Anno 9, n. 5 Newsletter novembre-dicembre 2012 FAI UN RAGALO SOLIDALE

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Livio Palmieri
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1 L'avete fatto a me Cooperazione e Sviluppo per la salute nei P.V.S. medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, educatori e amministrativi volontari per la Formazione del personale locale a Sud del Mondo. Anno 9, n. 5 Newsletter novembre-dicembre 2012 Il Consiglio Direttivo ringrazia tutti i soci, gli amici di sempre e i nuovi amici che anche quest anno hanno voluto offrire il loro prezioso tempo per formarsi, riflettere, costruire insieme i programmi e partire per formare il personale locale che opera nei dispensari a Sud del Mondo. Un ringraziamento speciale anche agli amici che con le loro donazioni sostengono i tanti progetti in corso che potete trovare nel nostro sito internet La Commissione che si occupa della formazione si sta già attivando per programmare i prossimi seminari per il Vi terremo aggiornati! Un caro augurio a tutti di un Santo Natale di solidarietà e di Pace FAI UN RAGALO SOLIDALE regala ai tuoi amici il sostegno ai nostri progetti a Sud del Mondo: inviaci via l indirizzo dell amico a cui vuoi sia recapitata la lettera che attesta la tua donazione L AVETE FATTO A ME Iban: IT 65 E Credito Valtellinese

2 AMBOSITRA MADAGASCAR: Chiara, Claudia, Rossana, Luisella Teodoro e Marco: viaggio di missione per la formazione dei medici locali che operano in ambito psichiatrico in collaborazione con le Ong Mondo Giusto e Reggio Terzo Mondo Madagascar 2012 Ambositra Regione di Amoron i Mania: è qui che dal 2010 l Associazione è stata coinvolta dagli amici di Mondo Giusto (penso a Domenico, a Tina, a Renato, Fabio) in un programma di formazione che si è sviluppato negli anni. Dal 2011 siamo entrati a collaborare in un progetto dell Unione Europea proposto da Reggio Terzo Mondo e dalla locale associazione di Akanin ny Marari. Difficile sintetizzare le emozioni e gli incontri che hanno arricchito questo percorso; penso sia ai medici, ai pazienti e agli operatori incontrati in Madagascar (Luciano, Suor Luigina, Padre Aristid, Lola, Andrea e Martina, don Giovanni) ma penso anche agli stretti collaboratori frequentati in questi due anni a Reggio Emilia, da Ernesto, a Michele e Marcello, ai genitori di Andrea e Martina che ci hanno recentemente accolto in un salone parrocchiale di Salvaterra al cospetto di 260 invitati. racchiude gli intenti del nostro agire: 1) referente locale: Diocesi di Ambositra, Akanin ny Marari; 2) referenti locali che svolgono un ruolo di intermediazione culturale tra i nostri volontari ed il tessuto sociale: Reggio Terzo Mondo; 3) collaborazione con altra ONG italiana: Mondo Giusto; 4) rispetto della realtà locale: il progetto è interamente condiviso con il Ministero della Sanità malgascio e le organizzazioni sanitarie locali; esiste una stretta collaborazione con gli psichiatri malgasci. Il programma formativo sembra l ideale per il mandato della nostra associazione perché In questi anni la formazione si è rivolta a medici, infermieri, educatori, agenti comunitari e si è diversificata in interventi rivolti sia a gruppi ristretti (gruppo tecnico dei medici responsabili) che a singoli ambulatori (circa 45), che abbiamo visitato nel viaggio dell agosto scorso, offrendo una supervisione capillare alle singole strutture.

Fabio) in un programma di formazione che si è sviluppato negli anni.

3 Nel prossimo anno, sempre in collaborazione con RTM ed Ernesto Venturini, promuoveremo una formazione per gli operatori che gestiranno il centro crisi presso l Ospedale di Ambositra, ma anche una formazione rivolta ad equipe integrate (medici, infermieri, educatori, agenti comunitari). Gruppo Madagascar: Betti, Chiara, Claudia, Cristina, Luisella, Marco, Rossana, Teo. Siamo in tanti, il progetto assume dimensioni sempre più grosse, la gioia della nostra partecipazione si mescola inevitabilmente a grosse questioni socio-psico-culturali sono stati rinegoziati davanti ad ogni singola sofferenza. Scindere tra cosa si dovrebbe fare a livello ideale, cosa si può fare in pratica, cosa si deve fare a seconda delle possibilità concrete ed economiche delle persone: questa è diventata la nostra filosofia, ma forse il più grande insegnamento che abbiamo condiviso e poi portato a casa. Posti incredibili, difficili da raggiungere, ore passate in macchina, in moto assurdo pensare i chilometri e i disagi che vivono le persone per raggiungere i CSBII (centri sanitari di base). Ecco perché a volte il medico è l ultima spiaggia. Prima si va dal guaritore, dal prete, ai tobi mi chiedo quanto sia culturale e quanto una soluzione logistica alle volte. Abbiamo visitato le case dei loro medici tradizionali, abbiamo attraversato le loro credenze più magiche e spirituali ma quanto per davvero si riuscirà ad agire su millenni di tradizioni portando un altro tipo di modello? I medici ci credono, ne sentono il bisogno, alcuni si discostano dal lato più culturale, chiedono continua formazione, studiano, si applicano. Tornare per la seconda volta nella grande isola rossa è stato tanto facile quanto diverso e inaspettato. Una missione, ma di fatto 3, 3 gruppi, 5 attori dell Associazione più uno di RTM più i capo progetto. Tanti medici, tantissimi pazienti. Tanta organizzazione, tanti imprevisti. È stato un tornare a casa, ma allo stesso tempo un andare oltre i confini, un andare nei loro territori e toccare davvero con mano. Stare con loro, vedere quello che fanno per davvero, le loro difficoltà, che nessun libro potrebbe prevedere con tanta cognizione. La filosofia del on fait avec si è palesata davanti ai nostri occhi ad ogni colloquio, tanto che ad un certo punto era quasi sparita l incredulità iniziale e i bagagli professionali Ma nonostante le differenti culture e tradizioni ci si accorge che molte sono le somiglianze, se non le corrispondenze totali, ovunque si parli di malattia mentale. E tra queste ci ha colpito la necessità, come in occidente, del far luce sugli aspetti di contesto, sulla rete sociale che

