Dal labirinto al toro, alla Dea e alla questione femminile

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1 Dal labirinto al toro, alla Dea e alla questione femminile Marzo 2014 Di: 1

2 Premessa Questo scritto, lo riconosco, è piuttosto lungo. Ma se avrai la pazienza di leggerlo, penso che potrai scoprire non solo interessanti collegamenti tra miti e storia, ma anche spunti per comprendere da dove sono arrivati a oggi certi atteggiamenti maschili e femminili. Anche se da alcune mie frasi potrà sembrarti il contrario, l obiettivo non è certo suscitare rabbia o risentimento, bensì trovare indicazioni per assecondare la grande transizione in atto nei nostri tempi attraverso la riscoperta dei reciproci valori più autentici e realizzare la pacificazione e il matrimonio tra l energia femminile e quella maschile. La storia la Vita ha i suoi cicli e le recriminazioni e i rimpianti non servono a nulla. Un vecchio proverbio recita: «del senno di poi son piene le fosse». Le cose che facciamo sia come individui, che come società o come umanità rispondono al nostro grado di consapevolezza di quel dato momento; meglio ancora, rispondono al nostro bisogno di apprendere continuamente lezioni di vita. Per questo motivo, non ha senso neppure giudicarle giuste o sbagliate. Sono state (o sono) e basta. L importante è costruire, crescere e, in quest ottica, quelli che chiamiamo errori sono i maestri più grandi. La Vita è incessante divenire, cambiamento: se nulla sbagliassimo, nulla cambierebbe. E, chissà, forse l umanità non avrebbe più ragione di esistere Le civiltà della Dea erano sparse ovunque, ma fanno parte della preistoria, quindi mancano documenti scritti, e persino gli archeologi hanno lungamente dibattuto e tuttora dibattono il reale significato dei loro resti. C è voluta la lituana Marija Gimbutas, alla quale va tutta la mia ammirazione e gratitudine, per aver gettato una nuova luce su di esse. In questo e in altri lavori sulla Dea si parla di Creta perché è il luogo più ricco di reperti, quindi è considerata un po l emblema di quelle civiltà. Ma anche qui, quando si arriva alla storia, ossia all avvento della scrittura, la ricostruzione è difficile perché quest isola straordinaria subì diversi cataclismi come il terremoto che distrusse la vicina Santorini. Ciò implica che le datazioni sono abbastanza incerte, pertanto si ricorre anche ai miti per cercare indizi sulle vicende, e soprattutto ai miti greci perché fu quel popolo a imprimere un corso diverso alla storia: un corso che stiamo tuttora vivendo, spero, nelle sue fasi finali. Noterai che spesso tratto i miti greci in modo un po naïf. Ciò non significa in alcun modo che io voglia sminuirli o ridicolizzarli: anzi, li amo profondamente e ritengo che contengano insegnamenti fondamentali anche per noi oggi. Proprio per questo, per togliere loro quell aura di noiosità che a volte li circonda, cerco di renderli più godibili e attuali. Disclaimer Preciso che, pur essendo frutto di ricerca, questo lavoro contiene in gran parte interpretazioni mie personali, quindi non ha la benché minima pretesa di esporre una o più verità, e d altra parte non sono una studiosa ma solo una curiosa. Te lo affido con la speranza che tu voglia provare a sentirlo di pancia e trovare le tue interpretazioni e soprattutto la tua Dea dentro di te, e che tu voglia segnalarmi le mie eventuali inesattezze o i tuoi commenti e approfondimenti. NOTE: ho evidenziato con il rosso alcune parole perché tu possa più facilmente notare come certi simboli si ripropongono nei vari miti. Nell ultima pagina troverai una bibliografia anche per l approfondimento dei temi trattati. 2

3 Creta: la reggia di Cnosso e altri misteri Da: Hans G. Wunderlich, The Secret of Crete, Efstathiadis Group, Athens, 1987 Se non ricordo male, correva l anno 1994 quando, senza ben sapere spinta da che cosa, partecipai a un convegno a Creta. Era il mio primo incontro con la Dea: cinquecento persone da tutto il mondo, non solo donne, riunite sotto la guida di ricercatori che avrei scoperto illustri, tra i quali l americana Riana Eisler, autrice del bellissimo Il calice e la spada. Ci sarebbe dovuta essere anche l archeologa Marija Gimbutas, la vera pioniera nella scoperta delle civiltà della Dea, ma era ormai prossima alla fine del suo cammino terreno. Quello fu per me un autentico brainstorming, o forse una benefica saetta scagliatami dalla Dea, che quasi di colpo cambiò il mio modo di pensare. Visitammo i vari siti di interesse, tra i quali la cosiddetta reggia di Cnosso, quella in cui il Re Minosse avrebbe fatto costruire il labirinto per segregare il Minotauro, il figlio mezzo uomo e mezzo toro. Tutto molto interessante, ma c era qualcosa che mi lasciava perplessa: tanto per cominciare mi domandavo come l archeologo Sir Arthur Evans, scopritore di questo luogo, avesse potuto completare certi edifici o certi affreschi, tra i quali il celebre Principe dei Gigli che qui vedi, praticamente dal nulla, su ampie zone vuote. Oggi si sa che, ad esempio, fu proprio lui, Evans, a mettere il grembiule, tipico dell abbigliamento egizio, al principe e a considerarlo erroneamente un pugile, ma allora no, o per lo meno io non lo sapevo. Avevo fame di saperne di più, quindi afferrai al volo il libro che mi guardava dalla bottega dell albergo promettendomi di svelare i segreti di Creta. Scoprii subito che anche l autore, Wunderlich, era stato sfavorevolmente colpito dalla ricostruzione di Evans fin dalla sua prima visita al sito, nel 1970, tanto da slanciarsi in uno studio meticoloso e soprattutto inedito, libero dagli schemi imposti dall archeologia accademica essendo egli un geologo. Cito solo alcune delle stranezze da lui riscontrate: L orientamento, che nell antichità era fondamentale e che qui non fa pensare a un luogo destinato alla vita come, ad esempio, un tempio o un reggia; La cosiddetta sala del trono è accessibile solo attraverso lunghi corridoi interni, è piuttosto in penombra e dà su un cortile abbastanza piccolo. Non dimentichiamo che siamo a Creta, dove il sole è un trionfo! Perché mai un re si sarebbe insediato in un luogo del genere? Le giare, alcune delle quali grandi quanto un uomo, che si ritiene destinate a contenere olio, vino, grano e consimili, sono difficilmente accessibili anche perché l imboccatura di molte è pochi centimetri sotto il soffitto e sono allineate in ranghi abbastanza profondi. Ovunque, al declinare di una civiltà, gli edifici in rovina sono stati depredati fornendo abbondante materiale per le costruzioni successive, incluse le case della gente comune. A Creta non è successo, come se la reggia si proteggesse da sola forse per via di una fama che incuteva rispetto? In alcuni dei corridoi sono affrescate lunghe processioni di persone che recano doni votivi. Ma a chi? 3

