L obiettivo generale della Direttiva : fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione,
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- Gabriela Grandi
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2 L obiettivo generale della Direttiva : fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che assicuri la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, agevoli l'utilizzo idrico sostenibile, protegga l'ambiente, migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità.
3 Punti cardine della Direttiva : a) Gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici. Un bacino idrografico che si estende sul territorio di più Stati membri è assegnato a un distretto idrografico internazionale; b) Entro quattro anni dall'entrata in vigore della direttiva gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico, siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto, l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico, oltre che la compilazione di un registro delle aree per le quali è stata attribuito un regime di protezione speciale; c) Entro nove anni dall'entrata in vigore della direttiva per ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui al punto precedente; d) Nel piano di gestione devono essere previste misure atte a prevenire il deterioramento, a migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, a raggiungere e mantenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e a ridurre l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose; e) Gli obiettivi di cui sopra devono essere conseguiti entro quindici anni dall'entrata in vigore della direttiva;
4 Punti cardine della Direttiva : f) La Commissione indica un elenco degli inquinanti prioritari, selezionati fra quelli che presentano un rischio significativo per l'ambiente acquatico o trasmissibile tramite l'ambiente acquatico. Presenta inoltre misure intese a mantenere sotto controllo tali sostanze, oltre che standard di qualità relativi alla concentrazione di esse; g) Entro dodici anni dalla data dell'entrata in vigore della direttiva, e successivamente ogni sei anni, la Commissione pubblica una Riassunto relazione sull'attuazione delle principali di essa. scadenze indicate dalla Direttiva : 2000 Pubblicazione ed entrata in vigore della Direttiva; 2006 Operatività dei programmi di monitoraggio negli Stati Membri; 2009 Piani di gestione per distretto idrografico; 2015 Obiettivo minimo del raggiungimento dello stato di qualità ambientale buono per i corpi idrici.
5 Definizioni cardine nella Direttiva : 1) «acque superficiali»: le acque interne, ad eccezione delle acque sotterranee; le acque di transizione e le acque costiere, tranne per quanto riguarda lo stato chimico, in relazione al quale sono incluse anche le acque territoriali; 2) «acque sotterranee»: tutte le acque che si trovano sotto la superficie del suolo nella zona di saturazione e a contatto diretto con il suolo o il sottosuolo; 3) «acque interne»: tutte le acque superficiali correnti o stagnanti, e tutte le acque sotterranee all'interno della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali; 4) «fiume»: un corpo idrico interno che scorre prevalentemente in superficie ma che può essere parzialmente sotterraneo; 5) «lago»: un corpo idrico superficiale interno fermo; 6) «acque di transizione»: i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente influenzati dai flussi di acqua dolce; 7) «acque costiere»: le acque superficiali situate all'interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione;
6 Definizioni cardine nella Direttiva : 8) «corpo idrico superficiale»: un elemento distinto e significativo di acque superficiali, quale un lago, un bacino artificiale, un torrente, fiume o canale, parte di un torrente, fiume o canale, acque di transizione o un tratto di acque costiere; 9) «corpo idrico artificiale»: un corpo idrico superficiale creato da un'attività umana; 10) «corpo idrico fortemente modificato»: un corpo idrico superficiale la cui natura, a seguito di alterazioni fisiche dovute a un'attività umana, è sostanzialmente modificata, come risulta dalla designazione fattane dallo Stato membro; 11) «bacino idrografico»: il territorio nel quale scorrono tutte le acque superficiali attraverso una serie di torrenti, fiumi ed eventualmente laghi per sfociare al mare in un'unica foce, a estuario o delta; 12) «distretto idrografico»: area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere, che è definito la principale unità per la gestione dei bacini idrografici; 13) «stato delle acque superficiali»: espressione complessiva dello stato di un corpo idrico superficiale, determinato dal valore più basso del suo stato ecologico e chimico;
