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2 COSTRUISCI LA L ammiraglia della flotta del Re Sole Pubblicazione edita da De Agostini Publishing S.p.A. n. 4 Country Head: Alessandro Lenzi Direzione Editoriale: Anna Brasca Coordinamento redazionale: Giuliano Donati Marketing Manager: Valentina Bramati Product Manager: Marina Zanotti Consulenza di Marketing: Francesco Losco Coordinamento iconografia: a cura dei Servizi Editoriali Iconografici Realizzazione: milanoedit s.r.l. Redazione: Maurizia Musanti Progetto grafico: Creo sas, Marco Matricardi Impaginazione: Camillo Sassi Testi: Carlo Cavaletto, archivio Associazione Modellisti Navali Magellano ( Tavole tecniche: Lubra 2008 Ediciones Altaya, S.A De Agostini Editore S.p.A. Novara Registrazione presso il Tribunale di Novara n. 43 del 8//2009 Iscrizione al ROC n del 24//2000 Direttore responsabile: Pietro Boroli De Agostini Editore: 2800 Novara, via G. da Verrazano 5 Redazione: 2800 Novara, corso della Vittoria 9 Referenze fotografiche: archivio Carlo Cavaletto, archivio Associazione Modellisti Navali Magellano, DeA/A. Dagli Orti, DeA/G. Dagli Orti, DeA Picture Library ISSN: PER TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE OPERE DE AGOSTINI deagostini.com

3 SCAFO I bagli e gli altri elementi di contorno Manuale di architettura navale SCHEDA 30 B A C F B F B F C E D E D C E D C E D In questo modello, egregiamente realizzato, sono evidenti le diverse strutture che affiancavano i bagli. Le lettere indicano: una mastra d albero (A), diversi boccaporti (B), bagli (C), baglietti (D), barrocci (E) e barrotti (F). Le lunghe travi che costituivano i bagli svolgevano una duplice funzione: sostenere il tavolato dei ponti e collegare trasversalmente le costole, garantendo che queste non si aprissero e non collassassero. Poiché le travi avevano sempre dimensioni limitate, era necessario realizzare il baglio in due o più pezzi giuntati fra loro. Nei disegni della tavola 69, sono illustrate due modalità di unione dei bagli composti, a seconda che fossero divisi in due o tre segmenti. Quale che fosse il numero degli elementi giuntati, la lunghezza del tratto di sovrapposizione o di unione era sempre pari a un terzo della lunghezza totale del baglio. Com è già stato ricordato trattando dei dormienti, le teste dei bagli erano sagomate a coda di rondine e trovavano riscontro nella faccia superiore del dormiente, dove si incastravano per un terzo del loro spessore. La forma a coda di rondine teneva ben premuto il baglio, impedendogli di scalzare il dormiente. L intervallo tra un baglio e l altro era variabile e dipendeva dalla dimensione delle installazioni che dovevano essere accolte in quello spazio, ad esempio le mastre d albero, i boccaporti o l argano maestro (vedi tavola 68). Nella zona delle mastre d albero, i bagli potevano anche essere irrobustiti con strutture sagomate a questo scopo, una sorta di bagli di rinforzo. Bolzone I bagli presentavano una curvatura verso l alto detta bolzone, necessaria a prevenirne il cedimento. La dimensione del bolzone della costola maestra andava aumentando salendo dai ponti inferiori a quelli superiori: il bolzone del primo ponte era due terzi circa di quello del secondo ponte. In ogni ponte, il bolzone dei bagli veniva calcolato in base alla misura del bolzone del baglio più lungo. 7

4 DISTRIBUZIONE DEI BAGLI E DELLE INSTALLAZIONI SU UN VASCELLO DEL XIX SECOLO ) Mastra d albero. 2) Argano maestro. 3) Boccaporto. 4) Baglio di rinforzo. TAVOLA 68 8

5 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 30 t Il baglio indicato dalla freccia è costituito da due elementi giuntati fra loro a palella dentellata. Latte Erano i bagli della covertetta, ossia il ponte di mezza stiva. Presentavano un bolzone ridotto e, se erano composti, la zona di unione non differiva da quella degli altri bagli. Le teste erano tagliate a sbieco, sagomate seguendo l inclinazione del fasciame interno. Le teste corrispondevano ai corsi di fasciame mancanti (di cui si tratterà in seguito) e poggiavano su un tacco di legno inchiodato su una costola: le latte quindi non erano sostenute da elementi continui come il dormiente. Un tacco di legno semplicemente inchiodato sul fasciame interno sosteneva la latta nella zona dove questa era a contatto della murata. Altre latte di dimensioni minori, che si trovavano sotto il pagliolato inferiore, poggiavano direttamente sul fasciame cui venivano fissate mediante chiodi piantati di sbieco. Barrocci Poiché i bagli dovevano restare paralleli tra loro e non subire deformazioni, venivano inseriti tra l uno e l altro elementi detti barrocci, i quali si incastravano in sedi a scancio praticate sulle facce dei due bagli che dovevano essere collegati. Baglietti Erano elementi larghi quanto i bagli ma di spessore inferiore, pari a quello delle tavole di fasciame. La funzione dei baglietti era di migliorare la distribuzione dei carichi che gravavano sulle tavole del ponte. Nello spazio compreso tra due bagli si trovava un baglietto, tranne che in corrispondenza dei boccaporti maggiori dove ve n erano tre. I baglietti poggiavano sui barrocci e la loro testa s incastrava in una sede a scancio praticata nello spessore del controtrincarino interno (che verrà spiegato in seguito). Barrotti Nei ponti erano praticate più aperture, dette boccaporti, destinate al passaggio dei viveri, delle polveri e dell equipaggio; le mastre, invece, accoglievano alberi o fusi d argano. Tali aperture erano sempre praticate fra due bagli adeguatamente distanziati. Poiché nessun baglio poteva essere tagliato pregiudicando la stabilità dell accostolato, il varco si trovava in corrispondenza di un baglietto. L estremità che subiva il taglio veniva sostenuta inserendo fra i bagli un particolare tipo di barroccio, di spessore commisurato al peso che gravava sul baglietto interrotto. Il barroccio in esame si chiamava barrotto e costituiva una delle sponde laterali dell apertura. p Disegno XIII. Metodo di unione con sede a scancio, impiegato ad esempio per barrocci e baglietti. 9

6 TAVOLA 69 TIPOLOGIE DI CONNESSIONE DEI SEGMENTI DEI BAGLI A Vista laterale del baglio con l indicazione del bolzone (A), la curvatura impressa al baglio per contrastare le forze che lo gravavano ed evitare che si spezzasse. Nei bagli composti da due pezzi, la zona di sovrapposizione tra i due elementi era lunga un terzo del baglio completo e l incastro fra i due avveniva con una palella dentellata. Nei bagli composti da tre o più pezzi, l unione delle due teste veniva rinforzata con un ulteriore elemento a sezione triangolare che sormontava i primi. 20 Unione a palella dentellata di due segmenti di baglio.

7 SCAFO Manuale di architettura navale Le porche e altri elementi di rinforzo interno SCHEDA 3 Le porche, evidenziate dalle frecce blu, erano applicate sul fasciame interno del vascello e facevano parte di quell insieme di elementi che assicuravano una maggiore robustezza e coesione delle costole. Gli elementi che prendevano il nome di porche erano posti nel profilo interno dello scafo e venivano installati dopo aver posato il fasciame interno. La funzione delle porche era contrastare le forti pressioni che tendevano a divaricare o a fare collassare le costole. Le porche presentavano, quindi, una conformazione molto simile a quella delle costole, poiché erano composte, sagomate e giuntate in maniera analoga a queste e ne riprendevano larghezza e spessore (vedi tavola 70). L orientamento degli elementi che costituivano la porca era inverso rispetto a quello della costola in cui trovava riscontro: se, ad esempio, il madiere della porca era inclinato in avanti, quello della costola si inclinava in senso opposto. Le porche presentavano un maggiore spessore al centro, dove erano ricavate le sedi a incastro per accoppiarsi alla trave del paramezzale; altre sedi ai lati di quella centrale erano destinate ad accogliere grosse travi longitudinali, dette serrettoni dei fiori (di cui verrà trattato in seguito). Le tavole interne del fasciame presentavano dei vuoti in alcune zone che favorivano la circolazione dell aria all interno dello scafo, e in corrispondenza di questi venivano applicati dei riempienti che sostenevano le porche. Ghirlande o gole Le ghirlande (o gole) erano elementi sagomati a V, con la funzione di assicurare maggiore robustezza alla prua (vedi tavola 7). A causa delle loro notevoli dimensioni e della particolare forma, le ghirlande venivano realizzate in più pezzi giuntati fra loro. Lo spessore delle ghirlande era pari a quello di una semicostola. Braccioli d arcaccia Nella poppa del vascello venivano sistemati, a fianco del prestantino, due braccioli per lato, che erano denominati d arcaccia perché applicati sul fasciame delle barre d arcaccia (vedi tavola 72). Tali braccioli assumevano un andamento obliquo rispetto a queste ultime. L estremità del bracciolo esterno si appoggiava al traversone del ponte, quella del bracciolo interno contro lo scalmo del prestantino, all altezza del traversone. 2

8 TAVOLA 70 STRUTTURA DELLA PORCA DI UN VASCELLO DEL XVIII SECOLO ) Fasciame interno. 2) Fasciame esterno. 3) Porca. 4) Costola. 5) Paramezzale.

9 POSIZIONE DELLE GHIRLANDE NELLA PRUA DI UN VASCELLO DEL XVIII SECOLO TAVOLA 7 ) Ghirlande (o gole) posizionate presso la sezione di prua. 23

10 TAVOLA 72 POSIZIONE DEI BRACCIOLI D ARCACCIA NELLA POPPA DI UN VASCELLO DEL XVIII SECOLO 2 24 ) Braccioli d arcaccia. 2) Barre d arcaccia.