4 La conclusione alla quale giunge Wunderlich mi sconvolse: l edificio era destinato al trattamento dei cadaveri e al culto dei morti! La stessa vasca da bagno della regina, secondo lui, è un sarcofago simile ad altri visibili al museo e in altri siti archeologici, in cui i defunti venivano collocati in posizione fetale, oppure un contenitore per il lavoro di imbalsamazione. È vero che a Creta non sono state trovate mummie, ma al museo di Heraklion si conserva l equipaggiamento in bronzo di un imbalsamatore. E le processioni raffigurate erano funerali Probabilmente i riti funerari erano celebrati da sacerdotesse, vista la miriade di statuette analoghe a quella qui raffigurata, che per alcuni rappresentavano dee (o la Dea), anche se spesso si trova una sorta di identificazione fra le due figure. Ho trovato varie interpretazioni sul gatto (per alcuni è un diverso animale) che questa ha sul capo e sul perché alcune tenessero in mano i serpenti. Ne riporto alcune insieme a mie personali riflessioni e ipotesi. Il gatto Tra gli dèi egizi vi era un gatto, anzi, una gatta, Bastet, a volte raffigurata con il corpo femminile. Originariamente divinità solare, era venerata per la sua potenza, la sua forza e la sua agilità e proteggeva la salute, la fertilità anche dei campi e degli animali, la maternità e le gioie terrene (danza, musica e sessualità). Spesso tra le mani aveva l utchat, l occhio di gatto che peraltro viene anche chiamato occhio di Ra o di Horus. Era un amuleto, probabilmente derivato dalla capacità del felino di vedere al buio, oltre ad avere udito e olfatto sopraffini, e quindi in grado di proteggere dalle intenzioni losche (e dal mal-occhio?) degli umani, ma anche di conoscere i misteri sacri. In alchimia è il guardiano e la guida attraverso i mondi altri, ma i viaggiatori devono ingraziarselo, vista la sua natura criptica e sorniona. Forse è essenzialmente per questo che compare sul capo della statuetta quasi come la torcia sull elmo dei minatori ed è a tutt oggi compagno dei medium: indica e illumina la via da seguire. Bastet aveva un tempio sontuoso, un intera città (la Bubasti dei greci) e culti comprendenti processioni di chiatte e riti orgiastici. I gatti morti venivano imbalsamati e sepolti con tutti gli onori in una necropoli accanto al tempio e i loro proprietari in lutto si rasavano le sopracciglia. Ucciderli era punito con la morte. Vivi, accompagnavano gli uomini nella caccia. Il nome egizio dell animale era Miao. Con l assimilazione della cultura egizia da parte dei greci, il gatto diventò una divinità lunare che rappresentava l umido, il femminile, il notturno. Oggi i geobiologi insegnano che questo felino si nutre delle energie negative della terra (quelle che tirano giù ): se il vostro gatto sta preferibilmente in un certo luogo della casa, è bene che voi lo evitiate Ma è anche un ottimo pranoterapeuta, mettendosi sui punti dolenti di un corpo umano. Nel Medioevo il gatto subì una triste sorte, diventando compagno del diavolo: se una donna ne possedeva uno, soprattutto se nero, veniva immediatamente qualificata come strega. Uno fra tanti simboli del femminile denigrati 4

5 Il serpente Il serpente ha numerose valenze simboliche, tra cui la capacità di cambiare pelle, ossia di ri-generarsi, e di penetrare la terra (dove si collocano i defunti) quasi a fecondarla: in questo senso potrebbe essere un simbolo fallico che indica che la sacerdotessa di cui sopra ha integrato in sé il Maschile; è una Dea Guerriera, come indica anche la sua posa ieratica e fiera. Ma non basta. Fin dall antichità il veleno dei serpenti veniva estratto per ottenere rimedi terapeutici: si pensi che il termine farmaco deriva dal greco e significa veleno! E se, per tornare all ipotesi di Wunderlich, il veleno dei serpenti fosse servito anche per l imbalsamazione oltre che per pratiche terapeutiche operate da sciamane? Una rappresentazione antichissima, molto presente anche nell alchimia e nell ermetismo, è quella del serpente racchiuso a cerchio con la coda in bocca: è l Uroboros dei greci, che significa, appunto che si morde la coda. Pur precisando che un simbolo non è mai interpretabile razionalmente, ma richiede l intervento dell intuizione e dell ispirazione, diamo un occhiata a questa figura semplice solo apparentemente. Il cerchio e il mordersi la coda fanno pensare alla vita come ciclo: ciò che chiamiamo fine è in realtà un inizio o, per meglio dire la fine e l inizio coincidono; la morte è sempre connessa a una rinascita a una dimensione diversa, come ci dimostra continuamente la Natura; ed è per questo che i nostri avi più lontani seppellivano i defunti in posizione fetale, consegnandoli all Utero-Terra per una nuova gestazione e generazione. Va qui precisato che la Dea rappresenta la Vita nella sua totalità, inclusa la morte, che ne è parte ineliminabile. La Terra è al tempo stesso utero per le creature che continuamente genera e tomba, sottoterra; per nascere in quanto pianta, il seme deve morire in quanto seme; per nascere in quanto adulti moriamo in quanto bambini; in ogni istante moriamo a quello che eravamo e nasciamo a quello che diventiamo. Forse più di ogni altro simbolo, l Uroboros insinua in noi l idea che quelli che chiamiamo opposti in realtà sono complementari e reciprocamente indispensabili: se elimini l uno dei due, elimini necessariamente anche l altro e l insieme. Così, se per assurdo pensassimo che espirare è male e volessimo smettere di farlo, smetteremmo anche di inspirare, ossia di respirare tout court e moriremmo. Ne discende che il concetto di rifiuto è un costrutto della mente razionale, in disarmonia con la Vita. In Natura, ciò che consideriamo morto, puzzolente, marcio è nutrimento per altre forme di vita; ad esempio, l anidride carbonica, che per le creature animali è scoria mortale, per le creature vegetali è nutrimento vitale; viceversa per l Ossigeno. Se non ci fossero più animali che consumano ossigeno, le piante morirebbero; e viceversa. In questo modo abbiamo un sistema che si autosostenta o, per dirla con un termine oggi di moda, sostenibile. Per me questa è una dimostrazione straordinaria della saggezza del Creato e dovremmo ricordarcene, ad esempio, quando vogliamo eliminare qualcosa da noi stessi o dal nostro ambiente. E se quelli che riteniamo difetti fossero in realtà talenti, o quanto meno semi di talenti importantissimi? Un secondo elemento da considerare in questa figura è lo spazio racchiuso, il cerchio in quanto superficie che però superficie non è. È un luogo privo di dimensioni che in qualche modo indica la Vita nel suo insieme o, per meglio dire, in tutte le sue possibilità. È il Chaos greco nel suo senso originario. È un vuoto che in realtà è pieno, preesistente a tutto e imperituro, in qualche modo analogo al Tao Dal Tao Te Ching C'era qualcosa senza forma e perfetto prima che si originasse l'universo. Esso è sereno. Vuoto. Solitario. Immutabile. Infinito. Eternamente presente. Esso è la Madre dell'universo. Per mancanza di un nome migliore io lo chiamo Tao. Esso fluisce attraverso tutte le cose, dentro e fuori, e ritorna all'origine di tutte le cose. Il Tao è grande, l'universo è grande, la Terra è grande, l'uomo è grande. Questi sono i quattro grandi poteri. L'uomo segue la terra, la Terra segue l'universo, l'universo segue il Tao. Il Tao segue solamente sé stesso. 5

