PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE

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1 1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse: 7 2) Distintivi dorati: piccoli: 3, medi: 3,50 grandi: 4 3) Portachiavi: smaltato: 7,50 4) Orologio: 30 5) Crest grande: 25 6 Labaretto: 10 7) Emblema Araldico: 20 8) Cartolina: 0,30, cartoncino doppio: 0,50, busta: 0,10 9) Fermacarte in onice: 9,50 10) Posacenere: 9 11) Attestato di Benemerenza: 20 12) Cravatta: lana: 12 seta: 15 13) Foulards in seta: 28 14) Mug.: 7,00 15) Fermacarte peltro: 23,00 16) Bustina: 35,00 Tutta l oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.

2 PERIODICO NAZIONALE DELL ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLIX - N. 2 - MAR./APR Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma

3 INIZIATIVA DELLA CASA EDITRICE UTET A FAVORE DEL PERSONALE DELLA DIFESA IN SERVIZIO E IN QUIESCENZA Si rende noto, per la più ampia diffusione fra tutti i soci appartenenti alle Associazioni Combattentistiche e d'arma in indirizzo, che gli Stati Maggiore della Difesa, dell'esercito, della Marina, dell'aeronautica ed il Comando Generale dell'arma dei Carabinieri hanno realizzato con la casa Editrice UTET la Grande Opera "Difesa e Forze Armate". Nell'ambito della convenzione sottoscritta con UTET è previsto uno sconto del 25% a tutti gli appartenenti alle Forze Armate in servizio ed in quiescenza. Per tutti coloro che stabiliranno un contatto con la rete vendita per la presentazione dell' opera al: Numero Verde dal lunedì al venerdì dalle alle e sul Sito sarà consegnata in omaggio, senza alcun impegno di acquisto, la Raccolta "L'Araldica Militare" contenente stampe pregiate degli emblemi delle Forze Armate e dello Stato Maggiore della Difesa. * * * DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Come ormai di consueto è consentito destinare il "5 per mille" dell'irpef a sostegno delle attività delll'istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare, come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all'art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Pertanto, sia con il Mod. UNICO che con il 730 è possibile compiere tale scelta e vi invitiamo ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l'amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d'arma. La scelta si può esprimere apponendo, nell'apposito spazio, la propria firma ed inserendo il Codice Fiscale dell'istituto e non comporta alcun onere a carico del contribuente. * * * NUMERO SPECIALE PER IL 150 ANNIVERSARIO DELL UNITÀ D ITALIA Il n (gen. feb.) de Il Nastro Azzurro sarà costituito da uno speciale dedicato interamente al 150 Anniversario dell Unità d Italia. Trattandosi di una pubblicazione particolarmente significativa per i valori e gli ideali propugnati dal nostro Istituto, le Federazioni potranno proficuamente utilizzarne copie anche a scopi promozionali. Si richiede pertanto ai presidenti che fossero intenzionati a procedere come indicato, di voler prenotare al più presto il numero di copie richiesto, affinché sia possibile conoscere per tempo l esatta tiratura della rivista da produrre. Le copie aggiuntive saranno disponibili al prezzo di 5 Euro l una, comprese le spese postali. Comunicazioni Pag. 2 Tre ricorrenze di questo periodo 3 Lettere al Direttore 4 Volti nuovi alla Presidenza Nazionale 6 Il Museo storico del Nastro Azzurrro 10 Cambi al vertice della Difesa 12 Prima riunione della G.E.C. nel Mentana ricorda i Caduti 14 Cartolina celebrativa in memoria del Generale Antonio Cantore 14 Enti e città Decorati al VM: provincia di Arezzo 16 La giornata della Memoria 18 Il giorno del Ricordo 19 Medaglie d Oro Eccellenti: Cap. Oreste Salomone 20 Detto fra noi 22 Elenco delle Federazioni Provinciali 23 Notizie in Azzurro 27 La storia e la memoria: un eroe della terra di Bari 28 Ricordi della campagna di Grecia 32 Il Liceo Ginnasio italiano di Zara 34 Il Ruggiero di Lauria : da corazzata a deposito di carburante 36 Anche quest anno Terra sognata organizza viaggi a prezzi scontati per gli Azzurri 38 Azzurri che si fanno onore 39 Cronache delle Federazioni 40 Potenziamento giornale 46 Consigli Direttivi 46 Recensioni 47 Oggettistica del Nastro Azzurro 48 In copertina: 27 gennaio e 10 febbraio: le giornate che riscattano l umanità mai più genocidi IL NASTRO AZZURRO Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma p.zza Galeno, 1 - tel fax Sito internet: redaz.nastroazzurro@libero.it - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Antonio Teja, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Giuseppe Picca, Antonio Valeri, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n del Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, Roma - Finito di stampare: marzo 2010 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n intestato a Istituto del Nastro Azzurro, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n CIN IT A - ABI CAB IBAN: IT69A C.F Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

4 TRE RICORRENZE DI QUESTO PERIODO C arissimi Azzurri, voglio ricordare tre ricorrenze che cadono in questo periodo dell'anno e che si riferiscono tutte allo stesso periodo storico. 26 gennaio 1945: le truppe sovietiche entrano nel campo di sterminio di Auschwitz. "Al mattino uscivamo fuori dalla baracca, in fila; dietro di noi c'era un militare SS che ci divideva: alcuni dovevano andare a destra, altri a sinistra. Quelli a sinistra erano messi a morte poco dopo, quelli a destra andavano a lavorare i condannati a morte venivano indirizzati verso le camere a gas per essere eliminati. Il lavoro nella fabbrica di Breslao si svolgeva in due turni la distanza fra il campo e la fabbrica era di circa un chilometro e lo percorrevamo facendo sempre lo stesso percorso incontravamo diverse botteghe fra cui una di maniscalco capitava di poter raccogliere dei frammenti di unghia o di callo di cavallo quando qualcuno riusciva a prendere un pezzetto di unghia si succhiava avidamente fino a consumarlo. Dopo essere stati allineati per lungo tempo si presentò un ufficiale SS e ci passò in rivista cominciò a contare i gruppi di cinque, al quinto gruppo i cinque uomini che lo componevano venivano fatti uscire quelli che dovevano morire furono fatti denudare davanti a noi... furono portati dietro il grande deposito fui messo sulla bilancia e l'ago riuscì a malapena a superare i trenta chili compresi i pantaloni." Sono alcuni brani delle memorie che l'azzurro Mauro Betti, radiotelegrafista della Marina Militare, ha voluto raccogliere in un piccolo diario "Buio e luce" per raccontare quanto aveva visto e subito nei campi di sterminio di Grosse- Rosen, Flossemburg e Buchenwald. È una cruda testimonianza ed il modo più giusto per ricordare tutti quegli Italiani deportati in Germania dopo l'armistizio dell'8 settembre per non aver aderito alla Repubblica Sociale o per la loro fede ebraica, ed in particolare per non dimenticare tutti coloro che non hanno avuto la fortuna e la forza di tornare in Patria. 10 Febbraio: Giorno del Ricordo" Parigi 10 febbraio 1947: Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Francia le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale firmano un trattato di pace con la sconfitta Italia. Fu così sancito il passaggio delle Province di Pola, Fiume e Zara sotto la sovranità della ex Jugoslavia. La legge 92/2004 ha stabilito che il 10 febbraio sia il "Giorno del Ricordo", in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. La tragedia consumatasi in più riprese in quei territori, ovvero lo sterminio e la pulizia etnica degli italiani che si rifiutavano di sottomettersi alla dittatura comunista, rappresenta una chiave di interpretazione per mettere in luce l'esistenza di un piano comune d'azione tra i comunisti italiani e quelli titini per l'instaurazione della dittatura del proletariato nei rispettivi paesi e soprattutto consente di spiegare il criminoso silenzio politico e dei mezzi di comunicazione che ha coperto quegli avvenimenti per oltre mezzo secolo. Spesso mi sono chiesto com'è possibile che l'uccisione di oltre ventimila italiani possa essere passata sotto silenzio per più di 50 anni. Com'è possibile che questo numero di morti non sia diventato, come le Fosse Ardeatine, simbolo dell'italia in guerra. Ho cominciato a chiedermelo nell'estate del 1972, quando durante una visita alla frontiera orientale con la Scuola di Applicazione, un mio collega di Trieste ci portò, quasi di nascosto, a visitare la Foiba di Basovizza. Allora era un argomento vietato, da tenere nascosto. Oggi, che da alcuni anni siamo in grado di conoscere molti documenti dell'epoca, sappiamo chi era favorevole a certi metodi "democratici", nella folle idea di instaurare in quella parte d'italia la stessa ideologia politica della Jugoslavia. 25 Aprile Sono trascorsi oltre 60 anni da quel giorno di primavera del Dopo l'8 settembre, che segnò lo sfascio delle istituzioni, una larga parte di Italiani si ritrovò accumunata in comportamenti, diversi nelle modalità dell'impegno, ma convergenti nella condivisione dei valori e nella finalità di ridare alla Patria dignità, libertà, unità. La Patria non morì perché il popolo italiano non volle che morisse, perché ciò venne impedito dalla passione civile e dall'azione di tanti cittadini che vissero la Resistenza nelle sue diverse manifestazioni: dai militari di Porta San Paolo e di Cefalonia, da tutti coloro che non vollero cedere le armi, e poi dai partigiani, dai prigionieri dei campi di concentramento, da chi si rifiutò di collaborare. Furono mesi molto difficili per la nostra Italia, che divenne teatro di una vera e propria guerra civile, fratricida. Uno scontro senza esclusione di colpi tra Corpo Italiano di Liberazione, forze partigiane, Anglo-Americani da una parte, forze della Repubblica Sociale e Tedeschi dall'altra. Mignano Montelungo, Boves, Marzabotto, le Foibe Carsiche, S.Anna di Stazzema, i bombardamenti aerei sulle nostre città, le vendette e i massacri perpetrati dai vincitori dopo la fine della guerra sono solo alcune tappe tragiche di quel periodo della nostra storia. Il contributo degli Anglo- Americani fu determinante, come nel resto d'europa, nella sconfitta delle forze nasci-fasciste, ma fu anche decisivo nell'impedire che il nostro paese divenisse il satellite di un altro regime totalitario: quello comunista dell'unione Sovietica. Nella guerra di Liberazione tutti (da una parte e dall'altra) erano animati da un'idea di nazione, di Patria, da un ideale comune che, fosse pure il più errato (come certamente era quello degli aderenti alla R.S.I.), li portò spesso fino all'estremo sacrificio. Ognuno di essi aveva una madre o una moglie trepidante per la loro sorte. Riporto, senza svelarvi gli autori, le ultime lettere di due condannati a morte: due Ufficiali, uno partigiano e l'altro appartenente alla Repubblica Sociale. Erano in fazioni contrapposte, ma accumunati da fede e ideali, tutti rispettabili anche se non tutti comprensibili. "Mamma adoratissima, quando riceverai queste righe io sarò già in cielo, da cui ti proteggerò. Sono stato travolto dall odio di parte e sono colpevole solo di aver amato la mia grande Italia. Non piangere mamma, te ne supplico. Un figlio perso così non è da piangersi, devi andare orgogliosa di me. Sappi mamma che non ho ucciso, non ho fatto uccidere. Quindi non è giusta la mia condanna. Fino a poco fa non sapevo ancora quale missione mi avesse affidato Dio. Ora lo so: morire per la Patria. Ed io affronto questo supremo momento in piena serenità, con animo tranquillo, da alpino, come sempre sono stato. Con tanto affetto vi bacio. Eternamente vostro Pierluigi." "Mamma adorata, quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere mamma, il mio sangue non si verserà invano e l Italia sarà di nuovo grande. Addio mamma, muoio per l Italia. Ci rivedremo nella gloria celeste. Viva l Italia. Achille." Rivolgiamo il nostro commosso pensiero e rendiamo onore ai Caduti di tutte le guerre e di tutti i campi di battaglia senza alcuna distinzione di parte. Carlo Maria Magnani 3