11 SCAFO Manuale di architettura navale I braccioli e i puntelli SCHEDA 32 t Lo spaccato di questo bel modello del Fleuron evidenzia, indicate dalle frecce blu, alcune delle strutture di sostegno interno: braccioli e puntelli semplici e con gradini; questi ultimi svolgevano anche la funzione di scale per accedere ai ponti superiori del vascello. Braccioli e puntelli erano due tipologie di strutture con la funzione di unire, sostenere e rinforzare diversi elementi interni del vascello. I braccioli, in particolare, erano simili a mensole, e venivano impiegati in molte zone della nave, dove vi fosse bisogno di garantire solidità all insieme. Braccioli dei bagli Questo genere di braccioli era destinato a rinforzare la zona di unione tra ciascun baglio e lo scafo, secondo modalità differenti. Potevano infatti essere impiegati per congiungere il baglio con il fasciame interno o con il dormiente. Il bracciolo con andamento orizzontale univa il baglio al dormiente, mentre quello con orientamento verticale collegava il baglio direttamente al fasciame interno. Entrambe queste tipologie prevedevano che il bracciolo venisse fissato all estremità di una delle facce laterali del baglio. Braccioli d arcaccia Si trovavano a poppa e svolgevano il compito di unire l arcaccia con lo scafo, come accennato in precedenza e illustrato nella tavola 72. Nella poppa del vascello, venivano posti a fianco del prestantino due braccioli per parte, denominati d arcaccia perché venivano applicati sul fasciame dei gaisoni. I gaisoni, termine più appropriato per definire le barre d arcaccia, che verrà utilizzato d ora in avanti, erano le cinque travi che incrociavano il dritto di poppa. L insieme di dragante, traversone del ponte, ossia l ultimo baglio del primo ponte, e gaisoni costituiva l arcaccia. I braccioli d arcaccia incrociavano obliquamente i gaisoni, e la loro testa prodiera si trovava fra le costole; l estremità del bracciolo esterno poggiava sul traversone del ponte, l estremità di quello interno contro lo scalmo del prestantino, ancora all altezza del traversone. I due braccioli d arcaccia erano paralleli tra loro. Braccioli del dragante Sostenevano le estremità del dragante e lo connettevano alla murata. Presentavano un profilo angolare. Braccioli delle bitte Conosciuti anche come controbitte, fungevano da rinforzi verticali per le colonne, una delle strutture che concorreva a formare le bitte. Le bitte erano robusti elementi su cui venivano fissati i cavi di ormeggio. Puntelli Per contrastare il cedimento dei bagli, sottoposti al peso dell artiglieria, venivano sistemati sotto di essi dei sostegni verticali, attraverso i quali una parte del peso veniva scaricato sul paramezzale. Tali sostegni, detti puntelli, potevano essere semplici o dotati di gradini (per svolgere così la funzione di scale). Altri puntelli, poi, venivano utilizzati per dividere gli spazi della stiva. Alcuni puntelli sostenevano un singolo baglio, altri un intera serie, grazie all interposizione di un elemento orizzontale, detto corda rovescia o controcorsia. L estremità superiore dei puntelli trovava sede nella controcorsia e l estremità inferiore, infilata in una piccola scassa, scaricava il peso sul paramezzale. 25

12 TAVOLA 73 BRACCIOLI DI SOSTEGNO DEI BAGLI ) Bagli. 2) Braccioli a L rovesciata. 3) Feritoia per cannone. 4) Piano di appoggio del fasciame del ponte.

13 BRACCIOLI CON BRACCI DI FORME DIFFERENTI TAVOLA ) Braccio verticale. 2) Braccio orizzontale. 3) Elemento da sostenere. 27

14 TAVOLA 75 PUNTELLI DI SOSTEGNO DEI BAGLI ) Puntelli semplici. 2) Puntello a gradini. 3) Paramezzale. 4) Chiglia. 5) Porca. 6) Costola. 7) Fasciame esterno. 8) Baglio. 9) Controcorsia.

15 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 33 Il serrettame, il rivestimento interno dello scafo u In questo pregevole modello sono visibili i primi corsi di serrettame (frecce blu), posati a cominciare dal paramezzale (A). Si possono notare anche la scassa dell albero maestro (B) e la caratteristica curvatura di due bagli (C). C A B Le tavole di legno che costituivano il rivestimento dell ossatura del vascello prendevano il nome di serrettame, quando coprivano le parti interne della nave, di fasciame esterno, se erano fissate allo scafo. Gli elementi di rivestimento venivano posati con un andamento orizzontale e secondo una sequenza ben precisa. Il serrettame era formato da travi che prendevano il nome di serrette; le serrette venivano accostate tra loro in file orizzontali che costituivano i corsi. A differenza di altri elementi analizzati in precedenza, queste tavole terminavano a paro e si connettevano testa a testa, mentre le giunzioni dei corsi erano sfalsate le une rispetto alle altre. Le tavole del serrettame presentavano spessori diversificati a seconda della porzione del vascello che dovevano rivestire. A livello formale anche dormienti, sottodormienti e trincarini, di cui si è già trattato, costituivano il serrettame, ed erano detti serrettoni, dato il loro spessore elevato. Serrettame al di sopra della stiva Fra le serrette che ricoprivano le porzioni dell imbarcazione al di sopra del livello della stiva, si distinguono le serette del trincarino e le serrette dei traportelli. Sia che la nave avesse uno o più ponti, questi elementi si ripetevano per ciascuno di essi. Serrette del trincarino Erano corsi di serrettame disposti sopra il trincarino, un serrettone leggermente inclinato per far drenare l acqua verso il basso. La faccia superiore di queste serrette si trovava sullo stesso piano della soglia delle aperture dei cannoni (vedi tavola 76). Serrette dei traportelli Lo spazio compreso fra due aperture destinate ai cannoni, ossia fra un trincarino e un dormiente, era rivestito di serrette di piccole dimensioni e non di corsi interi. In qualunque ponte ci si trovasse, le serrette dei traportelli avevano uno spessore ridotto rispetto a quello del trincarino e del dormiente (vedi tavola 76). Serrettame al di sotto della stiva Lo spazio della stiva veniva rivestito con serrette e particolari serrettoni detti dei fiori. Questi elementi di maggior spessore venivano posati accanto al paramezzale, subito dopo una serretta chiamata copricanale, e percorrevano l intera lunghezza dello scafo. Per un certo tratto si trovavano al di sopra dei madieri delle costole, poi, verso prua e poppa assumevano un andamento quasi verticale per seguire la diversa inclinazione dello scafo. Lo spazio compreso tra i serrettoni dei fiori e la fascia più bassa dei sottodormienti veniva rivestito con corsi di serrette, lasciando alcuni spazi vuoti per consentire il passaggio dell aria e facilitare l eventuale rimozione del serrettame. Nel corso dei secoli la posa del serrettame si è evoluta da un rivestimento con numerosi vuoti a una copertura interna pressoché completa (confronta tavole 77 e 78). 29

16 TAVOLA 76 SPACCATO DI VASCELLO DEL XVIII SECOLO CON SERRETTAME ) Paramezzale. 2) Chiglia. 3) Copricanale. 4) Serrettoni dei fiori. 5) Serrette. 6) Livello della stiva. 7) Sottodormiente. 8) Dormiente. 9) Spessore del baglio. 0) Trincarino. ) Serretta del trincarino. 2) Apertura del cannone. 3) Baglio. 4) Serrette dei traportelli.

17 SEZIONE DI VASCELLO DEL 675 CIRCA CON SERRETTAME A VUOTI TAVOLA ) Paramezzale. 2) Chiglia. 3) Serrettoni dei fiori. 4) Vuoto nella zona della sentina. 5) Vuoto di aerazione. 6) Sottodormiente. 7) Dormiente. 8) Baglio. 9) Trincarino. 0) Serrette. 3

18 TAVOLA 78 SEZIONE DI VASCELLO DEL 780 CIRCA CON SERRETTAME COMPLETO ) Chiglia. 2) Serrettoni dei fiori. 3) Serrette. 4) Vuoto di aerazione. 5) Sottodormiente. 6) Dormiente. 7) Baglio. 8) Trincarino.

19 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 34 Le strutture di contenimento dello scafo: le cinte Per tenere ben coeso l insieme dello scafo in senso longitudinale, venivano fissati sulla sua superficie diversi corsi di tavole di legno, più spesse del fasciame. Le cinte, questo era il loro nome, assolvevano quindi una funzione strutturale perché consentivano all imbarcazione di contrastare le spinte generate dai marosi. Le cinte venivano disposte sull opera morta del vascello, ossia sulla porzione della nave al disopra del livello dell acqua. Anche sulle moderne imbarcazioni vi è sempre almeno una cinta, mentre sui vascelli il numero delle cinte variava in funzione del numero dei ponti. Le cinte erano generalmente composte da più corsi di travi, sovrapposti in senso verticale (vedi tavola 80). Le singole tavole venivano unite fra loro con giunzioni a palella, sfalsate tra un corso e l altro. Come è già stato accennato in precedenza, le cinte erano solidali, sulla superficie interna dello scafo, con i dormienti e i braccioli, mediante l impiego di chiavarde. Nel sistema costruttivo inglese, i corsi che costituivano le cinte erano delle grosse tavole sagomate a palella che si combinavano tra di loro secondo diverse modalità, illustrate nel disegno XIV. Installazione delle cinte Le tavole dei corsi raggiungevano dimensioni ragguardevoli. Lo spessore di ciascuna di esse poteva anche superare i 0 cm, la larghezza oscillava fra 30 e 40 cm e la lunghezza era di circa 6, 7 metri. Come si può intuire, queste misure causavano notevoli difficoltà nel fissaggio sullo scafo. Le tecniche messe in atto per ovviare alla situazione sono dettagliate nelle tavole 80 e 8. p Su questo bellissimo modello del vascello francese Fleuron, in fase di costruzione, si notano con facilità i corsi di cinte (A) giuntati a palella (frecce blu) e i listoni che formano il capodibanda (B). visibile era modanata, ossia sagomata. I listoni potevano corrispondere a dei corsi di cinta oppure costituire la faccia a vista dei capodibanda, le tavole orizzontali poste al disopra delle teste delle costole. q Disegno XIV. B A B Listoni Sui vascelli costruiti fra il XVII e il XVIII secolo, venivano applicati anche corsi di fasciame la cui superficie Esempi delle differenti forme, adottate nel sistema costruttivo inglese, che potevano assumere le tavole delle cinte. 33

20 SEQUENZA DI FISSAGGIO DELLE CINTE TAVOLA 79 I primi due corsi che compongono la cinta sono già inchiodati allo scafo con svariate caviglie e chiavarde disposte su due file. Un estremità del terzo corso è già stata inchiodata, e si sta procedendo passo a passo per applicare allo scafo l estremità ancora libera. Per incurvare la tavola, venivano usate spesse funi, mantenute in trazione da gru poste sul ponte. Puntelli e morse garantivano che il corso rimanesse ben aderente allo scafo durante l installazione. 34

21 MORSA PER APPLICARE LE CINTE (VISTA IN SEZIONE) TAVOLA ) Chiavarda. 2) Corso di cinta già fissato. 3) Caviglia. 4) Cuneo. 5) Corso in fase di fissaggio. 6) Chiavarda con testa ad anello. 7) Morsa. 35

22 TAVOLA 8 VISTA LATERALE DI VASCELLO CON TRE CINTE 36 In questo vascello sono evidenziate le cinte, in numero uguale ai ponti. Si può notare bene come si trovassero allo stesso livello di questi ultimi.

