Introduzione. Descrizione del progetto. Le impronte digitali. Analisi semplificata delle impronte digitali

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1 Introduzione Hai mai sognato di diventare un detective? Ti sei appassionato ai casi di Gil Grissom e Horatio Caine in C.S.I.? La genetica forense si occupa di rilevare ed esaminare le tracce necessarie per stabilire o escludere l'associazione tra un sospetto e la scena del crimine; può essere considerata in parte di natura sociale, in parte una scienza multidisciplinare che si avvale, per le indagini, dei contributi della fisica, della chimica, della biologia, nonché della psicologia e della criminologia. L applicazione della metodologia forense è un modo sia per affinare le capacità d interpretazione dei dati provenienti da discipline diverse sia per acquisire nuove conoscenze scientifiche. Se sei interessato al lato pratico della chimica, della biologia molecolare o delle biotecnologie, alle esperienze di laboratorio e alla scienza in generale ti divertirai nel partecipare a questo progetto. Questa esperienza permette di capire quali sono i cardini di un indagine forense: 1 Abilità di ricerca nel raccogliere le prove sulla scena del crimine 2 Applicazione del metodo scientifico. 3 Capacità di analizzare ed interpretare dati che provengono da diverse discipline scientifiche. 4 Capacità risolutiva del DNA fingerprinting nell indagine forense. 5 Le moderne tecniche di laboratorio (di solito non disponibili nelle scuole medie superiori) e le scienze che rivestono un ruolo di primo piano nella investigazione. Descrizione del progetto Sei stato assunto come interno nella divisione dei servizi forensi di un agenzia investigativa. Sulla scena del crimine gli investigatori raccolgono le prove e le spediscono in laboratorio senza che vengano inquinate. Il tuo lavoro è risolvere questo caso, cercando di capire le teorie e i principi che sono alla base del processo investigativo. Adesso l imputazione del sospetto (colpevole o innocente) è nelle tue mani, non puoi commettere errori, perchè dal tuo lavoro potrebbe dipendere il futuro di un innocente ingiustamente accusato di un crimine. Le impronte digitali L analisi delle impronte digitali è utilizzata da più di un secolo per assicurare il rispetto della legge. Nel 1881 Henry Faulds intuì per la prima volta che le impronte digitali trovate sulla scena di un crimine potevano essere usate per individuare colui che lo aveva commesso. Nel 1892 Sir Francis Galton fu l autore del primo trattato sull argomento che di lì a poco avrebbe portato Scotland Yard ad usufruirne e nel 1910 la procedura fu accettata dagli Stati Uniti. Le impronte digitali sono universali e uniche ed è per questo che ancora oggi sono un utile strumento di valutazione nelle indagini forensi. In altre parole, nessuno possiede impronte digitali identiche (si formano prima della nascita e permangono fino alla decomposizione post- mortem), neanche i gemelli monozigoti. Dal 1924 ad oggi l FBI ha catalogato oltre 200 milioni di impronte che possono essere confrontate attraverso il sistema computerizzato AFIS (Automated Fingerprint Identification Systems). Analisi semplificata delle impronte digitali Le impronte digitali: 1. sono caratteristiche individuali. 2. permangono inalterate (come forma, ma non come dimensione) durante la vita di una persona. 3. possono essere classificate. Tipi di impronte digitali 1. impronte visibili, sono quelle impresse su inchiostro, colore, sangue e gel. 2. impronte plastiche sono quelle impresse su superfici soffici come argilla, sapone, cera, stucco e polvere. 