del top managment di una grande impresa, ad esempio, interagiscono sistematicamente con il top di altre imprese, dello stesso come di altri settori, con i membri rappresentativi dei sindacati, con le associazioni di categoria, con le istituzioni finanziarie, con il potere politico e istituzionale, con le associazioni di cittadini ecc. il concetto di role-set, riportato a un livello di analisi più ampio, cioè dall individuo all organizzazione, è stato ampiamente utilizzato nello studio delle relazioni tra organizzazioni attraverso l idea di organization-set (Barnes 21, 1954). La teoria dei ruoli ha segnato un importante punto di svolta poiché ha favorito il passaggio da una visione descrittiva delle reti sociali e di comunicazione verso costrutti e metodi di ricerca maggiormente esaustivi, in grado tra l altro di cogliere le dimensioni delle molteplicità e della varietà dei legami. Tra i concetti legati al ruolo v è anche quello di struttura sociale. Essa è definita come un ordine o pattern stabile di relazioni sociali fondate su aspettative reciproche, cioè un sistema di connessioni dirette o indirette tra attori che occupano posizioni differenziate. La struttura sociale può essere rappresentata come network, cioè 19 KNOKE D. (1990), pp. 7 ss, Political Networks: The Structural Perspective, Cambridge University Press, Cambridge. 20 EVAN W. M. (1993), p.143, Organization Theory: Research and Design, Macmillan, New York. 21 BARNES J. A. (1954), Class and Committees in a Norwegian Island Parish, in Human Relations, 7, pp

17 insieme di nodi o membri del sistema sociale e come insiemi di legami che indicano le loro interconnessioni. La definizione della struttura sociale attraverso il network si basa su alcune importanti dimensioni di analisi (Laumann, Pappi 22, 1976, p. 6): - l attore organizzativo - la posizione da questi occupata - la connessione o legame che connette gli attori - la stabilità del sistema delle connessioni All interno di una rete l attore può essere rappresentato tanto da un singolo individuo quanto da un organizzazione o da un insieme di organizzazioni. Molte ricerche empiriche in campo economico e in organizzazione assumono come unità di analisi privilegiata i comportamenti, le attitudini e i valori individuali (Coleman 23, 1986). L avvento degli studi sulla struttura sociale dei gruppi, delle comunità e delle organizzazioni, ha invece favorito la de-contestualizzazione dell individuo (Galaskiewicz, Wasserman 24, 1993, p. 4). Le ricerche in campo organizzativo hanno assunto il concetto di attore soprattutto per ragioni metodologiche. Grandori 25 (1955, pp. 72-6) ha spiegato le ragioni che si celano dietro l uso in organizzazione del concetto di attore: «Persino, qualora si studino le relazioni tra imprese (per esempio la formazione di una joint venture o di una catena di franchising) e ai soli fini di quell analisi le imprese possono essere definite e modelliate come attori» (Grandori 26, 1995, p. 75). Il concetto di posizione è diverso da quello utilizzato correntemente, esso è infatti di pura derivazione dalla teoria dei ruoli e si riferisce alla collocazione fisica o psicologica (Krackhardt 27, 1990) dell attore all interno della rete di relazioni. Ad esempio, una determinata localizzazione fisica può accrescere la centralità di una 22 LAUMANN E. O., PAPPI F. (1976), Networks of Collective Action: A Perspective on Community Influence Systems, Academic Press, New York 23 COLEMAN J. S. (1986), Social Theory, Social Research, and a Theory of Action, in American Journal of Sociology, 91. Pp GALASKIEWICZ J., WASSERMAN S. (1993), Social Network Analysis: Concepts, Methodology and Directions for the 1990 s, in Sociological Methods and Research, 22, I, August, pp GRANDORI A. (1995), L organizzazione delle attività economiche, il Mulino, Bologna 26 GRANDORI A. (1995), L organizzazione delle attività economiche, il Mulino, Bologna 27 KRACKARDT D. (1990), The Political Landscape: Structure, Cognition, and Power in Organizations, in Administrative Science Quarterly, 35, pp

