FORMARE, CONNETTERE, INNOVARE Come consolidare il cluster ICT pratese

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1 FORMARE, CONNETTERE, INNOVARE Come consolidare il cluster ICT pratese Rapporto di ricerca Marco Betti Alberto Gherardini ù

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3 Introduzione. La prima candelina del cluster pratese dell Ict Il secondo report sul cluster Ict pratese si pone inevitabilmente in stretta continuità con il rapporto redatto lo scorso anno. Quella ricerca permise infatti di gettare luce su un fenomeno allora poco conosciuto: la presenza a Prato di un grappolo di imprese afferenti al cosiddetto settore dell information e communication technology. Nel descrivere il fenomeno, sul piano della sua consistenza numerica e su quello delle caratteristiche delle imprese e degli imprenditori, quel rapporto aveva messo in evidenza l evolversi di una trasformazione significativa per la città ma non certo insolita per un sistema economico avanzato come quello pratese. L Italia, la Toscana e Prato hanno partecipato al cambiamento radicale che, a partire dagli anni 80, ha condotto alla smaterializzazione e alla digitalizzazione delle attività produttive, nonché dall orientalizzazione della value chain. In questo scenario, meccanismi spontanei di competizione e adattamento, presenza di fattori contestuali che hanno agevolato la localizzazione, come la disponibilità di immobili a basso costo e centralità rispetto all area metropolitana, oltre a fenomeni di costruzione comunitaria delle competenze specifiche e imprenditoriali, hanno condotto alla gemmazione di una molteplicità di imprese specializzate nella produzione e fornitura di prodotti e servizi come quelli Ict, potenzialmente in grado di innescare il cambiamento nei sistemi produttivi locali. In un contesto come quello pratese, riconosciuto per la densità di attività produttive e per il suo tasso di imprenditorialità, la nascita di imprese dell Ict non poteva che prodursi a un ritmo intenso. Nel 2009 si contavano a Prato addetti a unità locali afferenti a settori che possono essere inclusi nel così detto global digital market, un aggregato di specializzazioni composto da attività manifatturiere, di servizio e di produzione di contenuti legate a stretto giro con le tecnologie dell informazione e della comunicazione. Il cluster di 821 unità locali censite dall Istat nel 2009 era evoluto seguendo alcuni trend internazionali tipici di questi settori: iniziale nascita di imprese dedicate alla costruzione di hardware; graduale smaterializzazione del settore, con conseguente specializzazione nei servizi informatici e nella programmazione di software e, infine, con l avvento dell economia internet-based, progressiva compenetrazione delle imprese del settore Ict da parte dei portatori di competenze specialisticiche, come video-maker, professionisti nel multimedia, ma anche copy writer o altre figure di 3

4 esperti, in grado di riempire le pagine web di contenuti appetibili a consumatori telematici onnivori. Nel 2009, l 80,5% dei addetti pratesi era impiegato nei servizi Ict, sia in segmenti a più scarso valore aggiunto come l elaborazione dei dati, le attività di hosting o la realizzazione di portali web sia in una fascia più alta della catena del valore come nel caso della produzione di software. Rispetto all area metropolitana, la specializzazione pratese risultava dunque meno legata alle attività dell Ict manifatturiero (es. fabbricazione di apparecchiature di telecomunicazione) e, allo stesso tempo, meno esposta all integrazione tra consulenti informatici, programmatori, ottimizzatori di ricerche web e produttori di contenuti. In particolare, il sistema locale del lavoro di Firenze non solo contava 10 volte gli addetti pratesi, ma la loro distribuzione era più spalmata nel sottogruppo manifatturiero e in quello dei contenuti da digitalizzare. D altra parte, se la maggiore attrattività del capoluogo toscano per redattori di contenuti non rappresentava una novità (vista anche la nota presenza di un cluster di attività editoriali e l attrattività che le città d arte e quelle di scala metropolitana esercitano su questo tipo di figure professionali e sui creativi), un analisi georeferenziata l Ict manifatturiero metteva in luce la sua collocazione nell area del sistema locale del lavoro fiorentino confinante con quella pratese. In altre parole, se visto da più lontano il cluster pratese, specializzato prevalentemente nei servizi informatici, può trovare specializzazioni complementari nell area vasta della Toscana centrale. A partire da questo quadro abbiamo anzitutto cercato di valutare la consistenza del cluster utilizzando i dati del Censimento dell industria e dei servizi del Per quanto concerne le imprese, nel 2011 si contavano 728 aziende, principalmente legate alla fornitura dei servizi e, con una distanza maggiore, dei contenuti; marginale risultava invece la manifattura. Spostando l attenzione agli addetti la situazione non cambia: il cluster occupava poco meno di lavoratori, l 81% dei quali veniva impiegato nei servizi. Si tratta di una situazione in linea con quella del 2009 che sembra mostrare come, durante la crisi economica, nonostante la contrazione del numero di imprese, il sistema locale non abbia modificato la propria struttura produttiva. Tabella 1 - Imprese e addetti dell'ecosistema digitale Sll FI Sll PO Sll PT Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Contenuti Manifattura Servizi Totale Fonte: Istat, Censimento Industria e Servizi

5 Utilizzando una stima 1 dei dati Istat del 2009 possiamo inoltre descrivere la recente evoluzione delle imprese e degli occupati all interno dei singoli settori 2. Rispetto al 2009, infatti, si osserva una contrazione delle attività a minor valore aggiunto (come l elaborazione di dati, la fornitura di portali web e le attività di hosting) che, come abbiamo visto, caratterizzavano il sistema locale di Prato, mentre crescono le attività più pregiate, come la produzione di software o la consulenza informatica. Con le dovute cautele possiamo quindi osservare un consolidamento delle attività a maggior valore aggiunto. Fig. 1 Ecosistema digitale, addetti alle imprese del SLL di Prato. Confronto Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Censimento Industria e Servizi Asia A questo proposito, dobbiamo mettere in evidenza due elementi rilevanti. Il primo, di natura quantitativa, si concentra sul numero di imprese e di occupati nei tre territori presi in esame. Come possiamo notare, nel contesto metropolitano, il ruolo di vertice è 1 I dati Asia 2009 erano infatti riferiti alle unità locali. Così, per poter confrontare i dati sulle unità locali del 2009 con quelli sulle aziende del Censimento 2011, abbiamo ipotizzato una sostanziale stabilità del rapporto tra unità locali e imprese a partire dai dati Asia Nonostante il confronto non permetta una comparazione completa delle aziende presenti, esso può comunque rappresentare una stima utile per comprendere le trasformazioni intervenute nel biennio Concentrandosi solamente su 2 settori (62: produzione di software, consulenza informatica e attività connesse; 63 elaborazione dei dati, hosting e attività connesse, portali web), un andamento simile può essere riscontrato anche a partire dai dati della Camera di Commercio. 5

6 occupato dal sistema locale del lavoro (Sll) di Firenze. Questo risultato non deve tuttavia trarre in inganno. Abbiamo prima anticipato come tra le città di Prato e Firenze esista uno spazio intermedio dove si concentrano numerose imprese (soprattutto della manifattura 3 ) che, pur appartenendo dal punto di vista statistico al Sll fiorentino, sono localizzate in una posizione intermedia. Ciò significa che per indagare il fenomeno dell ecosistema digitale, le lenti amministrative non sembrano le più adeguate in quanto incapaci di cogliere le dinamiche metropolitane. Il secondo punto, invece, ha una natura prevalentemente qualitativa: in altre parole, oltre al numero delle imprese contano anche le loro caratteristiche in termini di ampiezza dei mercati, specializzazione e innovatività. In questa prospettiva, non potendo limitarci ai soli valori assoluti, abbiamo cercato di mettere in evidenza alcuni dati sulle prospettive di bilancio e sulle proprietà delle reti formali e informali che le aziende strutturano tra loro. Queste analisi mostrano come, tutto sommato, le imprese che affollano i segmenti di maggiore qualità dei servizi Ict siano riuscite, meglio delle altre, a superare la crisi economica recente. Le indicazioni del censimento trovano conferma anche nei risultati della survey somministrata lo scorso anno alle aziende Ict dell area metropolitana Firenze-Prato- Pistoia, in cui risultava che più della metà delle imprese pratesi coinvolte mostrava fatturati crescenti rispetto a quelli pre-2007, anno a cui convenzionalmente è fatta risalire la crisi economica, e che le stesse avevano floride prospettive di crescita. D altra parte, il saldo mostrato dai dati Istat tra il 2009 e il 2011 è negativo. Circa il 5% delle imprese del cluster pratese hanno infatti cessato la loro attività, specialmente nei servizi informatici a minor valore aggiunto. In questo caso, il combinato disposto di contrazione della domanda locale e aumento della concorrenza, tipico dei periodi di crisi economica, ha prodotto una selezione tra imprese più forti e competitive e imprese meno dinamiche e quindi più esposte alla concorrenza. Del resto, questa doppia velocità non ci stupisce particolarmente. Già con la distinzione tra imprese imbrigliate e imprese predatrici, utilizzata nello scorso rapporto, si voleva distinguere tra aziende con una spiccata dipendenza dalla domanda locale e aziende più indipendenti, più connesse con settori dinamici (come la meccatronica o le telecomunicazioni) e, di conseguenza, meno suscettibili alla grave crisi economica della città. I dati 2011 mostrano dunque che all interno del cluster Ict le imprese viaggiano a due velocità differenti: quelle che sono riuscite a specializzarsi in nicchie di mercato hanno saputo trovare sbocchi nazionali e internazionali mentre le altre hanno perso posizioni di mercato. 3 Per fare un esempio, il dato sulla manifattura nel SLL di Firenze comprende una grande azienda nel comune di Campi Bisenzio che occupa buona parte dei soggetti operanti nel settore. 6

7 Il tema delle politiche, tra passato e futuro. Il rapporto del 2011 aveva messo in evidenza come il cluster Ict fosse cresciuto in assenza di una guida istituzionale, capace di rappresentare e sostenere le nuove aziende del settore. A questo proposito, gli imprenditori lamentavano la scarsa attenzione che gli attori collettivi (associazioni di categoria e governi locali) avevano dedicato a questo nuovo tipo di imprese. Ciò non significa tuttavia che nel tempo non siano state sperimentate politiche pubbliche innovative, volte a sostenere la trasformazione del sistema locale. Il tema del cambiamento tecnologico non è infatti nuovo per le aree di piccola impresa come quella di Prato. Già negli anni settanta, con la nascita di Tecnotessile e del Consorzio Centro Studi, e nei decenni successive, con le riflessioni sulle politiche per l innovazione 4, si erano accesi i riflettori sulle trasformazioni del distretto e, in particolare, sulle strategie di riaggiustamento e sulla diffusione delle tecnologie informatiche all interno dell industria tessile 5. I limiti più rilevanti delle politiche locali derivavano però dal fatto che ogni intervento aveva come principale interlocutore le aziende tessili del territorio, ponendosi quindi in una posizione di strumentalità rispetto alla specializzazione tradizionale. In altre parole, le politiche pubbliche, seppur di ampio respiro, non sono state focalizzate sulla promozione di un settore autonomo e in parte scollegato da quello tessile, ma hanno favorito azioni congiunte che nel tempo hanno legato le aziende Ict locali agli andamenti del comparto manifatturiero. Tra gli interventi di maggiore interesse, sia per il respiro strategico che in termini di innovazione istituzionale, il progetto Sprint (Sistema Prato Innovazione Tecnologica), promosso da Enea, UIP, CNA e Associazione mandamentale dell artigianato pratese, ha rappresentato un caso di assoluta rilevanza. Il progetto nasce nel 1983 con lo scopo di favorire l innovazione tecnologica e organizzativa del sistema economico e produttivo dell area. Tre sono le linee di intervento. La prima, definita Progetto telematica, intendeva dotare Prato di una rete di servizi telematici per facilitare la circolazione delle informazioni tra gli operatori locali e fra questi e alcuni interlocutori esterni. Gli esiti, anche a causa dei conflitti tra i soggetti operanti nel sistema locale, non sono stati tuttavia soddisfacenti. La seconda linea di intervento riguardava invece il Progetto Infratecnologia. In questo caso, l obiettivo era quello di introdurre nel sistema produttivo pratese soluzioni avanzate [ ] sviluppate anche in ambiti diversi dal tessile. Infine, per quanto concerne le iniziative promosse nel campo della R&S, possiamo 4 Isfol (1988), Le relazioni industriali nelle aree innovative in Italia. I casi di Tecnocity, Tecnopolis e Sprint, Roma, Franco Angeli. 5 Bellandi M. e Trigilia C. (1991), Come cambia un distretti industriale: Strategie di riaggiustamento e tecnologie informatiche nell'industria tessile di Prato, In Economia e Politica Industriale, vol. 70, pp , Roma, Franco Angeli. 7

8 menzionare il Progetto Cad, la robotica, il Progetto Tintoria e quello Energia-Ambiente. L avvio delle attività previste è stato tuttavia molto più lento di quanto ipotizzato, ottenendo scarsi risultati dal punto di vista concreto 6. Poiché i contributi precedenti hanno messo in evidenza alcune criticità riconducibili a situazioni di stallo e di lock-in del sistema locale, nello scorso rapporto, a partire dalla letteratura sul settore, avevamo indicato alcuni suggerimenti di policy utili per consolidare il cluster pratese e favorire la crescita di quello metropolitano. Tra gli interventi presentati, avevamo richiamato la necessità di consolidare il tessuto produttivo esistente, anche valorizzando le risorse economiche locali non utilizzate. Il passo successivo è stato quello di provare a discutere tali suggerimenti coinvolgendo direttamente gli imprenditori all interno di focus group. L obiettivo di questo rapporto, infatti, è quello di fornire un quadro di interventi che, a partire dalle analisi di contesto, risulti coerente con le aspettative delle imprese. Agli incontri hanno quindi partecipato imprenditori differenti ma riconducibili ai due tipi di imprese prima richiamati: da lato troviamo le imprese predatrici (descritte nel primo capitolo), ovvero aziende con reti più lunghe e con una minore dipendenza dalle specializzazioni locali e, dall altro, le imprese imbrigliate (presentante nel secondo capitolo) che mostrano invece una maggiore simbiosi con il territorio. Si tratta, in questo caso, di aziende più dipendenti dal tessuto produttivo locale e quindi più soggette alle evoluzioni della congiuntura economica. I temi affrontati nei confronti sono stati principalmente tre. Il primo, che ha messo al centro la dimensione territoriale, aveva l'obiettivo di sviluppare un ragionamento sui punti di forza e debolezza del territorio a partire dalle caratteristiche delle singole imprese. Il secondo, invece, ha cercato di descrivere le criticità del mercato del lavoro locale affrontando, più in generale, il tema della formazione (sia secondaria che universitaria). Il terzo tema, infine, si è focalizzato sulle innovazioni non realizzate. In altre parole, abbiamo chiesto agli imprenditori di parlare dei progetti ritenuti meritevoli ma che, per cause interne, legate alla struttura e l'organizzazione aziendale, o esterne, connesse con le caratteristiche del territorio, non sono stati portati a termine. Ragionare sull'innovazione non realizzata consente infatti di affrontare il tema delle politiche per il consolidamento del cluster. L'ultimo focus group, integrato da una serie di interviste in profondità, ha infine riguardato il tema delle competenze degli studenti e, più in generale, della formazione (capitolo tre). Il confronto con gli imprenditori ha infatti confermato alcune criticità già emerse nel precedente rapporto a proposito delle caratteristiche delle risorse umane presenti sul territorio. In questa prospettiva, la presenza di competenze (sia di base che trasversali) non adeguate e il fragile legame con il mondo delle imprese degli istituti superiori e dell università, compromettono da un 6 Isfol op. cit., pp