3. impronte latenti sono quelle invisibili lasciate sugli oggetti dalle sostanze che traspirano attraverso la pelle (secrezioni oleose, sali, aminoacidi e acqua). Poiché queste ultime non sono visibili ad occhio nudo è necessario usare sostanze chimiche, polveri (di carbonio o di alluminio a seconda del colore della superficie su cui si trovano) oppure il laser per rilevarle dalla scena del crimine. Unicità Le impronte sono costituite da creste (pelle in rilievo) e solchi (pelle non in rilievo) che si avvolgono a formare un profilo distintivo. Le impronte visibili sono perciò lasciate dalle creste, mentre i solchi sono le aree vuote che si osservano fra queste. Altre caratteristiche molto importanti sono le minutiae dell impronta che contribuiscono in modo decisivo a renderla unica. Come riportato nella Figura 1 questi elementi distintivi consistono in terminazioni (ridge endings), chiusure (enclosures) e biforcazioni delle creste, talvolta in punti (ridge dot). Sono queste caratteristiche (in media circa 150 per impronta) che il sistema AFIS estrae e compara. Quando vengono rilevati un certo numero di punti di corrispondenza specifici, le due impronte sono considerate identiche. Figura 1. Minutiae. IDENTIFICAZIONE DELLE CARATTERISTICHE DI UN IMPRONTA Categorie distintive di una impronta digitale: 1. Arch (arco): sono costituite da linee che emergono da un lato dell impronta ed escono sul lato opposto 2. Loop (cappio): sono costituite da linee che entrano ed escono su uno stesso lato dell impronta dopo aver fatto una curva 3. Whorl (voluta): sono costituite da cerchi Arch Loop Whorl Figura 2. Categorie di impronte digitali. Approssimativamente il 60% della popolazione possiede loop, il 35% whorl e il 5% arch. Inoltre esistono sottocategorie come riportato nella Tabella 1 e come mostrato nella Figura 3.

2 Tabella 1. Tipi di sottocategorie di impronte digitali. I. Arch II. Loop III. Whorl a) Plain arch a) Radial loop a) Plain whorl b) Tented arch b) Ulnar loop b) Central pocket whorl c) Double loop d) Accidental whorl Nelle Plain arch, le più semplici, le creste formano una specie di onda; nelle Tented arch invece le creste salgono a formare una specie di picco; le Ulnar loop si aprono in direzione delle dita piccole, mentre le Radial loop si aprono verso il pollice, inoltre tutte hanno Type Line (l area di ogni loop è sempre circondata da due di queste) e almeno due Delta; una Plain whorl e una Central pocket whorl hanno almeno una cresta che compie un circuito completo (spirale, ovale, o qualsiasi variante di una forma circolare); il Double loop è fatto da due loop combinati in una impronta; infine l Accidental whorl contiene due o più modelli tra quelli proposti. Figura 3: esempi di sottocategorie di impronte digitali. Le Type Line sono creste divergenti che terminano su un ostacolo come può essere un loop. Un Delta è il punto della cresta che si trova vicino alla divergenza delle Type Line. Il Core è approssimativamente il centro del modello (Figura 4). Figura 4. Altri caratteri distintivi di una impronta digitale. COME SONO USATE LE IMPRONTE IN UNA INDAGINE? Ai possibili sospetti vengono prese le impronte digitali e trasferite in formato elettronico. Utilizzando i moderni computer un set di impronte può essere sottoposto a scansione trovando la corrispondenza con un possibile sospetto in pochi minuti. Il DNA fingerprinting Identificare significa attribuire esatte generalità ad un certo individuo. Il DNA fingerprinting è un metodo di identificazione che consiste nella comparazione del DNA proveniente da individui diversi. Così come l impronta digitale di un individuo è unica, allo stesso modo il DNA (lo stesso per ciascuna cellula del nostro organismo) identifica inequivocabilmente ognuno di noi. Dato che non può essere alterato da nessun trattamento, il DNA fingerprinting è un metodo di elezione per l identificazione e la distinzione degli individui. Le analisi alla base della diagnosi delle malattie genetiche e dei test condotti in ambito forense, sono rese possibili dalle caratteristiche stesse del DNA: infatti, oltre alle regioni codificanti (poco variabili da individuo a individuo) vi si trovano regioni non codificanti polimorfiche che possiedono un elevato grado di variabilità. Tipi particolari di polimorfismi di lunghezza sono le VNTR (Variable