Piano di Zona AMBITO 1: BRESCIA - COLLEBEATO

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1 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia Supplemento de La Provincia il tuo Network periodico di informazione della Provincia di Brescia Editoriale AMBITO 1: BRESCIA - COLLEBEATO Ho già avuto modo di parlare dei Piani di Zona nel secondo numero de La Provincia Solidale e torno volentieri su questo argomento poiché i Piani di Zona sono lo strumento dato alle comunità locali per rilevare e leggere le esigenze del territorio, valutare e programmare gli interventi atti a contrastare fenomeni del disagio, a promuovere azioni di agio e a gestire i servizi alla persona nel suo insieme. Il piano di zona è lo strumento di pianificazione che tiene conto delle caratteristiche, dei problemi, dei bisogni e delle risorse del territorio e che contiene: - La descrizione dei servizi esistenti e le modalità di gestione degli stessi - La definizione delle priorità di intervento - Le strategie di integrazione tra soggetti pubblici e soggetti del privato sociale - I progetti e le azioni a valenza comunale, sovracomunale e zonali che mirano a consolidare l esistente oppure ad innovare i servizi o ancora a sperimentare nuovi servizi ed iniziative - La ripartizione delle spese e i finanziamenti Il Piano di zona, contestualizza le finalità e gli obiettivi definiti nel Piano Sociale Regionale in alcune aree ritenute strategiche, con riferimento alle esigenze e ai bisogni locali; la Regione Lombardia ha ritenuto di individuare quali aree strategiche l area Anziani, l area Disabili, l area Adulti in difficoltà (emarginazione sociale, povertà, dipendenza, salute mentale), l area Famiglia Minori Giovani e l area Immigrazione. In queste macro aree vengono collocati i servizi, i progetti gli obiettivi che ogni programmatore locale si pone nei rapporti con le esigenze del proprio territorio. Il Piano è la risposta dal passare da una strategia assistenziale di erogazione di mere prestazioni a una politica di servizi integrati a sostegno delle persone e del territorio; è anche integrazione e collaborazione tra pubblico e terzo settore, volontariato e associazionismo in un ottica di attenzione e apertura al territorio.con questo numero si è scelto di dare voce ai singoli ambiti distrettuali uscendo con un numero monografico che riporti, in sintesi, informazioni che possano essere utili non solo agli altri enti ma anche ai cittadini. Si ritiene che il lavoro che sottende i Piani di Zona, complesso, di relazioni, di coordinamento, di sforzi progettuali, possa trovare in questo numero tematico un veicolo comune di riconoscimento e conoscenza anche nei confronti dell'intera provincia bresciana. Continua a pag.3 In continuità con il Piano precedente le politiche sociali delineate nel PdZ sono finalizzate all implementazione di un sistema di servizi, locale e comunitario, fondato sulla promozione del diritto di cittadinanza e sulla sussidiarietà orizzontale. Il piano ha mostrato un buon livello di realizzazione e di continuità dei servizi e degli interventi avviati, quanto progettato ha trovato una concreta e buona implementazione e le risposte offerte si sono dimostrate complessivamente in grado di fronteggiare i bisogni espressi. Nel PdZ l analisi del bisogno e la programmazione degli interventi è organizzata per le aree di utenza previste dalla Regione Lombardia: a) Anziani b) Disabili c) Adulti in difficoltà: emarginazione sociale, povertà, dipendenze, salute mentale d) Famiglia, minori e giovani e) Immigrazione Ogni area è articolata in indirizzi, o macro progetti, che ne definiscono per il territorio le linee strategiche principali di politica sociale. Tali indirizzi sono frutto della valutazione del piano precedente e della concertazione con i soggetti che operano nel sistema dei servizi sociali. PROGRAMMI ATTUATIVI ANNUALI AREA N MACROPROGETTI Anziani Disabili Adulti in difficoltà Famiglie, Minori e Giovani Immigrazione TOTALI Questi i macroprogetti: Area Anziani: socializzazione, domiciliarità e residenzialità. Area Disabili: integrazione sociale, sostegno alle famiglie, vita indipendente, integrazione lavorativa e integrazione scolastica. Area adulti in difficoltà: emarginazione sociale, povertà, dipendenze, salute mentale: interventi e servizi per l emarginazione grave, servizi di accoglienza diurna e residenziale, interventi di accompagnamento e sostegno, misure di contrasto alla povertà e interventi a sostegno dell integrazione lavorativa. Area Famiglie, Minori e Giovani: sostegno alla genitorialità, prima infanzia, tutela minori, tra scuola e lavoro, socializzazione e aggregazione. Area Immigrazione: percorsi di cittadinanza e tutela dei cittadini stranieri. Il Piano è strutturato in programmi attuativi annuali che, all interno delle linee strategiche individuate e tenuto conto dei bilanci dei due Comuni, definiscono le azioni e gli interventi che saranno realizzati annualmente. ANNO DI AVVIO N NUOVI INTERVENTI PROGRAMMATI Servizio Attività Socio Assistenziali e Famiglia Via Fontane, 29/ BRESCIA Tel Fax mrombola@provincia.brescia.it 01

2 La Provincia Continua da pag.1 In ogni area sono definiti gli ambiti dell integrazione tra le politiche sociali e quelle sociosanitarie, nonché con le altre politiche territoriali: abitative, educative, formative, giovanili, del lavoro, culturali. AMBITO 1: VALLECAMONICA - SEBINO Le valutazioni emerse nei gruppi di lavoro che hanno partecipato alla elaborazione e valutazione del Piano sono state positive; in particolare, è stato apprezzato il metodo utilizzato, perché ha consentito di individuare e di esplorare vie innovative per rispondere ai bisogni del territorio. I risultati, pertanto suggeriscono di proseguire con il metodo della programmazione partecipata. La realizzazione di questo obiettivo prosegue, quindi, attraverso: un coordinamento politico costituto dai soggetti rappresentativi delle diverse realtà che operano nel sistema dei servizi sociali, luogo della concertazione delle linee strategiche del Piano e di verifica della loro l attuazione; gruppi tecnici di lavoro per aree tematiche e ufficio di piano; la definizione delle responsabilità e dei livelli di coinvolgimento dei soggetti che partecipano al processo programmatorio; l adesione e la partecipazione dei soggetti coinvolti nella programmazione, gestione, verifica e valutazione del piano. La responsabilità della determinazione delle regole che guidano il processo e delle scelte da effettuare nel Piano è esclusiva dei due Comuni. Gli altri soggetti partecipano al processo attraverso la consultazione, la formulazione di proposte, la predisposizione e la valutazione di progetti. I due Comuni dell ambito hanno concordato: 1. la gestione associata dei seguenti servizi: a) servizio di prevenzione (interventi psicologici di base) e tutela minori; b) servizio di assistenza domiciliare educativa a favore di famiglie con minori; c) servizio di avviamento al lavoro; d) servizio di assistenza domiciliare per adulti in situazione di disagio. 2. l utilizzo associato dei seguenti servizi: - asili nido; - residenze sanitarie assistenziali; - centri diurni integrati. Il processo avviato sta producendo cambiamenti, sia in termini di sviluppo del sistema dei servizi, sia in termini di integrazione tra i soggetti istituzionali e fra questi e la comunità. E un rapporto che consentirà di passare da un sistema di government (funzione di governo assoluta da parte dell ente pubblico) ad uno di governance (responsabilità di governo diffusa anche alla comunità locale). c/o COMUNE DI BRESCIA P.le della Repubblica, 1 - Brescia Tel Fax rmarrese@comune.brescia.it (responsabile) c/o COMUNITA MONTANA DI VALLE CAMONICA Piazza Tassara, 3 - Breno Tel /72/58 - Fax aurelio.donina@ccmvallecamonica.bs.it (responsabile) Il nuovo del Distretto Vallecamonica-Sebino è stato approvato dalla Conferenza dei Sindaci nel mese di dicembre Unitamente al Piano è stato approvato anche il Quadro finanziario, passaggio del tutto innovativo a garanzia che gli obiettivi fissati avrebbero trovato poi effettiva realizzazione. Un richiamo a parte merita lo sforzo economico richiesto ai Comuni, e condiviso, di aumentare la quota di solidarietà da Euro 3,75 ad Euro 9,35 per abitante. Come per quello precedente anche per il triennio la Comunità Montana è stata individuata quale Ente capofila dell Accordo di programma per la gestione dl Piano di zona del Distretto Vallecamonica-Sebino. In tale funzione, con la costituzione dell Ufficio di Piano, si è dato avvio alla realizzazione degli obiettivi fissati dal PdZ. 1. GESTIONE ASSOCIATA DI ALCUNI SERVIZI SOCIALI Tutti i Comuni hanno conferito alla Comunità Montana di Valle Camonica la delega per l esercizio delle funzioni relative ai seguenti servizi socio-assistenziali: - Segretariato sociale di base; - Servizio di assistenza domiciliare anziani e handicap (SAD); - Servizio di assistenza domiciliare educativa minori (ADE);- Telesoccorso; La delega ha avuto decorrenza operativa dal 1 aprile 2006 e avrà la durata fino al Le modalità di erogazione dei servizi delegati sono stati regolamentati dalla Carta dei Servizi, adottata da tutti i Comuni, garantendo equità ed omogeneità di trattamento a tutti i cittadini della Valle Camonica, indipendentemente dalla loro residenza Segretariato sociale di base. Il Distretto della Valle Camonica è stato suddiviso in n. 8 zone così come definite dalla Conferenza dei Sindaci. In ogni zona ha preso servizio l Assistente Sociale per un numero di ore rapportate ai residenti ed al numero dei Comuni della zona stessa. Ad oggi in tutti i Comuni del Distretto è prevista l attività di sportello almeno settimanale Servizi SAD ADE - TELESOCCORSO La richiesta di accesso ai singoli servizi è presentata dal cittadino al Servizio Sociale del Comune, al quale compete la valutazione delle ammissioni, le dismissioni, i tempi di fruizione, oltre che il coordinamento del personale e le successive verifiche sull andamento del servizio. Il Servizio Sociale Comunale valutata la necessità di attivare il servizio di assistenza domiciliare inoltra la richiesta alla Comunità Montana che attiva il servizio. Ai cittadini con un reddito familiare ISEE annuo pari o inferiore a Euro 5.558,54 - corrispondente al minimo vitale e caratterizzati anche da una fragilità sociale, il servizio è gratuito. Oltre tale reddito il costo è a carico del Comune e dell utente proporzionalmente al reddito ISEE posseduto. 