23 SCAFO Il fasciame esterno Manuale di architettura navale SCHEDA 35 Il modellista che ha realizzato questa dettagliatissima riproduzione del vascello inglese HSM Prince, ha scelto di utilizzare una grande quantità di chiodini per simulare la fitta rete di caviglie e chiavarde impiegata per fissare i corsi di fasciame esterno. Analogamente alla pelle del corpo umano, il fasciame rivestiva la struttura della nave e le consentiva di galleggiare. Prendiamo come esempio le prime imbarcazioni della storia della navigazione, che erano realizzate con pelli di animali tenute distese da listelli di legno: non erano questi che sostenevano il peso dell imbarcazione e ne permettevano il galleggiamento, bensì le pelli stesse che rispondevano alla spinta idrostatica. Il fasciame della nave, come si vedrà in dettaglio anche in seguito, assolveva quindi allo scopo di fare galleggiare i pesantissimi vascelli da guerra, basandosi proprio sul principio di Archimede. Una pelle permeabile A differenza delle navi in ferro, in cui la struttura di copertura dello scafo è omogenea, perché le piastre di rivestimento possono essere perfettamente acco- state tra loro, nelle navi di legno le tavole del fasciame erano leggermente sovrapposte, e data la loro irregolarità, non costituivano una superficie continua ma disseminata di fessure. Partendo da questo presupposto, il primo problema che doveva essere risolto dai costruttori era quindi come evitare le infiltrazioni d acqua. Oltre ai metodi messi in atto per rendere impermeabile la superficie esterna dell imbarcazione, presentati in seguito, vi era un altra soluzione adottata a tale scopo. Nella sentina, la zona della nave più vicina al fondale marino, erano presenti dei dispositivi a pompa che erano mantenuti in costante attività, con la funzione di convogliare all esterno l acqua proveniente dai livelli superiori dell imbarcazione. Oltre a ciò, la sentina veniva riempita con materiale di risulta, perlopiù frammenti di sassi, per raccogliere anche i più minuti rivoli d acqua. 37

24 TAVOLA 82 I CORSI DI FASCIAME ESTERNO 38 I corsi di fasciame rivestivano l intera superficie esterna del vascello ed erano leggermente sovrapposti gli uni agli altri per ridurre il più possibile la portata delle infiltrazioni d acqua.

25 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 35 Nelle lance dell epoca presa in esame, così come nelle moderne imbarcazioni di piccole dimensioni, il fasciame esterno era di legno, posato a corsi disposti lungo l intera lunghezza dello scafo. Struttura delle tavole del fasciame e metodi di posa I corsi di tavole, che per i vascelli di primo rango raggiungevano i 5 cm di spessore, erano proporzionati alle dimensioni del vascello. Le assi erano larghe dai 30 ai 40 cm e la loro lunghezza variava dai 6 ai 7 metri, in funzione dell altezza delle piante che le maestranze del cantiere avevano a disposizione. L essenza impiegata più frequentemente era il larice, che possiede buone caratteristiche di resistenza all acqua. Il legno immerso costantemente nell acqua, contrariamente all opinione comune, non marcisce condizione per raggiungere la quale è necessario l apporto dell ossigeno atmosferico ma si degrada, senza però sfaldarsi. I corsi erano così chiamati per il fatto di essere file di tavole unite una dopo l altra. I corsi erano fissati sulla costolatura della nave, e le singole tavole che componevano un corso erano unite di testa: si praticava un taglio perpendicolare al piano della tavola e si congiungevano le estremità. Solitamente, le tavole erano connesse allo scafo con chiavarde, inserite nelle teste dei corsi, mentre per tutta la lunghezza della fila di tavole le chiavarde erano alternate a caviglie di legno. Le caviglie, realizzate con un legname diverso da quello del fasciame, erano largamente utilizzate perché l essenza scelta di volta in volta si dilatava quando veniva a contatto dell acqua, rimanendo così ben ancorata al foro e garantendo una perfetta aderenza della tavola all accostolato. Il fasciame, che rivestiva i vascelli dell epoca presa in considerazione, era ap- In questo spettacolare modello di vascello del XVIII secolo è ben evidente la modalità di posa del fasciame di poppa. plicato allo scafo secondo due principali metodologie, che assumono le loro specifiche denominazioni in base alle tecniche di posa impiegate: il fasciame a paro e il fasciame a clinker. 39

26 TAVOLA 83 ESEMPIO DI FASCIAME ESTERNO A COPERTURA DI UN VASCELLO DA 74 CANNONI, XVIII SECOLO ) Costole. 2) Serrettame (fasciame interno). 3) Baglio. 4) Bracciolo. 5) Fasciame esterno. 6) Cinta. 7) Copertura di piastre di rame.

27 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 36 Il fasciame a paro Com è stato accennato in precedenza, il fasciame posato a paro prevedeva che le tavole dei corsi, tagliate perpendicolarmente, fossero unite di testa e poi sormontate da un altro corso di fasciame, con la giunzione sfalsata rispetto al primo, ma complanare. A causa dei nodi e delle irregolarità che caratterizzano il tronco degli alberi, e a causa dello scarso livello tecnologico delle attrezzature a disposizione dei costruttori, le assi di legno impiegate per rivestire le imbarcazioni non erano perfettamente levigate e accostate tra loro. Gli utensili, assai semplici, che La poppa di questo modello de L Aurore mostra chiaramente l inclinazione verso il dritto delle tavole di fasciame posate a paro. 4

28 TAVOLA 84 SCHEMA DI POSA DEL FASCIAME A PARO SULLA PRUA DI UN VASCELLO METODO INGLESE METODO CONTINENTALE B B A A 42 I corsi che rivestono la prua diminuiscono di numero avvicinandosi al dritto: da tre (A) diventano due (B). I corsi che rivestono la prua diminuiscono di numero avvicinandosi al dritto: da due (A) diventano uno (B).

29 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 36 A B C A) Opera morta. B) Linea di galleggiamento. C) Opera viva. venivano utilizzati, infatti, erano la scure e il segaccio: il tronco veniva prima tagliato con la scure e poi suddiviso in ceppi con il segaccio. La sovrapposizione e l accostamento delle tavole risultavano quindi assai imperfetti: a motivo di ciò erano necessari interventi successivi, di cui si tratterà in seguito, per riempire le fessure superficiali e impermeabilizzare l insieme dei corsi. All imprecisione della posa, si sommava la difficoltà di far aderire perfettamente le travi di rivestimento alla sagoma tondeggiante dello scafo e soprattutto a quelle zone, ossia la prua e la poppa, dove la curvatura dell ossatura variava notevolmente. La rastrematura del fasciame di prua La sezione centrale è la zona più larga dell imbarcazione: si può quindi ipotizzare che sia necessario un determinato numero di tavole per ricoprirla. Procedendo verso prua, invece, la sagoma della nave si assottiglia e sarebbe logico supporre che si impieghi una quantità inferiore di legname. Poiché, invece, venivano adoperati non ceppi singoli, ma file di elementi accostati, non era possibile intervenire interrompendo bruscamente il corso. Si procedeva, invece, rastremando le tavole, ossia riducendo progressivamente la loro sezione. La rastrematura non era però totale, cioè non si eseguiva fino all estremità della prua, a motivo del notevole peso delle lunghissime tavole, che dovevano essere sollevate per consentire tale operazione. Nella realizzazione di questa piccola imbarcazione, il modellista ha adottato il metodo continentale: al disotto dell opera morta, i due corsi di fasciame (frecce bianche) si riducono a uno (freccia rossa). Metodi di posa a prua e a poppa Terminata la sezione rastremata, si procedeva quindi sagomando le tavole, in modo da poterle posare il più parallelamente possibile alla superficie dello scafo e limitare così le infiltrazioni di acqua. Per sagomare i corsi di fasciame nella zona prodiera venivano pertanto adottati due diversi metodi (vedi tavola 84). Nel metodo inglese, i corsi si interrompevano a un certo punto, venivano ricavate delle tacche su tre corsi adiacenti, in modo da assottigliare l insieme e ottenere due soli corsi, che si concludevano sul dritto di prua. Questo particolare accorgimento veniva scelto anche nell opera viva, ma in maniera meno evidente. Nel metodo continentale, l applicazione di questa soluzione costruttiva nella zona prodiera era ancora più accentuata. Osservando l opera morta del vascello, illustrato nella tavola 84 a destra, infatti, si nota come i corsi di fasciame che avvolgevano la prua fossero due, e, ricavando un dente in uno di essi, il rivestimento si concludesse contro il dritto con un solo corso. Nella zona poppiera, al contrario, i corsi di fasciame dovevano aumentare, data l altezza maggiore sul livello dell acqua di questa zona della nave. Veniva quindi utilizzato un metodo inverso rispetto a quello impiegato per la prua (vedi tavola 85): i corsi da due diventavano tre e da uno due. Venivano rastremati due corsi e inseriti, nelle zone di giunta, dei riempimenti; il resto del corso procedeva poi con una larghezza costante. L intervento di aggiunta a poppa era diffuso indifferentemente nei cantieri continentali e inglesi. 43

30 TAVOLA 85 SCHEMA DI POSA DEL FASCIAME A PARO SULLA POPPA DI UN VASCELLO C B A C B A A 44 Indipendentemente dal sistema costruttivo adottato, la posa del fasciame sulla poppa seguiva la regola di incrementare il numero dei corsi man mano che ci si avvicinava al dritto (C). Osservando il disegno in alto, partendo da destra, il corso (A), mediante l inserimento di un ceppo di riempimento, si sdoppia in due (B). Nel disegno in basso, invece, l aggiunta del riempimento (B) porta il numero dei corsi (A) a tre.

31 SCAFO Il fasciame a clinker o a corsi sovrapposti Manuale di architettura navale SCHEDA 37 Il metodo di posa del fasciame detto a clinker ha vissuto la sua applicazione più evidente all epoca delle lunghissime e flessibilissime imbarcazioni vichinghe; tuttavia questa tecnica è adoperata ancora oggi per natanti di piccole dimensioni. La particolare metodologia di posa prevede che i corsi di fasciame non siano complanari, ma ciascun corso sormonti quello sottostante. L area sovrapposta si sviluppa per un breve tratto, in modo da garantire una maggiore tenuta alle infiltrazioni. La tavola 86 evidenzia bene la differente disposizione dei corsi di fasciame a clinker (disegno A) e a paro (disegno B), e la struttura del torello e controtorello (disegno C). Torello e controtorello Come abbiamo avuto modo di accennare, la posa del fasciame iniziava sempre dalla chiglia, nella cui battura, la gola di sezione triangolare ricavata nella lunghezza della trave di chiglia, trovava sede il primo corso di fasciame, denominato torello. Questo corso presentava uno spessore maggiore nella zona di contatto con la chiglia e andava assottigliandosi all altra estremità, fino a raggiungere lo spessore del fasciame di carena. Il fasciame di questa zona della nave, infatti, presentava uno spessore differente da quello di murata, cioè dall opera morta. Il torello poteva essere ulteriormente rinforzato da un controtorello: l elevata altezza delle tavole, anche se andavano assottigliandosi gradualmente, richiedeva infatti una struttura molto robusta che le sostenesse e contrastasse la potentissima spinta dell acqua. p La sovrapposizione dei corsi di fasciame, posati secondo la tecnica a clinker, è stata perfettamente eseguita in questo pregevole modello. La struttura del clinker Nella tecnica a clinker le tavole erano sagomate con un gradino per permettere a ciascuna di adagiarsi correttamente su quella sottostante. A causa di questa complessa lavorazione, la posa a clinker era quindi impiegata per lance e barche di piccole dimensioni, mentre le lunghissime e pesantissime travi dei vascelli non consentivano di adottarla. Il metodo di fissaggio delle tavole si dimostrava particolarmente efficace per garantire una buona capacità di flessione alla chiglia: le navi vichinghe, infatti, furono in grado di attraversare l oceano anche grazie alla capacità di potersi quasi torcere, assecondando così la forza del vento e le violente spinte delle onde, caratteristica che difettava ai mastodontici vascelli. Altra importante differenza fra il metodo a corsi sovrapposti e quello a paro, era che i corsi di fasciame non venivano applicati allo scafo, ma prima uniti gli uni agli altri e poi era calata al loro interno l ossatura. Questo ulteriore elemento di difficoltà ne impediva l applicazione a navi di grandi dimensioni. Le tavole 87 e 88 illustrano la particolare tecnica di applicazione del fasciame adottata per le navi vichinghe, più complessa della tecnica utilizzata ancora oggi. Le assi venivano prima sovrapposte poi giuntate fra loro con rivetti metallici. All interno di questa struttura veniva poi calato l insieme delle costole. Grazie a piccoli tacchi, ricavati nel pieno della tavola più spessa del corso, le costole venivano agganciate al corso. Infine, si facevano passare robuste funi nei fori ricavati sui tacchi e intorno alle costole, in modo da rendere solidale l accostolato al fasciame. Venivano anche aggiunte caviglie di legno per rinforzare tutto l insieme. Si può comprendere, infine, che nel metodo a clinker le costole non assolvevano a una funzione strutturale. 45

