Masarykova univerzita Filozofická fakulta Ústav románských jazyků a literatur I PERSONAGGI DELLA COMMEDIA GOLDONIANA DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE

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1 Masarykova univerzita Filozofická fakulta Ústav románských jazyků a literatur I PERSONAGGI DELLA COMMEDIA GOLDONIANA DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE Markéta Bojková Vedoucí bakalářské diplomové práce: Mgr. Zuzana Šebelová Bakalářská diplomová práce Brno 2007

2 Prohlašuji, že jsem tuto práci vypracovala samostatně a že jsem veškeré použité prameny uvedla v seznamu literatury. 2

3 Děkuji Mgr. Zuzaně Šebelové za cenné rady a všestrannou pomoc při vypracování této bakalářské diplomové práce. 3

4 Indice: 1. L introduzione La biografia di Carlo Goldoni La società del tempo del Goldoni La locandiera L introduzione La trama I personaggi dal punto di vista sociale I nobili I borghesi I popolani Il ventaglio L introduzione La trama I personaggi da punto di vista sociale I nobili I borghesi I popolani La ricerca di tratti caratteristici comuni La conclusione La bibliografia

5 1. L introduzione Il teatro del Goldoni, con la sua enorme varietà di ambienti, di vicende, di personaggi, di interessi, costituisce un minuzioso affresco della società del suo tempo, colta nel momento in cui a Venezia in anticipo sul calendario europeo una borghesia mercantile impone la propria egemonia, inserendosi tra un popolino ancora privo di autonoma voce e una aristocrazia esautorata e sempre più evidentemente parassitaria. 1 Con la presente tesi intendiamo seguire ed analizzare i personaggi delle due commedie del Goldoni, La locandiera e Il ventaglio, dal punto di vista sociale. Nella prima parte della tesi presentiamo, per poter fare tale analisi, Carlo Goldoni, l autore delle due commedie scelte, e la società del suo tempo. Nella seconda parte presentiamo le commedie riassumendo la loro trama, e ci dedichiamo alla propria analisi. Prima di tutto dividiamo i personaggi secondo i classici tre ceti sociali: i nobili, i borghesi e i popolani. Per far vedere come il Goldoni presenta e descrive i vari ceti sociali abbiamo deciso di trovare e menzionare delle parti dei discorsi, fatti dai nostri protagonisti, riguardanti tale tematica, osservandoli e commentandoli. Dopo un attenta analisi cerchiamo di trovare i tratti caratteristici comuni di queste due opere e concludiamo il nostro lavoro. Per tale analisi abbiamo scelto le due commedie di Carlo Goldoni La locandiera e Il ventaglio. La scelta delle commedie non è stata casuale, abbiamo cercato di individuare delle commedie in cui si rifletta la vita reale della società e nelle quali siano presentati i rappresentanti di tutti e tre gli stati sociali. Inoltre le due commedie menzionate sono considerate come i capolavori del Goldoni e secondo noi i veri tesori della letteratura italiana. L autore le scrisse in vari periodi della sua vita artistica, La locandiera viene composta durante la sua permanenza a Venezia presso il Teatro di Sant Angelo e Il ventaglio viene scritto quasi undici anni dopo, durante il suo soggiorno a Parigi. 2 1 C. GOLDONI, La locandiera, introduzione di Luigi Lunari, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1994, cit., p Cfr. C. Goldoni, Il ventaglio, introduzione di Luigi Lunari, cronologia, premessa al testo, bibliografia e note di Carlo Pedretti, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2002, p 13. S. TORRESANI, Invito alla lettura di Carlo Goldoni, Gruppo Ugo Mursia Editore, Milano 1990, pp

6 2. La biografia di Carlo Goldoni 3 Carlo Goldoni è uno degli scrittori più conosciuti nel mondo, nel 2007 ricordiamo il 300º anniversario della sua nascita. Carlo Goldoni nacque a Venezia il 25 febbraio 1707 da una famiglia di condizione borghese. Il padre, medico di professione girava per diverse città italiane. Il ragazzo lo seguì a Perugia dove compì gli studi nel collegio dei Gesuiti. Nel 1720, disgustato dagli studi presso i Domenicani, fuggì da Rimini sulla barca di una compagnia di comici per raggiungere la madre a Chioggia. Fra il 1723 e il 1725 seguì i corsi di giurisprudenza all Università di Pavia, ma ne fu espulso a causa di una satira da lui composta sulle donne di città. Dopo la morte del padre, nel 1731, riprese gli studi legali, si laureò in legge a Padova ed esercitò la professione di avvocato. A Verona conobbe il capocomico Giuseppe Imer, e grazie a lui ottenne l incarico di scrivere i testi per il teatro veneziano di San Samuele. Per il teatro scrisse opere di vari generi: tragicommedie, melodrammi, intermezzi, ma presto si provò nel genere comico in polemica con la Commedia dell Arte, e iniziò una radicale riforma del teatro comico. Le sue condizioni economiche erano difficili tanto che nel 1743 dovette fuggire da Venezia a causa dei debiti. A Livorno conobbe il capocomico Girolamo Medebac e Goldoni diventò suo autore per il teatro Sant Angelo di Venezia, con un contratto stabile e quindi lasciò definitivamente l avvocatura. Dal 1748 al 1753 lavorò per la compagnia Medebac scrivendo un numero elevato di commedie. Soprattutto per questioni economiche passò al teatro San Luca, appartenente alla famiglia Vendramin. Nel 1762 Goldoni accettò l invito per assumere la direzione della Comédie italienne e partì per la Francia. A Parigi visse gli ultimi trent anni della sua vita. Entrato nelle grazie della corte, fu nominato maestro di lingua italiana della principessa Adelaide, per cui nel 1769 gli venne assegnata una pensione. Nel 1792 l Assemblea Legislativa gli sospese la pensione, lo scrittore sopravvisse in miseria e morì a Parigi il 6 febbraio 1793, un giorno prima che la Convenzione Nazionale gli restituisse la pensione. 3 Cfr. C. Goldoni, Il ventaglio, introduzione di Luigi Lunari, cronologia, premessa al testo, bibliografia e note di Carlo Pedretti, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2002, pp S. TORRESANI, Invito alla lettura di Carlo Goldoni, Gruppo Ugo Mursia Editore, Milano 1990, pp V. GAZIANO, Letteratura italiana e civiltà europea, Mori, Palermo 1970, pp GUIDO BALDI, SILVIA GIUSSO, MARIO RAZETTI, GIUSEPPE ZACCARIA, dal testo alla storia, dalla storia al testo,volume C, Dal Barocco all Illuminismo, Paravia, Torino 2000, pp