9 lato, il consolidamento e la crescita del settore e, dall'altro, ridimensionano le chance occupazionali e la propensione all'imprenditorialità degli studenti. Il rapporto si conclude con alcuni suggerimenti di policy che, a partire dalle caratteristiche istituzionali del contesto, si sviluppano lungo tre assi di intervento: formazione, connessione, innovazione. 9

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11 1. Un ecosistema per le imprese predatrici Le imprese dell information e communication technology del contesto pratese possono essere classificate in quattro tipi ideali a seconda del loro posizionamento lungo due assi: da un lato, la quota di mercato extralocale posseduta in confronto alla quota locale, dimensione questa evidentemente condizionata dall esposizione dell azienda rispetto al settore tessile-abbigliamento; l altra dimensione polarizza invece l età dell impresa e dell imprenditore. Questo secondo indicatore aiuta non soltanto ad approssimare la solidità economico-finanziaria dell azienda, ma anche l appartenenza cognitiva degli imprenditori a mondi tecnologici in continua evoluzione, da approcci hardware based, ad altri software based, per arrivare a quelli internet and mobile based. Già nel precedente rapporto, due dei quattro tipi costruiti con l esercizio tipologico accennato, quelli delle imprese con quote di mercato extralocale superiori alle quote locali, sono stati etichettati come imprese predatrici, locuzione che evoca la propensione di queste imprese alla crescita e alla conquista di nuovi mercati. All interno di questo gruppo, seguendo la seconda dimensione proposta, si può poi distinguere tra un binomio di imprese meno recenti, che negli anni hanno saputo crescere fino a divenire player nazionali, e una nuvola di altre imprese, anch esse fortemente competitive anche al di fuori del contesto pratese, ma di più recente costituzione. Le imprese predatrici sono pertanto caratterizzate da una maggiore propensione all innovazione, da una forte specializzazione in nicchie di mercato, dall impiego di forza lavoro qualificata, da un organizzazione aziendale più terziarizzata, ovvero più attenta alla ricerca e sviluppo, al marketing e alla distribuzione di prodotti e servizi. Queste attività imprenditoriali hanno subito meno di altre la crisi economico-finanziaria e, seppur in un quadro di minore espansione rispetto al passato, manifestano prospettive di crescita nel medio periodo. Le imprese meno giovani, fondate negli anni 80, sono quelle più consolidate, tanto da avere un numero di dipendenti superiore alle 100 unità e un fatturato di una decina di milioni di euro. Una delle due imprese che fanno parte di questo gruppo ha meritato in passato premi nazionali per l innovazione, che ha riconosciuto la trentennale attività di distribuzione e assemblamento di hardware e soluzioni sistemiche complesse. L altra è un impresa localizzatasi solo di recente a Prato, è quotata in borsa, vanta un intensa attività di ricerca e sviluppo, molteplici 11

12 collaborazioni con centri di ricerca regionali e extraregionali e, infine, dispone di collaborazioni privilegiate con grandi clienti nazionali e internazionali. Le imprese più giovani sono ovviamente più piccole, sia come personale che come fatturato, nonostante questo sia in molti casi consistente e in forte crescita. Si tratta di leader nazionali nei linguaggi di programmazione, di imprese di sviluppo di software e firmware open source per grandi imprese italiane, di imprese leader nell informatica applicata ai beni culturali, di aziende strategicamente specializzate nelle applicazioni mobili e nello sviluppo di gestionali per imprese del settore finanziario. Non mancano infine webdesigner che, sfruttando la loro vena creativa e le loro relazioni, estendono la loro presenza anche su mercati nazionali ed esteri. Per quanto diverse, specialmente sul piano delle disponibilità finanziarie e della capacità di investire in attività di ricerca, queste imprese hanno molti aspetti in comune: dalla necessità di beni collettivi che possano accrescerne la competitività al bisogno di un sistema formativo che sappia adattarsi progressivamente all evoluzione tecnologica. Inoltre, le aziende mostrano una forte esigenza di competere attraverso processi innovativi che passano sia da vie interne e che da vie esterne. Di seguito riporteremo i risultati di un focus group realizzato con 7 imprenditori afferenti a questo idealtipo di imprese e di 10 interviste in profondità realizzate con gli imprenditori tra il 2012 e il Forza e limiti della città degli stracci Gli imprenditori danno un giudizio positivo del contesto industriale pratese: estremamente flessibile, con un elevata cultura imprenditoriale, dotato di buoni servizi, facilmente accessibile da tutta l area metropolitana, con disponibilità di spazi industriali a costi ridotti. Alcune delle imprese più innovative si sono localizzate nell area pratese per poter sfuggire ai costi di congestione di Firenze (es. traffico, costo degli affitti e degli immobili industriali). Inoltre, contrariamente alla sua dimensione effettiva, Prato è percepita come una città piccola, dove le persone si conoscono e le relazioni tra imprenditori sono strette. Questa percezione, sicuramente riconducibile all intensità di relazioni tra la moltitudine di imprenditori che hanno da sempre costituito l elemento distintivo della storia distrettuale della città, innesca, tuttavia, delle attese relazionali che non trovano riscontro nella realtà. Le collaborazioni effettive tra le aziende del cluster Ict, e tra queste e le altre aziende nel contesto pratese, non sono infatti intense. Le aziende più isolate, ma estremamente connesse sul piano regionale e nazionale, sono soprattutto quelle che si sono localizzate solo di recente nell area pratese. Il carattere intangibile dei servizi Ict permette infatti loro di servirsi del territorio come di una piattaforma per la conquista del mercato metropolitano e nazionale. Viceversa, le imprese fondate dagli imprenditori locali gestiscono reticoli densi, sia sul piano locale 12

13 che su quello extra-locale. Tuttavia, difficilmente le reti sociali corte, generatesi per appartenenza ad una comunità distrettuale, si sono fino ad oggi trasformati in occasioni di collaborazione industriale fattiva. Io è tanti anni che conosco Riccardo, ogni volta che ci si vede si dice facciamo qualcosa insieme, ma ogni volta non si riesce, perché ognuno è concentrato sul suo. [imprenditore 5]. Che ci conosciamo è vero ma da lì a fare collaborazione è un altro discorso. Che esista la relazione non significa che ci sia collaborazione [imprenditore 1]. La conoscenza personale è elevata, ma vi è poi difficoltà a condividere i progetti di business quindi a fare sinergie qui all interno del territorio pratese [imprenditore 2]. La scarsa capacità di mettersi in relazioni di mercato non è tuttavia dovuta alla chiusura aprioristica delle imprese a collaborazioni esterne. Solo in un caso abbiamo riscontrato una strategia di autosufficienza e autopoiesi, ovvero un affidamento esclusivo sulla capacità delle risorse interne nel rinnovare le sfide provenienti da commesse esterne di imprese esigenti. Al contrario, le imprese predatrici sperimentano continuamente collaborazioni con altre imprese. Gli esempi nel contesto pratese sono molteplici: si ha il caso della collaborazione sistematica tipica di chi costruisce regolarmente partenariati per rispondere a bandi pubblici nazionali per la valorizzazione di plessi museali; relazioni più strutturate tra imprese che appartengono alla stessa holding, collaborazioni tra imprese e professionisti del settore locali e extra-locali volti a soddisfare i picchi del mercato e la carenza di competenze non disponibili. Si possono poi elencare le relazioni tra il contesto produttivo le università e i centri di ricerca che riguardano sia la formazione e il reclutamento di giovani qualificati sia le attività di ricerca e sviluppo congiunta. Date le caratteristiche delle politiche pubbliche regionali in materia di innovazione, che recentemente hanno finanziato sistematicamente la costituzione di partenariati di impresa e università, in questi ambiti la dimensione relazionale è spesso mediata dalla disponibilità di finanziamenti pubblici. In proposito, alcuni degli attori ascoltati mettono in luce che questi progetti hanno spesso il limite intrinseco del carattere strumentale delle collaborazioni: Io ho partecipato [a un bando], c è un obiettivo e richiede competenze diverse, finito il bando si torna a casa. [ ] Si fa squadra, ma il progetto viene segmentato da A a Z, ma poi io faccio da A a B e le mie competenze rimangono lì. Te ti agganci con i tuoi fili al mio output e poi si va avanti: questa non è collaborazione, non crea sinergia, si spezzetta un progetto, è una logica di messa a sistema di un progetto, ma è una collaborazione strumentale [imprenditore 7]. 13

14 O, in alternativa, manifestano apertamente la tipica difficoltà a conciliare le diverse esigenze degli attori che partecipano al finanziamento: Il problema dei progetti congiunti è che sono sempre un compromesso, è questo il limite vero, non è uno strumento che per tutti è chiaro che deve portare a supportare qualcosa che va sul mercato. I compromessi sono tra le esigenze aziendali e quelle di ricerca delle università [ ]. Tante volte questi progetti rappresentano per l'università, che in questo momento sta passando una situazione difficile, delle occasioni per finanziare assegni di ricerca, che va anche bene, l'azienda è disposta a investire, ma poi dipende da quel è il risultato. A noi interessa il time to market [imprenditore 5]. Le imprese confermano, tutto sommato la loro natura di attori relazionali, ma hanno ben chiaro che il capitale sociale che detengono, così denso in una realtà distrettuale come Prato, potrebbe fare da leva per opportunità più ampie, in grado di superare le collaborazioni ordinarie. Per tale ragione, le imprese predatrici esprimono esplicitamente l esigenza di un soggetto esterno che sappia orchestrare queste reti, possa dare loro continuità agli accordi presi e, infine, che abbia una funzione di forecasting tecnolgico. Serve qualcuno che dia continuità, che sia incentivato a coinvolgere le aziende a proporre progetti e non che si fermi a una collaborazione come adesso, che sento Riccardo alle 7 di mattina e mi dice: proprio te, c ho un progetto che ti può coinvolgere. Serve un esterno che dia una certa continuità [imprenditore 1 ]. La relazionalità personale va bene, proviamoci, andiamo a cena insieme, è comunque importante perché ci da credibilità e autorevolezza, ma quello che serve è una relazionalità a livello di impresa, che serve a collaborare verso un obiettivo che qualcuno ci dice sia quello giusto [imprenditore 5]. Le potenzialità per l attivazione di queste relazioni sono poi elevate nella misura in cui il timore di comportamenti opportunistici non scoraggia la propensione alla collaborazione di queste aziende. Trattandosi di imprese molto specializzate (verticalizzate nel linguaggio degli intervistati) non sembrano avere preoccupazione nel svelare le proprie capacità: Noi non abbiamo segreto industriale, anzi, da un lato facciamo R&S per altre aziende, dall altro adottiamo la logica dell open source formando centinaia di persone all utilizzo di alcuni linguaggi [imprenditore 3]. Noi abbiamo competenze verticali, confrontarci con altre competenze potrebbe essere utile per avviare nuove collaborazioni [imprenditore 4]. Se io devo condividere con un competitor i miei asset a maggior valore aggiunto certamente ho timore, non lo faccio [ ]. Se poi i devo condividere con qualcuno con cui non ho niente da spartire allora ho timore. Ma se si ha 14

15 un obiettivo comune nel quale il gioco non è a somma zero allora va bene [ ].Gli obiettivi e i mercati sono talmente vasti che la paura della competizione è veramente stupida [imprenditore 5]. Viceversa il problema del free riding sembra porsi maggiormente per le imprese meno mature. In particolare, queste sembrano maggiormente esposte al timore che altri possano defraudarle della loro idea. Questo atteggiamento di chiusura da parte delle imprese più giovani alle collaborazione strategiche è amplificato quando si tratta di collaborare con imprese più grandi, non percepite come pari. Questo tipo di collaborazioni sono invece fortemente cercate da imprese consolidate, che vedono nella collaborazione per vie esterne con giovani imprese innovative una strada per accrescere la loro competitività: Per noi è davvero difficile mettersi si in partnership con molte startup, piccole imprese che fanno ricerca all interno dei poli o degli incubatori. Anzi di solito queste imprese sono chiuse nel mettere sul tavolo le loro competenze, proprio per paura della grande impresa possa sfruttarle. La difficoltà della relazione con queste strutture è questa: i piccoli hanno un tasso di innovazione elevato ma hanno paura, le grandi hanno grandi competenze commerciali ma magari una carenza nell innovazione nella capacità di fare ricerca e sviluppo che tanto costa all imprenditore [imprenditore 2]. Anche in questo caso appare dunque centrale la presenza di un mediatore che sappia generare fiducia tra imprese di diversa dimensione. Tuttavia, le imprese oggi non riescono a individuare nel contesto degli attori pubblici locali dei soggetti in grado di svolgere questo ruolo. Già nel rapporto 2012 si era più volte messo in una sfiducia generalizzata verso le istituzione locali. Da un lato, alle associazioni di categoria non è quasi mai riconosciuta la capacità di aggiungere fattori di competitività al settore. Dall altro, gli attori del governo locale sono tacciati di eccessivo conformismo rispetto all identità tessile della città o, nel caso in cui questi effettuino cambi di passo nella promozione dell innovatività, le loro iniziative sono giudicate scarsamente efficaci. C è un progetto per un laboratorio tecnologico nel Creaf. Ma c è una polemica politica incredibile, destra contro sinistra, che a noi non interessa. Abbiamo mandato una proposta concreta scritta, su richiesta del Creaf, dicendo che siamo disponibili a prendere in affitto 500 metri quadrati per occuparlo con le nostre strutture; eravamo disponibili ad usare aule e auditorium, fare eventi. Insomma, animare un carrozzone con un servizio utile. Ma non ci hanno nemmeno risposto alla mail e adesso, a distanza di mesi, continuo a leggere sul giornale che la struttura non è pronta [imprenditore 3]. 15

16 Alla sfiducia nei confronti dei governi locali si aggiunge una diffusa percezione di inadeguatezza delle istituzioni formative, sia secondarie che terziarie, oggetto specifico del prossimo paragrafo Un offerta formativa che guarda al passato Quando le imprese sono messe a confronto con il tema delle organizzazione formative il giudizio di inadeguatezza sulla loro attività è unanime. Il primo degli aspetti a essere criticato è la capacità delle scuole e delle università di ridefinire i programmi didattici per adeguarsi ai mutamenti del mercato. Il Buzzi c è sempre stato e rimarrà quello. Sforna periti tessili su un mercato in cui di periti tessili non se ne riesce più a inglobarne. Ci vorrebbero veramente scuole flessibili, che si adattano. Che cosa chiede oggi il mercato? Meno periti tessili e più periti informatici [imprenditore 6]. Se a Prato si palesa un settore come l Ict, in modo naturale dovrebbero ridursi, per esempio al Buzzi, le sezioni del tessile tradizionale e aumentare naturalmente quelle dedicate all informatica [imprenditore 7]. Il secondo punto di critica è invece specificamente collegato al tipo di competenze impartite agli studenti di medie superiori e università, queste sono infatti ritenute poco attinenti a quanto oggi è richiesto nelle aziende. Noi abbiamo fatto fare stage a studenti del Dagomari, sono arrivati con conoscenze completamente da resettare. Sapevano il web perché vanno su facebook ma non conoscono cosa vuol dire fare il web. Gli ho chiesto dove erano arrivati a scuola, mi hanno detto Access, un database. Se gli fai vedere un telefono lo sanno usare perché hanno lo smartphone, ma non sanno di programmazione. Escono di lì ed è come se non avessero fatto nulla. Da un Dagomari, io l ho fatto vent anni fa, mi aspetto che insegnino quello che viene utilizzato fuori, la parte mobile, ma anche lo stesso web, in ogni caso qualcosa che poi fuori trovano. [imprenditore 1]. Il problema è trovare risorse qualificate. Le università italiane sono ottime ma non molto pratiche. Quando uno esce, se non si è dedicato per conto suo allo studio di altre cose, non sa fare niente. Alcune volte prendiamo stagisti, anche molto ben laureati, con l intento di formali e assumerli, ma dopo 3-6 mesi, quando escono dallo stage sono ancora molto acerbi [imprenditore 3]. Il problema è che oggi non sono assolutamente preparati sul modello, sono magari preparati su Java ma non hanno fatto il Cloud, che è una modalità diversa, che è un paradigma diverso, non hanno sicuramente l orientamento al tipo di mercato che dobbiamo seguire oggi. Poi certe volte manca proprio la conoscenza della tecnologia in sé [imprenditore 5]. 16