7 Definizioni cardine nella Direttiva : 14) «buono stato delle acque superficiali»: lo stato raggiunto da un corpo idrico superficiale qualora il suo stato, tanto sotto il profilo ecologico quanto sotto quello chimico, possa essere definito almeno «buono»; 15) «stato ecologico»: espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle acque superficiali, in base ad una specifica classificazione; 16) «buon potenziale ecologico»: stato di un corpo idrico artificiale o fortemente modificato, così classificato in base alle disposizioni pertinenti; 17) «buono stato chimico delle acque superficiali»: stato chimico richiesto per conseguire gli obiettivi ambientali per le acque superficiali prefissati, ossia lo stato raggiunto da un corpo idrico superficiale nel quale la concentrazione degli inquinanti non supera gli standard di qualità ambientali prefissati; 18) «standard di qualità ambientale»: la concentrazione di un particolare inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque, nei sedimenti e nel biota che non deve essere superata, per tutelare la salute umana e l'ambiente;
8 Filosofia operativa della Direttiva : L obiettivo che la direttiva impone per tutte le acque superficiali è, come già detto, il raggiungimento di un Buono Stato sia sotto il profilo Ecologico che Chimico. In particolare lo stato ecologico è definito come l espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle acque superficiali ed è classificato in base ad elementi qualitativi prioritariamente di tipo biologico, supportati da quelli di tipo idromorfologico, chimico e fisico-chimico. Lo stato chimico, invece, fa riferimento alla concentrazione degli inquinanti chimici nell ambiente acquatico elencati nella direttiva stessa e in altri appositi strumenti comunitari. Per la caratterizzazione dei corpi idrici superficiali la Direttiva prevede che gli Stati Membri individuino, per ciascuna categoria di acque superficiali (fiumi, laghi, acque di transizione o acque costiere oppure corpi idrici artificiali o fortemente modificati), diversi tipi ; per ciascun tipo devono essere quindi fissate le condizioni di riferimento che rappresentano i valori degli elementi di qualità che rispecchiano quelli di norma associati a tale tipo inalterato (stato elevato).
9 Filosofia operativa della Direttiva : Questa procedura consente da una parte di identificare i singoli corpi idrici superficiali (passando dai tipi ai singoli elementi discreti e significativi di acque superficiali ) e dall altra di permettere la loro classificazione in classi di qualità: elevato, buono, sufficiente (o moderato), scarso e cattivo. La classificazione dello stato ecologico avviene attraverso il rapporto (EQR: Ecological Quality Ratio) tra gli elementi di qualità misurati nel corpo idrico e le condizioni di riferimento caratteristiche del tipo corrispondente. In sintesi, le fasi necessarie per caratterizzare un corpo idrico superficiale sono: - Tipizzazione; - Individuazione e Valutazione delle Pressioni; - Identificazione dei singoli corpi idrici; - Individuazione delle condizioni di riferimento; - Classificazione dei corpi idrici.
10 Filosofia operativa della Direttiva : La tipizzazione consiste nella definizione dei diversi tipi per ciascuna categoria di acque superficiali, secondo una metodologia comune, basata su alcune caratteristiche naturali, geomorfologiche, idrodinamiche e chimicofisiche. Un area identificata con un appartenenza ad un tipo diventa automaticamente un corpo idrico superficiale se non sono presenti all interno della stessa area pressioni antropiche rilevanti e localizzate. Se però, in seguito all analisi delle pressioni, vengono evidenziate pressioni antropiche rilevanti e localizzate, la stessa area, seppure appartenente allo stesso tipo deve essere suddivisa in più corpi idrici. Questo perché la Direttiva, come detto, definisce come corpo idrico superficiale, un elemento distinto e significativo di acque superficiali, quale un lago, un bacino artificiale, un torrente, fiume o canale, parte di un torrente, fiume o canale, acque di transizione o un tratto di acque costiere.
11 Filosofia operativa della Direttiva : L utilizzo del criterio delle pressioni (individuazione delle principali fonti d impatto), associato ai criteri ecologici, deve essere utilizzato anche per effettuare la scelta preliminare dei siti di riferimento potenziali (condizioni di riferimento). Dopo aver eseguito lo screening dei siti mediante il criterio delle pressioni, l applicazione del successivo criterio ecologico, relativo alle componenti biologiche, permette la conferma della condizione di stato elevato, che sarà utilizzata come livello per classificare ogni corpo idrico rispetto alle singole componenti biologiche. Per sito di riferimento deve intendersi non solo un intero corpo idrico come inteso dopo la fase di identificazione, ma anche subaree di un corpo idrico più esteso che presentino caratteristiche adeguate. La fase di classificazione dei corpi idrici superficiali in classi di qualità prevede infine la stima del grado di corrispondenza tra le condizioni biologiche attuali e quelle di riferimento (EQR: Ecological Quality Ratio) attraverso l utilizzo di specifici indicatori. Come evidente, nella classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali gli elementi di qualità biologica assumono un ruolo predominante.
