Guida all illuminazione di sicurezza

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1 Guida all illuminazione di sicurezza Pubblicato il: 04/02/2004 Aggiornato al: 08/01/2008 di Gianfranco Ceresini 1. Introduzione Dal decreto del luglio 1939, riguardante gli ospedali, al decreto dell ottobre 2003, riguardante i distributori stradali di GPL, esiste un lungo percorso di disposizioni legislative che, con terminologia differente a seconda dei periodi storici, chiedono la presenza di un illuminazione che entri in funzioni nel momento in cui venga a mancare l illuminazione ordinaria. Ma questa illuminazione si chiama di sicurezza o di emergenza? Il dubbio è stato chiarito in via definitiva solo da pochi anni (marzo 2000) con l entrata in vigore di una norma specifica al riguardo, la UNI EN 1838 Illuminazione di emergenza, che fornisce definizioni chiare e sintetiche dei vari tipi di illuminazione, distinguendone le varie funzioni. Figura 1 Tipi di illuminazione possibili in mancanza dell alimentazione ordinaria 1

2 Come è possibile intuire osservando la figura 1, ogni tipo di illuminazione che si utilizza in mancanza dell alimentazione normale, viene definita come illuminazione di emergenza, la quale deve essere alimentata da una sorgente di energia indipendente (batterie, UPS o gruppo elettrogeno). A sua volta, l illuminazione di emergenza può essere di due tipi: - Illuminazione di sicurezza: serve per fornire un livello di sicurezza adeguato alle persone che si vengono a trovare in una situazione di mancanza dell illuminazione ordinaria e ad evitare quindi che accadano incidenti o situazioni pericolose. Non è un tipo di illuminazione che può essere utilizzata per svolgere mansioni ordinarie, ma è unicamente funzionale alla mobilità in sicurezza delle persone. - Illuminazione di riserva: serve per poter continuare, senza sostanziali cambiamenti, le stesse attività, gli stessi lavori che si stavano facendo durante il funzionamento dell illuminazione normale. E evidente quindi che il livello di illuminamento che occorre raggiungere con l illuminazione di riserva deve essere almeno pari a quello dell illuminazione ordinaria, perché se così non fosse, non sarebbe possibile continuare il lavoro precedente. Solo in un caso è consentito avere un livello di illuminazione di riserva inferiore a quello dell illuminazione normale: se viene utilizzata solo per terminare e chiudere l attività in corso e non per continuarla indefinitamente. Esempi possibili sono l illuminazione in un impianto sportivo per permettere la conclusione dell evento oppure l illuminazione in un attività lavorativa che non può essere interrotta. Poiché l illuminazione di riserva non riguarda la sicurezza, ma solo la continuità di servizio, leggi e norme non se ne occupano in modo esplicito. Se però, come è possibile, l illuminazione di riserva viene utilizzata anche come illuminazione di sicurezza, allora ad essa si applicano, come è evidente, tutte le leggi e le norme applicabili all illuminazione di sicurezza. 2

3 2. Illuminazione di sicurezza L illuminazione di sicurezza, essendo preposta alla evacuazione di una zona o di un locale deve garantire una buona visibilità nell intero spazio di mobilità delle persone. Ma l illuminazione di sicurezza deve, non solo rendere visibile il locale, ma anche illuminare le indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e lungo le vie di esodo, in modo da identificare in maniera immediata il percorso da seguire per giungere in un luogo sicuro. Quindi un discorso sull illuminazione di sicurezza non può scindersi da quello sulla segnaletica di sicurezza da impiegare per facilitare il raggiungimento delle uscite di emergenza. Normalmente si devono usare segnali direzionali luminosi, nel caso in cui si sia in un luogo da cui non è possibile vedere direttamente l uscita di emergenza. Gli apparecchi di illuminazione da utilizzare devono rispondere alla norma EN (CEI 34-22) e devono essere installati almeno nei seguenti punti (queste sono indicazioni minime che possono essere integrate dal progettista in base alle singole situazioni): In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza indicata (figura 2); In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l uso in emergenza (figura 3); Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni rampa di scale in modo che ognuna di esse riceva luce diretta (figura 4); Analogamente vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni cambio di livello o gradino (figura 5); In corrispondenza dei segnali di sicurezza (figura 6); In corrispondenza di ogni cambio di direzione lungo la via di esodo (figura 7); In corrispondenza di ogni intersezione di corridoi, cioè quando ci si trova di fronte ad una diramazione o bivio che comporta una scelta di direzione (figura 8); 3

4 Immediatamente all esterno di ogni uscita che porta in un luogo sicuro (figura 9) cioè la meta dell esodo in situazioni di emergenza. Questo apparecchio potrebbe non essere necessario se il luogo sicuro è la pubblica via dotata di illuminazione. Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni punto o locale di pronto soccorso (figura 10); Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) e ad ogni punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio (figure 11 e 12) Figura 2 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una uscita di sicurezza 4

5 Figura 3 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una porta destinata all evacuazione in caso di emergenza Figura 4 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di una rampa di scale 5

6 Figura 5 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un cambio di livello Figura 6 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un segnale di sicurezza 6

7 Figura 7 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un cambio di direzione Figura 8 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un bivio in un corridoio 7

8 Figura 9 Illuminazione di sicurezza per illuminare il luogo sicuro (vista dall alto) Figura 10 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un posto di pronto soccorso 8

9 Figura 11 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un estintore Figura 12 Illuminazione di sicurezza in corrispondenza di un allarme antincendio Nelle due ultime situazioni indicate (punti 9 e 10), nel caso in cui i punti di pronto soccorso e antincendio non siano lungo le vie di esodo o in aree estese (dove vi è la presenza di illuminazione antipanico), e quindi siano più difficilmente individuabili, l illuminamento a cui devono essere sottoposti deve essere di almeno 5 lx al suolo. Ricordiamo che i livelli di illuminazione di cui parliamo (EN 1838) non devono tenere conto dei contributi dati dagli effetti di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come requisiti minimi. Inoltre è importante sottolineare che i livelli di illuminazione minimi devono essere garantiti lungo tutto l arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza, e che per questo occorre in fase progettuale sempre sovradimensionare il valore di illuminamento per tenere conto dell inevitabile degrado luminoso a cui è sottoposto qualunque apparecchio. 9

10 Un altro aspetto, non secondario è legato al fatto che l illuminazione di sicurezza deve essere efficace per tutti, adulti, bambini, anziani, cioè categorie di persone che hanno delle percezioni visive molto differenti tra di loro e che quindi hanno diversi tempi di adattamento alla nuova situazione di illuminazione ed hanno bisogno di diversi livelli di luce per percepire la segnaletica. E in base a queste considerazioni che diventa di estrema importanza scegliere con cura la posizione e il livello di illuminamento dei segnali indicanti l uscita di sicurezza o le vie di esodo, adattandoli alla tipologia di persone presenti. La norma UNI EN 1838 giudica quindi ovviamente molto importante che siano visibili e chiaramente indicate le uscite, quando il locale è occupato da persone. In questo quadro si inserisce la considerazione che fa preferire un illuminazione di sicurezza più elevata (anche al di sopra dei valori normativi o legislativi) in presenza di un ambiente con un livello di illuminamento normale elevato, questo per consentire all occhio umano di accorciare il più possibile i tempi di adattamento alla nuova situazione. Indicativamente questa soluzione sarebbe auspicabile in quegli ambienti con illuminamento superiore ai 100 lx. 2.1 Installazione degli apparecchi I requisiti minimi di visibilità impongono l installazione degli apparecchi di illuminazione ad una altezza non inferiore ai 2 metri. Nel caso in cui si ritenga che gli apparecchi siano sottoposti a sollecitazioni meccaniche particolari, quali urti o colpi che potrebbero comprometterne il funzionamento (ad esempio perché installati ad altezza inferiore ai 2,5 m o perché l ambiente si presta particolarmente a questi rischi), è bene prevedere il montaggio di una griglia metallica di protezione. E possibile anche installare apparecchi ad altezze inferiori se si desidera rimarcare la presenza di un ostacolo particolare sulla via di esodo, quale ad esempio un piccolo dislivello o gradino. Questi apparecchi ad altezze inferiori ai 2 metri sono comunque da considerare un di più che non va considerato nel progetto dell impianto, anche perché il flusso luminoso di apparecchi a basse altezze, in presenza di molte persone che si dirigono verso l uscita di sicurezza, viene quasi totalmente oscurato. Un altra cosa che ci si può chiedere, è se è migliore la scelta di apparecchi a parete o a soffitto. Apparentemente potrebbe essere indifferente, a parità di illuminamento; in realtà ci sono due fattori, uno ciascuno, a favore delle due soluzioni. L installazione a soffitto non richiederà praticamente mai la griglia di protezione, ma nel contempo, in caso di presenza di fumo da incendio gli apparecchi a 10

