IMPIANTI ELETTTRICI parte I

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1 IMPIANTI ELETTTRICI parte I LE NORME ELETTRICHE. di Delucca Ing. Diego In tutto ciò che riguarda gli IMPIANTI ELETTRICI non si può agire in modo qualsiasi. Bisogna rispettare alcune NORME. Per norma si intende l insieme delle condizioni che sono necessarie per definire un prodotto. Per normazione o normalizzazione si intende quell attività di studio e di pubblicazione dei criteri generali, sotto forma di norme, per la realizzazione di un prodotto o di un impianto, secondo le regole che, fissano sia i costruttori che gli utenti. In definitiva in base a queste norme devono essere progettati, costruiti e collaudati i manufatti, i prodotti industriali, le macchine, gli impianti tecnici, i materiali elettrici, ecc. In questo modo si intende garantire l efficienza, la sicurezza del funzionamento e l affidabilità di ogni prodotto venduto, in ogni settore commerciale. Formano oggetto della normalizzazione o della standardizzazione, ( dall inglese STANDARD ), la rappresentazione grafica, la terminologia, i simboli da impiegare, le lavorazioni, i metodi di misura e di controllo, le modalità di fornitura, di installazione di collaudo, di assistenza, ecc. La necessità di stabilire delle norme ha la sua origine, fin dalle prime esigenze associative dell uomo. Infatti l uomo per poter comunicare con i propri simili ha dovuto definire un alfabeto, o perlomeno alcuni suoni vocali, articolati fra loro, e di norma li ha dovuti eseguire allo stesso modo. Il linguaggio è allora una prima forma di normalizzazione. In seguito, nella storia dell umanità, attribuendo alle varie combinazioni di suoni alcuni simboli grafici, l uomo ha potuto lasciare traccia del suo pensiero. La scrittura è pertanto il primo vero e proprio esempio di normalizzazione. Quando l attività commerciale ha assunto un notevole sviluppo, l uomo ha dovuto normalizzare un sistema di unità di misura. Questo processo ha subito un impulso notevole nel periodo di grande attività industriale. Si cominciò a stabilire le norme con i quali realizzare i prodotti, non secondo normative aziendali, ma secondo criteri generali, ossia secondo criteri stabiliti dagli stessi costruttori, in collaborazione con gli utenti del prodotto. Oggi le imprese piccole, medie e grandi hanno un apposito UFFICIO NORME. L ufficio di normalizzazione, quando esiste, generalmente, fa parte della direzione centrale dell azienda o della direzione tecnica. Questo stesso ufficio, tiene i contatti con gli ENTI di NORMALIZZAZIONE NAZIONALI, che divulga e fa applicare le norme stabilite a livello aziendale, inoltre, tiene aggiornata la raccolta delle norme e delle tabelle, scegliendo, tra quelle emanate, quelle che interessano il settore dell attività industriale sopra detta. 1

2 Solo verso la metà del XIX secolo si sentì l esigenza di avere una NORMATIVA a livello internazionale. La prima proposta fu fatta dall inglese WHITWORTH, il quale, in una conferenza del 1841, propose di stabilire un unificazione delle filettature delle viti. Sembra un problema di poco conto, ma fu di un importanza notevole, perché diede impulso al concetto di normalizzazione, prima fra le grandi potenze industriali, Germania, Inghilterra, USA, poi si estese a tutte le nazioni industriali, che richiesero una normalizzazione a livello mondiale. Oggi si gode, quasi senza rendersi conto dei vantaggi della normalizzazione, sia legato a tipi che alle dimensioni dei prodotti. Basti pensare come sia facile sostituire una lampadina elettrica, una candela per auto o per moto, un rubinetto, ecc. Tutto ciò è reso possibile perché esiste una normalizzazione. Il concetto fondamentale su cui si basano le norme è la seguente: mediante la collaborazione di tutti coloro che sono interessati alla realizzazione e all uso di un determinato prodotto, si deve scegliere, concordare e definire quali dovranno essere i tipi da realizzare, in modo da ottenere sia un beneficio per tutti, sia un risparmio globale. Lo scopo di una norma è quindi quello di favorire gli scambi commerciali internazionali e nazionali, di facilitare la redazione della documentazione tecnica, di assicurare la sicurezza degli utilizzatori, di uniformare la qualità e di ridurre i costi di fabbricazione. Secondo gli sviluppi più moderni le norme possono essere definite più correttamente come specifiche tecniche elaborate da un apposita COMMISSIONE tecnica nazionale o internazionale, che, fissa i criteri secondo i quali deve essere realizzata la documentazione tecnica, le caratteristiche fisico chimiche di un prodotto, il modo di impiego, di controllo e di prova di un manufatto o di un dispositivo. Esiste una definizione di normalizzazione o di standardizzazione, adottata dalla STACO, che è un Comitato Permanente per lo studio dei principi scientifici della standardizzazione, e che fa parte dell ente internazionale di standardizzazione, l ISO. La standardizzazione o normalizzazione è un insieme di regole per mettere ordine in un determinato campo di attività, a vantaggio di tutti gli interessati, e con il loro concorso di ottenere un economia generale ottimale, tenendo conto delle esigenze di funzionalità e di sicurezza. La normalizzazione si basa sui risultati acquisiti dalla scienza, dalla tecnica e dall esperienza. Non deve essere limitata al presente, ma deve proiettarsi nel futuro, prevedendo ed agevolando il progresso. La standardizzazione viene, tra l altro applicata per: Le unità di misura; La terminologia e la simbologia; 2