32 TAVOLA 86 VISTA IN SEZIONE DI FASCIAME A CLINKER E A PARO Nel fasciame a clinker, i corsi sono dotati di un gradino che ne consente una parziale sovrapposizione. DISEGNO A DISEGNO B Nel fasciame a paro, i corsi sono accostati in maniera complanare e necessitano di interventi successivi per impermeabilizzarli. DISEGNO C 2 46 Vista in sezione del torello () con il controtorello (2).

33 UN PARTICOLARE TIPO DI FASCIAME A CLINKER ADOTTATO PER LE NAVI VICHINGHE TAVOLA Vista frontale (a sinistra) e vista laterale (a destra), in sezione, del fasciame fissato su una costola. ) Tavola del corso. 2) Zona di sovrapposizione dei corsi. 3) Corda catramata. 4) Tacco di ancoraggio. 5) Rivetto. 6) Costola. 7) Fori per il passaggio della fune. 8) Fune Vista in pianta (a sinistra) e vista laterale (a destra) della zona di ancoraggio tra tavola di fasciame e costola. ) Tavola del corso. 2) Rivetto. 3) Tacco di ancoraggio. 4) Costola (presentava un profilo arrotondato, a differenza dei vascelli). 5) Fune. 6) Fori per il passaggio della fune. 47

34 C TAVOLA 88 FISSAGGIO DEL FASCIAME A CLINKER SULL OSSATURA DELLE NAVI VICHINGHE A Rivetto B 2 3 Caviglia 2 A. Testa ribattuta del rivetto (vista in sezione) B. Testa ribattuta con rondella (vista in sezione) C. Testa della caviglia con cuneo (vista in sezione) ) Testa. 2) Gambo. 3) Rondella. 4) Cuneo. 4 4 Piano di calpestio 3 2 Chiglia Caviglie di legno, munite di perno per fissaggio (), e rivetti metallici (2) consentivano di articolare e saldare perfettamente le costole ai corsi di fasciame (3). 48

35 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 38 Operazioni di finitura dello scafo: calafataggio e incatramatura p Questo diorama mostra con perfetto realismo le operazioni di calafatura e incatramatura eseguite su una caravella. Le maestranze, abbattuta la nave, lavorano su chiatte ancorate intorno allo scafo. Una volta conclusa la costruzione del vascello, si procedeva all esecuzione di una serie di trattamenti mirati a garantire la tenuta stagna dei corsi e delle singole tavole che li costituivano. La prima procedura a cui veniva sottoposta unicamente la superficie esterna dello scafo era il calafataggio, denominazione che si conserva ancora oggi. Tale operazione, detta anche calafatura, consisteva nel riempire i vuoti creati dall accostamento imperfetto delle tavole, causato dalla loro forma irregolare, dovuta all impiego di strumenti poco raffinati, e delle fenditure naturalmente presenti sulle superfici dei tronchi degli alberi. Il materiale, adoperato per garantire il più possibile un efficace impermeabilizzazione della nave, era costituito da stoppa, ossia vecchi cavi, tagliati in pezzi minuti, sfilacciati e rifilati in modo da creare un nuovo filo, di circa 5 cm di diametro. Con questa particolare stoppa venivano riempite tutte le fenditure che si creavano nelle zone di giunzione delle diverse tavole. L operaio addetto si sedeva su un contenitore di legno e, con uno scalpello e un mazzuolo, inseriva la stoppa nelle fessure, seguendo l andamento dei corsi del fasciame (vedi tavola 89). Lo scalpello, di cui esistevano diverse tipologie, serviva ad allargare parzialmente le fessure, perché lo strato di stoppa che vi veniva inserito fosse uniforme e permettesse un incatramatura omogenea. Gli specifici attrezzi impiegati dal calafato, questo il nome di colui che eseguiva il calafataggio, sono illustrati nella tavola 90. La calafatura Una volta calafatato, lo scafo veniva protetto, ossia incatramato, con pece grassa mantenuta in ebollizione in capienti caldaie mediante palle di ferro roventi dotate di manico. La pece grassa era una mistura di resina, catrame e sego che veniva spalmata sulla carena con speciali pennelli, detti lanate. Le navi che compivano vaste traversate e navigavano in acque calde, avevano la necessità di ripristinare la copertura al termine del viaggio di andata, poiché le alghe e le teredini (molluschi in grado di corrodere i legnami sommersi) proliferavano in misura maggiore per le temperature elevate e danneggiavano notevolmente lo scafo. Solo dopo la prima metà del Settecento, infatti, vennero adottate coperture in piastre di rame che garantivano una maggiore resistenza al deterioramento. 49

36 TAVOLA 89 IL CALAFATO, L OPERAIO ADDETTO AL CALAFATAGGIO 50 Seduto sul contenitore, dov erano custoditi la stoppa e gli attrezzi, il maestro addetto all operazione di impermeabilizzazione dello scafo allargava le fessure con un apposito scalpello e impiegava un mazzuolo per pressare bene la stoppa al loro interno.

37 GLI ATTREZZI DEL CALAFATO Fra i diversi strumenti impiegati dal calafato si possono riconoscere il mazzuolo (in alto a sinistra), alcuni tipi di allargacomenti adoperati per allargare le fessure tra le tavole (in alto al centro), diversi ferri senza filo per spingere la stoppa nelle fenditure e intorno ai chiodi, l attrezzo per mescolare la pece (al centro in mezzo), il grembiule protettivo e la cassetta in cui era conservata l attrezzatura. TAVOLA 90 5

38 VASCELLO ABBATTUTO PER LA CATRAMATURA La nave veniva abbattuta, ossia messa il più possibile orizzontale, in modo che la chiglia fuoriuscisse dal pelo dell acqua. Venivano chiusi al meglio i sabordi, poi, attraverso paranchi e picchetti piantati nel terreno o legati alla vegetazione circostante, la carena veniva fatta emergere e il personale della nave, a bordo di chiatte, costruite alla bisogna, o delle lance, eseguiva l operazione di catramatura. TAVOLA 9 52

39 SCAFO La copertura in rame Manuale di architettura navale SCHEDA 39 La ricerca dei materiali più idonei alla chiodatura Gli elementi di fissaggio in ferro, immersi nell acqua marina, subivano un processo di ossidazione che negli ambienti oceanici caldi avveniva ancor più rapidamente. La reazione chimica induceva i chiodi di ferro a consumarsi e a perdere progressivamente la capacità di tenere fissate le piastre alla carena. Queste ultime quindi si staccavano e si disperdevano sui fondali. Dopo varie sperimentazioni, verso metà del Settecento si arrivò alla conclusione che era il rame il materiale più appropriato alla copertura delle navi. Anche in questo caso, però, i chiodi di ferro non si rivelavano adatti allo scopo e venivano pertanto impiegap L opera viva di questo modello di schooner mostra con un ottimo grado di dettaglio il rivestimento di piastre metalliche. Nelle imbarcazioni coperte con lastre di rame, la fascia del bagnasciuga si presenta ossidata, perché a contatto con l aria, mentre la porzione sotto il livello dell acqua risulta lucida per effetto della reazione chimica del rame con l acqua di mare. Il tentativo di rendere il più possibile impermeabile lo scafo delle imbarcazioni è stato oggetto di ricerca fin dall epoca degli antichi romani. Dato che, come detto in precedenza, il rivestimento realizzato solo con tavole di legno non garantiva né una perfetta resistenza all acqua né una lunga durata nel tempo si era sottolineato che, in occasione di traversate in acque calde, l incatramatura dovesse essere rifatta almeno una volta le navi onerarie romane, destinate al trasporto delle merci, venivano rivestite con lastre di piombo. La chiodatura di questo metallo non avveniva con elementi dello stesso materiale, perché non erano in grado di reggere un peso tanto elevato, ma con chiodi di ferro. 53

40 TAVOLA 92 SCHEMA DI POSA E DI CHIODATURA DELLE PIASTRE DI RAME D PRIMA CINTA X X X X X B C B2 A A2 A3 A4 C2 B3 B4 B5 D2 C3 C4 C6 D3 D4 D5 D6 Le piastre di rame venivano applicate al disotto della prima cinta: prima veniva posato il corso contrassegnato come A (le giunzioni sono sfalsate come indicano i gruppi di lettere e numeri), poi il B, il C e il D. L ultima fascia, la X, era parallela alla linea di galleggiamento. Una fittissima chiodatura consentiva di rendere estremamente salda l unione delle piastre metalliche alla carena. 54

41 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 39 p Il diorama fotografato sopra è molto utile per comprendere com era organizzato il ciclo di lavorazione per la posa delle piastre metalliche sulla carena dei vascelli. Dalla fonderia, a sinistra in primo piano, uscivano le piastre forgiate appositamente nella misura richiesta. I materiali venivano poi trasportati sui carri nei pressi della nave, ancorata nello scalo. In piedi sui ponteggi, le maestranze specializzate si dedicavano poi alla chiodatura delle piastre sull opera viva. ti elementi di fissaggio di rame. Naturalmente, per rafforzare la resistenza all acqua, le lastre metalliche venivano comunque applicate sullo scafo dopo che questo era stato incatramato. La posa delle piastre avveniva secondo lo schema illustrato nella tavola 92: i corsi erano sovrapposti gli uni agli altri, le singole piastre avevano le giunzioni sfalsate. L ultima fascia, detta bagnasciuga, era sempre applicata parallelamente alla linea di galleggiamento. La chiodatura era fittissima (vedi tavola 92) poiché la perdita anche di un solo elemento avrebbe danneggiato notevolmente la nave. I chiodi utilizzati per fissare le piastre avevano dimensioni notevoli: il gambo presentava un diametro di 4 cm e la testa era larga 8 cm. L uso di coprire con lastre di rame le imbarcazioni venne adottato da tutte le marinerie fintanto che le navi non vennero realizzate completamente in ferro. 55