6 cinese. Lì dentro ci sono tutti, ma proprio tutti, i passati, i presenti e i futuri possibili, il che implica che possiamo scegliere che cosa vivere o aver vissuto. Ci sono tutte le dimensioni possibili: l al di qua, l aldilà, pianeti, galassie e mondi mai scoperti e che forse mai si scopriranno. Ci sono i nostri avi, i nostri posteri e ci siamo noi; c eravamo da ben prima che nascessimo e continueremo a esserci ben oltre la nostra morte. Lì dentro c è tutto il divenire tutto insieme, in perenne moto eppure statico: sembra tutto un controsenso, ma in realtà di controsensi non ce n è, anche se le nostre povere testoline non riescono a capire e devono limitarsi a farci sgranare gli occhi per lo stupore. Gli opposti coincidono sempre, perciò perché mai, ad esempio, dovremmo perdere tempo a giudicare o condannare chicchessia o noi stessi? In qualche modo ricorda lo spazio quantico, in cui avvengono fenomeni che la Fisica classica non sa giustificare, ma gli sono stati dati molti altri nomi. A mio avviso (e non solo mio, ovviamente), questo luogo è la rappresentazione più precisa della Dea e del Mistero con la M più maiuscola che si possa immaginare, quel Mistero che è la Vita... A questo punto mi sorge una domanda: se il serpente ha così tante valenze divine, come mai l abbiamo fatto diventare emblema del diavolo? Se era l attributo della Dea e delle sacerdotesse, come è finito sotto i piedi della Vergine Maria, che gli schiaccia la testa in segno di vittorioso dominio? Da dove viene l orrore e il ribrezzo che spesso suscita questo animale? È innato o indotto da qualcuno? Il mio sospetto (non certezza!) è che tutto ciò sia frutto di un lunghissimo processo di denigrazione dei simboli e degli attributi del Femminile iniziato all epoca dell invasione dei popoli degli dèi della guerra e tuttora in corso: ben oltre tremila anni fa, circa 1500 anni prima di Cristo! Tremila anni in cui al serpente schiacciato sotto i piedi della Donna è corrisposta una fase di schiacciamento della donna, che è stata privata della sua dignità, della sua accessibilità e partecipazione al contesto sociale, della stessa sua vita, e non solo durante il periodo della caccia alle streghe. Come accennavo nella premessa, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe dedurre dalle mie parole, con tutto questo non intendo fare un discorso femminista, ma solo cercare di capire che cos è successo e indicare un ciclo che auspicabilmente sta per finire. Non credo che i popoli degli dèi della guerra siano piombati su civiltà in piena fioritura, ma su una situazione già in declino, in involuzione, in crisi. Per molte migliaia di anni avevamo studiato l energia e il potere femminile; occorreva cominciare a studiare quelli maschili Anche questo è stato uno studio lungo pur se meno del precedente, con numerosi alti e bassi, e ora ne stiamo vedendo i lati involutivi, oscuri. Siamo nuovamente in crisi Segno inequivocabile del bisogno di cambiare. Questo cambiamento richiede il recupero del Femminile? Io credo di sì, ma non certo per tornare alla preistoria in cui viveva la Dea, bensì per risvegliarla e unirla in sacre nozze al dio. E questo dovrebbe farlo il Maschile, con un bacio pieno d amore, come il principe della Bella Addormentata Il femminismo è stato indispensabile e fondamentale per iniziare a rovesciare una situazione divenuta insostenibile, ma ora deve diventare Femminilità nel senso più alto del termine, così come il maschilismo deve diventare Maschilità nel senso più alto del termine. Il tempo degli -ismi è morto, viva il tempo delle nozze sacre fra Femminile e Maschile. La Dea Guerriera è questo. Ma tengo a ricordare e sottolineare che Femminile non significa solo donna, così come Maschile non significa solo uomo. Tutti noi, uomini e donne, abbiamo aspetti sia maschili che femminili, come spiego in altri scritti. Se li abbiamo entrambi, sarà bene perché dobbiamo svilupparli e utilizzarli entrambi e una guerra tra i generi diventerebbe una guerra contro noi stessi 6

