LE ORIGINI MITRAICHE DELLA MASSONERIA

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1 A... G... D... G... A... D... U... MASSONERIA UNIVERSALE COMUNIONE ITALIANA GRANDE ORIENTE D ITALIA PALAZZO GIUSTINIANI R.L. LEONESSA ARNALDO N. 751 ALL ORIENTE DI BRESCIA LE ORIGINI MITRAICHE DELLA MASSONERIA Il tema di questa Tavola è davvero ampio ed un po pretenzioso. Pensare di poter presentare la tesi sottesa nel titolo e di poterne sostenere la fondatezza tramite un consistente repertorio iconografico a sostegno, appare un illusione pericolosa che può risolversi in una bruciante delusione. Chiedo pertanto ai Fratelli tutti di essere comprensivi con colui che si accinge al compito se le capacità non saranno adeguate all obiettivo perseguito. IL CULTO DI MITHRA Mithra è un dio antichissimo di origine indo-iranica la cui devozione è attestata già intorno al 1400 a.c. in un trattato di amicizia tra gli Hittiti e Mitanni. Da allora la sua presenza rimane costantemente attestata nell area turco-iranico-indiana ed in particolare, egli è presente nelle parti più antiche dei Veda, il testo sacro della religione indù, ove è rappresentato come una divinità solare, seconda solo per potenza al grande Varuna.

2 Fig.1 Il dio Mithra con la corona solare. Alle caratteristiche naturalistiche solari associate tradizionalmente al dio Mithra, si associano delle qualità più ideali e filosofiche. Infatti, come il Sole, dall alto del cielo, vede e controlla tutte le attività umane, così Mithra svolge una funzione di controllore e garante dell umana fede. In questo senso, si giustifica la costante presenza di Mithra nei testi degli accordi diplomatici delle Grandi Potenze dell area che sottoponevano alla verifica diuturna del dio Sole-Mithra la costante osservanza della parola data. D altronde, la stessa radice etimologica dalla quale deriva Mithra, la parola indo-iranica (m)ithr significa pace, accordo o giuramento. Il dio Mithra, dunque, soprattutto nell ambiente iranico, assume nel tempo il ruolo di garante della pace, dei contratti e del mantenimento della parola data, per traslazione, del garante di colui che è responsabile del governo di un popolo. In tale accezione, dunque, Mithra appare spesso in immagini iconografiche ove accompagna i sovrani iranici nelle loro imprese ovvero stringe ad essi la mano. La stretta di mano, infatti, diventa presto un elemento imprescindibile della divinità, il simbolo dell accordo, della parola data sulla quale vigilava Mithra. Tale aspetto di nume tutore della fede pubblica rimarrà un attributo costante del dio Mithra anche al momento della diffusione del culto nell area greco-romana tanto che, almeno a partire dall imperatore Marco Aurelio, al sovrano verrà costantemente affiancato Mithra quale divinità protettrice della dinastia e del ruolo dell Imperatore, nella sua sempiterna funzione di tutore dell ordine.

3 Fig. 2 Il dio Mithra, incoronato dai raggi solari stringe la mano ad un sovrano della dinastia persiana che assume le sembianze di un eroe.

4 Fig. 3 il dio Mithra assiste all incoronazione del re persiano Ardashir I In questa prima fase del culto, alla gloria del dio Mithra venivano offerti olocausti di animali (in particolar modo cavalli e tori) di color bianco a simboleggiare la purezza della luce; pratica, peraltro, fortemente avversata dallo stesso Zoroastro il quale, proprio per i suoi scritti filosofi avversi al sacrificio cruento degli animali, sarà costretto ad abbandonare gli altopiani iranici per rifugiarsi sulle montagne con i pastori (700 a.c. circa). IL CULTO DI MITHRA NELLA SUA ESPANSIONE AD OCCIDENTE Il culto del dio Mithra, dalle plaghe originarie degli attuali Iran, Afghanistan, Pakistan ed India, si diffuse via via che gli Imperi iranici si espandevano nel Medio Oriente e lungo le principali rotte commerciali che dalla Persia portavano merci e persone fino alle coste del Mar Mediterraneo. Lungo queste strade, il culto del dio si diffuse rapidamente e raggiunse una popolarità inconsueta per una divinità fondamentalmente straniera. In particolare, dopo le conquiste di Alessandro Magno e la caduta dell Impero persiano, Mithra cominciò ad essere apprezzato anche tra le popolazioni etnicamente diverse da quelle originarie, avendo questi perso la sua caratteristica di protettore di un Regno straniero. La divinità incontrò particolare successo in Anatolia, nell area del Ponto e della Frigia ove la sua diffusione è testimoniata dall alta frequenza del nome Mitridate = dono di Mithra tra i sovrani, i quali identificavano nel dio orientale il tutore delle proprie dinastie. E proprio in questo ambito che il dio Mithra, mantenendo il carattere di nume tutelare della dinastia o classe dominante, si vede sempre più aspetto sovrapposto a divinità greche o locali con caratteri solari ed inserito nelle principali triadi sacre in tutta l area.

5 Fig. 4 Particolare della terrazza ovest del mausoleo di Antioco I di Commagene (intorno al 60 a.c.) Mithra-Helios-Apollo siede accanto ad Heracles-Artagnes, la dea Tyche, Zeus.Oromasde e Antioco I. La penisola anatolica era all epoca il terreno di confronto e scontro tra le culture iraniche ed elleniche che attorno al IV secolo a.c. si contendono il predominio politico ed ideologico nel Mediterraneo orientale. Tra le popolazioni d origine greca, presenti soprattutto lungo le coste dell Anatolia, visse altresì l astronomo, fisico e matematico Ipparco di Nicea ( a. C.) che fu il primo a redigere un catalogo delle stelle frutto della sua paziente e costante opera di osservazione delle stesse. Questo straordinario personaggio fu il primo studioso ad individuare l effetto della precessione degli equinozi ed a trattarlo nell opera Sulla lunghezza dell anno. La precessione degli equinozi scientificamente parlando è un movimento fisico della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse. L asse terrestre subisce una precessione (una rotazione dell asse rispetto alla verticale simile a quello di una trottola) a causa dell effetto di due combinati fattori: la forma non perfettamente sferica della Terra e le forze gravitazionali della Luna e del Sole che agiscono