5 Caro Generale, rallegramenti per la Rivista, che è diventata bella e con un bel respiro storico. Grazie per lo spazio che riesce a dedicare alla nostra Federazione. È un atto dovuto non a me, ma ai nostri Soci, soprattutto per i nostri Azzurri "veri" che, nonostante l'età, vivono con gioia il legame che la sua Rivista riesce a consolidare. Lo sapeva che da quando ho assunto l'onore della Presidenza, la Federazione di Biella segue e aiuta finanziariamente la vedova di un Decorato (85 anni) e una coppia (lui 92 anni con Alzheimer, medaglia d'argento e lei 89)? Per me è più importante questo che fare andare in giro il Labaro alle manifestazioni più strane. Con molta cordialtà, dottor Tomaso Vialardi di Sandigliano (Presidente della Federazione di Biella e Vercelli) Caro Presidente Vialardi, il dinamismo e l'operosa fattività con cui Lei sta dirigendo la Federazione di Biella e Vercelli sono ben noti alla Presidenza Nazionale. Il Nastro Azzurro ha uno scopo davvero arduo nella società odierna: diffondere e sostenere i valori dell'amor di Patria e dell'onore militare. Oggi non è facile compiere tale opera senza il rischio di essere quantomeno fraintesi, eppure Lei ci riesce; e anche molto bene. Complimenti! La Sua lettera era giunta in redazione per posta elettronica già da diversi mesi, ma solo adesso mi son sentito libero di pubblicarla e risponderle, perché, quando il presidente di una delle Federazioni più attive e prestigiose del nostro Istituto esprime con parole così semplici ed amichevoli un elogio per la nostra attività, mi creda, ne siamo davvero onorati e, pur sentendo la doverosa esigenza di ringraziare, temiamo il rischio di guastare tutto con ciò che potrebbe sembrare solo uno stucchevole scambio di cortesi complimenti. Grazie ancora sinceramente e di cuore. Cercheremo di continuare a non deluderla. Antonio Daniele Gentile Redazione "Nastro Azzurro" Sono la figlia del maggiore Manlio Agabiti, nato il 2 giugno 1917, Decorato di una Medaglia di Bronzo al V.M. e di due Croci di Guerra al V.M. Il 29 ottobre scorso il mio caro papà ha lasciato questa terra lasciando nel pianto la moglie, i figli e i nipoti che lo adoravano. È stato una persona retta, onesta, esemplare. Ha sempre tenuto fede agli ideali della Patria e dell'onore. Aveva frequentato l'accademia Militare di Torino da giovane; ufficiale di Artiglieria, ha partecipato alla seconda guerra mondiale in Africa e in Grecia. Fu Decorato sul campo di battaglia. Ha subito due anni di prigionia dai tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre Reso invalido da una malattia, ha dovuto dire addio a malincuore alla vita militare e dal 1958 è stato collocato a riposo, in congedo assoluto. Ha formato una famiglia con la moglie Mafalda e i figli Nera, Ennio, Silvia, Barbara e Giulio. È stato un padre mite ed affettuoso. Ci ha trasmesso i valori dell'educazione, della cultura e dell'integrità morale. Volevo ricordarlo in queste vostre belle pagine. Grazie. Barbara Agabiti Gentilissima signora Agabiti, riporto integralmente il ricordo di Suo padre dal quale traspare quanto importante sia per tutti noi l'esempio più delle parole. Un uomo integerrimo e ricco di sentimenti ha trasmesso valori puri e profondi che saranno sempre luminoso riferimento per i suoi familiari, amici e conoscenti. La ringrazio per l'opportunità che, con la Sua bella lettera, ha dato a tutti noi lettori de "Il Nastro Azzurro" di meditare sul significato profondo dell'amore per la famiglia e per la Patria e sul senso dell'onore che contraddistingueva gli italiani di una volta. Nella speranza che questi valori siano davvero eterni e tornino ad albergare negli animi degli italiani, la ringrazio di cuore. Antonio Daniele Egregio Direttore, ho letto attentamente il nostro bimestrale. Lo ritengo un inno al nostro Presidente (Zanardi, n.d.r.), uomo di spicco per il Suo passato, dote granitica per il Suo Amor Patrio e fedele al giuramento fino al suo scioglimento. Ha saputo assolvere tutti gli impegni nel passato e nel presente che ci lascia testimonianze che mi auguro che tutti sappiano comprendere. Condivido pienamente quanto scrive il Segretario Generale dell'istituto del Nastro Azzurro in "Considerazioni e Soddisfazioni". Posso assicurarvi che vissuta vicina ad un vostro socio, ho potuto rinscontrare tutte le qualità "azzurre" e nella famiglia e nella società. Credo in questi valori che sono il sale della vita. Mi permetto accludere a questa mia la fotocopia di uno scritto di un ragazzo tredicenne che poi in Grecia fu abbattuto con il suo aereo (Medaglia d'oro al V.M.). Il fratello maggiore mi aiuta a trovare aderenti per riaprire una Sezione a Fabriano e mi auguro di godere la vista del nostro lavoro nelle cerimonie ufficiali. Fra qualche giorno invierò la lista dei nomi al Segretario Generale e, vi prego, mandatemi istruzioni precise. La ringrazio dell'attenzione che darà alla lettera ed invio un cordiale saluto. Lucia Polidori Tema: La crociera transatlantica Dodici apparecchi italianissimi tenteranno sotto la guida intelligente e saggia di S.E. il ministro dell'aeronautica Balbo, la trasvolata dell'atlantico del sud, da Bolama a Porto Natal. Quale sarà l'esito del superbo volo il cui ardire stupisce tutto il mondo? Il volo degli italiani è uno, una la sicurezza: riusciranno! Riusciranno perché una fede indomita sostiene i cuori dei 4