11 soffitto sono più oscurati rispetto a quelli a parete. Per prevedere problemi di questo genere, l apparecchio di illuminazione potrebbe essere integrato con un dispositivo di puntamento laser che indichi l uscita di sicurezza o il percorso da seguire per arrivarci. In ogni caso, sia per l illuminazione delle vie di esodo che per quella antipanico, occorre che la luce proveniente dagli apparecchi sia diretta dall alto verso il suolo, illuminando ogni ostacolo fino a 2 m di altezza al di sopra del suolo. 2.2 Tipologie di illuminazione di sicurezza L illuminazione di sicurezza ha tre anime, cioè gli apparecchi di illuminazione si installano in base a tre diversi obiettivi, per illuminare le vie di esodo, per evitare l insorgenza di situazioni di panico e per garantire la sicurezza di persone impegnate in lavori o situazioni rischiose. Analizziamo in dettaglio le caratteristiche che devono possedere questi tre tipi di illuminazione: Illuminazione di sicurezza per l esodo In condizioni di emergenza, l illuminazione delle vie di esodo ha lo scopo di consentire alle persone presenti di identificare chiaramente le vie di fuga verso un uscita di sicurezza ed un conseguente luogo sicuro. Le vie di esodo, non solo però devono essere illuminate, ma devono anche essere segnalate; la segnaletica di sicurezza si inserisce quindi nel contesto dell illuminazione per l esodo. Attenzione però, anche se illuminazione e segnalazione si integrano per raggiungere un unico risultato, i livelli di illuminamento previsti per l esodo devono venire solo dagli apparecchi di illuminazione e non devono tenere conto dell illuminazione proveniente dai dispositivi di segnalazione retroilluminati, i quali vanno semmai ad aumentare l illuminamento non a sostituirlo. Quindi volendo esprimere in termini matematici l illuminazione di sicurezza per l esodo potremmo scrivere: illuminazione + segnalazione = esodo sicuro. Restando a parlare della parte di illuminazione necessaria per l esodo (della segnaletica parleremo più avanti), occorre che essa illumini anche i dispositivi di pronto soccorso, sicurezza e antincendio. In particolare tutti i dieci luoghi indicati all inizio del capitolo, fanno parte dell illuminazione di sicurezza per l esodo. Il livello di illuminamento richiesto varia da ambiente ad ambiente essendoci diverse leggi o decreti che fissano valori differenti in un albergo piuttosto che in un ospedale (vedi il capitolo Locali e tipologie di impianto nei quali è prevista l'installazione dell illuminazione di sicurezza ). In alcuni casi, 11

12 invece, le disposizioni di legge impongono solo l obbligo dell illuminazione di sicurezza in un certo locale senza precisare i valori di illuminamento o di altri parametri necessari (quali autonomia, tempo di intervento, etc.). In queste situazioni si usano i valori dettati dalla norma UNI EN 1838, la quale prevede che per le vie di esodo di larghezza non superiore ai 2 metri, l illuminamento al suolo sulla linea mediana sia uguale o superiore a 1 lx, mentre la banda centrale di larghezza pari o superiore alla metà della via di esodo abbia un illuminamento almeno pari al 50% di quello presente sulla linea mediana (ad esempio potrebbe essere 1,5 lx sulla mediana e 0,8 nella banda centrale: vedi figura 13). Ovviamente possono esistere anche vie di esodo di larghezza superiore ai 2 metri. In tal caso ci deve essere l illuminazione antipanico oppure si può scomporre la larghezza della via di esodo in tante strisce ciascuna con larghezza inferiore ai due metri, e seguire per ognuna di esse i criteri visti precedentemente (1 lx al centro - 50% ai lati). Va ricordato che i valori dettati dalla norma devono essere ottenuti non tenendo conto degli effetti di riflessione. Questo ci porta a fare un confronto tra quelle che sono le disposizioni di legge (spesso 5 lx ad un metro dal pavimento considerando gli effetti riflettenti di pareti, soffitto e pavimento) e le disposizioni della UNI EN 1838 (1 lx al pavimento senza considerare gli effetti riflettenti) concludendo che i due valori all incirca si equivalgono. In ogni caso per garantire una sufficiente uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e minimo sulla linea mediana non deve essere maggiore di 40. L uniformità di illuminamento permette l evitarsi di fenomeni quali aloni di luce che complicano l individuazione delle vie di esodo. Altre caratteristiche che deve possedere l illuminazione di sicurezza per l esodo secondo la norma UNI EN 1838 sono i seguenti: autonomia minima 1 ora, indice di resa cromatica almeno pari a 40, 50% dell illuminamento entro 5 s e illuminamento completo entro 60 s. 12

13 Figura 13 Valori di illuminamento lungo una via di esodo Appare fondamentale, e la norma EN 1838 infatti se ne occupa, prendere in considerazione il problema dell abbagliamento. Infatti un intensità luminosa troppo intensa da parte degli apparecchi di illuminazione può provocare un effetto disturbante a livello visivo sulle persone in cerca della via di fuga. Ricordiamo che l abbagliamento, semplificando, è quel fenomeno che si manifesta quando si ha una sorgente luminosa molto intensa con alle spalle una superficie buia, cioè un elevato contrasto. La norma suddetta indica il livello di massima intensità luminosa all interno del campo visivo delle persone, in base all altezza di installazione dell apparecchio di illuminazione (tabella 1). Per campo visivo si intende quello formato entro un angolo compreso tra 60 e 90 rispetto alla verticale per vie 13

14 di esodo piane senza ostacoli (figura 14), e quello formato da qualsiasi angolo per tutte le altre vie di esodo (figura 15). Altezza di installazione degli apparecchi rispetto al suolo [m] Intensità luminosa massima consentita per illuminazione delle vie di esodo ed antipanico [cd] h < 2, ,5 h < h < 3, ,5 h < h < 4, h 4, Tabella 1 Valori limite dell abbagliamento per illuminazione delle vie di esodo e antipanico Figura 14 Zone di abbagliamento sulle vie di esodo piane 14

15 Figura 15 Zone di abbagliamento sulle vie di esodo con ostacoli Illuminazione antipanico Senso di sgomento improvviso così intenso da togliere la possibilità di reazione e di riflessione così il dizionario definisce il panico. L illuminazione antipanico ha lo scopo di evitare che le persone presenti siano prese da questo senso di sgomento al venire a mancare dell illuminazione ordinaria e che questo quindi ostacoli o disturbi il raggiungimento di un luogo da cui possa essere individuata una via di esodo. La norma EN Sistemi di illuminazione di sicurezza individua tre situazioni nelle quali è necessario prevedere un illuminazione antipanico: In aree nelle quali non è immediato identificare una via di esodo In aree occupate normalmente da un elevato numero di persone In aree di superficie superiore ai 60 mq Più in generale, il progettista deve cercare di immedesimarsi nelle persone di fronte ad una situazione di emergenza, cercando di capire quali possono essere le loro reazioni. Fatta questa analisi, occorre decidere di conseguenza sulla necessità o meno dell illuminazione antipanico. 15