12 L applicazione della Direttiva 2000/60/CE in Italia: il Decreto Legislativo n 152/2006. il Decreto Legislativo n 152/2006, in linea con quanto già riportato nel D.Lgs. 152/1999, disciplina e regolamenta le azioni da intraprendere per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, perseguendo i seguenti obiettivi: a) prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; b) conseguire il miglioramento dello stato delle acque e consentire adeguate protezioni a quelle destinate a particolari usi; c) perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; d) mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.
13 L applicazione della Direttiva 2000/60/CE in Italia: il Decreto Legislativo n 152/2006. Il Decreto in oggetto ricalca abbastanza fedelmente quanto riportato nella Direttiva, rendendo attuative tutte le fasi previste. Tutte le categorie di acque sono contemplate nel Decreto, ed in particolare: - acque sotterranee; - fiumi; - laghi ed invasi; - acque costiere; - acque di transizione; - acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile; - le acque destinate alla balneazione; - le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci; - le acque destinate alla vita dei molluschi.
14 Tipizzazione, identificazione dei corpi idrici superficiali e ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: Tutte le fasi previste dal D.Lgs. 152/2006, compresa quella di tipizzazione, cioè la definizione di aree omogenee sulla base delle caratteristiche ambientali, deve essere svolta sulla base di criteri specifici, in accordo con i dettami della Direttiva 2000/60/CE. Per esempio, lo Stato Italiano nell ambito dei regolamenti attuativi del D.Lgs. 152/2006 sta preparando delle linee guida in accordo ai seguenti criteri: - Tipi fluviali (fiumi). Descrittori idromorfologici: distanza dalla sorgente (indicatore della taglia del corso d acqua), morfologia dell alveo (per i fiumi temporanei), perennità e persistenza. Descrittori idrologici: origine del corso d acqua, possibile influenza del bacino a monte sul corpo idrico; - Tipi lacustri (laghi e invasi). Localizzazione geografica: Ecoregione Alpina, Ecoregione Mediterranea. Descrittori morfometrici: quota, profondità, superficie. Descrittori geologici: composizione prevalente substrato, origine vulcanica. Descrittori chimico-fisici: conducibilità, stratificazione termica;
15 Tipizzazione, identificazione dei corpi idrici superficiali e ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: - Tipi marino-costieri (acque costiere). Localizzazione geografica: Ecoregione. Descrittori idrologici: stabilità della colonna d acqua (in base al gradiente verticale di densità). Descrittori geomorfologici: morfologia dell area costiera, natura del substrato; - Tipi di transizione (acque lagunari e di estuario). Localizzazione geografica: Ecoregione. Geomorfologia. Escursione di marea. Superficie. Salinità. Successivamente al processo di tipizzazione si devono identificare i corpi idrici superficiali. Una volta definiti i differenti tipi nelle diverse categorie di acque (fiumi, laghi/invasi, acque di transizione e acque costiere), ogni corpo idrico superficiale deve essere identificato in quanto appartenente ad una sola categoria e ad un unico tipo. Ogni corpo idrico superficiale è caratterizzato da un proprio stato di qualità, è eventualmente sottoposto a determinate pressioni e può avere rapporti di dipendenza/indipendenza con aree protette. Questo è il motivo per cui l identificazione del corpo idrico superficiale deve essere effettuata in seguito all analisi delle componenti ambientali (biotiche/abiotiche), delle pressioni antropiche e allo studio del territorio.