18 posizione. Allo stesso modo, certe posizioni sono generalmente caratterizzate da superiorità di status (Rugiadini 28, 1979, p. 190). In altre parole, il fatto di occupare una certa posizione strutturale costituisce di per sé una risorsa poiché determina l accesso ad altre risorse. La connessione è una generica espressione che sintetizza l esistenza di un legame tra gli attori. La natura della connessione è fondamentale tanto per interpretare il comportamento degli attori, quanto per predire e riflettere sugli attributi e le caratteristiche dell insieme delle connessioni. Per ciò che concerne infine la stabilità, si tratta di un eredità del funzionalismo. Ciò che interessa sono le connessioni perduranti nel tempo, le uniche in grado di definire una struttura. Il concetto di stabilità è riferito tanto alla permanenza delle connessioni tra gli attori che si potrebbe definire stabilità strutturale -, quanto alla stabilità del contenuto della connessione. In altre parole una modifica del contenuto potrebbe determinare un cambiamento della struttura. 1.2 Il ruolo delle reti di cooperazione tra imprese nell economia contemporanea Il principale riferimento per la nascita e la diffusione degli studi sulle reti, è rappresentato dal ruolo e dalla crescita di tutte le entità economico-istituzionali non riconducibili ai confini giuridici dell impresa 29. Il concetto di rete tra imprese è in tal senso molto utile. Si può riferirlo in prima istanza, alla trama di relazioni non competitive che connette entità istituzionalmente diverse, senza intaccarne l autonomia formale e in assenza di una direzione e un controllo unitario. Si parla di forme di organizzazione basate sulla cooperazione e il coordinamento tra imprese o altre organizzazioni che si trovano sotto condizioni di interdipendenza. Quest ultima può esplicarsi sia lungo la dimensione verticale in pratica lungo la catena di generazione del valore (ad esempio un fornitore ed un cliente), sia rispetto alla 28 RUGIADINI A. (1979), Organizzazione d impresa, Giuffré, Milano. 29 GIUSEPPE SODA, (marzo 1998), Reti tra imprese, Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento tra imprese p

19 dimensione orizzontale, ossia tra imprese che svolgono le medesime attività e operano nello stesso ambiente (ad esempio due concorrenti). In molti settori avanzati, il ricorso a relazioni cooperative tra imprese è un fenomeno in grado di modificare i meccanismi di regolazione della concorrenza, i processi di innovazione e la generazione di nuovi prodotti, le attività di ricerca, la distribuzione commerciale, l internazionalizzazione ecc Anche in settori più concentrati, a struttura quasi oligopolistica come quello dell automobile, si rileva un forte intreccio di alleanze e relazioni cooperative strumentali al raggiungimento di molti obiettivi per esempio accelerazione dei tempi di sviluppo dei prodotti, condivisione dei rischi connessi all innovazione. La diffusione di forme di cooperazione tra imprese non interessa solo la dimensione orizzontale ma anche quella verticale. Ricerche nel settore dell auto hanno dimostrato come i differenziali di performance qualità, costi riscontrati alla fine degli anni Ottanta tra le auto prodotte in Giappone e quelle prodotte in Europa e negli Stati Uniti erano riconducibili oltre che al modello di organizzazione interna, al grado di coinvolgimento dei sub fornitori (Womack, Jones, Ross 30, 1990). In pratica la misura in cui il costruttore d auto si coordinava con i sub fornitori influenzava direttamente il numero di difetti per auto, il lead time, il livello dei magazzini, ecc. Molta attenzione è stata poi dedicata