3 I prodotti ed i metodi, ( designazione e scelte delle caratteristiche dei prodotti per definire le loro qualità, il controllo delle varietà, l intercambiabilità, ecc. ) La sicurezza delle persone e delle cose. La norma o standard è il risultato di uno studio di normalizzazione eseguito in un determinato campo ed approvato da un autorità o ente riconosciuto. Viene pubblicata sotto forma di tabella o documento contenente una serie di condizioni che devono essere soddisfatte. Gli oggetti di normalizzazione sono cose o materiali, o nozioni astratte, o simboli letterali e grafici o direttive, suscettibili di essere resi uniformi. Un campo di normalizzazione è un settore dell attività economica, culturale, tecnica e scientifica interessato da un gruppo di oggetti di normalizzazione. Un dato oggetto di normalizzazione può comunque essere destinato a uno o più campi di normalizzazione. Una specificazione è un indicazione precisa dell insieme delle condizioni alle quali deve soddisfare un prodotto, un materiale o un processo, comprendente, se necessario, i metodi che permettono di determinare se queste condizioni sono soddisfatte. Una specificazione può essere una norma o una parte di norma o può essere distinta da una norma. Per denominazione si intende l attribuzione di un termine o di un simbolo ad un prodotto o ad un gruppo di prodotti funzionalmente intercambiabili o ad una nozione astratta. L identificazione è quel processo che riconosce la natura di un prodotto o di una nozione astratta, onde poter attribuire una corretta denominazione. Illustriamo in breve il concetto di UNIFICAZIONE, spesse volte già citato in precedenza. Ogni materiale ed ogni manufatto, indipendentemente dalla ditta costruttrice o produttrice, devono seguire certi standard qualitativi e dimensionali: devono essere unificati. In pratica, stabilire dei criteri mediante i quali devono essere realizzate delle forme o delle dimensioni, o dei procedimenti da seguire per certe attività, corrisponde ad una semplice normalizzazione. Quando invece, queste forme e dimensioni, o le composizioni chimiche, o altro, sono date da valori ben precisi, ( che vengono persino tabellate ), si parla di UNIFICAZIONE. Sono così unificati i formati dei fogli da disegno, gli spessori delle linee e la loro forma, i simboli grafici, ma anche i valori di tensione per la distribuzione, i valori delle sezioni dei conduttori, le filettature, i diametri e le dimensioni dei tubi per l applicazione idraulica, ecc. 3

4 Si deve fare una chiara distinzione tra la normalizzazione e l unificazione; infatti la Normalizzazione prescrive, come abbiamo già visto, le condizioni generali, le regole generali alle quali devono soddisfare i disegni tecnici, le lavorazioni, i procedimenti di calcolo, i trattamento dei materiali, le macchine, gli impianti, gli strumenti, ecc; l unificazione, invece, fissa le forme e le dimensioni dei dispositivi e degli organi meccanici, più comunemente impiegati, le diverse qualità dei materiali, ( composizione chimica, caratteristiche meccaniche e tecnologiche ), le prove alle quali devono essere assoggettati, ecc. Ne deriva che l unificazione è sempre una normalizzazione, mentre la normalizzazione non è sempre soltanto un unificazione. Il vantaggio dell unificazione è evidente. Di una macchina anche complessa, si dovranno progettare solo gli elementi componenti speciali, quelli unificati dovranno essere soltanto scelti ed indicati con la loro sigla. La riduzione della varietà dei tipi e la possibilità di reperire facilmente sul mercato gli elementi unificati comporta la diminuzione delle scorte, con la conseguente contrazione, sia delle spese di gestione del magazzino e sia del capitale immobilizzato. In questo modo i prodotto possono essere realizzati in grandi serie, e quindi con costi di fabbricazione più contenuti e migliore qualità. Lo STACO fornisce la seguente definizione di unificazione. L unificazione è una forma di normalizzazione avente lo scopo di combinare, in una sola, due o più prescrizioni dimensionali o due o più specificazioni, in modo che i prodotti ottenuti risultino intercambiabili tanto dal punto di vista dimensionale quanto da quello funzionale. L intercambiabilità funzionale si ha quando le caratteristiche del prodotto ottenuto, relative al suo funzionamento, sono normalizzate, nel necessario grado di precisione. L intercambiabilità dimensionale è un aspetto parziale dell intercambiabilità funzionale e si realizza quando le dimensioni lineari di due prodotti sono sufficientemente vicine le une alle altre, per assicurarne l intercambiabilità sostitutiva. Un altro tipo di normalizzazione è la SEMPLIFICAZIONE, così definita: la semplificazione è una forma di normalizzazione che consiste nel ridurre il numero dei tipi di prodotto, messo in commercio in una certa gamma, a quello puramente indispensabile per coprire le necessità che prevalgono in una data epoca. Si conclude dicendo che uno dei meriti principali dell unificazione internazionale, è nato per mettere ordine nella Babele delle misure e delle norme in uso nei diversi 4

5 Paesi. Tale tentativo si è spesso scontrato con tradizioni radicate e con orgogli nazionalistici, oltre che con interessi economici non indifferenti. Comunque siamo sulla strada buona per arrivare all unificazione internazionale, e ciò deve essere visto come una grande possibilità, quella di favorire gli scambi tra i diversi popoli. Con l evolversi del progresso uno dei settori nei quali la quantità di norma va crescendo, in continuazione, è quello della sicurezza. Nel corso della sua esistenza l uomo è soggetto ad una serie di pericoli che derivano o da cause interne al suo organismo o da cause esterne. Tali pericoli, che possono ridurre o interrompere l attività operativa dell uomo prendono il nome di rischi. In definitiva, gli eventi che possono ridurre o interrompere delle attività, a seconda a come si manifestano, possono essere le malattie o gli infortuni. Gli infortuni sono eventi improvvisi la cui lesività è istantanea. Le malattie producono la loro azione in modo graduale, dopo un incubazione più o meno lunga. A tali eventi può seguire il decesso o un periodo di inattività che, nel caso di infortunio prende il nome di durata dell inabilità e nel caso della malattia è detta convalescenza. La sicurezza e la salute sono diritti fondamentali, ed in Italia sono sanciti dalla Costituzione, in essa si può leggere: Art.32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell individuo ed interesse della collettività. Art.35 La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Art.41 L iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Oggi molte norme sono destinate a garantire che vengano utilizzati tutti gli accorgimenti che il progresso tecnico mette a disposizione, perché sia raggiunto il più elevato livello di sicurezza per le persone e di salvaguardia dei beni. Naturalmente non è possibile garantire la sicurezza in modo assoluto: possono avvenire incidenti per forza maggiore, ( ad esempio terremoto in zona non sismica, uragano, ecc. ), o per caso fortuito, ( ad esempio un interruttore difettoso appartenente ad una serie riconosciuta conforme ed eseguita a regola d arte. ) Infortuni che avvengono in relazione ad eventi di questo tipo, sono ammessi dalla società. In base alle conoscenze della tecnica viene stabilito quale è il livello di sicurezza accettabile, ed in base ad esso vengono stabilite le norme di sicurezza. Questo livello di sicurezza può essere differente nel caso in cui qualcuno sia obbligato ad operare in situazioni potenzialmente rischiose, come nel caso di un lavoratore, ( rischio imposto ), o nel caso lo si accetti liberamente come nel caso di un attività sportiva, ( rischio liberamente accettato ). Nel secondo caso si è meno esigenti. Dato che ogni attività dell uomo si può sempre considerare come un bene 5