7 3. La società del tempo del Goldoni 4 La società del Settecento era divisa in tre stati sociali: i nobili, i borghesi ed i popolani. Vediamo come li definisce il dizionario: Nobile: Chi per nascita o per decisione di un sovrano gode di certi privilegi e porta certi titoli. 5 Borghese: Chi appartiene alla borghesia, al medio ceto. 6 Popolano: Chi appartiene alle classi inferiori degli abitanti di un paese. 7 Nella commedia goldoniana si riflette soprattutto la società della Venezia settecentesca. Venezia, a differenza di altre zone d Italia, era più avanti economicamente, soprattutto grazie alle antiche tradizioni mercantili, e quindi vi si creò una solida e prospera classe borghese. I tipici valori della borghesia e dei mercanti erano la sincerità, la trasparenza dei comportamenti e la fedeltà agli impegni presi. Il pubblico borghese veneziano si compiaceva a vedere la commedia realistica che rappresentava loro sul palcoscenico con problemi della loro vita quotidiana. In tali spettacoli ritrovavano i propri valori di vita. Perciò molte commedie ebbero un successo enorme con numerose repliche, il che era uno stimolo per il Goldoni ad affrontare certe questioni di costume e occuparsi della critica sociale. Nelle sue opere rappresentava spesso i vizi comuni delle varie classi sociali, in particolare della nobiltà che era al potere ed a cui non piaceva la sua critica. Criticava i nobili che avevano ereditato un titolo e poche terre e passavano il tempo nell ozio credendo di avere il diritto di calpestare tutti e di vivere di prepotenza. Quando il Goldoni voleva fare una critica più forte, ambientava le sue commedie in altri posti per evitare ogni sospetto che si trattasse della nobiltà veneziana. Le nostre due commedie ne sono testimonianza: La locandiera è situata a Firenze ed Il ventaglio vicino a Milano. I nobili sono criticati dal Goldoni come prepotenti, superbi, fannulloni, parassitari ed inutili alla società con i loro titoli che non garantiscono il valore della persona. 4 Cfr. GUIDO BALDI, SILVIA GIUSSO, MARIO RAZETTI, GIUSEPPE ZACCARIA, dal testo alla storia, dalla storia al testo,volume C, Dal Barocco all Illuminismo, Paravia, Torino 2000, pp in DIZIONARIO ILLUSTRATO DELLA LINGUA ITALIANA, Sansoni, Firenze 1990, p Ibid., p Ibid., p

8 Il Goldoni rispettava la gerarchia delle classi sociali e desiderava una tranquilla convivenza tra i vari ceti sociali con le loro diverse virtù, i loro vizi e la loro diversa funzione nella società. Il suo pubblico era vasto ed eterogeneo e proveniva da diversi ceti sociali. Il Goldoni lo testimonia con proprie parole: I Teatri d Italia sono frequentati da tutti gli ordini di persone; e la spesa è sì mediocre, che il bottegaio, il servitore ed il povero pescatore possono partecipare di questo pubblico divertimento, alla differenza de Teatri Francesi, ne quali si paga dodici paoli in circa per un solo posto nell ordine nobile, e due per istare in piedi nella platea. Io aveva levato al popolo minuto la frequenza dell Arlecchino; sentivano parlare della riforma delle Commedie, volevano gustarle; ma tutti i caratteri non erano adattati alla loro intelligenza: ed era ben giusto, che per piacere a quest ordine di persone, che pagano come i Nobili e come i Ricchi, facessi della Commedie, nelle quali riconoscessero i loro costumi e i loro difetti, e, mi sia permesso di dirlo, le loro virtù. Ma quest ultima giustificazione è affatto inutile; poiché a tali Commedie le persone le più nobili, le più gravi e le più delicate si sono divertite egualmente, per la ragione allegata di sopra in francese, che: tutto quello che è vero, ha il diritto di piacere, e tutto quello ch è piacevole, ha il diritto di far ridere. 8 8 C. GOLDONI, Le baruffe chiozzotte, introduzione di Luigi Lunari, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2001, L autore a chi legge, cit., pp

9 4. La locandiera 4.1. L introduzione 9 La commedia nasce nell ultima stagione del Goldoni al Teatro di Sant Angelo. La scrive per Maddalena Raffi Marliani, un attrice giovane e bella, brillante e vivacissima, che per il Goldoni è una nuova fonte di ispirazioni e il vero slancio alla sua fantasia. Costruisce i propri personaggi sugli attori sfruttando le loro caratteristiche fisiche e psicologiche. La locandiera viene rappresentata al Teatro di Sant Angelo di Venezia la sera di Santo Stefano, il 26 dicembre del Carlo Goldoni valuta La locandiera nel modo seguente: Fra tutte le Commedie da me sinora composte, starei per dire essere questa la più morale, la più utile, la più istruttiva. 10 La commedia è divisa in tre atti La trama La scena de La locandiera si svolge a Firenze, nella locanda di Mirandolina. Nella locanda sono alloggiati tre nobili: il Marchese di Forlipopoli, il Conte di Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta. Il Conte vi si trova perché ama la locandiera e crede che Mirandolina abbia bisogno della sua protezione. Anche il Conte ci sta perché ama Mirandolina e le fa la corte facendole tanti regali preziosi. Il Cavaliere è l unico che ha veramente bisogno dell alloggio, per lui Mirandolina è una donna come le altre, che secondo lui sono insopportabili. Il Cavaliere non è stato mai innamorato e dice che mai lo sarà. La locandiera è una donna d affari, giovane, amabile, cortese e gentile con tutti. Nella sua locanda che ereditò dopo la morte di suo padre lavora anche Fabrizio, il cameriere di locanda. Mirandolina sa che tutti gli uomini che arrivano nella sua locanda si innamorano di lei e le dà fastidio che il Cavaliere la tratti bruscamente e che sia nemico delle donne. Decide di far di tutto per cambiare le sue opinioni sulle donne e soprattutto per indurlo a innamorarsi 9 Cfr. C. GOLDONI, La locandiera, introduzione di Luigi Lunari, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1994, pp Ibid., cit., p