6 sulla sporgenza equatoriale cercando di equilibrare l asse della Terra con la perpendicolare al piano dell eclittica. Il risultato è un moto di precessione che compie un giro completo ogni anni circa, periodo noto anche con il nome di anno platonico, durante il quale la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia lentamente. Di conseguenza, anche la posizione dei poli celesti cambia: infatti, tra circa anni sarà Vega e non l'attuale Polaris, nota comunemente col nome di Stella Polare, ad indicare il polo nord sulla sfera celeste. L effetto esteriore della precessione degli equinozi è lo spostamento delle stelle nel corso dei millenni con la loro progressiva retrocessione nel cielo. Di fatto, nel corso dei millenni, nel medesimo momento dell anno il panorama stellato appare completamente diverso ed in particolar modo è la posizione del principale astro del firmamento, del Sole rispetto alle stelle del fondo ad apparire diversa. L osservazione astronomica dell epoca si concentrava eminentemente sul ciclo del Sole la cui regolarità appariva essenziale per garantire la sopravvivenza della società umana. In tutte le civiltà, infatti, l astro più luminoso incarna la vita, l alternarsi continuo delle stagioni garantisce il rinnovarsi periodico delle piante, degli animali e dell umanità stessa e la divinità che lo rappresenta assume la posizione preminente nei pantheon dei diversi popoli. In particolare, l osservazione astronomica del ciclo del Sole rivestiva una particolare importanza nei quattro momenti dell anno quando la durata del giorno e della notte sono eguali (gli equinozi di primavera e d autunno) e soprattutto nel giorno più lungo quando il Sole sembra aver raggiunto il massimo della sua forza e nel giorno più buio, quando, al contrario, sembra che esso muoia.

7 Fig. 5 I solstizi d estate e d inverno ed i solstizi di primavera ed autunno. Le diverse civiltà del bacino mediterraneo, dunque, nel corso dei millenni avevano avuto modo di osservare la posizione del Sole rispetto alle stelle fisse sullo sfondo del cielo e, riscontrato che esso attraversa sempre lo stesso gruppo di costellazioni (quelle che compongono le figure dello Zodiaco) avevano attribuito a dette costellazioni capacità di influire direttamente sui destini dell umanità. La processione degli equinozi, dunque, il progressivo retrocedere apparente delle stelle rispetto all osservatore sulla Terra, fece sì che nel corso dei millenni, la costellazione attraversata dal Sole al momento dell equinozio di primavera mutasse e passasse, per esempio da Toro ad Ariete, e da Ariete a Pesci. Il tempo medio necessario perché la precessione degli equinozi abbia come effetto lo spostamento retrogrado delle stelle nel cielo fino a passare a una costellazione ad un altra è di circa 2200 anni e tale arco di tempo viene chiamato era astronomica. Attualmente viviamo nell Era dei Pesci ovvero il giorno dell equinozio di primavera il Sole attraversa la costellazione dei Pesci, tuttavia, poiché tale era è iniziata all incirca intorno all anno 0, siamo in procinto di passare ad un altra Era, quella dell Acquario. Prima dell Era dei Pesci, il Sole aveva attraversato la costellazione dell Ariete e, altri 2200 anni prima quella del Toro. Non si può peraltro non notare come la precessione degli equinozi fosse stata percepita dagli antichi anche prima di Ipparco sebbene in forme spontanee ed irrazionali attribuendo caratteri di divinità all animale rappresentato nella costellazione all epoca attraversata dal Sole. Prima del 2200 c.a. avanti Cristo e dunque nell Era del Toro, troviamo tracce di tali osservazioni astronomiche e dell assegnazione di attributi divini alle stelle nel culto del Toro o Bue Api in Egitto (già adorato durante la I dinastia dal 3100 al 2900 a. C.) e del Toro a Creta (civiltà fiorita intorno al 2700 a.c.) Fig. 6 Il Bue sacro Api con il disco solare tra le corna

8 Il successivo movimento nella Casa dell Ariete è attestato a livello cultuale ed iconografico con la devozione alle divinità a forma di capra quali Amun in Egitto e Baal in Medio Oriente, le quali assumono, come il precedente Toro sacro, caratteri eminentemente solari e predominanti sui pantheon delle diverse civiltà. Peraltro, non è un caso che l oroscopo che ancora oggi noi consultiamo, cristallizzatosi proprio in questo periodo, abbia come primo segno l Ariete. Fig. 7 Il viale di Amon a Karnak. Non si può, peraltro, tacere la singolare circostanza che proprio attorno all anno di nascita di Cristo si ebbe un nuovo passaggio di costellazione ed il Sole iniziò il suo percorso all interno della Casa dei Pesci dove tuttora esso si trova e che proprio il pesce sia divenuto da subito uno dei più noti apparati iconografici per rappresentare Gesù Cristo e la religione Cristiana, così come i primi discepoli di Gesù siano stati identificati come pescatori.

9 Fig. 8 Una delle prime rappresentazioni cristiane del Pesce. Al momento delle osservazioni di Ipparco, dunque, il Sole si trovava ancora a muoversi apparentemente nella Casa dell Ariete, egli, tuttavia, grazie alla paziente osservazione dei cieli durata decenni era arrivato per primo a descrivere lo strano fenomeno dello spostamento delle costellazioni ed era giunto alla conclusione che, come in quel momento il Sole si stava progressivamente spostando dalla Casa dell Ariete a quella dei Pesci, così in un tempo remoto esso si doveva essere spostato da una Casa precedente, quella del Toro, in quella dell Ariete. Non avendo né gli strumenti né le conoscenze scientifiche per comprendere obbiettivamente il curioso fenomeno, Ipparco o più probabilmente i suoi successori nella Scuola astronomica da lui fondata in Anatolia, dovettero rivolgersi alla religione ipotizzando che una divinità cosmica, di straordinaria potenza, fosse responsabile di queste migrazioni e dunque del costante rinnovarsi del Sole e dell intero universo. Scrutando nel cielo notturno, ai seguaci di Ipparco apparve inevitabile attribuire un tale carattere alla figura d uomo presente nell arco stellato sovrastante il Toro, in un atteggiamento di aggressione. Era la costellazione che ancora oggi chiamiamo Perseo, una figura astrale i Greci, assorbendo le nozioni astrologiche maturate in Mesopotamia, assimilarono al nome di Perseo, eroe argivo liberatore di Andromeda, per assonanza con l antico nome che gli avevano dato i Magi persiani. In realtà, i Sumeri avevano identificato in detta costellazione proprio la divinità iranica per eccellenza, Mithra, Perseus- Il Persiano.