alla diffusione delle forme di organizzazione industriale di tipo distrettuale o all esperienza cooperativa, entrambe realtà fortemente radicate nel territorio e nel tessuto sociale. In alcune aree territoriali italiane, ragioni tecnologiche, di mercato e socio istituzionali ruolo delle associazioni di categoria e delle istituzioni pubbliche, valori e tessuto socio-culturale hanno determinato l avvento di un modello di organizzazione produttiva che ricalca alcune caratteristiche dei sistemi di putting-out (Landes 31, 1969, trad. it. 1978; Williamson , trad. it. 1985; Lazerson 33, 1995). Il putting-out forma di organizzazione immediatamente precedente alla rivoluzione industriale centrata sulla 30 WOMACK J., JONES D., ROSS D. (1990), The Machine that Changed the World, Rawson Associates, New York 31 LANDES D. S. (1969), The Unbound Prometeus, Cambridge University Press, Cambridge; trad. It. Prometeo Liberato, Einaudi, Torino WILLIAMSON O. E. (1980), The Organization of Work, in Journal of Economics and Behavior, I; trad. It. Strutture economiche di organizzazione del lavoro ed efficienza economica, in Nacamulli, Rugiadini (1985), pp LAZERSON M. (1995), A New Phoenix?: Modern Putting Out in the Modena Knitwear Industry, in Administrative Science Quarterly, 40, pp

20 fabbrica, si basa sul coordinamento di artigiani indipendenti lungo tutto il processo di produzione. Il ciclo produttivo agevolato dalle caratteristiche intrinseche del prodotto ossia ridotti costi di trasporto, facilità di stoccaggio, non deperibilità e adattamento alle esigenze del mercato realizzabile anche nelle ultimissime fasi di produzione ecc è intrecciato con una vasta gamma di relazioni sociali tra gli artigiani e tra questi e le istituzioni locali, sindacati compresi. Inoltre ciascuna impresa artigiana presenta al proprio interno sistematicamente sovrapposizioni tra scambi economici e scambi sociali. Il risultato è che gran parte della produzione, ad esempio del distretto della maglieria di Modena, è realizzato attraverso imprese artigiane a carattere familiare o cooperative (Lazerson 34, 1995). Infine si può rammentare come la diffusione delle relazioni cooperative all interno di un settore economico può modificare le dinamiche competitive sino a rendere inadeguata la tradizionale strumentazione di analisi. Ad esempio nel settore delle costruzioni in Italia diffusione e pervasività dei legami di cooperazione e collaborazione tra le grandi imprese ha portato ad influenzare le aree fondamentali dell attività economica d impresa, ossia l allocazione e l organizzazione delle risorse, la suddivisione dei risultati derivanti dall attività di rischio imprenditoriale, l innovazione di prodotto e di processo, la diversificazione su base geografica e di prodotto. La fitta rete di relazioni tra imprese ha modificato la struttura stessa del settore agendo sull ampiezza delle barriere all entrata nel settore e sostituendosi per peso e intensità alle tradizionali variabili di economia di scala, differenziazione di prodotto, fabbisogni di capitale, costi di cambiamento, accesso ai canali di distribuzione, svantaggi di costo indipendenti dai volumi, politiche governative. I vantaggi per la singola impresa coinvolta connessi alle forme reticolari sono: - la creazione di incentivi all apprendimento e alla diffusione delle informazioni (Hakansson 35, 1990; Powell 36, 1990); 34 LAZERSON M. (1995), A New Phoenix?: Modern Putting Out in the Modena Knitwear Industry, in Administrative Science Quarterly, 40, pp HAKANSSON H. (1990), Technological Collaboration in Industrial Networks, in European Management Journal, 8, 3, pp POWELL W. W. (1990), Neither Market nor Hierarchy: Network Forms of Organization, in Research of Organizational Behavior, 12, pp