16 Sull intera area con illuminazione antipanico, l illuminamento al suolo deve essere almeno pari a 0,5 lx, con l unica eccezione di una fascia di 0,5 m posta sul perimetro dell area considerata (EN 1838). Le considerazioni e i valori relativi all abbagliamento (tabella 1), al rapporto tra illuminamento massimo e minimo, all indice di resa cromatica, all autonomia e ai tempi di fornitura dell illuminamento, ricalcano invece esattamente quanto già detto per l illuminazione delle vie di esodo. Illuminazione di aree con attività ad alto rischio Scopo di questo tipo di illuminazione di sicurezza, come indicato dalla norma UNI EN 1838, è quello di contribuire alla sicurezza delle persone impegnate in situazioni o processi potenzialmente pericolosi, nonché di consentire l effettuazione di corrette procedure di terminazione dei processi, in funzione della sicurezza di altri occupanti del luogo. E un compito del datore di lavoro, in base al Dlgs 626/94 individuare quali possono essere le situazioni e i processi pericolosi, tali da richiedere un illuminazione particolare di questo tipo. Alcuni esempi potrebbero essere i seguenti: lavori in presenta di carroponte, lavorazioni in sotterraneo, lavori su macchine in movimento (figura 16), fonderie, etc. Ricordiamo inoltre al riguardo anche l articolo 2050 del Codice Civile sulle responsabilità per l esercizio di attività pericolose: Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un'attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno. 16

17 Figura 16 Esempio di illuminazione di attività ad alto rischio (Beghelli) Le caratteristiche che deve possedere un illuminazione in aree ad alto rischio sono le seguenti: L illuminamento mantenuto sul piano di riferimento deve essere almeno pari al 10% dell illuminamento in condizioni normali, e comunque mai inferiore ai 15 lx; Ai fini di uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e illuminamento minimo non può essere superiore a 10; Devono essere evitati effetti stroboscopici, cioè l effetto ottico che fa sembrare fermi organi di macchine in rotazione se la sorgente luminosa ha una frequenza simile a quella della rotazione. Per questo sarebbe bene utilizzare sorgenti luminose con frequenza di alimentazione differente dai 50 Hz; Per l abbagliamento valgono le stesse considerazioni fatte per l illuminazione delle vie di esodo, ma i valori limite da rispettare sono differenti (tabella 2); L indice di resa cromatica deve essere almeno pari a 40; L autonomia minima non viene indicata, se non nel tempo per il quale esiste il rischio; I tempi di intervento devono essere al massimo di 0,5 s, meglio ancora se si utilizzano apparecchi di tipo permanente (sempre accesi). 17

18 Altezza di installazione degli apparecchi rispetto al suolo [m] Intensità luminosa massima consentita per illuminazione delle aree con attività ad alto rischio [cd] h < 2, ,5 h < h < 3, ,5 h < h < 4, h 4, Tabella 2 Valori limite dell abbagliamento per l illuminazione delle aree con attività ad alto rischio 18

19 3. Verifiche e manutenzione Una volta realizzato l impianto, poiché vengono richiesti determinati livelli di illuminamento al suolo o ad 1 metro dal suolo, occorre verificare attraverso un luxmetro se si rispettano i dettami normativi o legislativi. Lo strumento utilizzato deve avere una tolleranza, cioè un limite di errore non superiore al 10%, mentre le misure possono essere effettuate fino a 2 cm dal suolo. Per quanto riguarda le verifiche periodiche e la manutenzione ci appoggiamo a due novità normative complementari tra loro. Nell aprile del 2006 (con validità a partire dal 1 giugno) è stata pubblicata da parte del CEI, l edizione italiana della norma CEI EN (l edizione europea esisteva dal 2004) Sistemi di illuminazione di emergenza che riguarda le disposizioni per l'illuminazione di sicurezza di tipo elettrico in tutti i luoghi di lavoro e nei locali aperti al pubblico e le disposizioni riguardo all'illuminazione di riserva quando questa viene utilizzata come illuminazione di sicurezza. Questo documento normativo si va in parte a sovrapporre alla UNI EN 1838, trattando argomenti comuni, ma toccando anche argomenti non sfiorati dalla EN 1838 come quelli relativi alla manutenzione ed alle prove periodiche da effettuare sugli impianti di illuminazione di sicurezza allo scopo di garantirne l efficienza operativa. Tali argomenti vengono però trattati in maniera non troppo dettagliata, ed ecco allora che pochi mesi dopo, siamo in dicembre 2006, esce la norma UNI dal titolo Impianti di illuminazione di sicurezza negli edifici Procedure per la verifica periodica, la manutenzione, la revisione e il collaudo, nella quale viene indicato cosa deve essere testato, provato, verificato all interno dell impianto e quando farlo, demandando alla già citata CEI EN il compito di definire come effettuare queste verifiche. Il documento UNI, infatti richiama spesso il documento CEI (in verità anche articoli che non esistono o sono stati omessi nella versione italiana) quando si tratta di entrare nel dettaglio delle procedure operative di verifica. Concentriamo la nostra attenzione quindi sulla norma UNI 11222, estraendo di volta in volta ciò che ci sarà necessario dalla CEI EN (classificazione CEI ). La nuova norma UNI si applica a tutti gli edifici ed a tutti i tipi di apparecchi per l illuminazione d emergenza, sia quelli autonomi nei quali la fonte di alimentazione per la lampada (batteria) è interna all apparecchio, sia quelli centralizzati nei quali la fonte di alimentazione per la lampada non risiede nell apparecchio, ma proviene da una sorgente indipendente dall alimentazione ordinaria (in genere UPS o più raramente gruppo elettrogeno), sia quelli costituiti da apparecchi a controllo automatico (autonomo o centralizzato), nei quali esiste un sistema di prova e/o verifica automatica con segnalazioni poste sull apparecchio e/o remote; tale sistema di verifica automatica è costituita da componenti e dispositivi quali temporizzatori, rivelatori di corrente, sensori di luce, dispositivi di commutazione, etc., che interconnessi realizzano un sistema che svolge automaticamente le verifiche periodiche degli impianti per illuminazione d'emergenza e fornisce indicazioni sui risultati di prova. 19

20 Come già osservato, il documento normativo distingue quattro tipi di controlli dell impianto, verifica periodica, manutenzione, revisione e collaudo. Verifiche periodiche Le verifiche periodiche consistono in operazioni in grado di controllare lo stato di funzionamento (di salute, diremmo per gli umani) degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza nella posizione in cui sono installati, individuandone le eventuali anomalie e/o guasti. Chiaramente nell effettuazione di tali verifiche occorre seguire anche eventuali indicazioni legislative (il DM 19/08/96 per i locali di pubblico spettacolo, il DM 09/04/94 per gli alberghi, il recente DM 22/02/06 per gli uffici e tanti altri ancora) ed eventuali istruzioni del costruttore o dell installatore dell impianto. Le eventuali anomalie che vengono riscontrate durante la verifica devono essere, se possibile, eliminate all istante, altrimenti devono essere segnalate in tempi brevi al responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Non essendo ancora ben definita la figura del verificatore, anche nella norma UNI si sta sul fumoso, si dichiara che gli interventi di verifica devono essere eseguiti da personale qualificato in possesso di adeguata formazione che significa tutto e niente. Ad ogni modo questa persona qualificata deve annotare tutti i controlli ed i malfunzionamenti su un registro dei controlli periodici (log book, così definito dalla norma CEI EN che lo ha introdotto). Nel registro dei controlli periodici devono essere catalogate tutte le prove effettuate con i relativi risultati ottenuti. Le schede di verifica possono essere scritte manualmente o stampate se è presente un sistema di prova automatico: quindi l esito stampato di un sistema di auto-diagnosi è considerato sufficiente a sostituire i dati del registro (nota normativa presente sia nella EN che nella norma UNI 11222). Il registro deve essere affidato ad una persona responsabile indicata dal proprietario del locale e deve essere collocato in un luogo tale da essere facilmente reperibile. Nel registro devono essere riportate almeno le seguenti informazioni: Data di messa in funzione dell impianto, documentazione tecnica del progetto, incluse certificazioni relative ad eventuali modifiche; Data di ogni verifica o ispezione periodica; Data e breve descrizione di ogni manutenzione, verifica o revisione effettuata; Data e breve descrizione di eventuali difetti riscontrati e delle azioni correttive intraprese; 20