6 economico, la ricerca per assicurare la conservazione di tale bene si svolge su due livelli: la prevenzione, che rappresenta l attività intesa a eliminare le cause del rischio, e la previdenza, che agisce nel senso di reintegrare il bene perduto o ridotto. La prevenzione, a seconda che esplichi la sua azione nei riguardi di incidenti o di malattie, si divide in due rami: prevenzione degli infortuni e igiene del lavoro, per le quali esistono normative distinte. Spesso è l uomo, con il suo comportamento, a causare un infortunio, ed ecco quindi che le norme di sicurezza devono tenere conto di questa possibilità, e prevedere differenze, secondo che si rivolgano ad ambiti nei quali agiscono persone profane o persone addestrate. Ogni anno in Italia si verificano circa 500 decessi per cause elettriche, oltre 300 sono determinate in ambiente domestico. 6 GLI ENTI NORMATIVI Facciamo un cenno sugli ENTI NORMATIVI. In tutti i maggiori paesi industrializzati sono sorti degli Enti di normazione o Enti normativi, che si occupano di pubblicare le norme tecniche che hanno valore a livello nazionale. Questi organismi elaborano dei documenti che, indicano quali devono essere le soluzioni tecniche, che si devono adottare per risolvere i problemi che si pongono più frequentemente nel campo della scienza e della tecnica. Alcuni di questi Enti sono specificatamente Enti di unificazione, che emanano periodicamente delle tabelle, ciascuna riguardante un determinato prodotto o un gruppo di prodotti. L ideale è che sulle Norme tecniche adottate fra i vari paesi del mondo, ci sia un accordo perfetto; infatti dapprima tali Enti operavano più o meno indipendentemente gli uni dagli altri, per cui i vantaggi dell unificazione rimanevano limitati al territorio nazionale dell Ente che aveva pubblicato le tabelle. Gradatamente, però, la collaborazione tra gli Enti Nazionali si è estesa, e in molti campi, le unificazioni hanno attualmente carattere Internazionale o addirittura Mondiale. Ormai sono stati istituiti numerosi Enti di Normazione, anche a livello Internazionale, proprio perché un paese industrializzato, che ha intensi scambi commerciali a livello internazionale non può adottare norme difformi da quelle degli altri paesi. Per limitarci nell ambito elettrotecnico ed elettronico possiamo citare in ambito nazionale Il CEI, ( COMITATO ELETTROTECNICO ITALIANO ), e l UNI, ( Ente Nazionale Italiano di Unificazione ), mentre in ambito INTERNAZIONALE, ricordiamo il CENELEC, ossia il Comitato Europeo per la Standardizzazione nel campo Elettrotecnico, l IEC, ( International Electrotechnical Commission ),

7 ed infine l ISO ( International Standardization Organization ). Il CEI ( Comitato Elettrotecnico Italiano ), è il Comitato Italiano che ha il compito di stabilire le norme alle quali devono sottostare le macchine elettriche, gli apparecchi, gli strumenti, i materiali e gli impianti elettrici; tali norme investono tutto il campo elettrotecnico dalla simbologia alle unità di misura, dai segni grafici per gli schemi alle prescrizioni costruttive di ordinazione e di collaudo. E stato fondato nel 1906, ( è il più antico ente normativo italiano) dall AEI, ( ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA ). Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1964, è stato rifondato, su iniziativa di alcuni soci, tra cui la stessa AEI, il CNR ( Consiglio Nazionale delle Ricerche ), l ENEL ( Ente Nazionale per l Energia Elettrica ), e l ANIE ( Associazione Nazionale Industrie Elettrotecniche ed Elettroniche ). DIFFERENZA FRA PRESCRIZIONI DI LEGGE E NORME TECNICHE Le disposizioni legislative, ( leggi, decreti Presidenziali e decreti ministeriali, regolamenti, ecc. ), hanno forza di legge e quindi c è un obbligo giuridico di attenersi ad esse. Invece non c è obbligo giuridico di attenersi a determinate normative tecniche. Le normalizzazioni sia nazionali che internazionali non sono obbligatorie e non hanno, quindi, valore giuridico. Le norme sono il risultato di commissioni di studio formate da esperti; pertanto sono garanzia di esperienza, di conoscenza scientifica e di consuetudine. Le varie norme sono cioè norme di buona tecnica e codificano il naturale evolversi del livello di sicurezza accettabile, man mano che progrediscono le condizioni sociali, etiche ed economiche della società, nonché le conoscenze scientifiche e le possibilità tecnologiche. In definitiva le norme tecniche cambiano continuamente, adeguandosi ai tempi; infatti norme tecniche che andavano bene trent anni fa, oggi non lo sarebbero più. Le leggi ed i regolamenti, invece, sono statici, richiedono spesso un lungo iter legislativo per essere approvati. Se si volessero imporre, con leggi determinate, prescrizioni di buona tecnica, si correrebbe il rischio di dover congelare per anni queste prescrizioni prima di poterle cambiare. Tuttavia la loro natura rende le tabelle di unificazione un valido punto di riferimento, anche per il Giudice, in caso di controversie legali. Nessuna norma o prescrizione, ( nemmeno legislativa), per quanto sia accuratamente studiata, può comunque fornire la garanzia assoluta che, non possano accadere incidenti, né garantire l incolumità delle persone, degli animali e delle cose dai pericoli dell energia elettrica. E però evidente che, lo scrupoloso rispetto delle norme e delle disposizioni di legge, oltre a porre l impianto nelle migliori condizioni, dal punto di vista della sicurezza, mette il gestore ed il progettista dell impianto stesso, in una corretta posizione qualora debbano rispondere del verificarsi di eventuali incidenti. 7