42 TAVOLA 93 VISTA DA POPPA, DA PRUA E LATERALE DI UN VASCELLO CON COPERTURA METALLICA I disegni in alto a sinistra mostrano la copertura della poppa secondo due diverse modalità di disposizione delle piastre. Il disegno a fianco evidenzia, invece, la sistemazione delle piastre a prua e l illustrazione in basso la visione complessiva della copertura sull opera viva. Si noti anche che tutti gli elementi accessori di prua e poppa (dritto, ruota, timone) venivano ugualmente ricoperti. 56

43 SCAFO L ancora e il suo cavo di ritegno, la gomena Manuale di architettura navale SCHEDA 40 Le quattro enormi ancore, che servivano a fermare sui fondali marini il maestoso vascello Fleuron, sono state qui fedelmente riprodotte. Una delle quattro è fissata alla prua con la gomena. Fin dalle origini della storia della navigazione si è affermata la necessità di poter mantenere ferma l imbarcazione mentre galleggia sull acqua. A tale scopo veniva usata, nelle epoche più antiche, una semplice pietra legata a una corda. Questo dispositivo si è poi evoluto: già nel XVII-XVIII secolo, l ancora era un congegno tecnicamente avanzato che non subì ulteriori trasformazioni della sua struttura fino all epoca attuale. La forma più nota dell ancora è quella di un fusto di metallo, che termina con due bracci, sulla cui sommità incrocia un ceppo. La struttura dell ancora e le sue modalità di utilizzo Le ancore del periodo preso in esame erano costituite da un fusto, a sezione quadrata, che si concludeva in un diamante da cui si dipartivano due o più bracci curvi che terminavano con una marra ciascuno. I bracci erano uniti al fusto in modo da formare una croce, per consentire all ancora di fare presa saldamente sul fondale marino: come si può notare dalla tavola 94, la forma delle marre ricordava un aratro. La parte superiore del fusto era sagomata con due dadi, in modo da potersi accoppiare a fori analoghi presenti sulle superfici interne delle due lunghe assi che costituivano il ceppo. In origine, e per barche di piccole dimensioni, queste ultime erano tenute insieme da corde; sui vascelli dell epoca presa in esame, invece, si impiegavano fasce metalliche. Il fusto si concludeva poi in un anello metallico, detto cicala, entro cui scorreva la cima che collegava l ancora alla nave. La cima fuoriusciva a prua dagli occhi di cubia, che potevano essere uno o due per lato. Infine, poiché la nave tendeva a spostarsi per effetto del moto ondoso, per individuare l ancora alla fonda e per poi recuperarla, era fissato a quest ultima un galleggiante, detto gavitello. Le ancore erano sempre almeno due, fino a sei nei vascelli di dimensioni più considerevoli (due restavano di scorta nella stiva), e pesavano decine di tonnellate. Per essere posate sul fondale venivano prima fatte scendere al livello degli occhi di cubia, tramite una gru, detta di capone, quindi venivano appese sotto allo scafo di una lancia di servizio (la bar- 57

44 ELEMENTI COSTITUTIVI DI UN ANCORA TAVOLA ) Cicala. 2) Ceppo. 3) Fasce metalliche. 4) Fusto. 5) Bracci. 6) Dadi. 7) Diamante. 8) Marre. 9) Gassa semplice con schema di legatura. 0) Gassa doppia con schema di legatura. ) Cicala con fascia catramata. 2) Cicala con corda sovrapposta alla fascia. 3) Gavitello con cima di recupero. 58

45 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 40 A B B t Il dettaglio di questa fotografia permette di osservare meglio alcuni elementi dell ancora. La cicala (A) veniva ricoperta con una fasciatura di tela imbevuta di pece (per limitare il più possibile la ruggine) poi rivestita di una sottile cima, in modo da aumentare la resistenza di questa sezione sottoposta a trazioni elevatissime. Nell anello (B) inserito nel diamante veniva fatta passare un altra cima che, collegata al gavitello, agevolava il recupero dell ancora. caccia) e portate a remi fino al punto stabilito; qui, con un altra piccola gru, venivano immerse in mare, incrociate. Per recuperare le ancore si procedeva come spiegato di seguito, sempre utilizzando la barcaccia. Dopo aver stabilito la posizione dell ancora, si issava a bordo la cima di recupero, che era attaccata al gavitello, e il gavitello stesso. Quindi, remando in senso inverso rispetto alla posizione della nave, l ancora veniva sganciata dal fondale, trascinata sotto la barcaccia, sotto la quale restava sospesa e riportata a remi verso la nave su cui risaliva mediante la gru di capone. La gomena Ancora oggi, i cavi che sono presenti sulle imbarcazioni hanno dimensioni differenti a seconda degli usi cui sono destinati. Sulla nave non esistono corde il termine corda si utilizza solo per indicare la fune che pende dalla campana ma ogni elemento di questo tipo ha un suo nome specifico. Per denominarli in generale, si utilizza il termine cima (che è il più appropriato) o cavo. Poiché nel seguito dell opera verranno dettagliate meglio la struttura e le funzioni delle varie cime, ci si sofferma qui solo sulla gomena, la cima cui era collegata l ancora. La gomena era un cavo torticcio, ossia formato da più elementi già di per sé costituiti da più fili, intrecciati insieme, con dimensioni notevoli, fra 30 e 40 cm di diametro. Nella tavola 94 sono raffigurati i due tipi di nodi impiegati per fissare la gomena alla cicala: per ancore più piccole un nodo semplice (gassa), per ancore più grandi una gassa doppia. Nella tavola 95 sono dettagliate, invece, le modalità di torsione dei fili per ottenere cime di diametro differente. p In questa foto sono visibili i diversi elementi che, filati insieme, formano cime più o meno spesse, a seconda delle necessità d impiego a bordo della nave. t Da destra verso sinistra, è possibile riconoscere: in marrone chiaro, un cavo piano (tav. 95) composto da 9 legnoli; in bianco, un cavo piano costituito da 4 legnoli; in marrone scuro un cavo torticcio formato da 6 cavi piani creati con 3 legnoli ciascuno. 59

46 TAVOLA 95 LA MODALITÀ DI TORSIONE DELLE CIME DETTA COMMETTITURA 5 A A A2 A3 4 3 C 2 B B2 B B3 A) Fasi della torsione di un cavo piano (costituito da tre o più legnoli) in senso destro, detta commettitura a destra, metodo impiegato più comunemente per ottenere un cavo piano: ) Trefolo filato a destra (solo per il trefolo viene usato il termine filatura ). 2) Legnolo commesso a sinistra (il legnolo si fromava dalla torsione dei trefoli). 3) Cavo piano commesso a destra. B) Fasi della commettitura a sinistra di un cavo piano, metodo impiegato più raramente: ) Trefolo filato a sinistra. 2) Legnolo commesso a destra. 3) Cavo piano commesso a sinistra. C) Struttura di un cavo torticcio: ) Cavo commesso a sinistra. 2) Cavo piano commesso a destra. 3) Legnoli. 4) Trefoli. 5) Fibra vegetale (solitamente veniva usata la canapa). 60

47 SCAFO Manuale di architettura navale Parasartie, lande e bigotte SCHEDA 4 t Particolare della murata di un modello de La Renomèe in cui sono molto bene realizzati un parasartie, lande e bigotte. Sulle grandi navi costruite nei secoli XVII e XVIII il complesso sistema di vele che ne permetteva il movimento era sospeso a lunghe travi, chiamate pennoni, fissate sugli alberi. I pennoni si sormontavano gli uni agli altri per poter tenere ben distese le vele: al crescere delle dimensioni delle vele corrispondeva un aumento di peso e, di conseguenza, uno sforzo maggiore per mantenerle in tensione. Uno dei sistemi funicolari adottati per mantenere in posizione eretta gli alberi, e sostenere quindi anche i pennoni, era costituito da cime, dette sartie, che erano collegate alle murate attraverso altri elementi, le lande e le bigotte. I parasartie Erano delle mensole, aggettanti rispetto al profilo dell imbarcazione, che venivano fissate mediante chiavarde alle murate. I parasartie assolvevano allo scopo di aumentare il più possibile l angolo formato dalle sartie e dall albero da cui si dipartivano, ossia, di mantenere tese le sartie. Queste ultime, di cui si tratterà più dettagliatamente in seguito, erano collegate agli alberi, legate (stroppate) su di una bigotta, quindi arridate a una seconda bigotta, connessa al parasartie. La seconda bigotta era fissata allo scafo tramite le lande. Le bigotte e le lande Le diverse sartie, come già accennato, erano arridate, ossia mantenute in tensione, grazie ai parasartie, alle bigotte e alle lande (vedi tavole 96 e 97). Le bigotte (anch esse verranno analizzate più approfonditamente in seguito) erano sagomate a forma di disco, scanalato lungo il bordo, con tre fori passanti nel mezzo. L insieme degli elementi che collegavano la sartia al parasartie, attraverso la bigotta posta più vicina alla murata, prendeva il nome collettivo di landa. Nella gola (scanalatura) della bigotta inferiore trovava posto un anello metallico, lo stroppo di bigotta, che, avvolgendosi al disco, creava un ulteriore piccolo occhiello in cui era infilata la controlanda, altro grosso anello piatto di forma ovoidale. La controlanda si impegnava da un lato con la parte inferiore dello stroppo di bigotta, dall altro con un anello, detto maglia. Alla maglia era unita la staffa, che veniva fissata alla murata della nave mediante lunghi chiodi (tutto l insieme è illustrato nella tavola 98). Nel secolo XVII le lande erano costituite da semplici catene, che univano lo stroppo di bigotta alla fiancata dell imbarcazione. In seguito, con lo sviluppo della metallurgia (vedi i singoli disegni di tavola 97), l insieme di elementi collegati alla landa si ridusse e quest ultima veniva connessa direttamente alla bigotta, inserita in due occhielli alla base dello stroppo. Questo perfezionamento, oltre che all innovazione dei processi di lavorazione dei metalli, è da attribuirsi anche all evoluzione velica: natanti con scafi più ridotti e veloci, infatti, necessitavano di una minore superficie velica per muoversi. Anche il parasartie, dunque, si ridusse e scomparve: le bigotte, come mostra la tavola 97, venivano posizionate all interno della murata. 6

48 TAVOLA 96 LA FUNZIONE DEL PARASARTIE Parasartie, risalente al 780 circa, con lande e bigotte. A B 62 A) Vista laterale di un parasartie e orientamento delle lande. B) Vista trasversale di un vascello che evidenzia la funzione dei parasartie: aumentare il più possibile l ampiezza dell angolo compreso tra le sartie e l albero.