10 Fig. 8 Rappresentazione dello Zodiaco con l indicazione dell equinozio di primavera in Toro e con la Costellazione di Perseo evidenziata.

11 Fig. 9 Particolare della Costellazione del Toro con la costellazione di Perseo sovrastante. Dunque, per Ipparco dovette essere facile ritenere Mithra il responsabile del sacrificio del Toro attribuendogli l onere di rinnovare ciclicamente l universo conosciuto. Proprio in quel periodo, comincia a diffondersi la credenza di un Mithra cosmogonico, in grado di alterare i destini dell universo, il tutore dell ordine non solo sulla Terra ma anche tra le Stelle. Tale credenza, diffusasi nella penisola anatolica grazie ai seguaci della scuola astronomica di Ipparco, prese piede e cominciò a diffondersi nel bacino mediterraneo grazie alla campagna del 67 a. C. di Gneo Pompeo Magno contro i pirati cilici, che avevano assunto il carattere di vera e propria piaga lungo le coste asiatiche e greche, dei quali Plutarco riferisce la fedeltà al dio Mithra, spesso affiancato alla dea Cibele. Proprio attraverso i pirati catturati e fatti schiavi da Roma, il culto di Mithra raggiunse l Occidente. E attestata la sua presenza a Roma intorno al d.c. quando lo stesso imperatore Nerone sarebbe stato iniziato ai Misteri di Mithra dal re del Ponto Tiridate. Da allora, il successo di Mithra non avrà confini: la sua presenza è attestata soprattutto presso i confini dell Impero ove maggiore è la presenza delle legioni, in particolar modo di quelle di leva asiatica, oltre che nei centri principali del commercio e dell industria dove i

12 liberti, ex schiavi liberati, spesso di origine ellenica od asiatica, ricoprono molte cariche di rilievo nell amministrazione pubblica. Il culto di Mithra si caratterizzò nell Occidente in via del tutto originale rispetto alle precedenti esperienze cultuali iranico-indiane per aver assunto una natura mistericoesoterica che chiaramente rimandava alle precedenti esperienze elleniche dei culti di Eleusi e di Cibele, con le quali certamente il dio del Sole persiano deve essersi mescolato rimanendone profondamente influenzato. Da allora, i fedeli di Mithra, tipicamente uomini appartenenti alla classe militare ed amministrativa dell Impero, si diffusero in ogni angolo dell Impero anche se la versione misterica del suo culto non ebbe particolare successo presso le popolazioni locali nel Medio Oriente ove il ricordo della versione originaria del dio ebbe sempre migliore accoglienza. Con la progressiva espansione dell Impero romano verso il cuore della Mesopotamia ed il confronto bellico plurisecolare con l Impero persiano sassanide che premeva ai suoi confini, l influenza dei caratteri orientaleggianti della sovranità trovarono una maggiore eco presso le classi dominanti dell Impero ed in particolar modo presso le famiglie imperiali le quali avevano tutto l interesse ad adottare le abitudini asiatiche della divinizzazione del re, quale rappresentante dei numi celesti sulla Terra, per meglio giustificare il proprio potere sui cittadini romani. Proprio per questo, con il passare del tempo si riscontrò un sempre maggiore interesse per le pratiche cultuali orientali e nello specifico diversi Imperatori vennero introdotti al culto di Mithra interpretato come uno strumento per garantire la fedeltà dei militari e degli amministratori alla persona dell Imperatore: tra essi sicuramente presero parte ai Misteri mitraici i sovrani Adriano, Commodo, i membri della famiglia Severo (Settimio, Caracalla, Eliogabalo ed Alessandro) e gli Imperatori soldato del III secolo d.c. tra i quali spicca Aureliano detto La spada ( d.c.) il quale adottò a Roma una versione ufficiale del culto di Mithra identificato quale Helios o Sol Invictus, divinità solare posta a garanzia della sopravvivenza e continuità dell Impero. Egli fece costruire un grande tempio al dio Sole presso il grande Ippodromo di Roma, la cui frequentazione avrebbe dovuto garantire alla città Eterna, nuova fortuna e gloria. Questo culto pubblico di Mithra nella sua classica declinazione solare e di garante della parola data e della fede pubblica proseguì negli anni successivi fino all apogeo del convegno di Carnuntum (308 d.c.) durante il quale i Tetrarchi (Galerio, Diocleziano e Massimiano) riuniti a consiglio per risolvere l ennesima crisi dell Impero, vollero sigillare il successo dell incontro con un ara dedicatoria al dio Sol Invictus-Mithra quale garante dell unità dell Impero.

13 Fig. 10 L ara votiva dedicata al dio Sol Invictus-Mithra posta dai Tetrarchi a Carnuntum nel 308 dopo Cristo.

14 L ultima scintilla di gloria per il culto di Mithra si ebbe con l ascesa al potere di Giuliano ( d.c.) il quale rimise al bando la religione cristiana e consentì solamente ai sacerdoti del Sole Invictus di praticare la propria fede alla luce del Sole. Caduto però Giuliano, tutte le religioni pagane vennero progressivamente abbandonate anche se in alcune zone periferiche dell Impero o nelle valli tra le montagne, le antiche tradizioni permasero e si trasformarono poco a poco in credenze popolari e superstizioni duramente avversate dalla Chiesa già nei primi decenni del Medio Evo. Il culto di Mithra, come le altre religioni pagane, venne a poco a poco abbandonato e dimenticato, sebbene esistano tracce della persistenza di pratiche religiose ad esso dedicate almeno fino ai primi anni del VI secolo d.c. in alcune valli trentine. LA TAUROCTONIA ED I SIGNIFICATI DEI MISTERI DI MITHRA L episodio della tauroctonia ovvero dell uccisione del Toro, evento mitico per il quale il dio Mithra è particolarmente noto soprattutto in Occidente, fu una rielaborazione ellenistica del mito. In essa si fondeva la tradizione iranica dell olocausto animale dei tori o cavalli bianchi in onore del dio contro i quali si era battuto Zarathustra e la concezione cosmogonica della precessione degli equinozi - e latatamente della rivoluzione periodica dell universo maturata nell ambiente della scuola di Ipparco che aveva individuato nelle costellazioni presenti nella volta stellata una spiegazione mitico-religiosa. Le prime tracce relative ad un culto mitraico innovativo con caratteri misterici e cosmogonici si hanno in Pannonia e nelle provincie carpatiche intorno alla metà del I secolo d.c. in luoghi dove era folta la presenza di militari di origine siriano-anatolica, i quali evidentemente, svilupparono un culto esoterico come reazione ad un ambiente almeno inizialmente ostile e lontano dai temi del dio solare. Con il II secolo d.c. la dinamica mitologica della tauroctonia e dei Misteri di Mithra si attesta in forme definitive che resteranno sostanzialmente inalterate fino agli ultimi bagliori del culto. Il racconto mitologico, spesse volte rappresentato in affreschi o lapidi scolpite a formelle, narra la nascita del dio il quale emerge già armato di pugnale/spada da una pietra. Dopo aver dovuto affrontare alcune prime prove di coraggio tra le quali la più rappresentata è l aver fatto sgorgare una sorgente d acqua da una pietra colpendola con alcune frecce, Mithra si trova ad inseguire in un campo verde un grande Toro bianco. Una volta catturato il Toro, Mithra lo trascina caricandoselo sulla schiena fino ad una grotta nella quale il Toro viene rinchiuso, questi tuttavia riesce misteriosamente a fuggire e Mithra è costretto per una seconda volta a catturarlo e, a quel punto, su ordine diretto del Sole, a sacrificarlo recidendo la gola dell animale. A quel punto il Sole scende sulla Terra e condivide con Mithra un banchetto di ringraziamento dopo il quale risale in cielo assieme al dio iranico.il momento del sacrificio del Toro è considerato da sempre il momento topico del mito del dio iranico: è il momento più rappresentato, quello nel quale si riassume il nucleo del messaggio di Mithra.