7 Il labirinto Un articolo della rubrica di archeologia di The Independent del 27 ottobre 2009 riporta che sarebbero stati trovati i resti del labirinto originale che ospitava l'essere metà toro, metà uomo, il Minotauro della leggenda greca, non a Cnosso, ma in un altra località, ammesso che effettivamente ci fosse una qualsiasi verità nel mito, il quale si è basato su un luogo reale e un vero re ( Ma come potrebbe non essere mitologica una creatura mezza uomo e mezza toro nata da una relazione adulterina della Regina Pasifae, moglie di Minosse, e di un toro gigantesco? Non è certo neppure che sia realmente esistito Minosse, il cui nome indicherebbe la qualifica regale, un po come il Faraone degli Egizi A ogni buon conto, da quanto sopra si desume che a Creta il labirinto di Creta non c è neppure. La cosa che più gli si avvicina è il cosiddetto disco di Festo custodito nel Museo di Heraklion, un oggetto in argilla del diametro di soli 16 centimetri e datato intorno al a.c., il periodo in cui i greci avrebbero cominciato a sottomettere questa civiltà. Le scritte su entrambi i lati non sono ancora state decifrate e presentano numerose stranezze, tanto da indurre qualcuno a ritenerlo un falso. Ma, ripeto, è l unica cosa che ho visto durante il mio soggiorno a Creta che richiamasse per quanto alla lontana la forma del labirinto. Lo stesso nome labirinto è oggetto di varie interpretazioni. Per alcuni deriverebbe da labrys, l ascia bipenne che compare in numerosi manufatti e sulle pareti del palazzo di Cnosso e che non sarebbe un arma, bensì una stilizzazione di una farfalla, uno dei simboli con cui veniva raffigurata la Dea secondo Marija Gimbutas. Il corpo e le ali potrebbero rappresentare il fatto che la Dea è una e trina. Da questa forma potrebbe essere evoluto il simbolo utilizzato principalmente dalla Wicca, che rappresenta anche le fasi della luna, l astro femminile per eccellenza. Ma come si arriva da questa forma a quella del labirinto? La mia ipotesi è che non ci sia stata un evoluzione dall una all altra, anche se le due parti dell ascia, collegate, possono dare un cerchio, ma che siano due forme 7

8 collegate dal fatto di appartenere alla Dea. Due simboli del femminile, insomma, che peraltro esprimono concetti diversi per quanto complementari. Due delle caratteristiche principali del labirinto cretese (o unicursale, o classico) sono la rotondità e la focalizzazione sul centro. Ne esistono anche versioni quadrate, ma più tarde. Nella figura a lato, il centro indicherebbe il punto in cui si accende la scintilla che genera la vita e la rotondità il ventre gravido. Più che di un labirinto, qui sembrerebbe trattarsi di un bersaglio Il colore rosso potrebbe essere un richiamo al sangue mestruale. Il bianco e il nero potrebbero indicare la luce e le tenebre, ma per ulteriori, più profondi, significati si veda Le Vergini Nere. Ma la caratteristica primaria del labirinto cretese è il percorso al quale obbliga: una volta entrati, bisogna necessariamente andare fino al centro per poi uscire ripercorrendo a ritroso lo stesso cammino. Richiamando il possibile significato della figura precedente, il seme deve necessariamente raggiungere il centro del ventre per fecondare l ovulo, poi da qui esce il nascituro, anche se questa è un interpretazione moderna. Pare infatti che in quell epoca non si conoscesse bene il ruolo maschile nella generazione della vita, come implicato più oltre, nel capitolo La questione femminile nasce ad Atene?. Il labirinto è simbolicamente collegato al ventre, al sottoterra, agli inferi, alla morte ma anche alla rinascita. Traslando, se ne possono ricavare almeno due indicazioni riguardanti la nostra evoluzione. Per ri-generare continuamente te stesso, crescere, ri-nascere, devi andare al centro di te stesso e incontrare i mostri che qui risiedono (le tue ombre e le tue paure): è quanto dice il mito del Minotauro che vedremo tra poco. Se vuoi vivere, devi conoscere la morte; se vuoi conoscere il divino, devi morire in quanto umano: è quanto dice il labirinto che si trova tuttora nella cattedrale francese di Chartres (la seconda figura qui sopra). I monaci di qui seguivano anche una pratica di preghiera quotidiana con un cammino verso una cripta in cui si trova tuttora una Vergine Nera chiamata Notre Dame de Sous-Terre, Nostra Signora del Sottoterra. E labirinti di questo tipo, rotondi o quadrati, si trovano sui pavimenti o sui muri di alcune chiese medioevali. Una terza interpretazione ricollegherebbe il labirinto all Uroboros, il serpente che si morde la coda: è lì, al centro del Chaos, che puoi trovare qualunque tipo di opportunità e il segreto della Vita se hai il coraggio di andarci, perché comunque lì non ci sono punti di riferimento e nessuno dei tuoi schemi abituali funziona. 8

9 Un ultima annotazione riguarda il percorso all interno del labirinto, che è oscillatorio, avvolgente (come il gomitolo che Arianna diede a Teseo?) o serpentiforme, come puoi verificare seguendo le figure qui sopra con gli occhi o un dito. Vai verso destra, poi a sinistra, poi ancora a destra Vai verso il centro, poi verso la periferia, poi di nuovo verso il centro Questo riflette non solo la ciclicità della vita, ma anche il nostro modo di fare esperienze: un fatto esterno ce lo portiamo dentro, poi proiettiamo quanto elaborato verso l esterno e magari lo utilizziamo come filtro per interpretare un nuovo fatto e così via. Ma se vogliamo davvero rinascere e imparare finalmente a vivere ogni esperienza come nuova e non più come un copione che gira e rigira continuamente, dobbiamo necessariamente andare fino al centro di noi stessi, nella pancia, nel subconscio, e affrontare le paure, i risentimenti, i sensi di colpa e tutte le emozioni oscure che quell esperienza può averci indotto. Ovviamente questo vale anche (e soprattutto) in senso positivo : lì puoi trovare anche la tua scintilla, perciò, quando emergi dal tuo labirinto interiore dopo avere integrato le tue ombre, sei davvero ri-nato e hai un carisma che illumina anche gli altri e il mondo. Nei giardini rinascimentali e non solo esplose la moda dei labirinti, poi chiamati manieristi, in forma diversa ed evidentemente con significati simbolici diversi, che qui non esaminerò. Essenzialmente, si tratta di strutture rotonde o quadrate con numerosi corridoi ciechi che sbarrano il cammino costringendo a tornare sui propri passi e tentare altre vie. Anche qui puoi verificare seguendo il percorso con gli occhi o con un dito. Al di là del suo collegamento con Creta, comunque, il labirinto a percorso obbligato deve costituire un simbolo universale, dato che se ne trovano in molti luoghi. Il primo di questi qui raffigurati, ad esempio, si trova tra le incisioni rupestri della Valcamonica, in provincia di Brescia. Il secondo si trova su un muro esterno del Duomo di Lucca, in cui peraltro si trova il Volto Santo, un meraviglioso Cristo Nero la cui storia lo collega alle Vergini Nere. 9