Siamo in tanti, il progetto assume dimensioni sempre più grosse, la gioia della nostra partecipazione si mescola inevitabilmente a grosse questioni socio-psico-culturali sono stati rinegoziati

4 illumina sulle possibili ragioni dello star male e soprattutto sulle possibili risorse da mettere in campo; e qui in Madagascar, come da noi, questo apparente semplice meccanismo di conoscenza ed operatività fa fatica ad esprimersi, il medico come da noi non sollecita immediatamente le risorse sociali disponibili (lo scarso o nullo utilizzo della lista di povertà che garantirebbe alcuni farmaci gratuitamente alla popolazione malgascia ne è un esempio), la cultura che chiama in causa la comunità intera stenta ad affermarsi anche qui...o quanto meno l istituzione sanitaria non la fa propria pienamente, proprio come da noi... piedi o pagare l equivalente di 50 euro (un coltivatore guadagna circa 1 euro al giorno) per avere un passaggio in camion e metterci comunque 3 giorni; quando non puoi comunicare perchè tanto la rete telefonica non arriva. Cosa rispondere quando ti dicono che le mamme muoiono di parto ancora prima di arrivare ad essere assistite? E poi c è il particolare rapporto con le medicine, con gli psicofarmaci, che costano e quasi sempre non possono essere acquistati e mettono il paziente malgascio da un lato nella situazione di non poter disporre di qualcosa di potenzialmente utile, ma al contempo di non essere obbligato alle cure ed "inseguito" dai servizi psichiatrici come spesso avviene da noi; ed il bilancio tra l'effetto dell intensità delle cure psicofarmacologiche in occidente e l'effetto del sottoutilizzo farmacologico in Madagascar non è ancora tracciato rispetto all'investimento complessivo in termini di salute per la popolazione. Un uso razionale degli psicofarmaci svincolato dalle sollecitazioni delle industrie è utile in occidente quanto una non colonizzazione culturale psichiatrica, farmacologia compresa, in Madagascar. Quello che stupisce è che, per esempio, ad Ambinanindrano (in quel culo di mondo ) fuori dal dispensario si continua a vendere e bere toka (alcol puro, di loro produzione e grande fonte di sostentamento) e che i bambini di 4 anni ci girano intorno e aiutano i genitori a trasportare le botti per il mercato. Come si fa allora a combattere l alcolismo e tutte le malattie correlate? Non so darmi una risposta. Un dottore ci chiede una mano a capire meglio come fare l intervento psicosociale. Gli do una risposta coerente, quasi da manuale. Ma cosa si può davvero fare quando mancano le strutture, quando per raggiungere il posto più civilizzato devi camminare per 14 ore a Mi rendo conto della grossa portata di queste domande, quello che mi fa paura è dunque agire un acculturazione, fare tanti progetti a tavolino partendo sì da dei loro bisogni ma poi

farmaci gratuitamente alla popolazione malgascia ne è un esempio), la cultura che chiama in causa la comunità intera stenta ad affermarsi anche qui.

5 arrivare comunque a dar loro una risposta stereotipata, a cui culturalmente non sanno dire di no, che adottano e in una qualche forma fanno loro. Quanto è integrazione e adesione critica e quanto invece non lo è? Non riesco comunque a non mettere testa al progetto, a continuare a confrontarmi qui e là, a pensare che ci sarà ancora una missione da organizzare e vivere a tutto tondo, a quella semplicità di vivere la giornata che per noi, qui, è impensabile. Forse adottare la filosofia del mora mora (piano piano) farebbe bene a tutti, ci farebbe stare di più nelle situazioni, ci farebbe cambiare la prospettiva di sguardo e ci darebbe di più la sensazione dell esserci, con la testa e con il cuore. Forse. Chiara, Luisella, Teo e Marco Sostieni questo progetto e gli altri progetti in corso a Sud del Mondo anche attraverso il tuo 5x1000: il nostro codice fiscale è

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