15 e fiaccola. Fig. 11 Mithra petrogenito.con pugnale Fig. 12 Mithra mentre sacrifica il Toro.

16 Il complesso marmoreo raffigura il momento topico del sacrificio, quando Mithra, dietro sollecitazione del Sole, distogliendo lo sguardo per pietà nei confronti dell animale, lo sacrifica. Ai suoi piedi sono presenti un cane, un serpente ed uno scorpione: rappresentano le forze del male e del caos le quali non intendono consentire il sacrificio e nel caso del cane e del serpente si sforzano di bere il sangue del Toro prima che tocchi la Terra e la rigeneri mentre lo scorpione stringe nelle tenaglie i testicoli del bovino. Lo sforzo tuttavia sarà vano, già dalla punta della coda del Toro spunta una spiga di grano a rappresentare il potere rigenerante insito nella morte dell animale. Naturalmente è appena il caso di dire che gli animali rappresentati in questa scena sono esattamente i medesimi che si ritrovano nella volta celeste nelle immediate vicinanze della costellazione del Toro ( Canis Minor, Scorpio ed Hydra). Appare dunque condivisibile la tesi di coloro che ravvisano nella narrazione fantastica e nelle rappresentazioni del momento del sacrificio del Toro la trasposizione mitologica del fenomeno astronomico della precessione degli equinozi. Come detto, infatti, detto fenomeno giustificava l idea della presenza di un Essere che potesse elevarsi al di sopra dell universo in grado di governarne i movimenti, assicurando il ciclo evolvere delle Ere con le sue distruzioni e le sue rinascite. L identificazione di tale figura in Mithra, complice da una parte la sua natura di divinità solare regolatrice del ciclo della natura e di garante dell ordine e dall altra la felice circostanza della quasi sovrapponibilità, in un ottica meramente umana, tra le costellazioni del Toro e del Perseo, giustificano il suo ruolo preminente nel racconto leggendario sopra riassunto.

17 Fig. 13 Lo Scorpione attacca i testicoli del Toro (part.) Mithra nasce da un pietra o da un uovo, a simboleggiare la sua superiorità rispetto alla volta celeste. Essa, infatti, nelle epoche antiche veniva considerata una vera e propria volta in pietra all interno della quale si trovavano le stelle, quelle erranti (i cosiddetti pianeti) e le stelle fisse. E chiaro dunque come una volta, vista dall altro lato appaia del tutto simile ad un uovo o ad una pietra ovale ed il suo superamento, il suo attraversamento, dunque, indichi che la potenza di Mithra travalica i suoi stessi confini raggiungendo lo spazio universo al di là del cielo dal quale egli opera lo spostamento delle stelle. In tale senso, trascinare il Toro all interno della grotta nella quale il medesimo viene sacrificato ha il significato opposto: di riportare l azione all interno del mondo conosciuto dall Uomo, là dove le stelle sono visibili e dove le costellazioni sono a ricordare per sempre il momento dell olocausto. La narrazione della leggenda di Mithra con le spiegazioni cosmogoniche o teogoniche ad essa collegate, delle quali purtroppo non resta quasi più traccia, veniva tramandata di adepto in adepto attraverso il progressivo superamento di prove fisiche, comportamentali e dottrinali che avrebbero alla fine consentito all iniziato di comprendere il messaggio nascosto nel mito. Il percorso di formazione del fedele comportava il superamento delle prove prescritte il cui fine era la forgiatura del carattere dell adepto e la sua preparazione psicologica ed attitudinale per il disvelamento finale del segreto. I gradi di iniziazione erano sette, il cui numero riprendeva il numero dei colori primari visibili con l effetto della rifrazione della luce, tipico attributo di un dio Solare. Essi erano: Corax (il corvo; Mercurio) Cryphius o Nymphus (l'occulto o lo sposo, Venere) Miles (il soldato, Marte) Leo (il leone, Giove) Perses (il Persiano, Luna) Heliodromus (il corriere del sole, Sole) Pater (il Padre, Saturno). Secondo alcune versioni del mito, a ogni grado era associata una porta, una sfera planetaria, un giorno della settimana, un colore ed un metallo. Le varie versioni a volte differiscono per l'associazione dei pianeti. Una molto comune associa alla prima porta la Luna e l'argento, alla seconda il Mercurio e il ferro, alla terza Venere e lo stagno, alla quarta il Sole e l'oro, alla quinta Marte e la lega, alla sesta Giove e il bronzo e alla settima Saturno e il piombo.