8 Sulla Gazzetta Ufficiale n.77 del 23/3/68 è stata pubblicata la legge n. 186, che reca le disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici, che qui si riporta: Art. 1 Art. 2 Tutti i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere realizzati a regola d arte. I materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici realizzati secondo le norme CEI si considerano costruiti a regola d arte. In base a questa legge le Norme CEI vengono praticamente ad assumere valore legale; cioè è sufficiente seguire le norme CEI per adempiere all obbligo giuridico di realizzare apparecchi ed impianti a regola d arte. Questa legge sulla regola d arte vale per tutti gli impianti, quindi anche per quelli domestici, oltre che per quelli industriali. Anche la legge n. 46 del 13/3/90, che reca le norme per la sicurezza, la progettazione, l installazione e la manutenzione degli impianti tecnici, ( la quale si applica, in particolare, anche agli impianti di produzione, di trasporto, di distribuzione e di utilizzazione dell energia elettrica all interno degli edifici, a partire dal punto di consegna dell energia fornita dall Ente distributore, nonché agli impianti radiotelevisivi ed elettronici in genere, alle antenne e agli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche ). Viene ribadito che: 8 Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le norme tecniche di sicurezza dell Ente Italiano di Unificazione, ( UNI ), e del Comitato Elettrotecnico Italiano, ( CEI ), nonché nel rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola d arte. La legge 46/90 si applica ai seguenti tipi di impianto: a) impianto di produzione, di trasporto, di distribuzione e di utilizzazione dell energia elettrica; b) impianti radiotelevisivi ed elettronici in genere, antenne ed impianti di protezione da scariche atmosferiche; c) impianti di riscaldamento e di climatizzazione azionati da fluido liquido, aeriforme, gassoso, di qualsiasi natura o specie; d) impianti idrosanitari, nonché quelli di trasporto, di trattamento, di uso, di accumulo, e di consumo di acqua all interno degli edifici, a partire dal punto di consegna dell acqua dall Ente distributore; e) impianti per il trasporto e l utilizzazione di gas allo stato liquido o aeriforme all interno di edifici, a partire dal punto di consegna del combustibile gassoso fornito dall Ente distributore; f) impianti di sollevamento di persone e di cose per mezzo di ascensori,

9 montacarichi, di scale mobili e simili; g) impianti di protezione antincendio. Infine la legge sancisce che gli impianti devono essere progettati da professionisti iscritti negli albi professionali. La legge ed il relativo regolamento di attuazione definiscono, inoltre quali soggetti sono abilitati all installazione, trasformazione e manutenzione degli impianti, precisando per quali impianti è richiesto il collaudo. La legge 18/10// n.791 è relativa alle caratteristiche di sicurezza che deve possedere i materiali elettrici, destinati ad essere utilizzati entro certi limiti di tensione. Detta legge impone l accettazione e la commercializzazione di alcuni componenti ed apparecchi solo se in possesso dei requisiti previsti dalla direttiva citata. In particolare il materiale deve essere costruito a regola d arte, installato, mantenuto in esercizio, utilizzato, in maniera corretta e conformemente alla sua destinazione al fine di non compromettere la sicurezza dell utente. In virtù di questa legge 791/77 con decreto del Ministero dell Industria, il Commercio e l Artigianato di concerto con il Ministero per gli Affari Esteri ed il Ministero del Lavoro e della Prevenzione Sociale, sono stati designati gli Organi di Normalizzazione elettrotecnica ed elettronica e gli Enti che stabiliscono i marchi ed i contrassegni o attestati, di cui deve essere munito il materiale elettrico per la libera circolazione. Questi contrassegni garantiscono il rispetto della Legge, quindi della regola d arte per i componenti che ne sono provvisti, quindi di sicurezza per gli utenti. Il CEI è così designato quale organismo italiano di normalizzazione elettrotecnica ed elettronica, ma anche il materiale che risponde alle analoghe norme degli altri paesi della CEE può essere messo in commercio, e circolare liberamente in Italia. Ai fini della legge 791, inoltre, l autocertificazione del Costruttore produce gli stessi effetti del contrassegno. La soluzione del problema della sicurezza elettrica nel campo dell impiantistica elettrica non può prescindere dalla normativa sopra citata, e di conseguenza dalle norme CEI. Per la realizzazione degli impianti utilizzatori in BASSA TENSIONE, ( cioè fino a V di tensione, se funzionanti in corrente alternata, e fino a V, se in corrente continua ), le norme che devono essere rispettate sono essenzialmente quelle contenute nei fascicoli della norma 64/8 ( fascicoli dal 1916 al 1922 ) pubblicati nel Tale norma è suddivisa in sette parti, ciascuna delle quali è riportata in un fascicolo: Parte 1: Oggetto, scopo e principi fondamentali. Parte 2: Definizioni Parte 3: Caratteristiche generali 9

10 Parte 4: Parte 5: Parte 6: Parte 7: Prescrizioni per la sicurezza Scelta e installazione dei componenti elettrici Verifiche Ambienti ed applicazioni particolari. 10 LA CERTIFICAZIONE E IL CONTROLLO Il problema del controllo, ossia la verifica della conformità alle norme di quanto viene prodotto, installato, utilizzato, è duplice, a seconda che si considerino i singoli componenti, cioè il materiale elettrico, oppure tutto l impianto. La marcatura è uno degli aspetti del controllo e ne forniamo il significato secondo le definizioni della STACO. La marcatura è l operazione o il risultato dell operazione di stampigliare, scrivere, imprimere, etichettare, ecc. sullo stesso prodotto o sul suo imballaggio, marchi, simboli, cifre, lettere, ecc. al fine di identificare il prodotto e la sua origine e/o di far conoscere le sue caratteristiche fondamentali, la sua applicazione prevista, ecc. Il codice è una forma particolare di marcatura di identificazione o di riferimento, avente la duplice funzione di stabilire in maniera sistematica l identità completa di un prodotto, e contemporaneamente di esprimere la sua similitudine con altri prodotti. Può presentarsi sotto forma di una combinazione breve e sistematica di lettere, cifre, e/o simboli. Un codice sistematico, utilizzato insieme ad una chiave per il deciframento, può aiutare ad identificare un prodotto ed a conoscere le sue caratteristiche. Per quanto riguarda la rispondenza alle norme del materiale elettrico, la strada seguita dall Italia è quella della certificazione di conformità, mediante marchi appositi sulle apparecchiature o attestati rilasciati da Enti. Questi possono essere di due tipi: il contrassegno CEI ed il marchio di qualità IMQ. Il contrassegno CEI è una certificazione che il costruttore applica ai prodotti che, secondo al suo parere, hanno caratteristiche conformi alle norme CEI; si tratta pertanto di un autocertificazione, di cui il produttore dell apparecchiatura si assume la responsabilità, ferma restando la facoltà del CEI di effettuare in qualsiasi momento la verifica della rispondenza alla normativa. Per poter apporre il contrassegno CEI il costruttore deve chiedere al CEI l uso del contrassegno e deve averne avuta esplicita concessione. L uso del contrassegno dell Istituto Italiano del Marchio di Qualità, ( IMQ ), per diversi prodotti elettrici di grande diffusione, è soggetto, invece, a maggiori controlli, in quanto è subordinato alle garanzie di qualità offerte dal costruttore, all approvazione del prototipo e al controllo della produzione da parte dell IMQ.