2. ALTRI TITOLI SOCIALI Oltre ai servizi sopra ricordati gestiti in forma associata su delega specifica dei Comuni, nel corso del 2006 sono erogati altre due tipologie di voucher: 2.1. servizio ricreativo educativo per minori presso spazi di aggregazione prestazioni di assistenza ricreativa estiva presso spazi di socializzazione (grest estivi) per minori disabili 3. ASSISTENZA SPECIALISTICA PER GLI ALUNNI DISABILI La Comunità Montana, in qualità di Ente capofila del, al fine di migliorare la qualità e uniformare il servizio sul territorio del Distretto, come previsto dagli obiettivi nell area disabili del Piano stesso, ha predisposto Il Progetto per la gestione in forma associata dell assistenza specialistica per alunni disabili presso le scuole di ogni ordine e grado nel Distretto Vallecamonica- Sebino avente la durata di tre anni scolastici: 2006/2007, 2007/2008 e 2008/2009. Contemporaneamente, in attuazione dell art. 2 dell Accordoquadro di Programma Provinciale per l integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap ( ), è stato predisposto il relativo Accordo Territoriale specifico per il Distretto Vallecamonica-Sebino. 4. PIANO TERRITORIALE DELLE ATTIVITA PROGETTUALI Ai sensi della d.g.r del 29 dicembre 2005 di riparto del F.N.P.S. ai fini di dare attuazione alle cosiddette Leggi di settore nazionali, è stato predisposto il PIANO TERRIRORIALE DELE ATTIVITA PROGETTUALI. Dall anno 2006 spetta infatti agli ambiti distrettuali assumere le decisioni in merito alle risorse da destinare (il budget relativo alla leggi di settore è stato definito in sede di Assemblea dei Sindaci durante l approvazione del PDZ ), nonché in merito ai criteri ed alle modalità con cui si darà attuazione alle finalità delle leggi di settore e ai progetti da privilegiare secondo le specificità e i bisogni del territorio. 5. PIANO DI ASSEGNAZIONE DEI CONTRIBUTI DEL FONDO SOCIALE REGIONALE La Regione Lombardia con D.g.r. 29 marzo 2006, n. 8/2222 ha deliberato il passaggio delle competenze in materia di erogazione del Fondo Sociale Regionale dall ASL (dipartimento ASSI) all ambito distrettuale (Ufficio di Piano). Pertanto l Ufficio di Piano ha: definito la data termine per la presentazione delle richieste di contributo da parte dei gestori pubblici e privati di servizi ed interventi sociali; ricevuto le domande di contributo e provveduto a tutte le attività istruttorie; predisposto il Piano di assegnazione dei contributi. Il Piano è stato trasmesso prima al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, che lo ha approvato in data 13 settembre 2006, e poi all ASL di Vallecamonica. 02

3 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia Editoriale Segue da pag. 1 E stato chiesto ai responsabili di parlare del loro Piano di Zona, senza dare una traccia da seguire poiché si ritiene che come strumento territoriale era giusto che ognuno avesse a sottolineare le proprie peculiarità e impostazioni. La Provincia di Brescia ha già aderito ad alcuni Piani di Zona, dando la propria disponibilità, alla luce della circolare regionale n.34 del 29 luglio 05, alla collaborazione per la costruzione e l organizzazione di un sistema informativo di servizi sociali finalizzato a migliorare la conoscenza dei fenomeni che necessitano di protezione sociale e a monitorare gli impianti del nuovo sistema di welfare; alla partecipazione, con un ruolo di facilitatore ad incontri interdistrettuali sul tema dei criteri di accreditamento ai soggetti erogatori di prestazioni; ad essere da supporto, relativamente, agli interventi formativi. AMBITO 2: BRESCIA OVEST Il è nato dopo un esperienza triennale di lavoro caratterizzata, come prevedibile, da aspetti positivi e da alcune criticità. Uno dei principali problemi che l Assemblea dei Sindaci (organo politico chiamato a governare il sistema dei servizi contenuti nel Piano) ha dovuto affrontare in fase di elaborazione e di gestione del primo Piano ( ) è stato il superamento della frammentazione delle politiche dei singoli Comuni (Berlingo, Castegnato, Castelmella, Cellatica, Gussago, Ome, Ospitaletto, Rodengo Saiano, Roncadelle, Torbole Casaglia, Travagliato) e dei singoli settori, finalizzato all avvio della costruzione di quella che potremmo definire una politica sociale di zona. Rispetto a questo punto sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti testimoniati, in primo luogo, dal fatto che nel Regolamento di funzionamento della suddetta Assemblea è stato possibile prevedere che i Comuni contrari ad uno o più interventi previsti dal Piano stesso potessero astenersi dall attuarli senza però ricevere risorse per fare altro. Questa scelta muoveva dalla volontà di responsabilizzare i singoli Enti sull importanza e la necessità di approfondire le problematiche fino ad addivenire a decisioni il più possibile condivise; il fatto che tutte le scelte siano state assunte dopo ampia discussione e all unanimità e che laddove non ci fosse accordo fra tutti siano state rinviate o ridiscusse, conferma l impegno di tutti gli Enti ad aderire a logiche comuni. Gli attori di questo sistema, tuttavia, non sono solo gli Enti Locali che siedono all Assemblea dei Sindaci ma sono prima di tutto la collettività, in quanto portatrice di risorse (non sempre in forma consapevole) e di bisogni e, in secondo luogo, i soggetti che hanno capacità e competenze per prospettare e progettare, insieme ai Comuni, interventi idonei ad affrontare e fronteggiare i bisogni stessi. Questi soggetti sono stati individuati nelle Istituzioni, nel Terzo settore e nel ricco mondo associazionistico che caratterizza il nostro territorio; ognuno di questi si interfaccia direttamente con categorie di portatori di interessi e di bisogni diversi e costituisce un partner per gli Enti Locali nella costruzione di quel sistema dei servizi attraverso il quale le differenti esigenze sociali vengono ricomposte. Queste forme di partenariato, oltre a rispondere ad una logica di sussidiarietà, hanno in parte già consentito e consentiranno ancora di più nel futuro, di ponderare i singoli problemi nell ambito della complessità sistemica delle esigenze sociali del territorio, facilitando la comprensione delle urgenze e la definizione del sistema delle priorità di intervento. Con questo secondo Piano di Zona si intende proseguire sulla strada intrapresa per migliorare ulteriormente la consapevolezza dell importante ruolo che l Assemblea dei Sindaci e l Ufficio di Piano ed i partner sopra citati sono chiamati a svolgere rispettivamente nella programmazione, nella progettazione e gestione delle politiche sociali del territorio, non solo limitatamente ai fondi 328/00 ma a tutte le risorse, umane ed economiche, su cui il territorio stesso può contare. Questo significa, fra le altre cose e forse prima di tutto, adoperarsi per identificare forme organizzative stabili e meccanismi di coordinamento in grado di garantire un corretto svolgimento dei processi e delle attività connesse ai servizi che caratterizzano l Ambito Distrettuale. E importante comprendere come l evoluzione del sistema stia portando la zona sociale ad essere sempre più la principale artefice delle politiche del proprio territorio; tutte le fonti di finanziamento del sistema, infatti, passeranno da lì, sia quelle che derivano dai Comuni, sia quelle che Stato e Regioni trasferiscono per sostenere il sistema stesso. La funzione di intermediazione fino ad ora svolta dall Asl (es. ripartizione dei fondi regionali) viene a mancare ed il territorio si riappropria a tutti i livelli della titolarità dei servizi. Questo cambiamento costituisce senza dubbio un importante scommessa per il futuro ma, d altro canto, chiede e al tempo stesso riconosce al territorio e alle sue risorse la capacità di prendersi cura dell interesse dei propri cittadini. Quanto al primo anno di funzionamento del nuovo piano di zona, oltre agli interventi consolidati ormai nel tempo, sono stati fatti alcuni passi importanti rispetto agli obiettivi formulati nel documento. E stato definito in maniera unanime un unico metodo di compartecipazione dell utenza alla rette di frequenza dei Centri diurni per disabili ed è stato stabilito un riferimento condiviso per la soglia di Minimo Vitale. Queste scelte sono rappresentative di come lentamente si sia intrapresa la via verso un uniformità in ambito distrettuale in alcune scelte di politica sociale. A seguito dell esperienza di quattro anni di gestione del Piano di zona si sta, infine, portando a termine la definizione di uno schema di convenzione e di statuto per costituire un azienda speciale consortile, un soggetto giuridico vero e proprio in grado di sostenere in modo efficiente le scelte e gli interventi che verranno di volta in volta definiti. Questo impegno dovrà essere concretizzato durante l anno 2007 alla luce anche delle nuove competenze che negli ultimi mesi sono state conferite ai Comuni come la ripartizione del Fondo sociale regionale, la procedura per il rilascio delle autorizzazioni al funzionamento. E uno strumento che consentirà ai Comuni aderenti di identificarsi meglio nella dimensione distrettuale nell approccio ai problemi e nella definizione della politica sociale. c/o COMUNE DI GUSSAGO via Peracchia, 3 - Gussago Tel Fax uffpiano@gussago.com (responsabile) 03