10 Il toro Il toro compare in molte raffigurazioni di Creta: a volte c è l animale intero, ad esempio nel celebre affresco dei giochi di destrezza ai quali partecipavano ragazzi e ragazze; a volte c è solo la testa; a volte solo le corna. Questo animale è generalmente ritenuto un simbolo di potenza maschile, tuttavia, indagando un po più a fondo nei miti e in altre culture antiche, si scoprono alcuni straordinari collegamenti con la Dea. Tanto per cominciare, c è un collegamento figurativo tra la testa di toro e la luna o meglio la falce di luna aperta a coppa o in forma di corna. Possiamo addirittura figurarci una catena di somiglianze che, sulla scorta del come in alto, così in basso della Tavola Smeraldina, va dal cielo (la luna) alla terra (la testa e le corna di toro) e ancora più giù, dentro il corpo della donna (l apparato genitale femminile, con l utero e le tube di Falloppio) e nella terra (sepolture). Come a dire: un Principio divino, celeste, si concretizza e si ripropone sempre più profondamente nella materia per significare la sua importanza e aiutarci a comprenderlo nel senso etimologico di prenderlo dentro. Le immagini sono tratte da Il linguaggio della Dea di Marija Gimbutas; l ultima rappresenta una tomba ipogeica ( sotterranea ) della provincia di Sassari, datata circa 4000 anni a.c. 10

11 Due commenti sulle immagini precedenti: La luna con la stella è tuttora il simbolo dell Islam, ma non è il solo retaggio della presenza della Dea in una cultura in cui spesso la donna è sottomessa. Altri retaggi sono, ad esempio, la sacra Pietra Nera (ved. Le Vergini Nere) e la cosiddetta danza del ventre. La stella, il fregio fra le corna del toro nella tomba, il bersaglio nel ventre della Dea raffigurata più sopra e il centro del labirinto si accompagnano al Toro Api degli Egizi, che doveva avere una stella in fronte. Indicano tutti il punto magico, il centro in cui scocca la scintilla della perpetuazione della Vita. Le corna del Toro Api venivano decorate con ghirlande di fiori a somiglianza di quelle della tomba qui sopra in cui, pare, le decorazioni sono lune. Nell apparato genitale femminile potrebbero ricordare le ovaie. Le Dee egizie Iside e Hathor (che ne è un aspetto) portano in capo il disco solare racchiuso tra corna di toro. Si noti il serpente che racchiude il sole Un ulteriore richiamo all Uroboros, ma anche l indicazione che la Dea contiene in sé il Principio Maschile. Questo compare anche nel mito greco di Esiodo secondo il quale all inizio di tutto esisteva Gea (o Gaia) che dal suo stesso seno, per parto virginale, estrasse Urano ( Il cielo stellato ) che diventò suo figlio e su sposo. Se lo estrasse, vuol dire che l aveva in sé Come a dire la costola di Eva E se anche le corna sulla testa del Mosè di Michelangelo ricordassero ciò? Dopo tutto, è notorio che nel Rinascimento c era una grande attenzione per le culture antiche e soprattutto l egizia E comunque le corna rappresentano una sorta di coppa aperta verso il cielo Nulla di più femminile e al tempo stesso maschile essendo protrundenti. 1. Dea dei Nativi americani, ha in mano un serpente. 2. Dea della Nuova Guinea in piedi sulla luna. 3. La Vergine Maria con la falce di luna e il serpente sotto i piedi. 11

12 Il Minotauro Diamo un occhiata al mito nella sua versione più comune. Abbiamo visto che forse Minosse non indicava un nome proprio, ma una qualifica regale, un po come Faraone, ammesso che a Creta ci fossero dei re: alcuni sostengono che vi vigesse un sistema organizzativoamministrativo senza una precisa gerarchia. Se ciò è vero, il mito potrebbe essere nato in un periodo di alterne vicende di una guerra tra greci e cretesi, intorno al 1600 a.c., tanto più che il mito stesso è greco e che vi si possono leggere motivazioni politiche volte a screditare i cretesi e affermare la cultura greca. Dunque, Minosse chiede al dio greco Poseidone un toro da sacrificargli per sancire la propria elezione a re. Il dio gliene manda via mare uno enorme e bianchissimo (in certi miti è lo stesso Zeus in quella forma), tanto bello che il re decide di tenerlo per sé e di sacrificarne un altro. Offeso, Poseidone si vendica inducendo una passione folle per quel toro nella moglie di Minosse, Pasìfae, la figlia del Sole il cui nome significa astro bianco splendente (la luna). Pasìfae, allora, si rivolge a Dedalo ( che lavora con arte ), rifugiatosi a Creta per sfuggire a una condanna per omicidio, il quale le costruisce una vacca di legno cava nella quale entrare per poter soddisfare quel desiderio. Così Pasifae riesce a congiungersi al toro, e dalla loro unione nasce il Minotauro ( Il toro di Minosse ). Questi è selvaggio e feroce perché la sua mente è completamente dominata dall'istinto animale, avendo la testa, e quindi il cervello, di una bestia. In realtà il suo nome sarebbe stato Asterio ( stella ), il che ricorda l egizio toro Api già ricordato, infatti in certe raffigurazioni ha molte stelle sul corpo. Ma continuiamo con il mito. Minosse fa costruire a Dedalo un labirinto e vi rinchiude il mostruoso figlio adulterino. Di Pasifae non si hanno più notizie. Ora, i Greci organizzano i tradizionali giochi panatenaici e li vince tutti Androgeo, un altro figlio di Minosse il cui nome contiene andros, uomo. Umiliati, gli ateniesi lo uccidono, ma questo suscita la vendetta di Minosse: poiché Atene gli era allora sottomessa, ordina che ogni nove anni sette fanciulli e sette fanciulle vengano offerti in pasto al Minotauro, ghiotto di carne umana. Il figlio del re greco Egeo, Teseo ( il servitore ), si offre di far parte dei giovani sacrificandi con l intento di por fine all orrendo tributo decapitando il Minotauro e, giunto a Creta, fa innamorare di sé la figlia di Minosse Arianna ( molto sacra o molto pura forse una sacerdotessa?), la quale gli dona il celebre gomitolo che lo aiuterà a uscire dal labirinto una volta compiuta la sua missione. Secondo alcuni miti, Arianna fa luce a Teseo con una corona di diamanti avuta da Afrodite a prezzo della propria verginità. In ogni caso, dicono alcuni miti, è una fratricida. In certi luoghi, peraltro, ella era venerata come Arianna Afrodite Ciò fatto, Teseo salpa verso Atene issando vele bianche, come il padre gli aveva chiesto di fare per segnalargli da lontano la sua vittoria; in caso contrario si sarebbero dovute issare vele nere. Porta con sé Arianna, ma poi l abbandona, dormiente, sull isola deserta di Nasso (o di Dia), forse perché si è innamorato di un altra, forse perché si vergogna di tornare in patria con la figlia del nemico o forse perché indotto in sogno dal dio Dioniso. Questo dio, in effetti, la fa sua sposa ed è lui a donarle la corona che costituisce il suo attributo e a mutarla alla sua morte nella splendente costellazione detta, appunto, Corona. Se Arianna è la molto pura (o casta, o santa), Dioniso è il Chaos nel senso più sopra indicato, oltre al libero sfogo alla libido, alla sfrenatezza: trovo quindi che la loro unione sia alquanto significativa Unione che dà ad Arianna, fino ad allora signora sotterranea in quanto guida nel labirinto, l incoronazione di dea celeste. 12