6 nostri bravi avieri, riusciranno per la magnifica efficienza dei motori nostri, dei nostri apparecchi che han fin dai primordi dominato per la robustezza e per la genialità di costruzione che rispecchia l'insuperabile senso latino di armonia e di solidità. Ora, intanto gli apparecchi già sono in volo e: Italia, Italia urlano i motori sulla sterminata distesa di mare, sulle tracce del volo di Ferrarin e del Prete, verso una scia di gloria che finì in un saldo trionfo, in un esempio di fede, in una serena apoteosi che commosse le nostre anime e quelle delle nostre madri. Domani, appena le aquile tricolori appariranno in lontananza sull'orizzonte, i fratelli dell'ala brasiliana muoveranno incontro, voleranno intorno agli apparecchi che hanno per stemma il Littorio e per piloti i figli della gran madre Latina, dell'italia degna ancora, come per il passato, come per il presente, così e specialmente per l'avvenire, di tener testa al mondo in tutto quello per cui l'uomo potrà andare a testa alta anche di fronte a Dio. E domani, quando all'apparire dei nostri apparecchi i cannoni dei forti di Porto Natal tuoneranno e le sirene delle navi lacereranno l'aria in esultante confusione col rombar dei motori, i nostri piloti, con lo sguardo fisso sul cielo azzurro, che ricorderà loro quello della Patria, vedranno i seicentomila che diranno loro che il sangue sparso ha fertilizzato il suolo d'italia da dove sono nati, nascono e nasceranno i più bei frutti del genio umano. Gentilissima signora Polidori, aggiungere un commento a quanto Lei ha inviato mi sembra quasi un sacrilegio. Credo che i sentimenti profondi e gli ideali manifestati da quel ragazzo tredicenne, che poi immolerà col massimo onore la sua vita nell'infernale crogiolo della guerra, possano essere di esempio e monito a tutti noi. Il Nastro Azzurro ha un compito importante: preservare e diffondere gli ideali di amor di Patria e onore militare nella società. Si tratta di un compito reso viepiù difficile da una società stanca, distratta, chiusa su problemi puramente materiali, incapace di vedere la bellezza e la profondità dei valori morali come guida e riferimento nelle decisioni della vita. La Sua lettera, inoltre, mette il dito su an altra piaga dell Italia moderna: l'ignoranza in cui abbiamo cresciuto (dico "abbiamo" in senso sociale) la nostra attuale gioventù. Il tema svolto da quel ragazzo d'altri tempi ci fa riflettere, oltre che nella sostanza del suo pensiero, tutto amore per una Patria bella e trionfante, anche per l'eccellente capacità di scrivere in italiano corretto, indulgendo persino a stilemi lievemente D Annunziani, tipici del periodo. I giovani di oggi non sono in grado neppure di rispettare le più elementari regole grammaticali, figuriamoci se possono imprimere ai loro scrivere un qualsiasi stile... e questo è male. La ringrazio per l'opportunità che ha dato a tutti noi di poter meditare su un confronto tra generazioni che ci pone qualche severo interrogativo sulla nostra effettiva capacità di adulti di essere stati in grado di trasmettere quegli ideali e quei valori sui quali si è basata, tanto per tornare alla Sua lettera, l'azione dell'intera vita del nostro Comandante Zanardi. Con l'occasione, le auguro tramite la nostra rivista di riuscire davvero a fondare la sezione di Fabriano con un nutrito numero di soci affinché anche nella sua bella città il Nastro Azzurro sia ancora più presente. Antonio Daniele PIETRO ANTONIO COLAZZO: UN EROE ITALIANO Ci sarebbe Lashkar-e-Taiba, il gruppo terroristico pachistano responsabile degli attacchi di Mumbai nel novembre del 2008, dietro l'attentato di venerdì 26 febbraio a Kabul costato la vita a 17 persone, tra cui Pietro Antonio Colazzo, 48 anni. Taciturno e di notevole spessore intellettuale, inviato a Kabul nel 2008, era un agente operativo dell'aise, l Agenzia Investigativa per la Sicurezza Esterna, accreditato come consigliere diplomatico presso la locale ambasciata d'italia. Subito dopo l'attacco talebano è stato tra i primi a reagire e, mentre telefonava i particolari dell'attacco alla polizia afghana, veniva raggiunto dai colpi mortali sparati dai talebani. "Era un uomo coraggioso. Ci ha fornito informazioni precise grazie alle quali la polizia è stata in grado di portare al sicuro altri quattro italiani". Così il capo della polizia afghana - seguito dallo stesso presidente Karzai - ha reso omaggio a Pietro Antonio Colazzo. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, mentre esprimeva il proprio riconoscimento al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, durante la sua visita al quartier generale dell'alleanza il 2 marzo a Bruxelles, per il contributo italiano allo "sforzo comune in Afghanistan", gli ha porto le sue condoglianze per l'uccisione di Pietro Antonio Colazzo a Kabul. Piero Antonio Colazzo era sposato, separato, non aveva figli e aveva casa a Roma. Aveva già svolto missioni all'estero e conosceva molto bene uno dei dialetti dell'afghanistan. Colazzo raggiungeva Galatina, il suo paese di origine, ogni volta che aveva periodi di vacanza. Da quando erano morti entrambi i genitori, aveva un legame molto forte con sua sorella Stefania, 42 anni, avvocato. Svolgeva il suo servizio con coraggio, ma anche con la normalità di chi semplicemente fa bene un mestiere difficile. Un uomo normale, che ha rischiato ed è morto per l'italia. E come tale merita il giusto omaggio del paese. Finalmente, non si sente più parlare di trame oscure e servizi deviati, ma si è visto tra la gente solo la "normale" gratitudine e il "normale" riconoscimento per chi ha perso la vita svolgendo un servizio rischioso per il proprio paese. Si diffonde una nuova cultura consapevole della sicurezza. 5

7 VOLTI NUOVI ALLA PRESIDENZA NAZIONALE Il Gen. B. (r) Dott. Carlo Maria Magnani, già Vice Presidente Nazionale, Vicario del Presidente Nazionale e Presidente della Federazione Provinciale di Brescia, è stato eletto Presidente Nazionale Il Gen. B. (r) Arnaldo Cassano, Commissario Straordinario della Federazione Provinciale di Milano, è stato riconfermato nell incarico di Vice Presidente Nazionale ed è divenuto anche Vicario del Presidente Nazionale. Il Cav. Stefano Mangiavacchi, già Presidente della Federazione Provinciale di Arezzo, è stato eletto Vice Presidente Nazionale. Il M.llo Aiut. S.UPS CC. Cav. Uff. Angelo Di Natale, Commissario Straordinario per la costituzione delle Federazioni Provinciale di Perugia e Viterbo, è stato eletto Vice Presidente Nazionale 6

8 Il Rag. Cav. Giorgio Bulgarelli, già Presidente della Federazione Provinciale di Bologna e ottimo organizzatore dell ultimo Congresso Nazionale dell Istituto del Nastro Azzurro, è stato confermato Consigliere Nazionale L Avv. Francecso Atanasio, già Presidente della Federazione Provinciale di Siracusa, è stato confermato nell incarico di Consigliere Nazionale Il Cav. Mauro Betti, già Consigliere della Federazione di Livorno e Presidente della Sezione di Cecina, è stato confermato Consigliere Nazionale Il Comm. Biagio Rossi, già Presidente della Federazione Provinciale di Chieti, è stato confermato Consigliere Nazionale Il Dott. Giuseppe Vuxani, già Presidente della Federazione di Trieste, è stato confermato Consigliere Nazionale 7