4 La Provincia AMBITO 3: BRESCIA EST Caratteristiche socioanagrafiche della popolazione La vicinanza alla città ha condizionato certamente lo sviluppo dei Comuni dell ambito distrettuale e la loro situazione demografica. Negli ultimi anni infatti si è registrato un aumento della popolazione e relativa densità demografica per l affermarsi di questi Comuni come veri e propri centri residenziali alle porte della città. Il fenomeno sicuramente è ancora in ascesa favorito anche dall afflusso dell immigrazione e dal livello di saturazione, oltre che dal costo elevato delle abitazioni del territorio della Città. L analisi dei dati sulla consistenza della popolazione conferma, in linea di massima, quanto emerso dal lavoro dei tavoli tematici, vale a dire che l intervento sociale e socio-sanitario da prevedere per il prossimo triennio deve essere programmato tenendo conto che i gruppi di popolazione che sempre più esprimeranno bisogni di natura sociale e socio-sanitaria sono gli anziani sopra ai 75/80 anni, i giovanissimi e i gruppi etnici e culturali in minoranza. GLI OBIETTIVI STRATEGICI E LE PRIORITA DEL PIANO DI ZONA 2006/2008 Area anziani Il primo obiettivo è costituito dal miglioramento dei servizi esistenti, garantendo le prestazioni fondamentali in tutti i Comuni della zona ed ampliando alcune prestazioni. Si individuano come interventi essenziali : il Servizio di Assistenza Domiciliare, il Telesoccorso, il Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia Supplemento de La Provincia il tuo Network periodico di informazione della Provincia di Brescia Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 47/2005 del 13/12/2005 Direttore responsabile: Wilda Nervi Redazione a cura dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia mrombola@provincia.brescia.it mfebbrari@provincia.brescia.it Layout e impostazione grafica: FZ grafic & design Stampa: Graficasette - Bagnolomella (BS) Distribuzione a cura della Provincia di Brescia servizio pasti a domicilio. Rispetto al modello organizzativo del Servizio di Assistenza Domiciliare si propone di avviare in maniera graduale la sperimentazione dell accreditamento e della voucherizzazione. Il secondo obiettivo è costituito dal tentativo di uniformare i criteri per la fruizione dei servizi nello stesso ambito territoriale: individuando un limite ISEE unico per tutti i Comuni per l accesso ai servizi. Il terzo obiettivo punta a rivedere la destinazione dei fondi Legge 328/00 nell area anziani. Il Gruppo di lavoro suggerisce di avviare un attenta riflessione rispetto agli obiettivi raggiunti attraverso l erogazione dei buoni sociali per anziani. Il quarto obiettivo è la sperimentazione di nuovi servizi, anche attraverso convenzioni con gli Enti che gestiscono R.S.A. Area Diversa Abilità Il primo obiettivo è di uniformare le modalità di partecipazione al costo dei servizi diurni e residenziali, per favorire la costruzione di politiche sociali di zona - Il secondo obiettivo è costituito dalla razionalizzazione dei servizi di trasporto -Il terzo obiettivo è costituito dal tentativo di affrontare in forma associata le risposte ad alcuni bisogni diffusi emersi dal lavoro di gruppo quali la strutturazione del tempo libero e le difficoltà legate alla gestione della disabilità nella scuola dell obbligo - Il quarto obiettivo riguarda il sostegno ai progetti di vita indipendente - Il quinto obiettivo riguarda il mantenimento dell affidamento biennale del N.I.L e N.S.H. all Asl, Area Minori e Famiglie - Il primo obiettivo è rappresentato dal sostegno delle famiglie economicamente fragili ed in particolare delle famiglie a nucleo monoparentale. Si tratta di un obiettivo perseguibile con il proseguimento dei buoni sociali per famiglie con minori - Il secondo obiettivo è la realizzazione di una gestione integrata dei servizi di sostegno e di promozione delle funzioni genitoriali della famiglia - Il terzo obiettivo è la realizzazione di un progetto distrettuale per il trattamento del disagio dei minori e delle famiglie. Tale obiettivo è attuabile attraverso: - Il consolidamento del Fondo sociale di solidarietà per sostenere gli oneri dei Comuni per gli interventi obbligatori derivanti dall affido a comunità o a centri di pronto intervento, di minori sottoposti a provvedimenti dell autorità giudiziaria in materia civile e amministrativa. La gestione delle funzioni relative agli interventi a favore delle madri nubili,l istituzione del Pronto Intervento Sociale Minorile in accordo con gli altri ambiti territoriali (obiettivo da realizzarsi entro la fine del triennio di validità del piano). Area dell Emarginazione Adulta Il primo obiettivo riguarda gli interventi di contrasto alla povertà e all emarginazione, attraverso: - la costituzione di un Osservatorio distrettuale sulle povertà e sull emarginazione, affidato in gestione ad una agenzia specializzata (anche del terzo settore) - un coordinamento tra Comuni e Associazioni locali di volontariato attraverso protocolli di intesa a livello distrettuale - Il secondo obiettivo è costituito dal potenziamento delle azioni di prevenzione e recupero delle dipendenze - miglior coordinamento e programmazione degli interventi di prevenzione Il terzo obiettivo riguarda il fenomeno della immigrazione e tende a promuovere l integrazione dei cittadini stranieri, con particolare attenzione ai minori. Il quarto obiettivo si colloca nell ambito della salute mentale, nell integrazione e del collegamento tra i diversi soggetti istituzionali e non istituzionali coinvolti nella tutela della salute mentale VERSO UN NUOVO SOGGETTO GESTIONALE La priorità su cui investire nel prossimo triennio è quella di consolidare, anche se in modo incrementale, il passaggio dall attuale sistema di gestione centrato sul singolo Comune ad una gestione associata e integrata dei servizi e delle attività socio assistenziali. Un sistema partecipato e governato dai Comuni nel quale: - la governance politica, rappresentata dall Assemblea dei Sindaci del Distretto, elabora le linee politiche, definisce gli obiettivi, effettua le verifiche e predispone le risorse necessarie, la direzione tecnica, è responsabile dell organizzazione e della gestione degli interventi e dei servizi. Il Terzo settore, attraverso il livello della rappresentanza, può essere presente a livello consultivo, sia nei luoghi della condivisione politica, (Tavolo del Terzo Settore) sia a livello tecnico nei gruppi di lavoro per aree tematiche; Il modello che sembra meglio risponde a queste esigenze e che si ritiene possa garantire la massima efficienza, efficacia ed economicità gestionale è l Azienda Speciale Consortile. Entro il primo anno di vigenza del Piano vi è l impegno dei Comuni a costituire questo nuovo soggetto politico al quale sarà affidata la gestione e la regia dei seguenti servizi. Tutela minorile,assistenza domiciliare minori, Buoni per anziani e famiglie con minori, Assistenza a favore delle madri nubili (ex OMNI), Fondo sociale di solidarietà,progetti delle Leggi di Settore, Deleghe all ASL per la Disabilità e per il servizio Adozioni, l Assistenza ad personam per disabili attraverso il sistema dei voucher, Servizi di prevenzione e di animazione per anziani, il Telesoccorso, l Assistenza domiciliare per anziani e disabili attraverso i Voucher, Funzioni di autorizzazione al funzionamento e di accreditamento dei servizi socio assistenziali, l allocazione dei fondi regionali (ex circ.4). c/o COMUNE DI REZZATO Piazza Vantini, 21 - Rezzato Tel Fax pianodizona@comune.rezzato.bs.it ssociali@comune.rezzato.it 04

5 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia AMBITO 4: COMUNITA MONTANA VALLE TROMPIA Riassumere in poche righe il piano di zona della Valle Trompia (e probabilmente tutti i piani di zona) è sicuramente un impresa ardua, per questo ci si limiterà, attraverso queste brevi note, ad evidenziare quali sono i dati di contesto in cui il piano è stato steso e quali i suoi principi ispiratori. L introduzione della legge 328/2000 ed il mutato scenario sociale, economico e politico stanno producendo notevoli cambiamenti sul fronte dei servizi socio assistenziali e sanitari. La programmazione del piano di zona della Valle Trompia risente di queste influenze e le realtà territoriali sono in qualche modo costrette ad effettuare la loro attività programmatoria entro confini che di volta in volta vengono determinati dall incertezza delle risorse disponibili, nonchè dal mutare delle condizioni socio economiche interne. Questa indeterminatezza di contesto, spesso vissuta come impossibilità ad agire un effettivo ruolo programmatorio territoriale può diventare risorsa a condizione che vi sia un alta capacità di governance. Più forte diviene l esigenza di un nuovo governo territoriale sia sul fronte politico amministrativo che tecnico. Tale impegno è sicuramente molto più oneroso che in passato e richiede a livello locale una forte condivisione alle scelte da parte di tutti gli attori e la definizione di nuove modalità gestionali più flessibili e celeri. Le attività di programmazione da svolgersi a livello politico amministrativo sono esercitate: - dall assemblea dei sindaci di distretto quale organismo di programmazione socio sanitaria individuato dalla Regione Lombardia e dall accordo di programma per l attuazione della legge 328/ dalla Comunità Montana di Valle Trompia per le attività delegate dai Comuni, d intesa con il tavolo zonale costituito dagli assessori ai servizi sociali dei Comuni; - dal tavolo zonale per le funzioni connesse alla legge 328/2000 sia per quel che si riferisce alle risorse indistinte che per le leggi di settore. I tre organismi programmatori esercitano la loro funzione a livello collegiale o tramite articolazioni più ristrette numericamente: - l assemblea dei sindaci attraverso il proprio esecutivo; - Comunità Montana attraverso il direttivo e la commissione assembleare; - L esecutivo del tavolo zonale degli assessori. Le competenze di ognuno dei tre organismi sono chiarite all interno dell accordo di programma: oggi paiono tutti necessari, è innegabile la titolarità dei sindaci in materia socio sanitaria, così come è evidente la particolare competenza degli assessori comunali ai servizi sociali in campo socio assistenziale. Questi ultimi sono inoltre indispensabile trait d union tra le scelte comunali e quelle sovra-comunali. Dal canto suo la Comunità Montana è l organismo che, ad oggi, meglio rappresenta i Comuni associati: ad essa sono state delegate competenze in materia ed essa interviene anche con risorse proprie a sostenere le iniziative associate dei Comuni. Comunità Montana, come del resto i Comuni, si è trovata ad affrontare una grossa sfida organizzativa: il suo impianto tecnico professionale, prima del piano di zona e delle deleghe gestionali dei Comuni era molto più leggero e, comunque commisurato al fabbisogno dei servizi allora presenti. La situazione amministrativa non è da allora molto mutata e ciò crea indubbi problemi di gestione che, uniti ai vincoli posti agli enti pubblici dalla finanziaria, rendono sempre più difficile una gestione efficace ed efficiente dei servizi pur a fronte di un grosso impegno non solo del personale tecnico ma anche degli uffici amministrativi e contabili. Accanto a questi organismi pubblici il precedente piano di zona prevedeva che vi fosse una partecipazione alla definizione delle linee programmatiche anche da parte di altri attori: tra essi il più significativo, per la sua azione a livello socio assistenziale e socio sanitario, è sicuramente il terzo settore ed al suo interno il mondo della cooperazione, quello delle fondazioni e delle aziende speciali (in prevalenza RSA), quello del