21 Data e breve descrizione di qualsiasi alterazione dell impianto di illuminazione di emergenza; Se è presente un sistema automatico di prova (auto-diagnosi), ne devono essere descritte le caratteristiche principali ed il modo di funzionamento; Numero di matricola o altri estremi di identificazione del dispositivo di sicurezza; Identificazione (tramite ragione sociale, indirizzo, etc.) e firma leggibile del manutentore. Il registro, che deve contenere una sorta di anagrafica degli apparecchi di sicurezza (vedi tabella 3), deve anche riportare i dettagli sui componenti da sostituire degli apparecchi di illuminazione, come il tipo di lampada, la batteria e i fusibili. Apparecchi per illuminazione e segnalazione di sicurezza Apparecchi per illuminazione: Autoalimentati N. Centralizzati N. Di altro tipo (specificare quale) N. Apparecchi per segnalazione: Autoalimentati N. Centralizzati N. Di altro tipo (specificare quale) N. Identificazione degli apparecchi di sicurezza (la numerazione degli apparecchi deve corrispondere con quella indicata nei disegni di progetto dell impianto di illuminazione e segnalazione di sicurezza) Apparecchio N Matricola N Funzione Tipo di apparecchio Modalità di diagnosi Ubicazione Tabella 3 Scheda di identificazione degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) Le verifiche periodiche vengono suddivise in tre tipologie: Verifica di funzionamento: è volta ad accertare la funzionalità complessiva dell impianto ed in particolare la corretta commutazione e la funzionalità delle sorgenti di illuminazione. Consiste, oltre che nel rispetto di eventuali indicazioni del costruttore e/o dell installatore, nell effettuazione della seguente serie di controlli (tabella 4): 21

22 Per gli apparecchi con batterie interne o con alimentazione centralizzata: verifica dell effettivo intervento in emergenza di tutti gli apparecchi; verifica delle condizioni costruttive degli apparecchi con eventuale sostituzione delle lampade o dei particolari di materia plastica danneggiati; verifica della operatività del sistema di inibizione, se presente; Per i sistemi di alimentazione centralizzata: verifica delle indicazioni/segnalazioni fornite dal pannello/display del gruppo soccorritore; verifica della operatività del sistema di inibizione, se presente; verifica delle corrette operazioni del sistema nel funzionamento di emergenza mediante le indicazioni/segnalazioni fornite dallo stesso. Verifica di funzionamento degli apparecchi di sicurezza (Periodicità mensile, ma consigliata settimanale) Data Controllo effettuato da (Nome, Cognome) Apparecchio N Inconvenienti riscontrati Provvedimenti adottati Data prossima verifica Firma Tabella 4 Scheda di verifica di funzionamento degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) La frequenza con la quale devono essere eseguite le verifiche di funzionamento, secondo il nuovo documento UNI, è almeno mensile nei casi a), b) e f) e settimanale negli altri casi. E palese che se un particolare disposto legislativo su un certo ambiente (es. ospedale, pubblico spettacolo, scuole, biblioteche, etc.) dispone tempistiche differenti, è ad esso che spetta la precedenza. Verifica di autonomia: è volta ad accertare che i dispositivi che realizzano l impianto di illuminazione di sicurezza assicurino l autonomia di impianto, a seguito del tempo di ricarica previsto dalla 22

23 legislazione vigente. Consiste nella misurazione dell autonomia dell'impianto ad alimentazione centralizzata (gruppo soccorritore) o di ogni singolo apparecchio di tipo autonomo, mediante esecuzione della seguente operazione: viene simulata una interruzione dell alimentazione ordinaria e si verifica (visivamente) l intervento e la durata in funzionamento in modalità emergenza degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza, per il tempo previsto dall ambiente d installazione. Se gli apparecchi testati non garantiscono l autonomia di impianto, le batterie devono essere sostituite. Giustamente la normativa prevede, in alcuni casi (vedi impianti molto estesi quali ospedali, cinema multisala, etc.) l impossibilità di effettuazione della verifica dell autonomia con esame a vista contemporaneo del momento di effettivo spegnimento di tutti gli apparecchi installati. In tali casi è necessario l impiego di apparecchi e/o sistemi di illuminazione di emergenza che consentono la verifica automatica dell effettiva autonomia, attraverso un sistema di supervisione centralizzata dove i rapporti di prova ed i risultati delle verifiche, nonché equivalenti registrazioni su archivi software, sostituiscono e/o integrano il registro dei controlli periodici (tabella 5). La frequenza con la quale devono essere eseguite le verifiche di autonomia, secondo il nuovo documento UNI, è almeno annuale, anche se è consigliata una periodicità trimestrale. Anche in questo caso, eventuali leggi possono disporre tempi diversi. Verifica di autonomia degli apparecchi di sicurezza (Periodicità annuale, ma consigliata trimestrale) Data Controllo intervento effettuato da (Nome, Cognome, ditta) Apparecchio N Inconvenienti riscontrati Provvedimenti adottati Data prossima verifica Firma Tabella 5 Scheda di verifica di autonomia degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) Verifica generale: consiste nella verifica complessiva dell efficienza degli apparecchi di sicurezza o dell alimentazione centralizzata (gruppo soccorritore) e del rispetto dei requisiti illuminotecnici di progetto, mediante la seguente serie di controlli (tabella 6): 23

24 Per gli apparecchi con batterie interne o con alimentazione centralizzata: verifica del grado d illuminamento di locali, percorsi, scale di sicurezza, ostacoli, ausiliari di sicurezza etc. nel rispetto di quanto richiesto dall ambiente di installazione, dalla legislazione vigente e dalle norme in vigore; verifica dell integrità e leggibilità dei segnali di sicurezza in relazione alle distanze di visibilità; verifica del degrado delle lampade o dei tubi fluorescenti; verifica del numero e della tipologia degli apparecchi installati, con relativi dati di ubicazione e di prestazioni illuminotecniche (lumen) in conformità con il progetto originale; Per il gruppo soccorritore centralizzato: verifica del funzionamento del comando di spegnimento d emergenza del soccorritore in corrente alternata (pulsante a fungo); verifica della tensione d uscita in emergenza e del valore di carico; verifica del sistema di inibizione, se presente; verifica delle protezioni da cortocircuito e sovraccarico nel funzionamento in emergenza; verifica delle protezioni selettive. La frequenza con la quale devono essere eseguite le verifiche generali, secondo il nuovo documento UNI, è almeno annuale, anche se è consigliata una periodicità semestrale. Anche in questo caso, eventuali leggi possono disporre tempi diversi. 24

25 Verifica generale degli apparecchi di sicurezza (Periodicità annuale, ma consigliata semestrale) Data Controllo intervent effettuato da o (Nome, Cognome, ditta) Apparecchi o N Inconvenienti riscontrati Provvediment i adottati Elenco delle parti sostituite Data prossima verifica Firma Tabella 6 Scheda di verifica generale degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) Tutti e tre i tipi di verifica periodica, funzionamento, autonomia e generale, devono essere effettuate, così dice la norma UNI 11222, in conformità a quanto disposto dall art. 7 della norma CEI EN Andiamo quindi a vedere cosa dice questo articolo sulle operazioni da effettuare: Tutte le verifiche che prevedono la scarica completa, devono svolgersi in periodi di basso rischio per permettere la ricarica delle batterie, oppure se non fosse possibile, bisogna adottare adeguate misure di sicurezza fino alla ricarica delle batterie. Nel caso della verifica dell autonomia, ad esempio, bisogna permettere la ricarica delle batterie in tempo per il possibile utilizzo in un eventuale black-out; Effettuare una verifica giornaliera degli indicatori di corretta alimentazione degli apparati (è un semplice esame a vista e non necessita di prove di funzionamento); Effettuare una verifica mensile eseguendo una prova funzionale degli apparati, simulando un guasto dell alimentazione ordinaria per un periodo sufficiente a verificare la corretta accensione degli apparecchi di emergenza. La durata della simulazione di guasto deve essere il più possibile breve, allo scopo di evitare danni all autonomia delle lampade. Per i sistemi ad alimentazione centralizzata, deve essere verificato anche il corretto funzionamento dei controlli del sistema. Al termine della prova occorre controllare che sia stata ripristinata l alimentazione della normale illuminazione; Effettuare una verifica annuale su ogni apparecchio di illuminazione e su ogni segnale illuminato internamente, con le stesse modalità della precedente prova mensile, ma ora simulando la mancanza dell alimentazione ordinaria non per un breve periodo, ma per l intera durata nominale 25