9 Il C. Amm. (r.o.) Guido Natale, già Presidente della Federazione Provinciale di Pescara, è stato confermato Consigliere Nazionale Il Gen. B. (r) Dott. Giuseppe Picca, già Presidente della Federazione Provinciale di Bari, è stato confermato Consigliere Nazionale Il Dott. Aldo Ferretti, già Presidente della Federazione Provinciale di Pordenone, è stato eletto Consigliere Nazionale Il Sovrintendente Brig. Ca. CC. Lorenzo Brunetti, Socio della Federazione di Foggia, è stato eletto Consigliere Nazionale Il Cav. Alberto Vido, già Presidente della Fedrazione Provinciale di Sondrio, è stato eletto Consigliere Nazionale Il Dott. Comm. Antonio Valeri, già Presidente della Federazione Provinciale di Roma, è stato eletto Consigliere Nazionale 8

10 La Sig.ra Anna Trimarelli, già Commissario straordinario della Federazione Provinciale di Teramo, è stata eletta Consigliere Nazionale Il Cav. Renzo Pedigi, già Presidente della Federazione Provinciale di La Spezia, è stato eletto Consigliere Nazionale L Ing. Camillo Pariset, già Presidente del Collegio Centrale dei Sindaci, è stato confermato nell incarico Il S.T.V. (cn) co. Cav. Uff. Francesco Mascellani, già Consigliere della Federazione di Ferrara, è stato eletto Consigliere Nazionale Il Dott. Federico Vido, Commissario straordinario della Sezione Monza-Brianza, è stato eletto membro del Collegio Centrale dei Sindaci Il Geom. Graziano Maron, già Presidente della Federazione Provinciale di Rovigo, è stato eletto membro del Collegio Centrale dei Sindaci 9

11 Il MUSEO STORICO DEL NASTRO AZZURRO Nel 1943 un Decorato al Valor Militare di Salò, il Grande Ufficiale Luigi Ebranati, raccogliendo numerosi documenti e cimeli esistenti nella città, fondò il Museo Storico del Nastro Azzurro che ebbe la sua sede per molti anni nel Palazzo del Municipio. Quando nel 1980 si rese necessaria la disponibilità di tutti i locali del pur grande edificio, l'amministrazione Comunale, nella persona della Dott.ssa Annamaria Salvo de Paoli, Vice Sindaco della città ed attuale Direttrice del Museo, non volendo privare la cittadinanza di una realizzazione così importante che negli anni si era ulteriormente arricchita, riuscì a reperire una sede prestigiosa nel Palazzo Fantoni, vera e propria Casa della Cultura cittadina, in quanto ospita anche l'ateneo di Salò, dotata di oltre 25 mila volumi con manoscritti duecenteschi, codici ed incunaboli, nonché la Biblioteca Civica e la Civica Raccolta del Disegno. Il Museo, di proprietà della Sezione del Nastro Azzurro di Salò, fu da questa donato alla Federazione Provinciale di Brescia dell'istituto e, con D.P.R. 511/81, è stato riconosciuto quale "Fondazione". Nel 1983 il Museo è stato rinnovato ed ordinato con nuovi criteri museali nel rigoroso rispetto della obiettività storica, per offrire ai visitatori un valido contributo allo studio della documentazione storica. Unico del suo genere in Italia, raccoglie e documenta 200 anni di storia gloriosa del Soldato italiano, da quando cioè furono istituite da Vittorio Amedeo III di Sardegna il "distintivo d'onore" per militari che avessero compiuto "azioni di segnalato valore in guerra". Mediante Bandiere, Labari, Uniformi, Decorazioni, armi e documenti il Museo testimonia gli ideali, gli eroismi, i sacrifici e l'alto senso del dovere verso la Patria del Combattente italiano. È articolato su quattro sale alle quali si accede attraverso un corridoio dove, in quattro grandi bacheche, sono custoditi i gonfaloni di Province e Comuni Decorati al Valor Militare. La prima sala abbraccia il periodo storico che inizia con l'epopea napoleonica e termina alla vigilia del primo conflitto mondiale. Tra i documenti più significativi vi è un manoscritto di Emilio Dandolo ed un libretto-diario del volontario garibaldino Giorgio Pirlo. Di particolare valore due uniformi garibaldine complete ed una teca contenente la prima Bandiera italiana innalzata ad Homs nel 1912 dal salodiano Giulio Fantoni. Al centro della sala, a ricordo delle prime guerre coloniali, sono esposte antiche armi abissine ed una casacca da parata. Nella seconda sala, dedicata alla Prima Guerra Mondiale, le pareti sono ornate di numerose armi bianche e da fuoco italiane ed austriache, altre armi bianche (baionette - pugnali - mazze ferrate) sono conservate nelle bacheche. Manoscritti originali, stampe, decorazioni, copricapi, accessori di uniformi sono ampiamente presenti nelle numerose vetrine e ricordano sia gli eroi più noti quali Cesare Battisti, Nazario Sauro, Enrico Toti, Gabriele D'Annunzio, sia altri cari ai Bresciani: Giuditta Franzoni, Enea Guarnieri, Silvio Scaroni. Un'intera vetrina è dedicata al Generale Achille Papa, Medaglia d'oro al V.M. caduto sul campo nel 1917; la documentazione relativa è ricchissima e comprende manoscritti, dattiloscritti, cartoline e non è certamente inferiore ai suoi cimeli esposti: berretti, spalline, cassetta per oggetti ed infine un busto in gesso e cera. Una menzione particolare va riservata ad alcuni braccialetti realizzati dai fanti italiani nelle trincee del Carso utilizzando le corone dei proiettili delle artiglierie austriache raccolte sul campo. La terza sala comprende gli anni fra le due guerre mondiali e quindi il Fascismo, la guerra d'etiopia e quella civile spagnola. Oltre a numerose fotografie autografate di esponenti della Casa Reale e del Regime, si possono ammirare un antico corano in lingua tigrina manoscritto su pergamena, della cartamoneta etiopica, una cintura di capo abissino in metallo ageminato. L'attenzione dei visitatori e attirata dalle variopinte sciarpe dei diversi battaglioni coloniali, dai caschi coloniali e 10

12 dalle cartoline dei diversi reparti. Di significativo interesse nel settore dedicato alla guerra civile spagnola sono due drappelle in tessuto policromo che recano sul recto la scritta "Agredir para vencer - Brigada de Asalto Flechas Nigras" e sul verso un'aquila, un trofeo di frecce legate e la scritta "Una grande libre" appartenute al Generale Sandro Piazzoni, pluridecorato al V.M. nonché Presidente della Federazione Bresciana. La sala dedicata alla Seconda Guerra Mondiale ed alla Guerra di Liberazione è sicuramente la più ricca di documenti, uniformi e cimeli. Dai rarissimi gradi di caporale d'onore, un fregio di berretto ed una spallina dell'uniforme di Benito Mussolini, alle numerose decorazioni ed onorificenze conferite al già citato Generale Piazzoni. In una grande vetrina sono esposte le uniformi del Decorato Gen. Ugo Montemurro, un suo ricordo, una forcella di bicicletta da bersagliere con una piccola targa "L'ottavo Bersaglieri al suo colonnello, 1974", e due uniformi fasciste della M.O.V.M. Eugenio Bravi. Seguono numerosi copricapi, un ricordo della carica del Savoia Cavalleria a Jasbuscensky guidata dal Col. Alessandro Bettoni, bresciano e M.A.V.M. Alle pareti sono appese sciabole, armi da fuoco, manifesti della R.S.I., del "Comando Tedesco" e del "Fronte Clandestino di Liberazione". La bacheca riservata al periodo riporta senza alcuna divisione copricapi, pubblicazioni, accessori di uniforme delle due parti contrapposte. Non è facile riassumere in poche righe tutto ciò che è presente nel museo e soprattutto quello che vuole rappresentare. Credo che il significato morale sia ben sintetizzato nella scritta apposta in una targa di bronzo appesa all'ingresso (vds. Riquadro). Ribadisco infine un appello già fatto in altre occasioni. Nelle case dei nostri Decorati o dei loro congiunti sono certamente presenti ricordi, oggetti, documenti. Non lasciate che ammuffiscano in un cassetto o in fondo ad un baule o, peggio, che finiscano in un banchetto di un mercato di militaria o di antiquariato. Lo dobbiamo a coloro che si sono sacrificati, che hanno donato il loro sangue, la loro vita per Amor di Patria. Il Museo del Nastro Azzurro è pronto a riceverli e ad attribuirgli il rispetto e l'onore che meritano. Carlo Maria Magnani (Presidente Nazionale) VISITA QUESTO MUSEO CON ANIMO SERENO ED AMERAI LA PATRIA MOLTI SONO I MORTI SUL CAMPO DELLA GLORIA AL GRIDO DI VIVA L'ITALIA AI VIVI ED AI POSTERI QUESTI CIMELI SIANO MONITO DI PACE SUPREMO DONO DELLA VITA PATRIA, PATRIA, PATRIA MIA PER TE L'AMORE NON HA CONFINI 11