18 I primi tre gradi era rappresentativi dei progressi spirituali che il fedele avrebbe dovuto compiere per giungere ad un certo livello di coscienza interiore mentre, una volta conseguito il grado di Leo o Leone, essendo così assurto al più elevato grado di approfondimento personale, il fedele avrebbe potuto accedere agli altri gradi superiori che incarnavano uffici specializzati volti al funzionamento del Mitreo, intendendo per Mitreo, non solo il locale adibito a tempio ma altresì la comunità di fedeli che condividevano i Misteri solari. I patres dei diversi Mitrei esprimevano poi, per votazione segreta, il Pater Patrum ovvero il supremo grado amministrativo della comunità il quale assumeva su di sé la responsabilità di guidare i fedeli. Delle pratiche cultuali vere e proprie o delle attività svolte durante le cerimonie non resta nulla, ciò che residua sono brevi riferimenti inseriti nella letteratura paleocristiana la quale citava singole elementi delle cerimonie per confutarle, paragonarle alle tradizioni cristiane o criticarle, purtroppo, il materiale originario non è sopravvissuto ad eccezione del Papiro Magico oggi conservato a Parigi il quale contiene un riassunto della tauroctonia ed un inno religioso-magico al dio medesimo. Da quel poco che è rimasto e dalle tracce presenti nel materiale iconografico sopravvissuto si può ragionevolmente ritenere che il cosiddetto Corax o Corvo non partecipasse direttamente ai lavori nel tempio ma ne fosse escluso chiamato come era ad assistere in silenzio alle cerimonie pubbliche ed a prestare la sua opera nelle attività di manutenzione, sorveglianza e di vettovagliamento. Le cerimonie misteriche, infatti, terminavano con un agape fraterna durante la quale ai fedeli più giovani era richiesto di cucinare e servire a tavola.

19 Fig. 14 Un agape rituale con i Corax (a sin. con la maschera rituale) che servono a tavola tra le colonne del Tempio- LE SIMILITUDINI TRA MITRAISMO E MASSONERIA NELL ICONOGRAFIA Sommariamente analizzato il culto di Mithra e l evoluzione che il medesimo ha avuto nel corso dei secoli, procediamo con l analisi delle similitudini esistenti tra l iconografia mitraica e quella massonica (in particolar modo di rito Scozzese). L Arredo del Tempio Confrontiamo innanzitutto i luoghi. I Mitrei ovvero i luoghi sacri al dio Mithra ove si tenevano i suoi Misteri, soprattutto nell area occidentale dell Impero romano erano solitamente costruzioni ipogee o grotte riadattate all uso. L ingresso, dopo la scalinata di accesso era caratterizzato da una nicchia nella quale si trovava solitamente una statua o un ara dedicatoria, dopo un primo spazio comune si accedeva al tempio vero e proprio costruito tipicamente come un aula a volta unica con una nicchia in fondo, un altare davanti alla nicchia e lungo i due lati lunghi due banchi contrapposti ove i fedeli sedevano per assistere alle cerimonie che presumibilmente si tenevano in prossimità dell altare. In molte occasioni, i banchi erano arricchiti da colonne divisorie che finivano per creare ambienti diversi all interno della medesima aula. Il soffitto era decorato con stelle e le pareti del tempio con le costellazioni dello Zodiaco a rappresentare con il Mitreo l universo intero. A terra, spesse volte si ritrovano pavimenti a tessere bianche e nere, qualche volta con rappresentazioni mitologiche, altre volte con le immagini stilizzate dei diversi gradi di iniziazione con i relativi attributi, quasi a riassumere visivamente le principali nozioni del Mitraismo.

20 Fig. 15 L interno di un tipico Mitreo con la volta a botte, l ara centrale ed i banchi per i fedeli.

21 Fig. 16 La volta stellata di un Mitreo

22 Fig. 17 Mitreo con colonnato all ingresso e lungo i lati. Fig. 18 Pavimento a tessere di un Mitreo, corpo centrale dell aula del Tempio.

23 Nella nicchia in fondo all aula principale era posta una rappresentazione della tauromachia sia essa in forma di complesso statuario che per via di affresco o nei Mitrei più modesti in bassorilievo, era costantemente velata alla vista degli adepti, il disvelamento della scena finale infatti era appannaggio solamente dei gradi superiori quando gli insegnamenti ricevuti consentivano al fedele di comprendere i significati esoterici della scena rappresentata. La scena invariabilmente rappresenta il giovane dio nell atto di sgozzare il Toro alla presenza del dio Sole e della dea Luna che, tuttavia, distolgono lo sguardo come se, pur riconoscendo la necessità dell atto, non lo condividano davvero. D altronde lo stesso Mithra è sempre ritratto mentre distoglie lo sguardo dal Toro come se fosse dispiaciuto del sacrificio dell animale. Ai piedi del bovino, vi sono il cane, il serpente e lo scorpione le forze del male. che contrastano l opera benefica di rinnovamento del dio iraniano mentre dalla coda di esso spunta già la prima spiga del nuovo grano. Osservano la scena dai lati due dadofori, chiamati Cautes e Cautopates, i quali portano due fiaccole, il primo con le fiamme volte in alto ed il secondo con la torcia girata al contrario. Essi rappresentano l alternanza delle stagioni, i momenti dell equinozio di primavera e di autunno quando il Sole dapprima prende a salire nel cielo e successivamente comincia la lenta discesa verso l inverno. Fig. 19 Affresco rappresentante la tauroctonia con i due dadofori e gli dei Sole e Luna