16 La fase Tipizzazione: un esempio per le acque marino-costiere pugliesi. La Regione Puglia, con D.G. n del 24/05/93, in fase di definizione degli ambiti territoriali, ha individuato i bacini interregionali: Saccione, Fortore, Ofanto e Bradano, oltre ai i bacini regionali denominati: Gargano, Subappennino dauno, litorale Adriatico, Salento, e Arco Jonico. Questi ultimi sottendono porzioni di costa che presentano caratteristiche simili: Con ambito omogeneo Gargano s intende la costa che va quasi dal fiume Fortore alla foce del Torrente Candelaro. Con ambito Subappennino dauno si intende il tratto di costa che da foce Candelaro va fino a foce Ofanto. Con ambito litorale Adriatico si intende il tratto di costa che da foce Ofanto va fino al Canale Reale (in seguito la Regione, D.G. n del 14/11/96 ha sostituito la terminologia litorale Adriatico con ambito litorale Barese). Con ambito Salento si intende il tratto di costa che dal Canale Reale arriva oltre al limite di provincia Taranto-Lecce e più precisamente a Torre dell'ovo. Con ambito Arco Jonico si intende il tratto di costa che da Torre dell'ovo arriva alla foce del Fiume Bradano.
17 La fase Tipizzazione: un esempio per le acque marino-costiere pugliesi. Per quanto riguarda le acque marino-costiere in particolare, i bacini regionali possono essere a loro volta suddivisi zone omogenee lungo tutto il profilo costiero pugliese dal confine con il Molise a quello con la Calabria, queste ultime caratterizzate al loro interno da fattori similari sia di tipo abiotico (geomorfologia, sedimentologia, esposizione geografica, correntometria dominante, idrologia) sia di tipo bio-ecologico (distribuzione delle biocenosi e facies bentoniche, morfobatimetria dei fondali ecc.).
18 La fase Tipizzazione: un esempio per le acque marino-costiere pugliesi. L analisi preliminare dei dati e delle informazioni disponibili circa le caratteristiche geomorfologiche e talassografiche delle aree marino-costiere pugliesi può consentire una prima definizione delle eventuali zone omogenee a scala più o meno ampia. In definitiva, è possibile identificare quattordici macroaree (considerando l omogeneità anche in base agli aspetti fisiografici e dei principali biotopi a livello locale) lungo tutta l area costiera pugliese. Tratto costiero Isole Tremiti Da Foce T.te Saccione a Peschici Da Peschici a Mattinata Da Mattinata a Barletta Da Barletta a Mola di Bari Da Mola di Bari a Torre Canne Da Torre Canne a P.ta Penne Da P.ta Penne a P.ta della Contessa Da P.ta della Contessa a Foce Alimini Da Foce Alimini a Torre S. Gregorio Da Torre S. Gregorio a Torre del Pizzo Da Torre del Pizzo a Torre dell Ovo Da Torre dell Ovo a Capo S. Vito Da Capo S. Vito a Foce Bradano
19 La fase successiva alla Tipizzazione: l identificazione dei corpi idrici superficiali L identificazione dei corpi idrici superficiali presuppone, come già detto, lo studio delle pressioni antropiche. Per esempio, le pressioni antropiche a cui sono sottoposte le aree marino-costiere pugliesi sono essenzialmente dovute a scarichi di acque nere depurate ed ai carichi organici ed inorganici delle attività primarie (agricoltura ed allevamento) apportati per mezzo dei fiumi, dei canali o dilavati dai terreni. Depuratori attivi in Puglia e corpo recettore dello scarico (da Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia, 2007). Carico di BOD5 in tonn/anno per Provincia pugliese (da Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia, 2007). Carico di Azoto in tonn/anno per Provincia pugliese (da Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia, 2007). Carico di Fosforo in tonn/anno per Provincia pugliese (da Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia, 2007).
20 Ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: I monitoraggi ambientali sono ovviamente una componente necessaria per caratterizzare e/o classificare i corpi idrici superficiali. Il D.gls. 152/2006, in ottemperanza con la Direttiva 2000/60, prevede tre differenti tipologie di Monitoraggio dei corpi idrici superficiali: - Monitoraggio di Sorveglianza; - Monitoraggio Operativo; - Monitoraggio di Indagine. Lo scopo del Monitoraggio di Sorveglianza è quello di integrare e convalidare le informazioni utili alla tipizzazione ed all identificazione dei corpi idrici superficiali, di classificare inizialmente gli stessi, e di fornire indicazioni per impostare i successivi programmi di Monitoraggio. Tale monitoraggio deve essere condotto sia sui corpi idrici non a rischio sia sui corpi idrici probabilmente a rischio. Il Monitoraggio di Sorveglianza deve essere svolto per almeno un anno per ogni arco temporale sessennale.