10 di lei stessa. La locandiera non vuole sposarsi, non desidera né la nobiltà né la richezza, vuole solo essere servita ed adorata. Mirandolina decide di servire da sola il Cavaliere che normalmente sarebbe il lavoro di Fabrizio, a cui non piace il comportamento di lei e perciò non dimentica di ricordarle che un giorno il padre di lei voleva che loro due si sposassero. La locandiera porta al Cavaliere la migliore biancheria con tanta gentilezza e cortesia, spiegandogli per di più che ama la libertà, che non capisce la debolezza di alcuni uomini che s innamorano subito di una donna e, insomma, gli parla in tale maniera per convincerlo che lei è diversa da tutte le altre donne. Intanto nella locanda arrivano due donne comiche, Ortensia e Dejanira, e si alloggiano sotto nomi falsi come la Baronessa Ortensia del Poggio e la Contessa Dejanira dal Sole. Mirandolina capisce che non sono due dame, ma le piace tale giocco e le presenta al Marchese ed al Conte anche perché esse li trattengano e cosí la lascino in pace, e lei si potrà dedicare a far innamorare il Cavaliere. Mirandolina lo serve per primo e gli dimostra tanta attenzione. Il Cavaliere ha paura che la locandiera lo possa incantare, quindi decide di partire per Livorno. Il Cavaliere manda il suo servitore dal cameriere della locanda che gli porti il conto. Mirandolina porta il conto e sviene sopra una sedia; il Conte crede che sia svenuta perché si è innamorata di lui e riconosce che lui è innamorato di lei. Mirandolina rinviene sapendo della sua vittoria. Infatti, il cuore del Cavaliere è ardente di passione. Dopo tale divertimento Mirandolina si mette a stirare con l aiuto di Fabrizio. Il servitore del Cavaliere le porta dello spirito di melissa in una boccetta d oro, ma la locandiera la rimanda indietro. Il Cavaliere arriva da solo e le porta la boccetta ma Mirandolina non vuole prendere il regalo, ma egli la costringe ad accettarlo. Il Cavaliere per la prima volta sente che cosa sia l amore, vuole ottenere da Mirandolina amore, compassione e pietà, lei però non gli corrisponde e continua a stirare. Quando il Marchese e il Conte vengono a sapere che Mirandolina ha fatto delle attenzioni particolari al Cavaliere, la trovano ingrata, si offendono e decidono di andare via. Mirandolina capisce che deve mettere a posto la sua riputazione e decide di sposare Fabrizio. Davanti a tutti annuncia che vuole offrire la propria mano in sposa a Fabrizio così come voleva suo padre. 10

11 4.3. I personaggi dal punto di vista sociale La locandiera è classificata come una commedia di carattere però allo stesso tempo è anche una commedia d ambiente che riflette la vita sociale. Goldoni critica fortemente i costumi degli aristocratici, l esibizione della ricchezza, la superbia, l oziosità e la prepotenza. Per evitare problemi e difficoltà con i nobili veneziani al potere, Goldoni ambientò La locandiera a Firenze ed addirittura i tre rappresentanti dell aristocrazia sono un cavaliere pisano, un marchese romagnolo e un conte napoletano. 11 Prima di tutto raggruppiamo i personaggi de La locandiera secondo i tre classici stati sociali: i nobili, i borghesi ed i popolani. Poi citiamo brani, tratti dal testo della commedia, che caratterizzano i personaggi dal punto di vista sociale. Tale testo cerchiamo di analizzare e commentare tali brani di testo I nobili Prima di cominciare l analisi vogliamo spiegare la gerarchia dei nobili presentati nelle commedie scelte. Marchese: Titolo che nella gerarchia nobiliare precede quello di conte e segue quello di duca. 12 Conte: Titolo che nella gerarchia nobiliare precede quello di barone e segue quello di marchese. 13 Barone: Titolo nobiliare che nella gerarchia araldica segue quello di visconte. 14 Cavaliere: Nel Settecento, nobile che accompagnava in pubblico una dama. 15 Nella commedia La locandiera la nobiltà è rappresenta da tre aristocratici. Il Marchese di Forlipopoli è un aristocratico povero e superbo, nella fase di decadenza, ma con il titolo più importante fra loro secondo la gerarchia dei nobili. Il Conte di Albafiorita, un nobile ricco e 11 Cfr. GUIDO BALDI, SILVIA GIUSSO, MARIO RAZETTI, GIUSEPPE ZACCARIA, dal testo alla storia, dalla storia al testo,volume C, Dal Barocco all Illuminismo, Paravia, Torino 2000, pp in GARZANTI, I GRANDI DIZIONARI, ITALIANO, GARZANTI, Milano 2001, p Ibid., p Ibid., p Ibid., p

12 generoso, che dà molta importanza ai soldi, e il Cavaliere di Ripafratta anche lui con una buona rendita. Il Marchese di Forlipopoli rappresenta un nobile nella fase di decadenza di questo ceto sociale, che sta male economicamente, fa la vita parassitaria e non gli rimane che il suo titolo. Il Marchese è molto orgoglioso del suo titolo e soprattutto del suo grado che supera i titoli degli altri personaggi di questa commedia. Chiede il rispetto da tutti, dai nobili, dai borghesi e dai popolani, ma non sempre è rispettato. Il motivo per cui si trova nella locanda, ce lo dice lui stesso: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Io sono in questa locanda, perché amo la locandiera. Tutti lo sanno, e tutti devono rispettare una giovane che piace a me. 16 Il Marchese ama una rappresentante della borghesia, la quale però alla fine sposerà un popolano, Fabrizio. Il Goldoni voleva dire che il titolo nobiliare non aveva più il valore come nel passato, almeno per la borghesia e persino per alcuni nobili che davano più importanza ai soldi. Il Marchese insiste a vantarsi della propria nobiltà, come facevano tanti nobili poveri del suo tempo: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Voi credete di soverchiarmi con i regali, ma non farete niente. Il mio grado val più di tutte le vostre monete. CONTE D ALBAFIORITA Io non apprezzo quel che vale, ma quello che si può spendere. 17 Citiamo anche un altro discorso, riguardante la nobiltà ed i soldi, che fecero i nostri tre nobili: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Il Conte disputa meco sul merito della nobiltà. (ironico) CONTE D ALBAFIORITA Io non levo il merito alla nobiltà: ma sostengo, che per cavarsi dei capricci, vogliono esser denari. CAVALIERE DI RIPAFRATTA Veramente, Marchese mio 18 Il Marchese si rende conto della sua situazione economica non favorevole, e lo fa arrabbiare che il Conte sia più ricco di lui: MARCHESE DI FORLIPOPOLI (Maledetto Conte! Con questi suoi denari mi ammazza). (da sé) 19 Nel discorso con Mirandolina, quasi le confessa il suo dispiacere di essere povero, addirittura si augura di essere nello stato del Conte, quindi in una condizione sociale più bassa, ma economicamente più ricca: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Ah! direi quasi uno 16 C. GOLDONI, La locandiera, introduzione di Luigi Lunari, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1994, cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