17 Noi puntiamo più su laureati con competenze diverse in campo umanistico: storici dell arte, gente che sa scrivere, ci servono grafici, sviluppatori software. Ci servono anche figure molto specializzate, come l exibit designer, ma quelle si trovano soltanto all uscita da un master che forma 40 persone l anno in Italia [imprenditore 6]. Gli imprenditori che hanno partecipato al focus group delle imprese predatrici segnalano poi che la distanza tra ciò che è impartito a scuola e quanto invece serve nel mercato del lavoro cresce più che progressivamente. Ritengono infatti che l avanzamento tecnologico repentino che caratterizza il settore Ict crei un abisso tra un corpo insegnante poco propenso all aggiornamento auto-formativo e imprese che per, mantenere la propria posizione di leader tecnologici, adottano prontamente i nuovi linguaggi e le nuove tecnologie. Non è soltanto questione di non insegnare esclusivamente la teoria, ma anche di formare rispetto alle applicazioni di tecnologie moderne. Se oggi gli facessi un corso di programmazione mobile uno studente sarebbe all avanguardia, ma magari tra due anni non lo sarebbe più. I professori devono stare dietro a queste tecnologie. L industria del software vuole questo. A me non serve a niente se sai un po di Java, andava bene 10 anni fa, a me serve che tu sappia fare altre cose più moderne [imprenditore 3]. Il comitato d indirizzo presente nelle università è fallito. [ ] Non mi serve a niente il Fortress o il Pascal, e nemmeno il Java o il Phyton, se non gli insegni il modello di funzionamento della rete. Prima dobbiamo vedere se i professori sono preparati, se non lo sono dovremmo preparare prima loro. Facciamoli venire in azienda [ ]. Noi siamo disposti a fare un investimento sui professori, basta che insegnino bene [imprenditore 5]. La selezione del personale è dunque meno basata sulla presenza di competenze acquisite durante l università o la scuola superiore, quanto per le competenze trasversali che i candidati mostrano. Prima tra tutti la passione e la capacità di imparare. Noi notiamo una scarsa preparazione a livello di base, sulle tematiche. Quello a cui puntiamo è la curiosità rispetto all argomento, ma anche altre attitudini, come lavorare in team, essere orientati agli obiettivi, lavorare in termini di business. Al di là dell eccellenza e del genio, che è difficile da trovare, cerchiamo persone che abbiano voglia di imparare [imprenditore 2]. Io assimilo scuole e università, che hanno pregi e difetti comuni. Sono convinto che la persone che escono dall università o dalle superiori non sono in grado di lavorare. Non valgono né i 40mila né i 20mila euro che li paghiamo, non producono davvero la cifra che costano. Chi ha la preparazione opportuna è chi ha la passione personale, che fa cose in più, dove le cose in più non sono la teoria ma la pratica, conoscere gli strumenti, 17

18 i metodi di sviluppo e soprattutto le tecnologie moderne, sa fare una app mobile, eccetera. Queste cose qui non vengono insegnate [ ]. Per cui nessuno che sia uscito da ingegneria o da un ITI è stato in grado di essere assunto dalla nostra azienda a meno che non avesse la passione personale [imprenditore 3]. Quindi è importante che lo studente abbia le basi generali, che poi io formo. Il vero problema è portare una persona in azienda che costa 40mila euro l anno. Io gradirei una persona che arriva neutra con i rudimenti di base e con una grossa capacità di apprendere, che abbia un costo al primo anno che gli permetta di farsi il suo progetto di vita [ ], ma senza il costo così importante per il conto economico [imprenditore 7]. Le imprese predatrici impiegano dunque molte risorse per la formazione del loro personale. Per questa ragione, alcune di loro hanno anche contribuito ad avviare percorsi di formazione associata: un impresa ha svolto corsi all interno del Master in Multimedia dell Università di Firenze attraverso cui ha potuto selezionare alcuni dei migliori studenti per posizioni di stageur; un altra ha trovato il proprio personale dopo essere stata coinvolta nelle attività formative della Scuola Superiore di Tecnologie Industriali di Firenze, una terza sta invece cercando di sopperire alla carenza di personale qualificato facendosi capofila di una cordata di imprese da coinvolgere, su iniziativa della Cna locale, in un corso di alta formazione finanziato dalla Provincia e organizzato dal Polo universitario di Prato. Anche il tema strettamente connesso con il reclutamento rappresenta una criticità per le imprese ascoltate. I centri per l impiego e le agenzie interinali non rappresentano infatti degli interlocutori adeguati per la selezione di personale qualificato. Le assunzioni avvengono prevalentemente attraverso selezioni di personale che invia il proprio curriculum direttamente sul sito dell azienda o attraverso annunci che l azienda stessa inserisce su portali specializzati. In altri casi, il personale è messo alla prova con attraverso stage concordati con istituzioni formative. Per quanto riguarda gli strumenti di incontro tra domanda e offerta organizzati dalle università (es. Career day), le imprese dell Ict che li utilizzano considerano queste occasioni come delle modalità discrete per concentrare gli sforzi di selezione di nuovo personale. D altra parte, un impresa che vi partecipa con regolarità, lamenta una scarsa efficacia dello strumento in termini capacità di selezionare personale adeguato. Se l intermediazione formale tra università e imprese manifesta molti limiti, lo scambio sembra funzionare in misura maggiore a livello informale. Gli imprenditori che hanno mantenuto contatti con le università in cui si sono formati hanno nel tempo consolidato un legame diretto con i ricercatori che permette loro di entrare in contatto con gli studenti migliori. Anche nel caso in cui gli imprenditori siano privi di reticoli con gli accademici, cosa molto frequente tra imprenditori che non sempre sono laureati, i canali informali sono preferiti a quelli formali. Si tratta sempre di canali comunitari che, a differenza di quelli basati sulle 18

19 comunità professionali universitarie, non promuovono mercati del lavoro localizzati, ma passando spesso per portali web, alimentano un offerta di lavoro extra-locale. Il limite di questi canali, e da qui lo shortage di competenze palesato dalle imprese, è che la collaborazione continuativa con questi soggetti è soggetta alla disponibilità di trasferirsi a Prato, città che, secondo gli intervistati, è poco attraente per queste professionalità. Vi è dunque richiesta di una strategia di rafforzamento del cluster Ict, anche in termini di visibilità nazionale, che abbia anche l effetto indiretto di rendere maggiormente appetibile lo spostamento di forza lavoro qualificata L innovazione nel cassetto La modalità attraverso cui le imprese predatrici perseguono attivamente la generazione di prodotti e processi innovativi ha consistenti elementi di variabilità. Una prima frattura all interno di questo gruppo di imprese passa ovviamente per la dimensione di impresa. Le imprese più grandi e strutturate hanno la possibilità di avviare una varietà maggiore e un numero più consistente di linee di ricerca e sviluppo. Noi siamo quei pazzi con la p maiuscola che spendono tantissimo in ricerca e sviluppo. Noi abbiamo investito in ricerca e sviluppo la maggior parte delle risorse delle marginalità che abbiamo avuto la fortuna e la bravura di fare. Lo facciamo attraverso laboratori interni, collaborazione esterne, anche con un dottore di ricerca fisso al Cnr e progetti con varie università [imprenditore 5]. Noi spendiamo tanto in ricerca e sviluppo, oggi abbiamo cinque progetti di ricerca a livello di Ministero delle Attività Produttive e Ministero dello Sviluppo Economico, oltre ad altri progetti internazionali. [ ] Siamo sempre stati visionari [ ] un po per genesi, perché siamo nati da progetti di ricerca che hanno creato dei prodotti che poi hanno trovato mercato. [ ] Nel nostro settore non ci si può fermare [imprenditore 6]. Al contrario le imprese più piccole manifestano un enorme difficoltà a investire in progetti innovativi che non corrispondono alle esigenze strette delle richieste di breve periodo dei clienti. La nostra azienda è una start up avviata in un momento economico difficilissimo. Per mancanza di liquidità e di fondi e mancanza di personale al momento non riusciamo a sviluppare nuove idee. Il problema è essere piccoli [imprenditore 7]. Noi abbiamo dei progetti che riteniamo innovativi nel cassetto, non siamo riusciti a realizzarli perché siamo una piccola azienda, ci mancano le risorse economiche [imprenditore 1]. Di idee ce ne vengono tante [ ] purtroppo dobbiamo occuparci delle cose che ci sono attualmente, quelle per cui abbiamo dei clienti attivi. Creare 19

20 nuove soluzioni di prodotti, o nuovi progetti, richiede uno sforzo economico non indifferente e io devo far quadrare i conti [imprenditore 4]. Un altra dimensione che permette di distinguere tra i possibili approcci all innovazione riguarda il grado di specializzazione dell impresa in nicchie di mercato. Un elevata specializzazione permette ad alcune di queste di padroneggiare, o addirittura determinare lei stessa, gli avanzamenti tecnologici e, di conseguenza, l innovazione incrementale di prodotti o servizi maturi. Infine, una terza dimensione riguarda l adesione a forme di innovazione chiuse o aperte. Come abbiamo già descritto, alcune imprese hanno rapporti privilegiati con università e centri di ricerca toscani, che utilizzano per svolgere progetti di ricerca congiunti o presidiare alcune specializzazioni tecnologiche. In altre circostanze l innovazione è comunque collaborativa, ma prescinde dai centri di ricerca. Da un lato, è l innovazione orientata al cliente che genera prodotti e servizi taylored. In questo caso l abilità sta nel saper ingegnerizzare richieste che provengono da grandi clienti esterni, siano essi Telecom, BTicino o il Ministero dell Istruzione Università e Ricerca o altre grandi imprese extra-locali. Dall altro, si tratta di un innovazione che matura nelle comunità informatiche internazionali, composte da sviluppatori che collaborano in modalità open source. Le difficoltà che queste imprese incontrano sono pertanto legate a fattori di diversa natura. Le imprese che non hanno difficoltà a investire somme ingenti in R&S individuano quale principale ostacolo all innovatività l imprevedibilità delle traiettorie di mercato. Anche nel nostro caso abbiamo un reparto di innovazione e tecnologia che è addetto a pensare idee innovative, ma abbiamo la difficoltà sia dovuta all investimento economico da fare e anche alla mancanza di un analisi a priori sul posizionamento nel mercato dell innovazione, a volte si lascia spazio all impulso, e poi non ci chiediamo se serve al mercato [imprenditore 2]. Noi abbiamo un innovazione fortissima nell ambito dell Internet of things, sul quale lavoriamo da tempo, che comincia anche a essere commercialmente valida. Abbiamo provato [ ] a introdurla a livello di Telecom come piattaforma per i loro utenti. E piaciuta tantissimo ma troviamo le resistenze nel far capire la tecnologia. Lo scoglio più grande per un innovazione tecnologia che interessa al mercato e farla capire al mercato. Spesso siamo troppo avanti rispetto alla cultura dei decision maker che la devono adottare, non rispetto al mercato, ma rispetto a chi la deve adottare [ ]. E un problema culturale [imprenditore 5]. Il tema della presenza di una domanda poco sensibile all evoluzione tecnologica e alle potenzialità dell introduzione delle nuove tecnologie all interno dei processi produttivi riguarda anche la domanda pubblica: 20

21 Questo è un paese bloccato, nel nostro settore, la cultura, se ci sono da fare dei tagli lì fanno lì, [ è un] paese che non investe in cultura e beni culturali, quando invece dovrebbe essere il primo settore nazionale [imprenditore 6]. Al contrario, le imprese più piccole ritengono che il loro potenziale innovativo potrebbe essere accresciuto con un più semplice accesso al credito. La città è piena di imprenditori, e sappiamo che questi hanno molte risorse, magari messe lì da una parte perché stanno aspettando non si sa cosa. Ho provato a presentare loro la mia idea loro ma la prima cosa che mi hanno chiesto è dopo quanti mesi sarebbero rientrati, non sanno neanche di quello che si parla. Ho provato anche il crowdfunding [ ] ma il progetto è ancora nel cassetto [imprenditore 1]. Insieme a una cinquantina di persone abbiamo fato partire l iniziativa per riportare una banca nella città di Prato, che non si chiama Fatebenefratelli, ma che sarà un istituto che crederà nelle persone, nei progetti, nei giovani e nelle start up e adotterà un modello di business per ridurre le sofferenze e dare modo ai progetti innovativi e interessanti di partire [imprenditore 7]. Nonostante queste diverse esigenze da parte dei differenti tipi di impresa, la discussione interna al focus group ha fatto emergere come la questione del credito sia secondaria rispetto a quella della cultura aziendale che può agevolare, o meno, l accesso al credito e, in ultima istanza, il successo di progetti di innovazione. Buona parte degli imprenditori sono infatti convenuti sull idea che la disponibilità di credito, seppur rilevante in un paese in cui le istituzioni di venture capital sono rare, è un fattore secondario rispetto alla capacità di individuare idee effettivamente in grado di trovare mercato e, soprattutto, alla capacità dell imprenditore di presentare a possibili investitore un idea declinata in modo tale da mettere in luce l effettività del potenziale successo commerciale. Io credo che il problema non sia l accesso al credito [ ]. Primo non c è una visione, per cui tutte le innovazioni che vengono proposte non si capisce dove possono andare a finire. [ ] Da me arrivano [delle persone] con delle idee che per loro sono eccezionali ma io [ ] chiedo subito il business plan. Perché questo dimostra come hai pensato l idea e come il mercato la possa ricevere, perché dal punto di vista dei costi è molto facile, ma spiegarlo sul versante dei ricavi è difficile. [ ] Allora cosa ci vuole: [ ] ci vuole sicuramente un idea tecnologica, ma serve anche dargli un minimo di struttura, servono degli step di produzione, marketing, ma c è anche la parte del personale e dell organizzazione che non sono banali [ ]. Il credito non è un problema [imprenditore 5]. La messa in produzione di nuove idee attraverso il ricorso al finanziamenti esterni è complicata dalla cultura imprenditoriale che, anche per le imprese più piccole del settore Ict, biasima la cessione della quota di maggioranza della propria impresa. Alcuni 21

