Le politiche sociosanitarie in Italia: realtà attuali e prospettive. La rete delle elette nelle Autonomie Locali del Polesine
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1 Le politiche sociosanitarie in Italia: realtà attuali e prospettive La rete delle elette nelle Autonomie Locali del Polesine Rovigo, 15 ottobre 2005 Gianmaria Gioga
2 Gli strumenti introdotti dalle riforme Legge 328/2000 Legge quadro per il Sistema integrato dei servizi sociali Sistema dei servizi Distretto Competenze Programmazione Fondo unico Livelli essenziali di assistenza Accreditamento Decreto legislativo 229/99 di riordino in materia sanitaria Bisogni di salute Distretto Dipartimento Programmazione Livelli essenziali di assistenza Accreditamento
3 Legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali Art. 3 Per la realizzazione degli interventi e dei servizi sociali, in forma integrata e unitaria, è adottato il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse, dell operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità e di efficacia delle prestazioni, nonché della valutazione di impatto in genere.
4 Legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali Gli Enti Locali, le Regioni, lo Stato provvedono, nell ambito delle rispettive competenze, alla programmazione degli interventi e delle risorse del sistema integrato di interventi e servizi sociali secondo i seguenti principi: a. Coordinamento ed integrazione con gli interventi sanitari e dell istruzione nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento al lavoro; b. Concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi e gli organismi non lucrativi di utilità sociale, gli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose ( ), che partecipano con risorse proprie alla realizzazione della rete, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale nonché le aziende unità sanitarie locali per le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria comprese nei livelli essenziali del Servizio sanitario nazionale.
5 Dalla pianificazione nazionale alla programmazione di zona Piano Sociale Nazionale Governo Piano Sanitario Nazionale Piano Sociale Regionale Regione Piano Sanitario Regionale Piano di Zona Conferenza dei Sindaci Azienda Ulss Piano Attuativo Locale Piano delle Attività Territoriali
6 I LIVELLI DELLA PROGRAMMAZIONE SOCIALE PIANO NAZIONALE DEGLI INTERVENTI E DEI SERVIZI SOCIALI (art. 1 commi 1-5) SANITARIA PIANO SANITARIO NAZIONALE (art. 1 comma 9) PIANO REGIONALE DEGLI INTERVENTI E DEI SERVIZI SOCIALI (art. 18 comma 6) PIANO DI ZONA (art. 19) PIANO SANITARIO REGIONALE (art. 1 comma 13) PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ TERRITORIALI (art. 3 quater, commi 3 e 4)
7 Piano di Zona e programma delle attività territoriali Piano sociale nazionale Libertà,, responsabilità e solidarietà nell Italia delle autonomie Per qualificare le scelte finalizzate all integrazione sociosanitaria è necessario garantire unitarietà al processo programmatorio rendendo tra loro compatibili le scelte previste dal Programma delle attività territoriali e dal Piano di Zona. Il Programma delle attività territoriali è il piano di salute distrettuale in cui sono definiti i bisogni prioritari e gli interventi di natura sanitaria e sociosanitaria necessari per affrontarli. Allo stesso tempo il Piano di Zona è lo strumento per definire le strategie di risposta ai bisogni sociali e sociosanitari. È pertanto necessario che i due strumenti siano gestiti all interno di un unica strategia programmatoria, attuata in modo collaborativi tra azienda sanitaria ed enti locali, finalizzata alla promozione e alla tutela della salute delle persone e delle famiglie
8 Gli strumenti di programmazione locale programma delle attività territoriali art. 3 quater, d.lgs n. 229/99 sanitario sociosanitario sociosanitario sociale piano di zona art. 19, legge n. 328/00
9 Gli strumenti di programmazione locale programma delle attività territoriali art. 3 quater, d.lgs n. 229/99 piano di zona art. 19, legge n. 328/00 PIANO LOCALE UNITARIO SOCIOSANITARIO sanitario sociosanitario sociale