26 dell apparecchio così come dichiarata dal costruttore. Al termine della prova occorre controllare che sia stata ripristinata l alimentazione della normale illuminazione, e che le batterie si siano caricate correttamente. Ovviamente viene ribadito che le date e i risultati delle prove devono essere riportati nel registro dei controlli (log book). Quando sono utilizzati dei sistemi automatici di prova, devono essere registrati (mensilmente) i risultati della verifica di autonomia e i risultati delle prove funzionali. Manutenzione periodica Una regolare manutenzione è essenziale, recita l art. 7 della CEI EN Noi ci associamo. Il concetto di manutenzione è legato al mantenimento nel tempo delle funzionalità degli apparecchi e dell impianto di illuminazione di sicurezza, per prevenire eventuali situazioni di guasto. Il documento UNI, infatti intende la manutenzione periodica come una serie di operazioni programmate che consentono di mantenere gli apparecchi in condizioni di efficienza, far sì che l impianto esplichi le proprie funzioni di sicurezza nel tempo e di ridurre la probabilità che insorgano eventuali condizioni di guasto e/o pericolo, con particolare riferimento ai seguenti aspetti: - ripristino dell apparecchio nel caso non sia presente, nella posizione intesa secondo quanto previsto dalla legislazione vigente e secondo quanto inteso nel progetto del sistema; - rimozione degli oggetti o altro che possano in qualche modo compromettere l efficacia del dispositivo (per esempio arredi che impediscono la corretta illuminazione di attrezzature antincendio quali estintori); - ripristino dell apparecchio che evidenzi rotture della struttura o degrado della stessa tale da comprometterne la sicurezza della funzione e il rispetto delle prescrizioni di impianto; - ripristino dell apparecchio che evidenzi un guasto ovvero la non corretta funzionalità della sorgente di illuminazione e/o della batteria. 26

27 In termini ancora più comprensibili possiamo dire che la manutenzione periodica serve ad allungare la vita dell impianto, facendolo restare sano nel tempo e facendo in modo così di superare con esito positivo tutte i controlli delle verifiche periodiche. Il proprietario dei locali deve scegliere una persona di accertata autorità, che attenga alla supervisione della manutenzione dell impianto, mentre la figura del manutentore vero e proprio è quello di una persona qualificata ed in possesso di adeguata formazione e di conoscenze specifiche della manutenzione elettrica (anche qui non si entra troppo nel dettaglio, anche se si richiede specificamente la conoscenza elettrica). Le operazioni di manutenzione periodica, da effettuare in conformità alle indicazioni del costruttore sono le seguenti: Per gli apparecchi con batterie interne o con alimentazione centralizzata: esame generale dell intero impianto d illuminazione e segnalazione di sicurezza per la verifica dello stato di tutti i componenti; pulizia dei segnali indicanti le vie di esodo; pulizia dello schermo trasparente e dello schermo riflettente degli apparecchi; serraggio delle morsettiere e dei sistemi di aggancio; sostituzione delle lampade o dei tubi fluorescenti in caso di mancata funzionalità; sostituzione delle batterie in caso di mancata funzionalità; Per il gruppo soccorritore centralizzato: serraggio delle morsettiere e delle connessioni; pulizia delle batterie ed ingrassaggio dei morsetti; pulizia delle griglie e delle ventole per il raffreddamento. Anche gli interventi di manutenzione periodica e le azioni correttive devono essere annotati sul registro dei controlli periodici (tabella 7) in conformità alla legislazione vigente e al punto 7 della norma CEI EN La frequenza consigliata delle operazioni di manutenzione periodica è di sei mesi. 27

28 Manutenzione dell impianto e degli apparecchi di sicurezza (Periodicità consigliata semestrale) Data Controllo intervent effettuato da o (Nome, Cognome, ditta) Apparecchi o N Inconvenienti riscontrati Provvediment i adottati Elenco delle parti sostituite Data prossima verifica Firma Tabella 7 Scheda di manutenzione degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) Revisione Possiamo definire la revisione come una sorta di check-up da effettuare ad intervalli regolari (o magari più ravvicinati nel tempo a mano a mano che l impianto invecchia) per controllare in maniera dettagliata di tutti i componenti dell impianto di illuminazione e segnalazione di emergenza, allo scopo di verificarne l efficienza, con la possibilità di effettuare eventuali sostituzioni di parti di impianto. Gli accertamenti da compiere che la norma UNI propone sono i seguenti: Per gli apparecchi con batterie interne o con alimentazione centralizzata: sostituzione dello schermo trasparente o dello schermo riflettente di materia plastica degli apparecchi; sostituzione delle lampade o dei tubi fluorescenti; sostituzione delle batterie; aggiornamento hardware e/o software del circuito elettronico, con eventuale sostituzione; esame generale dell intero impianto d illuminazione e segnalazione di sicurezza per la verifica dello stato dei componenti quali cavi, interruttori, sezionatori, ecc. in conformità alla CEI 64-14; Per il gruppo soccorritore centralizzato: sostituzione del comando (pulsante a fungo) destinato ai Vigili del Fuoco per lo spegnimento di emergenza del gruppo soccorritore; 28

29 sostituzione di parti soggette ad usura (filtro ventilazione, ecc.); aggiornamento hardware e software delle schede di controllo, con eventuali sostituzioni. Anche per gli interventi di revisione, come per quelli di manutenzione, viene richiesto personale qualificato in possesso di adeguata formazione e conoscenze specifiche della manutenzione elettrica. Anche gli interventi di revisione devono essere annotati sul registro dei controlli periodici (tabella 8) in conformità alla legislazione vigente e al punto 7 della norma CEI EN La frequenza degli interventi di revisione degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza deve essere di almeno 4 anni. Per gli apparecchi con funzionamento di tipo permanente (sempre accesi) deve essere prevista la sostituzione della sorgente luminosa e, se fosse necessario, della batteria ogni 2 anni. Revisione dell impianto e degli apparecchi di sicurezza (Periodicità consigliata quadriennale) Data Controllo intervent effettuato da o (Nome, Cognome, ditta) Apparecchi o N Inconvenienti riscontrati Provvediment i adottati Elenco delle parti sostituite Data prossima verifica Firma Tabella 8 Scheda di revisione degli apparecchi di illuminazione e segnalazione di sicurezza (da inserire nel registro dei controlli) Elenco della tempistica di intervento delle operazioni di controllo degli apparecchi di sicurezza Verifica di funzionamento 1 mese (consigliata 1 settimana) Verifica di autonomia 1 anno (consigliata 3 mesi) Verifica generale 1 anno (consigliata 6 mesi) Manutenzione periodica 6 mesi (consigliata) Revisione 2 anni dopo la prima installazione (e sugli apparecchi di tipo permanente), 4 anni per le successive Tabella 9 Frequenza temporale degli interventi di controllo su un impianto di illuminazione di sicurezza indicati dalla norma UNI