22 di questi imprenditori chiedono infatti l intervento di fondi di venture capital o di business angel senza però essere disposti ad accettare che agli investimenti effettuati da queste società corrispondano quote della società su cui la società di venture intende scommettere. [imprenditore 7]: Io ho partecipato ad un progetto di consulenza di business angel [ ] per rilevare un azienda. In un processo di questo tipo a quello che ti ascolta cosa gli rimane in mano? [imprenditore 5]: Una percentuale della start up. Una quota che può variare dal 30 al 40 o al 60%. Dipende dallo stadio di avanzamento dell idea [ ]. [imprenditore 7]: [ ] entrare in una logica di start up vuol dire togliere un po dell amore che hai nel tuo progetto e vederla in un ottica business. [ ] per iniziare questo percorso serve fare una riflessione personale e culturale che ti porta a dire che l azienda non è un fine ma un mezzo [ ]. [imprenditore 5]: Oggi è difficile pensare che un idea la si può portare avanti da solo. Io ho un azienda, che l ho fondata io, ma oggi ho però altri soci con cui ho condiviso il capitale. Oggi io ho solo un quarto del capitale [ ] L azienda che ho fondato 15 anni fa era di dimensioni minimali, eravamo 3-4 persone, cento per cento mia, oggi ho una società quotata che ha potenzialità di diventare leader di mercato. Se la vivi in modo padronale non andiamo da nessuna parte, serve una logica imprenditoriale. [imprenditore 1]: Se non si ragiona in termini imprenditoriali non si collabora! Questo stralcio di dibattito serve a mettere in luce la complementarietà tra di imprese che, pur accomunate da una spiccata propensione all innovazione, subiscono l effetto della differenza dimensionale. La grande impresa, che ha le risorse finanziarie per effettuare attività di ricerca per vie interne e che collabora con altre grandi aziende con il ruolo di clienti, fornitori o collaboratori di fase o con università e centri di ricerca, ha tutto l interesse a entrare in contatto con giovani imprese innovative, che grazie alla loro freschezza hanno maggiore propensione a sviluppare idee nuove. D altra parte quello che serve a queste imprese più giovani è proprio la possibilità di sviluppare l idea in tempi utili affinché una competizione internazionale piuttosto serrata non bruci sul tempo la sua immissione sul mercato. In questa fase la collaborazione di una grande impresa, interessata a esplorare nuovi segmenti di mercato, può senz altro rappresentare una risorsa sia in termini di risorse finanziare - la cui contropartita è inevitabilmente la cessione di alcuni asset ma anche da risorse immateriali, come i suggerimenti da parte di chi conosce più da vicino le caratteristiche dei clienti e, più in generale, dei mercati e le modalità attraverso cui un idea può percorrere la strada fino 22

23 all industrializzazione senza perire nel tratto di percorso intermedio, per l appunto conosciuto come death valley dei progetti imprenditoriali Conclusioni: il fabbisogno delle imprese predatrici Il panorama Ict pratese è molto frastagliato, anche all interno del gruppo delle imprese predatrici si sono riscontrate differenze relative prevalentemente legate alla dimensione d impresa e alla specifica nicchia in cui le imprese si sono specializzate. Nonostante ciò sono emerse delle indicazioni chiare da parte delle imprese sui fattori che potrebbero accrescere la competitività particolare, come quella dell intero cluster. In primo luogo, appare evidente la difficoltà dell agglomerazione locale di creare sinergie. Le attività collaborative sono infatti prevalentemente di natura extra-locale e basate sulle catene di clienti e fornitori. Manca invece quell ibridazione territoriale di natura intersettoriale che potrebbe sviluppare innovazioni al margine e fare da leva per l attivazione nel mercato del capitale sociale già disponibile degli imprenditori locali. Tuttavia, per dare continuità e garanzie alle imprese preoccupate da possibili comportamenti opportunistici è espressa la richiesta per un soggetto terzo, legittimato nella sua capacità di indirizzo tecnologico e nella possibilità di dare valore a risorse relazionali prodotte all interno del cluster e tra questo e altri contesi vicini. In maniera complementare è inoltre emersa l esigenza di uno o più soggetti, che aiutino le start up o le imprese più piccole a trovare la strada per l accesso al credito. Si tratta di ruolo da broker che svolga la funzione di acceleratore d impresa. Diversamente dalla funzione di mediazione delle relazioni questa funzione non dovrebbe essere necessariamente svolta da un soggetto terzo. Da questo punto di vista è infatti emersa la possibilità di una forte integrazione tra il ruolo delle imprese predatrici più grandi e quello delle start up, già costituite o di possibile nuova costituzione. Infine, è incontrovertibile l insoddisfazione delle imprese per le competenze attualmente disponibili sul mercato del lavoro specializzato. Tra le indicazioni più condivise troviamo sicuramente una maggiore sintonia tra percorsi formativi secondari e terziari ed esigenze delle imprese e la formazione continua dei formatori rispetto all evoluzione tecnologica. Si tratta di tre tipi di fabbisogni distinti che possono essere perseguiti con un ventaglio di strumenti molto ampio il cui approfondimento è riservato al quarto capitolo. 23

24 24

25 2. Le imprese imbrigliate. Tra radicamento e competitività Come abbiamo anticipato nel capitolo precedente, con aziende imbrigliate ci riferiamo alle imprese che presentano un maggiore legame con il contesto locale sia per quanto concerne la percentuale di fatturato riconducibile al settore del tessile-abbigliamento sia rispetto alla quota di clienti localizzati all interno del territorio provinciale o metropolitano. In questa prospettiva, la forte vicinanza al contesto locale e il numero ristretto di reti lunghe rende queste aziende più dipendenti tanto dalle dinamiche congiunturali quanto dai limiti strutturali delle imprese del distretto. All interno di questo insieme possiamo inoltre distinguere le imprese sulla base dell anno di fondazione e dell età dell imprenditore. Sono infatti presenti aziende storicamente radicate, o comunque legate a precedenti esperienze riconosciute nel contesto locale, e imprese più recenti. Il richiamo ai rischi del territorio non deve tuttavia trarre in inganno. Molte di queste imprese hanno infatti maturato legami fiduciari e competenze specifiche che le rendono leader in precise nicchie di mercato. Tuttavia, il forte legame con un preciso settore o la vicinanza con le aziende locali condiziona in maniera peculiare le strategie aziendali, le dinamiche innovative e le modalità di finanziamento. Tali limiti siano stati nel tempo affrontati ricorrendo a strumenti ad hoc (come nel caso del progetto SPRINT), volti a incrementare il know how informatico delle imprese e delle pubbliche amministrazioni. Nonostante ciò, in presenza di risultati non in linea con le aspettative, gli imprenditori sono stati costretti ad affrontare i rischi legati alla dipendenza dal territorio in maniera autonoma. In altre parole, in assenza di una precisa regia istituzionale, le innovazioni organizzative sono state prevalentemente di tipo incrementale, piuttosto che sistemico, con riadattamenti in prevalenza guidati dalla domanda. Siamo cresciuti in maniera esponenziale fino a qualche anno fa ma non avevamo una forza commerciale. Fino a ieri abbiamo, fortunatamente, subito la domanda, ci venivano a cercare [ ] È stato un bene ma anche una colpa, perché potevamo fare investimenti diversi e governare e non subire la crescita [imprenditore 11]. 25

26 Sebbene di fronte al continuo mutamento delle esigenze delle imprese locali una simile evoluzione abbia sicuramente consentito lo sviluppo di risposte eterogenee e flessibili, consentendo così la sopravvivenza e la specializzazione delle aziende informatiche, queste strategie adattive sembrano oggi rappresentare un limite esplicito. È tuttavia interessante notare come, anche per aziende così radicate, le strategie organizzative abbiamo comunque reso le imprese informatiche sempre più autonome, consentendo così la nascita di un settore che, seppur in parte ancora strumentale al settore tessileabbigliamento, presenta oggi una maggiore autonomia. Le debolezze delle imprese che emergono dai focus group sono per lo più legate a un mercato ristretto e popolato da aziende di piccole dimensioni che richiedono risposte dinamiche e flessibili. In altre parole, per quanto concerne le difficoltà interne, queste aziende ripropongono i limiti tipici dei sistemi basati sulle PMI, dove l estrema dinamicità si associa alle criticità dimensionali e all incapacità di raggiungere quella massa critica necessaria per fare un salto di qualità. L obiettivo del focus, che nel complesso ha coinvolto sei imprese, non era tuttavia quello di confermare alcuni elementi già emersi nel precedente rapporto, quanto piuttosto di mettere in evidenza le debolezze del contesto locale e i possibili interventi per migliorare la competitività e l attrattività del territorio. A questo proposito, le difficoltà incontrate dai partecipanti possono essere così sintetizzate: scarsa visione dei soggetti locali, imprese e amministratori, sul settore. Con ripercussioni negative sugli investimenti (per quanto concerne le imprese) e, più in generale, sul rinnovamento imprenditoriale; Collegamenti limitati tra i diversi operatori del settore, che ridimensionano la possibilità di collaborazioni tra imprese ICT operanti in specializzazioni differenti ma integrabili, e tra queste e le aziende manifatturiere, sia locali che metropolitane; mancanza di infrastrutture telematiche adeguate; assenza di credito finalizzato; capitale umano e mercato del lavoro locale. Questi elementi di staticità vengono gradualmente ridimensionanti quando dalle criticità si passa al confronto sui punti di forza. La discussione ha infatti consentito di evidenziare le potenzialità latenti del territorio, favorendo l acquisizione di una maggiore consapevolezza da parte dei partecipanti rispetto alle prospettive di crescita. Così, dopo un iniziale pessimismo connaturato con la crisi economica globale, le difficoltà strutturali delle imprese distrettuali e gli investimenti decrescenti nel tempo da parte delle pubbliche amministrazioni, è 26

27 maturata la consapevolezza delle opportunità collegate al settore in sé e delle potenzialità di crescita nel rapporto con le imprese locali. Allargando lo sguardo al contesto metropolitano, infatti, gli imprenditori hanno sottolineato come la presenza di una potenziale domanda, che supera i confini del tessile, possa rappresentare un bacino interessante per sopperire alla chiusura di alcuni segmenti di mercato nel sistema locale. Come discuteremo meglio nelle prossime pagine, simili considerazioni richiamano interventi differenti. Da un lato, emerge la richiesta di strategie che consentano di allargare il bacino dei potenziali clienti, aumentando l autonomia delle imprese dal tessuto produttivo tradizionale, dall altro, vengono sottolineate le opportunità inerenti ad una maggiore integrazione con il tessile-abbigliamento. Si tratta, in altre parole, di strategie che potrebbero consentire di allungare le reti a livello metropolitano e rinforzare le interdipendenze a livello locale, migliorando così la competitività delle imprese manifatturiere pratesi. Per quanto concerne gli elementi di criticità, il focus group evidenzia come l attuale costruzione degli strumenti di incentivazione e, più in generale, dei bandi pubblici, sia spesso inadatta per risolvere le esigenze delle imprese. Anche il sistema della formazione e il funzionamento del mercato del lavoro vengono percepiti come punti deboli. Questi temi, sui quali torneremo successivamente, anticipano una necessità che diventerà manifesta nel confronto: per queste imprese, infatti, più che la questione dei clienti è fondamentale il ruolo della forza lavoro. Le criticità del mercato del lavoro locale ne influenzano anche la fluidità: l elevato costo del lavoro ridimensiona infatti la possibilità delle imprese di investire in formazione, mentre l assenza di figure con solide competenze di base tende a irrigidirne la circolazione. Le persone le abbiamo create negli anni e questo costa. Se uno va via, c è da spararsi [imprenditore 12]. Così, nonostante le opportunità di mercato, il binomio alto costo del lavoro/scarsa preparazione produce effetti perversi tanto per i lavoratori quanto per le imprese, diminuendone le prospettive di crescita. Ma il tema della qualità della forza lavoro non riguarda solo le competenze di base. Dal confronto emerge come molti giovani che escono dalle scuole superiori non siano in grado di rapportarsi con le imprese. Manca, in altre parole, un set di competenze trasversali che stimoli gli imprenditori a immaginare progetti di investimento in giovani neo-diplomati. In ogni caso, il rapporto tra istruzione e imprese - coinvolgendo anche soggetti come le università - si configura come una questione di portata più generale. Anche spostando l attenzione sulla dotazione infrastrutturale, emerge un giudizio meno roseo sulla qualità delle infrastrutture. Nel precedente rapporto avevamo messo in 27

28 evidenza come la ricchezza delle connessioni telematiche, in particolare la presenza della banda larga, fosse una delle ragioni che potevano spiegare la presenza di imprese ICT. Il confronto tra imprenditori richiama invece il tema della centralità urbana. Per molti soggetti, infatti, la copertura una volta usciti dal perimetro della città - risulta spesso carente con conseguenze negative soprattutto per le esigenze dei clienti. Emerge comunque la consapevolezza che la questione della connettività, qui intesa in senso ampio, rappresenta un tema di rilevanza nazionale. In assenza di interventi specifici, quindi, il vantaggio competitivo del tessuto pratese sembra essere destinato ad erodersi nel tempo, con ripercussioni negative in termini di fatturato (riducendo le opportunità di mercato) e di competitività del territorio (aumentando le barriere all ingresso). I temi della formazione e della dotazione infrastrutturale diventano quindi cruciali per consentire alle aziende ICT di sfruttare a pieno le opportunità derivanti dalla localizzazione all interno di un contesto - come quello metropolitano - che si contraddistingue per elementi di vantaggio come la diffusa imprenditorialità e l eterogeneità settoriale. Ciò solleva due questioni rilevanti. Anzitutto, come noto, l ecosistema digitale riguarda imprese che operano in quasi tutti i segmenti produttivi, spaziando dalla produzione di software, hardware e contenuti 7, alla fornitura di servizi. In questo quadro, il contesto metropolitano rappresenta un area particolarmente attraente 8. In secondo luogo, la diffusa imprenditorialità rappresenta un fattore di vantaggio ben noto tra gli operatori del settore. 7 Come illustrato nel precedente rapporto, le recente riflessioni sui confini dell ICT hanno portato ad estenderne la definizione oltre le classiche ripartizioni tra manifattura e servizi, includendo così anche le attività di produzione e comunicazione dei contenuti dell'informazione (es. video, testi, fotografie, musica, giochi, ecc) [Ocse 2011, OECD Guide to Measuring the Information Society 2011, In quest'ottica, una crescente enfasi è posta sulla filiera del prodotto digitale, creato e diffuso da imprese di servizi che precedentemente non erano formalmente inserite nel comparto Ict, siano esse produttrici di e-content o di pubblicità on-line [Agcom 2011, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (2011), Relazione annuale 2011 sull'attività svola e sui programmi di lavoro, ; Assinform 2012, Dall'Ict al global digital market. Rapporto Assinform 2012, 8 La georeferenziazione delle unità locali attive nel settore dell'ict nei comuni più centrali dell'area metropolitana ha infatti consentito di rappresentare in maniera distinta la manifattura, i servizi e i contenuti Ict, mostando la presenza di un "centro tecnologico", che è Firenze, e di una periferia, rappresentata dal territorio pistoiese. In questo scenario Prato assume una posizione intermedia, risultando debole per attività manifatturiere e forte per servizi Ict. [Betti, Gherardini, Manzo, 2012, Il cluster ICT pratese. Rapporto di ricerca. 12]. 28