21 - lo sviluppo di nuove competenze o di nuovi prodotti (Hladik 37, 1988; Hergert, Morris 38, 1988; Powell 39, 1990); - l utilizzo di modalità flessibili di valorizzazione delle risorse intangibili come le conoscenze tacite e le innovazioni tecnologiche; - lo sviluppo della qualità dei prodotti e dei processi specie quando le risorse e l ambiente sono incerti (Aldrich 40, 1979; Hage 41, 1988; Powell 42, 1990 p. 32); - l ottenimento di risorse finanziarie, informazioni, materie prime, legittimazione, status ecc in forme stabili e a minori costi di cambiamento rispetto alle forme di integrazione (Litwak, Hylton 43, 1962; Nielsen 44, 1988); - lo sfruttamento di capacità produttiva in eccesso (Moxon 45 et al., 1988); - il perseguimento di processi di specializzazione o di diversificazione (Alter 46, 1990) - la condivisione dei costi di sviluppo dei prodotti e la condivisione dei rischi ( 47 Alter, Hage, 1993; Contractor, Lorange 48, 1988) - lo sfruttamento di sinergie, lo sviluppo di azioni congiunte e di relazioni fiduciarie (Perrone 49 et al., 1995) - la focalizzazione sulle competenze distintive e la corrispondente ricerca di efficienza operativa attraverso gli altri attori coinvolti nelle relazioni (Jarillo, Stevenson 50, 1991) 37 HLADIK K. (1988), RGD and International Joint Ventures, in Contractor, Lorange (eds.) (1988), pp HERGERT M., MORRIS D. (1988), Trends in International Collaborative Agreements, in Contractor, Lorange (eds.) (1988), pp POWELL W. W. (1990), Neither Market nor Hierarchy: Network Forms of Organization, in Research of Organizational Behavior, 12, pp ALDRICH H. (1979), Organizations and Environment, Prentice-Hall, Englewood Cliffs (NJ). 41 HAGE J. (1988), Future of Organizations: Innovating to Adapt Strategy and Human Resources to Rapid Technological Change, Lexington Books, Lexington (MA). 42 POWELL W. W. (1990), Neither Market nor Hierarchy: Network Forms of Organization, in Research of Organizational Behavior, 12, pp LITWAK E., HYLTON L. F. (1962), Interorganizational Analysis: A Hypothesis on Coordinating Agencies, in Administrative Science Quarterly, 6, 4, pp NIELSEN R. (1988), Cooperative Strategies, in Strategies Management Journal, 9, pp MOXON et al. (1988), International Cooperative Ventures in the Commercial Aircraft Industry: Gains, Sure, but What s My Share?, in Contractor, Lorange (eds.) (1988), pp ALTER C. (1990), An Exploratory Study of Conflict and Coordination in Interorganizational Service Delivery System, in Academy of Management Journal, 33, 3, pp ALTER C., HAGE J. (1993), Organizations Working Together, Sage Publications, London. 48 CONTRACTOR F. J., LORANGE P. (1988), Cooperative Strategies in International Business, Lexington Books, Lexington. 49 PERRONE V., ZAHEER A., MCEVILY B. (1995), The Organizational Embeddedness of Trust, working paper 21

22 - la riduzione dei costi di produzione e di transazione, rispetto ad altre forme di organizzazione delle attività economiche (Williamson 51, 1985, trad. it. 1987) - il controllo di alcune fonti di incertezza (Pfeffer, Salancik 52, 1978) 1.3 Reti, imprese e mercati Tra le forme di organizzazione che si sono storicamente affermate, il gruppo reticolare è quello che più si avvicina al concetto di rete. Una delle caratteristiche comuni tra rete e gruppo reticolare è costituita dall eterogeneità ossia dalla compresenza di forme di divisione del lavoro non unitarie, per principi, per contenuti e soggetti chiamati a svolgere le attività e per natura del controllo. La rete si configura come una modalità di organizzazione delle attività economiche in cui, è possibile identificare simultaneamente modalità di coordinamento tra imprese di tipo contrattuale, gerarchico, di mercato gestito o sociale. Il concetto di rete è dunque sintesi di: - la presenza di almeno due entità o attori, definibili anche come nodi, che godono di autonomia - l autonomia degli attori, che deve esplicarsi non solo giuridicamente ma in assenza di qualsiasi forma di direzione unitaria. Sono cioè esclusi i gruppi di imprese o le situazioni nelle quali vi sia unitarietà del soggetto economico (Airoldi 53, 1989). - la condizione di interdipendenza sotto cui devono trovarsi le imprese - la presenza di meccanismi di governo delle relazioni tra imprese basati sul collegamento, l influenza reciproca, la cooperazione ei processi negoziali (Grandori 54, 1995, p. 430; Grandori, Soda 55, 1995, p. 184; Ebers 56, 1997). 