Number of Tandem Repeats) e le STR (Short Tandem Repeats), costituite da un numero variabile di ripetizioni di una breve sequenza nucleotidica (Figura 5). In questo modo il numero di ripetizioni presenti nel genoma di ciascun individuo costituisce la sua impronta genetica.. Tali sequenze che sono ereditate in modo Mendeliano, variano da individuo a individuo, sono simili tra persone legate da un rapporto di parentela e sono identiche in gemelli omozigoti. L impronta molecolare del DNA può essere rilevata pressoché da ogni tipo di campione biologico e attraverso opportune analisi di laboratorio si può ottenere un profilo distintivo che viene visualizzato come una specie di codice a barre. Come individuare i polimorfismi? Figura 5. Polimorfismo STR di una sequenza ATTT in 3 alleli. Il primo passo nella realizzazione del DNA-fingerprinting è l estrazione del DNA da un campione biologico, successivamente la variabilità individuale a livello dei loci viene determinata mediante PCR e rivelata attraverso gel elettroforesi oppure, più raramente, attraverso digestione con enzimi di restrizione, separazione elettroforetica e Southern blotting. L amplificazione mediante la reazione a catena della polimerasi (PCR) delle regioni polimorfiche e la successiva corsa elettroforetica su gel di agarosio permettono di evidenziare le diverse dimensioni delle regioni. Il semplice confronto dei profili ottenuti dai campioni biologici con i profili degli individui sospetti permette di identificare colui che ha lasciato una traccia. Un sistema si definisce polimorfico quando ammette almeno due forme alternative possibili, di cui la più rara sia presente nella popolazione con una frequenza almeno dell 1%. La definizione stessa di polimorfismo ci fa capire che non è sufficiente analizzarne uno solo. Risulta chiaro che più di un individuo può presentare uno stesso tipo di polimorfismo, è quindi necessario analizzarne un numero sufficientemente elevato in modo da ottenere un profilo che sia individuospecifico. Il sangue sulla scena del crimine Il sangue contiene globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e plasma. Inoltre ha caratteristiche di natura ereditaria che possono essere messe in evidenza da reazioni antigene-anticorpo permettendo di distinguere i diversi gruppi sanguigni. Quando antigeni sconosciuti vengono in contatto con il sangue si ha l agglutinazione, cosa che, sulla scena del delitto, indica la presenza di vari tipi di sangue (Figura 6). Inoltre i globuli bianchi sono cellule dotate di nucleo e perciò è possibile ottenere da queste il DNA per effettuare il fingerprinting. Infine poiché il sangue di tutti i mammiferi contiene l enzima catalasi è possibile effettuare un primo test con perossido di idrogeno per verificare se quello trovato è effettivamente sangue. Figura 6. Rappresentazione schematica dell agglutinazione. I liquidi sono soggetti a forze di coesione di natura fisica che influiscono sulle loro proprietà e che sono responsabili ad esempio della tensione superficiale (tendenza della superficie di un liquido ad occupare la minore area possibile). Nel caso degli schizzi di sangue il liquido deve subire una forza gravitazionale superiore a quella esercitata dalla tensione superficiale che comunque minimizza gli effetti dell impatto su superfici lisce e compatte come il vetro. L analisi dello schizzo di sangue può dare due tipi di informazione. Una è la direzione da cui proviene la goccia, l altra è l angolo di impatto sulla superficie (Figura 7). La forma dello schizzo può essere rotonda (se cade in modo perpendicolare alla superficie), ellittica oppure ovale (se è lanciata dagli effetti di un impatto come in seguito ad un colpo di arma da fuoco) con l asse maggiore ad indicare la direzione di provenienza. Macchie e schizzi possono dunque spiegare la posizione e i movimenti delle persone durante lo svolgimento del crimine (ad esempio chi ha colpito per primo, in quale modo e quante volte).