11 Questo marchio riguarda di solito materiali di grande consumo e solitamente, di uso domestico. L Istituto Italiano del Marchio di Qualità condiziona l autorizzazione all apposizione del proprio marchio, se vengono superate tre fasi di verifiche: approvazione del costruttore, ( l istituto procede cioè a verificare se il costruttore ha le attrezzature idonee alla produzione di materiali della qualità richiesta e, in caso positivo viene approvato dall Istituto stesso ); approvazione del prototipo, ( il prototipo dell apparecchio viene sottoposto da parte dell Istituto a tutte le prove previste dalle norme corrispondenti ); controllo periodico della produzione ( in questo modo l Istituto si assicura che la produzione conservi una qualità costante ). Esiste in Italia un altro organismo di certificazione che, è il CESI ( Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano ). Si fa notare che la conformità del prodotto, in particolare di quello industriale, ai fini della sicurezza di cui la legge 791/77, può essere anche attestata con dichiarazione del costruttore, per cui non risulta obbligatoria, in questo caso, la certificazione di conformità. Va comunque precisato che, l utilizzazione di componenti conformi, alle norme CEI, non assicura che l impianto sia rispondente alla normativa, soprattutto per quanto concerne l aspetto della sicurezza; infatti, per esempio, non basta installare interruttori a norma, se poi vengono scelti o collegati in maniera errata. Nasce quindi il problema e l esigenza del controllo dell intero impianto. La realizzazione di un impianto completo consiste nelle seguenti fasi: progetto dell impianto; installazione; collaudo da effettuare a fine lavori; verifica periodica. Collaudi e verifiche di un impianto possono essere prescritti sia dalla normativa tecnica ( CEI ), sia da disposizioni di legge. Le norme CEI stabiliscono a quali prove o verifiche devono essere sottoposti i vari tipi di impianti e indicano anche le modalità e le condizioni per la loro effettuazione. Esistono per i luoghi di lavoro delle prove obbligatorie, ( norma del DPR 547/55 ). Inoltre questo stesso decreto richiede, per gli impianti, tre tipi di verifiche biennali delle installazioni e dei dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche; degli impianti di terra; delle installazioni elettriche nei luoghi pericolosi. Il DPR 547/55 è ormai datato, e presenta diversi punti di contrasto con la tecnica attuale; infatti le norme CEI sono intervenute per sistemare i punti di contrasto o a integrare i punti oscuri e non completi. Comunque oggi si fa riferimento, soprattutto per la parte della sicurezza alla nuova normativa, Legge n. 46 del 13/3/1990. Vogliamo, infine, dare la definizione di tre termini che spesso si confondono: 11

12 Il termine COLLAUDO è definito nel DPR 302/56 nel quale viene considerato come una serie di prove per controllare la rispondenza, di impianti e macchinari, ai progetti e ai capitolati. Sovente come collaudo viene intesa anche la prima verifica. Per OMOLOGAZIONE si deve intendere la procedura tecnico amministrativa con la quale viene provata o certificata la rispondenza del tipo o del prototipo, prima della riproduzione, ovvero del primo o nuovo impianto, a specifici requisiti tecnici prefissati. Col nome di VERIFICA, si intende, come è indicato dalle norme CEI ed in quelle Internazionali, un complesso di operazioni consistenti essenzialmente in un esame a vista ed in alcune prove; tra le prove è compresa l esecuzione delle necessarie misure. DEFINIZIONI FONDAMENTALI RIGUARDANTI GLI IMPIANTI ELETTRICI Per impianto elettrico si intende un complesso di componenti elettrici, anche a tensioni nominali di esercizio differenti, ma comunque elettricamente associate, in modo tale da soddisfare a scopi specifici, e con caratteristiche coordinate. In altri termini l impianto elettrico è destinato ad una determinata funzione. In particolare l impianto può essere di produzione, di trasmissione, di distribuzione e di utilizzazione. L impianto utilizzatore è costituito dai circuiti di alimentazione degli apparecchi utilizzatori e delle prese a spina, comprese le relative apparecchiature di manovra, sezionamento, interruzione, ecc., che non facciano parte di impianti di produzione, trasmissione e distribuzione. Si considerano facenti parte dell impianto elettrico tutti i componenti elettrici non alimentati tramite prese a spina. Le apparecchiature collegate alle prese non fanno parte dell impianto; però, fanno parte dell impianto elettrico, quegli apparecchi utilizzatori fissi, che risultano alimentati dalle prese a spina. L impianto elettrico utilizzatore ha la sua origine nel punto di consegna dell energia elettrica da parte dell Ente fornitore, in genere da una rete di distribuzione pubblica. Il punto di consegna è quindi il punto di separazione tra l impianto di distribuzione e l impianto utilizzatore. Nel caso in cui il proprietario dell impianto utilizzatore, sia anche autoproduttore di energia, sono considerati origine dell impianto utilizzatore, i morsetti di uscita del generatore o del trasformatore, se è esistente. Si chiama sistema elettrico o anche semplicemente sistema, una parte dell impianto elettrico, costituita dal complesso dei componenti elettrici, aventi una determinata tensione nominale d esercizio, ovviamente interconnessi tra di loro. La TENSIONE NOMINALE è quel valore di tensione, con il quale il sistema è denominato e al quale sono riferite le sue caratteristiche. Per i sistemi trifasi si 12