volontariato e quello legato al mondo cattolico. La presenza all ufficio di piano si realizza in forma costante attraverso i tavoli tecnici di area: in essi il terzo settore è componente stabile. La ricchezza e la competenza di queste presenze in Valle Trompia sono state messe a dura prova con l introduzione della 328/2000 per la necessità, anche per loro di un cambiamento nelle modalità di rapporto con l ente pubblico che, da mero erogatore di contributi o appaltatore di servizi è oggi l organismo deputato a confrontare le diverse capacità progettuali ed a farne in qualche modo sintesi. Il terzo settore oggi, ancor più che in passato, deve dimostrare la propria capacità organizzativa e gestionale e deve essere in grado di partecipare ad una programmazione complessiva dei servizi che tenga conto di bisogni, territorio, risorse, articolazioni organizzative in un contesto più complesso, articolato rispetto a quello in cui sino ad oggi si è svolta la sua azione. Anche gli operatori pubblici hanno faticato ad aderire a questo percorso e ad accettare che il terzo settore fosse a tutti gli effetti partner in un processo di sviluppo comune. E questa una direzione ormai incontrovertibile, soprattutto alla luce della prefigurazione dei futuri assetti organizzativi del nuovo piano di zona. In questo senso è stata avviata da un anno una scelta congiunta tra Comunità Montana di Valle Trompia e Comuni del territorio che ha portato a individuare nella SRL la forma più idonea di gestione dei servizi. Trattandosi di Società di capitali, di diritto privato, dotata di propria personalità giuridica, autonomia gestionale, organizzativa e finanziaria, statuto proprio pare poter ma può offrire le garanzie necessarie per un proseguo nel funzionamento dei servizi ed al tempo stesso consentire ulteriori trasformazioni societarie (società consortile) nel momento in cui i Comuni e il terzo settore saranno sollecitati a diventarne soci. La costituzione di una società, a detta dei Comuni e della Comunità Montana consente di ottenere una serie di vantaggi, quali la maggior flessibilità gestionale, con l'effettiva possibilità di superare i vincoli formali che caratterizzano gli enti pubblici. Tale forma, essendo di diritto privato, consente la sola titolarità alla produzione di servizi. La funzione programmatoria dell ente capofila vede nel nuovo piano di zona l indicazione ad un impegno, oltre che nelle aree tradizionali di intervento indicate dalla L.328/2000, anche in nuove aree, chiamate trasversali e che affrontano problemi delle fasce più deboli della popolazione: la casa, il lavoro, la mobilità sul territorio; si tratta di una nuova sfida anche per gli operatori sociali, impegnati ad una messa in rete sempre più attenta delle risorse e delle potenzialità del territorio, volta a creare nuove sinergie ed interventi più rispondenti al mutare dei bisogni della popolazione. Per una conoscenza più dettagliata del piano si rimanda ad una consultazione dello stesso possibile attraverso una richiesta ai seguenti recapiti: c/o SERVIZIO SOCIO ASSISTENZIALE DELLA COMUNITA MONTANA DI VALLE TROMPIA Via Matteotti, Gardone V.T. Tel Fax servizisociali@cm.valletrompia.it Osservatorio Servizi a cura del Dr. Nedo Brunelli (consulente) Con l emanazione della L. 328/2000 la Provincia assume un ruolo preciso e determinato nella materia dei servizi sociali, sia nell istituzione dell osservatorio come funzione di collegamento con gli Enti Locali sia per quanto concerne la formazione del personale. Nella fase iniziale l osservatorio dei servizi sociali si è sviluppato attraverso un sistema informatico, facendo riferimento alle attività dei singoli comuni, ed elaborando un programma che potesse dare risposte agli operatori del settore e a tutti i cittadini, oltre ad una rilevazione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio. E stata quindi portata a termine la rilevazione che aveva come caratteristica la sperimentazione negli anni 2003 e 2004, trovando non poche difficoltà nell interloquire con tutti i 206 comuni della provincia. Nella fase attuale il rapporto si sta spostando dai singoli comuni agli uffici di piano degli ambiti territoriali, in quanto quest ultimi hanno il compito di coordinare tutte le iniziative sul proprio territorio di competenza, nonché predisporre il piano di zona come strumento di politica sociale nell ambito partecipato e concordato con tutti i comuni. In quest ottica la Provincia ha intenzione di rinnovare l Osservatorio provinciale per le politiche sociali, non solo con il compito di raccogliere tutte le iniziative e le attività nel settore, ma essere anche di supporto per gli operatori per un confronto sui programmi, in base ai dati raccolti, nonché punto di riferimento per tutti i cittadini alla ricerca di un soluzione al proprio problema, che entrando nel portale dei servizi sociali, accede con facilità all ambito di sua competenza dove incontrerà tutte le notizie necessarie ed indispensabili al caso. In quest ottica di rinnovato ruolo della provincia si è elaborato il Piano Formativo, del quale si è parlato nel numero precedente rispetto a ciascun ambito, che ha visto come corsi trasversali a tutti gli ambiti giornate formative su Accompagnamento al coordinamento degli Uffici di Piano oltre a giornate dedicate alla Vigilanza, accreditamento, autorizzazione; al servizio sociale di fronte ad interventi ad interventi urgenti di protezione di minori: riflessioni giuridiche e metodologiche connesse all art. 403; e alla Formazione per operatori consulenziali in materia di maltrattamento e abuso all infanzia. Il lavoro sull osservatorio e il piano formativo che si andrà ad liquidare per il 2007 comporterà la collaborazione di tutti: Provincia e Uffici di Piano per raggiungere gli obiettivi contenuti nella L. 328/2000 per dare adeguate risposte alla collettività. 05

6 La Provincia AMBITO 5: SEBINO Con questo secondo Piano di Zona si intende proseguire sulla strada intrapresa per migliorare ulteriormente la consapevolezza del nuovo Sistema di Governance locale gestito dai Comuni associati (il Tavolo di Zona, ora Assemblea dei Sindaci), supportati dall l Ufficio di Piano, con il concorso del Terzo settore e delle Comunità locali chiamati a costruire un Welfare sostenibile, partecipato e responsabile. L esperienza del precedente triennio, caratterizzata, come prevedibile, da aspetti positivi e da alcune criticità, ha dovuto affrontare in fase di elaborazione e di gestione del primo Piano, il superamento della frammentazione delle politiche dei singoli Comuni e dei singoli settori, finalizzato all avvio della costruzione di quella che potremmo definire una politica sociale, sovracomunale e integrata (il Distretto), con modalità diffuse e uniformi sul territorio e per i cittadini di riferimento. Coniugare la specificità e le vocazioni locali, entro una visione ed un disegno condiviso ha trovato riscontro in importanti risultati: - l approvazione del Regolamento del Tavolo Zonale; - il consolidamento e la dotazione del Servizio Sociale di Base con risorse proprie dei Comuni sull intero territorio del Distretto; - la gestione diretta dei servizi (Tutela Minori); - la gestione integrata del Servizio di Assistenza domiciliare Minori; - l erogazione dei Buoni Sociali per gli anziani e per il sostegno alla maternità; - l avvio dei primi Voucher Sociali a sostegno della domiciliarità; L integrazione rappresenta la finalità e la sfida cui misuraci nel prossimo triennio rispetto ai seguenti livelli: - integrare le pratiche; c/o COMUNE DI ISEO Piazza Garibaldi, 14 - Iseo Tel Fax udp.iseo@libero.it - integrare le risorse; - integrare l ambito sociale e l ambito sanitario; - integrare le logiche locali e i sistemi; - integrare la comunicazione interna e verso i cittadini; - integrare le organizzazioni. Dall esperienza maturata e sulla base delle indicazioni contenute dalla normativa della Regione Lombardia per la programmazione dei Piani di Zona - circ. n 34 del 29 luglio 05 e n 48 del 27 ottobre 05, ultime in ordine di tempo si sottolinea il senso della legge in ordine alla valorizzazione ed al coinvolgimento delle risorse del privato sociale per una strategia di sviluppo della sussidiarietà orizzontale. L orientamento di fondo dell integrazione passa attraverso tre linee strategiche: 1. fare Sistema ovvero affrontare la complessità in una visione globale e interdipendente; 2. costruire Reti e quindi implementare un interazione costante tra i diversi livelli e soggetti dell azione sociale (territori singoli, terzo settore, istituzioni locali, enti sovracomunali, ASL ); 3. innovare i Processi per sviluppare la governance locale, intraprendere nuovi modelli organizzativi e di programmazione partecipata, generare nuove risorse Queste tre direzioni ci chiamano ad affrontare alcune priorità sulle quali investire per il prossimo triennio: completare il percorso avviato per consolidare il passaggio da IL SISTEMA DEL SINGOLO COMUNE DELEGATO ASL- CM A UN SISTEMA PARTECIPATO E GOVERNATO DAI COMUNI progettare il sistema integrato dei servizi da costruire nel prossimo triennio con particolare attenzione a costruire: i luoghi della Governance - processi decisionali e ambiti; l Ufficio di Piano come struttura di coordinamento e non di gestione; il sistema dei servizi radicato sul territorio (servizio sociale di base); le Risorse e gli impieghi come bilancio sociale del Distretto; l integrazione socio sanitaria. Investire nella conoscenza: sostenere lo sviluppo di sistemi informativi e di produzione della conoscenza integrati; dare continuità allo sviluppo di sistemi di monitoraggio integrati. Investire nei sistemi organizzativi: sviluppare funzioni di governo locale delle risorse ( economie, sistemi di gestione integrata, concorso delle diverse fonti ad un unico disegno condiviso); potenziare le funzioni di coordinamento e di rete per sviluppare sussidiarietà sostenuta da processi di coinvolgimento partecipato. Investire nella costruzione delle reti: sostenere la cooperazione locale tra i soggetti del territorio (luoghi della partecipazione e del concorso nella costruzione delle risposte ai bisogni e alle domande sociali); sviluppare sinergie nell uso di risorse e investire su processi integrati socio sanitari (ADI, Tutela, Adozioni, Consultori); dotarci di luoghi di coordinamento e integrazione a livello provinciale (es. Coordinamento Ufficio di Piano, Assemblea dei Sindaci Presidenti di Ambito ovvero Tavolo Zonale). 06