3 ANALISI DELLE PROVE Queste sono alcune delle impronte rinvenute sulla scena del crimine: individuate alcuni caratteri distintivi e determinate se corrispondono a quelle dei sospetti. Le conclusioni di ciascun gruppo saranno valutate con un punteggio. Uno sguardo alle impronte digitali Figura 7. Rappresentazione schematica dell angolo di impatto e vari esempi reali. Peli e capelli nella scienza forense Esamina i caratteri distintivi di alcune impronte digitali rinvenute sulla scena del crimine: 1. Che tipo di impronte sono (arc, loop, o whorl)? 2. Riesci a individuare alcune minutiae? 3. Puoi identificare a chi appartengono basandoti sui verbali della polizia? Si tratta di elementi importanti in una indagine forense per vari motivi: 1. perchè possono essere disseminati sulla scena di un crimine. 2. perchè da ogni singolo campione è possibile risalire all impronta genetica dell individuo cui appartiene. Un pelo/capello può presentare caratteristiche ben riconoscibili al microscopio ottico a seconda della tecnica utilizzata per fissarlo al vetrino. In un caso è possibile valutare le caratteristiche come il colore e la consistenza, nell altro si mettono in evidenza i tessuti di cui si compone (cuticola, corteccia e midollo). La corteccia contiene i pigmenti responsabili della colorazione. Il midollo, non sempre presente, è un tubo cavo (continuo o frammentato) che decorre per tutta la lunghezza del capello (Figura 8). Figura 8. Rappresentazione schematica dei principali tessuti che costituiscono peli e capelli e foto di un preparato per microscopio. Fattori di comparazione tra peli/capelli diversi sono: diametro, colore, ruvidezza, distribuzione dei granuli, presenza o assenza di midollo, come riportato nella Tabella 2. Elementi che permettono di inserire un individuo all interno di una popolazione. Tabella 2. Caratteristiche dei peli/capelli al microscopio ottico. Popolazione Caucasica Asiatica Africana Americana Caratteristiche da lisci ad ondulati, granuli di pigmento uniformemente distribuiti, midollo frammentato o assente, sezione ovale/rotonda pigmenti densi distribuiti uniformemente, sezione rotonda, capello ruvido e dritto, midollo continuo riccio, pesantemente pigmentato con distribuzione non uniforme, variazioni di diametro, midollo frammentato o assente Inoltre al microscopio ottico è semplice distinguere fibre naturali e sintetiche (cotone, seta, rayon, poliestere, nylon etc.) dai peli di origine animale dato che non presentano i tre tessuti caratteris tici di questi ultimi. Attenzione alla lana che invece è un tipo di pelo di animale. PCR REAZIONE A CATENA DELLA POLIMERASI (POLYMERASE CHAIN REACTION) La reazione a catena della Polimerasi è basata sulle leggi della replicazione del DNA e permette di amplificare in vitro un segmento di DNA che si trova tra due regioni di sequenza nota. Questo è possibile grazie all enzima Taq polimerasi, una DNA polimerasi che è stabile alle alte temperature ed ha un optimum di funzionamento attorno ai 72 C (Taq deriva dal batterio Thermus aquaticus, il microrganismo che abita le calde sorgenti idrotermali dal quale è stata isolata per la prima volta). La reazione parte sfruttando oligonucleotidi (primer) di origine sintetica complementari a due sequenze che fiancheggiano il segmento da amplificare. La DNA polimerasi utilizza il DNA a singolo filamento, ottenuto riscaldando il DNA a temperature vicine a quelle di apertura della doppia elica, come matrice per la sintesi di una nuova catena complementare. Ogni singola reazione d amplificazione viene fatta utilizzando dei reagenti che vengono combinati opportunamente in una mix e aggiunti al campione di DNA