24 Anche ad un esame così superficiale dell architettura e dell arredo dei Mitrei balza evidente agli occhi la grande rassomiglianza tra i medesimi ed i Templi massonici di rito Scozzese come si sono tramandati fino a noi. Per quanto riguarda la struttura, infatti, sia il Tempio che il Mitreo sono composti da una sala capitolare distinta dall area sacrale, lo spazio interno è composto da uno spazio centrale con candelabri/bracieri ed un altare sacrificale ornato da un pavimento a tessere bianche e nere. Sulle pareti sono dipinti i segni zodiacali e sulla volta del Tempio e del Mitreo il cielo stellato. Ad oriente, in posizione sopraelevata, composta da una scala di sette gradini ora è posto lo scranno del Mastro Venerabile a sovrapporsi allo spazio dedicato alla statua del dio Mithra con alle spalle sempre il Sole e la Luna e la Stella fiammeggiante. I dadofori sono ora sostituiti dai due Fratelli diaconi che recano con sé la misura, l asta di legno a sezione quadra lunga 24 cubiti ed il cui movimento alternato richiama evidentemente il procedere alternato delle stagioni e o degli equinozi. D altronde, è prescritto come il gioiello di Loggia dei diaconi debba recare sul verso del medesimo il simbolo del Sole e della Luna a rappresentare il carattere cosmologico del loro ruolo. Ancora, le divinità poste a tutela degli Ufficiali di Loggia (per il Maestro Venerabile Minerva, per il Primo Sorvegliante Venere e per il Secondo Sorvegliante Ercole) richiamano le medesime divinità che più frequentemente vengono rappresentate accoppiate con Mithra, come abbiamo visto all inizio, per esempio, al tempio di Antioco I di Commagene, le divinità connesse al potente dio iranico sono proprio Ercole, Cibele-Venere e Giove-Minerva, esse svolgono una funzione di mera assistenza al protagonista del racconto, garantendo il buon fine del sacrificio. Inoltre, come a tutti ben noto, pugnali e spade fanno parte del comune arredo massonico per la forza evocativa che hanno legata al sacrificio ed alla punizione del fedifrago che viene meno alla parola data e mette a rischio le fiducia degli altri, anche in questo caso i punti di contatto con il Mitraismo appaiono di tutta evidenza se solo si pensa al ruolo svolto da Mithra quale garante della parola data ed all importanza centrale assunta dal pugnale nel mito del dio. L uso del cappuccio nelle Logge è ora riservato a particolari occasioni durante le quali è opportuno procedere con un mascheramento delle proprie identità, allo stesso modo nei Mitrei, per sottrarre alla vista degli adepti di primo grado le fattezze dei fedeli più importanti, nelle cerimonie comuni si portavano maschere rappresentative del proprio status. Sempre sul tema è appena il caso di notare il cappello che veste il dio Mithra. Si tratta del noto cappello frigio, caratterizzato dalla punta floscia e volta in avanti, tipico dell area anatolica ove il dio iranico conobbe una seconda giovinezza svestendo gli abiti persiani per assumerne di ellenistici. E esattamente il medesimo cappello rosso vestito con tanta frequenza durante la massonica Rivoluzione Francese assurto a simbolo di libertà.

25 Fig. 20 Il cappello frigio della Rivoluzione Francese E appena il caso di citare le due Feste Massoniche più importanti: la Festa di San Giovanni Battista il 24 giugno (giorno tradizionale del Solstizio d Estate giorno dedicato anticamente proprio a Mithra) e quella di San Giovanni Evangelista il 27 dicembre (giorno del Sostizio d Inverno) che hanno chiaramente rimandi al culto solare e cosmologico come peraltro si evince facilmente dall uso del fuoco sacro nel calderone quale strumento di purificazione che richiama le Feste del Fuoco zoroastriane che hanno luogo nelle medesime giornate. Fig. 21 Il Fuoco sacro zoroastriano per i sacrifici rituali.

26 LE INFLUENZE DEL PENSIERO MITRAICO NELLA MASSONERIA I punti di contatto tra la Massoneria ed il Mitraismo non si limitano ai meri aspetti estetici ma hanno una conferma sul piano più strettamente ideologico e filosofico. Come il Mitraismo, la nostra Istituzione persegue il perfezionamento spirituale della persona lungo un percorso individuale caratterizzato da prove progressive da superare. E opinione concorde che anche le prove alle quali erano sottoposte i fedeli di Mithra fossero completamente inoffensive e che dunque assumessero dei caratteri meramente simbolici, di prova interiore più che di prova fisica. Da notare che l aspirante al culto di Mithra si presentava per affrontare le prime prove quasi completamente svestito, legato, con un cappuccio in testa ed una corda al collo a simboleggiare le dipendenza del soggetto dalle pene e dalle fatiche umane e solamente con il superamento delle prove poteva riacquistare la sua libertà. Al medesimo soggetto, peraltro, al momento della formulazione del giuramento veniva fatto bere l haoma una sostanza leggermente inebriante, composta prevalentemente da miele a rappresentare la dolcezza dello status di fedele del dio Mithra, proprio come all iniziato viene fatta bere la tazza di miele e di aceto a rappresentare gli effetti della violazione della parola data. E poi, la stessa regola della stretta di mano o dei toccamenti segreti propria della Massoneria, si ritrova nel Mitraismo ove, come abbiamo visto, il dio presiedeva anche alle strette di mano ed alla conservazione della promessa fatta, tanto che nel tempo i Mitraici ebbero a sviluppare un proprio linguaggio del corpo per consentire loro di riconoscersi. E la famosa dextrarum iunctio o syndexios ossia unirsi tramite la stretta della mano destra. E appena il caso di ricordare che nelle culture arcaiche la mano, ed in particolare la destra, veniva considerata un centro di potenza, un punto di focalizzazione energetica tanto che il saluto, nell antica Roma era formulato aprendo la mano destra con il palmo rivolto alla persona da salutare, mentre la preghiera, come ancora oggi, veniva formulata con le mani giunte, un modo tecnico per aprire o chiudere un circuito di forza. Il gesto di unire le mani destre, dunque, aveva un duplice significato, simbolico e tecnico. Esso alludeva alla comunanza mistica del sodalizio mitraico ed era al tempo stesso un modo tecnico per aprire un circuito sottile di energia favorendone la circolazione fra i membri della confraternita solare. Nella concezione esoterica mitraica, esoterica in generale ed anche massonica, è infatti presente il tema della catena psichica o catena d unione quale centro di coagulazione e di circolazione di energia fra i membri del gruppo misterico, che svolga una funzione di magnete per attirare una forza dall alto, un influenza divina. Fig. 22 La moderna catena d unione massonica.