30 Collaudo Il collaudo è un operazione eseguita in coda alla manutenzione periodica allo scopo di verificare l efficacia dell intervento appena effettuato. La parte di impianto che è stata soggetta a manutenzione deve essere sottoposta ad un ciclo di ricarica di 48 ore e quindi ad una fase di scarica controllata per verificare il rispetto dei dati forniti dal costruttore relativi all autonomia. Questa operazione, essendo piuttosto invasiva sull impianto e sulla sua sicurezza, deve essere compiuta possibilmente, quando i locali non sono occupati. Indicato in quale modo può essere gestita la manutenzione dell impianto, ricordiamo che il Dlgs 626/94 impone per i luoghi di lavoro un mantenimento in efficienza dei sistemi di sicurezza e quindi anche dell illuminazione di sicurezza. L art. 3 punto r) regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine e impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti e l art. 32 punto d) gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all eliminazione dei pericoli, vengono sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento sono abbastanza espliciti al riguardo. Sistemi di verifica automatica L ultima norma partorita sull illuminazione di sicurezza è datata maggio 2007 e come è ormai consuetudine, il CEI l ha pubblicata per il momento solo in lingua inglese in attesa di una versione bilingue. Si tratta della norma CEI EN (classificazione CEI ) sui Sistemi di verifica automatica per l illuminazione di sicurezza. Negli apparecchi a controllo automatico, esiste un sistema di prova e/o verifica automatica con segnalazioni poste sull apparecchio e/o remote; tale sistema di verifica automatica è costituita da componenti e dispositivi quali temporizzatori, rivelatori di corrente, sensori di luce, dispositivi di commutazione, etc., che interconnessi tra loro realizzano un sistema che svolge automaticamente le verifiche periodiche degli impianti per illuminazione d'emergenza e fornisce indicazioni sui risultati di prova. E a questa ultima filosofia installativa, sia che sia autonoma o centralizzata, che si rivolge la nuova norma CEI EN Poiché i sistemi di illuminazione di emergenza esistono per aumentare il livello di sicurezza di un edificio, è essenziale che sia garantito, da verifiche e manutenzioni sistematiche, il loro corretto 30

31 funzionamento, ma le tecniche convenzionali per le verifiche si basano sul fatto che vengano effettuate manualmente alcune procedure di test. Questo è soggetto ovviamente a rischi legati a possibili negligenze od errori da parte umana. Questa limitazione può essere superata attraverso l automatizzazione del processo di verifica. E essenziale che i sistemi di test automatici per gli apparecchi d'illuminazione di emergenza programmino in maniera attendibile le verifiche, e forniscano una notifica immediata dei guasti o della degradazione delle prestazioni del sistema. I sistemi di verifica automatici (ATS ovvero automatic test systems) che richiedono ancora l intervento manuale per correggere i guasti quando questi sono individuati, devono fornire informazioni per assistere gli utenti nel gestire i rischi nei loro locali. In sostanza tali sistemi aiutano l'operatore addetto alla sicurezza mostrando i risultati delle verifiche effettuate ad intervalli regolari e senza interrompere l alimentazione ordinaria. La notifica dei guasti o della riduzione delle prestazioni del sistema deve essere data in tempi brevi per permettere di ristabilire il corretto e completo funzionamento del sistema di sicurezza. Il sistema di verifica automatico deve inoltre inviare informazioni che permettano di accertare se gli apparecchi d'illuminazione installati funzionano correttamente. Dovrebbe essere effettuato regolarmente anche un controllo visivo dei componenti e degli indicatori del sistema. Un tale controllo è utile per accertarsi che l'apparecchio d'illuminazione di sicurezza sia presente ed intatto, con le lampade e gli indicatori funzionanti e visibili, ovvero non oscurati, coperti o verniciati. La norma CEI EN classifica, in base a velocità ed efficacia di effettuazione del processo di testing, i sistemi di verifica automatici (ATS) in quattro categorie: Tipo S: ATS che consiste di un apparecchio di illuminazione autonomo con dispositivi di autoverifica al proprio interno in genere gestiti da microprocessore (figura 17). Questo sistema fornisce delle segnalazioni locali tramite indicatori a LED sullo stato dell apparecchio di illuminazione, ma ovviamente richiede che qualcuno vada a ispezionare manualmente i singoli apparecchi. Inoltre richiede la trascrizione manuale sul registro dei controlli periodici dei risultati delle ispezioni; Tipo P dove gli apparecchi di illuminazione di sicurezza vengono monitorati e le loro condizioni vengono segnalate attraverso un sistema che raccoglie e mostra i risultati delle verifiche, ma viene richiesta la trascrizione manuale sul registro dei controlli periodici delle informazioni ottenute; Tipo ER, come il tipo P, ma i risultati delle verifiche vengono registrati automaticamente dal sistema automatico; Tipo PER, come i tipi P ed ER, ma con un elenco di indicatori di guasto che automaticamente forniscono una indicazione remota dei difetti sugli apparecchi esaminati (figure 18 e 19). 31

32 Il sistema automatico (nel caso dei sistemi P, ER e PER) deve indicare sul pannello di controllo qualsiasi guasto che si verifichi durante l avanzamento della sequenza di verifica programmata. Solo personale autorizzato deve poter avere accesso al pannello di controllo per modificare la durata e la frequenza temporale delle verifiche. Figura 17 Sistema di verifica automatica con apparecchi autonomi (CEI EN 62034) 32

33 Requisiti funzionali dei sistemi automatici di verifica Un ATS deve controllare le funzionalità degli apparecchi di illuminazione di sicurezza e delle loro alimentazioni, attraverso test di durata e frequenza stabiliti dalle normative (la norma CEI EN fornisce alcuni tempi in contrasto però, come vedremo fra poco, con le norme UNI 1222 e CEI EN 50172), allo scopo di identificare tutti i possibili guasti che potrebbero alterarne l operatività in condizioni di emergenza. I guasti devono essere segnalati entro 24 ore dalla loro rilevazione. La conformità del sistema viene controllata attraverso verifiche funzionali e di autonomia: Verifica funzionale: una verifica funzionale deve essere effettuata almeno una volta al mese seconda la norma CEI EN (una volta alla settimana è invece il consiglio della norma UNI Note normative raccomandano comunque di seguire le regole nazionali e quindi la UNI 11222). La durata della verifica deve essere sufficiente per controllare l illuminazione della lampada e non deve superare il 10% della durata nominale della lampada (definita dalla norma CEI come il tempo, dichiarato dal costruttore, in cui viene fornito il flusso luminoso di emergenza). Se viene a mancare l alimentazione entro 4 ore dall inizio della programmata verifica funzionale, la verifica deve essere rinviata in un orario compreso tra le 4 e le 24 ore dopo il ripristino dell alimentazione; Verifica di autonomia: un test sull intera durata nominale della lampada di emergenza deve essere effettuato, secondo le indicazioni del costruttore, al momento dell installazione e successivamente va ripetuto automaticamente ogni anno (ogni 3 mesi secondo la UNI 11222). Delle prove casuali sulla durata nominale, dovranno essere effettuate nell arco di tempo compreso tra le 4 e le 52 settimane dall installazione. Se viene a mancare l alimentazione entro 24 ore dall inizio della programmata verifica di autonomia, la verifica deve essere rinviata in una data che vada oltre i 7 giorni dopo il ripristino dell alimentazione; Il sistema automatico deve controllare e indicare se l alimentazione della batteria di emergenza è venuta a mancare. Il controllo viene effettuato scollegando la batteria durante la prova; Il sistema deve anche verificare che i dispositivi di commutazione (tra alimentazione ordinaria e di sicurezza), quando attivati, vadano ad alimentare le lampade attraverso l alimentazione di emergenza. In base al tasso di carica della batteria, il caricatore dovrà essere disconnesso od ignorato durante la prova; Per gli apparecchi di emergenza ad illuminazione permanente in cui non esiste il dispositivo di commutazione (detti sistemi on-line), il sistema automatico di verifica deve controllare che le lampade operino correttamente in entrambi in modi, sia con la normale alimentazione che in condizioni di guasto dell alimentazione. Il test viene effettuato mentre le lampade permanenti sono in funzionamento. 33

34 Figura 18 Sistema di verifica automatica per apparecchi autonomi con monitoraggio centrale e collegamento diretto tra gli apparecchi di illuminazione ed il pannello di controllo remoto (CEI EN 62034) Protezione contro guasti e difetti del sistema automatico di verifica Guasti di comunicazione: qualsiasi guasto di connessione tra parti del sistema (apparecchi di illuminazione, pannello di controllo, unità centralizzata di alimentazione, etc.) non deve inibire il funzionamento in emergenza delle lampade e nemmeno far partire dei test non richiesti. Inoltre, nel 34