13 considera come tale, la tensione concatenata. La tensione nominale è in pratica quella tensione per la quale il sistema, ( quindi un impianto o una sua parte ), è progettato. La tensione reale può differire dalla nominale, entro i limiti di tolleranza permessi, ( precisati dalla norma CEI 8-6 ). Viene definita, poi, tensione nominale verso terra: nei sistemi trifasi con neutro isolato o con neutro a terra, attraverso impedenza, la tensione nominale; nei sistemi trifasi con neutro direttamente ed efficacemente a terra, la tensione stellata corrispondente alla tensione nominale; nei sistemi monofasi, o a corrente continua, senza punto di messa a terra, la tensione nominale; nei sistemi monofasi o a corrente continua, col punto di mezzo a terra, la metà della tensione nominale. In relazione alla loro tensione nominale i sistemi elettrici vengono suddivisi in categorie, e più precisamente si suddividono in: sistemi da categoria 0, quelli a tensione nominale minore o uguale a 50 V, se a corrente alternata, 120 V se a corrente continua, (non ondulata); sono unificati i seguenti valori di tensione di tensione: 6 V, 12 V, 24 V e 48 V; per impianti di segnalazione, comando ed emergenza. Sistemi di categoria I, quelli a tensione nominale da oltre 50 V fino a V compresi, se a corrente alternata, o da oltre i 120 V fino a V, se a corrente continua; per impianti di distribuzione in bassa tensione civile ed industriale ; sono unificati i seguenti valori di tensione nominale: 60 V, 80 V, 110 V, 220 V, 440 V per la corrente continua; 60 V, 80 V, 127 V, 220 V per la corrente alternata monofase; 48/85 V, 127/220 V, 220/380 V, 500 V, 660 V, V per la corrente alternata trifase; in particolare i valori 380 V, 500 V, 660 V e V sono solo industriali, mentre per usi civili si usa solo la tensione monofase a 220 V. Recentemente la norma CEI 8-6 ha fissato dei valori leggermente diversi, ai quali ci si dovrà uniformare entro il 2003: V fra le fasi per le reti trifasi a 3 conduttori; V fra la fase e neutro e 400 V fra le fasi per le reti trifasi a 4 conduttori. Non compare più, tra i valori normalizzati, la combinazione 127/220 V. sistemi di II categoria, quelli a tensione nominale oltre V se a corrente alternata, o oltre V se a corrente continua, fino a V compresi; per impianti di distribuzione secondaria, sono unificati i seguenti valori di tensione per la corrente alternata trifase: 3,6 kv, 10 kv, 15 kv ( non preferenziale in sede internazionale), 20 kv, 30 kv; i valori 3kV e 6kV trovano prevalentemente impiego nella distribuzione di aziende industriali o per alimentazione di grossi carichi di utenza. 13

14 14 Sistemi di III categoria, quelli a tensione nominale maggiore di V; sono unificati i seguenti valori di tensione nominale: 66 kv e 132 kv ( secondo livello di tensione, da utilizzarsi per le linee di distribuzione primaria), 220 kv e 380 kv ( primo livello di tensione, da utilizzarsi per le linee di trasmissione ). E importante far notare che il DPR 547/55, che si occupa di sicurezza di lavoro, è stato emanato precedentemente alla normalizzazione ora introdotta, ma conserva la sua validità a livello legale, distingue tra BASSA TENSIONE, ( comprendente i sistemi fino a 400 V in alternata e fino a 600 V in continua ), ed ALTA TENSIONE ( comprendente tutti i sistemi a tensioni superiori ). Tuttavia, in linea generale, gli impianti eseguiti secondo le norme CEI soddisfano le disposizioni di legge per la sicurezza del lavoro. Alcuni esempi importanti di sistemi elettrici, nell ambito di un impianto più complesso, sono: Il sistema di alimentazione dei servizi di sicurezza, che è inteso a garantire l alimentazione di apparecchi utilizzatori o di parti dell impianto necessari per la sicurezza delle persone. Il sistema include la sorgente, i circuiti e gli altri componenti elettrici. Il sistema di alimentazione di riserva, che è inteso a garantire l alimentazione di apparecchi utilizzatori o di parti dell impianto per motivi diversi dalla sicurezza delle persone. Con alcune sigle particolari vengono designati i diversi sistemi a bassissima tensione: SELV: sistemi a bassissima tensione di sicurezza; ( denominata in passato con la sigla BTS); sono sistemi di categoria 0, che rispondono a particolari requisiti, aventi per fine la sicurezza delle persone contro i contatti diretti ed indiretti. PELV: sistemi a bassissima tensione di protezione, analoghi ai precedenti, ma in cui devono essere soddisfatti requisiti in parte simili a quelli del SELV ed in parte diversi. FELV: sistemi a bassissima tensione funzionale, ( denominata in passato con la sigla BTF ); sono sistemi di categoria 0 che non rispondono a tutti i requisiti che caratterizzano i sistemi precedenti. Con il termine, poi di officina elettrica, viene indicato ogni complesso di installazioni che sia contenuto in uno o più locali, oppure in una o più aree all aperto racchiuse in un unica recinzione, se le installazioni sono adibite ad almeno una di queste funzioni: produzione, conversione, trasformazione, regolazione o smistamento dell energia elettrica. Le officine elettriche si distinguono in: Centrali: officine elettriche destinate alla produzione di energia elettrica; Stazioni:tutte le officine elettriche connesse a sistemi di cui uno almeno di III categoria, destinate ad almeno una delle seguenti funzioni:

15 trasformazione, conversione, regolazione, smistamento dell energia elettrica. Cabine: officine elettriche connesse a sistemi, solo di I o II categoria e destinate ad almeno una delle seguenti funzioni: trasformazione, conversione, regolazione, smistamento dell energia elettrica. I posti di trasformazione realizzati con apparecchiature prefabbricate, anche se non contenuti in apposito locale od apposita area recintata, sono considerati cabine. Le installazioni su palo di trasformatori e condensatori non vanno considerate come cabine, ma come parte delle linee aeree. Le linee di trasmissione Le linee di distribuzione sono le linee di collegamento elettrico fra due o più officine elettriche. sono le linee di collegamento tra officine elettriche ed impianti di utilizzatori. Queste linee possono essere aeree, montate quindi su sostegni adatti, oppure in cavo, generalmente interrato. Il complesso delle centrali nelle quali viene realizzata la produzione dell energia elettrica, a partire dalle diverse fonti di energia primaria, costituisce il sistema di generazione dell energia elettrica. Per l economia della produzione è necessario che questa, sia concentrata, in grandi centrali con grandi unità generatrici. Il sistema o rete di trasmissione e distribuzione provvede al trasferimento delle potenze prodotte, ai centri di utenza, attraverso successive trasformazioni dei valori delle tensioni, fino ad una distribuzione capillare ai singoli consumatori. In generale si distingue tra: Sistema o rete di trasmissione propriamente detto, composto da una rete di linee ad alta tensione, ( U = kv ), che trasmettono grandi valori della potenza a grandi aree geografiche, collegando in genere centrali e stazioni. Sistema o rete di subtrasmissione o distribuzione primaria, con valori di tensione relativamente più bassi, ( U = kv ), che alimenta aree geograficamente più ristrette, collegando generalmente stazioni e cabine. Sistema o rete di distribuzione secondaria, con valori medi di tensione, ( U = kv ), ed il sistema di distribuzione in bassa tensione, (U = V), che consentono la distribuzione capillare al singolo utente. L impiego della corrente alternata alla frequenza dei 50 Hz, ( valore unificato in Europa, mentre negli USA viene usato il valore di 60 Hz ), offre la possibilità, mediante i trasformatori, di adeguare la tensione del sistema al valore desiderato. GENERATORI ELETTRICI 15