27 I Misteri di Mithra erano culti solari ovvero riservati solamente agli uomini e particolarmente diffusi tra i militari ed i funzionari pubblici dello Stato, esattamente come accadde almeno inizialmente alla stessa Massoneria. Julius Evola nel suo testo La via per l evoluzione di sé secondo i Misteri di Mithra sottolinea l aspetto filosofico del culto, enfatizzando gli effetti della ricerca e miglioramento personale che la leggenda di Mithra avrebbe dovuto compiere sugli adepti via via che essi penetravano fino ai gradi più alti della gerarchia. In tal senso, il mito della nascita dalla pietra o dall uovo si spiegherebbe come la rappresentazione visiva dello sforzo che il fedele deve compiere per abbandonare il mondo sensibile e pieno di distrazioni e raggiungere il mondo oltre il mondo, la realtà di puro pensiero nella quale gli sarà possibile crescere in saggezza. Allo stesso modo, la tauroctonia non starebbe più solo a rappresentare l eterno rinnovarsi delle stagioni o degli universi quanto la necessità di una palingenesi, di un rinnovamento personale e psichico del fedele che dovrà passare dalla vita quotidiana ad un diverso e più alto livello di coscienza di sé (noi diremmo abbandonare i metalli). L ultimo grado d iniziazione mitraico, il Pater, rappresenterebbe lo stato di auto-dominio dell Uomo che consegue al percorso intrapreso sotto la protezione del dio della luce, il Signore invitto e solitario che, nell atto salvifico e vivificante del sacrificio del toro, realizza la sua natura perennemente vittoriosa. L iniziazione suprema avveniva con tutta probabilità in momenti astrologicamente propizi e simbolici quando la costellazione del Toro scompariva all alba mentre le altre costellazioni erano ancora visibili all orizzonte. Il Pater peraltro, essendo sottoposto all influenza di Saturno, veniva costituito all alba del sabato, giorno dedicato al dio protettore, dopo aver trascorso la notte in veglia presso il Mitreo. Il suo colore cromatico è il rosso, simbolo del fuoco (purificazione), del sangue (simbolo di vita) e del sole, quale allegoria della raggiunta luce spirituale.

28 Colpisce in questo senso l analogia cromatica e simbolica con le fasi dell Opera della tradizione alchemica: il Nero può trovare corrispondenza nel colore del Corax o Corvo fino alla dimensione notturna del Perses (è infatti l iniziato che ha finalmente trovato la chiave per la discesa ad inferos ovvero ha finalmente trovato la via per liberarsi delle costruzioni profane ed immergersi nella realtà misteric), il Bianco con la luminosità dell Heliodromos ed il Rosso con il Pater. LA TRADIZIONE MITRAICA NELLA STORIA MASSONICA La tradizione associa la nascita della Massoneria al giorno 24 giugno 1717 (ancora una volta il giorno della Festa di Mithra!) quando tre logge londinesi ed una di Westminster si riunirono alla taverna dell Oca e della Graticola per costituire la prima Gran Loggia d Inghilterra. Quest atto di fondazione non fu tuttavia indolore né incontestato. Già nel 1752, ben nove logge si distaccarono dall Istituzione contestando l introduzione di diverse innovazioni nel sistema consolidato di lavoro delle logge preesistenti e denominandosi gli Antichi in contrapposizione ai Moderni per sottolineare la volontà di preservare i caratteri originali della Massoneria tradizionale rispetto alle modifiche introdotte da Anderson ed il Gran Maestro Duca di Wharton. Ma a quali tradizioni antiche si rifacevano gli scissionisti? Abbiamo nozione dell esistenza di logge di muratori e di scalpellini già nei primi anni del secolo XVII, ma è pensabile che questa Tradizione sia sorta dal nulla? Le ipotesi sull origine della Massoneria sono molteplici, tuttavia, poiché la Storia come la Natura non opera per salti, sarebbe opportuno, piuttosto che avventurarsi in teorie più o meno esotiche, applicare il metodo del Rasoio di Occam il quale sosteneva che A parità di elementi, la soluzione più semplice è da preferire. Se dunque dobbiamo seguire quest impostazione, la questione che dovremmo preliminarmente risolvere è la seguente: come mai la Massoneria si diffonde così ampiamente e precocemente in Inghilterra rispetto agli altri Paesi? Per dare una risposta dobbiamo risalire all epoca dell occupazione romana della Britannia. A partire dal II secolo dopo Cristo, la continua pressione esercitata dalle popolazioni bellicose che occupavano le terre alte scozzesi, avide di bottino e di sangue, costringono i Romani a dedicarsi a grandiose opere di fortificazione a tutela dei confini. Il Vallo Adriano che taglia in due l intera isola viene costruito nel d.c. e costantemente mantenuto e rinforzato per fare fronte alle continue scorrerie dei nemici. Successivamente allo stesso si sostituisce anche se per un breve periodo il Vallo Antonino ( d.c.) quando l espansione romana raggiunse il culmine prima di cominciare a declinare. Ma tutta l isola è caratterizzata da fortilizi ed altre roccaforti per difendere la scarsa popolazione romanizzata dalle incursioni degli Irlandesi e dei Gallesi e dei primi popoli germani che giungono dal Mare del Nord. Per tre secoli, fino al definitivo abbandono dell isola da parte dei Romani nel 410 d.c., l isola è attraversata da numerose legioni che garantiscono con sempre maggiore difficoltà la tenuta dei confini, tanto da essere la provincia con più truppe stanziali dopo la Germania.

29 E le testimonianze archeologiche ci riportano che la maggior parte delle truppe acquartierate in Britannia, ai piedi dei Valli, erano di origine mediorientale, siriani o anatolici, tanto che le tracce dei culti delle divinità orientali, portati evidentemente dai legionari con sé nelle terre del Nord, sono diffusissime. E tra tutti Mithra spicca. I Mitrei superstiti ritrovati sono presenti su tutto il territorio dell odierna Inghilterra ma con una particolare concentrazione a ridosso dei Valli dove le legioni erano più numerose e le truppe restavano acquartierate più a lungo. Ancora oggi, il numero dei Mitrei in Inghilterra è superiore a qualsiasi altra provincia imperiale, ad eccezione dell Italia. Ma le truppe non erano sole. Erano accompagnate da Collegia artificum et fabrorum. Essi erano delle vere e proprie corporazioni professionali ed artigianali caratterizzate dalla segretezza, dalla comune venerazione di una divinità protettrice e dalla permanenza obbligatoria degli appartenenti al sodalizio. Presenti sin dalle origini di Roma, con l espandersi dell Impero e con l ampliamento della forza militare e delle sue esigenze logistiche, sempre più spesso questi collegia vennero aggregati alle truppe per fornire loro supporto tecnico. Questo era naturalmente tanto più vero per quei collegia la cui erudizione o pratica apparivano fondamentali per la buona riuscita delle operazioni di assedio o di difesa. In particolare, con il declinare della forza dell Impero, divenne necessario aggregare agli originari appartenenti alle singole corporazioni dei collegia publica composti di prigionieri, schiavi liberati e stranieri il cui scopo fosse quello di rimpinguare le fila delle corporazioni romane. Naturalmente, la vicinanza con le truppe stanziate presso le fortezze alle quali i collegia dovevano dedicarsi e, spesso, la comune origine antropologica rendevano estremamente facile lo scambio culturale tra le due diverse realtà e l assimilazione delle tradizioni e/o dei culti degli uni da parte degli altri. In quest ottica è presumibile che il culto mitraico così diffuso tra i militari sia passato abbastanza facilmente anche alle corporazioni di mestieri composta da connazionali. Tracce di questo sincretismo religioso sono ancora presenti in numerose dediche relitte in Inghilterra ma non solo a divinità straniere tra le quali è presente Mithra stesso. Il carattere segreto delle corporazioni, il culto comune, la solidarietà spontanea tra gli appartenenti ad un determinato gruppo sociale resero presumibilmente più facile l assimilazione dei misteri mitraici, cosa della quale, peraltro, si lamentava il medesimo Sant Albano primo evangelizzatore della Britannia. Il centro politico della Britannia dell epoca era la città di Eboracum, capitale della provincia ove morì peraltro l imperatore Settimio Severo, manifesto seguace di Mithra e Costanzo Cloro, generale romano padre dell imperatore Costantino, il quale, prima di improvvisamente convertirsi al Cristianesimo si faceva raffigurare cinto dei raggi solari del dio persiano. Eboracum, infine, divenne la città di York la quale ha svolto e svolge tuttora un ruolo molto significativo nella Massoneria moderna. Con la caduta dell Impero i collegia, come molte altre istituzioni romane vennero travolte un po dovunque ad eccezione della Britannia ove vi sono tracce della persistenza di tali