35 caso dei sistemi P, ER e PER, qualsiasi guasto di comunicazione deve essere indicato sul pannello di controllo remoto entro un mese dall occorrenza del guasto. La prova da effettuare consiste nel simulare un guasto di interconnessione e controllare l accensione dell indicatore corrispondente sul pannello di controllo; Guasti di collegamento: possibili corto circuiti, contatti a terra o interruzioni dell alimentazione del sistema automatico non devono influenzare il funzionamento degli apparecchi di illuminazione in modalità emergenza e non devono far partire dei test non richiesti. Anche la conformità a questa condizione viene controllata attraverso simulazione; Guasti sui componenti: un guasto su una qualsiasi parte del sistema automatico non deve inibire il funzionamento in emergenza di più di una delle lampade connesse all ATS e nemmeno far partire dei test non richiesti; Problemi legati alla compatibilità delle parti del sistema: è responsabilità del progettista del sistema assicurarsi che tutte le parti componenti siano fra di loro compatibili; Problemi di immunità elettromagnetica: fenomeni di natura elettromagnetica non devono inibire le operazioni dell ATS e nemmeno far partire dei test non richiesti. Vanno applicate le disposizioni della norma CEI EN (CEI 34-75) sulle prescrizioni di immunità EMC per le apparecchiature di illuminazione. Guasti al software: è responsabilità del progettista del sistema assicurarsi di una corretta operatività e protezione guasti del software. Nemmeno questo genere di guasto deve inibire il funzionamento in emergenza di più di una delle lampade connesse all ATS e nemmeno far partire dei test non richiesti; 35

36 Figura 19 Sistema di verifica automatica per apparecchi ad alimentazione centralizzata e collegamento diretto tra gli apparecchi di illuminazione ed il pannello di controllo remoto (CEI EN 62034) Protezione dell edificio durante i periodi di verifica di autonomia e susseguente ricarica del sistema di illuminazione di sicurezza Un ATS deve essere progettato per minimizzare gli effetti di un guasto (che si può ripercuotere sulla disponibilità dell illuminazione di sicurezza) originato dalle batterie che sono solo parzialmente cariche a causa di una precedente verifica di autonomia e susseguente ricarica. Le verifiche di autonomia dovrebbero, per questo, essere effettuate quando l edificio non è occupato, ma non può essere esclusa la possibilità che durante il test siano presenti delle persone all interno dell edificio. Nel primo caso si può scegliere se affidarsi alla procedura di prova 1 o alla 2, mentre nel secondo caso si deve seguire obbligatoriamente la seconda procedura di seguito descritta: 36

37 Procedura di verifica 1: dopo un ciclo di carica di 24 ore a 0,9 volte la tensione nominale, l alimentazione viene spenta (simulando così un guasto) ed il sistema di emergenza viene posto nel modo di riposo o di inibizione. Dopo un periodo di sette giorni, l alimentazione viene ripristinata e si controlla che le funzioni di conteggio e temporizzazione non siano state alterate o interrotte dalla simulazione; Procedura di verifica 2: Per sistemi con apparecchi autonomi è possibile utilizzare una delle seguenti tre procedure per assicurare un sufficiente livello di sicurezza in caso di guasto dell alimentazione: Utilizzare un ATS che controlla e permette la ricarica completa di un apparecchio di illuminazione prima di controllare il successivo apparecchio. Il controllo potrebbe essere ad apparecchi alternati o anche random; Effettuare un inizio manuale delle funzioni di verifica, assicurandosi (tramite l indicazione visiva di guasto o attraverso annotazioni delle prove precedenti) che la prova nominale di scarica non sia stata effettuata nei precedenti 12 mesi; Effettuare un inizio automatico secondo una sequenza programmata. Per sistemi ad alimentazione centralizzata: è possibile utilizzare una delle seguenti due procedure per assicurare un sufficiente livello di sicurezza in caso di guasto dell alimentazione: Utilizzare un ATS equipaggiato con doppie batterie in parallelo, in cui una sia in grado di fornire l illuminazione mentre l altra è scarica. Questo sistema permette inoltre ad alcuni apparecchi di illuminazione di continuare a funzionare, mentre le batterie vengono sostituite. La prova della correttezza di questo funzionamento avviene facendo funzionare alternativamente le batterie doppie consentendo una ricarica di 24 ore fra le due prove. Ovviamente la posizione degli apparecchi di illuminazione collegati alla batteria completamente carica dovrebbe garantire che, in caso di guasto dell alimentazione durante il ciclo di prova, nessuna zona dell uscita di emergenza rimanga in completa oscurità; Effettuare un inizio manuale delle funzioni di verifica, assicurandosi (tramite l indicazione visiva di guasto o attraverso annotazioni delle prove precedenti) che la prova di scarica non sia stata effettuata nei precedenti 12 mesi; 37

38 Figura 20 Esempio commerciale di sistema di verifica automatica con collegamento diretto tra gli apparecchi di illuminazione ed il pannello di controllo remoto (Spy System Linergy) Indicazione e registrazione dei risultati delle verifiche che il sistema ha effettuato Come già detto, un ATS deve fornire una indicazione dei risultati delle verifiche. Eventuali indicazioni di guasto non devono essere cancellate da successivi test eseguiti con successo, per dare la possibilità a chi interpreta i dati di ricostruire l accaduto. La memorizzazione delle indicazioni di guasto deve rimanere per almeno una settimana dopo la rilevazione del guasto, altrimenti l ATS deve automaticamente ripetere la verifica non riuscita, dopo aver effettuato la ricarica, per un periodo di 24 ore. 38

39 Il sistema automatico dovrà anche indicare se è presente od è venuta a mancare l alimentazione ordinaria. Per quanto riguarda la registrazione dei risultati delle prove, se si tratta di apparecchi autonomi l indicazione visiva di guasto che si trova sull apparecchio (figura 17) può essere spenta soltanto dopo la correzione del guasto, mentre per gli apparecchi ad alimentazione centralizzata i risultati delle verifiche devono essere memorizzati elettronicamente e deve essere fornita indicazione visiva e/o acustica dei guasti riscontrati. In quest ultimo caso lo storico delle registrazioni dovrà essere visualizzabile e stampabile (figura 22). Figura 21 Esempio di pannello di controllo di un sistema di verifica automatica (Spy System Linergy) Utilizzare un sistema automatico di verifiche permette quindi di programmare le verifiche periodiche scegliendo opportunamente, in base alle proprie esigenze, determinati giorni della settimana ed ore della giornata semplificando così le operazioni degli addetti alla sicurezza. Un utile strumento che molti software di gestione prevedono è quello di visualizzare graficamente su una planimetria la posizione esatta della/e lampade che necessitano di intervento. 39

40 Figura 22 Esempio di report di un sistema di verifica automatica (Spy System Linergy) 40

41 4. Linee di alimentazione Facciamo solo un accenno a come devono essere le linee che vanno ad alimentare gli apparecchi di illuminazione di sicurezza. Occorre ovviamente distinguere il caso in cui l alimentazione è centralizzata dal caso in cui l alimentazione è autonoma. Se l alimentazione è centralizzata occorre che le condutture che alimentano gli apparecchi di sicurezza siano posate preferibilmente in tubazioni e cassette separate dall alimentazione ordinaria o che, se ciò non fosse possibile, che ci sia un setto separatore tra le due condutture all interno dello stesso tubo/canale e all interno della stessa cassetta. Se l alimentazione è autonoma il discorso è completamente differente, in quanto non serve una linea dedicata agli apparecchi di sicurezza i quali vengono così alimentati dalle linee ordinarie. Infatti gli apparecchi, durante i black-out, traggono l alimentazione dalle batterie e le batterie sono mantenute in carica dalle linee ordinarie. In entrambi i casi è possibile ed è anche auspicabile effettuare una selettività orizzontale fra i vari apparecchi di emergenza in modo che l intervento delle protezioni in una certa zona attivi l illuminazione di emergenza solo di quella zona, mentre un venir meno dell alimentazione ordinaria attivi tutti gli apparecchi di illuminazione di emergenza. 41