13 sproposito. Maledirei quasi la mia Eccellenza. MIRANDOLINA Perché, signore? MARCHESE DI FORLIPOPOLI Qualche volta mi auguro di essere nello stato del Conte. 20 Quando il Marchese viene a sapere in che maniera privilegiata è servito il Cavaliere di Ripafratta, un nobile di grado più basso, non si risparmia di esprimere la sua offesa: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Come! A lui si fanno gl intingoli saporiti, e a me carnaccia di bue, e minestra di riso lungo? Sì, è vero, questo è uno strapazzo al mio grado, alla mia condizione. 21 Il Conte di Albafiorita è un altro rappresentante della nobiltà. Un nobile ricco e generoso, che dà molta importanza alla ricchezza. Il Goldoni descrive la decadenza della nobiltà e la forza dei soldi subito nella prima scena della commedia, nel discorso seguente fra il Conte e Il Marchese: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Fra voi e me vi è qualche differenza. CONTE D ALBAFIORITA Sulla locanda tanto vale il vostro denaro, quanto vale il mio. MARCHESE DI FORLIPOPOLI Ma se la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi. CONTE D ALBAFIORITA Per qual ragione? MARCHESE DI FORLIPOPOLI Io sono il marchese di Forlipopoli. CONTE D ALBAFIORITA Ed io sono il conte d Albafiorita. MARCHESE DI FORLIPOPOLI Sì, conte! Contea comprata. CONTE D ALBAFIORITA Io ho comprata la contea, quando voi avete venduto il marchesato. MARCHESE DI FORLIPOPOLI Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto. 22 Il Marchese si sente superiore al Conte e vuole dimostrare la differenza fra di loro. Il Conte non vede un motivo per cui debba esserci la differenza, visto che sono in una locanda dove pagano tutti ugualmente e non a base del titolo. Anzi, il Conte dà più importanza alla ricchezza e sa che si trova in condizioni economiche migliori di quelle del Marchese. L autore ci fa anche capire che alcuni nobili per la mancanza dei soldi si erano ridotti a vendere addirittura i loro titoli. Il Marchese alla fine non vuol sentire più niente e richiede il rispetto per il suo titolo, perché non ha nient altro in cui possa superare il Conte. Il Conte ama la locandiera, quindi un nobile ama una borghese, ma lui vorrebbe essere amato da lei per il suo proprio comportamento e la generosità, e non perché è un nobile, quindi al contrario del Marchese: CONTE D ALBAFIORITA Il signor Marchese ama la nostra locandiera. Io l amo ancor più di lui. Egli pretende corrispondenza, come un tributo 20 Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

14 alla sua nobiltà. Io la spero, come una ricompensa alle mie attenzioni. Pare a voi che la questione non sia ridicola? 23 Ma anche il Conte viene rifiutato da Mirandolina, che sposa un popolano povero, come abbiamo scritto sopra. Il Cavaliere di Ripafratta è il terzo rappresentante dei nobili con il titolo del grado più basso di tutti e tre, ma anche lui vive in buone condizioni economiche. Si rende conto di essere sfruttato dal Marchese che fa una vita parassitaria. Il Cavaliere di Ripafratta si comporta da cavaliere, quindi perdona tale comportamento non adatto a un marchese; Il CAVALIERE solo Bravo! Il signor Marchese mi voleva frecciare venti zecchini, e poi si è contentato di uno. Finalmente uno zecchino non mi preme di perderlo, e se non me lo rende, non mi verrà più a seccare. Mi dispiace più, che mi ha bevuto la mia cioccolata. Che indiscretezza! E poi: Son chi sono. Son cavaliere. Oh garbatissimo cavaliere! 24 Il Cavaliere si innamora di Mirandolina, ma neanche lui riuscirà a sposarla. CAVALIERE DI RIPAFRATTA Non mi trattate con tanta asprezza. Credetemi, vi amo, ve lo giuro. (vuol prenderle la mano, ed ella col ferro lo scotta) Aimè! 25 Tutti e tre i rappresentanti della nobiltà vengono rifiutati da una borghese I borghesi Ne La locandiera troviamo solo una rappresentante della borghesia solida e prospera, Mirandolina, la locandiera. La borghesia non desidera più il titolo nobiliare, ormai in decadenza, per salire di grado. Il Goldoni ribadisce la laboriosità dei borghesi che contrasta con l oziosità dei nobili. Mirandolina, la locandiera è una borghese attiva, gentile e cortese che tratta tutti con il rispetto. Il Marchese la confronta con le prime dame del suo ceto sociale in modo seguente: MARCHESE DI FORLIPOPOLI Non è come l altre, ha qualcosa di più. Io che ho praticate le prime dame, non ho trovato una donna che sappia unire, come questa, la gentilezza e il decoro. 26 Mirandolina era amata da tutti e tre i nobili però diede la sua mano a Fabrizio, un popolano umile, ma per lei più utile. Mirandolina si rende conto della decadenza del ceto 23 Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

15 nobile e dell oziosità dei nobili, e quindi rifiuta di sposare un nobile, il suo buon senso le dice di sposare il cameriere di locanda che è utile, attivo e servile. MIRANDOLINA sola Uh, che mai ha detto! L eccellentissimo signor marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. [...] La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo I popolani La rappresentazione del popolo non arriva a dimostrare la durezza disumana della loro vita, tipica per questo ceto basso. Anzi il Goldoni considera i popolani quasi come il ceto medio. I popolani sono rappresentati da un cameriere di locanda, due donne comiche e due servitori. Fabrizio, il cameriere di locanda, stima valori simili a quelli della borghesia, è attivo e sincero, molto utile alla locandiera che alla fine lo sposa. Come vediamo nel discorso seguente, Fabrizio non stima i titoli, ma i soldi, l importanza della persona la misura in base della mancia che riceve. Ha poco rispetto verso il Marchese, che anche se povero è sempre un nobile. Il Marchese da tre mesi cerca di insegnare inutilmente la buona educazione a Fabrizio, ma bastano un po di soldi dal Conte e Fabrizio impara subito. Si tratta di una situazione nella quale il Conte di nuovo può dimostrare la sua ricchezza. FABRIZIO Mi comandi, signore. (al Marchese) MARCHESE DI FORLIPOPOLI Signore? Chi ti ha insegnato la creanza? FABRIZIO La perdoni. CONTE D ALBAFIORITA Ditemi: come sta la padroncina? (a Fabrizio) FABRIZIO Sta bene, illustrissimo. MARCHESE DI FORLIPOPOLI È alzata dal letto? FABRIZIO Illustrissimo sì. MARCHESE DI FORLIPOPOLI Asino. FABRIZIO Perché, illustrissimo signore? MARCHESE DI FORLIPOPOLI Che cos è questo illustrissimo? FABRIZIO È il titolo che ho dato anche a quell altro cavaliere. MARCHESE DI FORLIPOPOLI Tra lui e me vi è qualche differenza. CONTE D ALBAFIORITA Sentite? (a Fabrizio) FABRIZIO (Dice la verità. Ci è differenza: me ne accorgo nei conti). (piano al Conte) MARCHESE DI FORLIPOPOLI Dì alla padrona che venga da me, che le ho da parlare. 27 Ibid., cit., pp