30 tradizioni nella setta dei Culdei, una congregazione cristiana presente nell area settentrionale dell Inghilterra, la quale sarebbe stata l unica in grado di tramandare le tradizioni romane, fondando delle schole ed edificando le prime chiese (tra le quali spicca la prima cattedrale di Inghilterra proprio a York). I promotori del Cristianesimo fecero appello dunque proprio a quanto resisteva dei collegia romani in quanto essi ancora possedevano i migliori artigiani, utili per la propagazione della fede attraverso la costruzione di chiese e quando la loro esistenza divenne incompatibile con la nuova società che andava emergendo è proprio intorno alla Chiesa che si costituirono i nuovi gruppi di costruttori. I costruttori venuti dai collegia si trovarono infatti ben presto legati ai vescovi ai quali chiedevano protezione ed in cambio le loro istituzioni vennero assorbite tanto che, in diversi casi vi sono evidenze archeologiche di resti di collegia integrati nei conventi medioevali. Essi poterono conservare le loro pratiche, i loro rituali, perfino i loro segreti, purché trasmettessero il sapere tecnico ai monaci. In questo modo, poco per volta essi vennero assorbiti e scomparvero dalla Storia intorno all VIII secolo d.c. Ma sono davvero scomparsi? Non è forse più semplice pensare che essi si siano semplicemente mescolati con la koiné culturale del primo Medioevo, facendosene in parte contaminare, preservando tuttavia una propria specificità? Che siano semplicemente annegati nel mare magnum della nuova società? E che siano poi riaffiorati, modificati ma essenzialmente ancora loro, con la nascita delle nuove corporazione laiche di mestieri dopo il Mille? Se così fosse, e pure in assenza di prove archeologiche o documentali a conferma di ciò, appare ragionevole pensare che alcune tradizioni antiche, presenti nei collegia romani si siano preservate anche se in forme corrotte, imbastardite e cristianizzate nelle successive realtà associative di mestiere e che, dunque, assieme al sapere tecnico, si siano trasmesse le tradizioni ed i riti mitraici già diffusi prima della caduta dell Impero. D altronde, gli Antichi dalla cui secessione siamo partiti, lamentavano l abbandono da parte di Anderson e dei Moderni delle tradizioni secolari e giunsero ad un accomodamento solamente quando nel 1813 venne sancita la non cristianità della Massoneria. Che fosse questo un residuo dell antico confronto tra il dio persiano ed i seguaci del Cristo? Mithra, ora, è direttamente presente nel sistema della Massoneria quale mito applicato al 28 grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato sotto la locuzione Cavaliere del Sole, secondo una tradizione nata probabilmente in Francia intorno alla metà del XVIII secolo d. C. nella quale, peraltro, esso era anche il grado più alto, costituendo così l essenza finale del segreto iniziatico- Ad esso Albert Pike, nel suo Ritual and Dogma dedica più di duecento pagine mentre Mackey nella Enciclopedia Massonica del 1919 dichiara che Di tutti gli alti gradi, questi

31 è forse il più importante ed il più interessante per l erudito che vuol ricercare il vero segreto dell Ordine Ce ne è a sufficienza per pensare che dietro alla formula V.I.T.R.I.O.L. si possa nascondere la chiave del mistero. E se visitando interiorae terrae rectificando invenies occultam lapidem non fosse altro che un gioco di parole per rappresentare le attività dei Misteri mitraici? Scendendo nelle viscere della Terra proprio come si faceva all epoca trovandosi la maggior parte dei Mitrei in strutture ipogee, rectificando correggendo il tuo comportamento invenies occultam lapidem troverai una pietra velata (la statua di Mithra??) Concludo riprendendo le parole del Fratello Kipling il quale volle dedicare a suo tempo una poesia proprio al dio visto come guida verso la Luce: Mitra, Dio del Mattino, la nostra tromba risveglia le Mura! Ora che siamo stati chiamati e le guardie sono partite Mitra, anche tu soldato, dacci la forza in questo giorno! Mitra, Re della Notte, qui dove muore il grande Toro, Guarda ai tuoi figli nell'oscurità. E accogli i nostri sacrifici! Molte strade ci hai indicato e tutte portano alla Luce! Mitra, anche tu soldato, insegnaci a morire!

32 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE - Reinhold Merkelbach Mitra. Il signore delle grotte ed. ECIG - David Ulansey I misteri di Mithra. Cosmologia e salvezza nel mondo antico Ed Mediterranee - Stefano Arcella I misteri del Sole Ed Controcorrente - Franz Altheim Deus Invictus Ed Mediterranee - Paul Naudon Le origini della Massoneria Ed Atànor - Charles Leadbeather La Massoneria e gli antichi misteri Ed. Atànor - Charles Imbert Les sources souterraines de la franc.maconerie Ed Vegas - Julius Evola La via della realizzazione di sé secondo I misteri di Mitra Ed. Controcorrente - Tullio Ossanna La stretta di mano. Il contenuto etico della religione di Mitra Ed Borla - Jorg Sabellicus Rituale Mitraico Ed Hermes -

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