7 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia AMBITO 6: MONTE ORFANO Il Piano di Zona triennio 2006/2008 dell Ambito Distrettuale n. 6 Monte Orfano, costituito dai Comuni di Adro, Capriolo, Cologne, Erbusco, Palazzolo sull'oglio e Pontoglio, è stato approvato dall Assemblea Distrettuale dei Sindaci in data , dopo che gli indirizzi di fondo dello stesso sono stati approvati dalle varie Amministrazioni Comunali con specifici provvedimenti. Successivamente, con Accordo di Programma sottoscritto dai Sindaci dei sei Comuni in data 27 febbraio 2006, il Piano di Zona è stato adottato ed è stato definito il bilancio preventivo annuale, relativo alla gestione delle attività da realizzare ed organizzare per il primo anno di validità dello stesso, in relazione agli obiettivi individuati nel Piano, tenendo conto delle risorse assegnate. Il Piano di Zona dell Ambito Distrettuale n. 6, oltre a recepire integralmente gli obiettivi regionali, sopra sintetizzati, ne individua altri, aggiuntivi, di carattere generale quali: il consolidamento del soggetto plurale, inteso come soggetto di governo del Piano di Zona, sia sul piano politico che tecnico; il consolidamento e lo sviluppo del sistema d offerta dei servizi sociali, passando attraverso la tendenziale omogeneizzazione dei criteri di accesso agli stessi. Detti obiettivi generali sono stati tradotti in obiettivi specifici all interno delle aree tradizionali in cui è suddiviso il Piano di Zona (ad esempio prevedendo la sperimentazione e/o lo sviluppo del voucher sociale per gli anziani, i disabili, le famiglie, l area dell emarginazione grave, oltre a prevedere per i servizi consolidati l individuazione di linee guida o di criteri di accesso ai servizi omogenei tra i Comuni). Per ognuna delle aree di intervento sono stati infine previsti obiettivi specifici, legati alle caratteristiche dei Comuni e alla valutazione in ordine alle necessità tipiche del contesto sociale dell Ambito Distrettuale: A.AREA ANZIANI valutazione della possibilità di attivare convenzioni con strutture presenti sul territorio dell ambito per n. 2/3 posti letto per ricoveri temporanei e di sollievo (utenza indifferenziata); sperimentazione, in stretta connessione con le organizzazioni del terzo settore, di soluzioni idonee al problema dei trasporti valorizzazione del ruolo del segretariato sociale nell attività di accoglienza e orientamento dei cittadini; necessità di lavorare con le varie associazioni di volontariato presenti sul territorio dell Ambito per favorire l avvicinamento alle stesse e il conseguente inserimento al loro interno di nuove risorse di persone che garantiscano nel tempo la necessaria operatività delle Associazioni e l eventuale sviluppo di nuove aree di impegno da parte delle stesse. B.AREA DISABILI promuovere e sostenere gli interventi finalizzati a favorire la domiciliarità; lavorare in integrazione con i vari Enti e servizi coinvolti nella gestione dei processi finalizzati a favorire l integrazione scolastica (attività afferente al comparto della pubblica istruzione), con specifica attenzione alle definizione del ruolo dell assistente educatore; lavorare con le realtà associative e cooperative presenti sul territorio per garantire lo sviluppo di azioni finalizzate a sostenere la gestione del tempo libero delle persone disabili; individuare un nuovo modello organizzativo relativamente al servizio trasporti; favorire e sostenere le iniziative pubbliche e del privato sociale che vadano nella direzione di sviluppare attività di sollievo per le famiglie con persone disabili; valorizzazione del ruolo del segretariato sociale nell attività di accoglienza e di orientamento della famiglia. C.AREA MINORI E FAMIGLIA per quanto riguarda la progettualità delle leggi di settore va previsto un ripensamento degli interventi di tipo informativo/formativo e di quelli relativi allo sviluppo di azioni ed attività nell ambito delle politiche giovanili; strutturare forme di concertazione e di rapporto più precise con le istituzioni scolastiche per addivenire ad una maggiore collaborazione relativamente alle diverse situazioni seguite e per l individuazione di problematiche in nuce; in relazione all eventuale accreditamento di un nuovo soggetto alla gestione del Consultorio familiare, definire con lo stesso forme di collaborazione e concertazione per la gestione delle varie attività di pertinenza del Servizio consultoriale in integrazione con l ambito. D.AREA IMMIGRAZIONE / ADULTI IN DIFFICOLTA / EMARGINAZIONE potenziare il ruolo del segretariato sociale nell attività di accoglienza e orientamento delle famiglie; garantire l organizzazione di corsi di alfabetizzazione e di educazione culturale per le donne straniere; garantire il potenziamento delle attività dello sportello stranieri. garantire agli operatori sociali la disponibilità di accordi, protocolli, risorse strutturate e non per poter gestire l emergenza; mantenere convenzione con strutture residenziali del privato sociale; sviluppare rapporti con le strutture carcerarie (CSSA); garantire i servizi di integrazione economica per progetti a breve/medio termine; definizione di un protocollo di intesa con ASL (SERT e NOA) e Azienda Ospedaliera (CPS) che operi nella direzione di definire più precisamente i rispettivi compiti e possibilità di intervento; valutare la possibilità di favorire soluzioni abitative temporanee per singoli o gruppi; sviluppare un servizio di trasporto per l accesso ai servizi (CPS centri diurni); sperimentare un sistema di titoli sociali (buoni e voucher) finalizzati al soddisfacimento di bisogni alimentari; sperimentare interventi finalizzati al reinserimento lavorativo di persone in difficoltà ( da anni fuori o mai inserite nel mercato del lavoro ) non inseribili con le normative del settore; definire modalità di collaborazione con Associazioni (Caritas) e strutture accreditate (Pronto Intervento) per la gestione di progetti sperimentali (sostegno abitativo, reinserimento sul mercato del lavoro, ecc.). c/o COMUNE DI PALAZZOLO S/O Via Torre del Popolo, 2 - Palazzolo s/o Tel Fax servizi.sociali@palazzoloweb.it 07

8 La Provincia Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia AMBITO 7: OGLIO - OVEST Il distretto Oglio Ovest n 7 è un distretto ampio con una popolazione complessiva di abitanti, comprendente 11 comuni: Castelcovati, Castrezzato, Cazzago S/M, Chiari, Coccaglio, Comezzano Cizzago, Roccafranca, Rovato, Rudiano, Trenzano, Urago d Oglio, comuni diversi tra loro per numero di abitanti e tipologia di servizi. Il Piano di Zona 2003/2005 è stato lo strumento di governo del settore socio assistenziale dei comuni del distretto 7 che ha permesso l omogeneizzazione degli interventi e dei servizi. E stato lo strumento che ha stimolato i comuni a lavorare insieme, a progettare e condividere strategie di intervento, ponendo le basi per la costituzione di una rete di servizi omogenea sul territorio (dal servizio sociale di base là dove non c era alla costituzione di servizi di educativa e assistenza domiciliare in tutti gli 11 comuni). Con il Piano di zona 2006/2008 sono state definite le linee programmatorie per gli interventi e le azioni in campo socio assistenziale per gli 11 comuni: 1- realizzazione dei progetti e servizi a carattere distrettuale; 2- modalità di erogazione di buoni o voucher; 3- progetti legati alle leggi di settore: legge 285/97, legge 45/99, legge 162/98, legge 40/98. TITOLI Sul territorio durante la prima triennalità del piano di zona sono stati sperimentati titoli sociali in forma di buoni sociali destinati alle seguenti categorie: anziani, disabili e famiglie con minori 0/3 anni. L erogazione di questi buoni è stata riconfermata nella seconda triennalità (2006/2008). I buoni sono stati emessi attraverso bandi distrettuali con unica graduatoria, mantenendo la sede di raccolta delle domande nei comuni. Il buono a sostegno delle famiglie con minori bisognosi di specifici interventi, finalizzato ad una crescita e sviluppo sani ed armoniosi, è gestito non con graduatoria ma su presentazione di domanda da parte dei servizi sociali, in c/o COMUNE DI CHIARI Piazza Martiri della Libertà, 26 - Chiari Tel Fax upservizisociali@comune.chiari.brescia.it relazione al bisogno. Novità introdotta e sperimentata nel corso del 2006 è stato l utilizzo dei ticket per l acquisto dei beni di prima necessità (alimentari o sanitari), destinato al sostegno delle famiglie (in particolare con presenza di minori) o di persone sole in situazione di grave disagio economico e che faticano a rispondere ai bisogni primari della vita quotidiana. Il sistema dei ticket assicura che l aiuto raggiunga i beneficiari in modo utile e veloce al fine di affrontare i bisogni di sussistenza e consentono un controllo sul reale utilizzo dei fondo stanziati unicamente per rispondere ai bisogni elementari. SERVIZI E PROGETTI Tra le azioni e i sevizi messi in atto con il Fondo Nazionale Politiche Sociali sono da evidenziare alcuni progetti sperimentali che sono il tentativo di dare risposte ai bisogni emergenti attraverso modalità e servizi più flessibili. 1 - Progetto Sostegno dei giovani con problematiche psichiatriche o di disagio sociale adulto nato dal tavolo delle nuove povertà che ha visto la presenza di rappresentanti dei comuni, del privato sociale, delle Parrocchie e del Cps. Tale progetto prevede percorsi di aiuto e sostegno ai processi di socializzazione e relazione di giovani con problematiche psichiatriche, o di adulti con difficoltà relazionali, sociali o di reinserimento, attraverso l affiancamento di figure educative. 2 - Progetto Casa accoglienza per donne sole o con bambini. Il servizio vuole essere una risposta abitativa temporanea per situazioni urgenti, il più possibile immediata e flessibile, che favorisca i processi di inserimento e di uscita dalla struttura. Il progetto accoglie donne sole o con bambini per un periodo massimo di un anno, tempo che si reputa necessario per raggiungere un indipendenza economico abitativa. L obiettivo è quindi favorire il ritorno delle persone ospitate nel comune di residenza, avendo risposto al disagio che le ha portate ad un invio alla struttura. Il progetto prevede quindi la strutturazione di microprogetti individuali da parte del servizio sociale del comune, al fine di promuovere il percorso verso l autonomia. 3 Il progetto Casa accoglienza per uomini soli si pone i medesimi obiettivi e vede come destinatari uomini soli, in situazione di difficoltà abitative ed economiche sociali. Anche in questo caso il percorso verso l autonomia è favorito da una progettualità in capo al servizio sociale del comune di residenza. 