16 FABRIZIO Eccellenza sì. Ho fallato questa volta? MARCHESE DI FORLIPOPOLI Va bene. Sono tre mesi che lo sai; ma sei un impertinente. FABRIZIO Come comanda, Eccellenza. CONTE D ALBAFIORITA Vuoi vedere la differenza che passa fra il Marchese e me? MARCHESE DI FORLIPOPOLI Che vorreste dire? CONTE D ALBAFIORITA Tieni. Ti dono uno zecchino. Fa che anch egli te ne doni un altro. FABRIZIO Grazie, illustrissimo. (al Conte) Eccellenza (al Marchese) MARCHESE DI FORLIPOPOLI Non getto il mio, come i pazzi. Vattene. FABRIZIO Illustrissimo signore, il cielo la benedica. (al Conte) Eccellenza. (Rifinito. Fuor del suo paese non vogliono esser titoli per farsi stimare, vogliono esser quattrini). (da sé, parte) 28 Ortensia e Dejanira, due donne comiche, quando entrano nella locanda, si presentano e si registrano come se fossero due nobili, Ortensia come la baronessa e Dejanira come la contessa: ORTENSIA Scrivete. La baronessa Ortensia del Poggio, palermitana. FABRIZIO (Siciliana? Sangue caldo). (scrivendo) Ella, illustrissima? (a Dejanira) DEJANIRA Ed io (Non so che mi dire). ORTENSIA Via, contessa Dejanira, dategli il vostro nome. FABRIZIO La supplico. (a Dejanira) DEJANIRA Non l avete sentito? (a Fabrizio) FABRIZIO L illustrissima signora Dejanira. (scrivendo) Il cognome? DEJANIRA Anche il cognome? (a Fabrizio) ORTENSIA Sì, dal Sole, romana. (a Fabrizio) 29 La locandiera vede che non sono le presunte due nobili e glielo fa capire. Ortensia sa che deve pagare come tutti gli altri, e quindi vuol essere servita allo stesso livello dei nobili. Lei è una popolana che dà più valore ai soldi che ai titoli. ORTENSIA Ma io, quando spendo il mio denaro, intendo volere esser servita come una dama, e in questo appartamento ci sono, e non me ne anderó. 30 Troviamo interessante anche un affermazione di Ortensia, che nel discorso con il Conte non riesce a capire come un conte possa voler bene alla locandiera, una borghese. Da una parte lei, popolana, vuol essere trattata ugalmente come i nobili per la questione dei soldi, ma dall altra parte, non capisce che un nobile possa amare una borghese: ORTENSIA Ha 28 Ibid., cit., pp Ibid., cit., p Ibid., cit., p

17 qualche amoretto, signor Conte? CONTE D ALBAFIORITA Sì, ve lo dirò in confidenza. La padrona della locanda. ORTENSIA Capperi! Veramente una gran signora! Mi maraviglio di lei, signor Conte, che si perda con una locandiera! 31 Tutti e due i servitori, il servitore del Cavaliere e il servitore del Conte sono cortesi, gentili e si comportano con rispetto verso tutta la gente, come lo possiamo vedere anche nell esempio quando il servitore del Conte parla al Marchese: SERVITORE Il signor Conte ringrazia V.E., e manda una bottiglia di vino di Canarie. 32 oppure quando il servitore del Cavaliere invita il suo signore a mangiare: SERVITORE Illustrissimo, se comanda, è in tavola. 33 Il servitore del Cavaliere parlando con Fabrizio addirittura difende il suo signore: SERVITORE Eppure non è cattivo. Non può vedere le donne, per altro cogli uomini è dolcissimo. 34 Il servitore del Cavaliere ammira Mirandolina, e persino gli piacerebbe essere il suo cameriere, come possiamo vedere nell esempio seguente: SERVITORE È una assai compita donna, illustrissimo. In tanto mondo che ho veduto, non ho trovato una locandiera più garbata di questa. CAVALIERE DI RIPAFRATTA Ti piace, eh? (voltandosi un poco indietro) SERVITORE Se non fosse per far torto al mio padrone, vorrei venire a stare con Mirandolina per cameriere Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

18 5. Il ventaglio 5.1. L introduzione 36 Carlo Goldoni scrisse la commedia Il ventaglio sul finire del 1764 ed è la più importante e nota delle commedie fatte durante il suo soggiorno nella capitale francese. Questa è una gran Commedia, è una gran Commedia, scriveva il Goldoni perché mi ha costata una gran fatica, e una gran fatica costerà ai comici per rappresentarla. Fatica d attenzione, di qualche prova di più; ma queste sono quelle Commedie che fanno brillare il talento e l abilità dei Comici. 37 Il ventaglio ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro San Luca di Venezia il 4 febbraio del La commedia è divisa in tre atti La trama La scena de Il ventaglio si svolge vicino a Milano, in campagna, in un piccolo villaggio denominato le Case Nuove. Nella via principale ci sono delle botteghe in cui i personaggi fanno il loro lavoro quotidiano, lo speziale Timoteo lavora nella sua bottega, vicino a lui il Conte di Rocca Marina legge un libro, la signora Susanna, la merciaia, seduta vicino alla sua bottega lavora alla biancheria, l oste Coronato legge un libro vicino all osteria mentre il servitore d osteria Scavezzo pela un pollastro, il calzolaio Crespino lavora al suo banchetto, il contadino Moracchio è davanti alla casa con sua sorella Giannina, una giovane contadina, che sta filando. C è anche la palazzina della signora Geltruda, vedova, che è seduta sulla terrazza con la sua nipote Candida, mentre il loro servitore Tognino spazza davati alla porta della palazzina. Il signor Evaristo, che è innamorato di Candida, ed il Barone del Cedro bevono il caffé fatto da Limoncino, il garzone di caffé. Dopo aver bevuto il caffé, Evaristo si prepara per andare a caccia e Candida gli augura buona preda e buona fortuna, Evaristo la saluta e lei rispondendogli con un saluto si alza e fa cadere il suo ventaglio dalla terrazza in strada. Evaristo lo raccoglie e scopre che il ventaglio 36 Cfr. C. Goldoni, Il ventaglio, introduzione di Luigi Lunari, cronologia, premessa al testo, bibliografia e note di Carlo Pedretti, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2002, pp Ibid., cit., p