50 JARILLO J. C., STEVENSON H. H. (1991), Co-Operative Strategies The Payoffs and the Pitfalls, in Long Range Planning, 24, I, pp WILLIAMSON O. E. (1985), The Economic Institution of Capitalism: Market, Hierarchies and Relational Contracting, Free Press, New York; trad. It. Le istituzioni economiche del capitalismo. Imprese, mercati, rapporti contrattuali, Angeli, Milano PFEFFER J., SALANCIK G. R. (1978), The External Control of Organizations: A Resource Dependence Perspective, Harper and Row, London. 53 AIROLDI G. (1989), L ambiente economico, in G. Airoldi, G. Brunetti, V. Coda Lezioni di economia aziendale. Il Mulino. Bologna 54 GRANDORI A. (1995), L organizzazione delle attività economiche, il Mulino, Bologna 22

23 La separazione dei diritti di proprietà e la ricerca della cooperazione, tramite lo svolgimento di attività congiuntamente o tramite la molteplicità e la stabilità degli scambi, determinano un insieme di aspettative e obbligazioni reciproche, spesso molto ampie. Queste aspettative possono trovare una loro formalizzazione nei contratti ma possono anche essere tacite. Ne deriva che l orizzonte di riferimento delle forme di cooperazione tra imprese è di solito medio-lungo. Naturalmente la cooperazione inter-organizzativa alimenta gli scambi o le associazioni delle risorse. In sintesi dalla definizione di rete proposta si ricavano i seguenti elementi: 1. separazione dei diritti di proprietà; 2. interdipendenza tra le parti; 3. processi decisionali congiunti; 4. coordinamento; 5. aspettative reciproche di comportamento. L uso del termine rete è stato intrecciato con quello di accordo di cooperazione. Un esempio in proposito è la definizione proposta da Mariti e Smiley 57 (1983): «Un accordo di collaborazione è un accordo di lungo periodo ed esplicito tra due o più imprese. Ci può essere oppure no una remunerazione finanziaria. Ci si scambia informazioni, merci, servizi, ecc». In questa definizione si possono osservare diversi elementi: non si parla solo di relazione a due ; l orizzonte temporale è in genere ampio, l oggetto è lo scambio; il vantaggio che si può trarre dalle relazioni non è espresso solamente sotto forma di remunerazione o vantaggio economico diretto. Le reti rappresentano aggregazioni di imprese che sono anzitutto organizzazioni indipendenti e autonome. Esse pongono in campo strutture e processi finalizzati all assunzione congiunta di decisioni e all integrazione dei propri sforzi al fine di progettare, realizzare e produrre beni o servizi, sviluppare nuovi processi e prodotti, accorciare i tempi di innovazione o di ingresso nei mercati, scambiare informazioni e 55 GRANDORI A., SODA G. (1995), Interfirm Networks: Antecedents, Mechanism and Forms, in Organization Studies, 16, 2, pp EBERS M. (ed.) (1997), The Formation of Inter-Organizational Networks, Oxford University Press, Oxford. 57 MARITI P., SMILEY R. H. (1983), Cooperative Agreements and the Organization of Industry, in Journal of Industrial Economics, 31, pp