13 Poseidone, però, si arrabbia e scaglia una tempesta che squarcia le vele bianche obbligando Teseo a issare le vele nere. Vedendole da lontano, Egeo crede che il figlio sia morto e, disperato, si getta nel mare che avrebbe poi preso il suo nome. Ma intanto Creta perde la sua supremazia con l uccisione del Minotauro ed è umiliata a causa della complicità con Teseo di Arianna e la vecchia gerarchia di Atene (Egeo) cede il posto alla nuova (Teseo). Il tutto debitamente ammantato di eroismo e interventi divini. Due piccioni con una fava. Il bellissimo Gli dei e gli eroi della Grecia di Karoly Kerenyi racconta che Teseo aveva compiuto diverse imprese particolari prima di quella di Creta, molte delle quali rivolte contro donne e animali attributi di dee, inclusi altri due tori, tanto che Euripide lo chiamò rapitore di donne. Io non so come in effetti siano andate storicamente le vicende tra Creta e Atene, ma i miti, che, ripeto, sono greci, mi fanno sospettare un operazione alla quale assistiamo a tutt oggi: si fa apparire crudele e terrificante il nemico così da amplificare ed esaltare le proprie vittorie e si incita all odio il popolo. Ma più che Minosse o Creta, il vero sconfitto qui appare il Femminile. Se si accetta la supposizione precedentemente formulata circa la qualità femminile della testa di toro, se il labirinto rappresenta il ventre e il suo centro il punto della scintilla della vita, allora Teseo ha compiuto un vero e proprio stupro non solo fisico, ma anche morale, trasformando la creatura che si forma nel ventre in un mostro, tagliandogli la testa e umiliando la donna, la casta Arianna, che aveva ceduto alle sue lusinghe. A discolpa di quest ultima possiamo dire che, dati la mentalità e il rapporto paritario fra i generi del suo paese, non era in grado di percepire l inganno? Un po come, si dice, gli indigeni americani non videro, letteralmente, le navi dei conquistadores perché non avevano quel modello nella loro mente? La sconfitta del femminile appare ben più definita nel mito della nascita di Atene che segue. La questione femminile nasce ad Atene? Kerenyi riporta dall Iliade che, prima ancora che Atene avesse questo nome, i suoi abitanti si attribuivano un eroe eponimo e primo re mezzo serpe e mezzo uomo, Cecrope, che significa il caudato e della cui stirpe avrebbe poi fatto parte Teseo. Di lui si diceva che avesse scoperto per così dire la doppia origine dell uomo: procreato non solo da una madre, ma anche da un padre. Egli istituì il matrimonio monogamo, mentre prima i due sessi vivevano mescolati, e anche la sepoltura dei defunti senza distinzione in terra su cui si seminava il grano: così non si facevano cimiteri ma campi per nutrire i vivi. Durante il banchetto funerario si indossavano ghirlande, si cantava e si lodava il morto. Curiosamente, la bugia in tale occasione era proibita. Ancora Kerenyi riporta da Esiodo che quando si trattò di dare un nome alla città, ci fu una disputa divina tra Atena e Poseidone. Come propaganda elettorale, Atena fece spuntare un olivo e Poseidone fece scaturire una sorgente; i cittadini avrebbero dovuto decidere da quale Poseidone, il dio del mare, è dei due avrebbe preso nome la città e Cecrope avrebbe fatto da giudice. riconoscibile dal tridente e dai Cito testualmente da Kerenyi (pag ): Allora però avevano ancora cavalli. Forse nasce da qui il nome voce in capitolo le donne ed esse vinsero per un voto. Così la vittoria arrise cavalloni dato alle onde più grandi? Atena è riconoscibile ad Atena e la città prese nome da lei. Poseidone, secondo alcuni racconti dalle armi e dall olivo. tradizionali, preso dall ira inondò le coste. Per placarlo le donne dovettero rinunciare ai loro diritti precedenti, e da allora anche i figli vennero chiamati non più col nome della madre, ma con quello del padre. 13

14 In altri termini, nacque così una società in cui gli uomini avevano un ruolo preminente e le donne vennero escluse dalla vita pubblica. Alcuni ateniesi, però, ritennero inaccettabile che un fatto così importante come l intitolazione della città venisse deciso da un essere terreno (un umano con la coda di serpente!?!) come Cecrope. Nacquero così altre versioni del mito in cui egli era un semplice testimone, anziché un giudice, e raffigurazioni in cui gli si assegnava una posizione secondaria. In un dipinto vascolare, addirittura, la sua presenza è soltanto accennata dal serpente che si avviticchia all olivo. Un serpente avviticchiato a un albero? Non ricorda qualcosa? A ogni buon conto, tra Cecrope e Atena ci fu una relazione intima e duratura, celebrata in molte raffigurazioni come la statua qui a fianco (si noti il serpente) e in certi riti misterici. Ma vale la pena di notare che Atena non nasce da ventre femminile, bensì dal cervello di Zeus. Il Maschile si impossessa persino del potere di procreare; il ventre (il subconscio, il mistero ) viene assorbito dalla razionalità. I serpenti in testa: Medusa La familiarità di Atena con il serpente è riconoscibile anche dal celebre mito di Medusa, l unica mortale delle tre sorelle Gorgoni, divinità vecchie, ossia appartenenti alla religiosità greca più arcaica (rimaste dalla Dea dell antichità?). Esse vivevano, ben nascoste e protette da altre divinità vecchie, in una grotta oltre la notte e oltre l Oceano, e avevano un aspetto terrificante, pur se pare che anche in greco moderno il nome Gorgo significhi bello. Medusa, poi, aveva serpenti per capelli e lo sguardo che pietrificava tutti: per questo, in certi miti, Persefone l aveva messa a guardia del suo regno, gli inferi, perché nessun vivo potesse penetrarvi. Ma abbiamo già visto che gli inferi (il sottoterra) e il labirinto sono analoghi Forse per salvare la madre Danae, Perseo, che si dimostrò speciale fin dalla nascita perché accompagnata da una pioggia d oro, decise di portare in dono al re Polidette che la teneva schiava un cavallo straordinario che era in gestazione nel collo di Medusa insieme all eroe Crisaore. Come in certe fiabe tuttora narrate, per compiere l impresa egli ricevette dei doni divini: calzari alati da Hermes (poi divenuto Mercurio tra i romani), un mantello dell invisibilità e una borsa dalle Naiadi (le ninfe delle fonti), una spada a forma di falce dai Titani (in pratica, a forma di luna) e uno scudo lucente da Atena. Quest ultimo sarebbe servito come uno specchio per poter camminare all indietro e avvicinarsi a Medusa senza guardarla negli occhi evitando così di restare pietrificato. Tutto ciò implica, evidentemente, che gli dèi lo proteggevano o addirittura se ne servivano: forse anche loro (gli dèi moderni che abitavano in cima al Monte Olimpo, quasi tutti maschili) stavano cercando di soppiantare le divinità antiche e femminili, abitanti delle profondità della Terra? 14