13 CAMBI AL VERTICE DELLA DIFESA Il Generale di Corpo d'armata Biagio Abrate è il nuovo Segretario Generale della Difesa - Direttore Nazionale degli Armamenti. è subentrato al generale di Corpo d Armata Aldo Cinelli che ha lasciato il servizio per raggiunti limiti di età. Nato a S. Albano Stura (in provincia di Cuneo) l'8 novembre 1949, Biagio Abrate ha frequentato l'accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971 e, con il grado di Sottotenente, la Scuola di Applicazione di Torino, nel triennio Promosso Tenente degli Alpini, ha ricoperto diversi incarichi presso reparti alpini tra i quali i più prestigiosi sono: dal 1990 al 1992: Comandante del battaglione alpini "Bassano"; vice Comandante della Brigata alpina "Taurinense" fino al 29 ottobre 1999 e poi, nel grado di Generale di Brigata, dal 30 ottobre 1999 all'11 novembre 2000, Comandante della Brigata. In tale periodo, e precisamente dal 3 luglio al 3 novembre 2000, è stato Comandante della "Multinational Brigade West" a Pec in Kosovo; Il 1 gennaio 2003 è stato promosso Generale di Divisione e dall'8 febbraio 2006 ha ricoperto l'incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, incarico mantenuto anche nel grado di generale di Corpo d'armata (On. Avv. Ignazio La Russa), fino all'assunzione dell'attuale incarico di Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Ha frequentato numerosi corsi formativi di sci e di alpinismo nonché di Stato Maggiore ed infine, nel , l'istituto Alti Studi per la Difesa. Si è laureato ed ha altresì conseguito un Master di 2 livello in "Scienze strategiche" presso l'università di Torino. Si è inoltre laureato in "Scienze politiche" presso l'università di Trieste con Tesi in "Diritto internazionale". Il Generale Abrate è insignito di numerose medaglie militari e onorificenze, tra cui la Croce di Cavaliere dell'ordine Militare d'italia e la Croce di Bronzo al Merito dell'esercito, per i meriti acquisiti nel corso della missione in Kosovo nel 2000, quale Comandante della Multinational Brigade West. Il Nastro Azzurro formula al generale Abrate i più fervidi auspici di ben operare e di cogliere ancora significativi successi nel nuovo prestigioso incarico, nel contempo esprime al generale Cinelli le congratulazioni per l ottimo lavoro svolto quale Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti in un periodo quanto mai critico soprattutto per la sempre più evidente carenza di risorse finanziarie che lo stato italiano può dedicare al comparto della Difesa. PRIMA RIUNIONE DELLA GIUNTA ESECUTIVA CENTRALE NEL 2010 Lunedì 8 febbraio 2010, presso la sede della Presidenza Nazionale sita in Roma, piazza Galeno n. 1, ha avuto luogo la prima riunione dell anno della Giunta Esecutiva Centrale. Molti gli argomenti all ordine del giorno tra cui l analisi ed il previsto parere sul progetto di bilancio 2010 che sarà portato all approvazione del prossimo Consiglio Nazionale. La riunione ha dato soprattutto modo ai nuovi membri ed a quelli già esperti di approfondire la reciproca conoscenza e di vagliare insieme le procedure di gestione e controllo delle attività dell Istituto. 12

14 di Squadra Bruno Branciforte è il nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina L Ammiraglio Militare. Subentra nell incarico all Ammiraglio Paolo La Rosa che ha lasciato il servizio attivo per raggiunti limiti di età. L'Ammiraglio Bruno Branciforte è nato a Napoli il 6 novembre 1947 e ha frequentato l'accademia Navale di Livorno dal 1965 al È laureato in Scienze Marittime e Navali. I suoi primi incarichi dal 1969 al 1976 a bordo delle navi della Marina comprendono: Ufficiale di Rotta e Ufficiale Addetto alle Operazioni e Telecomunicazioni sulle corvette Grosso e Todaro, sul caccia Impavido e sull'incrociatore Duilio e Aiutante di Bandiera del Comandante della 2^ Divisione Navale. Nello stesso periodo ha conseguito la specializzazione superiore in Telecomunicazioni e frequentato la Scuola di Comando Navale. Dal 1976 al 1978 ha comandato la corvetta Aquila, dal 1977 al 1978 è stato Aiutante di Bandiera del Comandante in Capo della Squadra Navale e ha frequentato l'istituto di Guerra Marittima. Nel 1979 è stato assegnato al 2 Reparto Intelligence dello Stato Maggiore della Marina, dove ha ricoperto fino al 1985, l'incarico di Direttore del centro Operativo Intelligence e successivamente di Capo del Settore Ricerca. Nel 1985, tornato a bordo con il grado di Capitano di Fregata, è stato prima Comandante in 2^ dell'incrociatore Vittorio Veneto e successivamente Comandante della fregata Aliseo. Nel 1987 è stato assegnato nuovamente allo Stato Maggiore della Marina come Capo dell'ufficio Ricerca del 2 Reparto Intelligence, e nel 1989 è stato nominato Addetto Navale a Washington, USA, dove è rimasto fino al Tornato in Italia, dal settembre 1992 al settembre 1993 è stato Comandante della portaeromobili Giuseppe Garibaldi. Dopo il periodo di comando ha frequentato il Centro Alti Studi della Difesa ed è stato nuovamente imbarcato come comandante della portaeromobili Garibaldi per una dislocazione dell'unità negli USA, durante la quale la nave ha imbarcato i primi AV-8B PLUS dell'aviazione Navale. Promosso Contrammiraglio nel 1995, egli ha ricoperto presso lo Stato Maggiore della Marina gli incarichi di Capo del 2 Reparto Intelligence dal 1995 al 1998 e contestualmente Capo del 3 Reparto Piani ed Operazioni dal 1996 al 1998, Capo del 3 Reparto Pianificazione Generale dal 1998 al Dall'ottobre 2000 al novembre 2001 è stato Comandante delle Forze di Altura (COMFORAL). Dal 15 dicembre 2001 al 12 febbraio 2002 è stato il Senior National Representative a Tampa (USA), presso USCENTCOM, durante l'operazione "Enduring Freedom". Dal 2001 al 2004 ha ricoperto l'incarico di Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo della Squadra Navale. Promosso Ammiraglio di Squadra a febbraio 2004, ha ricoperto l'incarico di "Comandante in Capo della Squadra Navale" dal 22 ottobre 2004 all 11 dicembre Il 12 dicembre 2006 ha assunto l'incarico di Direttore dell'aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e dal 23 febbraio 2010 è Capo di Stato Maggiore della Marina. L'Ammiraglio Branciforte è insignito delle seguenti onorificenze e decorazioni: Cavaliere di Gran Croce dell'ordine al "Merito della Repubblica Italiana"; Medaglia Mauriziana al "Merito per dieci lustri di carriera militare"; Croce d'oro per "anzianità di servizio; Medaglia d'oro al "Merito di lungo Comando"; Medaglia d'onore di lunga navigazione di 2 grado (Argento); Croce commemorativa per l'operazione "Enduring Freedom"; Legione al Merito rilasciata dal Presidente degli Stati Uniti d'america; Medaglia al merito "Tamandarè" conferita dal Presidente della Repubblica del Brasile. Il Nastro Azzurro augura all Ammiraglio Branciforte di svolgere il suo nuovo prestigioso incarico in modo proficuo e ricco di soddisfazione personale, e rivolge all Ammiraglio Paolo La Rosa un grato pensiero per l ottimo lavoro svolto al vertice della nostra Marina Militare. 13