21 Ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: Lo scopo del Monitoraggio Operativo è quello di stabilire lo stato dei corpi idrici identificati a rischio di non soddisfare gli obiettivi ambientali prefissati (stato buono ), di valutarne le variazioni nel tempo, e di classificarli. Si ribadisce che tale monitoraggio deve essere condotto solo sui corpi idrici a rischio di mancato raggiungimento dello stato ambientale buono. Il Monitoraggio Operativo deve essere svolto con frequenza annuale, tranne che per gli elementi di qualità biologica (eccetto il fitoplancton) che devono essere monitorati ogni tre anni; Lo scopo del Monitoraggio di Indagine è quello investigare circa le ragioni di eventuali superamenti degli standard di qualità, per avere un quadro conoscitivo più dettagliato sulle cause che impediscono il raggiungimento degli obiettivi, o per valutare l'ampiezza e gli impatti dell'inquinamento accidentale.
22 Il compito di elaborare i programmi di monitoraggio qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee viene demandato alle Regioni. Alle stesse Regioni è demandato il compito di individuare i siti di riferimento tipo-specifici, cioè siti in cui è rappresentato uno stato corrispondente a pressioni molto basse senza gli effetti dell industrializzazione di massa, dell urbanizzazione e dell agricoltura intensiva e con modificazioni molto lievi degli elementi di qualità biologica, idro-morfologica e chimico-fisica. Dove monitorare: Ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: - Il monitoraggio di sorveglianza è realizzato su un numero sufficiente e, comunque, rappresentativo di corpi idrici al fine di fornire una valutazione dello stato complessivo delle acque superficiali di ciascun bacino e sotto-bacino idrografico compreso nel distretto idrografico. Ove tecnicamente possibile, è consentito raggruppare corpi idrici purché appartenenti allo stesso tipo e fortemente affini e tra questi sottoporre a monitoraggio solo quelli rappresentativi.
23 Ruolo dei monitoraggi nell ottica del D.Lgs. 152/2006: Dove monitorare: - Il monitoraggio operativo deve essere effettuato per tutti i corpi idrici che sono stati classificati a rischio di non raggiungere gli obiettivi ambientali sulla base dell analisi delle pressioni e degli impatti e/o dei risultati del monitoraggio di sorveglianza e/o da precedenti campagne di monitoraggio, o in cui sono scaricate e/o immesse e/o rilasciate e/o presenti sostanze chimiche prioritariamente causa di inquinamento. Ove tecnicamente possibile, è consentito raggruppare corpi idrici e limitare il monitoraggio solo a quelli rappresentativi. Le stazioni di campionamento devono essere localizzate ad una distanza di eventuali scarichi tale da risultare esterne all area di rimescolamento delle acque (di scarico e del corpo recettore) in modo da valutare la qualità del corpo idrico recettore e non quella degli apporti.
24 Cosa e quando monitorare:
25 Come campionare:
26 Esempi di tabelle utilizzabili ai fini dei monitoraggi, con indicazione dei parametri da monitorare (acque marino-costiere, con esclusione delle componenti biologiche): Acq ue Sedime nti
27 La fase di Classificazione 16 sia al monitoraggio di sorveglianza che all individuazione delle condizioni di riferimento. Sulla base dei risultati del monitoraggio biologico per ciascun fase di classificazione è elemento di qualità, viene calcolato il rapporto di qualità ecologica (RQE). L RQE viene espresso come un valore numerico che varia tra 0 e 1, dove lo stato elevato è rappresentato dai valori vicino ad 1, mentre lo stato pessimo è rappresentato da valori numerici vicino allo 0. L RQE mette in relazione i valori dei parametri biologici osservati in un dato corpo idrico e il valore per quegli stessi parametri riferiti alle condizioni di riferimento. L entità di tale scostamento concorre ad effettuare la classificazione dello stato ecologico di un corpo idrico secondo lo schema a 5 classi di cui alla Direttiva Quadro.
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