I modelli prospettano un futuro burrascoso

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1 > Speciale: Cicloni > R: Ricerca I modelli prospettano un futuro burrascoso Il surriscaldamento globale avrà delle conseguenze Cicli dell'attività degli uragani La ricerca climatologica negli ultimi decenni ha fatto osservare cambiamenti nelle condizioni che sono responsabili della formazione degli uragani. Gli schemi osservati indicano che le correnti oceaniche, la temperatura della superficie del mare e i sistemi meteorologici globali oscillano su periodi di circa 25 anni. 1. Fattori che sono legati ad alte (a sinistra) e basse (a destra) probabilità di uragani nel Golfo del Messico. Grafico secondo Gray and Sheaffer (1991), SST = temperatura della superficie marina.durante gli anni ci fu un trasporto relativamente intenso di calore dal sud al nord dell'oceano Atlantico. Allo stesso tempo, ci fu una riduzione della superficie ghiacciata del mare attorno al Polo Nord e nella regione del Sahel, in Africa, si verificarono precipitazioni al di sopra della media. Il Golfo del Messico fu più caldo della media e gli uragani più intensi, mentre furono meno intensi in Asia. Raramente si verificarono eventi di correnti quali El Niño. Oggi stanno riemergendo condizioni simili, mentre il periodo dal fu chiaramente meno interessato da tempeste nel Oceano Atlantico.

2 Modelli per il futuro Oltre ai cambiamenti naturali, è di particolare interesse vedere se le attività umane hanno un'influenza sulla frequenza degli uragani. Questo può essere stimato soltanto usando modelli climatologici e modelli per uragani. I modelli climatologici predicono, per esempio, quanto cambierà la temperatura dell'aria e della superficie del mare in conseguenza del combiamento della concentrazione dei gas serra. I modelli per uragani ci dicono come le differenti condizioni climatiche influiranno sull'intensità e sulla frequenza degli uragani. Le emissioni aumentano i valori di CO 2 Parlando di previsioni modellistiche dobbiamo sempre considerare che i risultati dipendono molto dai dati di input. I risultati saranno certamente differenti ipotizzando un mondo in cui la combustione di petrolio, carbone e gas naturale sarà immediatamente e drasticamente ridotta oppure considerando un mondo dove i combustibili fossili saranno usati senza riduzioni. 2. Ipotesi sull'andamento della CO 2 tenendo in considerazione diverse condizioni economiche e politiche. Grafico: IPCC Un aumento dei gas serra causa riscaldamento globale I grafici di seguito mostrano come la temperatura media sulla terra aumenterà come conseguenza di differenti variazioni nella concentrazione di CO 2 e come il livello del mare crescerà di conseguenza. 3. Possibile incremento della temperatura dell'aria conseguente a scenari di emissione di gas serra differenti. Grafico: IPCC

3 A causa delle alte temperature dell'aria il mare diverrà più caldo ed il suo livello s'innalzerà. Thomas R. Knutson e Robert E. Tuleya hanno usato numerosi scenari modellistici per simulare gli 80 anni futuri. Essi hanno ipotizzato un tasso di crescita della CO 2 dell'1% all'anno ed un valore doppio dopo 70 anni. Secondo questi modelli la temperatura della superficie del mare potrebbe aumentare da 0.8 a 2.4 C. 4. Differenti ipotesi per innalzamenti del livello del mare in oceani caldi Grafico: IPCC Gli oceani caldi alimentano intensi uragani Il grafico a destra mostra le conseguenze sulle probabilità e intensità degli uragani considerando le medie dei risultati di tutti i modelli climatologici. Osserviamo che per tutti gli scenari realistici non aumenta il numero di uragani, che però diventano più intensi, facendo sì che le categorie di intensità più elevata (numero 5) si verifichino più frequentemente. 5. Incremento della probabilità di uragani (da destra a sinistra) in un pianeta più caldo (cerchi pieni) confrontati con uno secanario senza aumento di CO 2 (cerchi aperti). Modello secondo: Knutson & Tuleya, J. Clim., 17, 3477 (2004)

4 L'aria più calda può contenere più acqua che produrrà precipitazioni più intense durante un uragano. Le precipitazioni durante un uragano aumentano del % rispetto ad uno scenario in cui l'anidride carbonica non aumenta. 6. Incremento delle precipitazioni giornaliere prodotte da differenti modelli in uno studio di Knudson (vedi sopra). Possiamo già stimare degli andamenti? In un recentissimo studio Kerry Emanuel (Nature, Vol. 436/4, Aug. 2005) introduce l'indice di Dissipazione della Potenza (PDI), che si riferisce alla durata e all'intensità di una tempesta. Esso fornisce chiare informazioni sulla reale forza distruttiva dei cicloni tropicali e conseguentemente sulla frequenza e sulle perdite economiche che possono derivare. 7. Sviluppo temporale dell'indice di dissipazione della forza dei cicloni tropicali (PDI) comparato alla temperatura della superficie oceanica secondo K. Emanuel (Nature, 2005). Clicca sull'immagine. Emanuel sintetizza e media questo indice per tutti le tempeste che si sono verificate negli anni recenti in tutte le regioni del mondo. Il risultato mostra uno sviluppo parallelo del PDI e della temperatura media annuale della superficie del mare nella cintura delle tempeste confinata fra i 30 N e i 30 S. Entrambe le curve mostrano un chiaro incremento negli ultimi 30 anni. Poiché questo incremento nella temperatura del mare può essere principalmente attribuito alla influenza umana, potremmo desumere che anche l'incremento nella forza distruttiva delle tempeste possa già essere influenzato dall'impatto delle attività umane sul clima. Le tempeste sono più intense e durature.

5 Comunque, il parallelismo nelle temperature dell'acqua nel modello presentato non è perfetto, e quest'approccio scientifico è appena entrato al vaglio della comunità scientifica. Di certo sia oggi sia in futuro avranno un ruolo determinante anche altri fattori quali le oscillazioni pluriennali, il verificarsi e l'intesità di El Niño e i cambiamenti del gradiente di vento. ACCENT

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