49 EVOLUZIONE DELLA FORMA E DELLA POSIZIONE DEL PARASARTIE E DELLA LANDA (VISTA DI TRAVERSO E IN SEZIONE) ) Imbarcazioni militari e civili dell inizio del XIX sec. 2) Imbarcazioni militari e civili della metà del XIX sec. 3) Grossi mercantili e clipper dopo la metà del XIX sec. 4) Piccolo mercantile dopo la metà del XIX sec. 5) Mercantili, specialmente schooner, dopo la metà del XIX sec. Con l evoluzione della metallurgia la staffa veniva lavorata in una placchetta piatta. TAVOLA 97 63

50 STRUTTURA E VARIANTI FORMALI DELLA LANDA ) Bigotta. 2) Fori passanti. 3) Stroppo di bigotta. 4) Controlanda 5) Maglia. 6) Staffa. 7) Chiodi. 8) Parasartie. ) XVII secolo, paese non noto. 2) Inglese, dopo il ) Inglese degli inizi del XVIII secolo. 4) Francese del tardo XVIII secolo. 5) Olandese del tardo XVIII secolo. TAVOLA 98 64

51 SCAFO Bigotte e arridatoi Manuale di architettura navale SCHEDA 42 p Il sistema per mantenere in tensione le sartie è ben riprodotto in questo modello de L Aurore. Si può cogliere la forma dei singoli elementi: le sartie con i corridori, le bigotte superiori e inferiori, il parasartie e le lande. Le bigotte erano, come accennato, elementi del sistema per arridare le sartie, ossia le cime che sostenevano gli alberi in senso trasversale. Le sartie venivano mantenute in tensione e scostate dalle murate per mezzo del parasartie. Al parasartie era collegata la landa che, inchiodata alla murata, costituiva la porzione inferiore del sistema. La bigotta superiore e l arridatoio Per poter costituire la catena di elementi per arridare la sartia, erano necessarie due bigotte: una inferiore, già analizzata in precedenza, e una superiore, stroppata, ossia legata, direttamente alla sartia. Mentre nella bigotta inferiore il bordo del disco presentava una scanalatura che accoglieva lo stroppo, dal quale si dipartivano una serie di altri pezzi che fissavano la bigotta alla murata, la bigotta superiore era legata direttamente alla sartia e unita alla bigotta inferiore mediante una cima. Questo cavo, detto corridore, aveva un diametro inferiore a quello della sartia e univa le due bigotte: tendendo il corridore si poteva mantenere in tensione la sartia corrispondente. I tre fori praticati sulle bigotte inferiore e superiore erano semplici e passanti: non erano previste carrucole perché il corridore non doveva scorrere, ma rimanere perfettamente tesato (teso). Il cavo veniva fatto passare nei fori delle bigotte in modo da cucirle insieme. Il percorso del corridore cominciava dalla bigotta superiore: su di essa veniva fermata l estremità superiore della cima con un nodo, detto piede di pollo. Dopo aver attraversato più volte le due bigotte (vedi tavola 00), il corridore veniva fissato semplicemente con delle legature piane 65

52 TAVOLA 99 METODO PER ARRIDARE LE SARTIE CON BIGOTTE E CORRIDORE ) Sartia. 2) Legatura piana del corridore sulla sartia. 3) Corridore. 4) Bigotta superiore. 5) Bigotta inferiore. 6) Stroppo di bigotta. 7) Legatura piana del corridore su se stesso. 8) Piede di pollo.

53 SCAFO Manuale di architettura navale SCHEDA 42 t Il sistema di arridatoio per gli stragli, che prevede bigotte a canali, è stato realizzato in maniera estremamente chiara, in questa bella riproduzione di vascello del XVIII secolo. (di cui si tratterà più dettagliatamente in seguito): era infatti necessario poter intervenire sui nodi perché il corridore potesse mantenere le sartie ben arridate in qualunque occasione. Per fare ciò, la sartia veniva slegata dal corridore e messa in tensione con l argano. Al posto delle bigotte con tre fori passanti, soprattutto quando si dovevano arridare gli stragli, ossia le manovre analoghe alle sartie che permettevano di tensionare gli alberi in direzione longitudinale, venivano impiegate bigotte a canali (vedi disegno XV). Si definisce arridatoio il sistema costituito dall unione di due bigotte. Con l evoluzione delle tecniche di cantieristica navale le bigotte verranno poi sostituite da altri dispositivi. p Disegno XV. Sopra, sistema di arridatoio per gli stragli con bigotte a canali ovali; sotto, struttura - di fronte e in sezione - delle bigotte a canali tonde e ovali. 67

54 TAVOLA 00 SISTEMA DI ARRIDATOIO CON DUE BIGOTTE 2 3 Come si può notare, la sartia (), l arridatoio (2) e la landa (3) dovevano essere allineati il più possibile fra di loro. Sequenza del passaggio del corridore tra la bigotta inferiore e superiore. 68

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57 Istruzioni di montaggio SCHEDA 30 Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni A Cannoni della terza batteria 2. Botti 3. Cornici delle feritoie dei cannoni 4. Affusti dei cannoni della terza batteria B 30A Prendi le due botti e utilizza un pennellino sottile per verniciarle. Scegli lo stesso tipo di vernice che hai usato per i ponti. Tienile da parte finché non siano ben asciutte. 30C Recupera alcuni elementi per il pagliolato. Incastrali tra loro in modo da creare un quadrato di 5 elementi per lato. C 30B Riprendi le botti e ripassa i cerchi in rilievo con un pennarellino nero. Mettile ancora da parte in un posto sicuro perché le utilizzerai in futuro. D E 30D Applica della colla a presa rapida per irrobustire le intersezioni dei singoli elementi. In questo modo eviterai di rompere il quadrato quando dovrai tagliarlo. 30E Appoggia il pagliolato su una superficie piana. Usa il seghetto per ottenere un rettangolo formato da 8 elementi per il lato corto e elementi per quello lungo. 59

58 30 F G 30F Passa il lisciatoio su tutti i lati del rettangolo in modo che la cornice possa aderire bene. H 30G Recupera un listello di sapelli da 2x3 mm. Taglia i quattro segmenti necessari a bordare il rettangolo come hai fatto nelle altre occasioni. J 30H Leviga la superficie del rettangolo e quella della cornice in modo da pareggiarle. Arrotonda gli spigoli, impiegando sempre un pezzo di carta abrasiva a grana fine. I 30J Applica della colla sul rettangolo e posizionalo sul ponte intermedio, in modo da chiudere l apertura indicata dalla freccia nella fotografia. K 30I Stendi uno strato di vernice turapori incolore. Per ottenere un risultato ottimale devi dare due mani, passando della carta abrasiva sulla superficie tra una stesura e l altra. 30K La sessione di montaggio è così conclusa. Tieni da parte i materiali avanzati in attesa di impiegarli successivamente. 60

59 Istruzioni di montaggio SCHEDA 3 Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni A A Giunta tutti gli elementi per il pagliolato che hai ricevuto, in modo da ottenere un pannello quadrato. Lascia cadere una goccia di colla a presa rapida su ciascuna giunzione: in questo modo le rinforzarerai e irrigidirai l intero quadrato. B. Affusti di cannoni 2. Cannoni 3. Cornici delle feritoie dei cannoni 4. Listello di sapelli da 2x3x300 mm 5. Elementi per il pagliolato C 3B Usa un seghetto o il tagliabalsa per ridurre leggermente il quadrato, eliminando le eccedenze evidenziate nella foto. 3C Recupera un rettangolo di pagliolato avanzato dalle sessioni di montaggio precedenti. Verifica che possa accoppiarsi a quello appena assemblato, cioè che abbia un numero di fori simile. Prima di proseguire, osserva bene le prossime foto, poi incolla insieme i due pezzi. D E 3D Dopo aver incollato i pezzi, devi ottenere un rettangolo delle dimensioni di quello fotografato. Successivamente taglialo, seguendo le linee rosse tracciate nella fotografia. 3E I due rettangoli, che risultano dalla divisione di quello della fase illustrata accanto, devono avere il lato maggiore composto da 3 fori e quello minore da 0. 6

60 3 F I 4 5 3F Passa il lisciatoio sui bordi dei due rettangoli, in modo che le cornici vi possano aderire perfettamente. G 2 3I Completa la bordatura del pagliolato, incollando altri due segmenti sui lati corti. Passa il lisciatoio sulla superficie del rettangolo, per livellare il pagliolato alla cornice. Concludi con una passata di carta abrasiva a grana finissima, in modo da arrotondare gli angoli superiori della cornice. J 3G Recupera il listello di sapelli fornito in questo fascicolo e la colla a presa rapida. Taglia un segmento () per unire centralmente i lati lunghi dei due rettangoli. Poi taglia e incolla un altro segmento (2) per collegare lateralmente i due rettangoli e il pezzo incollato per primo. H 3 3J Vernicia il pagliolato e attendi che sia bene asciutto. Quindi stendi un velo di colla sul bordo e fissalo sull apertura del ponte principale indicata dalla freccia rossa. K 3H Incolla un segmento di sapelli (3) sull altro lato lungo. Cerca di eseguire tutto il lavoro su una superficie piana, in modo che non si creino dislivelli tra cornice e pagliolato. 3K La sessione di montaggio è così terminata. Tieni da parte i pezzi avanzati in attesa di utilizzarli in futuro. 62

61 Istruzioni di montaggio SCHEDA 32 Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni 3 A mm. Cannoni 2. Botti 3. Cornici delle feritoie dei cannoni 4. Affusti dei cannoni della terza batteria B 32A Recupera i montanti e i gradini forniti con il fascicolo 5. Leviga i listelli per i gradini con un pezzo di carta abrasiva a grana fine. Prendi il tagliabalsa e un righello e ricava dai listelli otto segmenti lunghi 2 mm. C 32B Esistono due metodi per costruire le scalette: ecco il primo. Procurati la colla a presa rapida. Prendi un montante e incolla, in una delle fessure all estremità, un segmento per i gradini. Continua a disporre nelle fessure e a incollare un gradino dopo l altro, fino a raggiungere l estremità libera del montante. 32C Osservando la fotografia, puoi notare come i gradini debbano risultare perpendicolari rispetto al montante. D E 32D Applica una goccia di colla sul bordo di ciascun gradino e incastralo nella fessura corrispondente dell altro montante. Verifica che l accoppiamento tra fessura e gradino sia perfetto. 32E Il secondo metodo per realizzare le scalette prevede che si incastrino e incollino il primo e l ultimo gradino nelle relative fessure di un montante, cercando di disporli ben perpendicolari a quest ultimo. 63