24 altre risorse in forme stabili e garantite. (Alter, Hage 58, 1993, p. 2). Si tratta di una definizione molto generale che esclude alcune importanti forme di relazione tra imprese, tra queste quelle basate sui meccanismi sociali. Molti autori considerano le reti come forme organizzative ibride, ossia intermedie tra i mercati e le gerarchie (Thorelli 59, 1986; Powel 60, 1990). Le forme ibride rappresentano infatti «reti di relazioni di potere e fiducia attraverso cui le organizzazioni possono scambiarsi influenza e risorse, o possono ottenere dei vantaggi di efficienza economica» (Borys, Jemison 61, 1989, p. 236). Anche dietro questa definizione si celano diversi elementi. In primo luogo si parla di relazioni e se ne identificano due grandi tipologie: le relazioni di potere e le relazioni di fiducia. Con ciò ci si riferisce principalmente ai meccanismi di regolazione della relazione che può assumere i più svariati contenuti, ma sostanzialmente riconducibili ai meccanismi del coordinamento su base di asimmetria, e quindi di maggior peso di uno degli attori. Il potere di cui si parla, può essere ricondotto tanto a uno degli attori coinvolti nella relazione, quanto ad una terza parte, sia essa rappresentata da un altro attore arbitro, mediatore o autorità, da una norma generale, da un contratto sottoscritto ecc. In secondo luogo, gli obiettivi; anch essi sono esemplificati nello scambio, tralasciando però tutte le situazioni in cui nulla è scambiato ma al contrario le risorse fornite da ciascuna parte sono aggregate per realizzare determinati progetti o per raggiungere determinati obiettivi. 1.4 Teorie organizzative e reti tra imprese L obiettivo di questo paragrafo è quello di approfondire il perché delle modalità di organizzazione chiamate reti d imprese Incertezza ambientale e la dipendenza dalle risorse Le imprese costituiscono relazioni con altre organizzazioni basate sulla cooperazione e il coordinamento al fine di controllare l incertezza ambientale. 58 ALTER C., HAGE J. (1993), Organizations Working Together, Sage Publications, London. 59 THORELLI H. B. (1986), Networks: Between Markets and Hierarchies, in Strategic Management Journal, 7, pp POWELL W. W. (1990) Neither Market nor Hierarchy: Network Forms of Organization, in Research of Organizational Behavior, 12, pp BORYS B., JEMISON D.B. (1989), Hybrid Arrangements as Strategic Alliances: Theoretical Issues in Organizational Combinations, in Academy of Management Review, 14, 2, pp

25 (Thompson 62, 1967; Aldrich, 1978, Pfeffer, Salancik 63, 1978, Cook 64, 1977; Evan 65, 1966; Aldrich 66, 1979; Benson 67, 1975; Jacobs 68, 1974; Alter, Hage ; Reve 70, 1992). Sebbene le radici della prospettiva della dipendenza da risorse possano essere ritrovate nei contributi di Selznick 71 (1949), di Blau 72 (1964) e di Thompson 73 (1967), questa teoria ha ritrovato la prima ampia applicazione al fenomeno delle reti tra organizzazioni con il contributo di Peffer e Salancik 74 (1978), che non a caso si intitola il controllo esterno delle organizzazioni. Questo lavoro di ricerca rappresenta ancora oggi un contributo di base negli studi di organizzazione. Il principio di base della teoria della dipendenza da risorse è che le organizzazioni operano all interno di ambienti incerti e fluttuanti. L incertezza è in genere riconducibile a diversi fattori: la scarsità di risorse; la non predicibilità delle variazioni ambientali; la specializzazione funzionale delle diverse organizzazioni; il controllo delle risorse critiche da parte di altre organizzazioni. L esigenza di riduzione dell incertezza attraverso il controllo delle risorse, spinge i decisori che operano all interno delle organizzazioni a creare ambienti esterni negoziati stabili e maggiormente prevedibili. Dal punto di vista dell organizzazione, la negoziazione orientata alla riduzione dell incertezza ha per oggetto i flussi di risorse critiche e, di conseguenza, coinvolge le organizzazioni che detengono su di esse un controllo. 62 THOMPSON J. D. (1967), Organization in Action, McGraw-Hill, New York. 63 PFEFFER J., SALANCIK G. R. (1978), The External Control of Organizations: A Resource Dependence Perspective, Harper and Row, London. 