4 - Intervento a favore delle persone in stato di detenzione, vede quali destinatari persone ex detenute e familiari delle stesse e si pone come obiettivi il favorire un percorso teso all autonomia dell utente oltre che il reinserimento nel contesto sociale di appartenenza, mettendo in atto azioni di sostegno economico, accompagnamento nella ricerca di un lavoro oltre che una risposta all emergenza abitativa, il tutto in collaborazione con enti del territorio. PROGETTI LEGATI ALLE LEGGI DI SETTORE: Legge 285/98: il progetto si distingue in due aree di intervento, area famiglia genitori ed area preadolescenti e prima adolescenza. Il progetto si pone in continuità con le azioni della precedente annualità con obiettivo il sostegno alla genitorialità. Per l area preadolescenti l obiettivo è rivolto al tempo libero dei ragazzi ed alle agenzie educative del territorio (Cag e Oratori), sostenendo e rimotivando le stesse. Legge 45/99: il progetto prevede anche qui due diversi livelli di intervento. Un livello di coprogettazione tra le realtà del distretto operanti nel mondo giovanile (cooperative, oratori, progetti giovani..), ed un livello operativo che si pone in continuità con le azioni già promosse nella precedente annualità: prevenzione nelle scuole guida e sostegno a micro progettualità locali di educativa di strada. Legge 162/98: prevede la realizzazione di interventi a favore di persone con handicap grave: progetti di aiuto alla persona per una vita indipendente o progetti di assistenza domiciliare assistenziale o educativa. È stato introdotto il sistema del voucher quale strumento di erogazione del servizio alla persona disabile; è stato creato un elenco di Cooperative sociali accreditate per lo svolgimento del servizio tramite un bando di accreditamento. Legge 40/98: il progetto prevede il mantenimento degli sportelli stranieri (unica azione alla quale il Comune di Chiari non aderisce), la presenza di un mediatore culturale e linguistico a supporto delle scuole e dei servizi sociali, azioni di integrazione e formazione con donne straniere ed azioni di monitoraggio sulla situazione giovanile straniera. Nel triennio 2006/2008 è stato riconfermato come ente capofila il comune di Chiari; si è costituito anche un Ufficio di Piano con funzioni tecnico gestionali, in grado di gestire le azioni amministrative e coordinare gli interventi e i tavoli i lavoro. I costi dell ufficio di Piano sono in carico agli 11 comuni. 08

9 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia AMBITO 8: BASSA BRESCIANA OCCIDENTALE TERRITORIO DI RIFERIMENTO: Comuni di Barbariga, Borgo San Giacomo, Brandico, Corzano, Dello, Lograto, Longhena, Maclodio, Mairano, Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano d Oglio, San Paolo, Villachiara, per una popolazione residente al 31 dicembre 2005 pari a n abitanti. ASSETTO ORGANIZZATIVO: In data 25 ottobre 2003, con atto pubblico, i Comuni dell Ambito hanno costituito la Comunità della Pianura Bresciana - Fondazione di partecipazione con la finalità di promuovere e realizzare la gestione associata degli interventi e dei servizi sociali tramite un sistema a rete che garantisca la massima efficienza, efficacia ed economicità, tenendo conto: della centralità del cittadino come portatore di bisogni ma anche come risorsa per lo sviluppo della rete di servizi secondo i principi di sussidarietà e solidarietà sociale dell importanza della realtà dell associazionismo, del privato sociale, del volontariato, del terzo settore in genere La Comunità della Pianura Bresciana è la sperimentazione di un nuovo modello territoriale di gestione dei servizi sociali come risposta integrata e più adeguata ai diversi bisogni individuali. E un istituto di diritto privato che non ha scopo di lucro e al quale possono aderire soggetti diversi dai Comuni fondatori, attraverso l apporto di denaro, di beni e di professionalità o servizi. Attualmente oltre ai 15 Comuni dell ambito sono soggetti partecipanti alla Fondazione: la Regione Lombardia le R.S.A. di Barbariga, Orzinuovi, Orzivecchi e Quinzano la Fondazione Sagittaria di Orzinuovi la Fondazione Enrico Nolli di Orzinuovi il Consorzio delle Cooperative sociali In.Rete.it di Rovato l Associazione delle Scuole materne autonome ADASM La Provincia di Brescia sta perfezionando la sua adesione alla Fondazione. SERVIZI E INTERVENTI: La gestione associata è una opportunità che i Comuni dell ambito n. 8 hanno colto e intendono confermare nel prossimo triennio implementando progressivamente sempre più servizi fino ad ora gestiti in forma singola. Attualmente sono gestiti in forma associata i seguenti servizi: il servizio sociale professionale di base con la presenza dell assistente sociale in ogni comune il servizio tutela minori sottoposti a provvedimenti dellamagistratura con la presenza di figure professionali in un certo modo stabili (coordinatore, psicologo/a, educatore, assistente sociale, consulente legale) il servizio di assistenza domiciliare anziani il servizio di assistenza domiciliare minori la gestione dei buoni sociali le attività legate alle leggi di settore (L. 40/98 sull immigrazione; L. 45/99 sulla tossicodipendenza; L. 285/97 sulle politiche per i minori) il servizio Orientagiovani con sportelli aperti nei Comuni di Orzinuovi, Borgo San Giacomo, Dello e Lograto. Il servizio è inserito nel Progetto Rete Informagiovani Bresciana gestito dall Assessorato Giovani e Università della Provincia di Brescia. lo sportello Informahandicap IL SERVIZIO DI CONSULTORIO FAMILIARE: Da maggio 2006 la Comunità della Pianura Bresciana gestisce il servizio di consultorio familiare con sedi principali a Orzinuovi e Lograto e sede distaccata a Dello. L accesso è libero, non è necessaria alcuna impegnativa del medico di medicina generale; è prevista la possibilità di fruire di prestazioni in orari diversificati su appuntamento e per attività programmate. L attività prevede la compresenza delle diverse figure professionali, anche attraverso le équipes, in modo da garantire un approccio multiprofessionale e integrato delle attività socio sanitarie consultoriali. Il servizio si pone le seguenti finalità: assistenza psicologica e sociale alla maternità e alla paternità responsabile, per i problemi di coppia e di famiglia anche in ordine alle problematiche minorili somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile tutela della salute della donna e del bambino divulgazione delle informazioni idonea a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi e i farmaci adatti a ciascun caso. PRIORITA STRATEGICHE DEL TRIENNIO 2006/2008: Consolidamento e sviluppo dei servizi attualmente gestiti in forma associata attraverso l implementazione organizzativa della Comunità della Pianura Bresciana Fondazione di partecipazione Avvio della gestione associata, anche attraverso forme di voucherizzazione, per: a) servizio di assistenza a favore di portatori di handicap in ambito scolastico b) servizio pasti a domicilio a favore di anziani e persone in situazione di disagio c) servizi a favore dei minori, previsti dagli artt. 80,81 e 82 della L.R. n. 1/86 (interventi in sostituzione del nucleo familiare inserimento in comunità alloggio, affidi familiari) Affermazione nelle varie aree di intervento (minori, anziani, disabilità, disagio) del principio di solidarietà tra i comuni associati per la gestione dei servizi con l attivazione di fondi di solidarietà Consolidamento e potenziamento del servizio sociale professionale di base: elaborazione di una strategia professionale di valorizzazione del servizio inteso come porta unitaria di accesso al sistema integrato dei servizi e consolidamento della rete di collaborazione presente nel territorio Sviluppo del principio di sussidiarietà con il coinvolgimento sempre più intenso del terzo settore nella realizzazione della rete dei servizi, sia in fase progettuale che realizzativa Costituzione di un tavolo di rappresentanza del terzo settore Utilizzo dei titoli sociali con la sperimentazione di modalità diverse per l impiego razionale e socialmente finalizzato degli stessi Integrazione socio-sanitaria con i diversi soggetti che operano nel territorio. c/o COMUNE DI ORZINUOVI Via Arnaldo da Brescia, 2 - Orzinuovi Tel /331 - Fax orzinuovi@comune.orzinuovi.bs.it 09

10 La Provincia AMBITO 9: OGLIO - OVEST L Ambito n. 9 è composto da 20 comuni della Bassa bresciana : Alfianello, Bagnolo Mella, Bassano Bresciano, Cigole, Fiesse, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Manerbio, Milzano, Offlaga, Pavone del Mella, Pontevico, Pralboino, San Gervasio, Seniga, Verolanuova, Verolavecchia. Il distretto è situato a sud di Brescia, sul confine con le province di Cremona e Mantova e presenta un estensione territoriale pari a 465,27 Kmq, con una densità media di circa 236 abitanti per Kmq. Fra i comuni appartenenti al distretto risultano però notevoli differenze: il Comune con densità più bassa è quello di Seniga (117 abitanti per Kmq), mentre Manerbio presenta una densità quattro volte superiore (472 ab./ Kmq). Tutti i comuni dell Ambito sono di piccole e medie dimensioni: solo 4 hanno più di abitanti e 13 hanno meno di abitanti. Dopo un analisi del contesto territoriale e demografico il Piano di Zona 2006/2008 evidenzia quali sono gli obiettivi traversali per ogni Area Monotematica: - Potenziamento del Servizio Sociale di base; - Potenziamento, qualificazione e raccordo con le organizzazioni sociali del segretariato sociale; - Omogeneità nell applicazione ai cittadini dei criteri per la fruizione di prestazioni e servizi sul territorio dell Ambito; - Definizione di protocolli operativi con l Asl e l Azienda Ospedaliera. Sono state individuate le seguenti aree: Minori e Famiglia, Disabili, Disagio Adulto, Anziani, a cui fanno capo i seguenti obiettivi: AREA ANZIANI - ripensamento della domiciliarità (efficace risposta a situazioni eclatanti di invalidità) calandola in un contesto LA PROVINCIA SOLIDALE ALLA RADIO La provincia Solidale è anche un programma radiofonico, che puoi ascoltare ogni giovedì mattina alle ore 9.30 su Radio Vera. La rubrica propone interviste, raccoglie commenti e segnala consigli sui vari progetti proposti dall assessorato. Ascolta La Provincia Solidale su Radio Vera Brescia 93.3 Lago d Iseo 94.7 Valle Camonica 98.9 Valle Trompia 92.2 di sostegno