4 Tampone di amplificazione: BUFFER di reazione MgCl 2 (cloruro di magnesio) Nucleotidi trifosfato (dntp S): datp, dctp, dgtp e dttp. Primer foward e primer reverse. Taq polimerasi. DNA stampo. Acqua bidistillata sterile per portare al volume finale desiderato. Il ciclo di PCR prevede tre momenti fondamentali: DENATURAZIONE del DNA stampo ad una temperatura compresa tra 94 C e 96 C. APPAIAMENTO (annealing) dei primer. Avviene a temperature variabili tra i 50 C e i 65 C. ESTENSIONE da parte della Taq polimerasi a partire dai primer per temperature tra i a 72 C. La scelta delle condizioni operative (tempi e temperature) è compito dell operatore in relazione ai parametri. La temperatura è alzata e abbassata automaticamente da uno strumento detto termociclatore, che dunque permette di passare, in modo ciclico, attraverso le tre fasi del programma di PCR. Questa metodica permette di ottenere un aumento del numero di copie di tipo geometrico a partire da piccole quantità di DNA stampo (in 32 cicli con efficienza del 100%, si ottengono 1.07 miliardi di copie della regione bersaglio). Adesso sei sulla scena del crimine Durante l investigazione viene riportata l esatta disposizione degli oggetti presenti sulla scena del crimine perchè questo può essere utile per risolvere il delitto. Di solito viene impedito l accesso all intera scena con del nastro per impedire che persone non autorizzate rimuovano o spostino oggetti. Osserva bene la scena del crimine, fissa nella tua mente i particolari e stasera prova a disegnare quello che ti ricordi. Individua i particolari interessanti basandoti anche sul lavoro dell agente che sta effettuando i rilevamenti: Strategia sperimentale In questa esperienza ciascun gruppo effettuerà una estrazione del DNA genomico da un campione di cellule della mucosa buccale, prelevate mediante un tampone da uno o più sospetti. Successivamente sarà effettuata una amplificazione in multiplex PCR per rilevare il profilo STR degli individui, relativamente ad alcuni loci del DNA. Infine tale profilo verrà visualizzato mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio e confrontato con i profili DNA fingerprinting ottenuti dai campioni biologici rilevati sulla scena del crimine. PROTOCOLLO: Estrazione del DNA da campioni biologici umani Indossare camice e guanti di lattice 1. raccogliere con un tampone sterile le cellule della mucosa buccale dalla saliva 2. aliquotare 500 µl di buffer T1 (lysis buffer) in un tubo da 1,5 ml 3. Prelevare il tampone buccale dalla busta facendo attenzione a non contaminarlo 4. Introdurre il tampone buccale nel tubo da 1,5 ml contenente 500 µl buffer T1 e stemperare nella soluzione. Dopodichè reintrodurre accuratamente il tampone buccale nella propria busta e porla in sicurezza per eventuali altre analisi 5. Agitare delicatamente per inversione (5-6 volte) 6. Aggiungere 25 µl di proteinasi K (10 mg/l) e mescolare delicatamente per inversione (5-6 volte) 7. Incubare a temperatura ambiente per 2 minuti 8. Incubare a 50 C per 5 minuti 9. Vortexare vigorosamente per 15 secondi 10. Aggiungere 200 µl di buffer B3 11. Agitare delicatamente per inversione (5-6 volte) 12. Incubare a 50 C per 5 minuti 13. Tarare la micropipetta ad un volume superiore a quello del campione e trasferire tutto il campione all interno della colonna colonna. N.B. non toccare la matrice bianca con la punta 14. Centrifugare 1 minuto a rpm 15. Eliminare ciò che è passato nel tubo collettore 16. Aggiungere 500 µl di buffer BW (Wash Buffer) 17. Centrifugare 1 minuto a rpm 18. Eliminare ciò che è passato nel tubo collettore 19. Aggiungere 500 µl di buffer B5 20. Centrifugare 1 minuto a rpm 21. Posizionare la colonna in un tubo da 1,5 ml sterile 22. Aggiungere 20 µl di buffer BE (preriscaldato a 50 C) 23. Incubare a temperatura ambiente per 1 minuto 24. Centrifugare 1 minuto a rpm Il campione di DNA, estratto dalle cellule e purificato da tutte le altre componenti cellulari, si trova nel tubo da 1,5 ml e può essere conservato in frigo a 4 C. PROTOCOLLO: Amplificazione via PCR 1. Prendere una vaschetta con del ghiaccio 2. Mettere un supporto per tubi da PCR nella vaschetta e inserire al suo interno un tubo da PCR 3. Prelevare la master mix dal freezer e lasciare che si sciolga in ghiaccio (evita la degradazione dei componenti termolabili e che la reazione si inneschi prima che venga aggiunto il DNA). 