29 A un occhio più attento, le potenzialità di intervento di chi fa il nostro mestiere sono di più di quelle che si pensa che ci siano. Non è solo il tessile come possibile settore ma è molto più variegato. Basta muoversi, conoscere per trovare spiragli dove fare investimenti. Per me, che ho iniziato a farlo in proprio, è stata una sorpresa. Non me l aspettavo. È una cosa che deve essere considerata [imprenditore 10]. Più in generale, la questione dell imprenditorialità richiama le caratteristiche del contesto istituzionale. Ho notato la grande imprenditorialità, anche in senso negativo, dei pratesi. Il saper fare impresa. C è un grosso potenziale che può svilupparsi. [ ] Il pratese è un imprenditore nato. Ha voglia di fare impresa [imprenditore 12]. È inoltre interessante osservare come il tema della concorrenza non venga percepito come un pericolo. Analogamente a quanto sottolineato a proposito dell utilità delle reti di connessione come strumento per allargare il mercato, la competizione tra le imprese viene percepita come sostanzialmente positiva. Si tratta di un risultato singolare. Spesso, infatti, la nascita di nuove imprese è considerata un fattore di rischio che potrebbe generare una competizione di costo, con effetti negativi sullo sviluppo del settore. Tuttavia, in questo caso, la competizione, oltre ad allargare il mercato, sembra influenzare le aspettative delle aziende, favorendo l adozione di scelte strategiche. [imprenditore 9]: (La concorrenza) ci spinge ad investire in altri ambiti. A differenziarci. [imprenditore 11]: Oppure a non investire, specializzandoci. Regolare la concorrenza significa anzitutto ridurre le asimmetrie informative e i comportamenti opportunistici, favorendo l integrazione tra specializzazioni. In questa prospettiva, le opportunità derivanti dall elevata densità ed eterogeneità imprenditoriale, rendono le imprese più consce del ruolo che la concorrenza, se ben regolata, può offrire per migliorare l efficienza e favorire la specializzazione, ridimensionando così le posizioni di rendita. Di conseguenza, tra gli elementi più richiamati emergono le esigenze di connessione tra le imprese. I partecipanti, infatti, sottolineano la necessità di interventi per favorire conoscenza tra le diverse specializzazioni. Si tratta spesso di strumenti soft che, sfruttando le caratteristiche abilitanti delle tecnologie ICT, possono favorire la diffusione delle informazioni rispetto al core business delle singole realtà imprenditoriali e quindi lo sviluppo di nuove partnership. Spesso il difetto non è la dimensione ma la non conoscenza. [ ] sono venuto a conoscenza di realtà vicine e questo ha creato non delle concorrenze ma 29

30 delle sinergie. [ ] ho scoperto che sono molti di più i casi di specializzazione (qualcosa di analogo ma direzionato in campi diversi) che di concorrenza e quindi è difficile che ci si pesti i piedi. Si crea una concorrenza per noi e per il mercato. Le imprese possono scegliere tra eccellenze senza affidarsi a tuttologi [imprenditore 10]. A differenza di molte specializzazioni tradizionali, infatti, le aziende presenti richiamano la necessità sinergie dal basso senza un diretto riferimento al ruolo degli incentivi, spesso percepiti in maniera negativa. Faccio parte di una rete di imprese. Siamo 6 aziende dislocate in Toscana. Il principio di base è stato questo: mettiamoci insieme con competenze diverse per vincere bandi pubblici [imprenditore 8]. Pare quindi emergere un effetto distorto nell utilizzo dei fondi, dove il finanziamento, più che favorire la realizzazione di progetti innovativi, sembra finalizzato a ridimensionare i gap di conoscenza, richiamando così la necessità di politiche per connettere. A questo proposito, un intervento che spesso viene proposto, anche attraverso l utilizzo di finanziamenti pubblici, è quello dell incentivazione delle reti di impresa. La rete di imprese è primo un bisogno di conoscenza tra le aziende. [ ] Se ci si conosce si collabora, se non ci si conosce non si collabora. I rappresentanti delle categorie dovrebbero lavorare a questo [imprenditore 8]. Più in generale, è il tema della formulazione dei bandi per i finanziamenti pubblici che sembra essere inadeguata. I finanziamenti pubblici creano problemi e drogano il mercato. Francamente ho avuto più esperienze di inquinamento che vantaggi [imprenditore 10]. Questo meccanismo del io sono io e lui è lui e facciamo la cosa insieme. Quanto ci guadagno io? Oggi non esiste collaborazione, ogni industriale è lui. Deve essere superata l aggregazione strumentale [imprenditore 8]. Inoltre, la presenza di incentivi distorti, genera effetti perversi, dirottando le risorse verso investimenti poco remunerativi in termini di competitività e crescita delle imprese. Magari per il bando fai di tutto per entrare a pedate nel progetto quanto in realtà ti serve solo un pezzettino. Ti vai a infilare in consorzi di imprese dove ognuno vuole fare qualcos'altro. La forzatura nasce lì. Il finanziamento servirebbe dopo: ci si incontra, metto l idea, associamo le competenze e le tecnologie, troviamo il finanziamento e poi facciamo la start up. Andare nel senso contrario a volte è una forzatura. Aziende che partecipano a bandi mi hanno detto devi fare questo e quest'altro e ti infilano in delle cose [imprenditore 11]. Tale consapevolezza emerge anche dall osservazione delle reazioni dei partecipanti. Il giudizio, che pare essere unanime, riflette l elevata specializzazione dei soggetti. 30

31 Ciò consente di chiarire meglio un aspetto che abbiamo introdotto nella parte iniziale. Con imprese imbrigliate non si intendendo infatti aziende meno competitive ma piuttosto realtà imprenditoriali dipendenti in misura maggiore dal contesto locale. Così, nonostante il legame con sistema economico locale possa rendere le imprese più influenzate dalla congiuntura economica, la vicinanza al sistema produttivo ha permesso loro di maturare una specializzazione tale da ricavare delle piccole nicchie in specifici segmenti di mercato. Così, proprio perché l innovazione viene interpretata come un processo di costruzione sociale, accanto alle necessarie politiche per slegare le imprese da lacci e laccioli, occorre pensare anche a politiche per connettere, per promuovere la mobilitazione e la cooperazione efficace tra i soggetti locali: la formazione di buone reti per l innovazione 9. Una prima implicazione di policy viene quindi individuata nella presenza di un soggetto terzo capace di favorire la creazione di reti tra imprese dal basso. È in questo ambito che il set di interventi soft può integrarsi con scelte più complesse, come la definizione di spazi fisici dedicati alle imprese. Senza nessun soggetto terzo non è possibile. Nessuna azienda andrà mai di sua spontanea volontà a cercare dei colleghi [imprenditore 10]. Servirebbe un incontro dove non c è un tema di fondo, come oggi, una riunione dove le attività ICT si trovano, in tutte le loro forme, vedi chi partecipa, selezioni chi ti interessa e ti incontri senza nessun obbligo. Ma se non c è un catalizzatore non funziona [imprenditore 11]. Naturalmente le modalità di connessione e la definizione dei soggetti interessati variano a seconda delle aziende e del tipo di relazione che esse intrattengono con i diversi soggetti, pubblici e privati. Una sostanziale convergenza emerge però rispetto al ruolo delle associazioni di categoria. Le associazioni di categoria dovrebbe favorire lo scambio dei contatti e creare un evento per favorire liberi scambi [imprenditore 11]. Quando si parlava di enti terzi ho in testa due soggetti. Le associazioni di categoria, se ben guidate, potrebbero essere l'attore principale. Altro ente terzo, che dovrebbe farne la propria bandiera, è la parte formativa, università e mondo della scuola. Dovrebbe essere un vanto associare il mondo delle imprese con la formazione. Sarebbero gli attori ideali [imprenditore 10]. In conclusione, quello che il confronto guidato sembra far emergere è la presenza di una serie di opportunità latenti legate al contesto locale. Oltre agli interventi strutturali, 9 Trigilia C. (2007), La costruzione sociale dell innovazione : economia, società e territorio, Firenze, Firenze University Press. 31

32 inerenti al costo del lavoro, alla qualità e alla manutenzione delle infrastrutture e alla questione della burocrazia, i partecipanti sottolineano la necessità di superare un approccio tradizionale all incentivazione delle aggregazioni per puntare su interventi più leggeri legati alla diffusione della conoscenza rispetto alle caratteristiche e alle competenze delle singole imprese. Ciò consentirebbe di realizzare nuove sinergie dal basso, non distorte dal sistema degli incentivi pubblici, che consentano di sfruttare a pieno le opportunità di mercato derivanti da un contesto come quello metropolitano, dove convive un insieme eterogeneo di imprese e dove forte è l attitudine imprenditoriale. Tali opportunità possono però essere colte soltanto se, assieme alle esigenze di conoscenza e connessione, vengono affrontate le questioni degli investimenti in capitale umano, del mercato del lavoro e della formazione, discusse nel prossimo paragrafo Formare professionisti per formare nuovi imprenditori Nel primo paragrafo abbiamo visto come il coinvolgimento di alcune figura professionali, quando presenti, rappresenti per le imprese un vero e proprio investimento, con rischi e ritorni spesso non calcolabili a priori. Il confronto ha inoltre messo in evidenza come le competenze, sia tecniche che trasversali, siano spesso inadeguate comportando una riqualificazione consistente dei nuovi assunti. Parliamo, in questo caso, soprattutto di neodiplomati ma molte delle conclusioni sul rapporto tra formazione e impresa possono essere estese anche ad altri soggetti, come le università e i centri di ricerca. L ultima dimensione indagata ha infine riguardato il metodo di reclutamento e, in particolare, il ruolo delle agenzie interinale come soggetti di mediazione. Per quanto concerne le competenze di base, anche nei confronti degli studenti più motivati, i giudizi sono spesso molto negativi. Nella maggioranza dei casi le imprese osservano infatti uno scarto marcato tra le competenze richieste e la preparazione, cui si affianca un uso spesso inconsapevole degli strumenti informatici che limita fortemente la collocabilità dei soggetti. Non c'è una formazione di base [imprenditore 12]. Mi servirebbe personale con una formazione minima di base [ ] con costi accessibili e che potrei formare. Se partissero da uno è un conto, potrei pensarci, ma oggi partono da meno due [imprenditore 13]. Anche la carenza di competenze trasversali viene ritenuta un limite significativo. Molti dei diplomati (ma un discorso simile potrebbe essere esteso anche ai laureati) non hanno precedenti esperienze - più o meno strutturare - di lavoro e ciò influisce 32

33 negativamente sulla loro attitudine non soltanto a lavorare in gruppo oppure a ragionare per obiettivi ma anche a gestire i tempi e i modi dello stare in azienda. Naturalmente le questioni legate al rapporto tra scuola e impresa sono note e dibattute. Tuttavia, quello che qui preme sottolineare è il fatto che sembra sussistere uno spazio di sperimentazione per interventi volti a ridurre la distanza tra le richieste specifiche delle imprese e la formazione delle scuole. Approfondiremo il tema nei prossimi capitoli, quando esporremo i risultati di un focus group con gli istituti superiori dell area pratese. Conviene comunque anticipare alcuni elementi che riteniamo particolarmente rilevanti per migliorare alcuni aspetti della formazione. Le considerazioni degli imprenditori mettono infatti in evidenza tre dimensioni peculiari. La prima riguarda la forma mentis degli studenti. Spesso infatti quello che viene evidenziato è l assenza di una concezione di fondo rispetto alle esigenze e le potenzialità del settore. Non si tratta di conoscere un linguaggio ma di imparare a programmare [imprenditore 10]. Nell informatica non importa il linguaggio, conta la forma mentis. Serve una preparazione specifica per il settore [ ]. L informatica è talmente ampia e sfaccettata che servono competenze ampie [imprenditore 11]. Ciò ha effetti negativi non soltanto sulle possibilità di formazione durante i percorsi di alternanza scuola/lavoro o sulle chance occupazionali, ma impatta anche sullo sviluppo delle autonome capacità di immaginare propri percorsi di imprenditorialità. Il ruolo della forma mentis e, più in generale, dell impostazione rispetto al mondo dell ICT, diventa ancora più evidente se pensiamo al fatto che uno dei meccanismi che contribuisce a spiegare le ragioni della localizzazione delle imprese nell area pratese era legato alla presenza di una comunità open source, a partire dalla quale sono nate alcune delle aziende più innovative. In questa prospettiva, stimolare la creatività e la curiosità degli studenti, valorizzandone le attitudini, può essere utile per ricreare quelle condizioni che negli anni passati hanno portato alla creazione della comunità open source pratese 10. A differenza del passato, però, tali spinte creative possono oggi essere raccolte e valorizzate da un tessuto di imprese locali, rendendo così spendibile quella che spesso viene considerata solamente una passione. Agire sulla forma mentis, valorizzando le attitudini degli studenti, significa 10 Come già emerso nello scorso rapporto, il ruolo della comunità open source è stato determinante nel creare quel clima di apertura favorevole all innovazione: Il movimento nacque negli anni 90 con Linux che per noi rappresentò una forza di liberazione [Impresa predatrice]. 33

34 quindi stimolare l imprenditorialità, con conseguenze rilevanti per la crescita e la competitività dell intero cluster. La seconda dimensione, strettamente connessa con la precedente, riguarda invece l abilità e l utilizzo dei nuovi prodotti hardware e software. A questo proposito, gli intervistati sottolineano una scarsa consapevolezza nell utilizzo degli strumenti, con effetti negativi sulla capacità di modificare gli stessi per adattarli alle proprie esigenze. Si tratta, in altre parole, di un irrigidimento cognitivo che consente un utilizzo soltanto passivo o statico delle nuove tecnologie. Spesso ho parlato con dei ragazzi che mi hanno detto: caspita, io so programmare, conosco il linguaggio. Questa era la loro visione del mondo della programmazione. Quindi inculchi un concetto anche sbagliato, che quel lavoro si fa sapendo quella cosa e basta. L'idea che abbraccio un settore, e quindi mi devo tenere aperto, e imparare ogni giorno cose nuove, non passa. E secondo me è fondamentale per qualsiasi mestiere [imprenditore 10]. Analogamente a quanto ipotizzato in precedenza, una possibile soluzione potrebbe essere legata alla valorizzazione della creatività degli studenti attraverso appositi strumenti hardware, contest o luoghi dedicati alla sperimentazione, oltreché con una differente strutturazione del rapporto tra docenti e imprese. L ultima dimensione riguarda infine il tema delle competenze di ingresso. Gli intervistati, infatti, oltre all approccio cognitivo e alla disponibilità a rimettere in discussione i propri schemi di riferimento, richiamano la necessità di una formazione ad hoc per rapportarsi con il mondo dell impresa. Non si tratta in questo caso di formazione di base in senso stretto ma di un set di competenze che consenta di essere subito operativi in azienda. Ho avuto dei ragazzi che a livello creativo, per il lavoro che faccio io, avevano doti e idee chiare. Ma magari le facevano a lapis. Uno che esce dalla scuola superiore che entra nel mondo del lavoro deve saper lavorare al computer. Magari le idee ci sono e anche la predisposizione, ma che esca fuori un creativo che sappia lavorare solo sulla carta non mi serve nulla perché ovviamente il primo passo nel mondo del lavoro è impaginare, fare un ritaglio. Sono competenze tecniche, di creativo non c'è niente. Ma per entrare nel mondo del lavoro serve questo [imprenditore 13]. Come emerso, l assenza di strumenti di ingresso ridimensiona in maniera consistente sia la capacità degli studenti di esprimere le loro potenzialità sia la possibilità delle imprese di fare un investimento nella formazione di un nuovo lavoratore. Sarei molto contento di dedicare una parte del tempo alla formazione di altre persone altre a quelle che già ci sono. È impossibile pensare di vivere sui concetti che ho imparato, serve anche per apprendere [imprenditore 10]. 34