62 3 F G 32F Si recupera quindi l altro montante, si accoppia ai gradini e si incolla utilizzando l adesivo a presa rapida. H 32G Si appoggiano su un piano i due montanti. Si cospargono con un velo di colla i bordi dei gradini e li si inserisce nelle fessure, usando una pinza a becchi angolati. I 32H Utilizza il metodo che ti sembra più pratico e assembla la prima scaletta. Prendi un pezzo di carta abrasiva a grana fine e leviga delicatamente tutte le superfici. J 32I Adopera un pennellino fine per applicare uno strato di vernice sulla scaletta e attendi che sia bene asciutta. K 32J Questa scaletta collegherà il ponte principale e il ponte intermedio. Inclinala come indica la freccia rossa nella foto e incollala all interno dell apertura, appoggiandola al bordo. 32K La tua Soleil Royal è quindi corredata della scaletta di collegamento tra il ponte principale e quello intermedio. Metti da parte ciò che hai avanzato in attesa di usarlo in futuro. 64

63 Istruzioni di montaggio SCHEDA 33 Pannello di feritoie e pannello di cornici delle feritoie dei cannoni A A Utilizza il tagliabalsa per incidere e staccare dal pannello le due strisce di feritoie dei cannoni. B. Chiodini 2. Pannello di feritoie di prua dei cannoni della terza batteria 3. Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni C 33B Leviga tutto il bordo della striscia con della carta abrasiva a grana fine. D 33C Appoggia una delle strisce di feritoie sul fianco della chiglia, come mostra la foto, in modo da verificare che il pezzo aderisca perfettamente alla curvatura delle ordinate. 33D Traccia due segni distanti fra loro tanto quanto la larghezza dell ordinata, che si intravede dalla feritoia centrale. In questo spazio dovrai far passare la canna del cannone. 33E Estrai quattro tasselli dal pannello delle cornici e levigali con un pezzetto di carta abrasiva a grana fine. Prima di proseguire osserva le foto delle fasi seguenti. Quindi capovolgi la striscia di feritoie e incolla i tasselli distribuendoli come evidenzia l immagine. I tasselli devono chiudere le aperture senza ostacolare l aderenza della striscia alla chiglia. E 65

64 33 F G 33F La porzione della striscia che oltrepassa il ponte di castello deve essere colorata. Utilizza un impregnante opaco color rovere. Questi prodotti sono molto facili da stendere e conferiscono un buon livello di finitura. Aspetta che la striscia sia ben asciutta. 33G Stendi un velo di colla sulle zone della chiglia dove si appoggerà la striscia. Quindi sistema la striscia e premi in modo che si adatti alla curva dello scafo. I H 33I La foto sopra evidenzia bene la zona della curvatura della paratia di bompresso in cui la fascia delle feritoie va fissata accuratamente. 33J Stacca dalla plancia gli altri tasselli delle cornici e segui la procedura adottata nella fase E, per applicarli all altra striscia di feritoie. Tieni conto che la striscia deve essere simmetrica a quella posizionata sull altro lato della chiglia. Verniciala con l impregnante e fissala con i chiodini. J 33H Recupera i chiodini e usa il piantachiodi per fissarne alcuni sulla striscia, in modo che sia perfettamente fissata alla chiglia. Presta attenzione che questa sia ben aderente sia alle ordinate sia ai ponti, senza giochi né fessure. I chiodini non devono fuoriuscire al di sopra del ponte di castello. K 33K Fissata la seconda striscia di feritoie si conclude la sessione di montaggio. Tieni da parte i pezzi che ti sono avanzati per impiegarli in un secondo tempo. 66

65 Istruzioni di montaggio SCHEDA 34 Pannello intermedio di feritoie dei cannoni 3 34A Ripassa col tagliabalsa le incisioni, quindi stacca dal pannello i tasselli che chiudono le feritoie dei cannoni. A 2 B. Montanti della scaletta 2. Pannello intermedio di feritoie dei cannoni della terza batteria - 3. Gradini da x4x00 mm C 34B Leviga il contorno del pannello usando un pezzo di carta abrasiva a grana finissima. 34C Appoggia il pannello sul fianco della nave, nella posizione evidenziata dalla foto. Verifica che si adatti perfettamente alla curvatura delle ordinate e si accoppi correttamente alla striscia di feritoie di prua già applicata. E 34D Recupera uno dei tasselli che ti erano avanzati. Incollalo sopra alla feritoia tratteggiata nella fotografia. D 34E Vernicia il pannello con lo stesso tipo di impregnante che hai usato per il pannello di feritoie di prua. 67

66 34 F G 34G In primo piano nell immagine sopra puoi notare come devono essere accoppiate la fascia di feritoie di prua e quella intermedia. I 34F Applica della colla a contatto e metti in posizione la fascia sullo scafo, come mostra la foto. Prendi dei chiodini e fissa la fascia in corrispondenza dell ordinata che si trova al disotto di essa (freccine rosse nell immagine). Presta attenzione: i chiodi non devono fuoriuscire al disotto del ponte. H 34H In questa foto, invece, puoi verificare come si presenta la fascia intermedia vista dall interno del ponte. 34I Recupera le due botti fornite con il fascicolo 32. Dipingile con la vernice usata in precedenza e attendi che siano ben asciutte. J K 34J Ripassa con un pennarello nero i cerchi in rilievo su ciascuna di esse e mettile da parte. 34K La sessione di montaggio è così conclusa. Conserva per il futuro i pezzi che ti sono rimasti. 68

67 Istruzioni di montaggio SCHEDA 35 Secondo pannello intermedio di feritoie di cannoni 2 35A Incidi col tagliabalsa ed estrai dal pannello i tasselli che chiudono le feritoie. A B. Pannello intermedio di feritoie di cannoni della terza batteria 2. Chiodini C 35B Leviga il contorno del pannello con della carta abrasiva a grana finissima. 35C Prendi la fascia di feritoie e appoggiala sul fianco del vascello. Verifica che si adatti perfettamente al profilo curvo delle costole e combaci con la sagomatura terminale del pannello di prua (cerchio rosso nella foto). E 35D Recupera uno dei tasselli delle cornici delle feritoie, che ti sono avanzati. Incollalo sul pannello, dove indica il tratteggio. D 35E Stendi sulla superficie interna del pannello intermedio la vernice che hai già adoperato per il pannello di prua. 69

68 35 F G 35G Incolla il pannello sul fianco e fissalo con dei chiodini, in corrispondenza delle costole. Utilizza il piantachiodi e fai attenzione: i chiodini non devono fuoriuscire al disopra dei ponti. 35F Stendi un velo di colla sulle superfici delle costole e dei ponti su cui poggerà il pannello delle feritoie (tratteggio rosso nella foto). I H 35I Recupera il seghetto o il tagliabalsa e pareggia l eccedenza della fascia di feritoie e dei listelli che la bordano allo specchio di poppa. J 35H Queste due fotografie ti sono utili per verificare come si presenta il pannello messo correttamente in opera sul fianco della Soleil. K 35J Arrotonda la superficie di taglio con una lima piatta o il lisciatoio, nel verso delle fibre del legno. 35K Ecco la tua Soleil Royal corredata della seconda fascia intermedia di feritoie dei cannoni. Tieni da parte il materiale avanzato per successivi utilizzi. 70

69 Istruzioni di montaggio SCHEDA 36 Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni A 2 3. Pannello di cornici delle feritoie dei cannoni 2. Pannelli di poppa delle feritoie dei cannoni della terza batteria 3. Botti 36A Stacca dalla plancia i due pannelli di poppa delle feritoie dei cannoni. Usa il tagliabalsa ed estrai anche i tasselli che chiudono le aperture. Passa la superficie dei pannelli con un pezzetto di carta abrasiva a grana fine. B C 36C Riporta, con un tratto di matita, la larghezza dell ordinata che occlude in parte la feritoia indicata dalla freccia. D 36B Appoggia uno dei pannelli sul fianco del vascello in modo da verificare che si adatti perfettamente alla curvatura dello scafo e combaci con la sagomatura terminale della fascia intermedia. E 36E Potrebbe accadere che l ingombro dei tasselli, a causa della curvatura dei ponti a cui il pezzo deve adattarsi, ostacoli la posa della fascia. Impiega quindi il tagliabalsa o una lima per assottigliare leggermente i bordi dei tasselli. 36D Recupera i quattro tasselli della fascia di feritoie e levigali con un pezzo di carta abrasiva a grana fine. Incollane uno per ciascuna delle due aperture evidenziate dal tratteggio rosso. 7

70 36 F G 36F Ora stendi un velo di colla sulle zone dei ponti e delle ordinate evidenziate in rosso nell immagine qui sopra. 36G Incolla la fascia e impiega il piantachiodi con i chiodini per fissarla saldamente nelle zone di contatto con le ordinate. H J 36H Chiudi le due feritoie della fascia ancora libere (frecce rosse nella foto), incollando i tasselli sulla superficie interna del pezzo. La foto di dettaglio mostra come inserire i tasselli. I K 36J Ripeti la stessa sequenza di operazioni per installare la seconda fascia di feritoie sull altro fianco del vascello. Dopo aver chiuso con i tasselli le quatto feritoie, pareggia anche questa fascia con lo specchio di poppa. 36K Lo scafo della tua Soleil Royal sta prendendo sempre più forma. Conserva con cura i materiali avanzati. 36I Usa la lima piatta o il lisciatoio per levigare con delicatezza la zona di taglio. 72

71 Murata di poppa 3 Istruzioni di montaggio SCHEDA 37 A 37A Reggi con una mano la murata e levigala con carta abrasiva a grana finissima. 2 B. Cannoni della terza batteria 2. Murata di poppa 3. Affusti di cannoni della terza batteria C 37C Vernicia la superficie interna usando lo stesso prodotto impiegato per gli altri pezzi. Attendi che la vernice sia del tutto asciutta. 37B Appoggia la murata sul fianco della nave: verifica che si adatti perfettamente alla curvatura dello scafo e combaci con la sagomatura terminale della fascia intermedia di feritoie. D 37D Applica la colla sulle superfici, evidenziate in rosso, delle ordinate e dei ponti su cui poggerà la murata. E 37E Incolla il pezzo e fissalo poi con dei chiodini, facendo attenzione che questi non sporgano al disopra della superficie dei ponti. 73

72 37 F 37F Ecco come si presenta la murata, inquadrata dall interno della nave. G 37G Taglia l eccedenza della murata a livello dello specchio di poppa. Quindi uniforma la zona di taglio, impiegando il lisciatoio o una lima piatta. H I 37H In questa inquadratura è messa in evidenza la perfetta aderenza della murata alla curvatura dello specchio di poppa. J K 37I Con una lima media per metalli, elimina tutte le teste dei chiodini. Questa operazione è molto delicata e va eseguita con calma per non rovinare la superficie dello scafo. 37K La sessione di lavoro è così terminata. Metti da parte tutto ciò che è avanzato in attesa di un impiego futuro. 37J Dopo aver limato le teste, passa un dito sulla superficie dello scafo per verificare che sia omogenea. Le teste vanno eliminate perché, sporgendo, possono compromettere la successiva posa del fasciame. 74