10 Il piano di zona I comuni associati, negli ambiti territoriali di cui all articolo 8, comma 3, lettera a), a tutela dei diritti della popolazione, d intesa con le aziende unità sanitarie locali, provvedono, nell ambito delle risorse disponibili, ai sensi dell articolo 4, per gli interventi sociali e sociosanitari, secondo le indicazioni del piano regionale di cui all articolo 18, comma 6, a definire il piano di zona, che individua: 1. gli obiettivi strategici e le priorità di intervento nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione; 2. le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, i requisiti di qualità; 3. le forme di rilevazione dei dati nell ambito del sistema informativo; 4. le modalità per garantire l integrazione tra servizi e prestazioni; 5. le modalità per realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali, con particolare riferimento all amministrazione penitenziaria e della giustizia 6. le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità; 7. le forme di concertazione con l azienda unità sanitaria locale e con i soggetti di cui all articolo 1, comma 4
11 Il programma delle attività territoriali risponde alla esigenza di definire e di sviluppare un approccio decisionale che coinvolga largamente le istituzioni locali. Più esattamente il PAT: «prevede la localizzazione dei servizi» che il distretto deve garantire (art. 3 quinquies, comma 2); «determina le risorse per l integrazione sociosanitaria e le quote rispettivamente a carico dell unità sanitaria locale e dei comuni». Il PAT «è proposto, sulla base delle risorse assegnate e previo parere del comitato dei sindaci di distretto, dal direttore di distretto ed è approvato dal direttore generale». Per quanto concerne le attività sociosanitarie l approvazione avviene da parte del direttore generale «di intesa con il comitato dei sindaci di distretto». Per quanto concerne le attività sociosanitarie l approvazione avviene da parte del direttore generale «di intesa con il comitato dei sindaci di distretto». Art. 3 bis, comma 7 «il sindaco e la conferenza dei sindaci ( ) nel caso di manifesta inattuazione nella realizzazione del Piano attuativo locale, possono chiedere alla regione di revocare il direttore generale»
12 I legami del Sistema dei Servizi a rete Percorsi Assistenziali e di Cittadinanza Bisogni di di Salute Sanità Territoriale SocioSanitario SocioAssistenziale Benessere Sistema Integrato di di Servizi a rete rete Contesto Zona-Distretto Ambito territoriale Enti Pubblici III Settore Cittadini Profit
13 La programmazione locale
14 Sistema dei servizi
15 La Programmazione locale Il percorso di programmazione locale deve configurarsi come uno strumento: CONTESTUALIZZATO UNITARIO INTEGRATO PARTECIPATO COMPATIBILE VERIFICABILE
16 Il percorso di programmazione locale Gruppi di lavoro distrettuali e consultazioni allargate
17 Le fasi della programmazione locale l'analisi quali-quantitativa dei bisogni e dei problemi della popolazione; l'individuazione delle risorse pubbliche, private e del terzo sistema, disponibili e/o attivabili sul territorio; la definizione degli obiettivi e delle priorità attorno a cui finalizzare l'uso delle risorse disponibili e/o attivabili; la realizzazione di modalità organizzative e gestionali, flessibili e creative dei servizi, all'interno di un'azione programmatoria unitaria; l'individuazione delle forme gestionali unitarie e integrate dei servizi a livello distrettuale (accordo di programma e/o delega).
18 La diagnosi sociale Punto di partenza del percorso di programmazione locale bisogni sociali, sanitari e sociosanitari esigenze locali del cittadino e non il sistema delle offerte pubbliche Importante l'analisi del contesto territoriale, destinatario degli interventi, ma anche realtà capace di esprimere le proprie risorse, potenzialità, sviluppare risposte adeguate, stabilire priorità. ambiente storico-culturale; struttura territoriale (geo-morfologica); struttura demografica; struttura socio-economico-occupazionale; struttura formativa; articolazione della partecipazione sociale; caratteri delle aree di disagio; reti sociali; solidarietà organizzata; soggetti non profit e profit presenti nel sistema dei servizi;
19 La diagnosi sociale L'analisi deve essere inoltre finalizzata a: descrivere l'offerta di servizi sociali e sanitari esistente per tipologia, tipo di utenza, soggetto erogatore e consistenza degli organici; descrivere l'erogazione delle prestazioni e degli interventi per tipologia e soggetto erogatore. Mappatura dei soggetti non profit e delle organizzazioni di volontariato operanti nell'area dei servizi sociali e sanitari. La mappatura dei bisogni e delle risorse va strutturata a livello di Azienda sanitaria ed a livello di distretto essendo questo il livello in cui si attua l'integrazione tra servizi sociali e sanitari. L'efficacia del piano è proporzionale alla congruità tra obiettivi definiti, contenuti delle azioni e procedure seguite.