35 Per quanto riguarda il reclutamento, infine, emerge come la dicotomia pubblico-privato sia in parte fuorviante. Se è vero che nessuno dei soggetti partecipanti ha intrattenuto rapporti o utilizzato le strutture dei centri per l impiego, sancendo di fatto l incapacità del settore pubblico di fare matching per queste realtà produttive, allo stesso tempo emerge la difficoltà delle agenzie di lavoro interinale nel reclutare e formare i profili più adatti. Il problema principale è che non sanno minimamente di cosa si tratta, [per loro] l informatico, che ripari un pc o sviluppi un programma è lo stesso. E invece no. È come un ingegnere meccanico messo a saldare un componente elettronico. C è troppa approssimazione [imprenditore 10]. Non hanno personale interno preparato per fare selezione, non solo nell informatico. Raccolgono curriculum e ti spediscono. Fine, questo è il loro lavoro [imprenditore 9]. Si tratta di limiti rilevanti, che impediscono di usufruire di personale adeguato durante i picchi produttivi e per lo sviluppo di progetti specifici. Inoltre, come già emerso nel precedente rapporto, i canali di reclutamento sono diversi, basati principalmente su annunci on line e approfondite selezioni, piuttosto che su tradizionali forme di intermediazione. Anche in questo caso sembra emergere la necessità di un soggetto terzo che si occupi di valorizzare i curriculum e che intervenga per soddisfare le competenze più richieste dalle imprese. Come emerge dalla letteratura, infatti, la disponibilità di manodopera qualificata si caratterizza per essere un bene collettivo locale 11. Dal confronto emergono inoltre due criticità: la prima chiama in causa il costo elevato dei c.d. cacciatori di teste, specializzati nel reclutamento di particolari figure, mentre la seconda ha a che fare con l assenza o l opacità di reti di freelance o consulenti. In questo caso, infatti, il rischio è quello di una concorrenza al ribasso tra professionisti, con effetti negativi sulla struttura delle imprese. A tal proposito, analogamente a quando evidenziato in precedenza, la presenza di un luogo dedicato, rinforzando la dimensione relazionale e la diffusione delle informazioni, potrebbe contribuire a evitare una competizione di costo e comportamenti opportunistici. Il richiamo ad un luogo istituzionalizzato di confronto potrebbe poi sopperire alla debolezza identitaria della categoria. Dal confronto emerge in maniera palpabile il senso 11 Si tratta di beni che le singole aziende non sono in grado di produrre (o non hanno interesse a farlo) in maniera adeguata ma dai quali dipende la competitività di ciascuna di esse. Alla categoria dei beni collettivi in senso stretto, oltre alla disponibilità di manodopera qualificata, possiamo anche la presenza di infrastrutture logistiche e di comunicazione [Trigilia, 2005, Sviluppo locale. Un progetto per l'italia, Bari-Roma, Laterza, pp ] 35

36 di frustrazione derivante da una rappresentanza parziale del settore sui tavoli istituzionali. Noi non siamo esistiti, fino a poco tempo fa, non c era rappresentanza [imprenditore 8]. Concordo pienamente. Manca il riconoscimento del nostro settore, non siamo né carne né pesce, siamo gli operai del 2000, quelli che fanno. I commercianti e gli industriali hanno la loro rappresentanza. Manca un legame importante che siamo noi informatici che alla fine non abbiamo rappresentanza, contratto nazionale di lavoro, una rappresentanza che dica cosa ci serve [imprenditore 11]. A questo proposito, una maggiore consapevolezza delle imprese, unita alle politiche per connettere prima richiamate, potrebbe favorire il consolidamento di una regolazione comunitaria, basata sulle competenze e sulla reputazione, utile per migliorare la circolazione di informazioni e fiducia 12. L ultimo elemento del sistema formativo chiama in causa le istituzioni universitarie e i centri di ricerca. In questo caso, però, il giudizio rimane sospeso. Da un lato, infatti, molti dei partecipanti hanno avuto rapporti diretti con entrambe le istituzioni o le percepiscono come potenziali interlocutori privilegiati, dall altro, però, gli imprenditori rilevano un certo disinteresse da parte del mondo accademico e, talvolta, una sorta di concorrenza che, posizionandosi a monte del processo innovativo e sfruttando una posizione di vantaggio in termini di riconoscimento, viene percepita come rischiosa. Torna dunque con forza, almeno per quanto concerne il secondo punto, il tema della rappresentanza e dell identità: in assenza di un riconoscimento istituzionale, infatti, le singole imprese corrono il rischio di sentirsi abbandonate nel confronto con i centri di produzione e diffusione del sapere. In questi casi, inoltre, il ruolo delle università e del Pin può trasformarsi da partner a concorrente. Spesso le università con molta volontà vanno per la loro strada. Tirano fuori i loro spin off, le loro aziende - che conosco - anche fatte da professori, che però hanno difficoltà a entrare nel mercato, perché l idea è buonissima, il software eccezionale, ma quando vai ad applicarlo nel mondo realtà ti manda un aggancio, un pezzettino o tutto il resto. [ ] Questo è il problema. È vero che (a Pisa) è nato tutto dall Università [ ] Ma non basta. Altrimenti è 12 Tra i diversi modelli regolativi, infatti, oltre al ruolo dello stato e del mercato, possiamo individuare quello delle associazioni e della comunità. Naturalmente il mix regolativo varia a seconda dei concreti contesti istituzionali, tuttavia, per questo tipo di aziende - e di fronte alla difficoltà di regolare il settore attraverso il binomio stato/mercato e alle necessità di rappresentanza e condivisione -, il ruolo della regolazione associativa e di quella comunitaria potrebbe integrare il tradizionale schema incentivi/intervento pubblico. 36

37 l università che si arrocca e si convince di detenere il sapere. Servirebbe un collante tra la ricerca, che in Italia c è e siamo bravi, e l impresa. Manca una relazione stretta con l impresa. Siamo su mondi diversi. Il Pin è nato con questo obiettivo, un associazione tra università e imprenditori che doveva intervenire nel tessuto [imprenditore 11]. Sul mondo Ict non c è stato l influenza del Pin, si è messo in concorrenza con noi, concentrandosi sulle aziende finali. Ci hanno saltati. Noi non siamo esistiti, fino a poco tempo fa, non c era rappresentanza [imprenditore 8]. Concordo pienamente. [ ] Altrimenti IT for Fashion diventa un mio concorrente perché ha dei legami diretti con le aziende, ha un marchio e viene ascoltato. [ ] Serve una rappresentanza che unisca coloro che per i propri scopi utilizzano la tecnologia e che ci rappresenti a pieno [imprenditore 11]. Nonostante ciò, emerge la consapevolezza della necessità di instaurare rapporti più continui con tali strutture. L'idea è quella di ricominciare a prendere contatti con il Pin [ ]. I tempi sono cambiati, non puoi crescere e mantenere 40 (dipendenti) se hai una proposizione esterna [ ] L'idea è quella di riprendere contatto sia con le istituzioni universitarie sia con altre aziende e quindi cominciare a vedere se sono possibili collaborazioni o richiedere formazione di un certo tipo (il pin è nato per soddisfare richieste specifiche). E quindi chiedere formazione per un settore che si sta allargando molto [imprenditore 11]. La nostra azienda non lo può fare, per questo servono i centri di ricerca [imprenditore 8]. Oggi è impensabile che le imprese facciano R&S, per questo sono nate le start up, per sopperire e trovare qualche sovvenzione. Potrebbe esserci l opportunità che l università sia più attiva e propositiva nei confronti delle aziende per forme di collaborazione. Non il contrario [imprenditore 11]. Anche in questo caso, però, riemerge il tema della formazione e la necessità di un ambito concreto di confronto. Per queste aziende, infatti, il ruolo dell Università non è soltanto connesso con la produzione di ricerca. La realizzazione di partnership strutturate passa infatti dall integrazione tra ricerca, trasferimento tecnologico e formazione, anche a partire da concrete esperienze di collaborazione che, negli anni passati, hanno prodotto buoni risultati Innovazione e sviluppo: vorrei ma non posso L ultima dimensione indagata riguarda la mancata innovazione ; ci siamo chiesti cioè per quali ragioni le aziende partecipanti non siano state in grado di portare a compimento alcuni progetti. Interrogarsi sui limiti aziendali o del territorio alla base 37

38 dei prodotti non ultimati significa, in altre parole, immaginare un set di interventi che consentano di mettere in produzione alcune idee già selezionate. Dal confronto emergono tre questioni rilevanti. Anzitutto, il tempo da dedicare ai nuovi prodotti, che si configura come una risorsa scarsa, con effetti negativi sulla competitività complessiva del territorio. Il tempo, il lavoro corrente ti occupa talmente tanto per fare le cose bene [imprenditore 9]. Le idee ci sarebbero, ma il tempo.ho sempre più lavoro ma meno pagato [imprenditore 13]. Il tempo è un mancato guadagno [imprenditore 12]. Tutto ciò costringe le aziende a ragionare secondo un calcolo costi/benefici di breve periodo, evitando quindi di seguire alcune produzioni potenzialmente innovative ma non immediatamente applicabili. Poi gli investimenti dipendono da quanto posso raccogliere. Pensa a Skype. Se ho un prodotto che costa zero e dico che tra tre anni lo vendo a tot non è possibile [imprenditore 11]. Possiamo così introdurre il secondo elemento: la scarsità di risorse umane adeguate. In questo caso, però, ci riferiamo soprattutto all'assenza di mediatori per il reclutamento di tecnici e professionisti. È interessante notare come i partecipanti sottolineino come le esternalizzazioni non si realizzino non per la mancanza di fiducia tra soggetti, quanto piuttosto per limiti aziendali che potrebbero essere ridimensionati dalla fornitura dei c.d. beni di club 13. Infine, viene evidenziato il problema del credito. A questo proposito dobbiamo sottolineare come la questione del finanziamento venga ritenuta rilevante ma non preminente. Ciò può essere interpretato ricorrendo ad alcuni elementi già emersi: da un lato, esiste la consapevolezza delle numerose opportunità dei mercato mentre, dall altro, proprio perché i progetti da portare avanti sono scelti a partire dai limiti descritti e quindi dalla scarsa possibilità di ricorrere a collaborazioni esterne per sopperire alla mancanza di tempo la dimensione finanziaria non sembra centrale fino a quando non si introduce il tema di ciò che non si è riusciti a produrre. L innovazione possiamo farla se troviamo un progetto o una necessità [ ] (poi) facciamo rete, perché tanto le banche i soldi non ce li danno [ ]. 13 I beni di club o categoriali sono beni il cui utilizzo è limitato ad alcuni gruppi. Tali beni, come nel caso dei servizi alle imprese o servizi per lo smaltimento di rifiuti per un settore produttivo particolarmente inquinante, possono essere il frutto della cooperazione tra soggetti economici ed estendersi, come nel caso della formazione, anche al mondo del lavoro. 38

39 Dobbiamo guardare al contrario, se guardiamo l accesso al credito non faremo mai innovazione forte [imprenditore 11]. Come avevamo già messo in evidenza nel precedente rapporto, i limiti collegati con il finanziamento bancario potrebbero essere superati ricorrendo a nuovi strumenti, come il crowdfunding. Si tratta tuttavia di pratiche recenti e ancora poco diffuse in Italia. L equity sta nascendo ora. Ed è l unico modo, io ci credo. [ ] Per ora il crowdfunfing è stato per cose molto artistiche, dal film, al video, al sociale, non è ancora coniugato all attività di produzione. Noi ci stiamo lavorando, vorremmo qualcosa che colleghi, il crowdfunding per alle attività produttive [imprenditore 11]. In conclusione, quello che emerge dai focus grup è la presenza di un insieme di imprese dinamiche e con buone prospettive di crescita. A differenza delle PMI manifatturiere queste aziende mostrano una maggiore sensibilità nei confronti sia della necessità di promuovere strategie collaborative sia rispetto al rapporto con le università e i centri di ricerca, percepiti come soggetti chiave per consentire il consolidamento e la crescita del cluster ICT. Tale collaborazione, favorita dal particolare settore di riferimento, potrebbe consolidarsi soltanto attraverso un azione sistemica che consentisse ai soggetti di conoscersi tra loro e che incentivasse la creazione dal basso nuovi progetti. Come abbiamo sottolineato nel precedente rapporto, il cluster pratese è cresciuto in autonomia, all ombra della crisi del distretto e senza una precisa guida istituzionale. Tutto ciò, rappresenta oggi un problema. Il tessuto imprenditoriale locale mostra infatti segnali di vitalità che devono essere sostenuti per favorirne il consolidamento e la crescita, attraverso azioni di marketing territoriale, la produzione di beni collettivi e lo stimolo di una nuova imprenditorialità. Tutto ciò richiede un impegno consapevole degli attori collettivi locali nonché risorse adeguate. In altre parole, via via che lo sviluppo procede, diventa più importante la capacità di coordinamento consapevole e intenzionale tra i diversi soggetti, e in particolare l interazione tra attori collettivi (governi locali, organizzazioni di rappresentanza degli interessi, associazioni) Trigilia (2005), op. cit, p

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41 3. Consolidare il cluster Ict: formare, connettere, innovare Nei capitoli precedenti abbiamo descritto i due mondi dell Ict pratese: quello delle imprese predatrici, competitive su mercati extralocali, e quello delle imprese imbrigliate in strategie di sopravvivenza al declino del distretto tessile. Per quanto diversi, questi due mondi hanno molti punti di contatto. In questo capitolo si farà riferimento alle loro somiglianze e differenze al fine di declinare un percorso di fertilizzazione dell ecosistema digitale pratese. Coerentemente con l impianto di questa ricerca, la strategia qui proposta è il risultato del confronto tra gli imprenditori e di discussioni con le scuole secondarie pratesi, con rappresentanti di agenzie formative e dell università. Tale strategia può essere declinata in assi di intervento che, se resi operativi, potrebbero contribuire ad eliminare le strozzature che impediscono al cluster Ict locale di decollare definitivamente e, più in generale, aggiungere un altro tassello alla strategia di diversificazione della specializzazione produttiva del contesto pratese. Gli assi individuati sono tre: l asse del formare, l asse del connettere e l asse dell innovare. Per quanto il perseguimento degli obiettivi di ciascun asse possa avvenire indipendentemente dalla realizzazione degli altri due, la natura strettamente interrelata delle differenti dimensioni fa sì che un intervento integrato sulle tre misure potrebbe creare delle sinergie sul versante degli output e risparmio di risorse sul versante degli input. Per rendere intellegibili le misure contenute in ciascun asse nel testo si farà ricorso ad alcune buone pratiche nazionali e internazionali che, da tempo, si stanno sperimentando nei paesi economicamente più sviluppati L asse del formare Il possibile contributo delle scuole al cluster Ict Per comprendere il ruolo dell istruzione secondaria nel formare competenze per il settore Ict, alcuni rappresentanti di sei scuole superiori 15 pratesi sono stati messi a confronto sulle impressioni che gli imprenditori hanno dei giovani diplomati e degli 15 Le scuole che hanno partecipato sono l ITIS Tullio Buzzi, l IPSIA G. Marconi, l ISIS Gramsci-Keynes, l ITES P. Dagomari, il Liceo Livi-Brunelleschi, e l ISISS Cigognini-Rodari. 41