16 La produzione dell energia elettrica non è altro che una trasformazione di altri tipi di energia in energia elettrica. Le macchine destinate alla produzione o generazione elettrica sono detti generatori elettrici. Infatti l energia non può essere creata, ma deve essere ottenuta per trasformazione da altre forme di energia già esistente, ( processo di conversione ). Le fonti primarie di energia esistenti sono da una parte il sole e le masse di acqua, ( fonti dette rinnovabili in quanto la loro disponibilità viene rinnovata o ripristinata da eventi naturali ), dall altra parte sono tutti i combustibili tradizionali o nucleari, ( queste fonti sono dette non rinnovabili, in quanto si consumano con il loro utilizzo, esaurendosi ). L alimentazione elettrica viene assicurata dagli Enti erogatori e distributori dell energia elettrica; in Italia il principale Ente è L ENEL. Le centrali elettriche nelle quali viene prodotta l energia elettrica sono collegate fra loro attraverso la rete di interconnessione. In pratica sono collegate tra loro, anche, le reti delle nazioni confinanti, consentendo lo scambio dell energia da un paese all altro; l energia dunque può essere esportata o importata come un qualsiasi altro prodotto. Le centrali elettriche possono essere di vari tipi. Ne elenchiamo le più importanti: IDROELETTRICHE, dove l acqua convogliata nel bacino di una diga viene fatta scorrere in un condotto che giunge ad una turbina, alla quale è collegata una macchina elettrica, ( alternatore ), che genera l energia elettrica. TERMOELETTRICA, nelle quali viene prodotto calore per combustione dei combustibili fossili, ( carbone, petrolio, gas naturali ). Il calore scalda l acqua, il cui vapore viene convogliato in una turbina alla quale è collegato l alternatore. GEOTERMOELETTRICHE, che utilizzano vapori d acqua naturali, come a Larderello. NUCLEARI, o più precisamente, nucleotermoelettriche, nelle quali il calore non viene prodotto da combustibile, ma dalla fissione degli atomi di elementi radioattivi, ( uranio e plutonio ). SOLARI, nelle quali il calore viene prodotto dall energia solare che raggiunge appositi pannelli. E anche possibile convertire direttamente l energia solare in arrivo in energia elettrica. EOLICHE che sfruttano i fenomeni ventosi. L energia elettrica prodotta dalle centrali è normalmente in corrente alternata, ed attraverso la rete di distribuzione l energia elettrica raggiunge i vari impianti. L energia di tipo chimico può essere sfruttata per generare energia elettrica nelle pile e negli accumulatori, ed in questo caso si tratta di energia elettrica in corrente continua. La differenza consiste nel fatto che i processi elettrochimici che si verificano nelle pile sono irreversibili, cioè le pile non possono essere ricaricate ed 16

17 impiegate nuovamente, quando hanno consumato l energia disponibile, mentre negli accumulatori il processo è reversibile, cioè possono essere ricaricati e riutilizzati. In questi generatori spesso si possono collegare più elementi, realizzando una batteria. APPARECCHIATURE DI MANOVRA E LORO UTILIZZAZIONE Un apparecchio di manovra è un dispositivo destinato a stabilire o ad interrompere la corrente in uno o più circuiti. La manovra può avvenire a carico, cioè quando nel circuito è presente una corrente che deve essere interrotta, o quando, chiudendo il circuito, in esso si viene a stabilire una corrente. La manovra può anche avvenire a vuoto, cioè in assenza di corrente, quando il circuito è già interrotto in un altro punto. La differenza tra i due tipi di manovra consiste nella presenza o meno dell arco elettrico al momento dell apertura dei contatti. Inoltre tutte le apparecchiature di manovra sono costituite da un contatto fisso e da un contatto mobile. Quello mobile si avvicina al contatto fisso durante la chiusura e si allontana durante l apertura del dispositivo. Nelle manovre a carico, durante l apertura dell interruttore, ( ma anche nella chiusura ), si sviluppa un arco elettrico, per effetto della ionizzazione dell aria, ed ecco perché l atto dell apertura deve essere molto rapido il distacco fra i due contatti; nel caso in cui la tensione risulta molto elevata si interviene anche con opportuni mezzi deionizzanti. Se la corrente è molto elevata il dispositivo può anche fallire nel tentativo di interromperla, e tutto questo avviene soprattutto nel caso di manovre a carico. Se invece le manovre avvengono a vuoto il problema non si pone. In un impianto elettrico si rende necessario, per vari motivi, intervenire sul circuiti interrompendolo. Ciò può avvenire per motivi di sicurezza o per motivi funzionali. L interruzione per motivi di sicurezza si ha quando debbano essere eseguiti dei lavori sull impianto o vicino all impianto ed occorre evitare che si verifichi un contatto degli operatori con le tensioni elettriche. Questo tipo di interruzione prende il nome di SEZIONAMENTO. Il sezionamento deve assicurare che l intero impianto, o la parte di impianto sulla quale si deve intervenire, sia messo completamente fuori tensione, separandolo da qualsiasi fonte di energia elettrica. In questo modo è garantita la sicurezza delle persone che devono lavorare vicino all impianto, comunque è sempre necessario eseguire delle prove, con appositi strumenti, che confermino l assenza di parti in tensione. Ogni impianto nella sua interezza ed ogni ramo di esso devono essere obbligatoriamente sezionabili. L interruzione per motivi funzionali è quella che avviene nel normale esercizio di un impianto che deve essere azionato e fermato, secondo le necessità, per realizzare lo scopo dell impianto stesso. Il circuito viene così connesso e disconnesso al resto dell impianto. Per operare l interruzione per motivi funzionali si usano gli interruttori di manovra, che sono quegli apparecchi meccanici di manovra destinati 17