15 Con simili aiuti (e con un astuzia che gli apparteneva), Perseo recise il capo di Medusa e se lo mise nella borsa, quindi prese dal suo collo il mitico cavallo alato, Pegaso, e volò rapidissimo per sfuggire alle sorelle infuriate. Dopo qualche avventura e qualche gozzoviglia, Perseo tornò da Polidette, ma, siccome nessuno voleva credere che avesse compiuto una simile impresa, sollevò il macabro cimelio e tutto restò pietrificato: quell isola, da allora in poi rimasta rocciosa, e i suoi abitanti. Quindi restituì i doni e consacrò la testa di Medusa ad Atena, che da allora la portò raffigurata sul petto e sullo scudo. Nel celebre tondo di Caravaggio, Medusa appare, sì, terrificante, ma più ancora, a mio avviso, terrificata dal delitto che stava subendo, ovviamente senza voler attribuire alcuna intenzione in tal senso al pittore. A me, inoltre, sembra di riscontrare alcune analogie tra Teseo e Perseo, il cui nome significherebbe il saccheggiatore. Entrambi penetrano con l astuzia in luoghi che costituiscono simboli prettamente femminili: il labirinto, la grotta e gli inferi. Quindi arrivano fino al centro dove trovano un simbolo del femminile reso mostruoso, che non rappresenta più la scintilla della vita, ma la morte, e gli tagliano la testa, togliendogli il potere, la possibilità di continuare a influire sul genere umano. In questo modo sconfiggono la morte in quanto vengono qualificati come eroi e conquistano un posto tra gli dei immortali: forse è da qui che nasce la pretesa della medicina moderna di allontanare la morte, magari con l accanimento terapeutico. Ma a quale prezzo, anche per la psiche maschile? Invito a leggere, a questo proposito, l articolo, in questo sito, La Dea Nera, immagine liberata del femminile. Nozze non sacre Il cambiamento in atto nella società ateniese comportava anche la sostituzione di una Dea una e trina con un set abbastanza complesso di divinità più consone all energia che si andava affermando. In altri termini, quello che stava avvenendo sul piano umano veniva trasferito sul piano divino, incluse una frammentazione e una gerarchizzazione di una società che originariamente doveva essere molto compatta e fondata su un sistema molto libero, per quanto ben organizzato e amministrato. Una gerarchia prevede un capo: sull Olimpo abbiamo Zeus, accompagnato da uno stuolo di dèi maggiori e minori. Prima di lui, in cima alla spiritualità greca c erano stati Urano e poi Crono (diventato il Saturno dei romani), ma erano re pastori, poco divini. Zeus & Co. costituiscono quindi la terza generazione di dèi e sono i primi a raggiungere il cielo o ciò che più gli si avvicinava per la mentalità dell epoca: la vetta del Monte Olimpo, quasi sempre incappucciata di nubi, ovvero ammantata di mistero. Il divino si separa dall umano, il cielo si separa dalla terra. L avvento di questa nuova generazione di dèi corrisponde alla conquista dell agricoltura da parte degli uomini. Era una gerarchia prevalentemente composta da maschi, ma evidentemente non potevano mancare le femmine : vuoi ovviamente perché il mondo è composto da uomini e donne, vuoi perché la Dea il Principio femminile era profondamente radicata in popoli legati alla terra per il proprio sostentamento e non poteva essere divelta senza creare scompensi anche sociali. È quello che è avvenuto (e avviene tuttora?) quando cambia un sistema sociale o quando un popolo ne conquista un altro: certi cambiamenti vengono imposti, altri devono essere gradualizzati o immessi in modi sottili. I romani, ad esempio, hanno assorbito le divinità greche ma cambiando loro non solo i nomi: Giove non è identico a Zeus, così come Saturno non è identico a Crono né Venere ad Afrodite e così via. Venendo più vicino a noi, il geobiologo francese Jacques Bonvin, 15