4. Prelevare 2 µl di DNA estratto e aliquotarli nel tubo da PCR 5. Mescolare la mix prelevarne 18 µl e aggiungerli nel tubo da PCR contenente il DNA facendo scorrere la soluzione sulla parete del tubo. 6. Chiudere il tubo e inserirlo nel termociclatore (oppure congelare il campione per effettuare la PCR in un secondo momento). Composizione della MASTER MIX: Le quantità di ciascun reagente che devono essere aggiunte nella master mix si possono calcolare utilizzando la formula chimica C i x V i = C f x V f. Provate anche voi considerando che l unica incognita è il volume iniziale, ovvero la quantità di ciascun reagente da prelevare: Concentrazione Iniziale (C i ) Volume Iniziale (V i ) Concentrazione Finale (C f ) Volume Finale (V f ) BUFFER 10X 1X 20 µl MgCl 2 50 mm 1,5 mm 20 µl Primer Forward 20 µm 1 µm 20 µl Primer Reverse 20 µm 1 µm 20 µl dntp 2,5 mm 0,25 mm 20 µl Taq polimerasi 5 U/ µl 0,025 U/ µl 20 µl Aggiungere H 2 O per portare al volume finale di 20 µl

5 PROTOCOLLO: Preparazione di un gel di agarosio 1. Pesare la quantità opportuna di agarosio (in base alle dimensioni dei frammenti da separare) ed aggiungerla al volume stabilito di tampone TEA 1 X. 2. Portare ad ebollizione il gel su piastra magnetica o in un forno a microonde e verificare il completo scioglimento dell'agarosio. 3. Aggiungere la giusta quantità di bromuro di etidio ATTENZIONE: agente mutageno 4. Versare il gel nella vasca elettroforetica all interno della slitta, sulla quale sarà stato precedentemente sistemato un pettine vicino ad un'estremità della vaschetta. I denti del pettine formeranno, una volta solidificatosi il gel, i pozzetti in cui verranno caricati i campioni di DNA. 5. Dopo circa 30 minuti rimuovere delicatamente il pettine dal gel solidificato. 6. Aggiungere il tampone da elettroforesi (TEA 1X) fino a coprire il gel per almeno 2 mm. PROTOCOLLO: Preparazione e caricamento dei campioni 1. Aggiungere Blue di Bromofenolo 10X ai campioni di DNA (ad esempio 2 µl di Blue per 18 µl di campione) e caricarli nei pozzetti con una micropipetta. 2. Applicare il coperchio alla vasca elettroforetica e inserire gli elettrodi in modo tale che il polo positivo (rosso) si trovi all'estremità del gel più lontana dai pozzetti. Utilizzando come riferimento la banda del Blue di Bromofenolo, continuare la corsa elettroforetica per il tempo desiderato. 3. Controllare il gel su un transilluminatore a raggi UV e documentare il risultato con una fotografia. Glossario AGAROSIO. Polisaccaride lineare costituito da unità ripetute di agarobiosio intercalate da unità alternate di galattosio e 3,6-anidrogalattosio. E uno dei costituenti dell'agar, una miscela di polisaccaridi isolati da alcune specie di alghe. BLU DI BROMOFENOLO (BBF). Colorante blu violaceo da aggiungere al campione necessario per visualizzare la corsa. Inoltre contiene glicerolo che serve per non disperdere il DNA nel tampone durante il caricamento su gel di agarosio. BROMURO DI ETIDIO. Il 3-8 diamino 5 etil-fenilfenantridio bromuro è un agente mutageno che si intercala tra le basi del DNA e per questo motivo va utilizzato con prudenza ed è necessario indossare i guanti quando si utilizzano materiali che lo contengono. Possiede la proprietà di riemettere fluorescenza quando viene colpito da un fascio di luce ultravioletta. CATALASI. Enzima capace di catalizzare la trasforma zione di H 2 O 2 (perossido di