15 MENTANA RICORDA I CADUTI Le autorità intervenute Il 1 Novembre 2009 è stata una giornata storica per Mentana. Cinque Regioni, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Sicilia e Umbria, le Province di Roma, Viterbo, Frosinone e Rieti, i Comuni di Livorno, Terni, Velletri, Fonte Nuova, Monterotondo e Rieti erano a Mentana per testimoniare con le Forze Armate, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato e le Associazioni Combattentistiche e d'arma il rispetto per la memoria dei Caduti presso l Ara-Ossario garibaldino, e i cippi eretti in memoria dei Caduti di Nassiriya e della MOVM Nicola Calipari. Per l occasione sono pervenuti autorevoli messaggi dal Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa, da Presidenti di Regioni e Presidenti nazionali di Associazioni d Arma. CARTOLINA CELEBRATIVA IN MEMORIA DEL GENERALE ANTONIO CANTORE Centocinquanta anni fa nasceva a Sampierdarena di Genova il Generale Antonio Cantore, morto in combattimento sulle Tofane il 20 luglio Fu il primo generale italiano che immolò la vita combattendo ed il suo nome corre ancora oggi fra gli alpini come il simbolo di ogni virtù militare. In tale ottica, su iniziative della Federazione di Sondrio, l'istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare ha deciso di dedicare la Giornata del Decorato 2010 alla figura di questo valoroso Ufficiale, con l'emissione di una cartolina celebrativa che un artista ha realizzato interamente a mano appositamente per l'istituto. La cartolina sarà disponibile in tre versioni: senza annullo al prezzo di 1,00 cad. (oltre spese di spedizione); con annullo filatelico dedicato alla Basilica della Madonna di Tirano (SO), al prezzo di 1,80 cad. (oltre spese di spedizione); con annullo "primo giorno" del 100 anniversario della Linea Ferroviaria Tirano- St.Moritz (Trenino Rosso del Bernina patrimonio UNESCO) - con annesso francobollo speciale al prezzo di 2,00 cad. (oltre spese di spedizione). Per le Associazioni d'arma e per i Circoli Filatelici: 20 cartoline senza annullo 18,00 (oltre spese di spedzione); 50 cartoline senza annullo 45,00 (spedizione gratuita); 100 cartoline senza annullo 90,00 (spedizione gratuita); 20 cartoline con annullo 30,00 (oltre spese di spedizione); 50 cartoline con annullo 65,00 (spedizione gratuita); 100 cartoline con annullo 145,00 (spedizione gratuita). Trattandosi di un edizione limitata, è necessario prenotare la cartolina, possibilmente entro il giorno 15 aprile La consegna avrà luogo al più presto possibile, ma dopo il giorno 6 maggio per chi desidera l'annullo "primo giorno" che sarà disponibile solo in tale data contemporaneamente all'emissione del corrispondente francobollo. La prenotazione delle cartoline potrà essere eseguita via all'indirizzo filatel.giornatadecorato@alice.it ovvero via fax al n inviando il modulo di richiesta riprodotto nella pagina accanto unitamente alla ricevuta dell'avvenuto bonifico sul conto corrente intestato a ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE presso CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA, SEDE DI ROMA - IBAN IT 69 A

16 ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL V.M. PRESIDENZA NAZIONALE Piazza Galeno, Roma IL SOTTOSCRITTO: NELLA SUA QUALITÀ DI: DELL ASSOCIAZIONE: CON SEDE IN: INDIRIZZO RECAPITO TEL.: desidera ricevere n cartoline commemorative del 150 della nascita del Generale Antonio Cantore di cui: N senza annullo al prezzo di 1,00 cadauna oltre spese di spedizione ( 0,60), per un totale di N con annullo filatelico dedicato alla Basilica della Madonna di Tirano al prezzo di 1,80 cadauna oltre spese di spedizione ( 0,60), per un totale di N con annullo primo giorno dedicato al 100 anniversario del Trenino Rosso del Bernina - patrimonio dell UNESCO al prezzo di 2,00 cadauna oltre spese di spedizione ( 0,60), per un totale di OVVERO N 20 cartoline senza annullo 18,00 (oltre spese di spedizione) N 50 cartoline senza annullo 45,00 (spedizione gratuita) N 100 cartoline senza annullo 90,00 (spedizione gratuita) ******* N 20 cartoline con annullo 30,00 (oltre spese di spedizione) N 50 cartoline con annullo 65,00 (spedizione gratuita) N 100 cartoline con annullo 145,00 (spedizione gratuita) Dichiara di aver effettuato il bonifico di in data come da copia allegata DATA FIRMA 15

17 ENTI E CITTÀ DECORATE DI MEDAGLIA D ORO AL VALOR MILITARE: PROVINCIA DI AREZZO Il Presidente della Repubblica Pertini consegna la MOVM alla Provincia di Arezzo La provincia di Arezzo fu particolarmente colpita sotto l occupazione nazista e dovette subire l'impressionante cifra di 3110 caduti fra combattenti e popolazione civile. Circa 3500 partigiani impegnarono, sottraendole al fronte Alleato, ingenti forze nazifasciste ed inflissero pesanti perdite: i morti nazifascisti furono un migliaio e altrettanti quelli fatti prigionieri. Le armi individuali sottratte alle forze di occupazione furono oltre Il movimento partigiano aretino occupò e liberò la città di Arezzo e tutti i più importanti centri della provincia, prima dell'arrivo dell'esercito anglo-americano. Il 16 settembre 1964 il Presidente della Provincia di Arezzo Andrea Guffanti (Decorato di CGVM e fino alla sua morte attivissimo responsabile della locale Federazione Provinciale del Nastro Azzurro) richiedeva al Ministro della Difesa di voler proporre al Parlamento il conferimento di Decorazione al Valor Militare alla Provincia di Arezzo. Il 29 settembre 1984 con una solenne e partecipata cerimonia, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini appuntò sul Gonfalone della Provincia di Arezzo la Medaglia d'oro al Valor Militare, da lui stesso concessa con suo Decreto del 31 marzo 1984, presenti il Vescovo Mons. Giovanni D'Ascenzi, il Sindaco Aldo Ducci, il Presidente della Provincia Franco Parigi, il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Nel pomeriggio per celebrare l'evento si tenne un edizione speciale della Giostra del Saracino, ed un concerto in Duomo del Maggio Musicale Fiorentino. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CON DECRETO 13 MARZO 1984 SU PROPOSTA DEL MINISTRO PER LA DIFESA HA CONCESSO LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE ALLA PROVINCIA DI AREZZO. "Territorio ove intensa si svolse la Resistenza antinazifascista, la Provincia di Arezzo - nel corso di 12 mesi - fu teatro di irriducibile opposizione al nemico occupante da parte di agguerrite formazioni armate e delle patriottiche popolazioni di città e campagne, sui monti e nelle valli. Le operazioni di dura guerriglia partigiana, alimentate e sorrette da coraggiosa e spesso cruenta ostilità popolare, comportarono l'impegno di ingenti forze nemiche, a controllo di una vasta zona delle retrovie e a protezione di importanti comunicazioni, sul tergo degli schieramenti germanici. Le gravi perdite umane e di beni, inflitte e subite, testimoniano di sacrifici, distruzioni e sofferenze immani di combattenti e popolazioni, di generoso sangue versato nell'aretino, con eminente valore, in un periodo tragico per le sorti della Patria". Arezzo, 9 settembre ottobre 1944 COSÌ SI ESPRESSE IL PRESIDENTE DELLA FEDRAZIONE PROVINCIALE DEL NASTRO AZZURRO NEL 25 ANNIVERSARIO DELLA CONCESSIONE DELLA MOVM ALLA PROVINCIA DI AREZZO... L'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, nel celebrare con solennità il 25 Anniversario del conferimento della Medaglia d'oro al Valor Militare alla Provincia di Arezzo e la sua iscrizione all'istituto quale Socio d'onore, rinnova l'impegno ad affermare ed esaltare, il Valore e le virtù militari italiane, tutelando il rispetto e l'amore per la Patria e diffondendo particolarmente nelle giovani generazioni, la coscienza dei doveri verso questa. Le decorazioni al Valor Militare sono concesse a coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere ed all'onore, abbiano affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche. La motivazione che accompagna l'alta onorificenza illustra, con la necessaria sintesi ma con l'estrema efficacia, il tributo di sofferenze e di sangue, la testimonianza del Valore, offerto dai combattenti e dal popolo aretino nel periodo che va dal 9 settembre 1943 al 3 ottobre Stefano Mangiavacchi 16