18 a stabilire, portare ed interrompere, correnti in condizioni normali, ma anche in condizioni anormali come nel caso di sovraccarichi. Tra le caratteristiche principali degli interruttori occorre nominare le seguenti. 1- I dati nominali ( tensione, corrente e frequenza ), che servono a designare l apparecchio e a definirne le prestazioni agli effetti dell ordinazione e del collaudo. 2- Il potere di interruzione, che è la più elevata intensità di corrente che l interruttore è in grado di interrompere nelle condizioni prescritte dalla normativa. In pratica per correnti superiori al potere di interruzione, ( che normalmente è dell'ordine dei ka ), l interruttore non è in grado di estinguere l arco. 3- Il tempo di apertura e quello di chiusura nominali, ( in secondi ). Nella tabella riporto i principali segni grafici relativi ad apparecchi di manovra e di comando, ( secondo le norme CEI ). Vedi pagina successiva: Contatti a due o tre posizioni N. Segno grafico Descrizione Contatto di chiusura NOTA- Questo segno grafico è anche usato come segno generale di interruttore inteso come dispositivo meccanico per chiudere e aprire il circuito. Apparecchi di manovra e di comando N. Segno grafico Descrizione Usare simboli uguali al e al Interruttore ( segno generico per ogni dispositivo meccanico che attua la chiusura o apertura di un circuito ) Contattore ( contatto di chiusura ) Contattore ad apertura automatica (associato ad un relè di protezione) Contattore ( contatto di apertura ) 18

19 Interruttore ( di potenza ) Sezionatore Sezionatore a due vie e tre posizione con posizione centrale di apertura Interruttore di manovra - sezionatore Interruttore di manovra-sezionatore ad apertura automatica Un interruttore ad apertura automatica si apre automaticamente quando una certa grandezza caratteristica assume determinati valori. Esso è quindi corredato di un relè di misura o di un dispositivo di sgancio, il cui simbolo viene riportato immediatamente al di sotto del segno grafico dell interruttore. 19

20 U U Ursd RELE Relè di misura o dispositivo similare (segno grafico di base). Le grandezze caratteristiche ed i simboli complementari debbono essere indicati al posto dell asterisco nel seguente ordine Grandezza caratteristica e suo modo di variazione; Senso di trasmissione dell energia; Campo di taratura; Valore di taratura; Rapporto di rilascio ( riarmo); Azione ritardata; Valore del ritardo. Tensione di guasto a massa Tensione di guasto a terra Tensione residua I Id In In-n P Q Corrente di ritorno Corrente differenziale Corrente al neutro Corrente fra i punti neutri di due sistemi polifasi Potenza relativa all angolo di fase Potenza reattiva La potenza reattiva negativa si indica con il valore - Q opposto indicato In questa tabella sono riportati i simboli delle grandezze caratteristiche che, possono determinare l apertura automatica di un interruttore. 20

21 Frequenza f Temperatura o anche t Livello di un fluido Numero di eventi Presenza di una portata fluida Flusso di gas Effetto o dipendenza dal campo magnetico Effetto termico Effetto elettromagnetico Effetto di prossimità Effetto di prossimità per avvicinamento di un magnete Effetto di prossimità sensibile al tocco ( sfioramento ) 21

22 I sezionatori sono definiti dalle norme CEI (17-11), come apparecchi meccanici di manovra che, per ragioni di sicurezza, assicurano, nella posizione di aperto, una distanza di sezionamento che soddisfa a condizioni specificate. L interruzione è infatti affidata alla distanza in aria tra i contatti, ( distanza di sezionamento ). La condizione di sezionamento deve essere constatabile visivamente: guardando i contatti si deve possibilmente vedere che sono in posizione di aperto. Questo è senz altro obbligatorio per le tensioni elevate, mentre per le basse tensioni, se ciò non è possibile, occorre che almeno ci sia un dispositivo indicatore. Un sezionatore deve essere in grado di aprire e di chiudere un circuito, quando la corrente stabilita o interrotta è di intensità trascurabile, più precisamente il sezionatore deve intervenire quando il circuito o l apparecchio non è in funzione. Non si deve mai sezionare sotto carico. In pratica la differenza fondamentale tra i sezionatori e gli interruttori, è che normalmente i primi possono essere utilizzati quando l impianto è a vuoto, cioè quando gli utilizzatori non sono inseriti, mentre i secondi possono essere manovrati sempre. Gli interruttori sezionatori, ( detti anche sezionatori sotto carico ), sono degli interruttori di manovra che possono svolgere anche la funzione di sezionamento, in quanto nella posizione di aperto soddisfano alle prescrizioni delle norme circa la distanza di sezionamento. In bassa tensione non si fa largo uso di sezionatori, comunque in questo caso sono accettabili come dispositivi di sezionamento, oltre ai sezionatori, e agli interruttori sezionatori, anche altri dispositivi, come le prese a spina, gli interruttori automatici e i fusibili. Naturalmente occorre che questi dispositivi rispondano a certe caratteristiche, ossia siano omnipolari, cioè agire contemporaneamente su tutti i poli e le fasi, e devono essere costruiti in modo tale da prevenire richiusure accidentali per urti o per vibrazioni. I contattori o teleruttori sono dispositivi meccanici ad azionamento non manuale aventi una sola posizione di riposo. Essi devono essere capaci di stabilire, sopportare ed interrompere correnti in condizioni ordinarie e di sovraccarico del circuito. Essi sono progettati per eseguire un alto numero di operazioni. Inoltre, essi sono caratterizzati da una serie di contatti principali, ( che sono di solito aperti a riposo ), e dalla presenza di contatti ausiliari, ( che possono essere normalmente aperti o normalmente chiusi ). Il comando del contattore può essere elettromagnetico, ma anche pneumatico ed elettropneumatico. C è da osservare che l impiego dei contattori, offre il vantaggio di un comando e di un controllo a distanza, da un punto o da più punti, sfruttando anche i contatti ausiliari è possibile inserire circuiti di allarme, blocchi, segnalazione, ecc. 22

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