42 strumenti di alternanza tra scuola e lavoro. Gli imprenditori, infatti, da un lato, ritengono le scuole corresponsabili dello scarso livello della formazione dei diplomati, sia di base che specifica (ovvero quell insieme di competenze a loro avviso necessarie per iniziare da subito un percorso di collaborazione); dall'altro, evidenziano la carenza di competenze trasversali, come l'autonomia decisionale e il rispetto dei tempi e dei modi dello stare in azienda. Il confronto è avvenuto attraverso la tecnica del focus group che, in questo caso, aveva un duplice obiettivo. Anzitutto, si voleva corroborare e dare maggiore corpo all ipotesi della distanza tra scuola e impresa, al fine di migliorare, anche attraverso la sperimentazione di nuovi percorsi di alternanza, le competenze degli studenti. Il secondo obiettivo, invece, voleva interrogare i docenti sugli spazi di autonomia che i differenti istituti hanno per valorizzare le attitudini e le passioni degli studenti, anche attraverso un maggiore coinvolgimento di imprese e associazioni di categoria Migliorare le competenze degli studenti Il focus group sulle scuole ha messo in evidenza come i docenti siano pienamente consapevoli dei cambiamenti, sociali e antropologici, che le tecnologie informatiche e di comunicazione producono negli studenti e di come queste trasformazioni influenzino in maniera significativa tanto le modalità di apprendimento degli studenti quanto la distanza cognitiva che separa docente e discente. Hanno una dimestichezza che noi non abbiamo. Hanno un altra confidenza, un altro modo. Vanno d istinto non leggono [insegnante scuola 2]. Anche con gli schemi più lunghi alla lavagna funziona così, ascoltano e poi fanno la foto. Loro sono tranquillamente abituati ad usare i computer, hanno un altro rapporto con la tecnologia [insegnante scuola 1]. C è il superamento della lingua, è una lingua diversa [insegnante scuola 4]. Così, nonostante emerga la necessità di una solida formazione di base, sia matematica che umanistica, i docenti percepiscono pienamente la profondità del cambiamento in atto. Spesso il nostro metodo è obsoleto, non siamo più adatti, gli ultimi anni dovremmo fare qualcos altro [insegnante scuola 3]. D altra parte i docenti ascoltati tengono a introdurre delle distinzioni che superano il semplice approccio anagrafico, individuando responsabilità ascrivibili ad alcuni professori che, a loro avviso, influenzano in maniera negativa il livello di competenze potenzialmente raggiungibile e la capacità di stimolare gli studenti più reattivi. Facciamo la nostra parte in base a come ci poniamo: possiamo essere più vicini alla realtà o ai libri di testo. [ ]. Io vedo che gli ingegneri che fanno la 42

43 libertà professione e vengono ad insegnare a scuola con esempi pratici, cose attuali, suscitano un certo interesse. [ ] Se non stimoli i ragazzi e gli fai capire anche la soddisfazione nel superare un problema, i ragazzi preferiscono abbandonare. Noi facciamo una bella differenza [insegnante scuola 1]. Poi anche noi dobbiamo auto-criticarci. Ci sono colleghi che non che non vogliono cambiare nemmeno libro di testo. Insomma, questo è un nostro limite [insegnante scuola 6]. Allo stesso tempo, però, emerge anche la consapevolezza di come la scuola occupi un ruolo di rilievo nella valorizzazione degli studenti più motivati: Io insegno corsi programmatori, ci sono ragazzi che hanno passione e vanno oltre il corso e ti stupiscono. Ci sono ragazzi svegli, ma dipende dalla passione e sono pochissimi e sempre meno [insegnante scuola 2]. Se ce ne sono 4-5 in una classe di 30 sono tanti. Poi dipende tanto dai professori. I ragazzi rispondono agli stessi argomenti in maniera differente, come resa e attenzione [insegnante scuola 1]. Come possiamo notare, si tratta di ragionamenti già emersi nel confronto tra imprenditori, che segnalano come i tempi siano oggi maturi per una nuova integrazione tra scuola e impresa. Lo scarto che emerge tra le considerazioni degli imprenditori e il confronto con i docenti è infatti più contenuto di quanto si creda: spesso, infatti, le due realtà non conoscendosi sono esposte al rischio del pregiudizio. Analogamente a quanto osservato in precedenza, se l'obiettivo è quello di un creare un ambiente più favorevole al dialogo tra scuola e impresa, si palesa la necessità di un soggetto terzo, capace di connettere mondi diversi. A tal proposito, due sono le questioni rilevanti. Da un lato, è emersa la consapevolezza di come la nozione allargata di ecosistema digitale possa rappresentare un nuovo terreno di crescita anche per quelle scuole che, a causa del carattere prevalentemente manifatturiero delle produzioni locali, sono rimaste negli anni meno recenti ai margini della formazione. In questa prospettiva, la crescita del settore dei contenuti può valorizzare le competenze di studenti con una formazione umanistica, letteraria o alberghiera, come ad esempio avviene nel caso delle guide multimediali per i musei o dei food blogger. Tante cose sono legate all apparato moda, che era la nostra scuola prima. Adesso ci stiamo formando su grafica, moda, architettura e ambiente. Chi fa moda fa stage di 2-3 settimane e molti vengono assunti. In più noi abbiamo un contatto continuo con le aziende [ ]. C è una rete (di imprese) che deve essere consolidata e ampliata, perché (le specializzazioni in) grafica e ambiente (sono recenti), settori nuovi non ancora consolidati [insegnante scuola 4]. 43

44 Dall altro, viene evidenziato il ruolo delle imprese nel valorizzare le competenze e le passioni degli studenti, anche al fine di promuovere una nuova imprenditorialità. C è un diverso grado di coinvolgimento tra realtà lavorative e insegnamento e i ragazzi vengono influenzati in maniera positiva [insegnante scuola 1]. Si tratta quindi di potenziare le esperienze superando il generico rapporto tra scuola e mondo del lavoro, anche attraverso l'utilizzo di un sistema strutturato di monitoraggio, valutazione e diffusione di buone pratiche. Le imprese, infatti, hanno espresso esigenze precise rispetto alle competenze di base, di ingresso e a quelle trasversali. Dal canto loro, le scuole sono consapevoli dei limiti di un approccio tradizionale tanto nell insegnamento quanto nel rapporto con le aziende del territorio. A questo proposito, una rilettura critica del tema dell alternanza scuola/lavoro potrebbe favorire il matching nel mercato del lavoro, aumentando così l occupabilità dei soggetti e la soddisfazione delle imprese. Si tratta di suggerimenti che la stessa Unione europea ha messo al centro delle proprie riflessioni, affinché la cultura del lavoro abbia più spazio in tutti i percorsi di istruzione e formazione 16. L'alternanza viene quindi vista come uno strumento utile per consentire l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro, per valorizzare le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento e per correlare l'offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio (D. Lgs. n. 77/2005). In questa prospettiva, è stata oltretutto prevista la costruzione di poli tecnicoprofessionali attraverso accordi di rete tra istituti tecnici, istituti professionali, centri di formazione professionale accreditati e imprese (D. Lgs. n. 13/2013). Ma ripensare al ruolo dell'alternanza significa anche mettere in discussione delle pratiche consolidate nei rapporti tra singoli docenti e imprenditori. A questo proposito, potrebbe essere interessante ragionare su una prospettiva micro che metta al centro i singoli studenti come agenti di cambiamento. In un simile approccio, il monitoraggio e la valutazione dei percorsi dei alternanza dovrebbe partire dai singoli studenti, consentendo così di valutare, da un lato, lo scarto tra la preparazione fornita dalle scuole e quella richiesta dalle imprese con meccanismi di feedback sui programmi dei docenti e, dall'altro, le aspettative e le competenze trasversali apprese durante il percorso Ripensare l alternanza scuola/lavoro per agire sull imprenditorialità Favorire la partecipazione degli imprenditori alle lezioni può essere utile per avvicinare gli insegnamenti ai nuovi linguaggi e contenuti, per stimolare gli studenti e quindi, in maniera indiretta, per agire sull imprenditorialità. A questo proposito i docenti mettono 16 Indire (2013), Costruire insieme l alternanza scuola-lavoro, pag

45 in evidenza come, la vicinanza del mondo delle imprese, anche durante i periodi di stage, risulti rilevante. Con gli stage abbiamo risultati positivi. I ragazzi rispondono in maniera migliore che in classe. Ragazzi annoiati che fanno il minimo indispensabile in azienda fanno bene, la scuola di ora è un po lontana dalle esigenze dei ragazzi di oggi che sono bloccati in aula mentre in azienda si muovono, cambiano [insegnante scuola 2]. Probabilmente sentono l importanza del periodo, perché è breve, l importanza dell esperienza, la novità con persone che non conoscono. La vivono come una nuova esperienza [insegnante scuola 1]. Nonostante ciò, tale consapevolezza si scontra con due limiti. Il primo, di natura organizzativa, riguarda le scuole; il secondo, di natura relazionale, si riferisce al rapporto con le imprese. Quanto al primo punto, dal confronto tra i docenti emergono limiti connessi con le risorse, sia economiche che organizzative: Mercato è flessibilità e innovazione, le scuole devono adattarsi: io vedo che a scuola ci mancano sempre, per essere flessibili e innovativi, i soldi [insegnante scuola 6]. C è da parte dei docenti una mentalità chiusa, questo sicuramente [insegnante scuola 5]. La scuola non è pronta. C è un blocco di persone con una predisposte a non cambiare. [ ] è mancata la continuità ed i nostri insegnanti non hanno neanche cercato si sono adeguati [insegnante scuola 3]. Ho visto anche un altra cosa, tante iniziative, tante cose nuove sono sulle spalle di pochi e spesso precari. [ ] Ma anche noi docenti, dobbiamo sapere come funziona e bisogna essere formati. Spesso queste cose che sono a costo zero vengono messe sulle spalle di chi ha voglia. Voglio essere un po cattivo, chi ha le spalle coperte e sta tranquillo dice io ho il mio libro non mi rompete le scatole e le spese le fanno i ragazzi [insegnante scuola 1]. Tuttavia, nonostante i docenti siano ben consapevoli delle insufficienze delle strutture scolastiche, il ridimensionamento della distanza dagli imprenditori e la creazione di un raccordo sistemico tra mondo del lavoro e scuola, che eviti una concorrenza tra gli istituti per stringere accordi con le imprese, pare essere oramai un'esigenza inderogabile. Un po questo ma dall altra parte, anche le aziende ci hanno un po abbandonato, sì noi li mandiamo a fare gli stage, ma ripeto, finisce lì [insegnante scuola 1]. Questa flessibilità ce la deve dare anche il mondo dell impresa [ ] in modo che anche i ragazzi sentano questa vicinanza dell impresa, dell industria e del mondo artigianale. Per ora siamo due cose staccate [insegnante scuola 6]. 45

46 Emergono allora degli spazi di collaborazione che possono avvantaggiarsi degli strumenti dell alternanza scuola/lavoro per sperimentare percorsi triennali di formazione. A questo proposito, tanto le imprese quanto le scuole hanno mostrato segnali di disponibilità. Tutto ciò potrebbe inoltre stimolare la creatività e l intraprendenza degli studenti più interessati. Dal confronto emergono infatti due strategie differenti ma integrabili. La prima, ha l obiettivo di portare l impresa dentro le classi e non solamente nelle scuole - mentre la seconda, attraverso azioni specifiche, vuole valorizzare le competenze dei singoli studenti. (Gli imprenditori vengono) in aula magna, con una decina di classi davanti, quindi non c è un rapporto più vicino, con domande, scambi. Fanno il loro intervento, magari di 2 ore, ma molto distante [insegnante scuola 2]. Sì è vero, ma qualche volta l ho pensato anche io. Li portano in aula magna, sono 200, non sono preparati per l intervento. Se le cose fossero fatte bene, e anche l intervento fosse mirato. [insegnante scuola 3]. Mi sembra che questo concetto dell alternanza scuola lavoro non è stato capito bene, anche dagli insegnanti. E quindi questi interventi di preparazione vengono visti come una cosa remota. E questo è anche colpa della scuola che deve innovare da questo punto di vista. Non ce l abbiamo ancora fatta [insegnante scuola 6]. C è un lavoro di preparazione da fare che è piuttosto grosso. Se un imprenditore viene e ci parla anche più di una volta mi piacerebbe un percorso più continuativo, ma va inserito in un contesto di preparazione. Perché sennò rimane sempre fine a se stesso. Qui siamo noi scuola, ed è forse il nostro punto debole: non siamo ancora pronti a questo [insegnante scuola 3]. Si tratta quindi di ripensare i percorsi di incontro, con docenze specifiche e riservate ad alcune classi, agendo allo stesso tempo, anche grazie al coinvolgimento dei docenti più motivati, sulla valorizzazione delle attitudini degli studenti. Lo scorso anno hanno vinto il primo premio per la costruzione di una bicicletta servoassistita in un contest regionale. Dietro però c era un ingegnere che faceva la libera professione. Sono figure che hanno un esperienza extrascolastica [insegnante scuola 1]. In seconda battuta, avvicinare l impresa alle classi può agire a livello di competenze trasversali e di ingresso. Comunque i ragazzi hanno bisogno di sentir parlare persone non tanto sulla tecnologia e i nuovi software, anche, ma hanno bisogno di capire l organizzazione dell ufficio, come si fanno le cose, se la busta paga è veramente così come hanno insegnato, le piccolezze, l organizzazione [insegnante scuola 3]. 46

47 Da un lato, infatti, anche gli studenti meno inclini al settore, possono venire stimolati dalla presenza di imprenditori spesso giovani nelle classi; dall altro, quegli stessi imprenditori possono ridurre le asimmetrie informative con gli insegnanti, migliorando le competenze necessarie per entrare subito in azienda. In conclusione, dal confronto emerge la disponibilità delle scuole a intraprendere nuove relazioni con le imprese. Così, sebbene permangano limiti organizzativi e resistenze prevenienti da alcune figure interne, la necessità di instaurare un nuovo rapporto con le aziende pare essere una questione inderogabile. Tale prospettiva, anche al fine di migliorare la qualità del mercato del lavoro locale, sembra incontrare anche il favore degli imprenditori. Nonostante ciò, emergono, seppur in maniera indiretta, alcune criticità rilevanti. Pur evidenziando la necessità di un soggetto di mediazione, capace di mettere in contatto sfere diverse facendo circolare informazioni e fiducia, nessuno dei gruppi di partecipanti ha infatti chiamato in causa i governi locali o gli attori collettivi associazioni di categoria e sindacati -. Si tratta di un tema rilevante perché una nuova strategia finalizzata alla promozione di nuovi percorsi di alternanza, al monitoraggio e alla valutazione degli esiti formativi, alla diffusione di buone pratiche e al coinvolgimento sistemico di studenti, docenti e nuovi imprenditori non può basarsi su decisioni individuali ma deve essere sostenuta da un approccio sistemico che coinvolga le istituzioni nel loro complesso. In altre parole, oltre a un maggiore dialogo tra mondo della formazione e imprese, ciò che sembra mancare è un ruolo più attivo delle organizzazioni collettive pubbliche e private. Infine, come abbiamo anticipato nel secondo capitolo, in una prospettiva di consolidamento e crescita del cluster, il ruolo degli studenti può essere cruciale. Avvicinare il mondo dell'impresa a quello della scuola e dell'università non significa infatti favorire soltanto la diffusione di nuovi linguaggi e contenuti ma permette anche agli studenti di intravedere una prospettiva diversa: quella dell'impresa. In altre parole, un ripensamento dei percorsi di alternanza scuola/lavoro, la maggiore presenza di imprenditori sia nelle classi sia in altri ambiti dedicati a valorizzare le caratteristiche dei soggetti più motivati -, unita alla consulenza e al sostegno anche finanziario di un soggetto terzo, può stimolare la nascita di nuove aziende agendo sulla leva dell'imprenditorialità. Si tratta quindi non soltanto di ampliare il bacino di soggetti specializzati ma anche di immaginare come formare nuovi imprenditori La formazione professionale come vettore di innovazione Il tema del mercato del lavoro locale non riguarda solamente i diplomati e i laureati. In un ottica di consolidamento del cluster e di trasferimento delle conoscenze Ict alle imprese manifatturiere o di servizi, anche la manodopera meno qualificata, che 47