idrogeno) in acqua e ossigeno O 2. CENTRIFUGA. Apparecchiatura utilizzata per separare composti con diversi pesi specifici o densità mediante forza centrifuga. Oltre ad essere un mezzo di separazione e di precipitazione, distingueremo in quest ultimo caso un SOPRANATANTE fluido ed un PELLET adeso al tubo, è anche un mezzo efficiente di essiccazione ed evaporazione. CROMOSOMI. Strutture presenti nel nucleo delle cellule in cui hanno sede i geni portatori dei caratteri ereditari. DNA. Acido desossiribonucleico. Materiale genetico di tutti gli organismi viventi. Nel nucleo degli eucarioti è complessato con proteine (ISTONI) ed organizzato in strutture lineari dette CROMOSOMI. Nei procarioti il DNA è organizzato in un singolo cromosoma circolare al quale sono associate poche proteine. I mitocondri e i cloroplasti contengono materiale genetico sotto forma di molecola circolare a doppia elica, con associate poche o nessuna proteina. EDTA ph 8. Chelante degli ioni bipositivi capace cioè di sequestrare ioni come magnesio (Mg ++ ) e calcio (Ca ++ ) indispensabili per il funzionamento di alcuni enzimi tra cui quelli che tagliano il DNA (DNAasi). ELUITO. Campione acquoso che risulta da estrazione in laboratorio a partire da vari tipi di materiale. ETANOLO. L alcol etilico CH 3 CH 2 OH, favorisce la precipitazione del DNA ed è utilizzato per effettuare dei lavaggi. EUCARIOTI. Organismi le cui cellule hanno il nucleo provvisto di una membrana che lo delimita rispetto al citoplasma. LISI. Procedimento di rottura della cellula. MICROLITRO. Unità di misura di un volume pari a 10-6 l (simbolo µl). NaOH. Comunemente detta soda aumenta il ph facilitando la rottura della cellula. NANOMETRO. Unità di misura di lunghezza pari a 10-9 m (simbolo nm). NUCLEOSIDE. Zucchero e base. NUCLEOTIDE. Subunità di base delle molecole di DNA e di RNA costituita da zucchero, base azotata e gruppo fosfato. PCR. Reazione a catena della polimerasi. ph. Scala di misura dell'acidità o dell'alcalinità di una sostanza o di una soluzione. Varia tra 1 e 14. POLIMERI. Composti ad elevato peso molecolare ottenuti a partire da monomeri tramite reazioni di polimerizzazione. PRIMER. Catena oligonucleotidica ottenuta mediante sintesi in laboratorio. PROTEINA. Composti formati da amminoacidi che costituiscono gran parte del materiale da costruzione delle cellule e dell organismo. Hanno anche la funzione di regolare o facilitare le reazioni biochimiche nelle cellule: in questo ultimo caso si dicono enzimi. Ogni proteina viene costruita grazie all informazione contenuta in uno o più geni. PROTEINASI K. Enzima che serve per distruggere le proteine. Agisce ad elevate temperature 50 C. RAGGI UV. Radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 nm. Vengono convenzionalmente classificati in tre bande: ma presentano fra loro grandi differenze: gli UV-A sono molto meno energetici degli UV-B. Si conoscono raggi ultravioletti ancora più energetici degli UV-B: sono gli UV-C (lunghezza d'onda fra 100 e 285 nm) - Radiazioni UV-A (onde lunghe) da 315 a 400 nm - Radiazioni UV-B (onde medie) da 280 a 315 nm - Radiazioni UV-C (onde corte) da 100 a 280 nm RNA. Acido ribonucleico. RNasi. Enzima che degrada l RNA. SDS (Sodio dodecil solfato). Sostanza detergente (sapone) che scioglie la membrana cellulare costituita in gran parte da lipidi (grassi). TAMPONE. Si definiscono tamponi tutti quei composti che mantengono il ph delle soluzioni ai valori di interesse. TE. E una soluzione contenete solitamente Tris -HCl 10 mm ph 8 e EDTA 1 mm ph 8 in acqua distillata. TEA 50X. Tampone per elettroforesi contenente Tris base, Acido Acetico glaciale ed EDTA ph8. Viene usato in concentrazione 1X. Tris-HCl ph8. Soluzione tampone per mantenere il DNA nelle condizioni ottimali.

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