19 è rotto e gli dispiace tanto. E qui con la semplice rottura di un ventaglio inizia tutta una serie di disavventure e incomprensioni. Evaristo, sentendosi colpevole per la rottura del ventaglio, decide di regalarne uno nuovo a Candida. Va alla bottega della signora Susanna e compra un ventaglio senza dirle a chi è destinato. Evaristo va da Giannina e le chiede di fargli la cortesia di consegnare segretamente il ventaglio a Candida perché non vorrebbe che lo sapesse la signora Geltruda. Glielo dà di nascosto sperando che nessuno lo veda, ma lo vedono Crespino e Coronato, i rivali gelosi l uno dell altro, tutti e due innamorati di Giannina anche se lei preferisce il primo, e se ne accorgono anche la signora Susanna e Candida e credono che Giannina sia la destinataria del ventaglio. Candida, delusa e disperata dopo il discorso con la signora Susanna, gran chiacchierona e pettegola, la quale le ha detto che Evaristo aveva comprato un ventaglio e lo aveva regalato a Giannina, si convince che tra Evaristo e Giannina ci sia qualche tenerezza. Candida viene a sapere da Geltruda che il Barone del Cedro è innamorato di lei e per vendicarsi di quel perfido d Evaristo, accetta di sposare il Barone del Cedro. Giannina va a consegnare il ventaglio a Candida pensando a come farlo senza che la signora Geltruda se ne accorga. La signora Geltruda sta parlando con il Conte di Rocca Marina sulla terrazza. Giannina sente che Candida sposerà il signor Barone del Cedro e ci rimane male. Giannina si avvicina alla signora Candida, ma lei la manda subito via dicendole che è un indegna e che non ardisca più di mettere piede nella loro casa. Giannina non capisce tale affronto e visto che non riesce a consegnare il ventaglio va via. Evaristo tornando dalla caccia incontra Giannina e le chiede se abbia dato il ventaglio a Candida, ma lei tutta arrabbiata gli spiega che ha ricevuto mille insulti ed impertinenze soprattutto dalla signora Candida e che la hanno cacciata di casa sicuramente per causa sua. Evaristo non ci crede, convinto che Candida lo ami tanto, ma Giannina gli dice che il Barone del Cedro è lo sposo della signora Candida e ora è nella loro casa. Evaristo non ci crede e corre alla palazzina per verificarlo, ma Candida non lo riceve, lui non capisce come sia possibile che Candida lo abbia ingannato. Giannina gli vuole dare il ventaglio, ma lui tutto deluso le dice di tenerselo e che glielo regala. Coronato lo vede e finalmente sa che quel regalo è un ventaglio. Giannina e Crespino parlano insieme dei dubbi che ha Crespino, lei gli spiega tutto e lo assicura di volergli bene, ma non vuole dirgli di aver ricevuto il ventaglio dal signor Evaristo per non fargli male. Si incontrano con Coronato, che rivela davanti a Crespino che Giannina ha ricevuto dal signor Evaristo un ventaglio, quindi Crespino vuole vederlo. 19

20 Si avvicina anche il fratello di Giannina, Moracchio, che l aveva promessa in sposa a Coronato e le comanda di dargli quel ventaglio. Crespino e Coronato vorrebbero prenderlo anche loro, ma Giannina lo dà a Crespino e corre a casa. Crespino fugge via inseguito da loro, poi cade e perde il ventaglio, Coronato lo prende e lo porta via. Crespino va all osteria e poi esce ridendo con il ventaglio, che era stato sopra una botte; l oste Coronato non sa che glielo ha preso proprio lui. Nel frattempo Evaristo chiarisce l incomprensione con Candida che è disposta a perdonargli a condizione che le dia in regalo quel ventaglio. Evaristo chiede a Giannina di darglielo indietro, ma lei gli spiega che cosa è successo e che ora l oste Coronato ce l ha. Evaristo corre da lui, ma Coronato gli dice che l aveva messo sopra una botte e qualcuno l ho portato via. Intanto Crespino teme complicazioni a causa del possesso del ventaglio, quindi lo regala al Conte di Rocca Marina e lui lo regala al Barone del Cedro affinché lo possa regalare a Candida. Evaristo parla con il Conte di Rocca Marina e vuole dargli cinquanta zecchini per il ventaglio che è una somma esagerata e subito gli dà una tabacchiera d oro di cui solo il peso vale cinquantaquattro zecchini. Il Conte di Rocca Marina accetta e si fa dare indietro il ventaglio dal Barone del Cedro e lo consegna al signor Evaristo che finalmente lo può dare alla sua amata. Il matrimonio di Evaristo con Candida è salvato ed anche Giannina si può finalmente sposare con Crespino. E come ha detto Giannina: Gran ventaglio! ci ha fatto girato la testa dal primo all ultimo Ibid., cit., p

21 5.3. I personaggi dal punto di vista sociale Il Goldoni anche ne Il ventaglio, nel contesto sociale della commedia mostra chiaramente la realtà del tempo storico in cui è collocata la trama della commedia. Lo scrittore ambientò l opera nella campagna vicino a Milano per evitare i problemi con gli aristocratici veneziani al potere, che avrebbero potuto presentarsi a causa della sua critica ai nobili. Il Goldoni non si concentra soltanto sui nobili, ma descrive la realtà di tutti i ceti che sono rappresentati dai personaggi consapevoli della propria condizione sociale. Di nuovo raggruppiamo i personaggi de Il ventaglio nei classici tre stati sociali: i nobili, i borghesi ed i popolani. Poi citiamo esempi di brani tratti dall'opera che caratterizzano i personaggi dal punto di vista sociale. Tale testo cerchiamo di analizzare e commentare come abbiamo fatto anche per La locandiera I nobili Quasi come sempre nelle commedie goldoniane la nobiltà compare nei suoi due aspetti tipici. Da una parte troviamo un aristocratico povero, ma vanaglorioso ed altero, qui il Conte di Rocca Marina, dall altra parte un aristocratico ancora con una buona rendita, ma già più moderato e distinto, qui il Barone del Cedro. Il Barone del Cedro rappresenta la nobiltà che sta per decadere, infatti il suo ceto sociale si distingue unicamente per il blasone, visto che gli agi di cui gode sono quasi simili a quelli dei borghesi. Nell esempio che menzioniamo: Il Barone ed Evaristo finiscono di bere il caffé. Si alzano, rendono le tazze a Limoncino. Tutti e due vogliono pagare. Il Barone previene: Evaristo lo ringrazia piano. 39 possiamo vedere il Barone che sta bevendo un caffè in compagnia di un borghese, il che dimostra uno degli esempi della decadenza dell aristocrazia, che, provenendo da ceti sociali diversi, secondo le abitudini di quel tempo, non dovrebbero bere un caffè insieme; inoltre il Goldoni qui mostra qualche virtù del Barone che rivela le buone maniere tipiche nella società settecentesca: la cortesia e la generosità. Il Barone del Cedro è innamorato di una borghese: BARONE Accomodatevi. (Tanto meglio per me. Avrò comodo di tentare la mia sorte colla signora Candida.) 40, alla fine le sue proposte matrimoniali sono rifiutate dalla signora Candida, quindi da una borghese che 39 Ibid., cit., p Ibid., cit., p