42 5. Segnaletica di sicurezza La segnaletica di sicurezza ha lo scopo di indicare alle persone le vie di esodo e le uscite di sicurezza. Usciamo quindi dall equivoco che la segnaletica serva anche per illuminare; per questo ci si affida all illuminazione di sicurezza per l esodo (cap.2.2). Se per motivi progettuali ci si affida a segnaletica provvista di illuminazione (retroilluminata), questa va semmai ad integrare, ma mai a sostituire l illuminazione di sicurezza vera e propria. Il riferimento legislativo per quanto riguarda la segnaletica di sicurezza nei luoghi di lavoro è il Dlgs 493/96 Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro. Riportiamone alcuni articoli significativi riguardo alla segnaletica delle vie di fuga: Articolo 1 comma 2: I segnali di sicurezza, sono composti da: cartelli, ovvero segnali che, mediante combinazione di una forma geometrica, di colori e di un simbolo o pittogramma, forniscono indicazioni determinate, la cui visibilità è garantita da una illuminazione di intensità sufficiente Allegato II, articolo 2: I cartelli devono essere sistemati tenendo conto di eventuali ostacoli, ad un'altezza ed in una posizione appropriata rispetto all'angolo di visuale, all'ingresso alla zona interessata in caso di rischio generico, ovvero nelle immediate adiacenze di un rischio specifico o dell'oggetto che s'intende segnalare e in un posto bene illuminato e facilmente accessibile e visibile ; inoltre in caso di cattiva illuminazione naturale sarà opportuno utilizzare colori fosforescenti, materiali riflettenti o illuminazione artificiale. Allegato II, articolo 1.3: I pittogrammi utilizzati potranno differire leggermente dalle figure riportate (figura 17) o presentare rispetto ad esse un maggior numero di particolari, purché il significato sia equivalente e non sia reso equivoco da alcuno degli adattamenti o delle modifiche apportati. 42

43 Figura 17 Cartelli di salvataggio normalizzati in base al Dlgs 493/96 Sempre restando nell ambito dei luoghi di lavoro il vecchio, ma ancora vivo DPR 547/55, all art. 13, comma 10 si legge Le vie e le uscite di emergenza devono essere individuate da apposita segnalazione, conforme alle disposizioni vigenti, durevole e collocata in luoghi appropriati. Per rispettare il Dlgs 493/96 i cartelli per la segnaletica di sicurezza devono avere forma quadrata o rettangolare e con un pittogramma bianco su fondo verde (il verde deve coprire almeno il 50 % della superficie del cartello). Come risulta dalla figura 17, i segnali normalizzati aventi la funzione di indicare le uscite di sicurezza, evitano di utilizzare scritte tipo EXIT o USCITA DI SICUREZZA. Non che sia espressamente vietato, ma si preferisce utilizzare segnali grafici che siano quindi immediatamente comprensibili a chiunque, indipendentemente dalla lingua o cultura di provenienza. Avendo la ovvia necessità di essere visibile, un segnale di sicurezza deve essere illuminato e questo può essere realizzato nei seguenti modi: Si utilizza un vero e proprio apparecchio di illuminazione di emergenza con all interno un pittogramma trasparente che viene così retroilluminato. Questa soluzione che forse è la migliore, ha a sua volta, tre possibilità: utilizzare apparecchi di illuminazione di emergenza di tipo permanente che rimangono sempre accesi (ad esempio necessari in locali bui come cinema o teatri), oppure utilizzare apparecchi di illuminazione di emergenza di tipo non permanente che si accendono solo al venire a mancare dell illuminazione ordinaria (ad esempio in locali normalmente illuminati), o ancora 43

44 utilizzare apparecchi di illuminazione di tipo permanente a luminosità ridotta, i quali in presenza dell illuminazione ordinaria presentano bassa luminosità che diventa elevata in emergenza; Come segnali si utilizzano dei normali cartelli metallici che vengono illuminati da apparecchi di emergenza posti nelle vicinanze (illuminazione esterna); I pittogrammi sono adesivi trasparenti che vengono applicati su un generico apparecchio di illuminazione di emergenza. E questa sicuramente la soluzione più precaria ed anche quella che difficilmente permette di rispettare i criteri di uniformità dei colori previsti dalla norma UNI EN Visibilità dei segnali Allo scopo di rendere più leggibile i segnali di sicurezza la norma UNI EN 1838 impone alcune condizioni illuminotecniche per migliorare la sua uniformità di illuminamento: La parte verde del segnale deve possedere una luminanza almeno pari a 2 cd/mq Il rapporto tra la luminanza della parte bianca e quella della parte verde deve essere compresa tra un minimo di 5 e un massimo di 15 (ad esempio con la parte verde a 3 cd/mq, la parte bianca può andare da 15 cd/mq a 45 cd/mq); Sia nella parte bianca che in quella verde del segnale, il rapporto tra luminanza massima e minima non deve essere superiore a 10, in modo da avere dei colori il più possibile uniformi; I colori utilizzati devono essere conformi alla norma ISO 3864; Il valore di luminanza richiesto da un segnale di sicurezza deve essere raggiunto entro 60 s (entro 5 s occorre il 50 % del valore di luminanza richiesto). Ma affinché un segnale sia visibile la sua caratteristica più importante è la sua dimensione. Di questo si occupa sia la norma UNI EN 1838 che il Dlgs 493/96, fornendo delle indicazioni tra loro discordanti. Le indichiamo entrambe: 44

45 Visibilità secondo norma UNI EN 1838: la norma distingue tra i segnali illuminati internamente (retroilluminati) che sono distinguibili a distanze maggiori, e i segnali illuminati esternamente, fornendo la seguente formula per determinare la massima distanza di visibilità d : d = s x p dove p è l altezza del pittogramma e s è una costante che vale 100 nel caso di segnali illuminati esternamente e 200 nel caso di segnali illuminati internamente (figura 18). Ad esempio per un segnale non retroilluminato di altezza 15 cm la massima distanza di visibilità è di 15 m. Visibilità secondo Dlgs 493/96: il decreto non prende in considerazione segnali retroilluminati e fornisce una formula valida solo fino a distanze di circa 50 m. La formula per determinare la massima distanza di riconoscibilità del cartello L è la seguente: L < A x 2000 dove A è la superficie del cartello espressa in metri quadri. Ad esempio per un cartello di altezza 15 cm (come nell esempio precedente) e lunghezza 60 cm (A = 0,09 mq) si ottiene una distanza di visibilità di 13,4 m. Da questo rapido calcolo si può concludere che, normalmente il Dlgs 493/96 è più restrittivo della norma UNI EN Il confronto non si può effettuare sui cartelli retroilluminati perché il decreto non li prende in considerazione. Figura 18 Massima distanza di visibilità dei segnali secondo la norma UNI EN 1838 I cartelli vanno posti come detto in tutti quei punti utili a indicare e segnalare le vie di esodo e le uscite di sicurezza (figura 19), ma non solo. Infatti la segnaletica di sicurezza deve anche indicare la posizione delle attrezzature di pronto soccorso e antincendio (estintore, manichette, pulsanti di 45

46 allarme, etc.) oltre che i punti di chiamata telefonica sia per pronto soccorso che per interventi antincendio (vedi i cartelli in figura 20). Anche per la segnaletica c è l obbligo dell installazione ad una altezza superiore ai 2 metri. Figura 19 Esempio della dislocazione della segnaletica indicante le vie di esodo (Beghelli) Figura 20 Alcuni esempi di cartelli indicanti attrezzature antincendio e di pronto soccorso 46

Impianti di illuminazione di sicurezza - Norma UNI e CEI EN 50172

Impianti di illuminazione di sicurezza - Norma UNI e CEI EN 50172 Impianti di illuminazione di sicurezza - Norma UNI 11222 e CEI EN 50172 Pubblicato il: 03/05/2007 Aggiornato al: 03/05/2007 di Gianfranco Ceresini 1. Generalità Dopo l ultimo ventennio, nel quale si è

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