64 COOK K. S. (1977), Exchange and Power in Networks of Interorganizational Relations, in The Sociological Quarterly, 18, pp ; trad. It. In Zan (a cura di) (1988), pp EVAN W. M. (1966), The Organization-Set: Toward a Theory of Interorganizational Relations, in J.D. Thompson (ed.), Approaches to Organizational Design, University of Pittsburgh Press, Pittsburgh (PA), pp ALDRICH H. (1979), Organizations and Environment, Pretience-Hall, Englewood Cliffs (NJ). 67 BENSON J. K. (1975), The Interorganizational Network as a Political Economy, in Administrative Science Quarterly, 20, pp ; trad. It. In Zan (a cura di) (1988), pp JACOBS D. (1974), Dependence and Vulnerability: An Exchange Approach to the Control of Organization, in Administrative Science Quarterly, 19, pp ALTERC., HAGE. J. (1993), Organizations Working Together, Sage Publications, London 70 REVE T. (1992), Horizontal and Vertical Alliances in Industrial Marketing Channels, in G. Frazier (ed.) 71 SELZINICK P. (1949), TVA and the Grass Roots, Harper and Row, New York 72 BLAU P. M. (1964), Exchange and Power in Social Life, Free Press, New York. 73 THOMPSON J. D. (1967), Organization in Action, McGraw-Hill, New York 74 PFEFFER J., SALANCIK G. R. (1978), The External Control of Organizations: A Resource Dependence Perspective, Harper and Row, London. 25

26 Dalla misura in cui le organizzazioni esterne costruiscono dei vincoli all azione si ha la dimensione del controllo ambientale di cui gode un organizzazione. I vincoli esterni trovano origine nella dipendenza dalle risorse controllate al di fuori dei confini istituzionali dell organizzazione. Attraverso il concetto di dipendenza dalle risorse si definisce la misura in cui la sopravvivenza di un organizzazione è legata alle risorse che non sono sotto il suo controllo diretto. La dipendenza può essere definita come prodotto tra l importanza di un dato input o output dell azienda e il grado in cui esso è controllato da un numero relativamente piccolo di aziende. Il tentativo di ridurre la dipendenza o di rendere altre organizzazioni dipendenti dalla propria diventa la principale preoccupazione dei decisori. Vi sono quattro condizioni in grado di determinare la misura in cui un impresa A dipende da un altra impresa o organizzazione B che detiene il controllo delle risorse: - l accesso e il controllo delle risorse che possono dare all impresa A la possibilità di entrare in una relazione di scambio - l esistenza per l impresa A di fonti di risorse alternative e la libertà di ricorrervi. Parlando di libertà di accesso ad altre fonti di risorse, non si fa esplicito riferimento ai costi di uscita da una relazione, né alla presenza eventuale di investimenti specifici in grado di generare tali costi. - la capacità di A di esercitare un potere coercitivo di altra natura su B - la capacità di A di modificare i propri obiettivi, le strategie e le attività operative per eliminare il bisogno delle risorse controllate da B La presenza di condizioni sfavorevoli per A determina la dipendenza da B. l impresa A è interessata a negoziare un meccanismo di coordinamento o collegamento con B, poiché con la dipendenza termina la propria discrezionalità. La prospettiva della dipendenza da risorse è costruita attorno all ipotesi per cui la riduzione della dipendenza può essere ottenuta attraverso strategie di regolazione dell ambiente. I legami cooperativi con altre organizzazioni riducono o eliminano i vincoli esterni, sia lungo la dimensione verticale di creazione del valore, sia lungo quella orizzontale ossia di regolazione della concorrenza. Affinché si possano realizzare meccanismi di coordinamento basati sulla cooperazione, le parti dovranno trovarsi sotto condizioni di reciprocità. In pratica non vi debbono essere condizioni di dipendenza unilaterale. 26

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