22 preferisce sposare un borghese, chiaramente senza un titolo, quasi a significare che il titolo non ha più nessun importanza. Anche nel discorso seguente fra due rappresentanti della nobiltà vediamo lo sdegno del Conte causato dal comportamento del Barone che vorrebbe aspettare un borghese per il pranzo: BARONE Cosa volete che io faccia? Ho promesso aspettarlo. CONTE Aspettarlo, va bene fino ad un certo segno. Ma caro amico, non siete fatto per aspettare un uomo di una condizione inferiore alla vostra. Accordo la civiltà, l umanità, ma, collega amatissimo, sosteniamo il decoro. 41 Il Conte di Rocca Marina è il tipico esempio del nobile decaduto, oltre il blasone non gli rimane che la propria vanità altezzosa. Pur non essendo in buone condizioni economiche ha alle dipendenze un servitore. Naturalmente si gloria di avere l amicizia del Barone del Cedro, nobile più di lui ed in condizioni economiche più favorevoli. Il CONTE da campagna con rodengotto, cappello di paglia e bastone, sedendo vicino allo Speziale, e leggendo un libro., 42 il Goldoni vuol mostrare come i nobili consumano il loro tempo nell ozio, inutili alla società. Il Goldoni vorrebbe spostare i nobili dalla loro oziosità e fargli fare una vita attiva, ricordando loro la funzione sociale degli antenati, perché ritiene che i nobili debbano partecipare alla vita economica del paese. La seguente scena fra il Conte, un borghese e due popolani, tutti e tre, a differenza del nobile, impegnati nel lavoro, critica la prepotenza dei nobili. Il Conte si sente disturbato dal loro lavoro anche se il calzolaio Crespino sta riparando le sue scarpe vecchie. Si vede chiaramente che il potere del Conte è totalmente decaduto visto che nessuno dei tre smette di lavorare, e addirittura la risposta di Crespino, un popolano, è poco rispettosa nei confronti del Conte, che è sempre un nobile: CONTE Questo vostro pestamento m'annoia. TIMOTEO Perdoni (battendo) CONTE Non posso leggere, mi rompete la testa. TIMOTEO Perdoni, or ora ho finito. (seguita, staccia e ripesta) CRESPINO Ehi, Coronato. (lavorando e ridendo) CORONATO Cosa volete, mastro Crespino? CRESPINO Il signor Conte non vuole che si batta. (batte forte sulla forma) 41 Ibid., cit., p Ibid., cit., p

23 CONTE Che diavolo d impertinenza! Non la volete finire questa mattina? CRESPINO Signor illustrissimo, non vede cosa faccio? CONTE E cosa fate? (con sdegno) CRESPINO Accomodo le sue scarpe vecchie. CONTE Zitto là, impertinente. (si mette a leggere) 43 Il Gondoni dimostra l arroganza e la superbia del Conte nel discorso fra lui e lo speziale, che è un borghese, e che gli è utile per le sue conoscenze di medicina, che il Conte evidentemente non ha. Anzi, il Conte è il debitore dello speziale che con la sua ironia dimostra che non vuol accettare tale comportamento, soprattutto se il Conte non lo paga. CONTE Si mandano via i speziali ignoranti, temerari, impostori, come voi siete. TIMOTEO Mi meraviglio ch ella parli così, signore; ella che senza le mie pillole sarebbe morto. CONTE Insolente! TIMOTEO E le pillole non me l ha ancora pagate. (via) 44 Il Conte considera la buona maniera di pagare subito un vizio, per non dimostrare che sta economicamente malissimo. CONTE Vuol pagar subito! questo vizio io non l ho mai avuto. 45 Il Conte si vergogna a manifestare la sua povertà, quindi è costretto a dire bugie; egli vive in una casa fuori del villaggio che non è un palazzo, ed ha solo un servitore tuttofare, il che non corrisponde al suo titolo. Ne abbiamo un esempio nel discorso che si svolge fra lui e l oste Coronato: CONTE Al mio palazzo. CORONATO A chi vuole che si consegni? CONTE Al mio fattore, se c è. CORONATO Ho paura che non vi sarà. CONTE Consegnatelo a qualcheduno. 46 Non solo il Conte sta economicamente male, ma si comporta al di sopra delle proprie possibilità, quindi volentieri accetta un gran regalo da Evaristo, un borghese ricco e generoso: CONTE (Il Barone finalmente è galantuomo, è mio amico.) Aspettate qui. (Se fossero i 43 Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

24 cinquanta zecchini non li accetterei, ma una tabacchiera d oro? Sì signore, è un presente da titolato.) (va alla spezieria) 47 Un altro esempio di quanto il Conte sia attaccato al suo titolo vuoto vediamo nel discorso fra due nobili. Il Conte ed il Barone escono insieme dall osteria parlando della signora Geltruda, una borghese: BARONE So che siete amico della signora Geltruda. CONTE Oh amico, vi dirò. Ella è una donna che ha qualche talento, io amo la letteratura, mi diverto con lei più volentieri che con un altra. Del resto poi è una povera cittadina. Suo marito le ha lasciato quella casupola con qualche pezzo di terra, e per essere rispettata in questo villaggio ha bisogno della mia protezione. 48 Il Conte che ci tiene alle vecchie abitudini e fa la differenza fra i ceti sociali precisa al Barone il fatto che un nobile non può essere un vero e proprio amico di chi non appartiene alla nobiltà. Le sue parole di nuovo non rispondono alla verità perché non si tratta di una cittadina povera, è una donna colta e solida economicamente che abita in una palazzina nella via principale. Il Conte in un discorso con lei dimentica le maniere dei nobili e la supplica, ma immediatamente se ne rende conto e si corregge perché un nobile non può abbassarsi a supplicare una borghese, però dall altra parte si lascia pregare e supplicare dal Barone il cui titolo è superiore; CONTE Quando lo dico io, scusatemi, non si mette in dubbio; io ve la domando per parte sua, e si è raccomandato, e mi ha pregato, e mi ha supplicato, ed io vi parlo, vi supplico, non vi supplico, ma vela domando. 49 Il Conte vuol dimostrare la sua importanza anche davanti al Barone comportandosi altezzosamente, la sua dichiarazione viene comica perché il Conte non sa evidentemente nulla, quindi il Goldoni lo mette in ridicolo: CONTE Oh, non vi è dubbio. Se fosse così, lo saprei. Io so tutto. Non si fa niente nel villaggio che io non sappia. E poi, se fosse quello che dite voi, credete ch ella avrebbe acconsentito alla vostra proposizione? Ch ella avrebbe ardito di compromettere la mediazione di un cavaliere della mia sorte? Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