48 fuoriesce dal mercato del lavoro, potrebbe diventare un vettore di innovazione attraverso percorsi formativi dedicati e focalizzati sui temi dell Ict. La cosa che ci ha reso la vita difficile è che la Regione Toscana, e poi anche le province, per la precedente fase di programmazione e quella in corso, non hanno dato priorità al settore Ict. Passava avanti tutta la progettazione di tipo artigianale: pasticceri, fornai, estetisti, parrucchieri e così via. Questo anche perché c è l idea di fondo che chi è uscito dal mondo della produzione tessile abbia una bassa scolarizzazione e capacità solo manuali e quindi non possa fare un attività concettuale come l informatica. Abbiamo sofferto questa mancanza di risorse e non è stato possibile crescere, rimanendo con le relazioni all interno del territorio e con la piccola parte di risorse dedicate abbiamo potuto fare corsi finanziati sull Ict [responsabile agenzia formativa]. In questa prospettiva, anche i soggetti attualmente al di fuori del mercato del lavoro potrebbero trasformarsi in promotori capaci di trasferire nuove conoscenze a imprese tradizionali o di piccole e piccolissime dimensioni. Tutto ciò consentirebbe di agire sul miglioramento della competitività delle imprese locali e sull'allargamento del mercato per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie Ict. Questo perché c è il mito che l informatica non dia un lavoro subito, ma non c è solo l informatica di base. Ci sono figure professionali che magari non serve un corso di 40 ore ma magari un corso di qualifica di un anno. E lì si che ci sono richieste [responsabile agenzia formativa]. La predisposizione di bandi che possano consentire a soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro di ritrovare un occupazione e, attraverso le competenze acquisite durante i percorsi di formazione, contribuire all incremento della competitività delle imprese locali richiede necessariamente un cambio di prospettiva. In questa logica, due sono gli elementi chiave. Anzitutto, come osservato in precedenza, una simile strategia richiede la definizione di percorsi chiari e la valutazione degli interventi da parte degli attori collettivi. In secondo luogo, accanto agli investimenti in infrastrutture, l intervento pubblico può avvenire anche attraverso la programmazione di una formazione specifica che accanto al tema dell occupabilità affianchi quello della crescita delle imprese locali attraverso investimenti adeguati in capitale umano I laureati in informatica: pochi quanto preziosi Anche nell evenienza in cui la formazione scolastica e professionale si perfezionasse nella direzione di una maggiore focalizzazione rispetto all ecosistema digitale pratese, per completare e risolvere il problema della carenza di risorse umane si dovrebbe affrontare il tema della formazione universitaria. Su questo versante si può innanzi tutto sostenere che, attualmente, la domanda di laureati da parte delle imprese del cluster Ict 48

49 pratese è inferiore a quella dei diplomati e, allo stesso tempo, prevalentemente riconducibile alle imprese predatrici. Queste ultime imputano al sistema formativo universitario due tipi di criticità. In primo luogo, tali aziende ritengono che i programmi universitari non siano adatti alle esigenze del mercato. Il problema è trovare risorse qualificate. Le università italiane sono ottime ma non molto pratiche. Quando uno esce, se non si è dedicato per conto suo allo studio di altre cose, non sa fare niente. Alcune volte prendiamo stagisti, anche molto ben laureati, con l intento di formali e assumerli, ma dopo 3-6 mesi, quando escono dallo stage sono ancora molto acerbi [imprenditore 3]. In secondo luogo, pongono il problema della scarsità delle risorse umane. I laureati in ingegneria informatica sono pochi, così come scarse sono le altre figure richieste da imprese dell Ict che non fanno riferimento alla semplici programmazione informatica. Noi puntiamo più su laureati con competenze diverse in campo umanistico: storici dell arte, gente che sa scrivere, ci servono grafici, sviluppatori software. Ci servono anche figure molto specializzate, come l exibit designer, ma quelle si trovano soltanto all uscita da un master che forma 40 persone l anno in Italia [imprenditore 6]. Il primo problema entra nel merito del tipo di formazione che un università deve fornire. In proposito, le imprese e docenti condividono l opinione che l università italiana ha un livello di professionalizzazione più basso rispetto ad altri istituti stranieri. Tuttavia, il carattere generale e teorico della formazione universitaria, tanto criticato dalle imprese, è difeso dai docenti perché, a loro avviso, ha l obiettivo di fornire agli studenti quelle basi che permettano loro di tenersi costantemente aggiornati in un panorama tecnologico molto vasto e in continua evoluzione. Noi facciamo il nostro meglio, ma quello che uno studente laureato sa, a distanza di due anni, è inevitabilmente inutilizzabile. Io ogni anno cambio il 10-20% del mio programma per andare incontro alle evoluzioni della tecnologia, ma è una battaglia persa, sarà sempre una battaglia persa, l'ict va talmente veloce che anche noi si rimane indietro. L'università non deve dunque insegnare solo il java o il nuovo java, deve insegnare a studiare bene, da solo, è questo che sanno fare i nostri studenti, che poi si devono tenere aggiornati da soli, leggendosi i manuali che servono. Si devono insegnare i paradigmi, poi ogni posto di lavoro ha bisogno di linguaggi diversi [docente universitario]. D altra parte, sia l ateneo che i singoli docenti riconoscono l insufficienza di relazioni con le imprese, sia sul fronte della declinazione dei programmi che per migliorare l articolazione dei tirocini, degli stage o delle tesi di laurea. Questo problema era stato in passato risolto attraverso l istituzione di una Commissione di indirizzo aperta alle imprese che aveva il compito di accrescere l aderenza tra le esigenze del sistema produttivo e i corsi universitari. D altra parte, questa sperimentazione non ha avuto 49

50 molta fortuna, dato che la Commissione del corso di laurea in Ingegneria informatica dell Università di Firenze è stata riunita una sola volta dalla sua costituzione. Anche un secondo strumento, di diversa natura, adottato dall ateneo fiorentino per incrociare la domanda con l offerta di lavoro a valle del processo formativo, non ha manifestato l efficacia attesa. Si tratta del servizio di incontro tra laureati e imprese, conosciuto a Firenze come Career Day, molto gradito dal punto di vista dei partecipanti ma scarsamente efficace sul versante dell Ict. Basti pensare che dei iscritti all evento del 2013 soltanto 17 studenti erano laureati in ingegneria informatica o in ingegneria dell informazione. Per quanto queste due criticità siano rilevanti, il problema effettivo della forza lavoro qualificata sembra essere un altro. Dai colloqui con i docenti universitari e dai dati sugli iscritti e gli occupati disponibili emerge infatti è una situazione di carenza strutturale dell offerta. Ogni anno in Toscana si iscrivono ai corsi di laurea di ingegneria informatica circa mille studenti, di cui più della metà risultano immatricolati nell ateneo pisano, uno su cinque in quello fiorentino e poco più di uno su 10 a Siena. Si tratta di un bacino piuttosto importante che, tuttavia, si esaurisce rapidamente. I dati AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati in Ingegneria dell Informazione segnalano infatti uno scenario netto quanto insolito per i laureati italiani. Nel 2011 l Università di Firenze ha laureato 34 studenti magistrali e 143 triennali (il 78% dei quali ha continuato il percorso specialistico). Di questi 177 giovani, il 30% già lavorava durante i corsi universitari, spesso svolgendo piccoli lavori utilizzando la partita iva, mentre buona parte di quelli laureati ha trovato lavoro poco dopo la conclusione del percorso di studi. Tra i laureati triennali, il tempo medio che intercorre tra la ricerca del lavoro e l assunzione è di 1,6 mesi, mentre tra i laureati specialistici questo periodo di tempo si riduce ulteriormente a 0,9 mesi. Nel 2012, a un anno di distanza dalla laurea, solo 3 dei 34 laureati magistrali stava ancora cercando lavoro (tab 2). I numeri presentati mostrano chiaramente che le competenze qualificate in ambito informatico sono scarse quanto preziose. Ciò accresce la forza contrattuale dei laureati e la competizione tra le imprese per aggiudicarsi gli studenti migliori. Gli effetti di questa condizione insolita di questo tipo di laureati ha un duplice effetto. Da un lato, squalifica alcuni strumenti di matching domanda/offerta di lavoro utilizzati dalla Regione Toscana, nello specifico i tirocini retribuiti, che offrono un compenso troppo basso perché possa essere preso in considerazione da questi neodottori. Dall altro, fa sì che le imprese più grandi e prestigiose, che intrattengono relazioni dirette con i docenti universitari, precettino gli studenti migliori, offrendo loro una tesi di laurea in azienda e, successivamente, proponendo loro un impiego retribuito. Questa condizione spiega anche la scarsa qualità che alcuni imprenditori riscontrano nei laureati: i laureati ancora sul mercato risultano infatti mediamente meno qualificati di quelli che lo hanno già trovato attraverso contatti diretti o che sono attirati dalle posizioni di prestigio offerte 50

51 dalla grandi imprese locali e extralocali; gli strumenti di matching tra domanda e offerta di lavoro successivi alla laurea organizzati dalle università sono strumenti spuntati in un mercato dinamico come quello dei programmatori. Tabella 2 - Condizione occupazionale dei laureati di Ingegneria dell'informazione dell'università di Firenze (2011) Laureati corso triennale (n = 143) Laureati corso specialistico (n = 34) Lavora e non è iscritto alla specialistica 18,7% Lavora 77,4% Lavora ed è iscritto alla specialistica 23,1% Non lavora e non cerca 12,9% Non lavora ed è iscritto alla specialistica 55,2% Non lavora ma cerca 9,7% Non è iscritto alla specialistica e cerca lavoro 3,0% Tempo dalla ricerca al lavoro (in mesi) 1,6 0,9 Fonte: AlmaLaurea La carenza di offerta di lavoro introduce dunque il problema di come riuscire ad attirare laureati altre parti della Toscana o da altre regioni e, di conseguenza, apre al tema dell attrattività del contesto pratese per figure professionali che, anche fuori dall area metropolitana, riescono facilmente a trovare un occupazione sia vicino ai contesti dove abitano che in città più attrattive per l Ict, come Milano, Torino, Pisa e la stessa Firenze. Sul piano delle politiche appaiono pertanto rilevanti due tipi di misure: tentare di accrescere il numero di iscritti alla facoltà di ingegneria dell informazione sensibilizzando quanto possibile gli studenti medi pratesi al settore e facendo leva sui rendimenti occupazionali del titolo di studio; connettere le imprese del territorio con i docenti universitari e i dipartimenti per creare quei legami che potrebbero condurre a veicolare verso il territorio la prima scelta dei laureati; rendere più attrattivo il territorio, in modo tale che i giovani dell area metropolitana non se ne vadano altrove e che, a parità di offerta di compenso, i giovani che vivono lontano trovino stimolante scegliere Prato come città in cui lavorare. Per quanto riguarda invece il tema dell inadeguatezza delle competenze dei laureati alle richieste degli imprenditori sarebbe opportuno, da un lato, che si agisse per una maggiore integrazione tra mondo accademico e imprese sul piano dei programmi, azione che può passare da una maggiore pressione di quest ultime o dei loro rappresentanti direttamente sui dipartimenti universitari; dall altro, per un azione 51

52 congiunta delle imprese, in accordo con le università o altre istituzioni preposte, per formare i laureati sulle tecnologie e i linguaggi programmatori più recenti e più utilizzati. In quest ultimo ambito si segnala l efficacia di alcune esperienze di master universitario (es. il Master in Multimedia proprio dell Università di Firenze) che, anche grazie al coinvolgimento diretto delle imprese nei corsi e negli stage, sta soddisfacendo egregiamente le esigenze di alcune imprese pratesi più vicine questo specifico ambito dell Ict L asse del connettere Tra le molte cose che sappiamo delle imprese predatrici e delle imprese imbrigliate una distinzione centrale riguarda le loro reti di relazione e la loro propensione alla collaborazione. Per definizione, le seconde detengono una prevalenza di reti corte mentre le prime dispongono di una mix di reti corte e lunghe e, allo stesso tempo, non sembrano distinguere il confine tra il mercato locale e il mercato metropolitano. In ogni caso, se pur con livelli diversi, entrambi i due tipi di impresa registrano scarsi livelli di collaborazione all interno del cluster. Il grafo sotto riportato rappresenta l insieme di collaborazione formali (archi rossi) e informali (archi neri) che le imprese pratesi (nodi in rosso) intrattengono con altre imprese dell area metropolitana (rosso chiaro), regionali (giallo), nazionali (celeste) o internazionali (blu). Anzitutto, il grafo mostra la presenza di un gruppo di imprese isolate, ovvero aziende di piccola dimensione, con fatturati modesti, che competono sul mercato locale facendo affidamento prevalentemente a risorse esterne. A questo primo idealtipo di impresa se ne aggiunge un secondo, contraddistinto da aziende di piccole dimensioni con collaborazioni di corto raggio con altre imprese prevalentemente locali, relazioni diadiche limitate e occasionali che si compongono e scompongono a seconda dei clienti da servire. Un terzo tipo di reticoli sociali presenti sul territorio riguarda invece quelle imprese che hanno reti prevalentemente metropolitane composte da imprese esterne al settore Ict; in questi casi, si tratta spesso di clienti con cui le aziende del cluster collaborano per lo sviluppo di prodotti o servizi. Un quarto tipo di reticolo è quello di due imprese che bypassano completamente il territorio, caratterizzandosi esclusivamente per reti nazionali o internazionale. Infine, i reticoli più complessi sono addensati alle imprese relazionalmente più strutturate e a cui è riconosciuta anche una leadership tecnologica. In questo caso due delle quattro reti più articolate, localizzate al centro del grafo, riguardano le software house tradizionalmente legate a doppio filo al tessile pratese che, evidentemente, mutuando una modalità di funzionamento distrettuale, possono disporre di un capitale relazionale denso e composito. 52

53 Figura 2 - Le reti formali e informali delle imprese del cluster pratese dell'ict La rete più grande è tuttavia quella che ruota attorno ad alcune imprese predatrici, che coltivano molte relazioni informali con altre imprese locali dell Ict, oltre che con player di spessore nazionale. L ultimo dei network più strutturati include infine un impresa locale di telecomunicazioni, che beneficia di legami lunghi con altri operatori del settore. Sebbene le imprese isolate siano una minoranza rispetto a quelle che invece intrattengono relazioni con altre imprese ciò che il primo grafo restituisce è un reticolo molto frammentato. Spesso le imprese dell Ict locale non si conoscono o, nel caso in cui la relazione sussista, essa non compenetra la dimensione di mercato, dando vita a relazioni commerciali, ma rimane soltanto a livello informale e limitata al semplice scambio di informazioni. 53

54 Figura 3 - Il network formale del cluster pratese delle Ict D altra parte, il secondo grafo mostra come, se si prendono in considerazione i soli legami formali, ovvero quelli che hanno dato luogo a una collaborazione fattiva tra imprese, i network delle imprese si restringono ulteriormente (Fig. 3). In particolare, escludendo le relazioni formali, acquista un forte valore simbolico soprattutto la frammentazione del network delle imprese predatrici in cinque componenti (Fig. 4, grafo di destra). Figura 4 La sconnessione della componente delle imprese predatrici. Come abbiamo mostrato anche nei capitoli precedenti, la difficoltà di sfruttare economicamente la buona dose di capitale sociale di cui i singoli imprenditori 54

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