73 L altra murata di poppa Istruzioni di montaggio SCHEDA 38 A 3 2. Cannoni - 2. Murata di poppa - 3. Affusti di cannoni 38C Stendi la colla sulle superfici evidenziate in rosso nell immagine. Si tratta delle zone su cui andrà poggiata la murata. C 38A Recupera la murata fornita con il fascicolo 38 e levigala impiegando carta abrasiva a grana finissima. B 38D Incolla il pezzo. Fai attenzione che la murata combaci perfettamente con la sagomatura terminale della fascia di poppa (foto di dettaglio). D 38B Verifica che il pezzo si adatti perfettamente alla curvatura della zona corrispondente del vascello. Quindi vernicia, con lo stesso prodotto utilizzato in precedenza, la superficie che sarà rivolta verso l interno. Attendi che la vernice sia ben asciutta. E 38E Applica dei chiodini con l attrezzo specifico, senza spingere troppo. Fai in modo che non fuoriescano al disopra dei ponti. Pareggia, utilizzando il tagliabalsa, la murata allo specchio di poppa. 75

74 38 F G 38F Leviga l intera sagoma laterale delle ordinate, per facilitare la successiva applicazione dei listelli di rivestimento esterno. Passa il lisciatoio sulle zone in cui le strisce di feritoie si appoggiano alle ordinate, in modo da eliminare ogni eventuale dislivello. Leviga le fasce tra una striscia e l altra e ricordati di lavorare sempre nel verso indicato dalla freccia. H 38G Comincia dalla prua: devi passare la lima sulle sporgenze delle ordinate, in modo da livellarle alla sagoma e creare una curva omogenea. Sarà così più facile incollare e fissare i listelli di rivestimento. Devi solo ritoccare le sporgenze, senza modificare assolutamente il contorno delle ordinate. I 38H Con un lisciatoio largo livella le ordinate centrali. Su questa zona del vascello puoi passare il lisciatoio in entrambi i sensi delle venature del legno. J K 38I Recupera uno dei listelli di rivestimento, forniti con l uscita 23, e incurvalo sul fianco del vascello per verificare che la sagoma, ottenuta passando il lisciatoio, sia omogenea. Allo stesso tempo, assicurati che il listello poggi correttamente sulle ordinate. 38J Prendi la lima media e passala sulla zona di poppa. Devi ridurre le sporgenze e ritoccare i bordi delle ordinate. Nella foto, si vede l intervento realizzato soltanto su metà della chiglia. Lavora su entrambi i lati, in modo da ottenere una simmetria perfetta. 38K Ecco come si presenta la chiglia del tuo vascello al termine di questa sessione di montaggio. Metti da parte gli elementi avanzati, in attesa di impiegarli in futuro. 76

75 Listelli di rivestimento esterno Istruzioni di montaggio SCHEDA 39 A. Listelli da 2x5x250 mm 39A Prima di impiegare i listelli per rivestire lo scafo, passa la lima sulle teste dei chiodi che ancora sporgono dalla superficie. Quindi prendi un listello e immergilo nell acqua tiepida. Con un panno elimina dal pezzo l acqua in eccesso e incurvalo con le mani accostandolo alla chiglia, come nella foto. Stendi della colla sulle zone di contatto. B C 5 mm 39B Metti in posizione il listello, quindi fissalo alle ordinate impiegando i chiodini avanzati dalle sessioni di montaggio precedenti. 39C Prendi il seghetto o il tagliabalsa e usalo per pareggiare il listello che hai appena fissato alla falsachiglia di prua. Usa come riferimento la foto di dettaglio: devi lasciare libero un spazio di 5 mm in cui inserirai la ruota di prua. D E 39D Recupera un altro listello e applicalo alla parte centrale della chiglia, sempre al disotto della fascia inferiore di feritoie. Usa la colla a presa rapida. 39E Prosegui la fila di listelli aggiungendone altri due, in modo da oltrepassare l ultima ordinata. Inchioda i pezzi nelle zone di contatto con le ordinate e assesta qualche leggero colpetto con un piccolo martello, in modo da annegare bene le teste dei chiodini nella superficie del legno. 77

76 39 F G 39G Usa altri listelli per bordare la parte inferiore della striscia di feritoie anche dall altro lato della chiglia. 39F Adopera il seghetto per pareggiare l ultimo listello allo specchio di poppa. H I 5 mm 39H Adopera l attrezzo più adatto per accorciare il pezzo del listello che si trova in corrispondenza della prua. Come mostra la foto, deve restare libero uno spazio di circa 5 mm in cui andrà inserita successivamente la ruota di prua. 39I Prendi un altro listello e applicalo al disopra del primo, nella zona di prua del vascello. Devi procedere in modo che le giunzioni tra le due file siano sfalsate. Prima stendi la colla, quindi metti i chiodini. Taglia l eccedenza a filo della falsachiglia di prua. K J 39K Terminata la sessione di assemblaggio, metti da parte i pezzi avanzati, in attesa di adoperarli in futuro. 39J Borda anche l altro fianco, lasciando sempre liberi 5 mm per innestare la ruota di prua. 78

77 Elementi di una scaletta Istruzioni di montaggio SCHEDA 40 A Cannoni della terza batteria 2. Affusti di cannoni della terza batteria 3. Gradini da x4x00 mm 4. Montanti della scaletta 5. Chiodini 40B La porzione terminale del listello posizionato a poppa deve oltrepassare l ultima ordinata. Verifica sempre che i singoli segmenti siano accostati il più possibile l uno all altro. 40A Prosegui ora l applicazione dei listelli di rivestimento. Prendine altri in modo da concludere la seconda fila: procedi da prua verso poppa, stendendo prima un velo di colla. B C 40C Applica dei chiodini in tutte le zone in cui i listelli si trovano sopra le sagome delle ordinate. Taglia l ultimo listello a filo dello specchio di poppa. 40E Prosegui il rivestimento applicando un altro listello a prua, facendolo sporgere un poco (cerchio rosso). Prima incollalo, poi fissalo con i chiodini e il piantachiodi, infine usa il martelletto in modo che le teste anneghino nella superficie. E 40D Prima di disporre altri listelli, elimina con il tagliabalsa () l eccedenza che occlude in parte le feritoie per i cannoni. Lavora con calma, togliendo una scheggia alla volta, per ottenere un risultato ottimale (2). 2 D 79

78 40 F G 5 mm 40F Disponi altri listelli nella sezione centrale dello scafo. In questa zona non è necessario adoperare i chiodini, è sufficiente la colla a contatto. 40G Applica un listello che termini a 5 mm circa dall ordinata n., in modo da concludere la fila. Come mostrato nella fase D, elimina con il tagliabalsa la parte sopra l apertura delle feritoie. Infine, leviga con una lima piatta i bordi del taglio. H I 40H Con questa foto puoi verificare qual è il risultato che devi aver ottenuto se hai posato correttamente il rivestimento. 40I Ripeti le stessa sequenza di operazioni in maniera da proseguire il rivestimento anche sull altro fianco della nave. J K 40K Ecco come si presenta il tuo vascello al termine di questa sessione di montaggio. Raggruppa quanto hai avanzato per utilizzarlo in seguito. 40J I listelli che si concludono a prua devono essere disposti in questo modo, perché rimanga libero uno spazio adeguato a installare la ruota di prua. 80

79 Listelli di rivestimento esterno Istruzioni di montaggio SCHEDA 4 A 4A Prosegui il rivestimento dello scafo, incollando e inchiodando un nuovo listello. Disponilo come indica la freccia rossa nella foto, oltrepassando di un poco la prua. B. Listelli da 2x5x250 mm C 2 4B Prendi un listello intero () e incollalo dietro a quello applicato nella fase A. Prosegui il rivestimento con un segmento lungo circa 80 mm (2). 4C Aggiungi un nuovo listello che terminerà oltre lo specchio di poppa. Come avrai notato, rimane uno spazio non coperto nella zona di poppa: ti verrà spiegato in seguito come rivestirlo. E D 2ª 4D Impiega ora il tagliabalsa per eliminare l eccedenza dei listelli che chiude le feritoie dei cannoni. 4E Procedi applicando un altro listello che vada dalla sagoma della seconda ordinata verso la poppa (per non sbagliare, fai riferimento alle frecce rosse nella foto). 8

80 4 F G 2 4F Stendi la colla e attacca due nuovi listelli ( e 2) per completare la striscia fino allo specchio di poppa. H 4G Prendi un altro segmento di listello e fissalo al disopra di quello che borda le feritoie (indicato dalla freccia rossa). Nella zona della prua, appoggialo al listello indicato dalla freccia blu, lascia vuota la zona seguente, poi accostalo a quello sotto. I 4H Fissa il listello, utilizzando chiodini e piantachiodi, sulle zone di contatto con le ordinate. 4I Incolla altri listelli interi, o dei segmenti se necessario, per completare la fila, in modo da oltrepassare la poppa. J K 4K Si conclude così questa sessione di montaggio. Metti da parte i materiali avanzati, in attesa di un impiego futuro. 4J Completa con lo stesso numero di listelli anche l altro fianco della chiglia. Infine, impiegando il seghetto, taglia l eccedenza a filo dello specchio di poppa e della falsachiglia di prua. 82

81 Elementi per una scaletta Istruzioni di montaggio SCHEDA 42 A Montanti 2. Gradini da x4x00 mm 3. Listelli di sapelli da 2x3x300 mm 4. Elementi per il pagliolato 42A Disponi sul piano di lavoro uno dei listelli per i gradini. Usa un righello e il tagliabalsa per ottenere nove segmenti lunghi 0 mm ciascuno (trattino rosso). C B D 42C Stendi un velo di colla a presa rapida sulle fessure corrispondenti dell altro montante e incastralo nei gradini come mostra la foto. 42B Prendi uno dei montanti e incolla, in verticale, un gradino in ciascuna delle fessure alle estremità. E 42D Usa la pinza a becchi angolati per introdurre i gradini nelle fessure libere, dopo averli cosparsi di colla. Quindi, passa la carta abrasiva a grana fine sulla superficie della scaletta e verniciala con lo stesso prodotto già utilizzato in precedenza. Tieni da parte la scala perché la installerai a bordo in seguito. 42E Applica un nuovo listello partendo dalla falsachiglia di prua, fissandolo in maniera tale che la oltrepassi leggermente. Utilizza come riferimento le frecce rosse nella foto. 83

82 42 F G 42F Dopo averlo incollato, fissa ulteriormente il listello adoperando chiodini e piantachiodi. 42G Completa la fila con altri segmenti di listelli, fino a oltrepassare lo specchio di poppa. Al centro, i listelli possono essere fissati solo con la colla a contatto. H I 42H Ricomincia dalla prua e attacca un altro listello, fissandolo con i chiodini. Vai verso poppa, disponendo un listello dopo l altro, per completare la striscia. 42I Elimina le eccedenze, adoperando il tagliabalsa e il seghetto, sia nella zona della falsachiglia sia nella zona dello specchio di poppa. J 42J Aggiungi un identico numero di listelli anche sull altro fianco e, come fatto in precedenza, attaccali con i chiodini. Pareggiali con quelli già applicati a prua e a poppa. K 42K La foto sotto ti consente di verificare l aspetto complessivo del tuo vascello conclusa questa sessione di assemblaggio. Tieni da parte i pezzi avanzati per impiegarli in futuro. 84

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