16 autore tra l altro di un meraviglioso libro sulle Vergini Nere, riporta un ordinanza di S. Agostino nel momento in cui, per varie vicende, fu possibile imporre la nuova religione: tutto quello che è possibile distruggere, distruggetelo; tutto quello che non è possibile distruggere, cristianizzatelo. È così che, ad esempio, certe dee (o meglio, certi aspetti della Dea), diventarono sante, magari vergini e martiri, con tanto di biografia, statue e persino reliquie; ed è probabilmente così che la nascita di Gesù è tuttora celebrata con le date e le vicende appartenute al dio Mitra. Ma nemmeno in questo caso c è da recriminare: quello che conta sono i significati, e quelli permangono Per le ragioni di cui sopra, le dee greche maggiori erano poche rispetto agli dèi, ma molto potenti. Spesso, nei miti, le vediamo coinvolte in avventure anche amorose con i loro compagni e persino con gli umani. È giusto così: nelle versioni mitologiche più profonde (e antiche), gli dei sono personificazioni di forze sottili e naturali. Ad esempio, Afrodite, che è l energia femminile per eccellenza, la vita, la rinascita, deve congiungersi ad altre forze e le sue love story con questo o con quel dio insegnano sempre qualcosa di importante sull universo. Lo studio più approfondito dei miti era di pertinenza delle scuole iniziatiche e di riti misterici ( mito e mistero hanno la stessa radice). In altri termini, un po come in tutte le scritture sacre, esistono versioni per la gente comune e altre per chi ha orecchie per intendere e occhi per vedere o, per meglio dire, sono leggibili a più livelli: si dice che nella cultura ebraica siano ben ventidue, quante sono le lettere del suo alfabeto. Una piccola parentesi: per avere un esempio di tale concetto, ti suggerisco di leggere il bellissimo Preghiere dal cosmo, in cui il Padre Nostro e il Discorso della Montagna sono tradotti dall originale in modo da esprimere il più possibile tre diversi livelli di lettura e di approfondimento. Alcuni di questi riti prevedevano, soprattutto con l arrivo della primavera, l accoppiamento fra la dea e il dio rappresentati da due giovani, a volte mascherati da animali. Queste erano considerate nozze sacre, in cui i due giovani erano davvero la dea e il dio e avevano il compito di armonizzare gli umani con il divino e propiziare i raccolti e quant altro. Anche l alchimia, arte-scienza antica quanto la scrittura, prevede delle nozze sacre o ierogamiche, qui con l intento di realizzare l androgino, un essere intero, perfetta fusione di maschile e femminile, o comunque di far convergere entrambe le forze sull opera che si andava attuando. Tornando alle dee greche, per adeguarsi ai i cambiamenti sociali in atto e alla nuova posizione del femminile, alcune di loro non avevano rapporti né con i loro colleghi, né con umani. Forse è da qui che nasce il concetto di verginità inteso come astinenza sessuale: ne sono esempi Artemide, dea della luna e della caccia, ed Estia (che diventerà la Vesta dei Romani), la guardiana del fuoco sacro. Questo fuoco al centro del suo tempio potrebbe ricordare il centro del labirinto e il punto della scintilla della vita, ma è un fuoco terreno, non ha alcun potere divino né contiene il mistero della nascita di una nuova creatura. Né Estia né le sue sacerdotesse, infatti, obbligatoriamente votate alla verginità pena la morte, potranno mai procreare. La donna è relegata al ruolo di accuditrice e custode della Vita per quanto edulcorata come angelo del focolare. Ma senza l uomo non ha alcun potere. Prima di ciò esisteva la cosiddetta prostituzione sacra (che prostituzione non era, almeno nel senso comunemente inteso, bensì un rito), praticata dalle sacerdotesse della Dea, con la quale gli uomini si congiungevano attraverso di esse. Questo rito perdurò per altre dee, ad esempio Afrodite, che fra gli altri aveva un tempio sulla cima del Monte Erice, in Sicilia. Dopo mesi di navigazione, i marinai vi si inerpicavano recando un pesante masso sulla schiena, dopo di che venivano sottoposti a bagni rituali (a volte fatali) prima dell accoppiamento con le sacerdotesse. Le dee vergini dell Olimpo erano tre, come ricorda la psicologa Jean Shinoda Bolen nel suo Le Dee dentro la donna: Estia, Artemide e Atena. Se Estia è prettamente femminile, ma relegata in clausura nel suo tempio insieme alle sue sacerdotesse, Artemide ha comportamenti maschili, dedicandosi, ad esempio, alla caccia, e, 16

17 a ricordo del legame del femminile con la terra, viveva in totale libertà nei boschi. Tuttavia non è androgina così come non lo è Atena, caso unico in tutto l Olimpo. Atena, infatti, non è tanto una fusione di femminile e di maschile, quanto un femminile maschilizzato, vergine a oltranza nonostante la presunta unione con Cecrope più sopra citata. Come già notato, ella non emerge nuda da un ventre materno, ma già armata di tutto punto da un cervello paterno. Un mito racconta che ella fu concepita dall unione di Zeus con Metis, la sua prima moglie che poi egli inghiottì: fu così che l embrione entrò nel suo cervello. Per partorirla, ci volle l intervento di Efesto (poi Vulcano per i romani) che gli spaccò il cranio con un ascia. Nell immagine a lato si noti che l ascia usata da Efesto è una labrys come quelle cretesi che abbiamo visto a proposito del labirinto. Zeus impugna i fulmini e Atena emerge dal suo cranio con lo scudo imbracciato. Con questo mito, il dio si appropria della partenogenesi (nascita virginale) che era prerogativa della Dea, infatti Atena viene chiamata Parthenos ( vergine ), da cui prenderà nome il Partenone di Atene. Della nuova visione, e in linea con la sua nascita maschile, Atena incarna la guerra per quanto, anche se non sempre nei miti, finalizzata a giustizia e difesa e con frequente ricorso all astuzia, e una coloritura da fiero giudice che la spinge, ad esempio, a punire duramente chi tenta di rivaleggiare con lei. Oltre a ciò, ella ha il patronato della tessitura, del ricamo, dell artigianato e dell agricoltura, la grande scoperta dell epoca in cui nasce. Dell antica Dea ella conserva alcuni attributi, tra i quali il serpente e la civetta, l uccello che vede anche al buio. Da questo, in qualche misura, potrebbe derivare la saggezza di cui era soprattutto considerata l incarnazione, ma evidentemente è una saggezza più cerebrale che di pancia, come era invece quella della Dea. Un ultimo accenno riguarda l agricoltura, la cui scoperta coincide con la comprensione razionale dei cicli stagionali, ovvero del ruolo del tempo. Il dio del tempo è Crono (da cui ad esempio cronologia), che presso i romani diventerà Saturno, il seminatore. Anche in questo Atena dimostra la sua origine di testa Per concludere Tutto quello che è stato fatto contro la donna è stato fatto contro una parte fondamentale degli uomini, oltre che delle donne. Spero di cuore che questo lavoro possa aiutare a rendersene conto e a instaurare finalmente accettazione in toto e pace verso noi stessi, prima ancora che verso l altro genere o gli altri in generale. Consiglio vivamente la lettura, impegnativa ma illuminante, dei testi di Annick de Souzenelle. 17

18 Bibliografia per approfondire Hans G. Wunderlich, The Secret of Crete, Efstathiadis Group, Athens, 1987 (solo in inglese) Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea, Neri Pozza, 1989, ora Venexia Ved. anche tutte le sue altre opere. Riane Eisler, Il calice e la spada, Frassinelli, 2006 Kàroly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Oscar Mondadori, 1989 Jacques Bonvin, Vierges noires: la rèponse vient de la terre, Dervy livres, Paris, 1996 (solo in francese) Neil Douglas-Klotz, Preghiere dal cosmo, ed. Appunti di viaggio, Roma, 2002 Jean Shinoda Bolen, Le Dee dentro la donna, Astrolabio, Roma, 1991 Annick de Souzenelle, Il simbolismo del corpo umano; Il femminile dell essere (per smetterla con la costola di Adamo) e altre opere edite da Servitium, Gorle (Bergamo) Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'antico Egitto, Ananke, Torino

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