20 La diagnosi sociale i bisogni espressi dalle persone; i bisogni recepiti dai servizi; i bisogni presentati dagli organismi intermedi della comunità; i bisogni individuati con ricerche finalizzate.
21 Le risorse Strutturali Finanziarie Professionali non solo pubbliche, ma anche del terzo settore e private
22 IL CASO ABRUZZO
23 OBIETTIVI DEL PIANO DI SALUTE: UDINE
24 ANALISI DEI BISOGNI PER IL PAT: FERRARA
25 TAVOLO SUI SISTEMI LOCALI DI WELFARE Si tratta di un gruppo di lavoro a dimensione regionale di riflessione, progettazione e sperimentazione di sistemi locali di welfare solidali e sostenibili, promosso da Cnca Veneto (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Fondazione Zancan di Padova, Acli Veneto, Cva (Coordinamento Veneto Accoglienza). Attualmente ne fanno parte, oltre ai promotori: Anci Veneto; sindaci o delegati dei Comuni di: Salzano, Conselve, Quarto D'Altino, Padova,Venezia; Conferenza dei sindaci Ulss 2-Feltre e Ulss di Feltre. Gli obiettivi del Tavolo sono: salvaguardare che nel riparto delle risorse al sociale venga attribuito quanto previsto; agire sui sistemi di qualità dei servizi di welfare; costruire sperimentazioni che permettano di ridisegnare un nuovo modello di sistema di welfare; promuovere il confronto e l elaborazione comune tra terzo settore e pubblica amministrazione, con particolare attenzione per i delegati al governo dei Comuni, principali artefici delle politiche sociali e sociosanitarie.
26 Art. 22) Il piano locale unitario dei servizi (Plus) Il Plus individua, a tutela dei diritti della popolazione ed in attuazione dei livelli essenziali di assistenza : a) Il profilo sociale locale e le priorità di intervento; b) le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, c) la ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, della azienda unità sanitaria locale e degli altri soggetti firmatari dell'accordo d) le modalità per garantire l'integrazione gestionale, organizzativa, e professionale; e) gli strumenti e le forme di coordinamento con gli organi periferici dello stato, con particolare riferimento all'amministrazione penitenziaria e della giustizia; f) le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell'ambito della solidarietà sociale; g) le iniziative di formazione e di aggiornamento professionale finalizzate a realizzare progetti di sviluppo dei servizi. h) gli indicatori di qualità e i criteri di monitoraggio e valutazione degli interventi.
27 ART. 24) STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE LOCALE PARTECIPATA I Comuni promuovono la partecipazione attiva delle comunità locali nella definizione del sistema locale dei servizi e degli interventi e nella individuazione delle risorse e delle priorità locali attraverso l elaborazione concertata di patti di sviluppo sociale in cui sono determinati: a)i percorsi e le opportunità sociali disponibili a livello locale; b)gli obiettivi di sviluppo umano e sociale; c)le modalità di partecipazione dei cittadini; d)le forme di tutela dei diritti, in particolare dei soggetti deboli; e)le risorse finanziarie e solidali. Oltre alle forme di concertazione previste sopra, gli enti locali e la Regione possono promuovere ulteriori strumenti di programmazione negoziata, al fine di sviluppare il sistema locale dei servizi e degli interventi, coordinando le risorse pubbliche con quelle dei soggetti sociali solidali. Al fine di affrontare specifiche problematiche sociali e bisogni emergenti nel territorio, nonché di individuare nuove forme per qualificare l integrazione dei servizi alla persona, educativi, scolastici, ricreativi, del lavoro, dei trasporti, dell ambiente, i Comuni associati possono indire istruttorie pubbliche per la coprogettazione, invitando i soggetti sociali solidali attivi nel territorio a presentare progetti di intervento. Tali istruttorie, promosse secondo principi di trasparenza e di pubblicità amministrativa, sono concordate all interno delle conferenze di programmazione dei piani locali unitari dei servizi e debbono indicare, congiuntamente all invito a partecipare, gli obiettivi da perseguire, la durata del progetto e le forme di finanziamento.
Dalla Legge 328/2000 ai Piani di Zona: impegno e ruolo del Sindacato
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