25 I borghesi Ne Il ventaglio troviamo i borghesi, alcuni in un momento di riposo, Evaristo Geltruda e Candida e gli altri due, la signora Susanna e lo speziale Timoteo, presi nella loro attività. Vediamo che fra i borghesi ci sono delle differenze economiche ed addirittura fra di loro si creano differenze di stato con la diversità tra vita rustica ed urbana. Il Goldoni descrive tutti i personaggi della borghesia in modo abbastanza positivo e favorevole, e soprattutto sottolinea la loro visione della vita differente da quella dei nobili, basata sulla laboriosità attiva, anziché sull ozio. Il signor Evaristo è il ricco borghese, gli piace trattenersi con la gente aristocratica, visto che gode della medesima vita agiata dei nobili ed addirittura è appassionato di caccia, un divertimento una volta solo riservato a loro. EVARISTO ed il BARONE vestiti propriamente da cacciatori, sedendo sui seggioloni, e bevendo il caffé co' loro schioppi al fianco. 51 Evaristo è rispettato dai nobili, soprattutto dal Barone che non disdegna di averlo al suo tavolo. Dall esempio che menzioniamo vediamo che il nostro borghese quasi ordina al Barone di far preparare il pranzo, la risposta di lui è gentile e cortese e l ordine, se possiamo chiamarlo così, è effettuato immediatamente. Sembra che i ruoli dei ceti sociali si siano capovolti. EVARISTO Fate preparare, che verrò a pranzo con voi. BARONE Ben volentieri, vi aspetto. Signore, a buon riverirle. (alle signore) (Partirò per non dar sospetto.) (da sé) Vado nella mia camera, ed oggi preparate per due. (a Coronato, ed entra) 52 Evaristo, già abituato a stare in mezzo ai nobili, a volte esagera e si comporta con poco rispetto, a volte tale comportamento gli è permesso, di solito dal buon Barone, ma questo non succede con il Conte, che da una parte accetta volentieri il regalo di Evaristo, il borghese, però, dall altra parte richiede il rispetto che gli appartiene grazie al suo titolo: EVARISTO Giuro al cielo, voi lo direte. (trasportato) CONTE Come! mi perdereste il rispetto? 53 La signora Geltruda è una borghese di città, vedova senza figli, dall ottima posizione economica. Il marito le ha lasciato una notevole eredità di cui una parte la vuol dare come 51 Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

26 dote alla nipote Candida: GELTRUDA Candida non ha ereditato dal padre tanto che basti per maritarla secondo la sua condizione. 54 La signora Geltruda si dimostra una donna con una buona educazione ed il rispetto verso la classe nobile, al contrario della giovane Candida che rappresenta una borghese moderna, che si oppone alle tradizioni dell etichetta dei nobili ormai in declino. CANDIDA Andate pure, sapete che le favole non mi divertono. GELTRUDA Non importa, venite, che la convenienza lo vuole. CANDIDA Oh questo signor Conte! (con sprezzo) GELTRUDA Nipote mia, rispettate, se volete essere rispettata. Andiamo via. 55 Per la signora Geltruda il titolo di un nobile ha sempre un valore importante, però sa che il titolo non le garantisce più il valore della persona; ciò dimostra nel discorso con il Conte di Rocca Marina: GELTRUDA In poche parole le dico il mio sentimento. Un titolo di nobiltà fa il merito di una casa, ma non quello di una persona. Non credo mia nipote ambiziosa, né io lo sono per sacrificarla all idolo della vanità 56 La signora Geltruda parla così perché crede che il Conte si interessi di sua nipote, ma quando scopre che l interessato è il Barone del Cedro cambia la sua opinione: GELTRUDA Mi permetta, e sono da lei. (fa riverenza) (Se il Barone dicesse davvero, sarebbe una fortuna per mia nipote. Ma dubito ch ella sia prevenuta.) (da sé, e va verso la merciaia) 57 La signora Candida, naturalmente anche lei, una borghese di città, grazie alla zia Geltruda si trova in ottime condizioni economiche. Si tratta di una borghese moderna che non rispetta tanto l etichetta dei nobili anche se ha una buona educazione, addirittura rifiuta di sposare un nobile e dà la precedenza all uomo del suo ceto sociale come se il titolo non significasse più niente. Si rende conto di essere una borghese e quindi un grado sopra i popolani; nella vita normale non dimostra tale differenza, però nel momento di gelosia lo dimostra, come possiamo vedere dai due esempi seguenti: CANDIDA (Ingrato! Infedele! E perché? per una villana?) (da sé), 58 CANDIDA Basta così. Il mio partito è preso. Mi meraviglio di voi, che mi mettete a fronte di una villana. (via) Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

27 Timoteo è lo speziale del paese ed rappresenta un borghese sempre disposto ad arrivare ed aiutare tutti quando ne hanno bisogno, sia un nobile, sia un borghese o addirittura un popolano. È una figura positiva, sempre attiva il cui lavoro è utile a tutti. Il personaggio rappresenta l opposto dell oziosità dei nobili. Il Conte si sente disturbato dal lavoro dello speziale e vuole che egli vada a lavorare in un altro posto, ma Timoteo non ha voglia di ubbidirgli e non lo fa, anzi gli risponde anche lui con poco rispetto. CONTE Sentite. Eravi una donzella di tal bellezza (a Geltruda) Ma quietatevi, o andate a pestare in un altro luogo. (a Timoteo) TIMOTEO Signore, mi scusi. Io pago la mia pigione, e non ho miglior luogo di questo. (pesta) 60 La signora Susanna è la merciaia che ha venduto il famoso ventaglio ad Evaristo. La signora Susanna è cosciente di essere di un grado superiore rispetto ai popolani; un esempio di ciò lo mostra nel discorso con Giannina, la popolana,: SUSANNA Siete una contadina, trattate da quella che siete. (corre via in bottega), 61 La signora Susanna non solo ha la consapevolezza del suo ceto sociale, ma ammira anche i costumi di città. È una borghese che è stata educata in città, ma ciò le crea un tormento, un dispiacere, poiché si sente sprecata a dover vivere e commerciare in campagna. Il suo monologo è ben chiaro: Sono una gran pazza a perdere qui il mio tempo; e poi in mezzo a questi villani senza convenienza, senza rispetto, non fanno differenza da una mercante merciaia a quelle che vendono il latte, l insalata e le ova. L educazione ch io ho avuta alla città, non mi val niente in questa campagna. 62 La merciaia si sente bene in compagnia della signora Candida, una borghese ricca ed educata anche lei in città, nonostante non dimentichi di disprezzare la povera Giannina; SUSANNA Mi fa grazia a degnarsi della mia compagnia. (siede) Si vede ch è nata bene. Chi è ben nato, si degna di tutti. E questi villani sono superbi come luciferi, e quella Giannina poi Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p Ibid., cit., p

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