18 IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI AREZZO IN OCCASIONE DEL 25 ANNIVERSARIO DELLA CONCESSIONE DELLA MOVM Il riconoscimento alla Provincia di Arezzo della Medaglia d'oro al Valor Militare, rappresenta il doveroso riconoscimento per una provincia che ha pagato un tributo di sangue altissimo per stragi, rappresaglie, impiccagioni e Roberto Vasai fucilazioni. Dai dati che emergono da una ricerca che come amministrazione provinciale abbiamo condotto, risultano oltre 1100 vittime, un numero che rappresenta il 10% di tutti i caduti sul territorio nazionale per gli stessi motivi. Numeri che, mi preme ricordare, come quelli che testimoniano il tributo dato dalla nostra stessa provincia alla Liberazione: dieci Medaglie d'oro, 28 d'argento, 49 di Bronzo e 36 Croci di Guerra; Medaglia d'oro per attività partigiana al gonfalone della Provincia di Arezzo, Medaglia d'oro al Valor Civile ai Comuni di Bucine e Civitella della Chiana; Medaglia d'argento al Valor Militare al Comune di Sansepolcro; Medaglia di Bronzo al Valor Militare al Comune di Cavriglia, Croce di Guerra al Valor Militare al Comune di Pieve Santo Stefano. Vorrei anche ricordare che nel territorio dalla provincia di Arezzo furono allestiti ben 4 campi di concentramento. Ferite che restano ancora oggi aperte e per le quali la sete di giustizia è davvero grande. Una giustizia tanto necessaria, quanto risarcitoria. Oggi, è giusto ALCUNE STRAGI AVVENUTE NELLA PROVINCIA 29 giugno 1944: San Pancrazio Alle prime luci dell'alba truppe tedesche invadono S. Pancrazio e circondano la Fattoria Pierangeli. Tutta la popolazione viene concentrata nella piazza del paese. Gli uomini, di ogni età, vengono rinchiusi nella Fattoria. Le case vengono date alle fiamme ed i tedeschi aprono il fuoco su quanti, nascosti nelle soffitte o nelle cantine, per non morire bruciati, tentano di salvarsi con la fuga. 162 uomini, dopo la cattura, vengono assassinati con un colpo alla nuca. I corpi vengono dati alle fiamme. 29 giugno 1944: Civitella in Val di Chiana All alba, militari tedeschi e, pare, anche italiani, circondano il paese. Tutti gli uomini vengono strappati alle case e portati sulla piazza del paese, tra essi anche don Lazzeri che offre la sua vita in cambio di quella dei civili. Non viene ascoltato: sarà ucciso con un colpo alla nuca come tutti gli altri: 149 i morti. I corpi vengono gettati nelle case a cui i tedeschi hanno dato fuoco. ricordare il 25 Anniversario della Concessione di quella Medaglia d'oro, come tributo dovuto alla memoria di tutte quelle vittime innocenti. La recente condanna di uno dei boia tedeschi che hanno firmato le stragi compiute dalle SS in terra di Arezzo non è solo un piccolo risarcimento in termini di giustizia alle famiglie delle vittime di quei terribili giorni, ma soprattutto un atto dovuto. Cosi come è dovere di tutte le istituzioni continuare a lavorare per far si che la giustizia possa fare, sia pure con grande ritardo, il proprio corso e soprattutto per conservare e trasferire alle nuove generazioni la memoria di quei fatti. Oggi, a sessanta anni di distanza, ci interroghiamo ancora su come porre fine alle guerre che ancora provocano morte e sofferenza. Ebbene esiste un'unica strada da percorrere per uscire dal tunnel della violenza che genera violenza. Tenere salda la memoria di quella immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale, di quei milioni di vittime innocenti della barbarie nazi-fascista e rafforzare la nostra convinzione che non vi è sconfitta più grande per l'umanità che dover prendere atto di come millenni di evoluzione della società civile non siano riusciti a far prevalere il principio espresso all'articolo 11 della nostra Costituzione, nel quale si ripudia la guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali. ROBERTO VASAI (Presidente della provincia di Arezzo) Gonfalone della Provincia di Arezzo decorato di MOVM 16 luglio 1944: Arezzo San Polo Nella villa Mancini, flagellati a più riprese. I loro lamenti si odono per tutta la notte. Al mattino del 15 luglio un ufficiale del comando tedesco Villa Mancini, venne a comunicare all'arciprete di S. Polo che "quarantasette uomini erano stati fucilati perché erano tutti banditi confessi. L'arciprete domandò le salme per poter dar loro sepoltura; gli fu risposto: "E' gente morta senza onore e quindi arrivati gli inglesi li seppellirete se li troverete; per ora no." 13 aprile 1944: Casentino All'alba reparti tedeschi e italiani investono la zona di Stia, Vallucciole, il Castagno (San Godenzo) e le località circostanti. Si ignora il numero complessivo delle vittime. Alla fine Vallucciole non esiste più. Intere famiglie Il Gonfalone distrutte, della le case Provincia incendiate Massa-Carrara e 108 cadaveri al di XXVII donne, vecchi e bambini sono sparsi fra le macerie fumanti. Congresso Nazionale di Brescia 17

19 LA GIORNATA DELLA MEMORIA Ovazione al termine dell intervento di Wiesel La Shoah è " una tragica esperienza, ancora carica di insegnamenti e di valori per le nuove generazioni ". Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la celebrazione, nel Salone dei Corazzieri al Quirinale, del 'Giorno della Memoria', alla presenza tra gli altri del presidente della Camera On. Gianfranco Fini, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, del sottosegretario al ministero dell'istruzione Giuseppe Pizza, del presidente dell'unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e di Elie Wiesel, Premio Nobel per la pace. Per il capo dello Stato - che prima dell'intervento ha premiato le scuole vincitrici del concorso 'I giovani incontrano la Shoah' - " sentire le parole dei ragazzi che studiano le persecuzioni naziste, le sofferenze e la resistenza degli ebrei deportati nei campi di concentramento e l'epilogo tragico dello sterminio, è motivo di conforto per tutti noi. Non chiediamo di meglio che trasmettere loro il testimone, a nome dello Stato ". Rivolgendosi direttamente a Wiesel, Napolitano lo ha salutato come " la voce più alta che potessimo aspirare di avere con noi in questa 'giornata' " e ha ricordato al Premio Nobel per la pace quanto egli sia " profondamente rispettato e apprezzato in Italia: ammiriamo il suo impegno incessante a trasmettere la memoria, a testimoniarla, a lottare per la causa della libertà, dei diritti umani, della mutua comprensione e della pacifica convivenza fra i popoli ". Al termine, Wiesel, insieme al Presidente Napolitano e all'onorevole Fini, hanno inaugurato, nella Sala dei Busti della Camera, la mostra 'Auschwitz-Birkenau, 65 Anniversario della Liberazione, 27 gennaio gennaio 2010'. Attraverso documenti, fotografie e lettere inedite, oggetti provenienti dai ghetti e dal campo di Auschwitz-Birkenau, testimonianze e filmati, la mostra ha offerto al pubblico la possibilità di conoscere quanto vissuto da milioni di persone prima, durante e dopo il loro internamento nel campo di sterminio. Alle 12.15, dopo l'inaugurazione della mostra, la celebrazione della Giornata della Memoria si è spostata nell'aula di Montecitorio. L'intervento di apertura è stato pronunciato dal Presidente della Camera On. Gianfranco Fini, gli ha fatto seguito quello di Elie Wiesel. La cerimonia è stata trasmessa in diretta su numerosi canali televisivi. " C'è solo una parola che definisce la mia vita - ha detto Elie Wiesel, sopravvissuto all'olocausto, in un editoriale dedicato al Giorno della memoria trasmesso dal Tg5 - che definisce ciò di cui la nostra generazione ha più bisogno: è la memoria. Senza la memoria la speranza non potrebbe esistere. Senza di essa l'umanità non sarebbe quello che è. Senza il ricordo, ci sarebbe solo una storia di assoluta disperazione Sia per coloro che ci parlano ancora, sia per quelli che sono morti, c'è solo una parola che li accomuna ed è: ricordare. L'appello alle generazioni che verranno è: ricordare, ricordateci ". Il 2010 celebra il decimo anniversario dall'entrata in vigore della legge che ha istituito il Giorno della Memoria per ricordare la Shoah. Dopo il leader dell'olp Yasser Arafat il 15 settembre 1982 in occasione della Conferenza Interparlamentare Mondiale, Re Juan Carlos di Spagna il 29 settembre 1998 davanti ai deputati e Giovanni Paolo II il 14 novembre 2002 di fronte al Parlamento riunito, Wiesel è la quarta autorevole personalità a prendere la parola nell'aula di Montecitorio. (Liberamente tratto dal web) 18