della fragilità, con l intento di prevenire l emarginazione dell anziano, attraverso percorsi efficaci e densi di umanità nell accompagnare i diversi processi dell invecchiamento. - strutturare gradualmente un offerta di servizi con modalità d accesso e condizioni sempre più omogenee, progettando per alcuni di questi una forma di gestione associata. - semplificare il processo comunicativo offerto agli anziani rendendo più omogeneo e di facile accesso il flusso delle informazioni rivolte agli stessi. AREA DISABILI - Costruzione di un modello organizzativo integrato ed efficace di risposta ai bisogni delle persone con disabilità attraverso la definizione di Protocolli/accordi tra gli enti coinvolti (Comuni /NPIA /ASL /Scuole /Provincia) - Omogeneizzazione sul territorio dell Ambito dei criteri di definizione della partecipazione al costo dei servizi da parte degli utenti. - Sviluppo e diffusione della cultura di accoglienza ed integrazione della persona disabile nei vari ambienti di vita ed attività (sociali ricreative sportive culturali) - Disporre di una più precisa conoscenza quantitativa e qualitativa del fenomeno disabilità. - Sostegno alla domiciliarità. - Favorire ai cittadini l accesso alle informazioni e alla consulenza legale relative all area disabilità. AREA MINORI - Gestione del Servizio Tutela Minori. -Promozione dell istituto dell Affido Familiare -Prevenire e rimuovere il disagio familiare e minorile attraverso l attivazione di percorsi di formazione e confronto tra gli operatori dei 20 comuni. -Studio, analisi ed eventuale programmazione di interventi volti ai minori sottoposti a procedimento penale sviluppando interventi volti a favorire la pace e la sicurezza sociale intervenendo sulla devianza e sulle situazioni di disagio minorile. -Facilitare un processo di accoglienza ed integrazione degli stranieri tramite la costituzione di rappresentanze riconosciute come interlocutori privilegiati sia a livello di ogni comune che di ambito. AREA DISAGIO ADULTO In questa area sono delineati tre grandi temi : l immigrazione, la salute mentale ed il contrasto all esclusione sociale. Diversi sono gli obiettivi individuati per ogni tema, poiché l Area del Disagio Adulto è un area che abbraccia molteplici problematiche che in alcune situazioni non trovano risposta nella rete dei servizi esistenti. Pertanto l obiettivo all inizio è quello di uno studio approfondito dell Area stessa, potenziando gli interventi già attuati. La forma organizzativa dell Ambito 9 è quella dell Associazione di Comuni, con il Comune di Ghedi (Bs) in qualità di Ente Capofila. Si specifica però che la prospettiva è quella di investire l Ambito di una forma giuridica che consolidi la gestione associata dei servizi. Sono stati identificati i seguenti organo a livello istituzionale e di governo: Tavolo zonale che coincide con l Assemblea dei Sindaci del distretto composto dai Sindaci o loro delegati e dal Direttore del DSSB. Organo Esecutivo composto da: Presidente, Vicepresidente, sei Sindaci o loro delegati, Direttore del DSSB e con la partecipazione del Responsabile Sociale e dal Responsabile Amministrativo. Coordinamento politico dell Ufficio di piano, composto da: Presidente, Vicepresidente, due Sindaci o loro delegati e Direttore del DSSB con funzioni di raccordo operativo con l Ufficio di Piano. Mentre a livello funzionale e organizzativo: Ufficio di Piano: composto da un Responsabile Sociale, un Responsabile Amministrativo, un operatore con funzioni di Segreteria, Referenti delle Aree di intervento e programmazione Referenti delle Aree di programmazione: Assistenti Sociali o Responsabili di servizio individuate dall Ufficio di Piano. Commissione per area monotematica: composta da Associazione e Organizzazioni di Volontariato. Gruppi tecnici di lavoro: sono composti dal Referente d Area e dai rappresentanti dei soggetti pubblici e privati del territorio. L Ufficio di Piano, nell affrontare tematiche particolari, valuterà l opportunità di arricchire i suddetti gruppi con la presenza di soggetti aventi competenze specifiche. Tavolo di Rappresentanza del Terzo Settore, che si andrà a costituire nel triennio. c/o COMUNE DI GHEDI Via Trento, 31 - Ghedi Tel Fax ambito9@comune.ghedi.brescia.it 10

11 Newsletter dell Assessorato alle Attività Socio Assistenziali e alla Famiglia della Provincia di Brescia AMBITO 10: BASSA BRESCIANA ORIENTALE L ambito distrettuale Bassa bresciana orientale è composto dai comuni di Acquafredda, Calcinato, Calvisano, Carpendolo, Montichiari, Remedello e Visano. Numero di comuni del distretto 7 Popolazione residente al Superficie (Km2): 249,28 Densità della popolazione (residenti per Km2): 231,95 Il Comune ente capofila dell accordo di programma è Montichiari il cui sindaco presiede anche l assemblea distrettuale. Con il Piano Sociale di Zona gli enti locali dell ambito, di concerto con i soggetti istituzionali e i soggetti del terzo settore, definiscono le linee guida per gli interventi di politica sociale dei territori, da organizzare sia a livelli singolo che associato, allocano le risorse a finanziamento delle azioni previste, definiscono percorsi di coinvolgimento dei diversi soggetti territoriali, quelli istituzionali, quelli del terzo e quarto settore alle definizione e verifica delle azioni previste dal Piano sociale di zona. Al Comune di Montichiari, in quanto ente capofila dell accordo di programma per la realizzazione del Piano Sociale di Zona, compete l attuazione di tutti gli interventi che l ambito distrettuale ha deciso di gestire in forma associata. La direzione tecnica degli interventi di cui sopra è affidata ad un organismo tecnico, l ufficio di piano, che ha sede presso il Comune di Montichiari ed è composto da funzionari e operatori sociali dei comuni dell ambito distrettuale. Diversi interventi previsti dal piano sociale si sono consolidati e hanno ampliato la gamma delle prestazioni sociali erogate dai comuni a favore dei cittadini, altri interventi sono erogati in forma sperimentale ad integrazione delle unità d offerta tradizionali organizzare dagli enti locali. Gli interventi programmati mirano in via prioritaria a sostenere la famiglia nella sua globalità tenuto conto che la fascia di popolazione che è cresciuta maggiormente nell ultimo quinquennio è stata quella minorile, una volta e mezza quella della popolazione complessiva, e quella degli ultra 65enni. Una famiglia che vede aumentare il proprio carico sociale per sostenere sia le nuove che le vecchie generazioni. A tale proposito si sono, da una parte potenziate i servizi per la famiglie, sia consolidando le unità d offerta che favoriscono i tempi di conciliazione di lavoro e cura sia sperimentando forme di sostegno alla maggiore fragilità del nucleo familiare, dall altra si sono organizzate un insieme di prestazioni flessibili a sostegno delle famiglie che garantiscono cura ed assistenza a propri componenti in condizione di non autosufficienza. Dal 2003 ad oggi si sono erogati oltre assegni di cura a favore delle famiglie che prestano assistenza a familiari anziani non autosufficienti per una spesa di oltre Euro 950,00 e oltre 325 titoli sociali per sostenere le famiglie numerose e in condizione di fragilità per una spere di oltre Euro ,00. Si è potenziato il segretariato sociale e il servizio sociale di base anche nei piccoli comuni, di Acquafredda, Remedello e Visano, al fine di assicurare in tutti gli enti locali le funzioni di orientamento, valutazione, accoglienza dei cittadini. Dal 2004 i Comuni dell ambito hanno investito oltre ,00 euro per organizzare in forma associata il servizio a favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell autorità giudiziaria e per organizzare il servizio affidi. Si sono organizzati in tutti i comuni dell ambito, grazie anche all importante cofinanziamento delle risorse del fondo nazionale, oltre a servizi postscolastici per minori importanti interventi a sostegno delle responsabilità genitoriali destinando nell ultimo quadriennio oltre 1,5 milioni di euro. Numerosi sono stati gli interventi a carattere sperimentale attivati; i più importante hanno riguardato la gestione in regime di accreditmento dei servizi per anziani, servizio di assistenza domiciliare e prestazioni complementari, con l obiettivo di: potenziare le offerte di servizio sul territorio per rispondere ai bisogni espressi dalla comunità locale in materia di assistenza domiciliare; valorizzare la progettualità, l imprenditorialità e la responsabilità sociale delle agenzie che rispondano a criteri regolativi e si qualifichino competenti in merito ai livelli assistenziali individuati; sostenere le cure domiciliari favorendo la progettualità delle reti famigliari nell erogazione di interventi di assistenza; promuovere una rete di offerta pubblico/privato sociale/privato attraverso l accreditamento di offerte multiple e la promozione di un mercato sociale, regolato ed amministrato, cui il cittadino possa rivolgersi esercitando la propria libertà di scelta. Tale iniziativa sperimentale è stata finanziata dagli enti locali coinvolti nel 2006 con circa Euro ,00. c/o COMUNE DI MONTICHIARI Piazza Municipio 1 - Montichiari Tel Fax gianpietro.pezzoli@montichiari.it (coordinatore) serviziallapersona@montichiari.it AMBITO 11: GARDA BRESCIANO Ente Capozona: Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano. Comuni dell ambito n. 11: Bedizzole, Calvagese della Riviera, Desenzano del Garda, Gardone Riviera, Gargnano, Limone sul Garda, Lonato, Magasa, Manerba del Garda, Moniga del Garda, Padenghe sul Garda, Polpenazze del Garda, Pozzolengo, Puegnago sul Garda, Salò, San Felice del Benaco, Sirmione, Soiano del Lago, Tignale, Toscolano Maderno, Tremosine, Valvestino. Il Piano di zona 2006/2008 dell ambito n. 11 del Garda bresciano si conferma nella linea di indirizzo del precedente triennio, consolidando le azioni intraprese e maturando in una gestione associata maggiormente definita in termini giuridici, come peraltro previsto dalle indicazioni regionali. Esso coinvolge i 22 comuni del Garda bresciano e la Comunità Montana Parco Ato Garda Bresciano (alla quale appartengono i 9 comuni dell Alto Garda) indicata come capofila, con una caratterizzazione territoriale molto particolare, sia dal punto di vista morfologico, dalla pianura del basso lago alle zone montane di Magasa e Valvestino, sia dal punto di vista di distribuzione della popolazione (Desenzano rappresenta quasi un quarto dell intera popolazione dell ambito). Le particolari caratteristiche del territorio, descritte in dettaglio nel Piano, costituiscono dunque l elemento fondamentale e imprescindibile sulla quale è, e sarà, costruita la programmazione zonale Dal punto di vista della propria organizzazione e gestione il Piano ha definito un livello di concertazione politica attraverso l Assemblea dei Sindaci alla quale si affianca un organismo più agile, il Tavolo Politico Ristretto, composto dai rappresentanti delle quattro sub aree territoriali di riferimento nelle quali è stato suddiviso il territorio e un gruppo tecnico, l Ufficio di ambito, anch esso organizzato per sub aree territoriali e che partecipa stabilmente agli incontri dei livelli politici. ll Piano di zona ha un valore centrale come atto di programmazione del sistema integrato dei servizi. Per i comuni dell ambito n. 11, considerata la loro eterogeneità, è possibile delineare dei percorsi collettivi solo in attinenza ad alcune tipologie di intervento. Le peculiarità del territorio obbligano infatti il Piano a dover contraddistinguere, nel suo iter progettuale, degli obiettivi e dei sub obiettivi che sono diversi in relazione alla disomogeneità e ai reali bisogni emergenti distinguendoli per aree territoriali. Principi chiave del Piano di zona dell ambito 11 sono: Concertazione e ruoli nel sistema integrato Alta conoscenza dei fenomeni dell ambito territoriale Comunicazione Domiciliarità Razionalizzazione Famiglia e reti informali Aggregazione/integrazione sociale Servizi territoriali. Continua a pag.12 11