20 IL GIORNO DEL RICORDO Di Foibe in Italia s'è sempre parlato poco; per tanti motivi, riconducibili spesso alle vicende politiche degli ultimi decenni. Solo da qualche anno, con la carneficina degli anni '90 dopo il crollo della Jugoslavia, se ne riprese a parlare finchè si decise di istituire una giornata dedicata alla memoria delle vittime della pulizia etnica ed all'esodo delle popolazioni italiane dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia. Queste due regioni, che hanno vissuto vicende un po' diverse da quelle delle altre regioni italiane, sono state luogo di rifugio delle popolazioni dell'interno dei Balcani sottoposte al duro giogo della dominazione turca ottomana. Solo le città della costa sotto il dominio veneto, in posizioni arroccate, si salvarono. Un po' alla volta Venezia cominciò a riprender possesso di territori che trovava quasi disabitati per cui favoriva l'arrivo di contadini cristiani in fuga dall'interno dei Balcani. Con le epidemie, di colera in particolare, anche la popolazione delle città veniva falcidiata e Venezia faceva arrivare famiglie della Lombardia veneta (il bergamasco in particolare), dal Veneto e gente dall'interno. L'Impero d'austria, quando si affacciò sul mare conquistando Trieste e Fiume, ebbe la necessità di far crescere queste due città che erano i porti con cui si assicurava un commercio libero dal predominio di Venezia. Quindi, pur trattandosi di fenomeni lunghi e complessi, si possono sintetizzare affermando che la maggior parte delle campagne si riempirono di popolazioni slave (più in Dalmazia, che in Istria), mentre le città rimanevano abitate da popolazioni di lingua e cultura ''italiana'' (l'italia era ancora da unificare). Anzi qualche studioso parla di una koiné (cultura) Istria prima della 2^ guerra monbdiale: in arancione aree popolate da etnia di lingua italiana adriatica comune sulle due sponde. Dopo il 1815, tutto l'adriatico orientale divenne dominio austriaco, insieme al Lombardo-Veneto. Col Risorgimento italiano una parte della popolazione locale mostrò simpatie per il movimento nazionale italiano. Negli stessi anni i popoli slavi iniziarono anche essi un rinascimento culturale, con una presa di coscienza della propria identità. Il movimento sognava la costituzione di una unica nazione di Slavi del sud dalla Serbia alla Slovenia (comprendendoci anche Dalmazia e Venezia Giulia). Chi in queste regioni si proclamava 'italiano' era denominato traditore della patria, al massimo un illuso. Iniziò quindi una feroce lotta alla presenza della cultura e lingua italiana. Gli Italiani della Venezia Giulia e Dalmazia all'epoca ritenevano che le due regioni dovessero essere autonome all'interno dell'impero d'austria, con il rispetto per ogni nazionalità. Questo rispetto però mancò completamente nei confronti dei Dalmati e Giuliani di cultura italiana. Dopo il 1866, con la perdita del Veneto, l'austria iniziò a ritenere non più affidabili i sudditi di lingua italiana (anche in Trentino) e prese ad appoggiare pesantemente i nazionalisti slavi (con brogli e violenze o piazzando la flotta nel porto di Spalato il giorno prima delle elezioni coi cannoni rivolti sulla città). Gli Italiani un po' alla volta iniziarono a perdere le amministrazioni comunali. Una delle conseguenze del passaggio dei comuni in mano agli Slavi era che l'italiano cessava di essere la lingua ufficiale del comune e le scuole, comunali, passavano dall'insegnamento parte in croato, parte in italiano al solo in croato. Spesso italiani di quelle zone venivano assaltati e percossi, in modo da convincerli a non dichiarasi più italiani o emigrare. Un po' alla volta gli Italiani da autonomisti divennero irredentisti, avendo capito che l'unica possibilità di salvarsi come comunità etnico-nazionale era l'annessione al Regno d'italia. Terminata la prima guerra mondiale l'italia annettè la Venezia Giulia e Zara. Dalla Dalmazia, passata alla Jugoslavia, andarono via almeno esuli dei quali nessuno ha raccontato le vicende. Nel 1924 fu annessa anche Fiume. Nel primo dopoguerra la situazione, seppur contrastata, era calma. Con l'avvento del Fascismo qualcosa cambiò. I fascisti della Venezia Giulia erano particolarmente sensibili alla questione nazionale per cui, se nel resto d'italia davano la caccia a comunisti e socialisti, in queste zone davano la caccia agli slavi, con purghe e bastonature; alcuni gruppetti di slavi reagirono alla violenza con altra violenza, talvolta terroristica. Inoltre, dopo il 1924, il fascismo dette una grande accelerata ad un processo di italianizzazione forzata della parte slava di quelle popolazioni. Erano gli stessi anni in cui in altre zone d'italia si limitava l'uso dei dialetti. Nell'aprile 1941 arrivò la guerra anche in quelle zone, con l'attacco alla Jugoslavia. Dopo che la Germania, con l'italia che si accodò, dichiarò guerra alla Russia, i comunisti jugoslavi insorsero contro le autorità locali. Ovviamente la forza pubblica reagì. I valori di allora erano diversi da quelli di adesso e il governo, soprattutto in tempo di guerra, riteneva di dover difendere l'ordine e l'autorità in tutti i modi, anche con la violenza estrema. Inoltre, come in tutte le guerre, qualcuno scatenò una violenza eccessiva ed incontrollata. Ma si trattava pur sempre di una guerra che vedeva contrapposto il Regio Esercito a dei ribelli che allora nessuno chiamava ancora partigiani e per i quali non valevano le Convenzioni di Ginevra firmate solo nel Sfaldatesi le nostre FFAA dopo l 8 settembre 1943, le forze partigiane titine presero il dominio in tutta la Dalmazia e la Venezia Giulia, scatenandosi contro gli italiani, in particolare contro coloro che rappresentavano lo Stato: maestri, Regi Carabinieri, poliziotti, sindaci (podestà), imprenditori e proprietari terrieri, sacerdoti. Qualcuno sostiene che si trattasse di vendette per i torti subiti, in realtà sembrò più un disegno teso a eliminare i gruppi dirigenti italiani locali in modo che la popolazione, privata di una guida e impaurita, scappasse, ripulendo così etnicamente l area dagli italiani. Questo nei mesi di settembre-ottobre finchè i tedeschi, insieme ad una parte degli Italiani che aveva aderito alla RSI, occuparono di nuove le regioni. Le violenze antitaliane continuavano tuttavia tramite gli attentati dei partigiani, particolarmente numerosi. Fra il 1944 ed il 1945 i tedeschi un po' alla volta abbandonarono le regioni che furono conquistate dai Titini. Contrariamente agli episodi dell'autunno 1943 nel quale operarono bande che sembravano slegate, ora l'organizzazione della violenza antitaliana fu organizzata e metodica, con migliaia di arresti, per la maggior parte notturni. Molti, fra cui donne e giovani, tornavano dopo qualche giorno o settimana di carcere durissimo. Tanti non tornarono: spesso si sentivano scariche di fucile minuti dopo che la persona era stata arrestata. Più spesso venivano portate ai bordi delle foibe, profonde cavità carsiche, e buttati giù. Posti sull'orlo della foiba, legati a gruppi con fil di ferro, i partigiani sparavano ad uno che cadendo si trascinava vivi gli altri. Abitanti dei dintorni hanno sentito grida e lamenti per giorni, ma la paura era troppa per andare a vedere cosa fosse successo e dare una mano. Pare che solo cinque persone siano riuscite a venire fuori vive dalle foibe. In Dalmazia, dove ci son poche foibe, venivano anche gettati a mare con una pietra al collo. Seduti sul bordo d'una barca, ricevevano il colpo che li mandava giù, trascinandosi un altro poveraccio al quale erano legati. Alcuni, accusati di vari crimini, processati in tribunali improvvisati dove non v'era garanzia alcuna, altri senza accusa. Il tutto per instillare paura nella gente in modo che aderisse al movimento partigiano, divenendo anch'essi aguzzini, o andasse via liberando quelle terre dalla presenza italiana. Si dice che le vittime delle foibe furono ventimila, forse qualche migliaio in meno, ma in circa italiani scapparono, spesso col solo vestito che avevano indosso, andando incontro ad una sorte incerta. E le fughe continuarono per decenni, anche in barca a remi attraverso l'adriatico, con la prospettiva di morire in mare senza che nessuno li trovasse mai più. Profughi che arrivati in Italia trovavano una nazione semidistrutta, che non aveva pane, casa, lavoro per molti. Eppure le violenze viste e subite erano tali che l'italia distrutta sembrava infinitamente più accogliente della Dalmazia e della Venezia Giulia sotto il tallone slavo-comunista di Tito e dei suoi accoliti nazionalisti. Una popolazione vittima di violenze inaudite perchè qualcuno aveva deciso che quei territori gli appartenevano e chi non la pensava come lui, anche fosse d'una famiglia che stava lì da secoli, non aveva diritti. Carlo Cetteo Cipriani 19

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