12 La Provincia Segue da pag. 11 Il Piano ha definito una serie di obiettivi annuali e triennali da raggiungere, anche impiegando risorse proprie dei comuni associati sia in termini finanziari che di personale, che possono essere definiti obiettivi di sistema e che hanno un valore e una potenzialità estesa, pur con le diversità tipiche, a tutto il territorio: 1. Coordinamento del servizio sociale di base; 2. Co progettazione di interventi, servizi e progetti di ambito; 3. Definizione di regolamenti e protocolli di servizio; 4. Costruzione della carta dei servizi di ambito; 5. Costituzione ufficio /servizio autorizzazioni e accreditamento; 6. Formazione degli operatori sociali dell ambito; 7. Costituzione di un ufficio informativo. Sul piano delle azioni di intervento sociale sono stati individuati degli obiettivi suddivisi per macro aree di intervento. Tali azioni, pur mantenendo una linea di indirizzo generale e comune sono attivate con modalità diverse nelle diverse zone territoriali Area anziani 1. attivazione buoni sociali finalizzata al sostegno della domiciliarietà 2. attivazione voucher sociali finalizzata al sostegno della domiciliarietà Area disabili 3.Voucher sociali disabili finalizzata a favorire la domiciliarietà e il permanere nell ambiente di vita e di relazione; 4.interventi di sostegno e di supporto ai soggetti disabili e alle loro famiglie con azioni diverse e con al promozione degli sportelli ascolto; Area famiglie minori e giovani 5. Interventi di sostegno alle famiglie e/o di sostituzione al nucleo familiare attraverso la gestione in forma associata di servizi quali la tutela minori sottoposti a provvedimenti dell autorità giudiziaria, l ADM, (in forma voucherizzata), il sostegno ai piccoli comuni per i costi di ospitalità preso le strutture residenziali; azioni finanziate tramite la L. 285/ Azioni inerenti la problematica dei minori che commettono reato 7. Il fondo natalità con il compito di sostenere le famiglie in condizione di disagio economico e sociale Area povertà e immigrazione 8. Interventi diversi a favore di soggetti a rischio di esclusione sociale in particolare sono previsti: interventi a favore delle persone in situazione di povertà estrema e senza fissa dimora anche attraverso l attivazione del redito minimo di inserimento; azioni finanziate tramite la L. 328/00 art. 28; interventi a favore della salute mentale attraverso l integrazione dei diversi soggetti pubblici e privati che operano nel territorio; interventi a favore della popolazione straniera, quali gli sportelli stranieri e azioni specifiche per favorire l integrazione sociale; azioni finanziate tramite la L. 40/98. Dal 2006 è operativa SIAG srl, società di servizi della Comunità Montana, ente capofila, alla quale è stata affidata la gestione degli interventi di cui alla L. 328/2000. AMBITO 12: VALLE SABBIA Il consolidamento della rete sociale in una comunità responsabile La legge 328/00, all art. 19, individua il Piano di Zona quale strumento strategico per il governo delle politiche sociali territoriali. Il Piano di Zona del Distretto 12, prosecuzione di quanto avviato con il precedente documento di programmazione per gli anni , si poneva quali obiettivi primari la costruzione del sistema di governo e di coordinamento d ambito, e l organizzazione di una struttura integrata dei servizi sociali. Con il nuovo Piano di Zona 2006/2008 denominato Il consolidamento della rete sociale in una comunità responsabile si è cercato di dare continuità al percorso sperimentale intrapreso in precedenza e altresì di definire l assetto organizzativo per pervenire ad una partecipazione più esplicita e trasparente. Il processo ha quale obiettivo primario la costruzione e il consolidamento di un identità specifica dell ambito distrettuale 12, che si connota quale nuova linea di governo territoriale delle politiche sociali e socio-sanitarie del territorio. Pertanto l indicazione fondamentale è quella di armonizzare, all interno di un unico atto di pianificazione territoriale, i differenti indirizzi di politica sociale e le diverse scelte possibili di programmazione, avendo come principi la coerenza e la valorizzazione delle risorse. Gli indirizzi strategici generali che tracciano le linee guida per la realizzazione del Piano di Zona 2006/2008 possono essere così sintetizzati: Programmazione del Piano di Zona Al fine di favorire la partecipazione alla costruzione del sistema integrato dei servizi sono stati istituiti alcuni tavoli tematici d area: Anziani Disabilità Minori e Famiglia Emarginazione sociale. Si prevede altresì la costituzione di un tavolo di rappresentanza del terzo settore operante nell ambito (come previsto dalla circ. reg. n. 48 del 27/10/2005). I tavoli saranno impegnati nel monitoraggio delle azioni previste nel Piano con l obiettivo di rilevare ed evidenziare esigenze e bisogni dei cittadini e del territorio. Rete integrata dei servizi e delle risorse L obiettivo, entro il prossimo triennio, è di giungere ad un sistema integrato degli interventi, al fine di garantire l accesso ai servizi e alle risorse in modo omogeneo sull intero ambito. Si ritiene, infatti, sia venuto il tempo di costruire fattivamente l interazione fra servizi esistenti e l integrazione con le risorse disponibili. In tal modo si renderà possibile la costituzione di un sistema globale di servizi per la persona, sancito da un accordo di programma fra tutti gli attori delle politiche sociali, al fine di rispondere univocamente ai bisogni del territorio. Prevenzione L approccio di tipo preventivo pone l attenzione su nuove istanze di rappresentazione dei problemi, che riguardano la qualità del rapporto tra cittadini e comunità locale, tra cittadini e servizi esistenti sul territorio, tra servizi e risorse. Investire sulla prevenzione significa quindi promuovere un dialogo condiviso tra cittadini e istituzioni, tra organizzazioni e tecnici, per la costruzione di una rete in grado di contrastare i processi di esclusione e di emarginazione. Promozione Nel percorso evolutivo di una comunità è fondamentale agire parimenti in termini di promozione di qualità della vita quanto di prevenzione del disagio, attraverso una pianificazione di interventi mirati al potenziamento delle azioni positive radicate nel territorio. La programmazione del territorio attraverso il Piano di Zona, si pone i seguenti obiettivi : -organizzazione e riorganizzazione del complesso di azioni e di servizi sulla base delle risorse disponibili, individuando le priorità di intervento in considerazione dei bisogni locali; -condivisione con i Comuni dell ambito distrettuale della programmazione sociale, poiché sono essi i soggetti titolati a rappresentare e a prendersi carico delle istanze, dei bisogni e delle aspirazioni dei cittadini; -consolidamento della gestione associata dei servizi, con l obiettivo di produrre ed erogare prestazioni socio - assistenziali a beneficio dell intera comunità locale; -sperimentazione di voucher sociali, intesa come strumento per sostenere le persone fragili, nel percorso di vita autonoma, al proprio domicilio; -costituzione di fondi di solidarietà sociale a favore dei Comuni dell ambito, per il sostegno di oneri derivanti da interventi obbligatori ( ad es. affido familiare, rette per strutture residenziali); -concertazione con il terzo settore presente nel territorio attraverso l istituzione di un tavolo di rappresentanza a livello distrettuale. L evoluzione del modello di governo locale dei servizi e degli interventi sociali deve prevedere una condivisione di responsabilità con i soggetti del terzo settore, infatti lo sviluppo del modello lombardo, fondato sulla sussidiarietà orizzontale richiede che tali attori possano trovare anche su base distrettuale concreti e autonomi momenti di confronto. La partecipazione e la crescita di protagonismo sono fondamentali per ricreare un legame sociale con il territorio, attraverso la costruzione di un rapporto fra bisogni sociali e istituzioni. L obiettivo è di realizzare una cultura sociale in cui sia presente quotidianamente il benessere dei cittadini e del territorio. E indispensabile, dunque, mettere in circolo risorse tecniche e procedurali, ma anche economiche, che siano in grado di attivare il ruolo propositivo e progettuale delle organizzazioni, delle associazioni, dei gruppi e dei singoli cittadini. Le stesse amministrazioni locali, per far fronte alle numerose problematiche sociali, devono riuscire a porsi come obiettivo la costituzione di reti intermunicipali di cooperazione. Ciò si rende necessario affinché la comunità locale, con saperi e risorse proprie, possa partecipare alla progettazione e alla costruzione del proprio futuro. c/o SIAG SRL Via Fantoni - Salò Tel Fax rossana.damiani@cm-parcoaltogarda.it c/o COMUNITA MONTANA DI VALLE SABBIA Via G. Riverberi, 2 - Nozza di Vestone Tel Fax sociale@cmvs.it 12

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